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LA RIELABORAZIONE DEL
BILANCIO
Matteo Dall’Agnol
L’INTERPRETAZIONE DEL BILANCIO
Il bilancio è fonte di informazioni, non sempre facilmente riconoscibili,
sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale di un’azienda.
Il bilancio d’esercizio
Stato patrimoniale
Conto economico
Nota integrativa
È contenuto nel SISTEMA INFORMATIVO
DI BILANCIO
Per rendere facilmente riconoscibili le informazioni derivanti dal bilancio è
necessario procedere alla sua interpretazione, che si svolge in tre fasi
collegate tra loro:
• letterale: decifrare le varie voci per comprenderne il contenuto.
•Revisionale: si valuta l’attendibilità e la veridicità delle voci del bilancio.
•Prospettica: attraverso il bilancio d’esercizio si effettuano previsioni sull’
andamento dell’azienda.
Interpretazione prospettica
L’interpretazione prospettica si effettua attraverso:
• Analisi per indici
• Analisi per flussi
Quindi, prima di procedere all’interpretazione prospettica è necessario rielaborare il
bilancio:
Riclassificare le voci dello stato patrimoniale e del Conto economico per ricavarne i
dati più significativi utili alla successiva analisi.
L’analista può essere un soggetto interno o esterno all’azienda.
Fasi dell’interpretazione prospettica
Interpretazione letterale
Interpretazione revisionale
Riclassificazione del bilancio
•Analisi per indici
•Analisi per flussi
Interpretazione prospettica dei risultati
Stato patrimoniale
riclassificato
Conto economico
riclassificato
Analisi proiettata verso il futuro.
Lo stato patrimoniale riclassificato
Obiettivo della riclassificazione dello SP: evidenziare la struttura degli impieghi
e la composizione delle fonti di
finanziamento.
Redazione di uno Stato patrimoniale secondo
criteri finanziari.
attivo passivo
impieghi Fonti di finanziamento
•Attivo corrente
-Disponibilità liquide
-Disponibilità finanziarie
-Rimanenze
•Debiti a breve scadenza (Pb)
•Debiti a media/lunga scadenza (Pc)
Capitale di debito
•Attivo immobilizzato
-imm. Immateriali
-imm. materiali
-imm. finanziarie
•Patrimonio netto
-capitale proprio
-utile d’esercizio
Totale impieghi Totale fonti di finanziamento
IMPIEGHI
Scritti in ordine in base alla loro liquidabilità, cioè al tempo impiegato a
trasformarsi in moneta.
 Attivo immobilizzato:
- Immobilizzazioni materiali
- Immobilizzazioni immateriali
- Immobilizzazioni finanziarie
 Attivo corrente:
- Disponibilità liquide: denaro che può essere immediatamente
convertito.
- Disponibilità finanziarie: crediti con scadenza entro 12 mesi.
- Rimanenze: scorte di magazzino smobilizzabili entro l’esercizio e
risconti attivi.
Elementi patrimoniali che costituiscono
la struttura fissa dell’azienda.
Elementi che si trasformano in denaro
con una scadenza medio/lunga
FONTI DI FINANZIAMENTO
Scritte in ordine in base alla loro esigibilità, cioè al tempo entro il quale
si prevede di ottenere il rimborso delle uscite monetarie.
 Patrimonio netto
 Debiti a media/lunga scadenza: debiti con scadenza superiore a 12
(passività consolidate) mesi.
 Debiti a breve scadenza: debiti rimborsabili entro 12 mesi.
(passività correnti)
L’utile d’esercizio viene inserito nel patrimonio netto per la parte di utile
che non viene distribuita tra i soci mentre la quota di utile da
distribuire va inserita nelle passività correnti.
Casi particolari
• Crediti verso soci: va inserita nelle disponibilità liquide la parte richiamata
dagli amministratori e il residuo va inserito nelle disponibilità finanziarie.
• Imm. finanziarie: si scorpora dai crediti medio/lunghi la quota esigibile
entro l’esercizio che va inserita nelle disponibilità finanziarie.
• Rimanenze: le scorte che non si vendono entro l’esercizio vanno inserite
nell’attivo immobilizzato.
• Ratei e risconti attivi: i ratei attivi esigibili entro l’esercizio vanno inseriti
nelle disponibilità finanziarie. I risconti attivi esigibili entro l’esercizio vanno
nelle rimanenze, se sono riferiti a più esercizi vanno nell’attivo
immobilizzato.
