SlideShare a Scribd company logo
1 of 38
Download to read offline
GiveMeAChance Editoria Online




 Io Ho Ucciso




Emanuele Cislaghi




www.givemeachance.it
GiveMeAChance
      Editoria Online




Tutti i diritti riservati
La riproduzione parziale o totale del presente libro
è soggetta all’autorizzazione scritta da parte dell’editore.
La presente pubblicazione contiene le opinioni dell’autore e
ha lo scopo di fornire informazioni che, benché curate con
scrupolosa attenzione, non possono comportare specifiche
responsabilità in capo all’autore e all’editore per eventuali
inesattezze.




GiveMeAChance s.r.l. – Editoria Online
Viale Regina Margherita, 41 – Milano

1° edizione Aprile 2012
A tutte le vittime.
                           Delle scelte sbagliate.




     L’uomo deve poter scegliere fra bene e male,
                         anche se sceglie il male.
                   Se gli viene tolta questa scelta
egli non è più un uomo, ma un’arancia meccanica.


                                  Stanley Kubrick
Indice


PREFAZIONE                  6

PREMESSA DELL’AUTORE       15

LABELVAÈFUORI              18

NESSUNOTOCCHICAINO         31

SCUOLAMATERNA              47

ILPRINCIPEAZZURRO          62

LAMORTETIFABELLA           72

DICIOTTOCANDELINE          87

BENVENUTIALCIRCO          100

ILLUPOEL’AGNELLO          113

TUTTOILSUCCODELLAFOLLIA   124

LAFESTADELPAPÀ            137

COLORICHEESPLODONO        151
BLACKJACK                 163

GIORNODIBUCATO            175

LACARNEFABUONSANGUE       185

ILFIGLIOLPRODIGO          199

ILPRIGIONIEROPOETA        212

PENSIONEEDEN              226

ALFREDHITCHCOCKPRESENTA   239

SAPONETTEINOMAGGIO        251

GRANDEFRATELLO            265

PORGIL’ALTRAGUANCIA       279

BLOODYMARY                292

ILCAPPIOALCOLLO           304

EPILOGO                   315

UN’ARANCIAAOROLOGERIA     317

FONTI BIBLIOGRAFICHE      325
                            5
Prefazione




                C’era una volta un assassino…


 Nessuno è totalmente buono o totalmente cattivo. Come
sosteneva La Rochefoucauld, “spesso ci vergogneremmo
delle nostre azioni migliori se il mondo ne conoscesse le
motivazioni”. Allo stesso modo determinati eventi della vita
possono rappresentare per alcune persone il punto di rottura
fra un’esistenza più o meno normale e il baratro del “male”.


 Ed è proprio questo punto di non ritorno che indaga Io ho
ucciso. Emanuele Cislaghi mette al centro della sua raffina-
ta penna non il crimine, l’evento delittuoso, ma il criminale. I
racconti qui raccolti, tutti liberamente ispirati a fatti real-
mente        accaduti    a     eccezione      del     letterario
Un’aranciaaorologeria, sono scritti in prima persona, favo-
rendo la capacità immedesimativa del lettore che viene tra-

                                                               6
Prefazione



scinato in un vero e proprio viaggio nella mente criminale,
attraverso lo spazio e il tempo. Le diverse ambientazioni,
descritte con realismo e con un attento cambio di registro
linguistico, conducono ad esempio, dai vicoli malfamati del-
la Londra vittoriana, lontani anni luce dal mondo edulcorato
di una Jane Austen o dai buoni sentimenti di un Dickens, al-
la Milano degli anni Cinquanta, caratterizzata dalla doppia
morale del “si fa ma non si dice”, passando attraverso la
Roma dell’occupazione nazista.


 Di ogni criminale emerge un ritratto a tutto tondo. In modo
chiaro e incisivo l’autore sbozza, attraverso un’accurata in-
dagine storica e psicologica, una galleria di personaggi che,
pur non cercando di giustificarsi, raccontano i propri percorsi
di vita. E se è impossibile provare simpatia per chi ha com-
messo delitti tanto efferati, affiora tuttavia un sentimento di
empatia che l’autore crea conducendo nella psiche dei pro-
tagonisti se stesso e il lettore, portando entrambi a sospen-
dere momentaneamente il giudizio morale per concentrarsi,
invece, sugli stati d’animo e sugli eventi che precedono il
“punto di non ritorno”.

                                                                   7
GiveMeAChance
         Editoria Online




    Io ho ucciso è un libro che si legge tutto d’un fiato, un libro
che ci trasmette raccapriccio e, nello stesso tempo, ci attrae
irresistibilmente, e questo proprio perché nessuno è comple-
tamente buono o totalmente cattivo: la parte oscura, come
quella buona, è dentro ciascuno di noi. È il nostro stesso
contrasto interiore a spingerci con curiosità verso l’abisso
del baratro altrui per dare un’occhiata a cosa accade laggiù.
Emergono le paure ancestrali contro cui combattiamo fin da
piccoli e che, inconsapevolmente, cerchiamo di esorcizzare
con la lettura delle fiabe che ci mostrano pericoli e difficoltà,
ma che si concludono sempre con un roseo finale.


    Cos’altro rappresentano orchi e streghe se non il “male”
che da adulti i bambini si troveranno ad affrontare nella vita
reale, nella società? La strega che nella propria spelonca
cuoce ingredienti misteriosi nel suo pentolone è poi tanto
lontana dalla saponificatrice di Correggio? L’orco che man-
gia i propri figli per poi pentirsene è così diverso dall’orribile
Josef Fritzl? Milena Quaglini non può, forse, essere conside-
rata una sorta di Barbablù in gonnella? E la storia di Hänsel



8
Prefazione



e Gretel non ricorda troppo drammaticamente quella delle
bambine tenute prigioniere dal mostro di Marcinelle?


 Leggere per credere. E sarà forse con stupore che ci ac-
corgeremo che orchi e streghe sono fra noi.




                                                Ilaria Mattioni
   (Docente di Storia dell’educazione presso l’Università Cat-
 tolica del Sacro Cuore e assistente di cattedra in Storia con-
     temporanea presso l’Università degli Studi di Macerata)




                                                                   9
GiveMeAChance
         Editoria Online




                           La ragione del male




     Nel dare voce in prima persona ai protagonisti dei venti-
quattro racconti che compongono Io ho ucciso, Emanuele
Cislaghi si cala, senza mai invaderlo, in quel particolare in-
terstizio fra autore e fatto, difficilmente ricostruibile dallo
spettatore esterno e forse proprio per questo poco esplorato
nelle aule giudiziarie. Nel processo si tende piuttosto ad ana-
lizzare distintamente i due piani, quello soggettivo e quello
oggettivo. Ci si concentra sul soggetto agente per indagarne
eventuali patologie psichiche direttamente incidenti sulla
sua imputabilità, e ci si sofferma sulle dinamiche fattuali
per ricostruire una verità processuale il più possibile rappre-
sentativa delle coordinate spazio-temporali in cui un fatto di
reato, astrattamente ascrivibile a quel soggetto, si è consu-
mato. Gli esiti della duplice indagine vengono poi fatti siner-



10
Prefazione



gicamente confluire nella valutazione: fase prodromica alla
decisione sull’accertamento di responsabilità.


 Molto diversa da questa consueta dimensione processuale
è quella in cui si inquadrano i ventiquattro racconti. Qui non
interessa più delineare le dinamiche del fatto, perché il fatto
è già stato commesso e ricostruito e viene solo nuovamente
descritto, a volte in modo incalzante, dal suo autore. Non in-
teressa neppure capire se è stata la malattia mentale la
molla scatenante gli atti seriali, o se lo stato passionale ha
indotto a eliminare il rivale dell’amore e, dunque, della vita.
 Qui un responsabile c’è già, è già noto e diventa, dopo es-
serlo già stato nel processo, il protagonista della sua storia,
ma per farla rivivere e per rivelarne, appunto, aspetti rimasti
spesso inediti. Certamente incentivato, in questo compito,
dal fatto di essere virtualmente intervistato dall’Autore, il
quale però se ne sta in disparte e ascolta silente, senza giu-
dicare come già fatto da un Giudice, ciò che ogni omicida
vuole raccontare rimanendo immerso in quell’anelito di li-
bertà narrativa, che è l’unica forma di libertà rimastagli.



                                                                  11
GiveMeAChance
          Editoria Online




     In questo per lui sofferto amarcord, il singolo protagonista,
più che guardarsi dentro per scovare un pentimento quasi
sempre inesistente, guarda indietro, agli scalini più scoscesi
della sua vita che lo hanno fatto discendere verso il male.
Muovendosi agevolmente in questa retrospettiva, quasi tutti
i protagonisti sono impegnati per il raggiungimento di un fi-
ne dato per implicito: cercare la ragione del male e offrirla al
lettore, per consentirgli una chiave di lettura dei fatti diversa
da quella che il processo ha offerto alla cronaca, ai più.


     Ognuno ha le sue ragioni, insediatesi in una vita difficile, e
assurte a spinta propulsiva per sconsacrare la vita altrui. C’è
chi racconta di un abbandono genitoriale risalente, in uno
con un senso di incompletezza o con una violenza fisica o
psicologica permanentemente subita nell’infanzia, per dare
una coltre di plausibilità all’avere sottratto violentemente ad
altri la felicità a lui mancata. C’è anche chi si appella alla
presunta causa di giustificazione dell’adempimento di un
dovere derivante da un ordine del superiore gerarchico per
bilanciare il male compiuto con un ineludibile senso di ri-
spetto per le sue vittime.

12
Prefazione



 O chi invece percepisce la propria lucida determinazione a
raggiungere il fine omicidiario come una ragione, da un lato,
sufficiente per l’eliminazione cruenta degli ostacoli frappo-
stisi, dall’altro, necessaria per assicurarsi una meritata se-
renità. In questa ricerca della ragione del proprio male, ra-
ramente il lettore “ascolta” parole di autocommiserazione;
più spesso è il compiacimento per il gesto compiuto ad ave-
re la meglio, o la rabbia per una deviazione imprevedibile
dai propri piani, che diventa così irragionevole e inspiegabile
e stride fortemente con il male che appare agli occhi del
protagonista l’unica componente ragionevole della propria
esistenza.


 Non mancano neppure le sfumature a mezz’aria fra
l’autoironia e il sarcasmo, celebrative delle proprie prodezze
per evadere da una condizione più o meno perpetua di re-
strizione della libertà personale. Spesso le sfumature si tra-
mutano in tocchi di pennello, colori quasi palpabili, e
l’improvvisato pittore di questo quadro ideale contorna le
ragioni del suo male persino con considerazioni intime che
non fanno in tempo ad essere etichettate dal lettore come

                                                               13
GiveMeAChance
          Editoria Online




poetiche – quali vorrebbero essere – perché subito dopo
prende il sopravvento una rendicontazione spesso asettica
del gesto compiuto, che suscita, se non riprovazione, certa-
mente fastidio. Come diventa altrettanto fastidioso per il
protagonista narrante dovere cercare la ragione del male
fuori dal fatto di reato, fuori da sé e dentro a un complice,
oppure accanto a un sogno non coltivato, o al di fuori di un
progetto sfumato.


