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LA DIPLOMAZIA
ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Intervento dell’Ambasciatore
Giulio Terzi di Sant’Agata
Forlì, 23 novembre 2015
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Nel suo saggio “La Pace Perpetua” Immanuel Kant sostiene che una
pace perpetua sarà alla fine conseguita solo in due modi: grazie alla
saggezza umana, o perché conflitti e catastrofi assumeranno una tale
magnitudine da non lasciare all’umanità altra scelta. Citando Kant,
Henry Kissinger conclude il suo fondamentale lavoro “On China”
affermando che l’umanità si trova a questo bivio.
Nel contesto attuale i dati dell’equazione di politica estera e di
sicurezza mutano con accelerazioni istantanee. Per contro, prassi e
strumenti della diplomazia riflettono, in buona parte, le realtà di fine
Novecento. Sono poco adatti ad affrontare le asimmetrie del
terrorismo; a ricomporre le destabilizzazioni prodotte dall’Islam
fondamentalista Sunnita del Daesh, o dagli obiettivi egemonici
dell’Iran sciita.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
In questo “ordine mondiale” ha sinora operato una diplomazia
funzionale ai rapporti tra Stati, rispettosa di tutte le prerogative
Westfaliane della sovranità. Ma é tale “ordine” a essere da tempo
esposto all’erosione “revisionista” di Paesi come i BRICS, nella finanza
e nel commercio internazionale; a essere scardinato dal ricorso illegale
alla forza, e alla politica del fatto compiuto persino nel cuore
dell’Europa. Trattati che rappresentavano pilastri della sicurezza
internazionale, realizzati da grandi protagonisti della diplomazia
mondiale, sono caduti vittima di politiche nazionaliste utili a leaders
che ancora nel Terzo millennio vedono nelle avventure militari una
efficace diversione da problemi interni.
Pur lontano dall’aver potuto intravvedere le “crisi asimmetriche”
causate dal fondamentalismo islamico Henry Kissinger aveva colto sin
dagli anni settanta i prodromi di una profonda instabilità. E
sottolineava che tra i due assetti, quello relativamente stabile uscito
dal Congresso di Vienna nel 1815, e quelli da lui definiti
“estremamente instabili” del Trattato di Versailles e della Seconda
Guerra Mondiale sarebbe dovuto emergere un “ordine mondiale”
garante della sicurezza per i Paesi partecipanti, percepito dalle
opinioni pubbliche come sostanzialmente giusto ed equo per tutti.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Sull’equilibrio tra gli Stati e sulle diverse forme di concerto tra le
Nazioni si sono impegnate intere generazioni di uomini di Governo, di
Diplomatici e di studiosi che hanno ispirato il pensiero di politica
estera del mondo occidentale. Primi tra molti, sono stati i fautori della
corrente “realista”: George Kennan, propugnatore di un paziente ma
fermo containment dell’Urss perché Mosca che non avrebbe mai
rinunciato a lottare contro le istituzioni libere dell'Occidente; Hans
Morgenthau che individuava "sei principi" basati su leggi oggettive
della politica, sull'interesse nazionale in termini di potere, e su principi
morali filtrati da circostanze di tempo e di luogo; Kenneth Waltz, parte
di un pensiero neorealista che metteva in guardia dai contraccolpi di
politiche egemoniche e insisteva sul ruolo della collaborazione e delle
alleanze.
Il Nation-State é destinato, per questa vasta corrente di pensiero, a
rimanere il perno delle relazioni internazionali nel XXI secolo.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Una concezione valoriale delle relazioni internazionali, che integra
senza necessariamente contraddire quella realista, si è per altro verso
rafforzata grazie al multilateralismo, alla prodigiosa diffusione delle
Organizzazioni internazionali, e alle forme di integrazione economica e
politica, prima fra tutte l’Unione europea. É soprattutto nella cultura
politica europea,e italiana in particolare, che si é formata la visione
federalista. Essa ha indubbiamente ispirato il percorso verso
un’Unione sempre più coesa, nella quale l’integrazione prima
economica, quindi politica, si traduca in significativi trasferimenti alle
Istituzioni comunitarie di potestà nazionali, monetarie, fiscali, di
politica estera, sicurezza e Difesa.
6
LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
La crisi dell’Euro ha smorzato le speranze. Gli ultimi dati di
eurobarometro segnano per l’Italia un sostegno alla moneta unica ben
al disotto del 50%; l’indice di gradimento più basso in tutta l’eurozona
sta da noi. Un fatto incontrovertibile riguarda la rinazionalizzazione
della politica estera, di sicurezza e Difesa. La risposta all’Isis, invocata
ai sensi dell’art.42,7 del Trattato, può di fatto avvenire solo nella forma
di una “coalizione di volonterosi” - di natura intergovernativa e non,
almeno per ora, “istituzionalmente europea” - anziché nell’invio di
contingenti integrati europei come i “battlegroups” che ormai non
esistono forse neanche più sulla carta. Occorre ricordare che sono
state decisioni di singoli Stati membri all’origine delle operazioni
francesi in Libia e in Mali? O i bombardamenti “in ordine sparso” in
Siria? O misure sull’immigrazione contradditorie tra diversi Stati
membri? Le trattative sull’Ucraina sono state gestite interamente da
Berlino e Parigi. E il precipitoso cambiamento di linea sulla Turchia,
attuato dalla Germania é avvenuto senza alcuna vera concertazione
tra i 28.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
L’interesse nazionale viene avvertito da ciascuno degli Stati membri
quale necessario presupposto per ogni decisione dell’Unione. Se
questa condizione riguarda la realtà europea, pur caratterizzata da una
straordinaria esperienza di condivisione identitaria, sarebbe utopico
pensare che stia diffondendosi in altri continenti più che in Europa
l’impulso a cedere Sovranità statuali ad organismi sovrannazionali. É
una constatazione semplice. Essa comporta, a mio parere, un impegno
accresciuto nel rafforzare le regole alle quali devono attenersi tutti i
membri della Comunità internazionale.
Ancora per molto tempo gli Stati nazionali continueranno a essere i
principali protagonisti. Lo saranno probabilmente in forma diversa.