• Fondi per rischi e oneri: si distinguono quelli di breve e medio/lungo
periodo. Solitamente vanno inseriti nelle passività correnti.
• Debiti per TFR: va solitamente inserito nelle passività consolidate. La
quota per i dipendenti che lasciano l’azienda va inserita nelle passività
correnti. Il TFR destinato al fondo INPS è un debito di breve periodo.
• Ratei e risconti passivi: vanno inseriti nelle passività correnti.
I margini della struttura patrimoniale
Si effettua un primo confronto tra fonti e impieghi per verificare se la
struttura patrimoniale è equilibrata.
Le informazioni ricavabili vanno poi integrate con l’analisi per indici.
È necessario che nello Stato patrimoniale:
Attivo corrente > passività correnti
Attivo immobilizzato < capitale permanente (patrimonio netto +
passività consolidate)
Queste condizioni si verificano con il calcolo:
 patrimonio circolante netto
 Margine di tesoreria
 Margine di struttura
Patrimonio circolante netto
Patrimonio circolante netto = Attivo corrente – passività correnti
Se l’azienda riesce a coprire con gli impieghi di breve periodo i debiti
scadenti nel breve periodo.
• Positivo: l’azienda è in grado di far fronte agli impegni finanziari di
prossima scadenza utilizzando gli impieghi liquidi.
• Negativo: l’azienda si trova in una posizione di illiquidità. Cioè non è
in grado di estinguere i debiti a breve con le attività correnti.
Il patrimonio circolante netto corrisponde all’indice di disponibilità
Questo indice fa parte dell’analisi finanziaria, la quale esamina l’attitudine
dell’azienda di far fronte ai fabbisogni finanziari senza compromettere
l’equilibrio economico.
Ac / Db
Margine di tesoreria
Margine di tesoreria: (disponibilità liquide + disponibilità finanziarie)
- debiti a breve scadenza
Esprime la capacità dell’azienda di fronteggiare mediante le risorse
liquide o prontamente liquidabili alle uscite determinate dai debiti a
breve termine.
• Positivo: l’azienda si trova in una posizione di equilibrio finanziario.
• negativo: l’azienda si trova in una situazione di illiquidità.
Il margine di tesoreria corrisponde all’indice di liquidità secondaria
Df + Dl
Db
Espresso in termini di rapporto.
Margine di struttura
• Margine di struttura primario: Capitale proprio – Attivo immobilizzato
• Margine di struttura secondario: capitale permanente – Attivo imm.
Esprime la capacità dell’azienda di far fronte al fabbisogno finanziario derivante
dagli investimenti in immobilizzazioni mediante il capitale proprio oppure con il
capitale permanente. (Capitale proprio + passività consolidate)
Siccome è raro che il capitale proprio riesca a coprire il fabbisogno finanziario
derivante dalle immobilizzazioni viene solitamente usato il margine di struttura
secondario.
• Positivo: il capitale permanente finanzia anche parte dell’attivo circolante.
Struttura fonti-impieghi equilibrata.
• Negativo: le attività immobilizzate saranno finanziate anche con le passività
correnti.
Il margine di struttura primario e secondario corrispondono rispettivamente
all’indice di autocopertura delle immobilizzazioni e all’indice di copertura
globale delle immobilizzazioni espressi in termini di rapporto.
Cp e Dc + Cp
Im Im
Conto economico riclassificato
Obiettivo: evidenziare le aggregazioni, i margini e i risultati intermedi utili a
comprendere la formazione del risultato d’esercizio.
• Configurazione a valore aggiunto
• Configurazione a ricavi e costi del venduto
Conto economico a valore aggiunto
Evidenzia la ricchezza creata con l’attività aziendale. Il valore aggiunto è
l’incremento di valore che l’azienda produce sui beni e i servizi acquistati
all’esterno.
Valore della produzione
-Costi per materie e servizi
= Valore aggiunto
Interessi ai finanziatori
Ammortamenti
(autofinanziamento improprio)
Retribuzioni e oneri sociali
ai lavoratori
Viene ripartito tra i fattori produttivi:
Imposte allo Stato
Utile netto d’esercizio Ai soci
Alle
riserve
A chi va distribuita la
ricchezza creata dall’azienda
( valore aggiunto)
Conto economico a costo del venduto
Evidenzia che reparto aziendale ha creato la ricchezza ( industriale,
amministrativo, distributivo)
Si determina il margine lordo industriale: ricavi netti di vendita
– costo del venduto
Costo del venduto:
Esistenze iniziali di materie e di prodotti
+ acquisti di materie e merci
+ costi industriali
- Rimanenze finali di materie e di prodotti
- costi patrimonializzati
= costo del venduto
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Si prosegue come nel Conto economico a valore aggiunto.