     In questa ricerca spesso tormentata, L’Autore è stato abile
nell’attribuire a ogni singolo protagonista la responsabilità
primaria, ben più grande di quella già accertata nel proces-
so: trovare la ragione del male commesso. Ma non è facile
trovare questa ragione, anzi, per dirla con le parole di uno
dei protagonisti di questi frammenti di vita non vissuta, “è
praticamente impossibile”. E questo perché una ragione del
male non esiste: il male è in noi, dobbiamo solo essere ca-
paci di riconoscerlo per non esserne sopraffatti.


                                               Concetta Miucci
                                 (Avvocato penalista in Milano)

14
Premessa dell’Autore




 Entrate in una libreria qualsiasi. Coraggio, entrate… Oltre-
passata la zona delle ultime novità di narrativa, dopo aver
fatto qualche passo troverete senz’altro uno scaffale dedica-
to all’attualità e ai fatti di cronaca nera. Libri dalle copertine
un po’ inquietanti, titoli dai caratteri rossi e fotografie di per-
sonaggi dagli sguardi taglienti. Siete arrivati nel posto giu-
sto, dove si raccontano quei delitti efferati che suscitano
tanto   orrore    quanta    curiosità    nella   sfera    emotiva
dell’opinione pubblica. Storie vere, storie vissute. Storie di
uomini e di donne, del nostro passato e del nostro presente,
che hanno commesso qualcosa di malvagio, qualcosa di
oscuro e indecifrabile. Persone che hanno lasciato una ferita
inguaribile nella storia e nella coscienza dell’essere umano.


 Ergo, dato che esistono già numerose pubblicazioni che si
occupano, in maniera forse un po’ fredda ed enciclopedica,
di fatti del genere, ho pensato che sarebbe stato più interes-
                                                                 15
GiveMeAChance
         Editoria Online




sante compiere uno sforzo di immedesimazione nella mente
e nel cuore degli stessi protagonisti. Così sono nate le storie
che seguono. Si basano tutte su fatti assolutamente reali e
documentati, nonché verificabili attraverso le fonti a vostra
disposizione. Alcune si perdono nella memoria dei secoli
passati, altre sono ancora vive nel ricordo di noi contempo-
ranei, ma sono tutte minuziosamente rielaborate in modo
che sembrino davvero raccontate in prima persona, dalla vi-
va voce dei protagonisti. Come dicevo poc’anzi, si tratta di
una mia libera interpretazione, di un gioco recitativo che mi
ha visto impegnato a indossare l’abito, forse scomodo ma a
tratti seducente, dei personaggi che seguono.
     Un’ultima precisazione. Per correttezza, e per il rispetto
che sento di dovere ai protagonisti di queste storie, vittime e
carnefici, ho preferito trattare di fatti giuridicamente conclu-
si e sufficientemente lontani dalla più stretta attualità, per
poter essere osservati e vissuti con un sano e doveroso di-
stacco.




16
Premessa



 Per quanto il frutto dell’albero della conoscenza del bene e
del male possa essere bello, buono e a portata di mano, c’è
un fascino direi ancor più irresistibile nella nostra libertà di
coglierlo, o di lasciarlo marcire.




                                                               17
LaBelvaÈFuori
LaBelva Fuori




 …e quel giorno del ’75 me lo ricordo come se fosse ieri.
Sono venuti da me e mi hanno detto che il presidente della
repubblica Giovanni Leone mi concedeva la grazia. Voi cari
signori per vostra fortuna non lo potete neanche immagina-
re cosa vuol dire uscire di prigione dopo ventinove dico ven-
tinove anni che sei chiusa là dentro, e poter andare in giro
così in mezzo alla gente. Come una persona normale dicia-
mo. È qualcosa che non si può spiegare con le parole, è im-
possibile. Adesso siamo nel 1985, oggi son dieci anni che
sono libera, e posso anche dire di star bene, abbastanza in-
somma. Ma non ho voglia mica di festeggiare, questo no.




 Quando sono uscita di prigione Pippo era morto da poco. Il
Signore se l’era portato via giusto qualche mese prima, ma
tanto non sarei più tornata da lui, anche perché comunque

                                                           18
LaBelvaÈFuori



si era risposato, e poi ha avuto anche un erede. Avrei voluto
essere la signora Ricciardi, ma purtroppo le cose sono anda-
te come sono andate. Evidentemente fra noi due non era
proprio destino.




 La mia vita non è stata per niente facile, fin dall’inizio. Su
di me si potrebbe scrivere un libro, e vi dirò, magari qualcu-
no l’ha anche fatto. Di sicuro sui giornali ci sono stata parec-
chio, tanti anni fa. Quelli ne scrivono di cose… Non dico che
se le inventano, ma di sicuro ci ricamano sopra, questo sì, e
magari danno peso a un particolare, a una cosa da niente, e
poi invece un’altra cosa che sarebbe importante da dire se
la dimenticano, o la scrivono così giusto per scriverla. E poi ti
attaccano anche delle etichette, per fare notizia, per fare
scena e basta. A me per esempio dicevano che ero la belva
di via san Gregorio, che è una via di Milano. Adesso, io capi-
sco che quello che è successo è stata una cosa orribile, ma
dire che una persona è una belva non mi pare giusto, così, in
generale.



                                                                 19
GiveMeAChance
         Editoria Online




     Mio padre è morto che ero piccola, si può dire. Eravamo in
montagna a fare un’escursione, e lui per aiutarmi in un pun-
to che era difficile è scivolato, o ha come perso l’equilibrio
adesso non mi ricordo, sta di fatto che è caduto. Il mio fi-
danzato anche lui, è morto di tubercolosi poco prima del
matrimonio. Poi mi sono sposata con un mio compaesano.
Io sono di Budoia, nel Friuli. Solo che lui ha cominciato subi-
to ad avere dei disturbi di mente ed è stato ricoverato in
manicomio. Io per fortuna son riuscita a ottenere la separa-
zione, volevo andar via da lì, rifarmi una vita. E guardate che
non era mica facile separarsi a quei tempi. Non era come
oggi, che son quasi più i divorzi e le separazioni. Allora non
era così. Stiamo parlando degli anni Trenta, prima della
guerra. Così mi sono trasferita a Milano da mia sorella. È lì
che nel ’45 ho conosciuto il mio Pippo, cioè Giuseppe. Era
siciliano, di cognome faceva Ricciardi. Aveva un negozio di
tessuti e ho cominciato a lavorare da lui. In quel periodo ero
contenta, stavo bene. Anche lui era contento del mio lavoro,
le cose andavano per il verso giusto. Poi dopo un po’ sono
diventata anche la sua amante, ma vi giuro che non lo sape-
vo che era sposato e aveva la famiglia giù a Catania. Moglie

20
LaBelvaÈFuori



e due figli. Che poi son diventati tre. Lui non me lo aveva
mai detto. E allora da lì le cose han cominciato ad andare
male, e poi è successo quello che è successo.
 Nell’ottobre del ’46 la moglie con i bambini è venuta su a
Milano. Qualche suo parente mi sa che l’ha messa in guar-
dia, gli ha messo la pulce nell’orecchio. Così si è trasferita
dal marito, in quella casa lì di via san Gregorio, al 40. Lei,
che di nome faceva Franca, e i tre bambini. Giovannino di
sette anni, Pinuccia di cinque, e Antoniuccio di dieci mesi.
Sicuramente poi lei deve aver parlato con Giuseppe, per via
di quelle voci che giravano su di noi, avranno anche litigato,
e allora lui m’ha licenziata. Ha dovuto farlo per forza, per il
quieto vivere.




 Sua moglie me l’aveva detto più di una volta che dovevo
lasciar perdere il suo Pippo. E mi aveva anche detto di esse-
re ancora incinta. Per la quarta volta. Questa cosa non so se
era proprio vera, fatto sta che mi ha messo addosso la de-
pressione, per me è stato come uno choc. Perché invece io
bambini non li potevo avere, lo sapevo già da tanto tempo, e

                                                               21
GiveMeAChance
          Editoria Online




il fatto che lei era ancora in stato interessante mi faceva
stare male, mi faceva sentire… non so, come una donna che
non era completa. Come una donna che non era una donna
fino in fondo.




     Io lo so quello che ho dichiarato nella mia confessione, lo
so a memoria. Ma quelle cose lì non sono tutte vere. Me l’ha
detto anche il giudice al processo. Mi ha detto che stavo
cambiando la mia versione dei fatti. Però io quelle cose le
ho dette perché mi hanno costretto! Perché durante
l’interrogatorio mi hanno malmenato, hanno usato i man-
ganelli! Comunque dopo tutte quelle ore io non ce la facevo
più. E poi non mi sentivo bene. Anche durante la tragedia
non mi sentivo bene. Ci sono delle cose che proprio non mi
ricordo. Io so che Pippo in quel periodo aveva parecchi pro-
blemi col negozio, soprattutto da quando mi aveva mandata
via, perché io ci sapevo fare, mentre dopo senza di me gli af-
fari hanno cominciato ad andar male. E appunto c’erano dei
debiti. Allora Pippo ha pensato che facendo finta di fare una
rapina in casa sua, poi i creditori si sarebbero calmati, al-

22
LaBelvaÈFuori



meno per un po’. E comunque secondo me con quella finta
rapina voleva spaventare anche la moglie, così poi magari
lei decideva di tornare in Sicilia coi bambini e noi potevamo
ancora stare insieme come prima. E poi un’altra cosa, que-
sta è molto importante. C’era un’altra persona in casa quel-
la sera. Io infatti mica potevo fare tutto da sola. Questa è
una cosa che nessuno ma proprio nessuno si è mai sforzato
di capire, eppure mi sembra così ovvia. Hanno voluto dare a
me tutta la colpa, ma io questa cosa l’ho scritta anche al
mio avvocato. C’è una parte del delitto che non è mia e non
la voglio.