Nell’economia globalizzata si calcola che più del 50% del prodotto
lordo mondiale sia realizzato da imprese transnazionali. Decisioni
rilevanti per le politiche nazionali si spostano fuori dai confini. Conta in
misura crescente nei rapporti tra Stati l’evoluzione multietnica delle
loro società. Essa alimenta rapporti umani, culturali, religiosi,
economici tra gli Stati. Restano loro i principali, anche se non esclusivi,
protagonisti delle relazioni internazionali.
8
LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Progressi estremamente significativi durante la seconda metà del XX
secolo sono stati conseguiti grazie all’affermazione del principio di
legalità. Il sistema delle Nazioni Unite ha assicurato un maggior
radicamento dello Stato di Diritto, dei diritti umani, delle libertà
fondamentali, dei criteri che devono guidare lo sviluppo sostenibile e
la risposta ai cambiamenti climatici.
La diplomazia multilaterale é stata per il nostro Paese, e continuerà
sempre più ad essere, un terreno di costruttiva collaborazione e al
tempo stesso di dura competizione e di confronto. L’interesse
nazionale, essenza della funzione diplomatica, si misura nella capacità
di rispondere a situazioni di crisi e a sfide globali che l’Italia deve
affrontare. Nella diplomazia multilaterale, così come nella vita politica,
arriva prima o poi il momento di doversi esprimere con un voto,
accade di dover tessere iniziative con altri Paesi che possono ottenere
l’approvazione di alcuni, e le riserve o la netta ostilità di altri.
9
LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
La politica estera, al pari di quella di sicurezza e di difesa che ha spesso
rappresentato una modesta priorità per il Governo, può affermare
l’interesse nazionale solo se esprime orientamenti e valori precisi.
Siamo credibili all’estero se dimostriamo di voler realmente applicare
nel nostro Paese i principi di legalità che invochiamo per altri. E nostro
preciso interesse promuovere un compiuto Stato di diritto, una società
libera dalla gravissima piaga della corruzione, una giustizia efficiente,
un rispetto puntuale dei diritti e delle libertà individuali e collettive. In
questo senso l’opera del diplomatico e di chi si occupa di politica
estera deve essere attivamente coinvolta e partecipe nel processo,
ineludibile, di una profonda trasformazione del nostro Paese.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
La sfida dello Stato di diritto e della legalità condensa tutte le altre.
Riassume l’interesse nazionale di un Paese con orizzonti globali come il
nostro. Deve caratterizzare gli obiettivi della nostra politica etera e gli
strumenti, le risorse, la formazione, la mentalità stessa della
diplomazia italiana. Quando si verifichino “cali di tensione" o
addirittura violazioni della legalità in ragione di asserite, ma fuorvianti,
“ragioni di stato”, come alcuni casi recenti hanno dimostrato, la nostra
credibilità internazionale va in frantumi. Condivido quanto ha scritto
quella che considero la migliore testa pensante tra gli Ambasciatori
attualmente in servizio: l’Italia ha “in genere maggior riluttanza a
esprimere posizioni che richiedano un orientamento netto… anche se
più corrispondente all’interesse nazionale. Eppure si tratta di uno
strumento del tutto legittimo, al quale prima o poi ricorrono tutti gli
stati grandi e piccoli..” É sulle sfide globali, sulla capacità di affrontarle
in modo compatibile con l’interesse nazionale e con lo Stato di diritto
che si misura una modera diplomazia.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Le sfide riguardano:
1) 1Un’esponenziale crescita demografica si concentra in regioni
critiche come quella Subsahariana e Mediorientale, con tutte le
tensioni migratorie, sociali e politiche che ciò comporta nei Paesi
interessati. Contemporaneamente prosegue il riequilibrio
dell’economia mondiale. India, Indonesia e Brasile sono destinati a
superare nel medio lungo periodo il Pil dei principali Paesi
europei. La Cina raggiungerà la vetta in termini assoluti al più tardi
entro il prossimo decennio.
2) I cambiamenti climatici. Le opinioni pubbliche sono allarmate da
catastrofi naturali e da studi che dimostrano l'estrema brevità del
tempo disponibile per salvare il pianeta.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
3) Il terrorismo jihadista, di matrice sunnita o sciita; imprevista é
stata la rapidissima propagazione dello Stato Islamico. Al suo
arretramento, ora, in Iraq e in Siria corrisponde l’accresciuta
capacità a colpire l’Europa e l’Occidente, e a diffondersi
dall’Afghanistan, al Medio Oriente e al Nord Africa, specialmente
in Libia.
4) Cyberweapons e cybersecurity hanno assunto pericolosità,
globalità e urgenza del tutto inaspettata.
5) Flussi di migranti di entità senza precedenti verso l’Italia e
l’Europa stanno avendo, tra le altre implicazioni, rilevante impatto
politico, economico e sociale. La difficoltà di gestire l’ondata
migratoria preoccupa per la coincidenza con attacchi terroristici e
fenomeni di radicalizzazione.
6) "Proliferano" gli Stati falliti. La lista si è allungata in soli tre anni;
dopo le Primavere Arabe, con Libia, Siria, Iraq, Yemen, senza
dimenticare le incognite di Somalia e Afghanistan.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
L’Occidente, l’Europa e le sfide alla nostra sicurezza
Dall’11/9/2001 il terrorismo globale rappresenta la principale sfida alla
nostra sicurezza. La minaccia terroristica si intreccia con conflitti tra gli
Stati e negli Stati; con guerre etniche e confessionali; con
fondamentalismi e volontà di dominio regionale. Dal 2003, con
l’eliminazione del Regime Baathista in Iraq, é ulteriormente divampato
il contrasto all’interno dell’Islam tra la minoranza sciita guidata da una
visione messianica e rivoluzionaria, e la vasta maggioranza degli Stati
arabi che si oppongono ad una crescita dell’influenza iraniana.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Il successo dello Stato islamico in Siria in Iraq, è maturato in parallelo
alla rilegittimazione della teocrazia iraniana da parte Occidentale con
l’accordo nucleare. Mentre è ancora attiva l’onda d’urto delle
Primavere Arabe e il loro impatto sul Mediterraneo e sul Medio
Oriente, ondata terroristica dell’Isis e rilegittimazione post- nucleare
dell’Iran richiedono una strategia occidentale di stabilizzazione
politica, di deterrenza militare, e la ricostruzione di una affidabile
architettura di sicurezza nello spazio Mediterraneo ed Atlantico.
