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Il capitalismo molecolare Sergio Remi Trentino Sviluppo Master sviluppo territoriale, rovereto 2009
Le discriminanti dello sviluppo italiano ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
All'interno dei distretti industriali si trova il 25% della popolazione italiana ed il 31% delle municipalità. I distretti contribuiscono al 46% del totale dell'export nazionale. In essi lavorano il 44% degli occupati nei settori manifatturieri italiani (60% nel solo Nord Est) Il peso occupazionale dei distretti sul totale nazionale vede per il tessile abbigliamento il 63%; per il mobile il 58%; per la meccanica il 49%; e per la carta il 41%. L'ISTAT ne riconosce 199 66% al Nord 24% al Centro 10% al Sud
 
 
L'anomalia del modello italiano nello scenario internazionale ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Il capitalismo dei piccoli: definizione di microimprese, piccole e medie imprese MICROIMPRESA: Dipendenti: meno di 10 Fatturato annuale: inferiore o pari a 2 milioni di Euro Totale di bilancio: inferiore o pari a 2 milioni di Euro PICCOLA IMPRESA Dipendenti: tra 10 e 49 Fatturato annuale: minore o pari a 10 milioni di Euro Totale di bilancio: 10 milioni MEDIA IMPRESA Dipendenti: compresi tra 50 e 249 Fatturato annuale: minore o pari a 50 milioni di Euro Totale di bilancio: max 43 milioni di Euro Con decisione dell’8 maggio 2003, la Commissione Europea ha adottato una nuova definizione di imprese di dimensioni ridottissime (microimprese) e piccole e medie (PMI): decisione utilizzata dal 1° gennaio 2005 In Italia MICRO + PICCOLE + MEDIE = 99,7% delle imprese 78% degli addetti 68% del valore aggiunto
 
DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE FRA CATEGORIE
OCCUPAZIONE NELLE IMPRESE  FRA CATEGORIE
Il peso della microimpresa ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Tabella: Imprese e addetti per classi di addetti e settore di attività economica – Anno 2006   Fonte:  Istat, Archivio Statistico delle Imprese Attive
Imprese per numero di addetti (v.a.; incidenza% delle microimprese; differenze con la media nazionale) – dati regionali
 
SVILUPPO DELL’OCCUPAZIONE (EUROPA-19)
Piccolo è un dato di fatto ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
L’autoimprenditorialità come valore sociale ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],I fattori di successo del modello della piccola impresa
Fordismo  -  Postfordismo anni ‘70 ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Con il termine postfordismo, si può denominare la transizione da un sistema socio-economico caratterizzato dal  lavoro dipendente svolto in grandi strutture organizzative  (industrie, banche, pubblica amministrazione), ad un sistema socio-economico segnato dal  dal primato del lavoro indipendente e/o svolto in piccole strutture organizzative  (nella piccola impresa come nel sommerso, nell’artigianato come nel terziario avanzato),
La capacità di fare rete ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
L’economia del distretto industriale: le molecole fanno condensa ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Al di fuori dei cancelli delle imprese entrano in gioco i fattori territoriali della competitività: La coesione dell’ambiente sociale :  condivisione di valori (lavoro, famiglia,risparmio), scarsa conflittualità sociale, professionalità lavoratori diffusa nel sistema locale, mobilità sociale, attitudine al rischio, ecc. l’efficienza delle reti infrastrutturali locali  che collegano i diversi segmenti di quella che è una filiera produttiva territorializzata in cui si produce  just in time  e dove spesso le infrastrutture stradali  possono essere considerate le linee di montaggio dei prodotti.  l’efficienza della logistica  (porti, interporti, aeroporti, fiere) tutti quegli snodi che collegano il territorio locale  alle reti internazionali ormai globalizzate. Tema questo caldissimo dove ogni territorio vuole la propria fiera ed il proprio aeroporto, quelle autonomie funzionali che servono per collegare il locale con il globale. l’efficienza del sistema finanziario , che deve essere capace di accompagnare il processo di finanziarizzazione delle imprese: dalle nuove forme del credito, all’accompagnamento sui mercati borsistici: da Basilea 2 al  project financing  per realizzare le infrastrutture necessarie al territorio. l’efficienza dei sistemi che producono i saperi.  Scuole professionali, università, laboratori di prove e certificazione, terziario locale in grado di fornire tutte quelle funzioni (ricerca, design,marketing, ecc.) che le aziende di piccole dimensioni devono necessariamente, acquisire all’esterno.  Infine,  l’efficienza della pubblica amministrazione,  sia intesa come macchina amministrativo burocratica, per tutto ciò che concerne i permessi, le autorizzazioni, le normative, i vincoli ambientali, gli incentivi, le aree attrezzate, ma anche per ciò che concerne strategie di accompagnamento dei sistemi produttivi locali sui mercati internazionali. I fattori territoriali della competitività
Gli attori del distretto : Gli imprenditori “mediocri” ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Gli attori del distretto : Il sindaco “imprenditore” ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Gli attori del distretto : La banca locale ,[object Object],[object Object],[object Object]
Gli attori del distretto: le Associazioni di categoria Il quarto attore erano le  Associazioni di rappresentanza  che si impegnavano ad accompagnare gli imprenditori “mediocri” rispetto alle forme elementari della gestione di impresa, dalla tenuta dei libri contabili (magari insegnando come pagare meno tasse) fino alla promozione delle relazioni di scambio tra le imprese, come i consorzi.
