Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
Un mio intervento sulla realtà imprenditoriale italiana e le eccellenze del sistema economico toscano, in relazione agli scenari internazionali e ai trend del commercio mondiale. Ci attendiamo grandi opportunità, per le nostre imprese, soprattutto dai trattati internazionali di libero scambio...
Social business, accostamento di due termini che il nostro modello culturale ha sempre cercato di tenere accuratamente distanti. Due termini caricati storicamente di valenze molto differenti, la cui connessione può apparire a prima vista quasi un ossimoro mentre è in realtà semplicemente
l’espressione più adatta a definire un nuovo modello socio-economico che parte da una rivoluzione
culturale che permette l’accostamento e la connessione di qualsiasi realtà, simile o diametralmente opposta.
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
Un mio intervento sulla realtà imprenditoriale italiana e le eccellenze del sistema economico toscano, in relazione agli scenari internazionali e ai trend del commercio mondiale. Ci attendiamo grandi opportunità, per le nostre imprese, soprattutto dai trattati internazionali di libero scambio...
Social business, accostamento di due termini che il nostro modello culturale ha sempre cercato di tenere accuratamente distanti. Due termini caricati storicamente di valenze molto differenti, la cui connessione può apparire a prima vista quasi un ossimoro mentre è in realtà semplicemente
l’espressione più adatta a definire un nuovo modello socio-economico che parte da una rivoluzione
culturale che permette l’accostamento e la connessione di qualsiasi realtà, simile o diametralmente opposta.
Partendo da una ricostruzione del sistema produttivo lombardo e delle sue dinamiche evolutive all’interno dello scenario globale, precedente l’emergenza sanitaria, con un focus prevalente sui settori chimico-farmaceutico, gomma-plastica e filiera moda, proveremo ad analizzare i principali effetti delle politiche di contenimento del Covid19, immaginando possibili strategie per il rilancio del sistema economico e sociale nel suo complesso.
Produttività, salari e contrattazione decentrataMassimo Resce
INAPP - Istituto nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche
Slide per "I seminari del venerdì" - (20.10.2017 - ROMA)
Titolo: Produttività, salari e contrattazione decentrata - Dinamiche in area euro e posizionamento dell'Italia
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
Discorso alla World Model United NationGiulioTerzi
Intervento dell'Ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, alla World Model United Nation - sede FAO, Roma. Una riflessione sul ruolo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e sul lavoro svolto in esso dalla rappresentanza italiana, è lo spunto per riflettere sull'opportunità di una nuova candidatura del nostro Paese a questo seggio.
Partendo da una ricostruzione del sistema produttivo lombardo e delle sue dinamiche evolutive all’interno dello scenario globale, precedente l’emergenza sanitaria, con un focus prevalente sui settori chimico-farmaceutico, gomma-plastica e filiera moda, proveremo ad analizzare i principali effetti delle politiche di contenimento del Covid19, immaginando possibili strategie per il rilancio del sistema economico e sociale nel suo complesso.
Produttività, salari e contrattazione decentrataMassimo Resce
INAPP - Istituto nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche
Slide per "I seminari del venerdì" - (20.10.2017 - ROMA)
Titolo: Produttività, salari e contrattazione decentrata - Dinamiche in area euro e posizionamento dell'Italia
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
Discorso alla World Model United NationGiulioTerzi
Intervento dell'Ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, alla World Model United Nation - sede FAO, Roma. Una riflessione sul ruolo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e sul lavoro svolto in esso dalla rappresentanza italiana, è lo spunto per riflettere sull'opportunità di una nuova candidatura del nostro Paese a questo seggio.
“Chi governa il mondo: il futuro delle Nazioni Unite” La riforma delle Nazioni Unite tra mito e realtà. Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata al Festival “Fare la pace”. Bergamo, 23 maggio 2015
La Comimissione Chilcot sulla guerra in Iraq, gli errori dell'intelligence occidentale, una ampia riflessione sull'importanza della trasparenza e libertà nell'informazione, per prevenire nuovi gravi errori negli scenari internazionali.
Europa, Ucraina, Russia… genesi, scenario, e proiezioni futureGiulioTerzi
Una nuova cena rotariana è l'occasione per l'Ambasciatore Giulio Terzi, di approfondire riflessioni sullo scenario euroasiatico, dei rapporti tra Unione Europea e federazione Russa e non solo...
