2. Infanzia (1475-1487)
Michelangelo nacque il 6 marzo 1475 a Caprese, in Valtiberina,
vicino ad Arezzo, da Ludovico di Leonardo Buonarroti
Simoni, podestà al Castello di Chiusi e di Caprese, e
Francesca di Neri del Miniato del Sera.
La famiglia era fiorentina, ma il padre si trovava nella cittadina
per ricoprire la carica politica di podestà.
Michelangelo era il secondogenito, su un totale di cinque figli
della coppia.
Già alla fine di marzo, terminata la carica semestrale di
Ludovico Buonarroti, la famiglia tornò presso Firenze, a
Settignano, probabilmente alla poi detta Villa Michelangelo,
dove il neonato venne affidato a una balia locale.
Settignano era un paese di scalpellini poiché vi si
estraeva la pietra serena da secoli utilizzata a Firenze
nell'edilizia di pregio. Anche la balia di Michelangelo
era figlia e moglie di scalpellini. Diventato un artista
famoso, Michelangelo, spiegando perché preferiva la
scultura alle altre arti, ricordava proprio questo
affidamento, sostenendo di provenire da un paese di
“scultori e scalpellini”, dove dalla balia aveva bevuto «latte
impastato con la polvere di marmo».
Nel 1481 la madre di Michelangelo morì quando egli aveva solo
sei anni. L'educazione scolastica del fanciullo venne affidata
all'umanista Francesco Galatea da Urbino, che gli impartì
lezioni di grammatica.
3. Formazione presso il Ghirlandaio (1487-1488)
Nel 1487 Michelangelo finalmente approdò alla bottega di Domenico Ghirlandaio, artista fiorentino tra i più
quotati dell'epoca; sembra ormai quasi certo che Michelangelo fu mandato a bottega proprio dal padre a
causa dell'indigenza familiare: la famiglia aveva bisogno dei soldi dell'apprendistato del ragazzo, al quale
così non poté essere data un'istruzione classica. La notizia è data da Vasari, che già nella prima edizione
delle Vite (1550), descrisse, appunto, come fu Ludovico stesso a condurre il figlio dodicenne nella bottega
del Ghirlandaio, suo conoscente, mostrandogli alcuni fogli disegnati dal fanciullo, affinché lo tenesse con sé
alleviando le spese per i numerosi figli,
4. Al giardino neoplatonico (1488-1490)
Molto probabilmente Michelangelo
non terminò il triennio formativo
in bottega, iniziò a frequentare
il giardino di San Marco, una
sorta di accademia artistica
sostenuta economicamente da
Lorenzo il Magnifico in una sua
proprietà nel quartiere mediceo
di Firenze. Qui si trovava una
parte delle vaste collezioni di
sculture antiche dei Medici, che
i giovani talenti, ansiosi di
migliorare nell'arte dello
scolpire, potevano copiare
5. Prime opere (1490-1492)
Al periodo del giardino e del
soggiorno in casa
Medici risalgono
essenzialmente due
opere, la Madonna
della Scala (1491 circa)
e la Battaglia dei
centauri, entrambe
conservate nel museo
di Casa Buonarroti a
Firenze. Si tratta di due
opere molto diverse per
tema (uno sacro e uno
profano) e per tecnica
(una in un sottile
bassorilievo, l'altro in un
prorompente
altorilievo), che
testimoniano alcune
influenze fondamentali
nel giovane scultore,
rispettivamente
Donatello e la statuaria
classica
La Centauromachia Madonna della Scala (Michelangelo) (1491 circa)
6. Firenze
Mentre cresceva lo scontento per il progressivo declino politico ed
economico della città, in mano a un ragazzo poco più che
ventenne, la situazione esplose in occasione della calata in
Italia dell'esercito francese (1494) capeggiato da Carlo
VIII, nei confronti del quale Piero adottò un'impudente politica di
assecondamento, giudicato eccessivo. Appena partito il monarca
la situazione precipitò rapidamente, aizzata dal predicatore
ferrarese Girolamo Savonarola, con la cacciata dei Medici e il
saccheggio del palazzo e del giardino di San Marco.