  Era il 29 novembre del ’46, intorno alle nove di sera, forse
anche prima. Io ero con Carmelo, che era quell’altra perso-
na, anche se non mi ricordo come faceva di cognome. Di
fatto lui era il complice. Ci incontriamo e andiamo a casa di
Giuseppe e della moglie, in via san Gregorio appunto. Lui
comunque non c’era, non ci doveva essere, perché il piano
era così, che lui era andato a Prato per motivi di lavoro.
Mentre siamo per la strada Carmelo mi dà una sigaretta, ma

                                                              23
GiveMeAChance
       Editoria Online




era una sigaretta molto forte, per me era come drogata. Sta
di fatto che andiamo su in casa. Bussiamo alla porta e la si-
gnora ci apre. Aveva in braccio il piccolo Antoniuccio, gli altri
due bambini invece giocavano per i fatti loro. Io non mi sen-
tivo molto bene, mi girava come la testa, tanto che la signo-
ra mi dà un bicchiere d’acqua con un po’ di limone. E mi di-
ce: “Cara signora, lei si deve metter l’animo in pace e non
portarmi via Pippo, che tiene pure famiglia. Questa cosa de-
ve finire assolutamente, perché io sono buona e cara, ma se
lei continua così finisce che la rimando al suo paese”. Poi va
in cucina a prendere una bottiglia di liquore. Così beviamo
tutti e tre. Tutti e tre, capito? Infatti la polizia dopo ha trova-
to tre bicchieri sul tavolo, e non due. Io poi qui non mi ricor-
do molto bene, sempre per via di quella maledetta sigaretta
e forse anche per il liquore che era un po’ forte. Comunque
mi sembra di aver preso un ferro dalla cucina, non so cosa
esattamente, e poi l’ho colpita. La signora Franca. L’ho col-
pita alla testa. Tre o quattro volte, anche di più. Ero gelosa,
non so, ero fuori dalla grazia di Dio. Non riuscivo a fermarmi.
E poi sentivo anche… come dei rumori, dei colpi, che veniva-
no dalle altre stanze. Forse era Carmelo, non lo so. Doveva

24
LaBelvaÈFuori



essere lui che stava aprendo i cassetti e tirava fuori delle co-
se, un po’ di argenteria, cose così, per far credere alla rapi-
na. A un certo punto so che mi ritrovo per terra, quasi svenu-
ta. E Carmelo che mi dà un bicchiere, forse per farmi ripren-
dere. Poi ecco, mi ricordo che sono uscita dall’appartamento
e sono scesa nelle cantine, mi sono nascosta lì per qualche
minuto, poi sono tornata a casa e ho mangiato. Mi sembra
due uova fritte con dei grissini.




 Poi è successo che la mattina dopo io me ne sono andata
tranquillamente al lavoro. Mentre la nuova commessa di
Pippo, quella che aveva preso il mio posto, è passata a casa
sua per prendere le chiavi del negozio. Ha visto che la porta
era aperta, così è entrata in casa e ha trovato quello che ha
trovato. Tutto il sangue in giro e i morti che c’erano.




 La polizia ha pensato subito che quella non poteva essere
una rapina. È vero che in casa mancavano sì delle cose, che
poi erano anche di modesto valore, ma comunque in giro si

                                                                 25
GiveMeAChance
      Editoria Online




sapeva che loro non se la passavano bene in quel periodo. E
poi uno che vuole rubare non si mette a uccidere anche del-
le creature innocenti. Però c’è anche un altro fatto. Hanno
trovato una fotografia di loro due, Pippo e la moglie, fatta il
giorno del matrimonio, che era stracciata, così, sul pavimen-
to. Anche per questo hanno pensato che la rapina non
c’entrava niente. E allora per forza di cose doveva essere un
delitto passionale. Io comunque la storia della foto proprio
non me la ricordo. Ve lo dico sinceramente. Anche perché
sarei stata proprio una stupida a fare una cosa del genere,
perché sarebbero venuti subito a cercarmi, che poi è proprio
quello che è successo. Questo mi fa pensare che allora è ve-
ro che io quella sera non ero per niente lucida, che non sta-
vo bene. E infatti l’ho detto fin dall’inizio. Sennò non avrei
mai stracciato quella fotografia. A meno che non è stato
Carmelo, mentre metteva tutto in disordine per far credere
alla rapina. Ma anche questa cosa secondo me non può es-
sere. Se non che l’ha fatto per sbaglio, per via della fretta e
della confusione che c’era.




26
LaBelvaÈFuori



 Sta di fatto che la mattina dopo sono venuti subito a cer-
carmi. Io ho cercato di difendermi, non sono mica una che si
fa mettere i piedi in testa. Ho detto com’erano andate le co-
se veramente, che c’era anche un complice, che io non avrei
mai toccato quei poveri bambini che non avevano nessuna
colpa, ma non c’è stato niente da fare. Pippo ha detto che
non era vero che era sua l’idea della rapina, che lui non
c’entrava niente, che lui invece era la vittima perché gli ave-
vano ammazzato tutta la famiglia. Insomma è andata a fini-
re che al processo nessuno mi ha creduto. Tutto quello che
dicevo mi son resa conto che comunque non serviva a nien-
te. Tanto io ero la Fort, ero la belva, come dicevano i giornali.
Dovevo essere stata io per forza. Allora non c’è stato niente
da fare, alla fine mi hanno dato l’ergastolo. Era il 9 aprile del
’52.




 Così mi hanno messo in prigione. Veramente anche prima
ero in prigione, ma adesso la cosa era proprio definitiva.
Prima a Perugia, poi per motivi di salute mi hanno spostato
a Trani, e poi per ultimo a Firenze. Comunque la prigione è

                                                                 27
GiveMeAChance
          Editoria Online




una cosa terribile, una cosa che non finisce più. Potrebbe
anche mandarti fuori di testa. Bisogna stare tranquilli e
prenderla com’è sennò è la fine.




     Dieci anni fa per fortuna è arrivata la grazia del presidente
Leone. Se ci penso… Son già passati dieci anni! Comunque è
una cosa stranissima, appena sei fuori di prigione il tempo
ricomincia a correre che neanche te ne accorgi, prima inve-
ce non passava mai. Adesso son qui a Firenze, in casa di
questa famiglia che mi ospita da quando sono uscita. Non
mi faccio più chiamare Rina Fort perché insomma basta,
chiudiamola lì adesso. Io ho sbagliato lo so, ma per come
sono andate le cose per me è stata anche un’ingiustizia, e
non mi stancherò mai di dirlo. Che poi alla fine son sempre
io. Trent’anni più vecchia e coi capelli bianchi ma comunque
son sempre io. La Fort è una donna in gamba cari miei, con
un’intelligenza superiore alla media. E non è che lo dico io,
no no. L’aveva detto proprio la perizia, quelli del tribunale.
Questo me lo ricordo bene.



28
LaBelvaÈFuori



 Caterina Fort detta Rina, nasce a Budoia, in provincia di
          Fort,
Pordenone, il 28 giugno 1915. Sin da giovane la sua vita ini-
zia a costellarsi di eventi traumatici. Subisce dapprima la
morte del padre durante un’escursione in montagna, poi
qualche anno più tardi il fidanzato si ammala di tubercolosi
e muore poco prima del matrimonio. Nonostante la precoce
sterilità sposa un compaesano, che presto però evidenzia i
sintomi di una patologia mentale che lo condurrà al ricovero
in un manicomio. Dopo aver ottenuto la separazione dal ma-
rito si trasferisce a Milano dalla sorella. In città conosce il si-
ciliano Giuseppe Ricciardi, proprietario di un negozio di tes-
suti, e inizia a lavorare per lui. Secondo le dichiarazioni della
donna, pare che l’uomo le avesse nascosto di essere sposa-
to e padre di tre figli. I due presto diventano amanti, sino al
momento in cui la moglie, che inizialmente era rimasta a
Catania, decide di trasferirsi con i bambini a Milano, forse
preoccupata dalle voci che circolavano sulla relazione fra i
due.


 Dopo essere stata licenziata, la Fort trova un impiego nella
pasticceria di un amico, ma il rapporto sentimentale con il

                                                                  29
GiveMeAChance
       Editoria Online




suo ex datore di lavoro risulta ormai compromesso, soprat-
tutto dopo che la moglie di lui le rivela di essere in attesa del
quarto figlio. La notizia suscita in lei un tale stato di frustra-
zione che decide di vendicarsi. Il 29 novembre 1946 si reca
presso l’abitazione della rivale e approfittando di un mo-
mento di distrazione la aggredisce con un oggetto di ferro,
colpendola ripetutamente alla testa. Poi si avventa sui bam-
bini. Dopo aver compiuto il massacro mette a soqquadro
l’intero appartamento, nel tentativo di inscenare una rapina.
Il giorno successivo viene arrestata. Inizialmente nega ogni
responsabilità, poi accusa il suo ex amante di essere il
mandante dell’eccidio. Dichiara poi che non sarebbe mai
stata capace di uccidere dei bambini innocenti e fa il nome
del suo presunto complice, un certo Carmelo Zampulla, che
verrà poi prosciolto da ogni accusa. Il 9 aprile 1952 il pro-
cesso si conclude con la sua condanna all’ergastolo. Dopo
trent’anni di carcere, nel 1975 ottiene la grazia del presiden-
te della repubblica Giovanni Leone e trova ospitalità presso
una famiglia di Firenze, che la accoglie in casa propria. Muo-
re il 2 marzo 1988, colpita da un infarto.



30
NessunoTocchiCaino




 C’è silenzio, qui.
 Un silenzio vero, reale.
 Profondo.
 E non solo perché non c’è rumore. Tutti quei rumori che
Roma produce a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per-
ché qui arriverebbero comunque soffusi, ovattati…
 Qui il silenzio nasce da dentro. Ti prende tutto.
 Solo qui riesco a trovarlo. Specialmente quando non c’è
nessuno, come adesso.
 Solo pochi raggi opachi che filtrano dai lucernari.
 Qualche candela che si consuma in un alone ambrato.
 Lo scricchiolio della panca, con questo legno vecchio che
si assesta, appena mi ci siedo. Fa sempre lo stesso rumore,
lo riconoscerei fra mille…




                                                         31
GiveMeAChance
         Editoria Online




     Eppure neanche qui posso stare davvero solo. La polizia è
sempre con me, è la mia ombra. Mi accompagna dappertut-
to. Anche qui, in chiesa. Oppure al supermercato. O in far-
macia. È una persecuzione sottile che mi logora lentamente.
Come se a novantotto anni avessi bisogno davvero di qual-
cosa che mi logori, che mi porti via un pezzetto di vita, o
quello che ne rimane. C’era una persona che si occupava di
me, di alcune incombenze, ma ora non è più in grado di farlo
per motivi di salute. Così io e l’avvocato Giachini abbiamo
chiesto al tribunale militare di sorveglianza di applicare
quanto prevede la legge. Solo questo. Articolo 284 del codi-
ce di procedura penale. L’istanza è stata accolta. E non è un
regalo. È la legge. Anche se può sembrare che sia stato con-
cesso dall’alto, per grazia divina.