Gli attori del distretto: Il “metaorganizzatore” Nelle situazioni più evolute c’era poi un quinto attore, che svolgeva un ruolo da metaorganizzatore, solitamente la  Camera di Commercio,  l’ Agenzia di sviluppo  o il  Centro servizi del distretto , che si ponevano come soggetti organizzatori dell’economia distrettuale, assolvendo ad alcune funzioni di modernizzazione, che potevano essere la mediazione con il sistema della formazione, l’esplorazione dei mercati esteri, l’organizzazione delle fiere, alcune funzioni di servizio o di promozione particolarmente pregiate legate all'innovazione alla certificazione, ai laboratori di prova, ai marchi di distretto,ecc.
La globalizzazione è la fine del modello distrettuale? ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
La crisi del modello del capitalismo molecolare  ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Dal locale al globale ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Le tre sfide ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Come stanno reagendo i distretti alla globalizzazione ? ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Lo Scenario: l’evoluzione dei sistemi produttivi locali   ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],La ragnatela di produzione del valore
1. L’emersione delle imprese leader ed il “capitalismo a grappolo” Gli  imprenditori mediocri non sono più tali , chi ce l’ha fatta è cresciuto ed ora è una media impresa aperta alla competizione sui mercati internazionali, ben oltre quindi lo spazio del distretto o del mercato locale.  Sono questi imprenditori che  hanno fatto esplodere il distretto verso l’alto , facendo globalizzazione a medio e lungo raggio, ampliando la rete delle relazioni produttive al di fuori del contesto locale.  Qui troviamo le tante imprese leader emerse dai nostri distretti che oggi vanno per il mondo, (multinazionali tascabili come le chiama Merloni) pur mantenendo un radicamento locale: Luxottica, Della Valle, Brembo, Geox, ecc.  L’elenco è fortunatamente lungo, nel rapporto annuale di Mediobanca- Unioncamere si contano  3.925 medie imprese italiane  che vanno per il Mondo   pur mantenendo un forte radicamento nei distretti e nei settori storici del capitalismo manifatturiero italiano  Una recente ricerca della fondazione Edison  descrive il capitalismo italiano come un “ capitalismo a grappolo ”  3.925 medie imprese globalizzate  che attraverso le reti di subfornitura  aggregano 140.000 piccole imprese .  Medie imprese che acquistano fuori dalle mura, (cioè dai piccoli), l'81% dei prodotti e dei servizi di cui ha bisogno.
Le medie imprese che si globalizzano ,[object Object],[object Object],[object Object]
Il riposizionamento competitivo della media impresa ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Il riposizionamento competitivo dell’impresa di subfornitura ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],39,9 34,2 47,2 Incidenza (%) fatturato estero 2006 12,9 12,5 13,4 Opera all’estero 10,6 8,0 14,2 Prevalenza di lavorazione per il mercato finale 11,8 10,4 13,6 Previsione fatturato 2007 in aumento 20,0 17,7 23,0 Fatturato 2006 aumentato Totale Imprese isolate Imprese che hanno relazioni
Le strategie di riposizionamento competitivo delle imprese di subfornitura ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
L’innovazione nella piccola impresa ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
La capacità di fare produzioni complesse ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Internazionalizzazione ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
LA GLOBALIZZAZIONE NON RAPPRESENTA LA FINE DELLO SVILUPPO LOCALE ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Chi è che garantisce le dotazioni ambientali che rendono competitivo il territorio?
