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LA LUNGA STORIA DEL
MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE,
TERRORISMO, SICUREZZA
Stiamo sottovalutando le “guerre” all’Occidente della Jihad islamica,
come abbiamo ignorato il prevedibilissimo “tsunami” migratorio?
Venerdì 26 giugno attacchi quasi simultanei sono stati rivendicati dallo
Stato Islamico in tre diversi continenti: in Europa a Lione; in Africa a
Tunisi; in Medio Oriente a Kuwait. L’Isis ha voluto dimostrare una sua
crescente capacità di colpire lontano. La sintonizzazione e le modalità
degli attentati erano intese ad impressionare il pubblico, oltre che a
“testare” le tecniche dell’Isis nel portare la minaccia ovunque,
nell’impiegare la radicalizzazione via internet, nel trovare nuovi seguaci
nelle moschee, nell’attrarre “foreign fighters” sempre più numerosi, e
“delocalizzati” rispetto ai teatri abituali di scontro negli “Stati falliti”
(Siria, Iraq, Libia, Somalia) o interni all’Islam.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Nei giorni seguenti a questa triplice strage gruppi legati all’Isis hanno
effettuato massicci attacchi contro obiettivi nel Sinai uccidendo decine
di soldati egiziani. Persino a Gaza, dove il controllo di Hamas sembrava
sino a poco fa incontestato, lo Stato islamico si sta affermando ed ha
lanciato un’offensiva mediatica – con dichiarazioni sui social e
campagne web – per affermarsi come interprete esclusivo della Sharia,
contro gli “apostati “ di Hamas e delle altre organizzazioni palestinesi.
Abu Bakr al- Baghdadi aveva preannunciato a metà maggio un
Ramadan sanguinoso, con attacchi anche all’Arabia saudita, poi
avvenuti con gli attentati alle moschee sciite nella Provincia orientale
del paese.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Ma poi jihadisti dell’Isis e di Al Nusra venivano inopinatamente aiutati
dalle proposte dell’inviato Onu De Mistura, apertamente favorevoli ad
Assad, e trovavano il modo di intensificare la loro offensiva contro i
moderati, che in quel momento costituivano il vero problema per
Assad. Ennesima dimostrazione delle connivenze tra il regime siriano e
l’Isis.
In Siria nel frattempo si è consolidato un nuovo fronte jihadista tra al-
Qaeda, Al Nusra e Ahrar al- Sham per il completo controllo
dell’importantissimo nodo strategico di Aleppo , dove appare mai
come prima in pericolo la sopravvivenza del regime di Assad. L’alleanza
per la liberazione di Aleppo non rappresenta peraltro un successo
scontato per lo Stato islamico: le forze che la compongono, pur tutte
impegnate a istaurare la Sharia, sono entrate anche recentemente in
contrasto tra loro. Ciò potrebbe aprire nuovi spazi, se noi occidentali
avessimo una vera strategia in Siria
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Infatti il riemergere della conflittualità interna alle formazioni jihadiste
consentirebbe una ripresa dell’insorgenza laica anti-islamista,
un’insorgenza che aveva sino allo scorso anno controllava parte della
città.
Circola l’ipotesi che il nostro paese sia stato sino ad ora “risparmiato”.
Ma sia chiaro, questo è accaduto per motivi ben diversi dalle
operazioni di polizia che hanno individuato alcune cellule di terroristi in
Lombardia, Lazio e Campania. Cellule che rappresentano solo la punta
dell’iceberg di una radicalizzazione assai più diffusa. Le organizzazioni
qaediste avrebbero convenienza a concentrarsi in questa fase su
Francia e Belgio; lasciando l’Italia – come faceva il terrorismo
palestinese tra gli anni ’70 e ’80 - in una sorta di retrovia logistica.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Comincerebbero a dimostrarlo i collegamenti tra gli attentatori al
Museo del Bardo e alcuni tunisini da noi. Ma l’estrema precarietà della
sicurezza nel Mediterraneo e in Medio Oriente ci coinvolge ormai
direttamente.
Il Governo Renzi e il mondo dell’informazione praticano invece in
materia di sicurezza, come sull’immigrazione, l’euro, le banche e altro,
una “politica placebo”, morfinizzante, antiallarmista, così da evitare
pressioni dell’opinione pubblica affinché gli italiani dentro e fuori i
confini nazionali siano più seriamente protetti e informati.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Quale è realmente il quadro delle minacce che riguardano anche il
nostro Paese e che possono mettere in pericolo i tantissimi italiani
che lavorano, viaggiano, vivono all’estero?
Nessun serio analista dissente da quanto David Gardner ha scritto sul
Financial Times settimana scorsa: “anni di terrore dell’Isis stanno
davanti a noi …”. E non solo dell’Isis. Si individuano in particolare
quattro minacce:
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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1. la distruzione dell’integrità territoriale in Iraq e in Siria può avere
effetti domino in una regione di prioritario interesse occidentale;
2. i successi dell’Isis producono nuovi adepti. Circa 25000 giovani da
diciannove paesi, quasi un terzo di loro da paesi occidentali, sono
partiti per la Siria entrati nelle sue formazioni, acquisiscono
esperienze di combattimento e di proselitismo che sono pronti a
riutilizzare nei paesi di provenienza. È un fenomeno di gran lunga
più importante di quello che si era già verificato nel 2003 in Iraq e
negli anni ’80 con l’afflusso di Mujiaheddin in Afghanistan per
combattere l’invasione sovietica;
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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3. lo Stato islamico si collega in modo molto più rapido ed efficace di
quanto abbia mai saputo fare al- Qaeda con altri gruppi estremisti
nel mondo, in Algeria, Libia, Nigeria, Egitto, Somalia, Afghanistan;
gruppi che ne emulano la ferocia, gli obiettivi, i metodi, le capacità
comunicative e di proselitismo;
4. il messaggio dell’Isis è un potente strumento di radicalizzazione
nelle comunità islamiche; ha già motivato atti di terrorismo
individuali o di piccoli gruppi in Europa, Usa, Canada, Australia;
diversi arresti hanno impedito altri attacchi; ma è inevitabile che il
fenomeno si espanda.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Oltre all’Isis, numerose organizzazioni jihadiste non sempre collegate
allo Stato islamico rappresentano una minaccia per l’Occidente. Tra
queste, le più significative per capacità di colpire in Occidente sono:
• al-Qaeda nella Penisola Araba (AQAP), con una lunga storia di
attentati; il più spettacolare e potenzialmente destabilizzante è
stato quello contro il Ministro dell’Interno ed attuale vicario nella
linea dinastica Saudita, Principe Muhammad bin Nayef, salvatosi
miracolosamente;
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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• al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) con armi di ogni tipo
provenienti dagli enormi arsenali libici. È stata la saldatura di questa
componente con formazioni Tuareg e Jihadiste nell’Azawad, a nord
del Mali, a rendere necessario un urgente intervento di “peace
enforcement” dell’Unione Africana, autorizzato dalle Nazioni Unite
nel 2012, voluto all’inizio soprattutto dalla Francia. L’intervento è
stato determinante per fermare l’avanzata jihadista verso sud e per
rilanciare un percorso politico, ancora in via di consolidamento.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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• al-Qaeda Senior Leadership (AQSL) attiva in Afghanistan e nelle
Federally Administered Tribal Areas pakistane, indebolita dopo le
operazioni militari e di intelligence pakistane e americane dopo il
2008, ma pur sempre con capacità di colpire e di avvantaggiarsi di
un rapporto mai interrotto con diverse fazioni Talebane in entrambi
i paesi; non dimentichiamo il serio pericolo che esiste per i nostri
cooperanti e operatori economici in Pakistan, come è parso
evidente con la drammatica uccisione di Giovanni Lo Porto. Episodio
che ha evidenziato un grave scollamento di intelligence , e sembra
anche a livello politico, tra Roma e Washington nella conduzione
dell’intero caso,
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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• in tale contesto preoccupa diversi servizi occidentali la rete creata
in alcune impervie regioni afghane dal leader qaedista di origine
qatarina al-Qahtani;
• il Gruppo Khorasan con pakistani operanti in Siria per sostenere al-
Nusra contro Assad, e per creare “santuari” in Siria dai quali
preparare attacchi contro paesi occidentali;
• Boko Haram in Nigeria ,responsabile di migliaia di vittime,
distruzione di decine di Chiese cristiane , e di centinaia di rapimenti
anche di italiani, tra i quali l’Ing. Lamolinara ucciso dai sequestratori
islamisti tre anni fa. Boko Aram ha collaborato ad atti di terrorismo
in Africa occidentale, anche se non si è ancora manifestata in
Occidente. Ma nella sempre più numerosa diaspora nigeriana sono
attivi trafficanti di esseri umani, droga, prostituzione contigui a
terroristi in Africa occidentale, Sahel e Maghreb;
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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• organizzazioni terroristiche come Ansar al –Sharia , radicata in Libia
a fianco dello Stato Islamico e al-Shabab originaria del Corno
d’Africa , contrastata con successo alterno dal Governo di
Mogadiscio, ma sempre piu pericolosa in Kenia e in Etiopia;
• ugualmente pericolosa la galassia del terrore riconducibile
all’universo scita, sostenuto dall’ Iran: Hezbollah dispone non solo di
decine di migliaia di miliziani in Libano, Siria, Iraq , ma può anche
contare su una rete di agenti estesa sino all’America latina e al
Centro America. Teheran sostiene attivamente anche organizzazioni
a matrice sunnita, o “laica”, come Hamas e Jihad Islamica a Gaza e
nella West Bank, e il Fronte Popolare per la Liberazione della
Palestina.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Questo allarmante quadro dovrebbe dare la dimensione di una
minaccia estremamente concreta e diretta alla nostra sicurezza. Farvi
fronte significa anzitutto maturare una precisa volontà politica,
sostenuta a livello nazionale da una corretta informazione pubblica;
significa destinare risorse adeguate alle strutture di intelligence e della
sicurezza; e significa rafforzare – ed è questo l’aspetto di fondamentale
importanza - la collaborazione e la coesione con tutti i Governi
stranieri che condividono i nostri stessi interessi di sicurezza. È un
terreno sul quale la coesione di tutto l’Occidente costituisce un valore
preziosissimo.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Perché solo i Paesi retti da democrazie mature e improntate allo Stato
di Diritto hanno saputo dimostrare di poter combattere e vincere
terrorismo e radicalizzazione senza derogare al rispetto dei diritti
dell’uomo, della libertà di informazione, del giusto processo.