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  • 2. L’INTERPRETAZIONE DEL BILANCIO Il bilancio è fonte di informazioni, non sempre facilmente riconoscibili, sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale di un’azienda. Il bilancio d’esercizio Stato patrimoniale Conto economico Nota integrativa È contenuto nel SISTEMA INFORMATIVO DI BILANCIO Per rendere facilmente riconoscibili le informazioni derivanti dal bilancio è necessario procedere alla sua interpretazione, che si svolge in tre fasi collegate tra loro: • letterale: decifrare le varie voci per comprenderne il contenuto. •Revisionale: si valuta l’attendibilità e la veridicità delle voci del bilancio. •Prospettica: attraverso il bilancio d’esercizio si effettuano previsioni sull’ andamento dell’azienda.
  • 3. Interpretazione prospettica L’interpretazione prospettica si effettua attraverso: • Analisi per indici • Analisi per flussi Quindi, prima di procedere all’interpretazione prospettica è necessario rielaborare il bilancio: Riclassificare le voci dello stato patrimoniale e del Conto economico per ricavarne i dati più significativi utili alla successiva analisi. L’analista può essere un soggetto interno o esterno all’azienda. Fasi dell’interpretazione prospettica Interpretazione letterale Interpretazione revisionale Riclassificazione del bilancio •Analisi per indici •Analisi per flussi Interpretazione prospettica dei risultati Stato patrimoniale riclassificato Conto economico riclassificato Analisi proiettata verso il futuro.
  • 4. Lo stato patrimoniale riclassificato Obiettivo della riclassificazione dello SP: evidenziare la struttura degli impieghi e la composizione delle fonti di finanziamento. Redazione di uno Stato patrimoniale secondo criteri finanziari. attivo passivo impieghi Fonti di finanziamento •Attivo corrente -Disponibilità liquide -Disponibilità finanziarie -Rimanenze •Debiti a breve scadenza (Pb) •Debiti a media/lunga scadenza (Pc) Capitale di debito •Attivo immobilizzato -imm. Immateriali -imm. materiali -imm. finanziarie •Patrimonio netto -capitale proprio -utile d’esercizio Totale impieghi Totale fonti di finanziamento
  • 5. IMPIEGHI Scritti in ordine in base alla loro liquidabilità, cioè al tempo impiegato a trasformarsi in moneta.  Attivo immobilizzato: - Immobilizzazioni materiali - Immobilizzazioni immateriali - Immobilizzazioni finanziarie  Attivo corrente: - Disponibilità liquide: denaro che può essere immediatamente convertito. - Disponibilità finanziarie: crediti con scadenza entro 12 mesi. - Rimanenze: scorte di magazzino smobilizzabili entro l’esercizio e risconti attivi. Elementi patrimoniali che costituiscono la struttura fissa dell’azienda. Elementi che si trasformano in denaro con una scadenza medio/lunga
  • 6. FONTI DI FINANZIAMENTO Scritte in ordine in base alla loro esigibilità, cioè al tempo entro il quale si prevede di ottenere il rimborso delle uscite monetarie.  Patrimonio netto  Debiti a media/lunga scadenza: debiti con scadenza superiore a 12 (passività consolidate) mesi.  Debiti a breve scadenza: debiti rimborsabili entro 12 mesi. (passività correnti) L’utile d’esercizio viene inserito nel patrimonio netto per la parte di utile che non viene distribuita tra i soci mentre la quota di utile da distribuire va inserita nelle passività correnti.
  • 7. Casi particolari • Crediti verso soci: va inserita nelle disponibilità liquide la parte richiamata dagli amministratori e il residuo va inserito nelle disponibilità finanziarie. • Imm. finanziarie: si scorpora dai crediti medio/lunghi la quota esigibile entro l’esercizio che va inserita nelle disponibilità finanziarie. • Rimanenze: le scorte che non si vendono entro l’esercizio vanno inserite nell’attivo immobilizzato. • Ratei e risconti attivi: i ratei attivi esigibili entro l’esercizio vanno inseriti nelle disponibilità finanziarie. I risconti attivi esigibili entro l’esercizio vanno nelle rimanenze, se sono riferiti a più esercizi vanno nell’attivo immobilizzato. • Fondi per rischi e oneri: si distinguono quelli di breve e medio/lungo periodo. Solitamente vanno inseriti nelle passività correnti. • Debiti per TFR: va solitamente inserito nelle passività consolidate. La quota per i dipendenti che lasciano l’azienda va inserita nelle passività correnti. Il TFR destinato al fondo INPS è un debito di breve periodo. • Ratei e risconti passivi: vanno inseriti nelle passività correnti.