Le politiche delle amministrazioni locali Il “ Sindaco imprenditore” ha dovuto fare i conti con la saturazione dello spazio disponibile   sul proprio territorio , il suo ruolo di fornitore di aree per lo sviluppo delle imprese è venuto meno.  Oggi ha semmai il problema contrario: come razionalizzare e decongestiare il territorio, come conciliare luoghi della produzione e luoghi dell’abitare, come garantire la qualità dell’ambiente e dei servizi a rete (l’acqua, l’energia, il depuratore, i rifiuti, le strade) tutti fattori strettamente connessi per il successo di un  modello di sviluppo molecolare che oggi cerca di fare un salto verso l’innovazione e verso la qualità.  Oggi il problema dei sindaci e degli amministratori locali è come mantenere, o attrarre, imprese innovative, a basso impatto ambientale e come fornire loro qualità dei servizi, qualità dell’ambiente, tranquillità sociale.
Il processo di aggregazione delle banche La  banca locale è stata comprata da qualche grande Gruppo  e questo per molti territori è stato un vero e proprio dramma. Basta pensare a cosa è successo qui in Trentino quanto CARITRO e stata comprata da Unicredit.  E’ venuta meno quella figura di intermediazione fiduciaria fondamentale che era rappresentata dal Direttore della banca locale.  Oggi l’artigiano o il piccolo imprenditore hanno dovuto imparare a relazionarsi, (in modo molto più complicato e meno diretto) con il responsabile del  Corporate  o del  Retail   della grande banca che sta sulla piazza finanzia milanese.  Le banche (non tutte) si sono sollevate dal territorio è hanno attivato processi di aggregazione che gli consentissero di competere nell’economia dei flussi. E’ comunque sul territorio che le banche attingono alle risorse che gli servono per competere. Anche grandi gruppi hanno adottato strategie di sviluppo locale. (MA QUESTO SARA’ OGGETTO DI UNA SPECIFICA LEZIONE)
La crisi delle strutture di rappresentanza ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]

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  • 7. Il capitalismo dei piccoli: definizione di microimprese, piccole e medie imprese MICROIMPRESA: Dipendenti: meno di 10 Fatturato annuale: inferiore o pari a 2 milioni di Euro Totale di bilancio: inferiore o pari a 2 milioni di Euro PICCOLA IMPRESA Dipendenti: tra 10 e 49 Fatturato annuale: minore o pari a 10 milioni di Euro Totale di bilancio: 10 milioni MEDIA IMPRESA Dipendenti: compresi tra 50 e 249 Fatturato annuale: minore o pari a 50 milioni di Euro Totale di bilancio: max 43 milioni di Euro Con decisione dell’8 maggio 2003, la Commissione Europea ha adottato una nuova definizione di imprese di dimensioni ridottissime (microimprese) e piccole e medie (PMI): decisione utilizzata dal 1° gennaio 2005 In Italia MICRO + PICCOLE + MEDIE = 99,7% delle imprese 78% degli addetti 68% del valore aggiunto
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  • 10. OCCUPAZIONE NELLE IMPRESE FRA CATEGORIE
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  • 12. Imprese per numero di addetti (v.a.; incidenza% delle microimprese; differenze con la media nazionale) – dati regionali
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  • 21. Al di fuori dei cancelli delle imprese entrano in gioco i fattori territoriali della competitività: La coesione dell’ambiente sociale : condivisione di valori (lavoro, famiglia,risparmio), scarsa conflittualità sociale, professionalità lavoratori diffusa nel sistema locale, mobilità sociale, attitudine al rischio, ecc. l’efficienza delle reti infrastrutturali locali che collegano i diversi segmenti di quella che è una filiera produttiva territorializzata in cui si produce just in time e dove spesso le infrastrutture stradali possono essere considerate le linee di montaggio dei prodotti. l’efficienza della logistica (porti, interporti, aeroporti, fiere) tutti quegli snodi che collegano il territorio locale alle reti internazionali ormai globalizzate. Tema questo caldissimo dove ogni territorio vuole la propria fiera ed il proprio aeroporto, quelle autonomie funzionali che servono per collegare il locale con il globale. l’efficienza del sistema finanziario , che deve essere capace di accompagnare il processo di finanziarizzazione delle imprese: dalle nuove forme del credito, all’accompagnamento sui mercati borsistici: da Basilea 2 al project financing per realizzare le infrastrutture necessarie al territorio. l’efficienza dei sistemi che producono i saperi. Scuole professionali, università, laboratori di prove e certificazione, terziario locale in grado di fornire tutte quelle funzioni (ricerca, design,marketing, ecc.) che le aziende di piccole dimensioni devono necessariamente, acquisire all’esterno. Infine, l’efficienza della pubblica amministrazione, sia intesa come macchina amministrativo burocratica, per tutto ciò che concerne i permessi, le autorizzazioni, le normative, i vincoli ambientali, gli incentivi, le aree attrezzate, ma anche per ciò che concerne strategie di accompagnamento dei sistemi produttivi locali sui mercati internazionali. I fattori territoriali della competitività
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  • 25. Gli attori del distretto: le Associazioni di categoria Il quarto attore erano le Associazioni di rappresentanza che si impegnavano ad accompagnare gli imprenditori “mediocri” rispetto alle forme elementari della gestione di impresa, dalla tenuta dei libri contabili (magari insegnando come pagare meno tasse) fino alla promozione delle relazioni di scambio tra le imprese, come i consorzi.