Il caso dei nostri Marò trattenuti in India è lo spunto per una più ampia riflessione sul concetto di tutela della sovranità nazionale, e di come essa venga a volte percepita in Italia da istituzioni e pubblica opinione
Alimentare il digitale Rapporto 2015 di UnionCamereAlex Kornfeind
Alimentare il digitale Rapporto 2015 di UnionCamere. Per il 40% delle imprese italiane, internet non serve Circa la metà delle aziende* non ritiene il digitale uno strumento effettivo di crescita e comunque utile alla propria impresa. (campione analizzato da SWG).
Leggi:
http://www.key4biz.it/ilprincipenudo-per-il-40-delle-imprese-italiane-internet-non-serve/
Sito:
http://www.unioncamere.gov.it/
Twitter:
https://twitter.com/unioncamere
22 GENNAIO 2002
Terziarizzazione dell’economia e trasformazione dei servizi privati
realizzato da Lorenzo Birindelli e Clemente Tartaglione
con la collaborazione di Gabriele Guglielmi
presentazione di Ivano Corraini
INDICE
principali tendenze evolutive in Italia e in Europa
1 Tendenze della terziarizzazione in Italia
2 Sviluppo dei servizi nelle economie avanzate
3 Un nuovo processo di terziarizzazione dell’economia italiana che prende forma
a partire dai primi anni novanta
4 Struttura delle imprese dei servizi in Italia e in Europa
5 Terziarizzazione del mercato del lavoro: un processo europeo
6 Terziarizzazione e occupazione femminile, diffusione di forme di impiego non tradizionale in Italia e in Europa
7 Effetti della terziarizzazione in Italia
8 Terziarizzazione del mercato del lavoro: aspetti salienti della situazione italiana
Capitolo 2
Occupazione, retribuzioni, produttività e costo del lavoro nei comparti di “Area Filcams” della contabilità nazionale
1 Occupazione
2 Produttività del lavoro
3 Retribuzioni di fatto e slittamento salariale
4 Costo del lavoro dipendente e produttività del lavoro
Capitolo 3
Struttura dimensionale, distribuzione territoriale e articolazione di comparto delle imprese e occupati del terziario privato di “Area Filcams”
1 Tendenze evolutive nel terziario privato; composizione geografica e di comparto
nei settori del commercio, turismo e servizi
1 . 1 I mutamenti occupazionali attraverso un’analisi di comparto per i settori
del commercio e servizi
2 I settori attraverso un’analisi dell’articolazione dell’occupazione dipendente
per dimensione d’impresa e area geografica
2 . 1 Lavoratori dipendenti nel commercio
2 . 2 Lavoratori dipendenti nel turismo
2 . 3 Lavoratori dipendenti nei servizi
Welfare24, l'iniziativa editoriale di Assidai - Fondo Sanitario integrativo per dirigenti e manager, nel mese di giugno 2014 è dedicato al tema dell'Innovazione come risorsa strategica. Innovazione come parametro per comprendere lo stato di salute di un paese come l’Italia. Innovazione come perno per un piano industriale solido che guarda al futuro e all'internazionalizzazione.
In questo numero: l’analisi dei dati del World Economic Forum, un interessante approfondimento sul mondo delle startup e degli incubatori "Made in Italy" e il piano industriale di Zucchi Spa raccontato da Riccardo Carradori (A.D. di Zucchi).
Leggi Welfare24 ogni mese su Slideshare, Linekdin (assidai) e su www.assidai.it
Innovazione e internazionalizzazione del sistema impreseAlberto Mascia
“L’innovazione è tutto. Quando si è in prima linea si riesce a vedere quale sarà la prossima innovazione necessaria. Quando si è dietro, si devono spendere le energie per recuperare terreno” - R. Noyce
Il 19 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato “Destinazione Italia”.
Su proposta del presidente del Consiglio, Enrico Letta e dei ministri degli Affari Esteri, Emma Bonino, e dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, il Consiglio ha approvato il piano, un progetto per attirare gli investimenti esteri e favorire la competitività delle imprese italiane. Si tratta di 50 misure che toccano un ampio spettro di settori: dal fisco al lavoro, dalla giustizia civile alla ricerca. Il piano è aperto alla consultazione pubblica per tre settimane affinché tutti i soggetti, pubblici e privati, che vogliono apportare un contributo, possano farlo. Al termine di questa fase, “Destinazione Italia” sarà definitivamente approvata dal Consiglio dei Ministri. Tre sono i punti in cui si articola il piano: attrazione, promozione, accompagnamento.