     Sono in stato di detenzione domiciliare presso la casa del
mio avvocato, e ogni spostamento deve avvenire con la poli-
zia al seguito. La motivazione ufficiale è la necessità di tute-
lare la mia incolumità, ma diciamoci la verità, ormai nessu-
no vuole più prendersela con un centenario, uno che cam-

32
NessunoTocchiCaino



mina a fatica e quasi mai da solo. Qui adesso Erich Priebke
lo conoscono tutti. Tutti mi riconoscono per la strada, ma
ormai è come se fossi un fantasma che scivola in silenzio
fra la gente. Sono qualcosa di trasparente, qualcosa che si
intravede con lo sguardo, giusto un attimo, poi l’occhio va
subito oltre, scappa via. Ormai non c’è più nemmeno la cu-
riosità di guardarmi da lontano, di nascosto. Fermarsi e vol-
tarsi non succede più. Vivo un anonimato fatto di nebbia.
Sono una figura grigia che si confonde col grigio della città.




 Questo servizio di accompagnamento forzato non l’ha de-
ciso il giudice. È un vero abuso. Mascherato dalla necessità
di tutelarmi. Alla mia età nessuno si è mai sognato di rite-
nermi socialmente pericoloso. Non c’è alcuna possibilità di
reiterare il reato commesso. La mia condotta è sempre sta-
ta irreprensibile, fuori e dentro il carcere. Non mi sono mai
considerato una vittima del sistema o della società. Non mi
sono mai lasciato condizionare dalla sindrome del giustifi-
cazionismo a oltranza. Mi sono assunto tutte le mie respon-
sabilità. E anche se certi conformisti benpensanti si indigna-

                                                                 33
GiveMeAChance
         Editoria Online




no, anche se a qualcuno piace gridare allo scandalo, io sono
qui a difendere sulla mia pelle il concetto stesso di giustizia.




     Le Fosse Ardeatine. Il mio destino si è compiuto lì, il 24
marzo 1944. Quello è stato il bivio che ha cambiato in modo
radicale tutta la mia vita. Abbiamo ucciso trecentotrentacin-
que italiani, dieci per ogni soldato tedesco morto il giorno
prima nell’attentato di via Rasella. Cinque vittime in più, un
errore dovuto alla fretta. Li abbiamo uccisi come atto di rap-
presaglia, un’esecuzione voluta da Hitler in persona. Io ho
eseguito l’ordine. Non ero spinto da un sentimento d’odio o
di rancore. Ho ucciso perché mi è stato ordinato. Ero in guer-
ra, eravamo tutti in guerra. Non ho mai ucciso prima di allo-
ra e non ho mai più dovuto uccidere in seguito, Dio mi è te-
stimone. Quando ho ricevuto l’ordine dal Supremo Comando
ho pensato ad Alice, mia moglie, e ai nostri due bambini, di
due e quattro anni. Ho pensato a cosa sarebbe stato di noi
se mi fossi rifiutato di fare il mio dovere.




34
NessunoTocchiCaino



 Oggi sono tutti in grado di stabilire cosa è giusto e cosa è
sbagliato. La storia ha espresso il suo giudizio, ha emesso le
sue sentenze. Sarebbe fin troppo facile per me alzare il dito
contro coloro che oggi mi guardano e mi condannano senza
sapere davvero. Persone che pensano, che riflettono, che
manifestano tutta la loro scienza e coscienza davanti alla
Bibbia o al codice penale. Persone che hanno sempre vissu-
to in tempo di pace. Che la guerra non l’hanno mai vista né
subita. Sarebbe troppo facile per me guardare costoro e di-
leggiarli. Compatirli, di rimando. Hanno la fortuna di essere
nati oggi, quando i giochi ormai sono fatti, quando si può ra-
gionare, quando già si sa dove sta la ragione. Quando si può
prendere posizione senza rischiare nulla per sé e per la pro-
pria famiglia. Signori, sappiate che davanti a voi io non ab-
basserò mai lo sguardo. Ci confrontiamo ad armi pari. La
saggezza a posteriori è la più grande comodità del giorno
d’oggi.




 Le vittime e i loro familiari, molti dei quali oggi ancora vi-
venti, hanno tutto il mio rispetto. Tutto quello che è avvenuto

                                                                35
GiveMeAChance
    Editoria Online




__________________________________
__________________________________
__________________________________
__________________________________
__________________________________
GiveMeAChance
                                                   Io Ho Ucciso
   Editoria Online




Grazie per aver letto questa parte di ebook
                  gratuita!

  Puoi liberamente distribuirlo a tutte le persone a te vicine
 che ritieni possano essere interessate a questo argomento,
                  purché senza modifiche ...

  … e se ti è piaciuto, acquista l’opera completa in formato
                  eBook o cartaceo edita da

              GiveMeAChance s.r.l. - Editoria OnLine

                     www.givemeachance.it



                     Link all’opera:
http://www.givemeachance.it/autori/emanuele-cislaghi/GMC-
            emanuele-cislaghi-io-ho-ucciso.php

More Related Content

What's hot

my documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTY
my documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTYmy documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTY
my documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTYgiovanni Colombo
 
Vincere la vita!
Vincere la vita!Vincere la vita!
Vincere la vita!Home
 
Bibliografia della serata 13 05-2015 desiderio
Bibliografia della serata 13 05-2015 desiderioBibliografia della serata 13 05-2015 desiderio
Bibliografia della serata 13 05-2015 desiderioBibliotecaQC
 
LIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia Amaranta
LIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia AmarantaLIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia Amaranta
LIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia AmarantaMade of Tuscany - Florence
 
Ars longa-vita-brevis
Ars longa-vita-brevisArs longa-vita-brevis
Ars longa-vita-brevisCarl Brown
 
Origine delle Storie
Origine delle StorieOrigine delle Storie
Origine delle StorieGiovanna Esse
 
Ancheibibliotecarileggono feb2011
Ancheibibliotecarileggono feb2011Ancheibibliotecarileggono feb2011
Ancheibibliotecarileggono feb2011BibliotecaQC
 
Alfred Bester L Uomo Disintegrato
Alfred Bester   L Uomo DisintegratoAlfred Bester   L Uomo Disintegrato
Alfred Bester L Uomo DisintegratoGene Hack
 
La famiglia scritto teatrale
La famiglia scritto teatraleLa famiglia scritto teatrale
La famiglia scritto teatraleguest2ea0d1
 
Aforismi contro il potere della stupidità by Carl William Brown
Aforismi contro il potere della stupidità by Carl William BrownAforismi contro il potere della stupidità by Carl William Brown
Aforismi contro il potere della stupidità by Carl William BrownCarl Brown
 
Pensieri franca polacco
Pensieri franca polaccoPensieri franca polacco
Pensieri franca polaccoritafaz
 

What's hot (20)

my documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTY
my documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTYmy documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTY
my documentary_film for Amnesti international to not DEADS PENALTY
 
Nar 02 2014
Nar 02 2014Nar 02 2014
Nar 02 2014
 
Vincere la vita!
Vincere la vita!Vincere la vita!
Vincere la vita!
 
Conferenza nietzsche
Conferenza nietzscheConferenza nietzsche
Conferenza nietzsche
 
Bibliografia della serata 13 05-2015 desiderio
Bibliografia della serata 13 05-2015 desiderioBibliografia della serata 13 05-2015 desiderio
Bibliografia della serata 13 05-2015 desiderio
 
LIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia Amaranta
LIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia AmarantaLIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia Amaranta
LIBRO: Teniamoci i nostri mariti di Lucrezia Amaranta
 
Ars longa-vita-brevis
Ars longa-vita-brevisArs longa-vita-brevis
Ars longa-vita-brevis
 
La libertà nella follia
La libertà nella folliaLa libertà nella follia
La libertà nella follia
 
Nar 04 2012
Nar 04 2012Nar 04 2012
Nar 04 2012
 
Origine delle Storie
Origine delle StorieOrigine delle Storie
Origine delle Storie
 
Calvino1
Calvino1Calvino1
Calvino1
 
Metamorfosi
MetamorfosiMetamorfosi
Metamorfosi
 
Ancheibibliotecarileggono feb2011
Ancheibibliotecarileggono feb2011Ancheibibliotecarileggono feb2011
Ancheibibliotecarileggono feb2011
 
Alfred Bester L Uomo Disintegrato
Alfred Bester   L Uomo DisintegratoAlfred Bester   L Uomo Disintegrato
Alfred Bester L Uomo Disintegrato
 
Urlo Di Vita
Urlo Di VitaUrlo Di Vita
Urlo Di Vita
 
La famiglia scritto teatrale
La famiglia scritto teatraleLa famiglia scritto teatrale
La famiglia scritto teatrale
 
Aforismi contro il potere della stupidità by Carl William Brown
Aforismi contro il potere della stupidità by Carl William BrownAforismi contro il potere della stupidità by Carl William Brown
Aforismi contro il potere della stupidità by Carl William Brown
 
Simone Weil e l'Iliade
Simone Weil e l'Iliade Simone Weil e l'Iliade
Simone Weil e l'Iliade
 
Nar 04 2011
Nar 04 2011Nar 04 2011
Nar 04 2011
 
Pensieri franca polacco
Pensieri franca polaccoPensieri franca polacco
Pensieri franca polacco
 

Viewers also liked

Final presentación concurso usco
Final presentación concurso uscoFinal presentación concurso usco
Final presentación concurso uscoLeonardo Quintero
 
441 settings manager
441 settings manager441 settings manager
441 settings managerjoefin
 
Definiciones estrategia gerencial
Definiciones estrategia  gerencialDefiniciones estrategia  gerencial
Definiciones estrategia gerencialDjosem
 
Definiciones estrategia gerencial
Definiciones estrategia  gerencialDefiniciones estrategia  gerencial
Definiciones estrategia gerencialDjosem
 
UDO I 12 estrategias gerenciales
UDO I 12 estrategias gerencialesUDO I 12 estrategias gerenciales
UDO I 12 estrategias gerencialesMaría Bruzco
 

Viewers also liked (8)

Estrategia
EstrategiaEstrategia
Estrategia
 
Final presentación concurso usco
Final presentación concurso uscoFinal presentación concurso usco
Final presentación concurso usco
 
441 settings manager
441 settings manager441 settings manager
441 settings manager
 
Jungle in-da-house v-6
Jungle in-da-house v-6Jungle in-da-house v-6
Jungle in-da-house v-6
 
Definiciones estrategia gerencial
Definiciones estrategia  gerencialDefiniciones estrategia  gerencial
Definiciones estrategia gerencial
 
Definiciones estrategia gerencial
Definiciones estrategia  gerencialDefiniciones estrategia  gerencial
Definiciones estrategia gerencial
 
UDO I 12 estrategias gerenciales
UDO I 12 estrategias gerencialesUDO I 12 estrategias gerenciales
UDO I 12 estrategias gerenciales
 