  • 8. I margini della struttura patrimoniale Si effettua un primo confronto tra fonti e impieghi per verificare se la struttura patrimoniale è equilibrata. Le informazioni ricavabili vanno poi integrate con l’analisi per indici. È necessario che nello Stato patrimoniale: Attivo corrente > passività correnti Attivo immobilizzato < capitale permanente (patrimonio netto + passività consolidate) Queste condizioni si verificano con il calcolo:  patrimonio circolante netto  Margine di tesoreria  Margine di struttura
  • 9. Patrimonio circolante netto Patrimonio circolante netto = Attivo corrente – passività correnti Se l’azienda riesce a coprire con gli impieghi di breve periodo i debiti scadenti nel breve periodo. • Positivo: l’azienda è in grado di far fronte agli impegni finanziari di prossima scadenza utilizzando gli impieghi liquidi. • Negativo: l’azienda si trova in una posizione di illiquidità. Cioè non è in grado di estinguere i debiti a breve con le attività correnti. Il patrimonio circolante netto corrisponde all’indice di disponibilità Questo indice fa parte dell’analisi finanziaria, la quale esamina l’attitudine dell’azienda di far fronte ai fabbisogni finanziari senza compromettere l’equilibrio economico. Ac / Db
  • 10. Margine di tesoreria Margine di tesoreria: (disponibilità liquide + disponibilità finanziarie) - debiti a breve scadenza Esprime la capacità dell’azienda di fronteggiare mediante le risorse liquide o prontamente liquidabili alle uscite determinate dai debiti a breve termine. • Positivo: l’azienda si trova in una posizione di equilibrio finanziario. • negativo: l’azienda si trova in una situazione di illiquidità. Il margine di tesoreria corrisponde all’indice di liquidità secondaria Df + Dl Db Espresso in termini di rapporto.
  • 11. Margine di struttura • Margine di struttura primario: Capitale proprio – Attivo immobilizzato • Margine di struttura secondario: capitale permanente – Attivo imm. Esprime la capacità dell’azienda di far fronte al fabbisogno finanziario derivante dagli investimenti in immobilizzazioni mediante il capitale proprio oppure con il capitale permanente. (Capitale proprio + passività consolidate) Siccome è raro che il capitale proprio riesca a coprire il fabbisogno finanziario derivante dalle immobilizzazioni viene solitamente usato il margine di struttura secondario. • Positivo: il capitale permanente finanzia anche parte dell’attivo circolante. Struttura fonti-impieghi equilibrata. • Negativo: le attività immobilizzate saranno finanziate anche con le passività correnti. Il margine di struttura primario e secondario corrispondono rispettivamente all’indice di autocopertura delle immobilizzazioni e all’indice di copertura globale delle immobilizzazioni espressi in termini di rapporto. Cp e Dc + Cp Im Im
  • 12. Conto economico riclassificato Obiettivo: evidenziare le aggregazioni, i margini e i risultati intermedi utili a comprendere la formazione del risultato d’esercizio. • Configurazione a valore aggiunto • Configurazione a ricavi e costi del venduto Conto economico a valore aggiunto Evidenzia la ricchezza creata con l’attività aziendale. Il valore aggiunto è l’incremento di valore che l’azienda produce sui beni e i servizi acquistati all’esterno. Valore della produzione -Costi per materie e servizi = Valore aggiunto Interessi ai finanziatori Ammortamenti (autofinanziamento improprio) Retribuzioni e oneri sociali ai lavoratori Viene ripartito tra i fattori produttivi: Imposte allo Stato Utile netto d’esercizio Ai soci Alle riserve A chi va distribuita la ricchezza creata dall’azienda ( valore aggiunto)
  • 13. Conto economico a costo del venduto Evidenzia che reparto aziendale ha creato la ricchezza ( industriale, amministrativo, distributivo) Si determina il margine lordo industriale: ricavi netti di vendita – costo del venduto Costo del venduto: Esistenze iniziali di materie e di prodotti + acquisti di materie e merci + costi industriali - Rimanenze finali di materie e di prodotti - costi patrimonializzati = costo del venduto Dopodichè si sottraggono i costi commerciali e amministrativi e si ottiene il reddito operativo. Si prosegue come nel Conto economico a valore aggiunto.