Per numero di vittime, distruzione di risorse e di ordine sociale
l’impatto più drammatico del terrorismo e dei “failed states” è subito
dal mondo musulmano. Sono milioni le vittime della violenza
dall’Afghanistan all’Asia Minore, dall’Africa mediterranea e sub
Sahariana, sino alle porte dell’Europa. Decine di milioni di migranti
provenienti soprattutto da Paesi collassati da guerre civili si accalcano
nei corridoi marittimi e terrestri verso l’Europa Mediterranea e
Balcanica; per la prima volta anche in imminenza dell’inverno. È un
esodo di proporzioni bibliche. Il suo epicentro in Siria, Iraq, Libia si sta
ampliando all’intera regione asiatico-mediterranea.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
L’attacco all’Europa da parte dei Jihadisti che hanno insanguinato
Parigi ha avuto immediate ripercussioni: a livello internazionale, la
riunione del G20 ad Istanbul si è conclusa con il riallineamento tra i
principali protagonisti della crisi siriana;
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
• in Francia, il Presidente Hollande ha dichiarato dinanzi all’intero
Parlamento: “la Francia è in guerra; la Siria è la più grande industria
di terroristi che il mondo abbia mai conosciuto”. La reazione
dell’opinione pubblica francese è parsa mutare e in modo
considerevole rispetto alle reazioni che erano state registrate in
gennaio dopo gli attentati a Charlie Hebdo e all’Hyperkasher. I
riflessi sulle elezioni regionali di dicembre sembrano inevitabili.
Anche in tale chiave vanno interpretati gli annunci del Primo
Ministro Valls che “la Francia espellerà tutti gli Imam radicalizzati”.
Lo stato di emergenza è stato concordato tra Hollande e Marine Le
Pen; è prevista una revisione della Costituzione francese per
renderlo più incisivo. Circa diecimila nominativi saranno aggiunti
alle persone già sorvegliate. Più in generale si nota l’assenza di
generalizzati appelli, che vi erano stati invece in gennaio, per la
solidarietà con le Comunità musulmane. Né si sottolinea più con la
stessa insistenza la distinzione tra l’Islam moderato e quello
fondamentalista o la solidarietà con quanti praticano la fede
islamica e sono dei buoni cittadini.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
• Si tratta di sviluppi che coinvolgono l’intero mondo occidentale, e
in particolare la campagna presidenziale americana. Tom Ridge,
un’autorevole voce sulle questioni della sicurezza interna essendo
stato “homeland security secretary”, ha detto “i barbari non sono
più alle porte. Sono dentro”. Praticamente tutti i candidati alla
Presidenza, sia democratici che repubblicani, hanno indurito i toni
sulle questioni della sicurezza internazionale, interna, e
dell’immigrazione. Ben Carson ha commentato così le anticipazioni
di Obama sull’accoglienza in America dei rifugiati siriani “portarli
qui in queste circostanze è una sospensione dell’intelletto”. Mike
Huckabee vuole impedire l’ingresso a chi provenga da tutti i paesi
nei quali vi sia una “forte presenza dello Stato islamico o di Al
Qaeda”. Per non parlare di Donald Trump, che ha colto l’occasione
per reiterare insulti contro il Presidente Obama “se vuoi accogliere
duecentocinquantamila rifugiati siriani, devi essere veramente
pazzo”.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
• Nella ricostruzione delle “falle” del sistema informativo occidentale
si accumulano, come in tutti i grandi atti terroristici a partire dalle
Torri Gemelle, diffidenze e addebiti di responsabilità. Il direttore
della CIA ha subito stigmatizzato che le “mani legate
nell’acquisizione di dati” e nella collaborazione transatlantica, in
conseguenza delle rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 hanno
facilitato l’opera dei terroristi soprattutto perché si sono potuti
avvantaggiare di comunicazioni criptate non penetrabili
dall’intelligence.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Le rappresentazioni della realtà internazionale
In questi quattordici anni l‘“Occidente” – Europa e Stati Uniti - ha
contrastato terrorismo e conflitti dandosi rappresentazioni spesso
inesatte della realtà internazionale.Le rappresentazioni sono state a
volta ispirate da ottimistiche agende di ”esportazione della
democrazia”; altre volte dalla fiducia di poter avviare dialoghi
“trasformativi”, ad esempio con l’Islam politico; o dalla speranza di
influire, attraverso dialogo e diplomazia, sull’evoluzione di regimi che
reprimono i diritti umani e le libertà fondamentali, che fomentano
guerre civili, genocidi e pulizie etniche.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Passata la breve stagione della “Responsabilità di Proteggere” quale
imperativo morale e politico della Comunità internazionale, un uso
accorto e instancabile di dialogo e diplomazia basterebbe, secondo
una certa visione del mondo, a trasformare anche i regimi più dispotici
e violenti in “partners responsabili” sulla scena internazionale. Da
sette anni a questa parte ha prevalso in Occidente questa
rappresentazione della realtà. Essa ha dato al grande pubblico la
sensazione che il solo “soft power”, disgiunto dalla determinazione
politica e dalla deterrenza militare, possa sradicare il terrorismo e
ricostituire stabilità regionali. La cartina di tornasole sta
nell’esperienza dell’Amministrazione Obama. Un acceso dibattito si è
sviluppato negli ultimi mesi sulla sua performance di politica estera. La
questione coinvolge direttamente anche noi europei.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
"Soft power” e “hard power”
Da un lato vi sono i sostenitori di un approccio basato sulla ricerca di
alleanze, di partnerships multilaterali, di un “soft power “quale unica
via percorribile e alternativa all’uso della forza. Subentrato a un
predecessore accusato di gravi errori specialmente in Iraq, Obama si è
mostrato sin dall’inizio riluttante – esattamente come i Paesi Europei -
ad assumere impegni militari nelle crisi che si stavano sviluppando.