Combattere il terrore con stragi indiscriminate di popolazione, come
avvenuto in Siria, in Cecenia, in Xiniang costituisce la formula perfetta
per alimentare il contagio. E quasi sempre sono i Paesi occidentali a
farne le spese, in tutti i sensi.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Vi deve essere inoltre un deciso impegno tanto delle Autorità di
Governo, quanto di noi tutti ad evitare la diffusione dell’intolleranza,
della propaganda all’odio, della predicazione e della educazione
settaria, in una parola, della radicalizzazione tra le comunità
immigrate, ed al tempo stesso ad agire in sostegno di una
“transizione” verso lo Stato di Diritto nei Paesi maggiormente colpiti
dal fenomeno jihadista. Un modello è il programma di anti-
radicalizzazione attuato nell’ultimo decennio dal paese dove vive la più
numerosa popolazione Musulmana del pianeta: l’Indonesia.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Non è un caso se i “foreign fighters” indonesiani partiti per la Siria
siano stati una piccola percentuale di quelli partiti dai Paesi Europei
dove risiedono le maggiori comunità islamiche. E neppure è un caso se
gli attentati jihadisti che avevano causato tra il 2001 e il 2006 in
Indonesia più di trecento vittime, abbiano causato negli ultimi dieci
anni quattordici vittime e siano diminuiti in numero del 70%. Il
programma indonesiano di anti- radicalizzazione è rivolto a tutte le
componenti della società, ha diffusione capillare nell’intero paese,
poggia su due messaggi destinati specialmente ai giovani: il primo, che
l’interpretazione estremista dell’Islam e incompatibile con il Corano; il
secondo, riguarda il valore della tolleranza. Si tratta di uno sforzo molto
rilevante che il Governo attua attraverso le numerosissime
organizzazioni religiose, la collaborazione con Imam, le moschee,
l’intero sistema scolastico, e attraverso una politica culturale a tutto
campo, dall’arte, alla editoria, alla informazione.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Nel "Grande Mediterraneo" le mutazioni innescate dalle Primavere
Arabe hanno trovato un Occidente impreparato ad affrontare le
minacce che si stavano addensando sulla sua sicurezza. Le nostre
scelte sono parse tardive e carenti di visione strategica. Abbiamo
ricercato troppi compromessi su valori di fondo. Nel frattempo le
contraddizioni nel mondo Arabo e l'atteggiamento antagonista della
Russia, hanno lasciato campo libero a profonde "mutazioni" delle crisi
in atto, aggravando il confronto settario all'interno dell'Islam con
forme nuove e ancor più diffuse di fondamentalismo. Appare
ineludibile una diversa, pubblica consapevolezza delle sfide che
abbiamo di fronte, delle politiche e della coesione necessarie ad
affrontarle.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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I. La distrazione dell'Occidente.
L'Eurasia Group è un importante gruppo americano di consulenza
internazionale. Ha tra i propri clienti alcune tra le maggiori
multinazionali. Nel settembre 2011, quasi un anno dopo il disperato
gesto di Mohammed Bouazizi che segnava l’inizio delle “Primavere
arabe”, l'Eurasia group pubblicava la lista dei principali fattori di
rischio da tener d'occhio per la stabilità regionale e globale. Nessun
Paese Arabo entrava nei "top risks". Alcune "costanti" per la criticità
dell'intera regione erano opportunamente menzionate nel Rapporto
dell'Eurasia Group, come il programma nucleare iraniano. Ma i grandi
sconvolgimenti politici e sociali in Medio Oriente già in atto da mesi
restavano semplicemente fuori dal radar.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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I. La distrazione dell'Occidente.
L'Eurasia Group è un importante gruppo americano di consulenza
internazionale. Ha tra i propri clienti alcune tra le maggiori
multinazionali. Nel settembre 2011, quasi un anno dopo il disperato
gesto di Mohammed Bouazizi che segnava l’inizio delle “Primavere
arabe”, l'Eurasia group pubblicava la lista dei principali fattori di
rischio da tener d'occhio per la stabilità regionale e globale. Nessun
Paese Arabo entrava nei "top risks". Alcune "costanti" per la criticità
dell'intera regione erano opportunamente menzionate nel Rapporto
dell'Eurasia Group, come il programma nucleare iraniano. Ma i grandi
sconvolgimenti politici e sociali in Medio Oriente già in atto da mesi
restavano semplicemente fuori dal radar.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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C'erano stati lunghi periodi di incubazione del dissenso e della rivolta.
Il radicamento dell'Islam politico e le sue deviazioni radicali venivano
da molto lontano. E segnali precisi che anticipavano una contestazione
diffusa e durevole nel tempo si coglievano sul web sin quattro o
cinque anni prima di Piazza Tahrir.
In Iran "l'onda verde" dei riformisti e dei giovani aveva rotto gli argini
nel 2009, per poi essere repressa con estrema violenza dopo
un'elezione Presidenziale scippata. Il Grande Mediterraneo, si
presentava sempre più come un esteso "arco di crisi" da Gibilterra alla
Mesopotamia, caratterizzato da dinamiche inedite sul piano
demografico, migratorio, della radicalizzazione fondamentalista, del
terrorismo.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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L'Europa e l'America, ma non solo loro, avevano preferito sottovalutare
i segni premonitori dei mutamenti del 2011. Avevano continuato a
contare sul fatto che i Leaders Arabi erano riusciti a mantenere una
certa stabilità facendo di volta in volta leva sul panarabismo. Una
stabilità assai fragile perché costava molto ai popoli sui quali essa era
costruita.
L'episodio dei "global risks" individuati nel 2011 da Eurasia Group non
è certo un caso isolato di "distrazione" occidentale.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Ancora: nel gennaio 2015, quest'anno, il Rapporto "Global Risk" del
World Economic Forum attribuisce al "collasso delle strutture statali" e
alla "dissoluzione della Governance nazionale" una posizione molto
alta tra i "rischi globali"; ma lo fa con un ritardo di ben quattro anni
sulle Primavere Arabe, tre anni dopo l'inizio della guerra civile in Siria,
tre anni dopo la disgregazione delle strutture statuali in Libia, e almeno
un anno dopo il propagarsi dell'Isis da Siria/Iraq a diversi altri punti
dell'arco di crisi mediterraneo.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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C’è quindi una perdurante sottovalutazione delle crisi che abbiamo alle
porte di casa. È come un freno psicologico, impregnato di ideologismi,
sui temi vitali per la nostra sicurezza . Un atteggiamento che
caratterizza, e distrae, l'opinione pubblica e la politica di molti paesi
Europei e Atlantici. Quanto è diverso l'atteggiamento dei Governi in
altri "stakeholders", soprattutto Russia, Iran, Cina! Non si deve
trascurare l'asimmetria tra un "West" – l’Occidente - riluttante a fare
entrare nel discorso pubblico i grandi temi della sicurezza, e un "Rest"
– l’altra parte del mondo- dove la sicurezza viene brandita come
strumento di legittimazione nazionalista, di consenso popolare, di
protagonismo regionale e globale.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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II. Guardare l'ISIS senza vedere l'Iran.