4
44
4
 

Similar to Io ho ucciso - alcuni racconti

Sussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slideSussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slideNicoletta Rech
 
Sussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slideSussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slideNicoletta Rech
 
Obbiettivamente maggio 2012
Obbiettivamente maggio 2012Obbiettivamente maggio 2012
Obbiettivamente maggio 2012infocannizzaro
 
I Nostri Cari Defunti B
I Nostri Cari Defunti BI Nostri Cari Defunti B
I Nostri Cari Defunti BGiEffebis Gina
 
La biblioteca di Graziano Di Benedetto
La biblioteca di Graziano Di BenedettoLa biblioteca di Graziano Di Benedetto
La biblioteca di Graziano Di Benedettogisalvi
 
Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.
Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.
Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.Fausto Intilla
 
Il Novecento
Il NovecentoIl Novecento
Il NovecentoSpaanIt
 
Citazioni di guillaume musso
Citazioni di guillaume mussoCitazioni di guillaume musso
Citazioni di guillaume mussoDesy1991
 
Gli autori della follia
Gli autori della folliaGli autori della follia
Gli autori della follialuch94
 
Gli autori della follia...
Gli autori della follia...Gli autori della follia...
Gli autori della follia...luch94
 
Quaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorni
Quaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorniQuaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorni
Quaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorniIIS GADDA
 
IL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca Quarin
IL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca QuarinIL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca Quarin
IL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca QuarinItaliandirectory
 

Similar to Io ho ucciso - alcuni racconti (20)

Sag 11 2012
Sag 11 2012Sag 11 2012
Sag 11 2012
 
Sag 05 2013
Sag 05 2013Sag 05 2013
Sag 05 2013
 
Sussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slideSussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slide
 
Sussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slideSussurri notturni book_slide
Sussurri notturni book_slide
 
Sag 06 2013
Sag 06 2013Sag 06 2013
Sag 06 2013
 
Obbiettivamente maggio 2012
Obbiettivamente maggio 2012Obbiettivamente maggio 2012
Obbiettivamente maggio 2012
 
Sagg 1-2012
Sagg 1-2012Sagg 1-2012
Sagg 1-2012
 
I Nostri Cari Defunti B
I Nostri Cari Defunti BI Nostri Cari Defunti B
I Nostri Cari Defunti B
 
La biblioteca di Graziano Di Benedetto
La biblioteca di Graziano Di BenedettoLa biblioteca di Graziano Di Benedetto
La biblioteca di Graziano Di Benedetto
 
Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.
Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.
Aforismario 2 - Aforismi sulla saggezza del vivere.
 
Campione
CampioneCampione
Campione
 
Sag 07 2013
Sag 07 2013Sag 07 2013
Sag 07 2013
 
Sag 07 2011
Sag 07 2011Sag 07 2011
Sag 07 2011
 
Il Novecento
Il NovecentoIl Novecento
Il Novecento
 
Citazioni di guillaume musso
Citazioni di guillaume mussoCitazioni di guillaume musso
Citazioni di guillaume musso
 
artworks
artworksartworks
artworks
 
Gli autori della follia
Gli autori della folliaGli autori della follia
Gli autori della follia
 
Gli autori della follia...
Gli autori della follia...Gli autori della follia...
Gli autori della follia...
 
Quaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorni
Quaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorniQuaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorni
Quaderni di Bibliogadda: 8 marzo e dintorni
 
IL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca Quarin
IL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca QuarinIL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca Quarin
IL BATTITO OSCURO DEL MONDO | Intervista a Luca Quarin
 

More from GiveMeAChance srl

More from GiveMeAChance srl (20)

Aforismi - Le parole per vincere ogni giorno
Aforismi - Le parole per vincere ogni giornoAforismi - Le parole per vincere ogni giorno
Aforismi - Le parole per vincere ogni giorno
 
Out of matrix
Out of matrixOut of matrix
Out of matrix
 
Caro Papa, un ex prete ti scrive
Caro Papa, un ex prete ti scriveCaro Papa, un ex prete ti scrive
Caro Papa, un ex prete ti scrive
 
Sorrisi In punta di coltello
Sorrisi In punta di coltelloSorrisi In punta di coltello
Sorrisi In punta di coltello
 
Come gestire 5 generazioni in azienda
Come gestire 5 generazioni in aziendaCome gestire 5 generazioni in azienda
Come gestire 5 generazioni in azienda
 
Altre Svolte
Altre SvolteAltre Svolte
Altre Svolte
 
Storie di Kampuchea
Storie di KampucheaStorie di Kampuchea
Storie di Kampuchea
 
E' di scena la vita
E' di scena la vitaE' di scena la vita
E' di scena la vita
 
Ingenuitas
IngenuitasIngenuitas
Ingenuitas
 
India a passo di danza
India a passo di danzaIndia a passo di danza
India a passo di danza
 
Ancora una volta
Ancora una voltaAncora una volta
Ancora una volta
 
Milano 4Ever
Milano 4EverMilano 4Ever
Milano 4Ever
 
Svolte
SvolteSvolte
Svolte
 
Relazioni vs Transazioni. Governare la rete di vendita con il sistema retribu...
Relazioni vs Transazioni. Governare la rete di vendita con il sistema retribu...Relazioni vs Transazioni. Governare la rete di vendita con il sistema retribu...
Relazioni vs Transazioni. Governare la rete di vendita con il sistema retribu...
 
Il ring è onesto
Il ring è onestoIl ring è onesto
Il ring è onesto
 
Social network per il non profit - Introduzione
Social network per il non profit - IntroduzioneSocial network per il non profit - Introduzione
Social network per il non profit - Introduzione
 
Il sale sulla coda - cap.1 - 4
Il sale sulla coda - cap.1 - 4Il sale sulla coda - cap.1 - 4
Il sale sulla coda - cap.1 - 4
 
La Divin Dieta: quando il Poeta s'accorse del girovita - Presentazione
La Divin Dieta: quando il Poeta s'accorse del girovita - PresentazioneLa Divin Dieta: quando il Poeta s'accorse del girovita - Presentazione
La Divin Dieta: quando il Poeta s'accorse del girovita - Presentazione
 
What It Takes - ebook gratuito
What It Takes - ebook gratuitoWhat It Takes - ebook gratuito
What It Takes - ebook gratuito
 
GiveMeAChance
GiveMeAChanceGiveMeAChance
GiveMeAChance
 

Recently uploaded

Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxDescrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxtecongo2007
 
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaPresentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaSalvatore Cianciabella
 
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxLorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxlorenzodemidio01
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................giorgiadeascaniis59
 
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxLorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxlorenzodemidio01
 
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxLorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxlorenzodemidio01
 
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxdescrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxtecongo2007
 
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoQuadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoyanmeng831
 
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.camillaorlando17
 
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxLorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxlorenzodemidio01
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxlorenzodemidio01
 
Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................giorgiadeascaniis59
 
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptxdiscorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptxtecongo2007
 
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxAristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxtecongo2007
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxlorenzodemidio01
 
Confronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.pptConfronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.pptcarlottagalassi
 
Scrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileScrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileNicola Rabbi
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxlorenzodemidio01
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....giorgiadeascaniis59
 

Recently uploaded (19)

Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxDescrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
 
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaPresentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
 
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxLorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................
 
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxLorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
 
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxLorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
 
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxdescrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
 
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoQuadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
 
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
 
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxLorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
 
Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................
 
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptxdiscorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
 
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxAristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
 
Confronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.pptConfronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
 
Scrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileScrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibile
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
 