L'Innovazione sostenibile di Roberto Gallerani
“Parlare di innovazione, nel mondo delle PMI, è assai fin troppo facile e di “moda”; quando poi si prova a discuterne sul campo, con un cliente o un partner, quasi sempre si scopre la difficoltà di comprendersi, di parlare il medesimo linguaggio, di fare riferimento agli stessi concetti. Chi opera a vario titolo, come consulente, professionista, società commerciale, ha una sua visione maturata nel quotidiano attraverso la propria attività ed il rapporto con il mercato. In particolare, in queste pagine, si vogliono analizzare brevemente i principali aspetti pratici, di metodo e d’uso di strumenti atti a facilitare un diverso modo di operare nelle imprese, nel quale venga dato il massimo rilievo a quei processi che favoriscono lo sviluppo delle idee e, da esse, la creazione di nuove opportunità di valore e di business. Non a caso chi scrive ritiene che la chiave di volta di un diverso (e forse nuovo) modo di operare sia quello di creare un metodo, un’infrastruttura organizzativa ed ICT, una cultura della “Ricerca & Sviluppo permanente di idee e progetti di nuove opportunità e valore”, che sia alla base, in ogni settore, di un vantaggio competitivo che nasce dall’ “amplificazione esplosiva” delle capacità e dalle potenzialità umane anziché dal solo loro “sfruttamento”.
Tuttavia, come si è detto, prima di affrontare questo tema con proposte costruttive è necessario comunicare, capirsi, discutere e condividere ampiamente, laddove è possibile, un’impostazione e dei valori comuni. Lo scopo di queste pagine è quindi in questa direzione, quello di riassumere alcuni elementi ed una visione nati da riflessioni e discussioni sul campo, cercando al contempo di mettere in fila argomenti, domande e possibili risposte per fare un primo passo verso un confronto costruttivo. E’ possibile che la “prima edizione” non riesca al meglio in questo fine, ma per fortuna è sempre possibile, ed auspicabile, redarre versioni successive che traggano impulso da critiche e osservazioni.
E per queste ragioni ed in questo “spirito” che questo scritto viene distribuito in licenza Creative Commons “Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo”, per consentire ed agevolare un suo eventuale impiego in ulteriori estensioni del processo di discussione e confronto al riguardo di questi temi.”
Il ruolo del CFO per la crescita dimensionale nel middle marketFondazione CUOA
A cura di CUOA Finance (Francesco Gatto, Mirca Toniolo e Bruno Borgia) e KPMG (Manuela Grattoni e Alessandro Ragghianti)
Questa ricerca intende sviluppare una riflessione su alcune “leve” che potrebbero favorire uno sviluppo del middle market in Italia, partendo dal presupposto che il tessuto italiano è composto in assoluta prevalenza da aziende rientranti in tale segmento e che saranno obbligate ad un percorso di crescita per esser competitive sul mercato mondiale. La “leva” che nell’articolo viene esaminata è la crescita del management, con particolare riferimento al ruolo del CFO destinato ad assumere sempre più un ruolo “direzionale” a supporto dell’imprenditore.
Un HoReCa senza bottiglie: ripensare il modello di business della Distribuzione.febo leondini
Il paper ha lo scopo di proporre un nuovo modello di business per la Distribuzione HoReCa partendo da un'analisi critica dei processi che generano valore, alla luce della sempre maggiore importanza assunta dagli intangible asset rispetto ai tangible. La proposta finale, quella di una Light Asset Company fortemente orientata al mercato, e svincolata da costrizioni territoriali e dimensionali, integra le opportunità offerte dalla tecnologia con le caratteristiche proprie di un business di relazione, quale è quello distributivo.
Accento sull'Italia. I nuovi paradigmi del cambiamento e gli impatti sulla CE...ideaTRE60
ll mondo cambia e le aziende non possono più stare a guardare. I vecchi modelli di business cominciano a scricchiolare, alcuni sono già crollati, e il rischio, per chi non comprende e non si adegua ai nuovi paradigmi, è di perdere competitività. Ridisegnare le strategie aziendali è necessario per la sopravvivenza sul mercato, niente di più e niente di meno. Ma quali sono i nuovi modelli? E come trasformeranno le economie? A queste domande cerca di rispondere Accento sull'Italia, un percorso realizzato da Accenture per interpretare i profondi cambiamenti sociali, economici e culturali già in atto, analizzandoli per preparare i CEO ad anticiparne gli effetti nei vari settori.
Leggi tutto su www.ideaTRE60.it
Giornata della Pace e della NonViolenza in Azienda - GUNA SpaGiulioTerzi
Intervento dell'Ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata alla Giornata della Non-Violenza in azienda, che GUNA SpA - azienda italiana leader nella produzione e distribuzione di farmaci biologici - organizza ogni anno in occasione del 2 ottobre, compleanno del Mahatma Ghandi.
1. UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO
PER UNA NUOVA ITALIA
PROTAGONISTA IN EUROPA
CESI – Centro Nazionale Studi
Intervento dell’Ambasciatore
Giulio Terzi di Sant’Agata
2. La correlazione tra crescita, competitività, innovazione da un lato e
processi di internazionalizzazione dall'altro è stata da tempo rilevata
attraverso osservazioni empiriche, analisi dei dati, modelli teorici.
Quanto la crescita della nostra economia richieda condizioni favorevoli
alla internazionalizzazione delle imprese è parso chiaro assai prima della
crisi finanziaria del 2008. Ma ancor più gli anni di crisi hanno evidenziato
una performance considerevolmente superiore dei comparti produttivi
ad elevato margine di internazionalizzazione, rispetto a quelli che ne
sono rimasti ai margini. Si tratta quindi di una correlazione - quella tra
prospettive di crescita e grado di apertura esterna della nostra economia
- che merita un'attenzione prioritaria nel definire la politica economica
del nostro Paese, sia nelle scelte immediate sia per quelle strutturali, di
medio e lungo periodo.
2UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
3. A questo proposito mi sembra opportuno ricordare due articoli
pubblicati negli ultimi mesi sul bollettino del Cesi, Il Sestante, dal
Presidente Gaetano Rasi e dal Prof. Mario Bozzi-Sentieri.
Commentando le decisioni del G20 a Brisbane, il Prof. Rasi ha
stigmatizzato la fuorviante genericità di un "policy mix" basato, per
aree economiche e geopolitiche così eterogenee, da un lato su
identiche politiche monetarie (es. QE Fed, Bce, e Banca del Giappone) e
politiche fiscali espansive, e dall'altro su riforme strutturali che non
possono certamente essere uguali per tutti. Le riforme della giustizia
civile, del credito, dell’Amministrazione dello Stato, per fare degli
esempi molto concreti, devono essere più urgenti e positivamente
pervasive per noi che non per altri importanti partners europei, come
la Francia o la Spagna.
3UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
4. L'altro spunto che mi sembra utile a legare sviluppo e processi di
internazionalizzazione, riguarda le osservazioni del Prof. Bozzi-Sentieri
sempre su Il Sestante, circa la necessità di una politica che dia valore ai
"corpi intermedi". Una politica ben diversa dalla sistematica avversione
del Governo Renzi nei confronti delle istanze associative e sindacali.
Intendiamoci, è un terreno che richiede una decisa volontà innovativa e
riformatrice. Ma, come auspica Bozzi-Sentieri, riformare è ben diverso
dal voler rendere sempre più marginali e irrilevanti i "corpi intermedi".
4UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
5. Si dovrebbe far leva sugli artt. 46 e 39 della Costituzione, per attuarli
finalmente, in quella direzione innovativa che è incoraggiata dalle
migliori esperienze di cui disponiamo in Europa, come l'inclusione delle
forze sociali nella gestione delle aziende. E sono proprio alcune
caratteristiche dei processi di internazionalizzazione in atto - pensiamo
ad esempio ai "Contratti di rete" tra moltissime imprese ad alta
propensione esportativa e innovativa - a segnalare le potenzialità di
una più positiva interazione anche del nostro sistema produttivo con i
"corpi intermedi".
5UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
6. Alcuni dati che citerò, tra i moltissimi disponibili, danno la sensazione
che due diverse Italie si siano sempre più chiaramente manifestate
durante la lunga crisi iniziata nel 2008/2009. E un fondamentale
spartiacque è rappresentato proprio dal diverso grado di
internazionalizzazione.
Al di là di un'Italia in recessione profonda, con una flessione del PIL
manifatturiero dell'8% tra il 2008 e la fine del 2014; con una perdita di
47.000 imprese in sei anni ed ancora di 5.700 lo scorso anno; al di là
ancora di una caduta libera del valore aggiunto manifatturiero del 17%
in cinque anni, c'è "Un'altra Italia": un'Italia che mantiene e, in certa
misura, accresce la sua competitività nei mercati esteri; grazie a quella
che viene chiamata "internazionalizzazione complessa", ai partenariati
e nella cd "Catena globale del Valore", alle reti d'impresa e alla
rivitalizzazione di distretti e clusters produttivi, grazie all'impatto
positivo sulla competitività delle aziende delle tecnologie verdi, dei
nuovi processi produttivi legati alle stampanti 3D, o ancora grazie al
crescente affermarsi di management sensibili alla "corporate social
responsibility".
6UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
7. È questa "altra Italia" ad aver continuato a rivelare durante tutto il
periodo della recessione eccellenti "performance" all'estero:
accrescendo i valori medi unitari dei principali prodotti manifatturieri
esportati, e quindi migliorando in competitività. E non solo nei settori
ad elevata qualità ma generalmente a basso contenuto tecnologico - le
"4A" del Made in Italy, alimentari, abbigliamento, arredamento,
automazione - ma migliorando soprattutto competitività nell'high-tech,
come farmaceutica, ICT, aerospazio, elettronica, comparti aumentati di
ben il 35% nei cinque anni di crisi.
Un primo essenziale dato che collega sviluppo e internazionalizzazione
riguarda perciò il "New made in Italy": tutto quello che rilancia la
competitività delle nostre imprese attraverso ricerca, tecnologia, idee
innovative, qualità. Vi sono analisi di grande interesse nell'ultimo
rapporto Censis sulle "determinanti della crescita nel sistema
d'impresa": ebbene, otto "determinanti della crescita" su dieci
riguardano l'impatto positivo di nuove strategie sulla qualità del
prodotto e sull'internazionalizzazione delle imprese.
7UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
8. Un secondo dato che collega sviluppo e internazionalizzazione verte
sulle filiere produttive, riarticolate attraverso i “Contratti di rete”,
lanciati nel 2010. Le imprese che vi aderiscono sono passate in tre anni
da poche decine a 9.000, per il 44% manifatturiere, e per il 36% nei
servizi, con quasi 1.800 Contratti di rete stipulati. Le imprese
manifatturiere "in rete" rivelano una propensione
all'internazionalizzazione di circa il 50% superiore a quella delle
imprese che non sono in rete.
Tutto ciò sta avvenendo nonostante il campanello d'allarme di un
ridimensionamento della quota dell'esportazione italiana nel
commercio mondiale, scesa tra il 2007 e il 2013 dal 3,6% al 2,8%.
8UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
9. Sull'altro versante nella realtà del nostro Paese si trovano comparti e
aziende dipendenti in misura dominante dalla domanda interna, dalle
forniture pubbliche, dall'apparato burocratico. Sotto il profilo
territoriale vi è poi, come nota ancora il Censis, una "fascia mediana a
rischio involuzione" con spopolamento di alcuni territori,
invecchiamento della popolazione, scarsa propensione all'interscambio
con l'estero. Nel suo complesso, il Mezzogiorno sembra allontanarsi
ancor più dal resto del Paese, anche se alcune filiere, sparse a macchia,
possono stimolare la ripresa, internazionalizzando e raccordando tra
loro agricoltura, agroindustria e turismo.
Internazionalizzazione significa non solo esportare; significa anche e
soprattutto attrarre investimenti in Italia, coì come insediare attività
commerciali e produttive oltre confine. Sotto questo profilo, va rilevato
che la propensione all'investimento produttivo all'estero è diminuita, in
controtendenza rispetto alla rafforzata capacità esportativa dell'Italia.
9UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
10. Ne derivano tre elementi di debolezza che devono essere al centro di
una strategia coerente di politica economica, fiscale, industriale, a
livello nazionale quanto europeo, che ci consenta di cogliere, ma anche
di orientare, le opportunità offerte dai negoziati economici globali e
regionali, come Doha, TPP e TTIP. I tre elementi di debolezza sono i
seguenti:
10UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
11. 1. Nonostante la nostra sia la seconda economia manifatturiera del
Continente, l'internazionalizzazione produttiva dell'Italia resta
considerevolmente più bassa di quella degli altri 4/5 principali Paesi
Europei.
2. La seconda debolezza, è che il nostro stock di investimenti esteri
rispetto al PIL è quasi la metà di quello tedesco e francese.
3. La terza debolezza riguarda il nostro posizionamento nella
globalizzazione dei mercati per i prodotti intermedi. Secondo l'OMC
più della metà del commercio globale dei manufatti e tre quarti dei
servizi è costituito da prodotti intermedi. Necessitano strategie che
attraggano in Italia le "Catene del Valore", le cd "Global Value Chains".
Nella competizione vincerà sempre più non chi esporta, quanto chi
immette nel prodotto la miglior combinazione di valore e di elementi
immateriali.
11UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
12. Durante la crisi, sono state purtroppo le nostre imprese fornitrici di
beni intermedi a essere più colpite. È proprio il diverso posizionamento
nelle "Global Value Chains" a spiegare in buona misura il divario di
crescita tra noi seconda economia manifatturiera nel Continente, e la
Germania, nostra diretta concorrente proprio nella Catena Globale del
Valore.
Dinanzi a un quadro così difforme come quello delle "due diverse Italie"
che sembrano delinearsi nella loro diversa propensione a cogliere le
opportunità della crescita a livello globale, la prima responsabilità tocca
alle Istituzioni di Governo: con strumenti rapportati alle differenti
caratteristiche del territorio, dell'innovazione e della conoscenza.
12UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
13. Durante la crisi, sono state purtroppo le nostre imprese fornitrici di
beni intermedi a essere più colpite. È proprio il diverso posizionamento
nelle "Global Value Chains" a spiegare in buona misura il divario di
crescita tra noi seconda economia manifatturiera nel Continente, e la
Germania, nostra diretta concorrente proprio nella Catena Globale del
Valore.
Dinanzi a un quadro così difforme come quello delle "due diverse Italie"
che sembrano delinearsi nella loro diversa propensione a cogliere le
opportunità della crescita a livello globale, la prima responsabilità tocca
alle Istituzioni di Governo: con strumenti rapportati alle differenti
caratteristiche del territorio, dell'innovazione e della conoscenza.
13UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
14. Si devono attivare pochi ma efficaci strumenti di politica industriale.
Pensiamo all'abissale differenza tra gli interventi a pioggia, pre-
elettorali, degli 80 euro e dei "tesoretti" del Governo Renzi, e gli
interventi ben più strutturati del Governo Valls in Francia, per rilanciare
investimento e innovazione non già con finanziamenti diretti di
cattedrali nel deserto, bensì con piani di ammortamento accelerato e
rimborsi delle spese di investimento effettuate dalle aziende. Un
meccanismo proposto originariamente dall'opposizione UMP e ora
fatto proprio da un pragmatico Governo socialista. Si devono abbattere
procedimenti e controlli burocratici spesso privi di senso, che
penalizzano le imprese.
Si deve soprattutto riformare la giustizia civile; e questa è la priorità più
immediata se vogliamo davvero internazionalizzare il nostro sviluppo.
14UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
15. L'Economist sottolineava la settimana scorsa come Renzi abbia
dedicato praticamente tutto il suo primo anno di Governo a riforme
costituzionali ed elettorali mirate a blindare la sua base politica e di
potere del PD, e soprattutto della componente interna cha a lui fa capo.
Ma così facendo, dice ancora l'Economist, si è perso un anno nella
riforma della giustizia civile, ancora ai primissimi passi, alla riforma
fiscale - che non può ancora tardare data l'iniquità oppressiva e i danni
che l'attuale sistema fiscale arreca all'economia e ai cittadini -, le
misure di sostegno alle PMI, i rimborsi dei crediti vantati dalle imprese
nei confronti delle Amministrazioni, la riforma della Pubblica
Amministrazione.
15UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
16. E' una valutazione ampiamente condivisa un po’ dappertutto nell’Area
OCSE che l’attuale contesto economico internazionale rappresenti per
paesi come l’Italia, una grande opportunità per inserirsi nel ciclo della
ripresa mondiale.
Basso prezzo del petrolio, tassi di interesse quasi azzerati, cambio euro-
dollaro alla parità, ci riportano a un periodo storicamente molto simile,
quello del 1999 caratterizzato da un cambio euro-dollaro, tasso
d’interesse e un prezzo dell’energia di tendenze molto vicine a quelle
attuali.
Il raffronto fra la situazione attuale e quella di sedici anni fa, induce
tuttavia a considerare le opportunità che abbiamo dinanzi con
accresciuta cautela. Nonostante vi siano voci che ritengono già
acquisito un effetto di positivo trascinamento sul nostro export, serve
un accresciuto impegno nell’imprimere alla nostra politica economica
delle svolte incisive e sostanziali, e non prevalentemente cosmetiche o
fideistiche come quelle che continuiamo a sentire nelle declaratorie
governative da un anno a questa parte.
16UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
17. Dobbiamo infatti prestare molta attenzione al fatto che nello scenario
dell’economia mondiale di quindici anni fa, così simile a quello attuale,
il volume di beni e servizi venduti dall’Italia all’estero è sì inizialmente
aumentato del 20%; ma si è poi ridotto nei tre anni successivi non
appena il deprezzamento dell’euro sul dollaro ha provocato un
aumento dei prezzi interni e di quelli all’export, deteriorando la
competitività dei nostri prodotti.