  • 26. Gli attori del distretto: Il “metaorganizzatore” Nelle situazioni più evolute c’era poi un quinto attore, che svolgeva un ruolo da metaorganizzatore, solitamente la Camera di Commercio, l’ Agenzia di sviluppo o il Centro servizi del distretto , che si ponevano come soggetti organizzatori dell’economia distrettuale, assolvendo ad alcune funzioni di modernizzazione, che potevano essere la mediazione con il sistema della formazione, l’esplorazione dei mercati esteri, l’organizzazione delle fiere, alcune funzioni di servizio o di promozione particolarmente pregiate legate all'innovazione alla certificazione, ai laboratori di prova, ai marchi di distretto,ecc.
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  • 34. 1. L’emersione delle imprese leader ed il “capitalismo a grappolo” Gli imprenditori mediocri non sono più tali , chi ce l’ha fatta è cresciuto ed ora è una media impresa aperta alla competizione sui mercati internazionali, ben oltre quindi lo spazio del distretto o del mercato locale. Sono questi imprenditori che hanno fatto esplodere il distretto verso l’alto , facendo globalizzazione a medio e lungo raggio, ampliando la rete delle relazioni produttive al di fuori del contesto locale. Qui troviamo le tante imprese leader emerse dai nostri distretti che oggi vanno per il mondo, (multinazionali tascabili come le chiama Merloni) pur mantenendo un radicamento locale: Luxottica, Della Valle, Brembo, Geox, ecc. L’elenco è fortunatamente lungo, nel rapporto annuale di Mediobanca- Unioncamere si contano 3.925 medie imprese italiane che vanno per il Mondo pur mantenendo un forte radicamento nei distretti e nei settori storici del capitalismo manifatturiero italiano Una recente ricerca della fondazione Edison descrive il capitalismo italiano come un “ capitalismo a grappolo ” 3.925 medie imprese globalizzate che attraverso le reti di subfornitura aggregano 140.000 piccole imprese . Medie imprese che acquistano fuori dalle mura, (cioè dai piccoli), l'81% dei prodotti e dei servizi di cui ha bisogno.
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  • 45. Le politiche delle amministrazioni locali Il “ Sindaco imprenditore” ha dovuto fare i conti con la saturazione dello spazio disponibile sul proprio territorio , il suo ruolo di fornitore di aree per lo sviluppo delle imprese è venuto meno. Oggi ha semmai il problema contrario: come razionalizzare e decongestiare il territorio, come conciliare luoghi della produzione e luoghi dell’abitare, come garantire la qualità dell’ambiente e dei servizi a rete (l’acqua, l’energia, il depuratore, i rifiuti, le strade) tutti fattori strettamente connessi per il successo di un modello di sviluppo molecolare che oggi cerca di fare un salto verso l’innovazione e verso la qualità. Oggi il problema dei sindaci e degli amministratori locali è come mantenere, o attrarre, imprese innovative, a basso impatto ambientale e come fornire loro qualità dei servizi, qualità dell’ambiente, tranquillità sociale.
  • 46. Il processo di aggregazione delle banche La banca locale è stata comprata da qualche grande Gruppo e questo per molti territori è stato un vero e proprio dramma. Basta pensare a cosa è successo qui in Trentino quanto CARITRO e stata comprata da Unicredit. E’ venuta meno quella figura di intermediazione fiduciaria fondamentale che era rappresentata dal Direttore della banca locale. Oggi l’artigiano o il piccolo imprenditore hanno dovuto imparare a relazionarsi, (in modo molto più complicato e meno diretto) con il responsabile del Corporate o del Retail della grande banca che sta sulla piazza finanzia milanese. Le banche (non tutte) si sono sollevate dal territorio è hanno attivato processi di aggregazione che gli consentissero di competere nell’economia dei flussi. E’ comunque sul territorio che le banche attingono alle risorse che gli servono per competere. Anche grandi gruppi hanno adottato strategie di sviluppo locale. (MA QUESTO SARA’ OGGETTO DI UNA SPECIFICA LEZIONE)
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