La conferenza del 3 giugno scorso dei Paesi che partecipano alla
“guerra all’Isis” ha sottolineato l'esigenza della riconciliazione in Iraq,
della partecipazione Sunnita al governo, del riarmo delle tribù sunnite
in funzione anti Isis. Il Primo Ministro al-Abadi ha addebitato
all'insufficiente sostegno occidentale i recenti rovesci militari. Ma ha
dovuto sentire critiche francesi e di altri- ma non dell'Italia- per le
politiche settarie guidate dall’Iran, che il Governo di Baghdad continua
a praticare. Otto anni di dominio scita-iraniano in Iraq scoraggiano i
sunniti dal prendere le armi contro l'Isis, e li fanno sentire sempre più
emarginati e in pericolo. Ma al-Abadi non ha potuto o voluto cambiare
rotta.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Appena prima della Conferenza di Parigi per l’Isis, sull'altro fronte,
quello della guerra civile siriana, il Presidente Rouhani riceveva il
Presidente del Parlamento siriano Mohammad al-Laham e dichiarava
solennemente: "L'Iran sosterrà il Presidente Bashar al-Assad sino alla
fine ... non dimentica i suoi obblighi morali verso il Governo siriano". E
il comandante delle Forze speciali Quds, il Gen. Qassem Soleiman
ammoniva che "ci saranno sorprese". In effetti il reclutamento di
volontari sciti assoldati per combattere in Siria sta aumentando
esponenzialmente.
Ci sono già in Siria diecimila miliziani iracheni sciti e settemila
Hezbollah libanesi. Agenti iraniani in Afghanistan, Pakistan e in Asia
Centrale starebbero reclutando a pieno ritmo, anche sul web.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Il rapporto tra l'Iran scita e gli Assad precede la rivoluzione
Khomeinista. Tuttavia Hafez al- Assad aveva tenuto a coltivare la
centralità della Siria nei complessi giochi di potere regionale. Con
Bashar Assad il rapporto con l'Iran diventa del tutto subalterno e
dipendente via via che la criminale repressione alimenta, volutamente,
il jihadismo sunnita e l'Isis.
Il contrasto all'Isis diventa così occasione perfetta per iniziative
iraniane non soltanto nel mondo scita ma anche in campo sunnita ,
insieme ad Hamas , Islamic Jihad a Gaza, a gruppi di al- Qaeda e
Talebani. La macchia d'olio dell'influenza iraniana tende a
espandersi verso forze fondamentaliste sunnite che vedono male un
"Califfato" che autoimposto dall'esterno. La visione millenarista e
rivoluzionaria fa pretendere alla teocrazia iraniana di essere la "guida"
di tutto l'Islam.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Da quando la "guerra all'Isis" è stata lanciata lo scorso agosto dalla
coalizione arabo-occidentale, di fatto insieme all'Iran, è iniziata una
campagna di bombardamenti contro l'Isis con gravi "danni collaterali",
e la situazione non fa che peggiorare; le vittime civili aumentano, così
come sfollati, profughi, distruzioni.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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III. Le "mutazioni" dei conflitti intra-statuali in Siria, Iraq, Yemen,
Libia.
Non eravamo stati in pochi i primi giorni d'agosto dello scorso anno, a
sottolineare l’errore di azioni militari del tutto prive di una strategia
politica, quale condizione del sostegno militare al Governo iracheno.
Questa deve essere la linea dell'Italia e dell'Europa. Dobbiamo
sottolineare con decisione, non solo nelle pieghe di un comunicato,
che occorre un'intesa politica “condizionante” per porre fine ai
massacri in Iraq e Siria. Diversamente i bombardamenti non
estirperanno mai il jihadismo e lo Stato Islamico . E saranno sempre
più la dimostrazione di una assai improvvida "alleanza" con Assad,
Khamenei, Hezbollah e simili, che sono pericolosi almeno quanto i
fondamentalisti sunniti.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Le guerre intra-statuali in Siria, in Iraq, Libia e ora anche in Yemen,
hanno questo in comune: che sono iniziate come rivolte contro regimi
corrotti e sanguinari ; ma poi , per assoluta carenza di un “percorso di
riforme” all’interno, e in presenza di contrapposti interessi nella
Comunità internazionale, hanno dato luogo a rapidissime "mutazioni"
a carattere etnico-religioso, con fenomeni che si chiamano Isis in Iraq,
Siria ed ora anche in Libia, Houti e al- Qaeda in Yemen. Il principale
alimento a queste mutazioni proviene dal settarismo dell'Iran,
contrastato unicamente dai Paesi del Golfo.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Le quattro gravi crisi devono essere risolte prima che il crollo di assetti
regionali del XX secolo basati su realtà statuali multietniche lasci il
campo a una vastissima conflagrazione tra mondo scita e mondo
sunnita. Spetta ai Paesi Occidentali e alla Lega Araba, che si era
impegnata con sanzioni e missioni di osservatori per fermare la
criminale violenza del regime siriano, subordinare il sostegno militare a
Baghdad e a Damasco alla creazione immediata di Governi di Unità
Nazionale, garantiti dai Paesi che hanno partecipato alla Conferenza di
Parigi. Ugualmente garantiti devono essere i principi e le tutele
costituzionali che esistono nell'ordinamento iracheno, ma che sono
state del tutto disattese; e che per lo Yemen sono state già
ripetutamente definite. Sono tali principi e tutele a dover essere
elemento costitutivo di una urgente transizione in Siria.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Una posizione ferma nei confronti dell'Iran è essenziale. I segnali che
noi europei e italiani continuiamo ad inviare a Teheran sono sbagliati;
incoraggiano gli Ayatollah a perseguire nelle ambizioni regionali
e visioni messianiche proprie alle sue più retrive componenti
fondamentaliste.
Dobbiamo invece essere chiari sul nostro sostegno al pluralismo
politico ,ai diritti umani, alle aspirazioni di un mondo giovane e istruito
sempre più insofferente all'oppressione della teocrazia. Sono queste le
linee di politica estera che dovrebbero guidare una seria azione per la
stabilità di una regione al momento dominata da un inaccettabile
settarismo, che non dobbiamo assolutamente condividere.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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In questo quadro dovremmo riconoscere alla Russia di essere un
fondamentale "stakeholder". Non si tratta di un auspicio formale, né di
illudersi che sia per ora immaginabile riattivare con Mosca quel
partenariato che l'Italia ha incoraggiato anche negli ultimi anni, e che
riuscivamo ancora a tenere in atto nel 2012/2013. Si tratta piuttosto di
motivare la Russia nella transizione siriana e irachena.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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IV. Libia.
L'inviato speciale dell'Onu, Bernardino Leon, sostenuto da parallele
iniziative europee e Arabe, è da oltre un anno alla ricerca di un'intesa
tra i due principali schieramenti: Alba e le componenti islamiste di
Tripoli da un lato; Operazione Dignità in sostegno del Parlamento
trasferitosi a Tobruk, dall'altro. Due schieramenti che si frammentano e
incrociano con una pluralità di milizie locali, fazioni, personaggi
che agiscono per mero calcolo personale. Vi è, molto preoccupante,
l'elemento Jihadista ,con Ansar al-Sharia e Isis.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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L'attivismo diplomatico non è certo mancato. Ne sono state cornice le
riunioni euromediterranee "5+5", conferenze internazionali, le
discussioni Ue a Bruxelles e Onu a New York. La febbre è ancora
cresciuta per il sovrapporsi, alla crisi di altre immediate criticità:
1. il decuplicarsi in soli pochi mesi del traffico di migranti verso le
nostre coste, con ripetute tragedie in mare, anche dopo quella di
Lampedusa;
2. il radicarsi dello Stato Islamico a Derna, con collegamenti jihadisti a
Tripoli e Sirte.
3. il rapporto tra criminalità coinvolta nel traffico dei migranti e
organizzazioni terroristiche; e in Italia analoghi collegamenti tra le
cosche di Mafia Capitale e dell’immigrazione clandestina.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Nell'immediato, la nostra sicurezza deve essere tutelata. Esistono basi
legali per agire a titolo nazionale con misure di contrasto al traffico dei
migranti perché stiamo subendo la minaccia di organizzazioni criminali
e terroristiche. Le azioni di autotutela perfettamente legittime anche
senza pronunce di un Consiglio di sicurezza dell’ONU paralizzato dagli
interessi nazionali dei cinque membri permanenti. Ed è poco
comprensibile che da due anni si stia solo discutendo “aspettando
l’ONU”. A meno che l'"andare a New York" sia il modo per trasferire
sempre la responsabilità di decisioni difficili a qualcun altro.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Nel medio e nel lungo periodo vi è la necessità di promuovere:
• a livello Europeo, una normativa comune sul diritto d'asilo;
una ripartizione degli oneri di accoglienza tra i Paesi membri per
quanti hanno diritto allo status di rifugiato; regole condivise e
cogenti sui rimpatri; accordi con i paesi di provenienza
finanziamenti ad hoc nei programmi di Partenariato Mediterraneo.