Resosi conto dell'imminente crollo politico del suo mecenate,
Michelangelo, al pari di molti artisti dell'epoca,
abbracciò i nuovi valori spirituali e sociali di
Savonarola[21]. Il frate, con le sue accalorate prediche e il suo
rigorismo formale, accese in lui sia la convinzione che la Chiesa
dovesse essere riformata, sia i primi dubbi sul valore etico da
dare all'arte, orientandola su soggetti sacri.
Poco prima del precipitare della situazione, nell'ottobre 1494,
Michelangelo, nella paura di rimanere coinvolto nei disordini,
quale possibile bersaglio poiché protetto dai Medici, fuggì dalla
città di nascosto, abbandonando Piero al suo destino: il 9
novembre venne infatti scacciato da Firenze, dove si instaurò un
governo popolare
7. Il primo viaggio a Bologna (1494-1495)
L'imbroglio del Cupido (1495-1496)
Primo soggiorno romano (1496-1501)
Arrivo a Roma e il Bacco (1496-1497)
Arrivò a Roma il 25 giugno
1496. Il giorno stesso il cardinale
mostrò a Michelangelo la sua
collezione di sculture antiche,
chiedendogli se se la sentiva di fare
qualcosa di simile. Neppure dieci
giorni dopo, l'artista iniziò a scolpire
una statua a tutto tondo di un Bacco
(oggi al Museo del Bargello),
raffigurato come un adolescente in
preda all'ebbrezza, in cui è già
leggibile l'impatto con la statuaria
classica: l'opera infatti presenta una
resa naturalistica del
corpo, con effetti illusivi e tattili simili a
quelli della scultura ellenistica; inedita
per l'epoca è l'espressività e l'elasticità
delle forme, unite al tempo stesso con
un'essenziale semplicità dei particolari
8. Pietà (1497-1499)
Grazie all'intermediazione di Jacopo
Galli, Michelangelo ricevette altre
importanti commissioni in ambito
ecclesiastico, tra cui forse la
Madonna di Manchester, la tavola
dipinta della Deposizione per
Sant'Agostino, forse il perduto
dipinto con le Stimmate di san
Francesco per San Pietro in
Montorio, e, soprattutto, una Pietà
in marmo per la chiesa di Santa
Petronilla, oggi in San Pietro].
Quest'ultima opera, che suggellò la
definitiva consacrazione di
Michelangelo nell'arte scultorea -
ad appena ventidue anni - era stata
commissionata dal cardinale
francese Jean de Bilhères de La
Groslaye, ambasciatore di Carlo
VIII presso papa Alessandro VI,
che desiderava forse adoperarla
per la propria sepoltura.
11. Rientro a Firenze (1501-1504) dopo la
proclamazione della Repubblica (1501)
Nel 1501 Michelangelo era già rientrato a Firenze,
spinto da necessità legate a "domestici
negozi"[33]. Il suo ritorno coincise con l'avvio di
una stagione di commissioni di grande
prestigio, che testimoniano la grande
reputazione che l'artista si era conquistato
durante gli anni passati a Roma.
Il 16 agosto del 1501 l'Opera del
Duomo di Firenze gli affidò ad
esempio una colossale statua del David da
collocare in uno dei contrafforti esterni posti
nella zona absidale della cattedrale. Si
trattava di un'impresa resa complicata dal fatto
che il blocco di marmo assegnato era stato
precedentemente sbozzato da Agostino di
Duccio nel 1464 e da Antonio Rossellino
nel 1476, col rischio che fossero stati ormai
asportati porzioni di marmo indispensabili alla
buona conclusione del lavoro
14. Nuove commissioni (1502-1504) con
un periodo di intensa attività
Tra il 1503 e il 1504 realizzò
un tondo dipinto per
Agnolo Doni,
rappresentante la Sacra
Famiglia con altre figure.