Io ho ucciso - alcuni racconti

  • 1.
  • 2. GiveMeAChance Editoria Online Io Ho Ucciso Emanuele Cislaghi www.givemeachance.it
  • 3. GiveMeAChance Editoria Online Tutti i diritti riservati La riproduzione parziale o totale del presente libro è soggetta all’autorizzazione scritta da parte dell’editore. La presente pubblicazione contiene le opinioni dell’autore e ha lo scopo di fornire informazioni che, benché curate con scrupolosa attenzione, non possono comportare specifiche responsabilità in capo all’autore e all’editore per eventuali inesattezze. GiveMeAChance s.r.l. – Editoria Online Viale Regina Margherita, 41 – Milano 1° edizione Aprile 2012
  • 4. A tutte le vittime. Delle scelte sbagliate. L’uomo deve poter scegliere fra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un’arancia meccanica. Stanley Kubrick
  • 5. Indice PREFAZIONE 6 PREMESSA DELL’AUTORE 15 LABELVAÈFUORI 18 NESSUNOTOCCHICAINO 31 SCUOLAMATERNA 47 ILPRINCIPEAZZURRO 62 LAMORTETIFABELLA 72 DICIOTTOCANDELINE 87 BENVENUTIALCIRCO 100 ILLUPOEL’AGNELLO 113 TUTTOILSUCCODELLAFOLLIA 124 LAFESTADELPAPÀ 137 COLORICHEESPLODONO 151
  • 6. BLACKJACK 163 GIORNODIBUCATO 175 LACARNEFABUONSANGUE 185 ILFIGLIOLPRODIGO 199 ILPRIGIONIEROPOETA 212 PENSIONEEDEN 226 ALFREDHITCHCOCKPRESENTA 239 SAPONETTEINOMAGGIO 251 GRANDEFRATELLO 265 PORGIL’ALTRAGUANCIA 279 BLOODYMARY 292 ILCAPPIOALCOLLO 304 EPILOGO 315 UN’ARANCIAAOROLOGERIA 317 FONTI BIBLIOGRAFICHE 325 5
  • 7. Prefazione C’era una volta un assassino… Nessuno è totalmente buono o totalmente cattivo. Come sosteneva La Rochefoucauld, “spesso ci vergogneremmo delle nostre azioni migliori se il mondo ne conoscesse le motivazioni”. Allo stesso modo determinati eventi della vita possono rappresentare per alcune persone il punto di rottura fra un’esistenza più o meno normale e il baratro del “male”. Ed è proprio questo punto di non ritorno che indaga Io ho ucciso. Emanuele Cislaghi mette al centro della sua raffina- ta penna non il crimine, l’evento delittuoso, ma il criminale. I racconti qui raccolti, tutti liberamente ispirati a fatti real- mente accaduti a eccezione del letterario Un’aranciaaorologeria, sono scritti in prima persona, favo- rendo la capacità immedesimativa del lettore che viene tra- 6
  • 8. Prefazione scinato in un vero e proprio viaggio nella mente criminale, attraverso lo spazio e il tempo. Le diverse ambientazioni, descritte con realismo e con un attento cambio di registro linguistico, conducono ad esempio, dai vicoli malfamati del- la Londra vittoriana, lontani anni luce dal mondo edulcorato di una Jane Austen o dai buoni sentimenti di un Dickens, al- la Milano degli anni Cinquanta, caratterizzata dalla doppia morale del “si fa ma non si dice”, passando attraverso la Roma dell’occupazione nazista. Di ogni criminale emerge un ritratto a tutto tondo. In modo chiaro e incisivo l’autore sbozza, attraverso un’accurata in- dagine storica e psicologica, una galleria di personaggi che, pur non cercando di giustificarsi, raccontano i propri percorsi di vita. E se è impossibile provare simpatia per chi ha com- messo delitti tanto efferati, affiora tuttavia un sentimento di empatia che l’autore crea conducendo nella psiche dei pro- tagonisti se stesso e il lettore, portando entrambi a sospen- dere momentaneamente il giudizio morale per concentrarsi, invece, sugli stati d’animo e sugli eventi che precedono il “punto di non ritorno”. 7
  • 9. GiveMeAChance Editoria Online Io ho ucciso è un libro che si legge tutto d’un fiato, un libro che ci trasmette raccapriccio e, nello stesso tempo, ci attrae irresistibilmente, e questo proprio perché nessuno è comple- tamente buono o totalmente cattivo: la parte oscura, come quella buona, è dentro ciascuno di noi. È il nostro stesso contrasto interiore a spingerci con curiosità verso l’abisso del baratro altrui per dare un’occhiata a cosa accade laggiù. Emergono le paure ancestrali contro cui combattiamo fin da piccoli e che, inconsapevolmente, cerchiamo di esorcizzare con la lettura delle fiabe che ci mostrano pericoli e difficoltà, ma che si concludono sempre con un roseo finale. Cos’altro rappresentano orchi e streghe se non il “male” che da adulti i bambini si troveranno ad affrontare nella vita reale, nella società? La strega che nella propria spelonca cuoce ingredienti misteriosi nel suo pentolone è poi tanto lontana dalla saponificatrice di Correggio? L’orco che man- gia i propri figli per poi pentirsene è così diverso dall’orribile Josef Fritzl? Milena Quaglini non può, forse, essere conside- rata una sorta di Barbablù in gonnella? E la storia di Hänsel 8
  • 10. Prefazione e Gretel non ricorda troppo drammaticamente quella delle bambine tenute prigioniere dal mostro di Marcinelle? Leggere per credere. E sarà forse con stupore che ci ac- corgeremo che orchi e streghe sono fra noi. Ilaria Mattioni (Docente di Storia dell’educazione presso l’Università Cat- tolica del Sacro Cuore e assistente di cattedra in Storia con- temporanea presso l’Università degli Studi di Macerata) 9
  • 11. GiveMeAChance Editoria Online La ragione del male Nel dare voce in prima persona ai protagonisti dei venti- quattro racconti che compongono Io ho ucciso, Emanuele Cislaghi si cala, senza mai invaderlo, in quel particolare in- terstizio fra autore e fatto, difficilmente ricostruibile dallo spettatore esterno e forse proprio per questo poco esplorato nelle aule giudiziarie. Nel processo si tende piuttosto ad ana- lizzare distintamente i due piani, quello soggettivo e quello oggettivo. Ci si concentra sul soggetto agente per indagarne eventuali patologie psichiche direttamente incidenti sulla sua imputabilità, e ci si sofferma sulle dinamiche fattuali per ricostruire una verità processuale il più possibile rappre- sentativa delle coordinate spazio-temporali in cui un fatto di reato, astrattamente ascrivibile a quel soggetto, si è consu- mato. Gli esiti della duplice indagine vengono poi fatti siner- 10
  • 12. Prefazione gicamente confluire nella valutazione: fase prodromica alla decisione sull’accertamento di responsabilità. Molto diversa da questa consueta dimensione processuale è quella in cui si inquadrano i ventiquattro racconti. Qui non interessa più delineare le dinamiche del fatto, perché il fatto è già stato commesso e ricostruito e viene solo nuovamente descritto, a volte in modo incalzante, dal suo autore. Non in- teressa neppure capire se è stata la malattia mentale la molla scatenante gli atti seriali, o se lo stato passionale ha indotto a eliminare il rivale dell’amore e, dunque, della vita. Qui un responsabile c’è già, è già noto e diventa, dopo es- serlo già stato nel processo, il protagonista della sua storia, ma per farla rivivere e per rivelarne, appunto, aspetti rimasti spesso inediti. Certamente incentivato, in questo compito, dal fatto di essere virtualmente intervistato dall’Autore, il quale però se ne sta in disparte e ascolta silente, senza giu- dicare come già fatto da un Giudice, ciò che ogni omicida vuole raccontare rimanendo immerso in quell’anelito di li- bertà narrativa, che è l’unica forma di libertà rimastagli. 11
  • 13. GiveMeAChance Editoria Online In questo per lui sofferto amarcord, il singolo protagonista, più che guardarsi dentro per scovare un pentimento quasi sempre inesistente, guarda indietro, agli scalini più scoscesi della sua vita che lo hanno fatto discendere verso il male. Muovendosi agevolmente in questa retrospettiva, quasi tutti i protagonisti sono impegnati per il raggiungimento di un fi- ne dato per implicito: cercare la ragione del male e offrirla al lettore, per consentirgli una chiave di lettura dei fatti diversa da quella che il processo ha offerto alla cronaca, ai più. Ognuno ha le sue ragioni, insediatesi in una vita difficile, e assurte a spinta propulsiva per sconsacrare la vita altrui. C’è chi racconta di un abbandono genitoriale risalente, in uno con un senso di incompletezza o con una violenza fisica o psicologica permanentemente subita nell’infanzia, per dare una coltre di plausibilità all’avere sottratto violentemente ad altri la felicità a lui mancata. C’è anche chi si appella alla presunta causa di giustificazione dell’adempimento di un dovere derivante da un ordine del superiore gerarchico per bilanciare il male compiuto con un ineludibile senso di ri- spetto per le sue vittime. 12
  • 14. Prefazione O chi invece percepisce la propria lucida determinazione a raggiungere il fine omicidiario come una ragione, da un lato, sufficiente per l’eliminazione cruenta degli ostacoli frappo- stisi, dall’altro, necessaria per assicurarsi una meritata se- renità. In questa ricerca della ragione del proprio male, ra- ramente il lettore “ascolta” parole di autocommiserazione; più spesso è il compiacimento per il gesto compiuto ad ave- re la meglio, o la rabbia per una deviazione imprevedibile dai propri piani, che diventa così irragionevole e inspiegabile e stride fortemente con il male che appare agli occhi del protagonista l’unica componente ragionevole della propria esistenza. Non mancano neppure le sfumature a mezz’aria fra l’autoironia e il sarcasmo, celebrative delle proprie prodezze per evadere da una condizione più o meno perpetua di re- strizione della libertà personale. Spesso le sfumature si tra- mutano in tocchi di pennello, colori quasi palpabili, e l’improvvisato pittore di questo quadro ideale contorna le ragioni del suo male persino con considerazioni intime che non fanno in tempo ad essere etichettate dal lettore come 13
  • 15. GiveMeAChance Editoria Online poetiche – quali vorrebbero essere – perché subito dopo prende il sopravvento una rendicontazione spesso asettica del gesto compiuto, che suscita, se non riprovazione, certa- mente fastidio. Come diventa altrettanto fastidioso per il protagonista narrante dovere cercare la ragione del male fuori dal fatto di reato, fuori da sé e dentro a un complice, oppure accanto a un sogno non coltivato, o al di fuori di un progetto sfumato. In questa ricerca spesso tormentata, L’Autore è stato abile nell’attribuire a ogni singolo protagonista la responsabilità primaria, ben più grande di quella già accertata nel proces- so: trovare la ragione del male commesso. Ma non è facile trovare questa ragione, anzi, per dirla con le parole di uno dei protagonisti di questi frammenti di vita non vissuta, “è praticamente impossibile”. E questo perché una ragione del male non esiste: il male è in noi, dobbiamo solo essere ca- paci di riconoscerlo per non esserne sopraffatti. Concetta Miucci (Avvocato penalista in Milano) 14
  • 16. Premessa dell’Autore Entrate in una libreria qualsiasi. Coraggio, entrate… Oltre- passata la zona delle ultime novità di narrativa, dopo aver fatto qualche passo troverete senz’altro uno scaffale dedica- to all’attualità e ai fatti di cronaca nera. Libri dalle copertine un po’ inquietanti, titoli dai caratteri rossi e fotografie di per- sonaggi dagli sguardi taglienti. Siete arrivati nel posto giu- sto, dove si raccontano quei delitti efferati che suscitano tanto orrore quanta curiosità nella sfera emotiva dell’opinione pubblica. Storie vere, storie vissute. Storie di uomini e di donne, del nostro passato e del nostro presente, che hanno commesso qualcosa di malvagio, qualcosa di oscuro e indecifrabile. Persone che hanno lasciato una ferita inguaribile nella storia e nella coscienza dell’essere umano. Ergo, dato che esistono già numerose pubblicazioni che si occupano, in maniera forse un po’ fredda ed enciclopedica, di fatti del genere, ho pensato che sarebbe stato più interes- 15