• sul piano nazionale, interventi legislativi che rispondano a un
disegno coerente di inserimento delle comunità immigrate nella
realtà sociale, culturale, economica del nostro paese. Il rispetto
della legalità, dei percorsi di scolarizzazione, dei principi
costituzionali di libertà e uguaglianza sembra irrinunciabile. Così
come la lotta all'intolleranza, alla discriminazione, al
fondamentalismo.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Paesi europei che hanno una centenaria tradizione di rapporti con
l'Islam sul proprio territorio, come l'Austria, hanno adottato leggi sul
riconoscimento della libertà religiosa e dei culti che meritano di essere
valutate anche da altri in Europa.
La stabilità e il consolidamento istituzionale della Libia rappresenta una
delle priorità in assoluto più elevate per l'Italia. Il ginepraio di conflitti
nel quale il Paese sta affondando è conseguenza dell'interruzione del
processo costituzionale e della sempre più condizionante entrata in
scena delle forze islamiste in tutto il nord Africa a fine 2012, un anno
dopo l'uccisione di Gheddafi. Anche in Libia si è perso troppo tempo. Il
superamento della crisi libica richiede enorme impegno: diplomatico,
di concertazione internazionale, di risorse finanziarie e umane, e di
assistenza militare e di sicurezza. Ridare prospettive a un paese fonte
di tensioni destabilizzanti è necessità vitale per l'Italia. Ancor più lo è
per motivi economici ,di approvvigionamento energetico, di presenza
delle nostre aziende, oltre che per i legami storici tra Italia e Libia.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
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Mentre proseguono i tentativi dell'Onu di portare le diverse fazioni a
un Governo di unità nazionale, sul terreno si manifestano segni di
evidente logoramento. Diversi sono i casi di tregue locali, ma in una
grande instabilità. Gli scontri hanno compromesso o danneggiato quasi
tutti i porti e gli aeroporti. Le alleanze si capovolgono facilmente come
quella tra Zintane e Sobrata, durante la rivolta contro Gheddafi,
diventata ostilità, e poi ancora tregua. Vi sono veti reciproci,
delegittimazioni, indisponibilità ad accettare il dialogo proposto dalle
Nazioni Unite. La presenza dell'Isis tende a essere sottaciuta dagli
interlocutori libici. Ma induce alcuni a maggior ragionevolezza.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
40
La ripresa di un "percorso costituzionale" può solo poggiare su
un'agenda condivisa tra i paesi Arabi ,e tra gli europei, anziché sui
giochi di influenza. Il nostro paese viene sollecitato da tempo, dagli Usa
e da alcuni partners europei, a esercitare una "leadership" negoziale .
Non lo sta facendo.
Si tratta di fare emergere, dalla attuale situazione di blocco, una figura
di alto livello e significato per tutte le diverse componenti religiose,
politiche e tribali del paese, che possa garantire quel percorso che
deve necessariamente partire dalla stessa realtà libica.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
41
V. Migrazioni.
Di emergenza immigrazione si è discusso all'infinito in questi mesi: per
la completa assenza di una politica e di una strategia nazionale ed
europea; per una "emergenza" che non è onesto definire come tale
dato che il fenomeno era previsto con certezza matematica da almeno
due anni; per il fatto che da una parte si sottolineano le priorità
umanitarie del salvataggio in mare, e dell'accoglienza di tutti i migranti
in Italia; mentre si stigmatizzano dall'altro gli enormi problemi sociali,
economici, di bilancio, di sicurezza, di illegalità diffusa e di tutela
dell'ordine pubblico che un "buonismo senza se e senza ma" pone al
nostro Paese.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
42
Parlando di questi temi durante una mia recente visita negli Usa, Paese
dove l'immigrazione è pure al centro del dibattito politico, mi è
capitato di constatare l'assenza nel confronto politico italiano, o per lo
meno la sottovalutazione, di aspetti che invece sono fondamentali per
gli americani, oltre che per altri Paesi.
Affrontare l'emergenza immigrazione significa anzitutto adottare
politiche risolutive nei confronti del traffico di esseri umani. In ordine
d'importanza, si tratta della seconda maggiore attività per il crimine
organizzato transnazionale, seconda solo al traffico di droga e persino
più redditizia del commercio di armi.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
43
Affrontare l'emergenza immigrazione significa anzitutto adottare
politiche risolutive nei confronti del traffico di esseri umani. In ordine
d'importanza, si tratta della seconda maggiore attività per il crimine
organizzato transnazionale, seconda solo al traffico di droga e persino
più redditizia del commercio di armi.
Nonostante le considerazioni emotive ed etiche non possano valere
meno per le vittime del traffico di droga e di armi, il traffico
clandestino di esseri umani tocca in questa epoca molte coscienza più
di ogni altro fenomeno criminoso.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
44
La ricerca di soluzioni non può tuttavia essere "isolata". I trafficanti,
come spiega un'importante ricerca appena pubblicata dalla Columbia
University, considerano i migranti clandestini come "merce"
("commodities"), trasportata attraverso le stesse "autostrade",
finanziata attraverso gli stessi circuiti, protetta e sfruttata dalle
medesime mafie che muovono a livello globale droga, armi, petrolio,
prodotti contraffatti. I network sono "ibridi", collegano crimine
organizzato, attività finanziarie e terrorismo. La valutazione della
minaccia deve collegare queste contiguità e sovrapposizioni.
La prassi internazionale distingue le fattispecie criminose che
caratterizzano l'immigrazione clandestina in base a tre criteri:
consenso; sfruttamento; trasporto. Si tende così a differenziare il reato
di "contrabbando" dal reato di "traffico". Nel *contrabbando* il
migrante si accorda e paga un prezzo per il proprio trasporto. Nel
*traffico* il migrante diviene vittima di un sistema di sfruttamento nel
quale il trasferimento oltrefrontiera non è che la primissima fase.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
45
Nelle analisi fatte dalle Agenzie dell'Onu e da istituzioni indipendenti
come la Columbia University, si rileva come il semplice
"contrabbando"- pur sempre reato contro la sovranità e la sicurezza
dello Stato - stia diventando sempre più marginale rispetto al crimine
di "traffico di esseri umani ", nel quale si sommano pesantissime
violazioni dei diritti della persona e delle sue libertà fondamentali. Il
"contrabbando" diventa sempre più spesso "traffico" per i meccanismi
che sistematicamente si innescano:
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
46
1. per pagare debiti contratti con i trafficanti, fatti lievitare
artificiosamente durante e dopo il viaggio;
2. per il collegamento con organizzazioni dedite al traffico di droga
che soprattutto in Africa Occidentale e in America Centrale
operano in simbiosi con l'immigrazione illegale, utilizzandone le
rimesse derivanti dallo sfruttamento dei lavoratori clandestini e
della prostituzione, per riciclaggio di denaro;
3. per alimentare i "network" del terrorismo, attraverso la
radicalizzazione di intere comunità di migranti. Ciò è avvenuto da
tempo in America Latina e in Africa Occidentale con l'emigrazione
di sciti libanesi che hanno rafforzato la presenza Hezbollah in
quelle regioni. Sta avvenendo con l'immigrazione clandestina dal
Corno d'Africa, dal Sahel e dalla Libia verso l'Europa.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
47
Il contrasto a queste diffuse e multiformi minacce alla nostra sicurezza
e alla legalità deve perciò riguardare ambiti che vanno aldilà
dell'immigrazione illegale. Questo reato deve essere sanzionato e
combattuto su tutto il fronte delle conseguenze che esso comporta.
Risulta così incomprensibile che ci si voglia eliminare il "reato" di
immigrazione clandestina, sempre meno separabile da quello di
"traffico di esseri umani".
Le misure di interdizione devono collegare agenzie,
programmi, collaborazioni internazionali, per aggredire
networks, flussi finanziari, e l'intera pluralità di soggetti coinvolti nei
traffici di migranti, sempre più interdipendenti con le organizzazioni
criminali della droga, del terrorismo, della prostituzione e
dell'economia sommersa. Basti questo per dare la misura della grave
inadeguatezza nelle politiche sull'immigrazione di questo Governo.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
48
Il contrasto a queste diffuse e multiformi minacce alla nostra sicurezza
e alla legalità deve perciò riguardare ambiti che vanno aldilà
dell'immigrazione illegale. Questo reato deve essere sanzionato e
combattuto su tutto il fronte delle conseguenze che esso comporta.
Risulta così incomprensibile che ci si voglia eliminare il "reato" di
immigrazione clandestina, sempre meno separabile da quello di
"traffico di esseri umani".
Le misure di interdizione devono collegare agenzie,
programmi, collaborazioni internazionali, per aggredire
networks, flussi finanziari, e l'intera pluralità di soggetti coinvolti nei
traffici di migranti, sempre più interdipendenti con le organizzazioni
criminali della droga, del terrorismo, della prostituzione e
dell'economia sommersa. Basti questo per dare la misura della grave
inadeguatezza nelle politiche sull'immigrazione di questo Governo.
LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO:
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  • 1. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA
  • 2. Stiamo sottovalutando le “guerre” all’Occidente della Jihad islamica, come abbiamo ignorato il prevedibilissimo “tsunami” migratorio? Venerdì 26 giugno attacchi quasi simultanei sono stati rivendicati dallo Stato Islamico in tre diversi continenti: in Europa a Lione; in Africa a Tunisi; in Medio Oriente a Kuwait. L’Isis ha voluto dimostrare una sua crescente capacità di colpire lontano. La sintonizzazione e le modalità degli attentati erano intese ad impressionare il pubblico, oltre che a “testare” le tecniche dell’Isis nel portare la minaccia ovunque, nell’impiegare la radicalizzazione via internet, nel trovare nuovi seguaci nelle moschee, nell’attrarre “foreign fighters” sempre più numerosi, e “delocalizzati” rispetto ai teatri abituali di scontro negli “Stati falliti” (Siria, Iraq, Libia, Somalia) o interni all’Islam. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 2
  • 3. Nei giorni seguenti a questa triplice strage gruppi legati all’Isis hanno effettuato massicci attacchi contro obiettivi nel Sinai uccidendo decine di soldati egiziani. Persino a Gaza, dove il controllo di Hamas sembrava sino a poco fa incontestato, lo Stato islamico si sta affermando ed ha lanciato un’offensiva mediatica – con dichiarazioni sui social e campagne web – per affermarsi come interprete esclusivo della Sharia, contro gli “apostati “ di Hamas e delle altre organizzazioni palestinesi. Abu Bakr al- Baghdadi aveva preannunciato a metà maggio un Ramadan sanguinoso, con attacchi anche all’Arabia saudita, poi avvenuti con gli attentati alle moschee sciite nella Provincia orientale del paese. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 3
  • 4. Ma poi jihadisti dell’Isis e di Al Nusra venivano inopinatamente aiutati dalle proposte dell’inviato Onu De Mistura, apertamente favorevoli ad Assad, e trovavano il modo di intensificare la loro offensiva contro i moderati, che in quel momento costituivano il vero problema per Assad. Ennesima dimostrazione delle connivenze tra il regime siriano e l’Isis. In Siria nel frattempo si è consolidato un nuovo fronte jihadista tra al- Qaeda, Al Nusra e Ahrar al- Sham per il completo controllo dell’importantissimo nodo strategico di Aleppo , dove appare mai come prima in pericolo la sopravvivenza del regime di Assad. L’alleanza per la liberazione di Aleppo non rappresenta peraltro un successo scontato per lo Stato islamico: le forze che la compongono, pur tutte impegnate a istaurare la Sharia, sono entrate anche recentemente in contrasto tra loro. Ciò potrebbe aprire nuovi spazi, se noi occidentali avessimo una vera strategia in Siria LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 4
  • 5. Infatti il riemergere della conflittualità interna alle formazioni jihadiste consentirebbe una ripresa dell’insorgenza laica anti-islamista, un’insorgenza che aveva sino allo scorso anno controllava parte della città. Circola l’ipotesi che il nostro paese sia stato sino ad ora “risparmiato”. Ma sia chiaro, questo è accaduto per motivi ben diversi dalle operazioni di polizia che hanno individuato alcune cellule di terroristi in Lombardia, Lazio e Campania. Cellule che rappresentano solo la punta dell’iceberg di una radicalizzazione assai più diffusa. Le organizzazioni qaediste avrebbero convenienza a concentrarsi in questa fase su Francia e Belgio; lasciando l’Italia – come faceva il terrorismo palestinese tra gli anni ’70 e ’80 - in una sorta di retrovia logistica. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 5
  • 6. Comincerebbero a dimostrarlo i collegamenti tra gli attentatori al Museo del Bardo e alcuni tunisini da noi. Ma l’estrema precarietà della sicurezza nel Mediterraneo e in Medio Oriente ci coinvolge ormai direttamente. Il Governo Renzi e il mondo dell’informazione praticano invece in materia di sicurezza, come sull’immigrazione, l’euro, le banche e altro, una “politica placebo”, morfinizzante, antiallarmista, così da evitare pressioni dell’opinione pubblica affinché gli italiani dentro e fuori i confini nazionali siano più seriamente protetti e informati. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 6
  • 7. Quale è realmente il quadro delle minacce che riguardano anche il nostro Paese e che possono mettere in pericolo i tantissimi italiani che lavorano, viaggiano, vivono all’estero? Nessun serio analista dissente da quanto David Gardner ha scritto sul Financial Times settimana scorsa: “anni di terrore dell’Isis stanno davanti a noi …”. E non solo dell’Isis. Si individuano in particolare quattro minacce: LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 7
  • 8. 1. la distruzione dell’integrità territoriale in Iraq e in Siria può avere effetti domino in una regione di prioritario interesse occidentale; 2. i successi dell’Isis producono nuovi adepti. Circa 25000 giovani da diciannove paesi, quasi un terzo di loro da paesi occidentali, sono partiti per la Siria entrati nelle sue formazioni, acquisiscono esperienze di combattimento e di proselitismo che sono pronti a riutilizzare nei paesi di provenienza. È un fenomeno di gran lunga più importante di quello che si era già verificato nel 2003 in Iraq e negli anni ’80 con l’afflusso di Mujiaheddin in Afghanistan per combattere l’invasione sovietica; LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 8
  • 9. 3. lo Stato islamico si collega in modo molto più rapido ed efficace di quanto abbia mai saputo fare al- Qaeda con altri gruppi estremisti nel mondo, in Algeria, Libia, Nigeria, Egitto, Somalia, Afghanistan; gruppi che ne emulano la ferocia, gli obiettivi, i metodi, le capacità comunicative e di proselitismo; 4. il messaggio dell’Isis è un potente strumento di radicalizzazione nelle comunità islamiche; ha già motivato atti di terrorismo individuali o di piccoli gruppi in Europa, Usa, Canada, Australia; diversi arresti hanno impedito altri attacchi; ma è inevitabile che il fenomeno si espanda. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 9
  • 10. Oltre all’Isis, numerose organizzazioni jihadiste non sempre collegate allo Stato islamico rappresentano una minaccia per l’Occidente. Tra queste, le più significative per capacità di colpire in Occidente sono: • al-Qaeda nella Penisola Araba (AQAP), con una lunga storia di attentati; il più spettacolare e potenzialmente destabilizzante è stato quello contro il Ministro dell’Interno ed attuale vicario nella linea dinastica Saudita, Principe Muhammad bin Nayef, salvatosi miracolosamente; LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 10
  • 11. • al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) con armi di ogni tipo provenienti dagli enormi arsenali libici. È stata la saldatura di questa componente con formazioni Tuareg e Jihadiste nell’Azawad, a nord del Mali, a rendere necessario un urgente intervento di “peace enforcement” dell’Unione Africana, autorizzato dalle Nazioni Unite nel 2012, voluto all’inizio soprattutto dalla Francia. L’intervento è stato determinante per fermare l’avanzata jihadista verso sud e per rilanciare un percorso politico, ancora in via di consolidamento. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 11
  • 12. • al-Qaeda Senior Leadership (AQSL) attiva in Afghanistan e nelle Federally Administered Tribal Areas pakistane, indebolita dopo le operazioni militari e di intelligence pakistane e americane dopo il 2008, ma pur sempre con capacità di colpire e di avvantaggiarsi di un rapporto mai interrotto con diverse fazioni Talebane in entrambi i paesi; non dimentichiamo il serio pericolo che esiste per i nostri cooperanti e operatori economici in Pakistan, come è parso evidente con la drammatica uccisione di Giovanni Lo Porto. Episodio che ha evidenziato un grave scollamento di intelligence , e sembra anche a livello politico, tra Roma e Washington nella conduzione dell’intero caso, LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 12
  • 13. • in tale contesto preoccupa diversi servizi occidentali la rete creata in alcune impervie regioni afghane dal leader qaedista di origine qatarina al-Qahtani; • il Gruppo Khorasan con pakistani operanti in Siria per sostenere al- Nusra contro Assad, e per creare “santuari” in Siria dai quali preparare attacchi contro paesi occidentali; • Boko Haram in Nigeria ,responsabile di migliaia di vittime, distruzione di decine di Chiese cristiane , e di centinaia di rapimenti anche di italiani, tra i quali l’Ing. Lamolinara ucciso dai sequestratori islamisti tre anni fa. Boko Aram ha collaborato ad atti di terrorismo in Africa occidentale, anche se non si è ancora manifestata in Occidente. Ma nella sempre più numerosa diaspora nigeriana sono attivi trafficanti di esseri umani, droga, prostituzione contigui a terroristi in Africa occidentale, Sahel e Maghreb; LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 13