Cauto nell’evitare iniziative rischiose e passi falsi, il nuovo Presidente si
è sempre detto convinto che il tempo gioca non contro, ma a favore di
un “ordine internazionale basato su principi liberali”, intrinsecamente
“resilient ” e capace di attrarre.L’intero schieramento democratico in
America come il “mainstream” dell’opinione pubblica in Europa ha
condiviso l’impostazione di politica estera che ha contraddistinto il
primo mandato dell’Amministrazione Obama.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
E ancora oggi, al crepuscolo del secondo mandato, è considerevole il
consenso che ottiene anche in Europa una linea basata sulla volontà di
evitare – ad ogni costo – non soltanto il confronto, ma anche l’utilizzo
di strumenti di pressione economico- finanziaria, di azioni
diplomatiche concertate e incisive, di una comunicazione politica che
ribalti l’impatto di disinformazioni e pregiudizi antioccidentali.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Stride il divario tra le potenzialità politiche, economiche e militari dei
Paesi Atlantici e l’incapacità di affermare adeguatamente l’interesse
nazionale dell’America e dei Paesi europei nei confronti di Paesi che in
misura crescente creano dei fatti compiuti attraverso un illegale e
spregiudicato impiego della forza, esercitata sia direttamente sia
attraverso i loro “proxies”. Le maggiori critiche si coagulano sul divario
crescente tra risorse e volontà politica dell’Occidente.
Ci si chiede se non sia stata assai prematura l’affermazione di Obama
nel maggio 2013 che al Qaeda era “ sulla via della sconfitta” e la
guerra al terrore ultimata; o sostenere nel 2012 che l’Iraq era “meno
violento, più democratico e prospero, e gli Stati Uniti più
profondamente impegnati in tale Paese, di quanto non fosse avvenuto
in qualsiasi altro momento della storia recente”.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Troppe le promesse disattese, sostengono i critici di Obama e
dell’inadeguato ruolo Europeo: dal fallito “reset” con la Russia, alla
inattuata chiusura di Guantanamo, dalla mancata riaffermazione del
prestigio americano in tutto il Medio Oriente, all’inconcludente
rilancio dei negoziati israelo-palestinesi. I risultati più importanti sono
mancati. Nè migliora il quadro un accordo nucleare con l’Iran che
presenta considerevoli incognite politiche e tecniche e consente a
Teheran di accedere a cospicue risorse finanziarie per sostenere i suoi
disegni di preminenza regionale e per alimentare le formazioni militari
e terroriste alleate di Teheran in Iraq, Libano, Gaza, Siria, Afghanistan.
La dottrina obamiana del “ nation building at home”, di volersi
concentrare sulla politica interna più che su quella estera, della non
interferenza in Paesi dove stanno avvenendo genocidi e pulizie etniche
a meno che sia sempre l’Onu a decidere, pesa assai negativamente -
sostengono i critici - sulle responsabilità e sul ruolo globale
dell’America. Di riflesso, tutto ciò pregiudica ancor più l’Europa dato
che la sua politica estera, di sicurezza e di difesa appare ancora
embrionale e prevalentemente declaratoria.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Il senso di un vuoto per l’Occidente
Si è creato un vuoto nella volontà occidentale di prevenire e affrontare
le crisi con la necessaria unità di visione politica. Un ampio spazio, per
la prima volta nel secondo dopoguerra, è stato lasciato libero dalla
immanente, spesso problematica, e tuttavia stabilizzante influenza
occidentale. Vi si sono potuti inserire agevolmente altri attori come lo
Stato Islamico. Un nuovo revisionismo muove Paesi come Iran, Russia
e Cina che contestano il patrimonio di valori sociali e umani che ha
sancito il progresso della legalità internazionale negli ultimi
cinquant’anni.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
L’annessione russa della Crimea e la destabilizzazione dell’Ucraina ha
smantellato l’architettura europea di sicurezza. Essa era stata basata
sul rifiuto assoluto dell’uso della forza nel continente europeo. La
violazione russa dello Statuto delle Nazioni Unite è stata sanzionata in
modo quasi unanime dall’Assemblea Generale. Ma il danno per ora è
irreversibile.
La Cina sta cercando di delimitare unilateralmente un suo nuovo mare
interno, appropriandosi di isolotti semisommersi a grandissima
distanza dalle sue coste, in contrasto con le rivendicazioni di altri Stati
della regione e con la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del
mare. La Siria è diventata un campo di battaglia dove Iran e Russia
sono schierati senza alcun mandato dell’Onu dalla parte degli sciiti
contro i sunniti, senza troppo preoccuparsi di colpire, con gravissimi
“danni collaterali” e vittime tra la popolazione, comunità sunnite che
poco o nulla a che fare hanno con l’Isis. Diventa moneta corrente, il
ricorso alla forza, lo spregio dei meccanismi legali per la risoluzione
delle controversie, la creazione di stati di fatto estranei a qualsiasi
iniziativa diplomatica.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
In diversi casi l’Occidente si è fatto male da solo. La sua credibilità e
influenza sono state danneggiate. Siamo entrati in un’era di “disordine
globale”. Le certezze devono essere faticosamente ricostruite,
anzitutto quella della legalità internazionale. La sottile distinzione tra
centro e periferia nelle priorità della sicurezza è svanita da tempo.
L’elezione presidenziale americana del 2016 riproporrà quindi – e su
questo critici e sostenitori di Obama concordano - l’alternativa tra una
politica estera e di sicurezza dell’America e dell’Occidente in versione
“obamiana”, e una visione “espansiva”. L’Europa deve prepararsi a una
ridefinizione delle strategie dell’Occidente perché i dati dell’equazione
globale stanno mutando rapidamente: sicurezza, migrazioni,
conflittualità etnico-religiose, terrorismo, sfide globali a cominciare da
quella climatica, richiedono una profonda trasformazione delle
politiche nazionali e il rafforzamento dei valori atlantici.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
I limiti della politica estera, di sicurezza e di Difesa dell’Unione
Europea
Nelle regioni che più influiscono sulla sicurezza dell’Europa e sulla
nostra coesione politica e sociale la politica estera, di sicurezza e di
difesa dell’Europa è esposta a critiche simili a quelle che sono rivolte a
Obama. Per l’Unione Europea e per il nostro Paese vi sono delle
aggravanti.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
a) La prima riguarda la rinazionalizzazione delle politiche estere.