  • 17. GiveMeAChance Editoria Online sante compiere uno sforzo di immedesimazione nella mente e nel cuore degli stessi protagonisti. Così sono nate le storie che seguono. Si basano tutte su fatti assolutamente reali e documentati, nonché verificabili attraverso le fonti a vostra disposizione. Alcune si perdono nella memoria dei secoli passati, altre sono ancora vive nel ricordo di noi contempo- ranei, ma sono tutte minuziosamente rielaborate in modo che sembrino davvero raccontate in prima persona, dalla vi- va voce dei protagonisti. Come dicevo poc’anzi, si tratta di una mia libera interpretazione, di un gioco recitativo che mi ha visto impegnato a indossare l’abito, forse scomodo ma a tratti seducente, dei personaggi che seguono. Un’ultima precisazione. Per correttezza, e per il rispetto che sento di dovere ai protagonisti di queste storie, vittime e carnefici, ho preferito trattare di fatti giuridicamente conclu- si e sufficientemente lontani dalla più stretta attualità, per poter essere osservati e vissuti con un sano e doveroso di- stacco. 16
  • 18. Premessa Per quanto il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male possa essere bello, buono e a portata di mano, c’è un fascino direi ancor più irresistibile nella nostra libertà di coglierlo, o di lasciarlo marcire. 17
  • 19. LaBelvaÈFuori LaBelva Fuori …e quel giorno del ’75 me lo ricordo come se fosse ieri. Sono venuti da me e mi hanno detto che il presidente della repubblica Giovanni Leone mi concedeva la grazia. Voi cari signori per vostra fortuna non lo potete neanche immagina- re cosa vuol dire uscire di prigione dopo ventinove dico ven- tinove anni che sei chiusa là dentro, e poter andare in giro così in mezzo alla gente. Come una persona normale dicia- mo. È qualcosa che non si può spiegare con le parole, è im- possibile. Adesso siamo nel 1985, oggi son dieci anni che sono libera, e posso anche dire di star bene, abbastanza in- somma. Ma non ho voglia mica di festeggiare, questo no. Quando sono uscita di prigione Pippo era morto da poco. Il Signore se l’era portato via giusto qualche mese prima, ma tanto non sarei più tornata da lui, anche perché comunque 18
  • 20. LaBelvaÈFuori si era risposato, e poi ha avuto anche un erede. Avrei voluto essere la signora Ricciardi, ma purtroppo le cose sono anda- te come sono andate. Evidentemente fra noi due non era proprio destino. La mia vita non è stata per niente facile, fin dall’inizio. Su di me si potrebbe scrivere un libro, e vi dirò, magari qualcu- no l’ha anche fatto. Di sicuro sui giornali ci sono stata parec- chio, tanti anni fa. Quelli ne scrivono di cose… Non dico che se le inventano, ma di sicuro ci ricamano sopra, questo sì, e magari danno peso a un particolare, a una cosa da niente, e poi invece un’altra cosa che sarebbe importante da dire se la dimenticano, o la scrivono così giusto per scriverla. E poi ti attaccano anche delle etichette, per fare notizia, per fare scena e basta. A me per esempio dicevano che ero la belva di via san Gregorio, che è una via di Milano. Adesso, io capi- sco che quello che è successo è stata una cosa orribile, ma dire che una persona è una belva non mi pare giusto, così, in generale. 19
  • 21. GiveMeAChance Editoria Online Mio padre è morto che ero piccola, si può dire. Eravamo in montagna a fare un’escursione, e lui per aiutarmi in un pun- to che era difficile è scivolato, o ha come perso l’equilibrio adesso non mi ricordo, sta di fatto che è caduto. Il mio fi- danzato anche lui, è morto di tubercolosi poco prima del matrimonio. Poi mi sono sposata con un mio compaesano. Io sono di Budoia, nel Friuli. Solo che lui ha cominciato subi- to ad avere dei disturbi di mente ed è stato ricoverato in manicomio. Io per fortuna son riuscita a ottenere la separa- zione, volevo andar via da lì, rifarmi una vita. E guardate che non era mica facile separarsi a quei tempi. Non era come oggi, che son quasi più i divorzi e le separazioni. Allora non era così. Stiamo parlando degli anni Trenta, prima della guerra. Così mi sono trasferita a Milano da mia sorella. È lì che nel ’45 ho conosciuto il mio Pippo, cioè Giuseppe. Era siciliano, di cognome faceva Ricciardi. Aveva un negozio di tessuti e ho cominciato a lavorare da lui. In quel periodo ero contenta, stavo bene. Anche lui era contento del mio lavoro, le cose andavano per il verso giusto. Poi dopo un po’ sono diventata anche la sua amante, ma vi giuro che non lo sape- vo che era sposato e aveva la famiglia giù a Catania. Moglie 20
  • 22. LaBelvaÈFuori e due figli. Che poi son diventati tre. Lui non me lo aveva mai detto. E allora da lì le cose han cominciato ad andare male, e poi è successo quello che è successo. Nell’ottobre del ’46 la moglie con i bambini è venuta su a Milano. Qualche suo parente mi sa che l’ha messa in guar- dia, gli ha messo la pulce nell’orecchio. Così si è trasferita dal marito, in quella casa lì di via san Gregorio, al 40. Lei, che di nome faceva Franca, e i tre bambini. Giovannino di sette anni, Pinuccia di cinque, e Antoniuccio di dieci mesi. Sicuramente poi lei deve aver parlato con Giuseppe, per via di quelle voci che giravano su di noi, avranno anche litigato, e allora lui m’ha licenziata. Ha dovuto farlo per forza, per il quieto vivere. Sua moglie me l’aveva detto più di una volta che dovevo lasciar perdere il suo Pippo. E mi aveva anche detto di esse- re ancora incinta. Per la quarta volta. Questa cosa non so se era proprio vera, fatto sta che mi ha messo addosso la de- pressione, per me è stato come uno choc. Perché invece io bambini non li potevo avere, lo sapevo già da tanto tempo, e 21
  • 23. GiveMeAChance Editoria Online il fatto che lei era ancora in stato interessante mi faceva stare male, mi faceva sentire… non so, come una donna che non era completa. Come una donna che non era una donna fino in fondo. Io lo so quello che ho dichiarato nella mia confessione, lo so a memoria. Ma quelle cose lì non sono tutte vere. Me l’ha detto anche il giudice al processo. Mi ha detto che stavo cambiando la mia versione dei fatti. Però io quelle cose le ho dette perché mi hanno costretto! Perché durante l’interrogatorio mi hanno malmenato, hanno usato i man- ganelli! Comunque dopo tutte quelle ore io non ce la facevo più. E poi non mi sentivo bene. Anche durante la tragedia non mi sentivo bene. Ci sono delle cose che proprio non mi ricordo. Io so che Pippo in quel periodo aveva parecchi pro- blemi col negozio, soprattutto da quando mi aveva mandata via, perché io ci sapevo fare, mentre dopo senza di me gli af- fari hanno cominciato ad andar male. E appunto c’erano dei debiti. Allora Pippo ha pensato che facendo finta di fare una rapina in casa sua, poi i creditori si sarebbero calmati, al- 22
  • 24. LaBelvaÈFuori meno per un po’. E comunque secondo me con quella finta rapina voleva spaventare anche la moglie, così poi magari lei decideva di tornare in Sicilia coi bambini e noi potevamo ancora stare insieme come prima. E poi un’altra cosa, que- sta è molto importante. C’era un’altra persona in casa quel- la sera. Io infatti mica potevo fare tutto da sola. Questa è una cosa che nessuno ma proprio nessuno si è mai sforzato di capire, eppure mi sembra così ovvia. Hanno voluto dare a me tutta la colpa, ma io questa cosa l’ho scritta anche al mio avvocato. C’è una parte del delitto che non è mia e non la voglio. Era il 29 novembre del ’46, intorno alle nove di sera, forse anche prima. Io ero con Carmelo, che era quell’altra perso- na, anche se non mi ricordo come faceva di cognome. Di fatto lui era il complice. Ci incontriamo e andiamo a casa di Giuseppe e della moglie, in via san Gregorio appunto. Lui comunque non c’era, non ci doveva essere, perché il piano era così, che lui era andato a Prato per motivi di lavoro. Mentre siamo per la strada Carmelo mi dà una sigaretta, ma 23
  • 25. GiveMeAChance Editoria Online era una sigaretta molto forte, per me era come drogata. Sta di fatto che andiamo su in casa. Bussiamo alla porta e la si- gnora ci apre. Aveva in braccio il piccolo Antoniuccio, gli altri due bambini invece giocavano per i fatti loro. Io non mi sen- tivo molto bene, mi girava come la testa, tanto che la signo- ra mi dà un bicchiere d’acqua con un po’ di limone. E mi di- ce: “Cara signora, lei si deve metter l’animo in pace e non portarmi via Pippo, che tiene pure famiglia. Questa cosa de- ve finire assolutamente, perché io sono buona e cara, ma se lei continua così finisce che la rimando al suo paese”. Poi va in cucina a prendere una bottiglia di liquore. Così beviamo tutti e tre. Tutti e tre, capito? Infatti la polizia dopo ha trova- to tre bicchieri sul tavolo, e non due. Io poi qui non mi ricor- do molto bene, sempre per via di quella maledetta sigaretta e forse anche per il liquore che era un po’ forte. Comunque mi sembra di aver preso un ferro dalla cucina, non so cosa esattamente, e poi l’ho colpita. La signora Franca. L’ho col- pita alla testa. Tre o quattro volte, anche di più. Ero gelosa, non so, ero fuori dalla grazia di Dio. Non riuscivo a fermarmi. E poi sentivo anche… come dei rumori, dei colpi, che veniva- no dalle altre stanze. Forse era Carmelo, non lo so. Doveva 24
  • 26. LaBelvaÈFuori essere lui che stava aprendo i cassetti e tirava fuori delle co- se, un po’ di argenteria, cose così, per far credere alla rapi- na. A un certo punto so che mi ritrovo per terra, quasi svenu- ta. E Carmelo che mi dà un bicchiere, forse per farmi ripren- dere. Poi ecco, mi ricordo che sono uscita dall’appartamento e sono scesa nelle cantine, mi sono nascosta lì per qualche minuto, poi sono tornata a casa e ho mangiato. Mi sembra due uova fritte con dei grissini. Poi è successo che la mattina dopo io me ne sono andata tranquillamente al lavoro. Mentre la nuova commessa di Pippo, quella che aveva preso il mio posto, è passata a casa sua per prendere le chiavi del negozio. Ha visto che la porta era aperta, così è entrata in casa e ha trovato quello che ha trovato. Tutto il sangue in giro e i morti che c’erano. La polizia ha pensato subito che quella non poteva essere una rapina. È vero che in casa mancavano sì delle cose, che poi erano anche di modesto valore, ma comunque in giro si 25