  • 14. • organizzazioni terroristiche come Ansar al –Sharia , radicata in Libia a fianco dello Stato Islamico e al-Shabab originaria del Corno d’Africa , contrastata con successo alterno dal Governo di Mogadiscio, ma sempre piu pericolosa in Kenia e in Etiopia; • ugualmente pericolosa la galassia del terrore riconducibile all’universo scita, sostenuto dall’ Iran: Hezbollah dispone non solo di decine di migliaia di miliziani in Libano, Siria, Iraq , ma può anche contare su una rete di agenti estesa sino all’America latina e al Centro America. Teheran sostiene attivamente anche organizzazioni a matrice sunnita, o “laica”, come Hamas e Jihad Islamica a Gaza e nella West Bank, e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 14
  • 15. Questo allarmante quadro dovrebbe dare la dimensione di una minaccia estremamente concreta e diretta alla nostra sicurezza. Farvi fronte significa anzitutto maturare una precisa volontà politica, sostenuta a livello nazionale da una corretta informazione pubblica; significa destinare risorse adeguate alle strutture di intelligence e della sicurezza; e significa rafforzare – ed è questo l’aspetto di fondamentale importanza - la collaborazione e la coesione con tutti i Governi stranieri che condividono i nostri stessi interessi di sicurezza. È un terreno sul quale la coesione di tutto l’Occidente costituisce un valore preziosissimo. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 15
  • 16. Perché solo i Paesi retti da democrazie mature e improntate allo Stato di Diritto hanno saputo dimostrare di poter combattere e vincere terrorismo e radicalizzazione senza derogare al rispetto dei diritti dell’uomo, della libertà di informazione, del giusto processo. Combattere il terrore con stragi indiscriminate di popolazione, come avvenuto in Siria, in Cecenia, in Xiniang costituisce la formula perfetta per alimentare il contagio. E quasi sempre sono i Paesi occidentali a farne le spese, in tutti i sensi. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 16
  • 17. Vi deve essere inoltre un deciso impegno tanto delle Autorità di Governo, quanto di noi tutti ad evitare la diffusione dell’intolleranza, della propaganda all’odio, della predicazione e della educazione settaria, in una parola, della radicalizzazione tra le comunità immigrate, ed al tempo stesso ad agire in sostegno di una “transizione” verso lo Stato di Diritto nei Paesi maggiormente colpiti dal fenomeno jihadista. Un modello è il programma di anti- radicalizzazione attuato nell’ultimo decennio dal paese dove vive la più numerosa popolazione Musulmana del pianeta: l’Indonesia. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 17
  • 18. Non è un caso se i “foreign fighters” indonesiani partiti per la Siria siano stati una piccola percentuale di quelli partiti dai Paesi Europei dove risiedono le maggiori comunità islamiche. E neppure è un caso se gli attentati jihadisti che avevano causato tra il 2001 e il 2006 in Indonesia più di trecento vittime, abbiano causato negli ultimi dieci anni quattordici vittime e siano diminuiti in numero del 70%. Il programma indonesiano di anti- radicalizzazione è rivolto a tutte le componenti della società, ha diffusione capillare nell’intero paese, poggia su due messaggi destinati specialmente ai giovani: il primo, che l’interpretazione estremista dell’Islam e incompatibile con il Corano; il secondo, riguarda il valore della tolleranza. Si tratta di uno sforzo molto rilevante che il Governo attua attraverso le numerosissime organizzazioni religiose, la collaborazione con Imam, le moschee, l’intero sistema scolastico, e attraverso una politica culturale a tutto campo, dall’arte, alla editoria, alla informazione. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 18
  • 19. Nel "Grande Mediterraneo" le mutazioni innescate dalle Primavere Arabe hanno trovato un Occidente impreparato ad affrontare le minacce che si stavano addensando sulla sua sicurezza. Le nostre scelte sono parse tardive e carenti di visione strategica. Abbiamo ricercato troppi compromessi su valori di fondo. Nel frattempo le contraddizioni nel mondo Arabo e l'atteggiamento antagonista della Russia, hanno lasciato campo libero a profonde "mutazioni" delle crisi in atto, aggravando il confronto settario all'interno dell'Islam con forme nuove e ancor più diffuse di fondamentalismo. Appare ineludibile una diversa, pubblica consapevolezza delle sfide che abbiamo di fronte, delle politiche e della coesione necessarie ad affrontarle. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 19
  • 20. I. La distrazione dell'Occidente. L'Eurasia Group è un importante gruppo americano di consulenza internazionale. Ha tra i propri clienti alcune tra le maggiori multinazionali. Nel settembre 2011, quasi un anno dopo il disperato gesto di Mohammed Bouazizi che segnava l’inizio delle “Primavere arabe”, l'Eurasia group pubblicava la lista dei principali fattori di rischio da tener d'occhio per la stabilità regionale e globale. Nessun Paese Arabo entrava nei "top risks". Alcune "costanti" per la criticità dell'intera regione erano opportunamente menzionate nel Rapporto dell'Eurasia Group, come il programma nucleare iraniano. Ma i grandi sconvolgimenti politici e sociali in Medio Oriente già in atto da mesi restavano semplicemente fuori dal radar. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 20
  • 21. I. La distrazione dell'Occidente. L'Eurasia Group è un importante gruppo americano di consulenza internazionale. Ha tra i propri clienti alcune tra le maggiori multinazionali. Nel settembre 2011, quasi un anno dopo il disperato gesto di Mohammed Bouazizi che segnava l’inizio delle “Primavere arabe”, l'Eurasia group pubblicava la lista dei principali fattori di rischio da tener d'occhio per la stabilità regionale e globale. Nessun Paese Arabo entrava nei "top risks". Alcune "costanti" per la criticità dell'intera regione erano opportunamente menzionate nel Rapporto dell'Eurasia Group, come il programma nucleare iraniano. Ma i grandi sconvolgimenti politici e sociali in Medio Oriente già in atto da mesi restavano semplicemente fuori dal radar. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 21
  • 22. C'erano stati lunghi periodi di incubazione del dissenso e della rivolta. Il radicamento dell'Islam politico e le sue deviazioni radicali venivano da molto lontano. E segnali precisi che anticipavano una contestazione diffusa e durevole nel tempo si coglievano sul web sin quattro o cinque anni prima di Piazza Tahrir. In Iran "l'onda verde" dei riformisti e dei giovani aveva rotto gli argini nel 2009, per poi essere repressa con estrema violenza dopo un'elezione Presidenziale scippata. Il Grande Mediterraneo, si presentava sempre più come un esteso "arco di crisi" da Gibilterra alla Mesopotamia, caratterizzato da dinamiche inedite sul piano demografico, migratorio, della radicalizzazione fondamentalista, del terrorismo. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 22
  • 23. L'Europa e l'America, ma non solo loro, avevano preferito sottovalutare i segni premonitori dei mutamenti del 2011. Avevano continuato a contare sul fatto che i Leaders Arabi erano riusciti a mantenere una certa stabilità facendo di volta in volta leva sul panarabismo. Una stabilità assai fragile perché costava molto ai popoli sui quali essa era costruita. L'episodio dei "global risks" individuati nel 2011 da Eurasia Group non è certo un caso isolato di "distrazione" occidentale. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 23
  • 24. Ancora: nel gennaio 2015, quest'anno, il Rapporto "Global Risk" del World Economic Forum attribuisce al "collasso delle strutture statali" e alla "dissoluzione della Governance nazionale" una posizione molto alta tra i "rischi globali"; ma lo fa con un ritardo di ben quattro anni sulle Primavere Arabe, tre anni dopo l'inizio della guerra civile in Siria, tre anni dopo la disgregazione delle strutture statuali in Libia, e almeno un anno dopo il propagarsi dell'Isis da Siria/Iraq a diversi altri punti dell'arco di crisi mediterraneo. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 24
  • 25. C’è quindi una perdurante sottovalutazione delle crisi che abbiamo alle porte di casa. È come un freno psicologico, impregnato di ideologismi, sui temi vitali per la nostra sicurezza . Un atteggiamento che caratterizza, e distrae, l'opinione pubblica e la politica di molti paesi Europei e Atlantici. Quanto è diverso l'atteggiamento dei Governi in altri "stakeholders", soprattutto Russia, Iran, Cina! Non si deve trascurare l'asimmetria tra un "West" – l’Occidente - riluttante a fare entrare nel discorso pubblico i grandi temi della sicurezza, e un "Rest" – l’altra parte del mondo- dove la sicurezza viene brandita come strumento di legittimazione nazionalista, di consenso popolare, di protagonismo regionale e globale. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 25