Appena nominata l’Alto Rappresentante Federica Mogherini ha
constatato pubblicamente che la politica estera resta essenziale
dominio dei singoli Stati membri. Constatazione veritiera; ma
deludente dopo tutti gli sforzi riposti dal Trattato di Lisbona, entrato in
vigore nel 2010, per imprimere un netto salto di qualità nella politica
estera e di sicurezza dell’Unione Europea. Dopotutto il ruolo affidato
all’Alto Rappresentante concentra competenze e poteri di
coordinamento che dovrebbero farne l’elemento di maggior potere
nell’intera Governance europea. L’Alto Rappresentante dovrebbe
essere la voce più autorevole su tutte le materie che vanno dalla
politica estera e di sicurezza, alla Difesa, dallo sviluppo alla dimensione
sociale, dai partenariati alle migrazioni e agli affari interni.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
b) Il secondo “handicap” per l’Unione deriva dalla tendenza a
protagonismi, agende politiche, fughe in avanti suggerite da
interessi particolari, politici, economici e ancora una volta,
soprattutto, di sicurezza.
Il Mediterraneo e il Medio Oriente rappresentano da cinque anni la
maggior criticità per la sicurezza dell’Europa, ed ora anche per il suo
tessuto economico-sociale in ragione del fenomeno migratorio.
Almeno altri tre milioni di migranti verso l’Europa sono previsti dalla
Commissione Europea entro il 2016. Una stima riduttiva se si
considerano le valutazioni del World Food Programme (WFP) ad
esempio, sui rifugiati in Giordania: una buona percentuale del milione
di siriani ospitati temporaneamente da Amman sarebbe pronta a
muoversi verso l’Europa.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Ma le “agende nazionali” continuano a limitare il ruolo dell’Unione.
Mentre gli ordini del giorno dei Consigli Europei davano grande
urgenza sin dalle prime settimane del 2011 alla risposta che l’Unione
doveva dare alle “Primavere Arabe”, e poi ai rivolgimenti in Tunisia,
Egitto, Libia, Siria, le risorse finanziarie e le iniziative politiche europee
destinate al Mediterraneo e al Medio Oriente venivano continuamente
rinviate o nella migliore delle ipotesi assegnate col contagocce.
Nonostante i loro accorati appelli i Paesi mediterranei non erano
ascoltati da una Mitteleuropa concentrata sull’austerità dell’Eurozona.
L’attenzione di Bruxelles e Berlino continuava a essere soprattutto
rivolta al Partenariato Orientale, con le conseguenze che sappiamo.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
C’è voluta l’inattesa, e alquanto prevedibile, emergenza migratoria
attraverso i Balcani, e il rischio di un sempre più drammatico esodo
dalla Siria per far evolvere radicalmente l’atteggiamento di Berlino. Nel
giro di poche ore il Cancelliere Merkel ha cambiato vistosamente una
linea seguita per anni: si è recata a Istanbul per assicurare alla Turchia
un incondizionato sostegno politico e economico che ha giovato al
successo elettorale di Erdogan. E gli ha promesso l’apertura di nuovi
cruciali capitoli nel negoziato di adesione all’UE–sinora bloccato da
Berlino e Parigi- nonché un aiuto finanziario sei volte superiore a
quello proposto inizialmente dalla Commissione per i campi profughi
della Turchia. Il vertice di Malta UE-Africa ha dato risultati modesti e i
Paesi africani hanno insistito sulla necessità di avere nell’Unione un
interlocutore che disponga di una linea politica migratoria.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
c) Un terzo aspetto riguarda la tendenza delle Istituzioni
brussellesi a preannunciare obiettivi fuori portata, utili al più ad
attrarre facili consensi: ad esempio in campo arabo-palestinese, senza
che l’Unione sappia tuttavia dimostrare una vera leadership nel
negoziato con Israele, e nonostante i cospicui stanziamenti destinati
all’Autorità Palestinese. Sarebbe invece auspicabile un marcato
impegno politico unito a concrete iniziative europee che riducano le
crescenti tensioni tra l’Unione Europea e Israele, e tra palestinesi e
israeliani.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Per la Libia si è alla fine deciso di avviare l’operazione navale di
salvataggio dei migranti e di limitato contrasto ai trafficanti dopo aver
atteso per sei mesi l’autorizzazione dell’Onu. Un’attesa ingiustificata se
la risoluzione 2240 del CdS è stata giudicata dagli esperti irrilevante
sotto il profilo giuridico perché meramente compilatoria di norme già
ben delineate dall’ordinamento internazionale. Inoltre, per sostenere
le autorità libiche nel controllo delle frontiere in mano a milizie armate
e a entità terroristiche come lo Stato Islamico, la missione europea
Eubam è stata formata da sole diciassette persone, confinate per oltre
un anno a Tunisi.
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LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
d) In un quadro problematico, lo sforzo di un Paese come il nostro
dovrebbe - io credo - far leva su tutti gli strumenti che esistono
nel Trattato di Lisbona.
Devono essere finalmente attivate le “cooperazioni rafforzate” per la
politica estera e di sicurezza tra nuclei anche ristretti di Paesi, come
quelli Mediterranei, che possono essere autorizzati ai sensi del
Trattato di Lisbona a assumere tra loro iniziative mirate alla
stabilizzazione della Libia. L’Alto Rappresentante ha piena autorità per
portare aventi tale percorso.
36
LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Roma è stata ripetutamente sollecitata da Washington e da altri
partners a farsi capofila di una “coalizione di volonterosi” che
sostengano sul piano diplomatico, e al momento opportuno anche per
la sicurezza, la ricostituzione dello Stato Libico. Abbiamo purtroppo
voluto rimanere in panchina, astenendoci perfino dal designare un
nostro Inviato speciale di alto profilo ed esperienza politica, che entri
con decisione nelle numerose questioni aperte dalla grave crisi che
continua a dilagare a sud del nostro mare.