In essa, i protagonisti
sono grandiose
proporzioni e
dinamicamente articolati,
sullo sfondo di un gruppo
di ignudi. I colori sono
audacemente vivaci,
squillanti, e i corpi trattati
in maniera scultorea
ebbero un effetto
folgorante sugli artisti
contemporanei. Evidente
è qui il distacco netto e
totale dalla pittura
leonardesca
15. La Battaglia di Cascina (1504)
Tra l'agosto e il
settembre 1504,
gli venne
commissionato un
monumentale
affresco per la
Sala Grande del
Consiglio in
Palazzo Vecchio
che doveva
decorare una delle
pareti, alta più di
sette metri.
L'opera doveva
celebrare le vittorie
fiorentine, in
particolare
l'episodio della
Battaglia di
Cascina, vinta
contro i pisani nel
1364, che doveva
andare a fare
pendant con la
Battaglia di
Anghiari dipinta da
Leonardo sulla
parete vicina
Copia del cartone della Battaglia di
Cascina di Michelangelo, eseguita da Aristotele da Sangallo
nel 1542 e conservata presso la Holkham Hall di Norfolk
16. Michelangelo giunge a Roma nel 1505.
A Roma sotto Giulio II (1505-1513)
Il primo progetto, noto tramite le fonti,
prevedeva una colossale struttura
architettonica isolata nello spazio,
con una quarantina di statue,
dimensionate in scala superiore al
naturale, su tutte e quattro le
facciate dell'architettura[48].
Il lavoro di scelta e estrazione dei blocchi
richiese otto mesi, dal maggio al
dicembre del 1505.
Durante la sua assenza si mise in moto a
Roma una sorta di complotto ai
danni di Michelangelo, mosso dalle
invidie tra gli artisti della cerchia
papale.
Fu così che nella primavera del 1506
Michelangelo, mentre tornava a
Roma carico di marmi e di
aspettative dopo gli estenuanti mesi
di lavoro nelle cave, fece l'amara
scoperta che il suo progetto
mastodontico non era più al centro
degli interessi del papa, accantonato
in favore dell'impresa della basilica e
di nuovi piani bellici contro Perugia e
Bologna
17.
18. La volta della Cappella Sistina (1508-1512)
« Senza aver visto la
Cappella Sistina
non è possibile
formare un'idea
apprezzabile di
cosa un uomo
solo sia in grado
di ottenere. »
(Johann Wolfgang von
Goethe)
19.
20. Storie della Genesi
Sibille
Profeti
Antico Testamento
Antenati di Cristo
Ignudi con ghirlande
Simbolo della famiglia
Della Rovere
Allusioni alle imprese
Militari del pontefice
21.
22. Percorso a ritroso dal mondo ante legem alla rivelazione del
Sacro
Secondo il pensiero neoplatonico, il processo di liberazione
dell’anima dalla schiavitù terrena e il ritorno alla purezza
originaria
Giulio II come protagonista di un ritorno all’Età dell’oro
34. Giuditta e Oloferne (Giuditta 13,1-10)
Davide e Golia (1 Samuele 17,1-54)
Punizione di Aman (Ester 7,1-10)
Serpente di bronzo (Numeri 21,1-9)
35.
36. La Sagrestia Nuova (1520-1534)
L'opera venne iniziata nel 1525 circa: la struttura in pianta si rifaceva alla Sagrestia Vecchia, sempre nella
chiesa di San Lorenzo, del Brunelleschi: a pianta quadrata e con piccolo sacello anch'esso quadrato. Grazie alle
membrature, in pietra serena e a ordine gigante, l'ambiente acquista un ritmo più serrato e unitario; inserendo
tra le pareti e le lunette un mezzanino e aprendo tra queste ultime delle finestre architravate, dà alla sala un
potente senso ascensionale concluso nella volta a cassettoni di ispirazione antica.