  • 26. II. Guardare l'ISIS senza vedere l'Iran. La conferenza del 3 giugno scorso dei Paesi che partecipano alla “guerra all’Isis” ha sottolineato l'esigenza della riconciliazione in Iraq, della partecipazione Sunnita al governo, del riarmo delle tribù sunnite in funzione anti Isis. Il Primo Ministro al-Abadi ha addebitato all'insufficiente sostegno occidentale i recenti rovesci militari. Ma ha dovuto sentire critiche francesi e di altri- ma non dell'Italia- per le politiche settarie guidate dall’Iran, che il Governo di Baghdad continua a praticare. Otto anni di dominio scita-iraniano in Iraq scoraggiano i sunniti dal prendere le armi contro l'Isis, e li fanno sentire sempre più emarginati e in pericolo. Ma al-Abadi non ha potuto o voluto cambiare rotta. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 26
  • 27. Appena prima della Conferenza di Parigi per l’Isis, sull'altro fronte, quello della guerra civile siriana, il Presidente Rouhani riceveva il Presidente del Parlamento siriano Mohammad al-Laham e dichiarava solennemente: "L'Iran sosterrà il Presidente Bashar al-Assad sino alla fine ... non dimentica i suoi obblighi morali verso il Governo siriano". E il comandante delle Forze speciali Quds, il Gen. Qassem Soleiman ammoniva che "ci saranno sorprese". In effetti il reclutamento di volontari sciti assoldati per combattere in Siria sta aumentando esponenzialmente. Ci sono già in Siria diecimila miliziani iracheni sciti e settemila Hezbollah libanesi. Agenti iraniani in Afghanistan, Pakistan e in Asia Centrale starebbero reclutando a pieno ritmo, anche sul web. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 27
  • 28. Il rapporto tra l'Iran scita e gli Assad precede la rivoluzione Khomeinista. Tuttavia Hafez al- Assad aveva tenuto a coltivare la centralità della Siria nei complessi giochi di potere regionale. Con Bashar Assad il rapporto con l'Iran diventa del tutto subalterno e dipendente via via che la criminale repressione alimenta, volutamente, il jihadismo sunnita e l'Isis. Il contrasto all'Isis diventa così occasione perfetta per iniziative iraniane non soltanto nel mondo scita ma anche in campo sunnita , insieme ad Hamas , Islamic Jihad a Gaza, a gruppi di al- Qaeda e Talebani. La macchia d'olio dell'influenza iraniana tende a espandersi verso forze fondamentaliste sunnite che vedono male un "Califfato" che autoimposto dall'esterno. La visione millenarista e rivoluzionaria fa pretendere alla teocrazia iraniana di essere la "guida" di tutto l'Islam. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 28
  • 29. Da quando la "guerra all'Isis" è stata lanciata lo scorso agosto dalla coalizione arabo-occidentale, di fatto insieme all'Iran, è iniziata una campagna di bombardamenti contro l'Isis con gravi "danni collaterali", e la situazione non fa che peggiorare; le vittime civili aumentano, così come sfollati, profughi, distruzioni. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 29
  • 30. III. Le "mutazioni" dei conflitti intra-statuali in Siria, Iraq, Yemen, Libia. Non eravamo stati in pochi i primi giorni d'agosto dello scorso anno, a sottolineare l’errore di azioni militari del tutto prive di una strategia politica, quale condizione del sostegno militare al Governo iracheno. Questa deve essere la linea dell'Italia e dell'Europa. Dobbiamo sottolineare con decisione, non solo nelle pieghe di un comunicato, che occorre un'intesa politica “condizionante” per porre fine ai massacri in Iraq e Siria. Diversamente i bombardamenti non estirperanno mai il jihadismo e lo Stato Islamico . E saranno sempre più la dimostrazione di una assai improvvida "alleanza" con Assad, Khamenei, Hezbollah e simili, che sono pericolosi almeno quanto i fondamentalisti sunniti. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 30
  • 31. Le guerre intra-statuali in Siria, in Iraq, Libia e ora anche in Yemen, hanno questo in comune: che sono iniziate come rivolte contro regimi corrotti e sanguinari ; ma poi , per assoluta carenza di un “percorso di riforme” all’interno, e in presenza di contrapposti interessi nella Comunità internazionale, hanno dato luogo a rapidissime "mutazioni" a carattere etnico-religioso, con fenomeni che si chiamano Isis in Iraq, Siria ed ora anche in Libia, Houti e al- Qaeda in Yemen. Il principale alimento a queste mutazioni proviene dal settarismo dell'Iran, contrastato unicamente dai Paesi del Golfo. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 31
  • 32. Le quattro gravi crisi devono essere risolte prima che il crollo di assetti regionali del XX secolo basati su realtà statuali multietniche lasci il campo a una vastissima conflagrazione tra mondo scita e mondo sunnita. Spetta ai Paesi Occidentali e alla Lega Araba, che si era impegnata con sanzioni e missioni di osservatori per fermare la criminale violenza del regime siriano, subordinare il sostegno militare a Baghdad e a Damasco alla creazione immediata di Governi di Unità Nazionale, garantiti dai Paesi che hanno partecipato alla Conferenza di Parigi. Ugualmente garantiti devono essere i principi e le tutele costituzionali che esistono nell'ordinamento iracheno, ma che sono state del tutto disattese; e che per lo Yemen sono state già ripetutamente definite. Sono tali principi e tutele a dover essere elemento costitutivo di una urgente transizione in Siria. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 32
  • 33. Una posizione ferma nei confronti dell'Iran è essenziale. I segnali che noi europei e italiani continuiamo ad inviare a Teheran sono sbagliati; incoraggiano gli Ayatollah a perseguire nelle ambizioni regionali e visioni messianiche proprie alle sue più retrive componenti fondamentaliste. Dobbiamo invece essere chiari sul nostro sostegno al pluralismo politico ,ai diritti umani, alle aspirazioni di un mondo giovane e istruito sempre più insofferente all'oppressione della teocrazia. Sono queste le linee di politica estera che dovrebbero guidare una seria azione per la stabilità di una regione al momento dominata da un inaccettabile settarismo, che non dobbiamo assolutamente condividere. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 33
  • 34. In questo quadro dovremmo riconoscere alla Russia di essere un fondamentale "stakeholder". Non si tratta di un auspicio formale, né di illudersi che sia per ora immaginabile riattivare con Mosca quel partenariato che l'Italia ha incoraggiato anche negli ultimi anni, e che riuscivamo ancora a tenere in atto nel 2012/2013. Si tratta piuttosto di motivare la Russia nella transizione siriana e irachena. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 34
  • 35. IV. Libia. L'inviato speciale dell'Onu, Bernardino Leon, sostenuto da parallele iniziative europee e Arabe, è da oltre un anno alla ricerca di un'intesa tra i due principali schieramenti: Alba e le componenti islamiste di Tripoli da un lato; Operazione Dignità in sostegno del Parlamento trasferitosi a Tobruk, dall'altro. Due schieramenti che si frammentano e incrociano con una pluralità di milizie locali, fazioni, personaggi che agiscono per mero calcolo personale. Vi è, molto preoccupante, l'elemento Jihadista ,con Ansar al-Sharia e Isis. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 35
  • 36. L'attivismo diplomatico non è certo mancato. Ne sono state cornice le riunioni euromediterranee "5+5", conferenze internazionali, le discussioni Ue a Bruxelles e Onu a New York. La febbre è ancora cresciuta per il sovrapporsi, alla crisi di altre immediate criticità: 1. il decuplicarsi in soli pochi mesi del traffico di migranti verso le nostre coste, con ripetute tragedie in mare, anche dopo quella di Lampedusa; 2. il radicarsi dello Stato Islamico a Derna, con collegamenti jihadisti a Tripoli e Sirte. 3. il rapporto tra criminalità coinvolta nel traffico dei migranti e organizzazioni terroristiche; e in Italia analoghi collegamenti tra le cosche di Mafia Capitale e dell’immigrazione clandestina. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 36
  • 37. Nell'immediato, la nostra sicurezza deve essere tutelata. Esistono basi legali per agire a titolo nazionale con misure di contrasto al traffico dei migranti perché stiamo subendo la minaccia di organizzazioni criminali e terroristiche. Le azioni di autotutela perfettamente legittime anche senza pronunce di un Consiglio di sicurezza dell’ONU paralizzato dagli interessi nazionali dei cinque membri permanenti. Ed è poco comprensibile che da due anni si stia solo discutendo “aspettando l’ONU”. A meno che l'"andare a New York" sia il modo per trasferire sempre la responsabilità di decisioni difficili a qualcun altro. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 37
  • 38. Nel medio e nel lungo periodo vi è la necessità di promuovere: • a livello Europeo, una normativa comune sul diritto d'asilo; una ripartizione degli oneri di accoglienza tra i Paesi membri per quanti hanno diritto allo status di rifugiato; regole condivise e cogenti sui rimpatri; accordi con i paesi di provenienza finanziamenti ad hoc nei programmi di Partenariato Mediterraneo. • sul piano nazionale, interventi legislativi che rispondano a un disegno coerente di inserimento delle comunità immigrate nella realtà sociale, culturale, economica del nostro paese. Il rispetto della legalità, dei percorsi di scolarizzazione, dei principi costituzionali di libertà e uguaglianza sembra irrinunciabile. Così come la lotta all'intolleranza, alla discriminazione, al fondamentalismo. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 38