La deludente performance dell’Inviato Onu Bernardino Leon, che
avrebbe negoziato con gli Emirati Arabi un lucroso incarico
esponendosi così alle critiche di diverse fazioni libiche proprio nella
fase decisiva del negoziato per il Governo di Unità nazionale, dimostra
come il nostro interesse alla soluzione sulla Libia non dovrebbe
permettere di restare nelle mani di nessuno.
37
LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
I messaggi dei Governi sulla realtà internazionale devono essere
comprensibili al grande pubblico. Esiste nel nostro Paese uno
stereotipo, tra i molti. Il Diplomatico deve necessariamente essere un
“negoziatore debole”, incline al compromesso a tutti i costi. Non é
affatto così. La formazione di quanti dedicano il loro impegno
professionale alla tutela degli interessi dell’Italia riguarda
specificamente la capacità a negoziare. La missione di un
Ambasciatore consiste nel farsi “avvocato” delle posizioni, degli
interessi, dell’immagine del suo Paese, delle istituzioni che lo
governano e della sua gente; di esserne portavoce e sostenitore in
ogni contesto, e persino nelle situazioni più difficili e rischiose.
38
LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA
EVOLUZIONE
Nelle scelte complesse, come i voti da esprimere alle NU, sulla crisi
siriana o su temi etici, l’Italia dispone di considerevole credibilità e
influenza. Ma dobbiamo cogliere meglio le opportunità di fare politica,
di comunicarla, di suscitare consenso. Per contro, ci danneggiano le
oscillazioni e i ripensamenti improvvisi; il lasciarci trascinare da altri;
l’utilizzo della politica estera per grette operazioni di politica interna,
come nelle decisioni sul Trattato di Osimo, o ancor peggio per favorire
interessi affaristici come nel caso dei nostri Marò. Vi sono state
incoerenze che ci hanno danneggiato. Ne abbiamo subito le
conseguenze in Europa e in ambito atlantico, si pagano a caro prezzo in
termini di solidarietà tra Alleati e di credibilità del Paese. Dobbiamo
dare prova di maggior coerenza e fiducia nei nostri valori e in noi
stessi.
Per una “superpotenza culturale” – quale è l’Italia – gli interessi
primari si saldano all’ identità nazionale. Neppure in politica estera
relativismo e indeterminatezza sono opzioni felici.

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La diplomazia italiana e la sua evoluzione

  • 1. LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata Forlì, 23 novembre 2015
  • 2. 2 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Nel suo saggio “La Pace Perpetua” Immanuel Kant sostiene che una pace perpetua sarà alla fine conseguita solo in due modi: grazie alla saggezza umana, o perché conflitti e catastrofi assumeranno una tale magnitudine da non lasciare all’umanità altra scelta. Citando Kant, Henry Kissinger conclude il suo fondamentale lavoro “On China” affermando che l’umanità si trova a questo bivio. Nel contesto attuale i dati dell’equazione di politica estera e di sicurezza mutano con accelerazioni istantanee. Per contro, prassi e strumenti della diplomazia riflettono, in buona parte, le realtà di fine Novecento. Sono poco adatti ad affrontare le asimmetrie del terrorismo; a ricomporre le destabilizzazioni prodotte dall’Islam fondamentalista Sunnita del Daesh, o dagli obiettivi egemonici dell’Iran sciita.
  • 3. 3 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE In questo “ordine mondiale” ha sinora operato una diplomazia funzionale ai rapporti tra Stati, rispettosa di tutte le prerogative Westfaliane della sovranità. Ma é tale “ordine” a essere da tempo esposto all’erosione “revisionista” di Paesi come i BRICS, nella finanza e nel commercio internazionale; a essere scardinato dal ricorso illegale alla forza, e alla politica del fatto compiuto persino nel cuore dell’Europa. Trattati che rappresentavano pilastri della sicurezza internazionale, realizzati da grandi protagonisti della diplomazia mondiale, sono caduti vittima di politiche nazionaliste utili a leaders che ancora nel Terzo millennio vedono nelle avventure militari una efficace diversione da problemi interni. Pur lontano dall’aver potuto intravvedere le “crisi asimmetriche” causate dal fondamentalismo islamico Henry Kissinger aveva colto sin dagli anni settanta i prodromi di una profonda instabilità. E sottolineava che tra i due assetti, quello relativamente stabile uscito dal Congresso di Vienna nel 1815, e quelli da lui definiti “estremamente instabili” del Trattato di Versailles e della Seconda Guerra Mondiale sarebbe dovuto emergere un “ordine mondiale” garante della sicurezza per i Paesi partecipanti, percepito dalle opinioni pubbliche come sostanzialmente giusto ed equo per tutti.
  • 4. 4 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Sull’equilibrio tra gli Stati e sulle diverse forme di concerto tra le Nazioni si sono impegnate intere generazioni di uomini di Governo, di Diplomatici e di studiosi che hanno ispirato il pensiero di politica estera del mondo occidentale. Primi tra molti, sono stati i fautori della corrente “realista”: George Kennan, propugnatore di un paziente ma fermo containment dell’Urss perché Mosca che non avrebbe mai rinunciato a lottare contro le istituzioni libere dell'Occidente; Hans Morgenthau che individuava "sei principi" basati su leggi oggettive della politica, sull'interesse nazionale in termini di potere, e su principi morali filtrati da circostanze di tempo e di luogo; Kenneth Waltz, parte di un pensiero neorealista che metteva in guardia dai contraccolpi di politiche egemoniche e insisteva sul ruolo della collaborazione e delle alleanze. Il Nation-State é destinato, per questa vasta corrente di pensiero, a rimanere il perno delle relazioni internazionali nel XXI secolo.