La mancanza di flessibilità del mercato italiano e la tendenza di gran
parte delle aziende ad adeguare i prezzi invece di migliorare la qualità e
di investire in produttività hanno praticamente azzerato quell’iniziale
effetto di stimolo derivante da un cambio favorevole.
17UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER UNA NUOVA ITALIA PROTAGONISTA IN EUROPA
18. E’ così avvenuto che mentre per la Germania ed altri grandi Paesi
manifatturieri europei nei primi anni 2000 il volume dell’export ha
continuato a crescere, per l’Italia c’è stata una frenata: il nostro export
ha registrato una crescita inferiore alla media europea, il reddito
italiano è aumentato mediamente dell’1,7% all’anno contro il 2,2%
nell’Eurozona, nonostante una domanda interna in Italia più sostenuta
di quella dell’Area euro, proprio per effetto di una politica fiscale
generosamente espansiva, e ben diversa da quella ulteriormente
penalizzante per la domanda interna che abbiamo sotto gli occhi con il
Documento di Economia e Finanza del Governo.
Rispetto a quindici anni fa abbiamo attualmente un contesto
competitivo peggiorato a causa di un debito pubblico nettamente più
alto che riduce fortemente le possibilità di operare sul versante della
spesa pubblica; ed è un contesto peggiorato anche perché dobbiamo
convivere con una concorrenza internazionale sempre più agguerrita.
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19. Non è un caso che tutte le principali organizzazioni internazionali
economiche prevedano l’Italia come fanalino di coda nella ripresa
dell’Eurozona insieme alla Grecia.
Guardando agli aspetti strutturali della nostra politica economica e
fiscale si deve:
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20. I
in primo luogo ridare credibilità al quadro di riferimento statistico
contenuto nel Documento di Economia e Finanza e nel Programma
Nazionale di Riforme, cioè a quel Piano Economico Pluriennale che
deve assicurare una crescita compatibile con gli impegni gravosi che il
Governo ha ritenuto di riconfermare nel confronti di Bruxelles, e
soprattutto di Berlino, nonostante le ben maggiori concessioni fatte
dall’Europa ad esempio ad un partner importante come la Francia.
Statistiche pubblicate in questi giorni dimostrano come le previsioni
ufficiali che l’Italia continua a formulare sull’andamento del PIL tra il
2011 e il 2014 rivelino uno scostamento fra sogni e realtà pari a ben 6,7
punti percentuali di PIL, il che vuol dire dell’1,7% annuo: un incredibile
errore previsionale, che risulta difficile attribuire a mera distrazione o
incompetenza, pari a quasi 40 miliardi di euro all’anno in più di quello
che si è avverato. Mentre per i Paesi come la Francia e la Germania il
divario fra previsioni e realtà è stato la metà del nostro nonostante la
maggior dimensione economica di questi due Paesi rispetto all’Italia;
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21. II
in secondo luogo una priorità assoluta per il nostro Paese è una
"politica europea dell'energia". Non tanto perché si possa essere
intimoriti dai "condizionamenti politici" del gas russo. Ma perché i Russi
ci fanno pagare il loro gas ben al di sopra della media europea: una
“tassa penalizzante” per le nostre aziende esportatrici, oltre che per le
nostre tasche. La Commissione europea ha – finalmente! - allo studio la
creazione, come primo passo, di un'Agenzia che tratti gli acquisti di gas
a nome di 28 Stati membri, creando così un ben diverso e assai più
forte "mercato della domanda" rispetto al monopolio Russo
dell'offerta. I prezzi del gas diventerebbero più vantaggiosi e uniformi
anche per gli italiani che ora pagando di più. Non è affatto chiaro
quanto il nostro Governo stia effettivamente dando impulso, e non
contrastando per motivi incomprensibili, la creazione dell’Unione
Europea dell’Energia;
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22. III
il terzo aspetto riguarda l’enorme pressione fiscale sulle aziende e sulle
famiglie, in ulteriore crescita nonostante le dichiarazioni rassicuranti
che continuiamo a sentire. Basti citare il prelievo totale a carico delle
famiglie delle diverse imposte sulla proprietà immobiliare, passato dai
37,9 miliardi nel 2011 ai 50,1 miliardi nel 2014 con un aumento di circa
il 10% nei dodici mesi del Governo Renzi;
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23. IV
il quarto aspetto riguarda quello che dovrebbe essere veramente
considerato il “male assoluto” non soltanto per il nostro sistema
economico, ma per una consistente fetta di società civile del nostro
Paese: la corruzione, le sue diramazioni nella politica, nell’impresa,
nell’amministrazione attraverso comportamenti individuali e collettivi
che oramai la tollerano e la alimentano in modo generalizzato e
trasformano il Paese in una ragnatela inestricabile e collusioni con il
malaffare e con la criminalità organizzata. Qualche tempo fa il New York
Times giornale tendenzialmente amico degli italiani, ha così bollato le
ultime vicende: "Nuovo scandalo di malavita stordisce PERFINO GLI
ITALIANI" per poi dire "persino in un Paese dove la corruzione viene
ritenuta acquisita come parte della vita quotidiana, le rivelazioni hanno
stordito i cittadini, con un impressionante serie di incriminazioni di
politici attraverso l'intero spettro...L'ESEMPIO di una situazione che ha
portato l'indebitamento italiano ai più alti livelli in Europa". Così la
stampa internazionale: corruzione uguale indebitamento record, e
violazione di tutti i parametri che promettiamo all'Europa di rispettare,
inutilmente.