37. Allegorie del Tempo: in quella di Lorenzo il Crepuscolo e l'Aurora, mentre in quella di
Giuliano la Notte e il Giorno. Si tratta di figure massicce e dalle membra poderose che
sembrano gravare sui sarcofagi quasi a spezzarli e a liberare le anime dei defunti,
ritratti nelle statue inserite sopra di essi. Inserite in una nicchia della parete, le statue
non sono riprese dal vero ma idealizzate mentre contemplano
La tomba di Lorenzo, duca d'Urbino La tomba di Giuliano, duca di Nemours
38. IL NEOPLATONISMO DI MICHELANGELO.
Ciascuna della tombe ducali rappresenta in se un’apoteosi secondo la filosofia elaborata da
Marsilio Ficino e il suo circolo, frequentato e seguito dallo stesso Buonarroti.
I neoplatonici fiorentini chiamavano regno della materia il mondo sotterraneo paragonando
l’esistenza dell’anima umana, imprigionata dal corpo, ad un’esistenza “apud inferos”, una
sorta di vera e propria prigione.
Non sembra dunque azzardato identificare gli Dèi fluviali, posti sul fondo stesso dei
monumenti, con i quattro fiumi dell’Ade: Acheronte, Stige, Flegetonte e Cocito.
Nel dialogo platonico del Fedone, così come nell’Inferno dantesco, tali fiumi svolgevano un
compito importante: significavano le quattro fasi della punizione espiatoria che attende l’anima
dopo la morte. In altri filosofi come Landino e Pico della Mirandola rappresentano il
quadruplice aspetto della materia che riduce in schiavitù l’anima umana nel momento
dell’incarnazione. Non appena essa abbandona la sua dimora superceleste ed attraversa il
Lete, capace di farle dimenticare la felicità della sua esistenza precedente, si trova “ priva di
gioia” nell’Acheronte ( nome derivato dal verbo greco “Kaìrein” , gioire ); è colta dalla pena (
Stige); cade in preda ad “ardenti passioni come il matto furore o la furia” (Flegetonte, dal
greco flòx, fiamma ) ; e resta invischiata nella palude di un eterno lacrimoso dolore ( Cocito,
dal greco kòkuma, lamento) . Dunque i quattro fiumi dell’Ade rappresentano tutti quei mali
che scaturiscono da un unica fonte, la materia, capace di distruggere la felicità
dell’anima.Come ricorda lo stesso Ficino “il profondo gorgo dei sensi è sempre turbato
dai flutti dell’Acheronte, dello Stige, di Cocito e del Flegetonte” .
43. La conclusione dei lavori alla tomba di Giulio II (1544-1545)
Dopo gli ultimi accordi del 1542, la tomba di Giulio II venne posta in essere nella chiesa di San Pietro in Vincoli
tra il 1544 e il 1545 con le statue del Mosè, di Lia (Vita attiva) e di Rachele (Vita contemplativa) nel primo
ordine.
Nel secondo ordine, al fianco del pontefice disteso con sopra la Vergine col Bambino si trovano una Sibilla e un
Profeta
45. Basilica di San Pietro in Vaticano (1546-1564)
È una delle più vaste coperture in muratura mai costruite; presenta un diametro interno di circa 42 metri[1] e
porta l'altezza complessiva della basilica, dalla base fino alla sommità della lanterna, ad oltre 130 metri. Le sue
forme, espressione del passaggio dall’architettura rinascimentale a quella barocca[2], rispecchiano in buona
parte il disegno di Michelangelo Buonarroti, che vi lavorò fino all'anno della sua morte, avvenuta nel 1564
46. Il tamburo, che misura circa 42 metri
di diametro interno ed ha uno spessore
medio di 3 metri,[32] è formato da uno
zoccolo sul quale sono impostati 16
contrafforti radiali che delimitano
altrettanti finestroni rettangolari con
timpani centinati e triangolari alternati.
All'esterno gli speroni sono schermati
mediante colonne binate sormontate
da capitelli d'ordine corinzio e da
un'alta trabeazione con cornici
modanate; più in alto si eleva un
attico decorato con festoni vegetali.
Dai contrafforti partono 16 nervature,
dello spessore variabile tra i 2 e i
5 metri,[32] che si concludono nella
lanterna; alla base di ogni costolone
sono scolpiti i tre monti dello stemma
di papa Sisto V.
La cupola ha una struttura a doppia
Calotta.