  • 5. 5 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Una concezione valoriale delle relazioni internazionali, che integra senza necessariamente contraddire quella realista, si è per altro verso rafforzata grazie al multilateralismo, alla prodigiosa diffusione delle Organizzazioni internazionali, e alle forme di integrazione economica e politica, prima fra tutte l’Unione europea. É soprattutto nella cultura politica europea,e italiana in particolare, che si é formata la visione federalista. Essa ha indubbiamente ispirato il percorso verso un’Unione sempre più coesa, nella quale l’integrazione prima economica, quindi politica, si traduca in significativi trasferimenti alle Istituzioni comunitarie di potestà nazionali, monetarie, fiscali, di politica estera, sicurezza e Difesa.
  • 6. 6 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE La crisi dell’Euro ha smorzato le speranze. Gli ultimi dati di eurobarometro segnano per l’Italia un sostegno alla moneta unica ben al disotto del 50%; l’indice di gradimento più basso in tutta l’eurozona sta da noi. Un fatto incontrovertibile riguarda la rinazionalizzazione della politica estera, di sicurezza e Difesa. La risposta all’Isis, invocata ai sensi dell’art.42,7 del Trattato, può di fatto avvenire solo nella forma di una “coalizione di volonterosi” - di natura intergovernativa e non, almeno per ora, “istituzionalmente europea” - anziché nell’invio di contingenti integrati europei come i “battlegroups” che ormai non esistono forse neanche più sulla carta. Occorre ricordare che sono state decisioni di singoli Stati membri all’origine delle operazioni francesi in Libia e in Mali? O i bombardamenti “in ordine sparso” in Siria? O misure sull’immigrazione contradditorie tra diversi Stati membri? Le trattative sull’Ucraina sono state gestite interamente da Berlino e Parigi. E il precipitoso cambiamento di linea sulla Turchia, attuato dalla Germania é avvenuto senza alcuna vera concertazione tra i 28.
  • 7. 7 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE L’interesse nazionale viene avvertito da ciascuno degli Stati membri quale necessario presupposto per ogni decisione dell’Unione. Se questa condizione riguarda la realtà europea, pur caratterizzata da una straordinaria esperienza di condivisione identitaria, sarebbe utopico pensare che stia diffondendosi in altri continenti più che in Europa l’impulso a cedere Sovranità statuali ad organismi sovrannazionali. É una constatazione semplice. Essa comporta, a mio parere, un impegno accresciuto nel rafforzare le regole alle quali devono attenersi tutti i membri della Comunità internazionale. Ancora per molto tempo gli Stati nazionali continueranno a essere i principali protagonisti. Lo saranno probabilmente in forma diversa. Nell’economia globalizzata si calcola che più del 50% del prodotto lordo mondiale sia realizzato da imprese transnazionali. Decisioni rilevanti per le politiche nazionali si spostano fuori dai confini. Conta in misura crescente nei rapporti tra Stati l’evoluzione multietnica delle loro società. Essa alimenta rapporti umani, culturali, religiosi, economici tra gli Stati. Restano loro i principali, anche se non esclusivi, protagonisti delle relazioni internazionali.
  • 8. 8 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Progressi estremamente significativi durante la seconda metà del XX secolo sono stati conseguiti grazie all’affermazione del principio di legalità. Il sistema delle Nazioni Unite ha assicurato un maggior radicamento dello Stato di Diritto, dei diritti umani, delle libertà fondamentali, dei criteri che devono guidare lo sviluppo sostenibile e la risposta ai cambiamenti climatici. La diplomazia multilaterale é stata per il nostro Paese, e continuerà sempre più ad essere, un terreno di costruttiva collaborazione e al tempo stesso di dura competizione e di confronto. L’interesse nazionale, essenza della funzione diplomatica, si misura nella capacità di rispondere a situazioni di crisi e a sfide globali che l’Italia deve affrontare. Nella diplomazia multilaterale, così come nella vita politica, arriva prima o poi il momento di doversi esprimere con un voto, accade di dover tessere iniziative con altri Paesi che possono ottenere l’approvazione di alcuni, e le riserve o la netta ostilità di altri.
  • 9. 9 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE La politica estera, al pari di quella di sicurezza e di difesa che ha spesso rappresentato una modesta priorità per il Governo, può affermare l’interesse nazionale solo se esprime orientamenti e valori precisi. Siamo credibili all’estero se dimostriamo di voler realmente applicare nel nostro Paese i principi di legalità che invochiamo per altri. E nostro preciso interesse promuovere un compiuto Stato di diritto, una società libera dalla gravissima piaga della corruzione, una giustizia efficiente, un rispetto puntuale dei diritti e delle libertà individuali e collettive. In questo senso l’opera del diplomatico e di chi si occupa di politica estera deve essere attivamente coinvolta e partecipe nel processo, ineludibile, di una profonda trasformazione del nostro Paese.
  • 10. 10 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE La sfida dello Stato di diritto e della legalità condensa tutte le altre. Riassume l’interesse nazionale di un Paese con orizzonti globali come il nostro. Deve caratterizzare gli obiettivi della nostra politica etera e gli strumenti, le risorse, la formazione, la mentalità stessa della diplomazia italiana. Quando si verifichino “cali di tensione" o addirittura violazioni della legalità in ragione di asserite, ma fuorvianti, “ragioni di stato”, come alcuni casi recenti hanno dimostrato, la nostra credibilità internazionale va in frantumi. Condivido quanto ha scritto quella che considero la migliore testa pensante tra gli Ambasciatori attualmente in servizio: l’Italia ha “in genere maggior riluttanza a esprimere posizioni che richiedano un orientamento netto… anche se più corrispondente all’interesse nazionale. Eppure si tratta di uno strumento del tutto legittimo, al quale prima o poi ricorrono tutti gli stati grandi e piccoli..” É sulle sfide globali, sulla capacità di affrontarle in modo compatibile con l’interesse nazionale e con lo Stato di diritto che si misura una modera diplomazia.