  • 39. Paesi europei che hanno una centenaria tradizione di rapporti con l'Islam sul proprio territorio, come l'Austria, hanno adottato leggi sul riconoscimento della libertà religiosa e dei culti che meritano di essere valutate anche da altri in Europa. La stabilità e il consolidamento istituzionale della Libia rappresenta una delle priorità in assoluto più elevate per l'Italia. Il ginepraio di conflitti nel quale il Paese sta affondando è conseguenza dell'interruzione del processo costituzionale e della sempre più condizionante entrata in scena delle forze islamiste in tutto il nord Africa a fine 2012, un anno dopo l'uccisione di Gheddafi. Anche in Libia si è perso troppo tempo. Il superamento della crisi libica richiede enorme impegno: diplomatico, di concertazione internazionale, di risorse finanziarie e umane, e di assistenza militare e di sicurezza. Ridare prospettive a un paese fonte di tensioni destabilizzanti è necessità vitale per l'Italia. Ancor più lo è per motivi economici ,di approvvigionamento energetico, di presenza delle nostre aziende, oltre che per i legami storici tra Italia e Libia. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 39
  • 40. Mentre proseguono i tentativi dell'Onu di portare le diverse fazioni a un Governo di unità nazionale, sul terreno si manifestano segni di evidente logoramento. Diversi sono i casi di tregue locali, ma in una grande instabilità. Gli scontri hanno compromesso o danneggiato quasi tutti i porti e gli aeroporti. Le alleanze si capovolgono facilmente come quella tra Zintane e Sobrata, durante la rivolta contro Gheddafi, diventata ostilità, e poi ancora tregua. Vi sono veti reciproci, delegittimazioni, indisponibilità ad accettare il dialogo proposto dalle Nazioni Unite. La presenza dell'Isis tende a essere sottaciuta dagli interlocutori libici. Ma induce alcuni a maggior ragionevolezza. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 40
  • 41. La ripresa di un "percorso costituzionale" può solo poggiare su un'agenda condivisa tra i paesi Arabi ,e tra gli europei, anziché sui giochi di influenza. Il nostro paese viene sollecitato da tempo, dagli Usa e da alcuni partners europei, a esercitare una "leadership" negoziale . Non lo sta facendo. Si tratta di fare emergere, dalla attuale situazione di blocco, una figura di alto livello e significato per tutte le diverse componenti religiose, politiche e tribali del paese, che possa garantire quel percorso che deve necessariamente partire dalla stessa realtà libica. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 41
  • 42. V. Migrazioni. Di emergenza immigrazione si è discusso all'infinito in questi mesi: per la completa assenza di una politica e di una strategia nazionale ed europea; per una "emergenza" che non è onesto definire come tale dato che il fenomeno era previsto con certezza matematica da almeno due anni; per il fatto che da una parte si sottolineano le priorità umanitarie del salvataggio in mare, e dell'accoglienza di tutti i migranti in Italia; mentre si stigmatizzano dall'altro gli enormi problemi sociali, economici, di bilancio, di sicurezza, di illegalità diffusa e di tutela dell'ordine pubblico che un "buonismo senza se e senza ma" pone al nostro Paese. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 42
  • 43. Parlando di questi temi durante una mia recente visita negli Usa, Paese dove l'immigrazione è pure al centro del dibattito politico, mi è capitato di constatare l'assenza nel confronto politico italiano, o per lo meno la sottovalutazione, di aspetti che invece sono fondamentali per gli americani, oltre che per altri Paesi. Affrontare l'emergenza immigrazione significa anzitutto adottare politiche risolutive nei confronti del traffico di esseri umani. In ordine d'importanza, si tratta della seconda maggiore attività per il crimine organizzato transnazionale, seconda solo al traffico di droga e persino più redditizia del commercio di armi. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 43
  • 44. Affrontare l'emergenza immigrazione significa anzitutto adottare politiche risolutive nei confronti del traffico di esseri umani. In ordine d'importanza, si tratta della seconda maggiore attività per il crimine organizzato transnazionale, seconda solo al traffico di droga e persino più redditizia del commercio di armi. Nonostante le considerazioni emotive ed etiche non possano valere meno per le vittime del traffico di droga e di armi, il traffico clandestino di esseri umani tocca in questa epoca molte coscienza più di ogni altro fenomeno criminoso. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 44
  • 45. La ricerca di soluzioni non può tuttavia essere "isolata". I trafficanti, come spiega un'importante ricerca appena pubblicata dalla Columbia University, considerano i migranti clandestini come "merce" ("commodities"), trasportata attraverso le stesse "autostrade", finanziata attraverso gli stessi circuiti, protetta e sfruttata dalle medesime mafie che muovono a livello globale droga, armi, petrolio, prodotti contraffatti. I network sono "ibridi", collegano crimine organizzato, attività finanziarie e terrorismo. La valutazione della minaccia deve collegare queste contiguità e sovrapposizioni. La prassi internazionale distingue le fattispecie criminose che caratterizzano l'immigrazione clandestina in base a tre criteri: consenso; sfruttamento; trasporto. Si tende così a differenziare il reato di "contrabbando" dal reato di "traffico". Nel *contrabbando* il migrante si accorda e paga un prezzo per il proprio trasporto. Nel *traffico* il migrante diviene vittima di un sistema di sfruttamento nel quale il trasferimento oltrefrontiera non è che la primissima fase. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 45
  • 46. Nelle analisi fatte dalle Agenzie dell'Onu e da istituzioni indipendenti come la Columbia University, si rileva come il semplice "contrabbando"- pur sempre reato contro la sovranità e la sicurezza dello Stato - stia diventando sempre più marginale rispetto al crimine di "traffico di esseri umani ", nel quale si sommano pesantissime violazioni dei diritti della persona e delle sue libertà fondamentali. Il "contrabbando" diventa sempre più spesso "traffico" per i meccanismi che sistematicamente si innescano: LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 46
  • 47. 1. per pagare debiti contratti con i trafficanti, fatti lievitare artificiosamente durante e dopo il viaggio; 2. per il collegamento con organizzazioni dedite al traffico di droga che soprattutto in Africa Occidentale e in America Centrale operano in simbiosi con l'immigrazione illegale, utilizzandone le rimesse derivanti dallo sfruttamento dei lavoratori clandestini e della prostituzione, per riciclaggio di denaro; 3. per alimentare i "network" del terrorismo, attraverso la radicalizzazione di intere comunità di migranti. Ciò è avvenuto da tempo in America Latina e in Africa Occidentale con l'emigrazione di sciti libanesi che hanno rafforzato la presenza Hezbollah in quelle regioni. Sta avvenendo con l'immigrazione clandestina dal Corno d'Africa, dal Sahel e dalla Libia verso l'Europa. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 47
  • 48. Il contrasto a queste diffuse e multiformi minacce alla nostra sicurezza e alla legalità deve perciò riguardare ambiti che vanno aldilà dell'immigrazione illegale. Questo reato deve essere sanzionato e combattuto su tutto il fronte delle conseguenze che esso comporta. Risulta così incomprensibile che ci si voglia eliminare il "reato" di immigrazione clandestina, sempre meno separabile da quello di "traffico di esseri umani". Le misure di interdizione devono collegare agenzie, programmi, collaborazioni internazionali, per aggredire networks, flussi finanziari, e l'intera pluralità di soggetti coinvolti nei traffici di migranti, sempre più interdipendenti con le organizzazioni criminali della droga, del terrorismo, della prostituzione e dell'economia sommersa. Basti questo per dare la misura della grave inadeguatezza nelle politiche sull'immigrazione di questo Governo. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 48
  • 49. Il contrasto a queste diffuse e multiformi minacce alla nostra sicurezza e alla legalità deve perciò riguardare ambiti che vanno aldilà dell'immigrazione illegale. Questo reato deve essere sanzionato e combattuto su tutto il fronte delle conseguenze che esso comporta. Risulta così incomprensibile che ci si voglia eliminare il "reato" di immigrazione clandestina, sempre meno separabile da quello di "traffico di esseri umani". Le misure di interdizione devono collegare agenzie, programmi, collaborazioni internazionali, per aggredire networks, flussi finanziari, e l'intera pluralità di soggetti coinvolti nei traffici di migranti, sempre più interdipendenti con le organizzazioni criminali della droga, del terrorismo, della prostituzione e dell'economia sommersa. Basti questo per dare la misura della grave inadeguatezza nelle politiche sull'immigrazione di questo Governo. LA LUNGA STORIA DEL MEDITERRANEO: IMMIGRAZIONE, TERRORISMO, SICUREZZA 49