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24. Il Governo ci sta cautelando? Neanche per sogno.
Basti un esempio. La nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo,
"venduta" mediaticamente come un grande risultato dal Governo,
viene già definita da chi se ne occupa come "la nuova Bengodi della
licitazione privata": dove licitazione privata significa contratti senza
gara, magari con aziende come l'ormai famosa Cooperativa 29 giugno o
il Consorzio Eriches 29. La nuova legge sulla cooperazione, che
privatizza le procedure di assegnazione dei contratti, è stata fatta
approvare dal Governo Renzi in tempi brevissimi.
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25. E le misure legislative annunciate contro la corruzione? Alfredo
Mantovano che da ex Magistrato e uomo di Governo ha una grande
esperienza in questo campo, ha lucidamente scritto che anche con un
minimo di pena a 6 anni quasi nessun corrotto finirà in carcere, perché
vi é un tale insieme di benefici nel codice penale e nell'ordinamento
penitenziario che anche con una sentenza a sei anni di reclusione si può
evitare di andare in cella anche un solo giorno. Durante i Governi Letta
e Renzi l'entità di questi benefici si é accresciuta, non certo diminuita.
Ecco dove trova incoraggiamento e sostegno il mondo del malaffare.
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26. Gli europei sanno bene che metà delle riforme varate nell'ultimo
triennio di Governi non scelti dagli elettori sono inattuate per almeno la
metà, e scadute per almeno un quarto di loro. E sanno bene che quello
che si sta facendo è del tutto insufficiente. Il Commissario
anticorruzione ha poteri, per stessa ammissione di Cantone, del tutto
insufficienti. La legge sull'allungamento dei termini di prescrizione è
rimasta nel cassetto per sei mesi, ora è dovuta riuscirne, ma in termini
edulcorati; i poteri delle Regioni restano intatti, e continuano
nell'allegra finanza; gli appalti continuano a essere terreno di conquista
per i corrotti. E’ causa della incapacità a sconfiggere la corruzione se
Expo inizierà come un cantiere ancora aperto, sotto gli occhi di una
Comunità internazionale che ci aveva affidato questo impegno e
regalato questa grande occasione dal marzo 2008.
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27. E’ sempre a causa dell’orrendo cancro della corruzione se l’Aquila
continua ad essere una città distrutta dopo sei anni dal terremoto del
2009 con solo il 10% dei cantiere aperti rispetto a quelli che
dovrebbero essere non solo iniziati ma già ultimati. Per descrivere lo
sprofondamento nel quale la corruzione ha portato gli interventi di
ricostruzione e le grandi opere pubbliche nel nostro Paese, basti
pensare che nel 1976, dopo il terremoto in Friuli assai più devastante di
quello dell’Aquila, con il triplo delle vittime, 85 Comuni gravemente
danneggiati o distrutti e centomila sfollati in sei anni la ricostruzione
era stata pienamente completata quasi all’80%. A L’Aquila anche gli
interventi abitativi realizzati sono ormai in buona misura inagibili.
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28. Su questo sfondo così impegnativo per gli interventi strutturali che
l’Italia deve intraprendere credo sia particolarmente importante la voce
delle categorie produttive più coinvolte nei processi di
internazionalizzazione, categorie particolarmente sensibili alle riforme
che premino l’innovazione, la ricerca e la formazione dei giovani quali
motori della competitività e della crescita.
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