  • 27. GiveMeAChance Editoria Online sapeva che loro non se la passavano bene in quel periodo. E poi uno che vuole rubare non si mette a uccidere anche del- le creature innocenti. Però c’è anche un altro fatto. Hanno trovato una fotografia di loro due, Pippo e la moglie, fatta il giorno del matrimonio, che era stracciata, così, sul pavimen- to. Anche per questo hanno pensato che la rapina non c’entrava niente. E allora per forza di cose doveva essere un delitto passionale. Io comunque la storia della foto proprio non me la ricordo. Ve lo dico sinceramente. Anche perché sarei stata proprio una stupida a fare una cosa del genere, perché sarebbero venuti subito a cercarmi, che poi è proprio quello che è successo. Questo mi fa pensare che allora è ve- ro che io quella sera non ero per niente lucida, che non sta- vo bene. E infatti l’ho detto fin dall’inizio. Sennò non avrei mai stracciato quella fotografia. A meno che non è stato Carmelo, mentre metteva tutto in disordine per far credere alla rapina. Ma anche questa cosa secondo me non può es- sere. Se non che l’ha fatto per sbaglio, per via della fretta e della confusione che c’era. 26
  • 28. LaBelvaÈFuori Sta di fatto che la mattina dopo sono venuti subito a cer- carmi. Io ho cercato di difendermi, non sono mica una che si fa mettere i piedi in testa. Ho detto com’erano andate le co- se veramente, che c’era anche un complice, che io non avrei mai toccato quei poveri bambini che non avevano nessuna colpa, ma non c’è stato niente da fare. Pippo ha detto che non era vero che era sua l’idea della rapina, che lui non c’entrava niente, che lui invece era la vittima perché gli ave- vano ammazzato tutta la famiglia. Insomma è andata a fini- re che al processo nessuno mi ha creduto. Tutto quello che dicevo mi son resa conto che comunque non serviva a nien- te. Tanto io ero la Fort, ero la belva, come dicevano i giornali. Dovevo essere stata io per forza. Allora non c’è stato niente da fare, alla fine mi hanno dato l’ergastolo. Era il 9 aprile del ’52. Così mi hanno messo in prigione. Veramente anche prima ero in prigione, ma adesso la cosa era proprio definitiva. Prima a Perugia, poi per motivi di salute mi hanno spostato a Trani, e poi per ultimo a Firenze. Comunque la prigione è 27
  • 29. GiveMeAChance Editoria Online una cosa terribile, una cosa che non finisce più. Potrebbe anche mandarti fuori di testa. Bisogna stare tranquilli e prenderla com’è sennò è la fine. Dieci anni fa per fortuna è arrivata la grazia del presidente Leone. Se ci penso… Son già passati dieci anni! Comunque è una cosa stranissima, appena sei fuori di prigione il tempo ricomincia a correre che neanche te ne accorgi, prima inve- ce non passava mai. Adesso son qui a Firenze, in casa di questa famiglia che mi ospita da quando sono uscita. Non mi faccio più chiamare Rina Fort perché insomma basta, chiudiamola lì adesso. Io ho sbagliato lo so, ma per come sono andate le cose per me è stata anche un’ingiustizia, e non mi stancherò mai di dirlo. Che poi alla fine son sempre io. Trent’anni più vecchia e coi capelli bianchi ma comunque son sempre io. La Fort è una donna in gamba cari miei, con un’intelligenza superiore alla media. E non è che lo dico io, no no. L’aveva detto proprio la perizia, quelli del tribunale. Questo me lo ricordo bene. 28
  • 30. LaBelvaÈFuori Caterina Fort detta Rina, nasce a Budoia, in provincia di Fort, Pordenone, il 28 giugno 1915. Sin da giovane la sua vita ini- zia a costellarsi di eventi traumatici. Subisce dapprima la morte del padre durante un’escursione in montagna, poi qualche anno più tardi il fidanzato si ammala di tubercolosi e muore poco prima del matrimonio. Nonostante la precoce sterilità sposa un compaesano, che presto però evidenzia i sintomi di una patologia mentale che lo condurrà al ricovero in un manicomio. Dopo aver ottenuto la separazione dal ma- rito si trasferisce a Milano dalla sorella. In città conosce il si- ciliano Giuseppe Ricciardi, proprietario di un negozio di tes- suti, e inizia a lavorare per lui. Secondo le dichiarazioni della donna, pare che l’uomo le avesse nascosto di essere sposa- to e padre di tre figli. I due presto diventano amanti, sino al momento in cui la moglie, che inizialmente era rimasta a Catania, decide di trasferirsi con i bambini a Milano, forse preoccupata dalle voci che circolavano sulla relazione fra i due. Dopo essere stata licenziata, la Fort trova un impiego nella pasticceria di un amico, ma il rapporto sentimentale con il 29
  • 31. GiveMeAChance Editoria Online suo ex datore di lavoro risulta ormai compromesso, soprat- tutto dopo che la moglie di lui le rivela di essere in attesa del quarto figlio. La notizia suscita in lei un tale stato di frustra- zione che decide di vendicarsi. Il 29 novembre 1946 si reca presso l’abitazione della rivale e approfittando di un mo- mento di distrazione la aggredisce con un oggetto di ferro, colpendola ripetutamente alla testa. Poi si avventa sui bam- bini. Dopo aver compiuto il massacro mette a soqquadro l’intero appartamento, nel tentativo di inscenare una rapina. Il giorno successivo viene arrestata. Inizialmente nega ogni responsabilità, poi accusa il suo ex amante di essere il mandante dell’eccidio. Dichiara poi che non sarebbe mai stata capace di uccidere dei bambini innocenti e fa il nome del suo presunto complice, un certo Carmelo Zampulla, che verrà poi prosciolto da ogni accusa. Il 9 aprile 1952 il pro- cesso si conclude con la sua condanna all’ergastolo. Dopo trent’anni di carcere, nel 1975 ottiene la grazia del presiden- te della repubblica Giovanni Leone e trova ospitalità presso una famiglia di Firenze, che la accoglie in casa propria. Muo- re il 2 marzo 1988, colpita da un infarto. 30
  • 32. NessunoTocchiCaino C’è silenzio, qui. Un silenzio vero, reale. Profondo. E non solo perché non c’è rumore. Tutti quei rumori che Roma produce a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per- ché qui arriverebbero comunque soffusi, ovattati… Qui il silenzio nasce da dentro. Ti prende tutto. Solo qui riesco a trovarlo. Specialmente quando non c’è nessuno, come adesso. Solo pochi raggi opachi che filtrano dai lucernari. Qualche candela che si consuma in un alone ambrato. Lo scricchiolio della panca, con questo legno vecchio che si assesta, appena mi ci siedo. Fa sempre lo stesso rumore, lo riconoscerei fra mille… 31
  • 33. GiveMeAChance Editoria Online Eppure neanche qui posso stare davvero solo. La polizia è sempre con me, è la mia ombra. Mi accompagna dappertut- to. Anche qui, in chiesa. Oppure al supermercato. O in far- macia. È una persecuzione sottile che mi logora lentamente. Come se a novantotto anni avessi bisogno davvero di qual- cosa che mi logori, che mi porti via un pezzetto di vita, o quello che ne rimane. C’era una persona che si occupava di me, di alcune incombenze, ma ora non è più in grado di farlo per motivi di salute. Così io e l’avvocato Giachini abbiamo chiesto al tribunale militare di sorveglianza di applicare quanto prevede la legge. Solo questo. Articolo 284 del codi- ce di procedura penale. L’istanza è stata accolta. E non è un regalo. È la legge. Anche se può sembrare che sia stato con- cesso dall’alto, per grazia divina. Sono in stato di detenzione domiciliare presso la casa del mio avvocato, e ogni spostamento deve avvenire con la poli- zia al seguito. La motivazione ufficiale è la necessità di tute- lare la mia incolumità, ma diciamoci la verità, ormai nessu- no vuole più prendersela con un centenario, uno che cam- 32
  • 34. NessunoTocchiCaino mina a fatica e quasi mai da solo. Qui adesso Erich Priebke lo conoscono tutti. Tutti mi riconoscono per la strada, ma ormai è come se fossi un fantasma che scivola in silenzio fra la gente. Sono qualcosa di trasparente, qualcosa che si intravede con lo sguardo, giusto un attimo, poi l’occhio va subito oltre, scappa via. Ormai non c’è più nemmeno la cu- riosità di guardarmi da lontano, di nascosto. Fermarsi e vol- tarsi non succede più. Vivo un anonimato fatto di nebbia. Sono una figura grigia che si confonde col grigio della città. Questo servizio di accompagnamento forzato non l’ha de- ciso il giudice. È un vero abuso. Mascherato dalla necessità di tutelarmi. Alla mia età nessuno si è mai sognato di rite- nermi socialmente pericoloso. Non c’è alcuna possibilità di reiterare il reato commesso. La mia condotta è sempre sta- ta irreprensibile, fuori e dentro il carcere. Non mi sono mai considerato una vittima del sistema o della società. Non mi sono mai lasciato condizionare dalla sindrome del giustifi- cazionismo a oltranza. Mi sono assunto tutte le mie respon- sabilità. E anche se certi conformisti benpensanti si indigna- 33
  • 35. GiveMeAChance Editoria Online no, anche se a qualcuno piace gridare allo scandalo, io sono qui a difendere sulla mia pelle il concetto stesso di giustizia. Le Fosse Ardeatine. Il mio destino si è compiuto lì, il 24 marzo 1944. Quello è stato il bivio che ha cambiato in modo radicale tutta la mia vita. Abbiamo ucciso trecentotrentacin- que italiani, dieci per ogni soldato tedesco morto il giorno prima nell’attentato di via Rasella. Cinque vittime in più, un errore dovuto alla fretta. Li abbiamo uccisi come atto di rap- presaglia, un’esecuzione voluta da Hitler in persona. Io ho eseguito l’ordine. Non ero spinto da un sentimento d’odio o di rancore. Ho ucciso perché mi è stato ordinato. Ero in guer- ra, eravamo tutti in guerra. Non ho mai ucciso prima di allo- ra e non ho mai più dovuto uccidere in seguito, Dio mi è te- stimone. Quando ho ricevuto l’ordine dal Supremo Comando ho pensato ad Alice, mia moglie, e ai nostri due bambini, di due e quattro anni. Ho pensato a cosa sarebbe stato di noi se mi fossi rifiutato di fare il mio dovere. 34
  • 36. NessunoTocchiCaino Oggi sono tutti in grado di stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato. La storia ha espresso il suo giudizio, ha emesso le sue sentenze. Sarebbe fin troppo facile per me alzare il dito contro coloro che oggi mi guardano e mi condannano senza sapere davvero. Persone che pensano, che riflettono, che manifestano tutta la loro scienza e coscienza davanti alla Bibbia o al codice penale. Persone che hanno sempre vissu- to in tempo di pace. Che la guerra non l’hanno mai vista né subita. Sarebbe troppo facile per me guardare costoro e di- leggiarli. Compatirli, di rimando. Hanno la fortuna di essere nati oggi, quando i giochi ormai sono fatti, quando si può ra- gionare, quando già si sa dove sta la ragione. Quando si può prendere posizione senza rischiare nulla per sé e per la pro- pria famiglia. Signori, sappiate che davanti a voi io non ab- basserò mai lo sguardo. Ci confrontiamo ad armi pari. La saggezza a posteriori è la più grande comodità del giorno d’oggi. Le vittime e i loro familiari, molti dei quali oggi ancora vi- venti, hanno tutto il mio rispetto. Tutto quello che è avvenuto 35
  • 37. GiveMeAChance Editoria Online __________________________________ __________________________________ __________________________________ __________________________________ __________________________________
  • 38. GiveMeAChance Io Ho Ucciso Editoria Online Grazie per aver letto questa parte di ebook gratuita! Puoi liberamente distribuirlo a tutte le persone a te vicine che ritieni possano essere interessate a questo argomento, purché senza modifiche ... … e se ti è piaciuto, acquista l’opera completa in formato eBook o cartaceo edita da GiveMeAChance s.r.l. - Editoria OnLine www.givemeachance.it Link all’opera: http://www.givemeachance.it/autori/emanuele-cislaghi/GMC- emanuele-cislaghi-io-ho-ucciso.php