  • 11. 11 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Le sfide riguardano: 1) 1Un’esponenziale crescita demografica si concentra in regioni critiche come quella Subsahariana e Mediorientale, con tutte le tensioni migratorie, sociali e politiche che ciò comporta nei Paesi interessati. Contemporaneamente prosegue il riequilibrio dell’economia mondiale. India, Indonesia e Brasile sono destinati a superare nel medio lungo periodo il Pil dei principali Paesi europei. La Cina raggiungerà la vetta in termini assoluti al più tardi entro il prossimo decennio. 2) I cambiamenti climatici. Le opinioni pubbliche sono allarmate da catastrofi naturali e da studi che dimostrano l'estrema brevità del tempo disponibile per salvare il pianeta.
  • 12. 12 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE 3) Il terrorismo jihadista, di matrice sunnita o sciita; imprevista é stata la rapidissima propagazione dello Stato Islamico. Al suo arretramento, ora, in Iraq e in Siria corrisponde l’accresciuta capacità a colpire l’Europa e l’Occidente, e a diffondersi dall’Afghanistan, al Medio Oriente e al Nord Africa, specialmente in Libia. 4) Cyberweapons e cybersecurity hanno assunto pericolosità, globalità e urgenza del tutto inaspettata. 5) Flussi di migranti di entità senza precedenti verso l’Italia e l’Europa stanno avendo, tra le altre implicazioni, rilevante impatto politico, economico e sociale. La difficoltà di gestire l’ondata migratoria preoccupa per la coincidenza con attacchi terroristici e fenomeni di radicalizzazione. 6) "Proliferano" gli Stati falliti. La lista si è allungata in soli tre anni; dopo le Primavere Arabe, con Libia, Siria, Iraq, Yemen, senza dimenticare le incognite di Somalia e Afghanistan.
  • 13. 13 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE L’Occidente, l’Europa e le sfide alla nostra sicurezza Dall’11/9/2001 il terrorismo globale rappresenta la principale sfida alla nostra sicurezza. La minaccia terroristica si intreccia con conflitti tra gli Stati e negli Stati; con guerre etniche e confessionali; con fondamentalismi e volontà di dominio regionale. Dal 2003, con l’eliminazione del Regime Baathista in Iraq, é ulteriormente divampato il contrasto all’interno dell’Islam tra la minoranza sciita guidata da una visione messianica e rivoluzionaria, e la vasta maggioranza degli Stati arabi che si oppongono ad una crescita dell’influenza iraniana.
  • 14. 14 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Il successo dello Stato islamico in Siria in Iraq, è maturato in parallelo alla rilegittimazione della teocrazia iraniana da parte Occidentale con l’accordo nucleare. Mentre è ancora attiva l’onda d’urto delle Primavere Arabe e il loro impatto sul Mediterraneo e sul Medio Oriente, ondata terroristica dell’Isis e rilegittimazione post- nucleare dell’Iran richiedono una strategia occidentale di stabilizzazione politica, di deterrenza militare, e la ricostruzione di una affidabile architettura di sicurezza nello spazio Mediterraneo ed Atlantico. Per numero di vittime, distruzione di risorse e di ordine sociale l’impatto più drammatico del terrorismo e dei “failed states” è subito dal mondo musulmano. Sono milioni le vittime della violenza dall’Afghanistan all’Asia Minore, dall’Africa mediterranea e sub Sahariana, sino alle porte dell’Europa. Decine di milioni di migranti provenienti soprattutto da Paesi collassati da guerre civili si accalcano nei corridoi marittimi e terrestri verso l’Europa Mediterranea e Balcanica; per la prima volta anche in imminenza dell’inverno. È un esodo di proporzioni bibliche. Il suo epicentro in Siria, Iraq, Libia si sta ampliando all’intera regione asiatico-mediterranea.
  • 15. 15 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE L’attacco all’Europa da parte dei Jihadisti che hanno insanguinato Parigi ha avuto immediate ripercussioni: a livello internazionale, la riunione del G20 ad Istanbul si è conclusa con il riallineamento tra i principali protagonisti della crisi siriana;
  • 16. 16 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE • in Francia, il Presidente Hollande ha dichiarato dinanzi all’intero Parlamento: “la Francia è in guerra; la Siria è la più grande industria di terroristi che il mondo abbia mai conosciuto”. La reazione dell’opinione pubblica francese è parsa mutare e in modo considerevole rispetto alle reazioni che erano state registrate in gennaio dopo gli attentati a Charlie Hebdo e all’Hyperkasher. I riflessi sulle elezioni regionali di dicembre sembrano inevitabili. Anche in tale chiave vanno interpretati gli annunci del Primo Ministro Valls che “la Francia espellerà tutti gli Imam radicalizzati”. Lo stato di emergenza è stato concordato tra Hollande e Marine Le Pen; è prevista una revisione della Costituzione francese per renderlo più incisivo. Circa diecimila nominativi saranno aggiunti alle persone già sorvegliate. Più in generale si nota l’assenza di generalizzati appelli, che vi erano stati invece in gennaio, per la solidarietà con le Comunità musulmane. Né si sottolinea più con la stessa insistenza la distinzione tra l’Islam moderato e quello fondamentalista o la solidarietà con quanti praticano la fede islamica e sono dei buoni cittadini.
  • 17. 17 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE • Si tratta di sviluppi che coinvolgono l’intero mondo occidentale, e in particolare la campagna presidenziale americana. Tom Ridge, un’autorevole voce sulle questioni della sicurezza interna essendo stato “homeland security secretary”, ha detto “i barbari non sono più alle porte. Sono dentro”. Praticamente tutti i candidati alla Presidenza, sia democratici che repubblicani, hanno indurito i toni sulle questioni della sicurezza internazionale, interna, e dell’immigrazione. Ben Carson ha commentato così le anticipazioni di Obama sull’accoglienza in America dei rifugiati siriani “portarli qui in queste circostanze è una sospensione dell’intelletto”. Mike Huckabee vuole impedire l’ingresso a chi provenga da tutti i paesi nei quali vi sia una “forte presenza dello Stato islamico o di Al Qaeda”. Per non parlare di Donald Trump, che ha colto l’occasione per reiterare insulti contro il Presidente Obama “se vuoi accogliere duecentocinquantamila rifugiati siriani, devi essere veramente pazzo”.
  • 18. 18 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE • Nella ricostruzione delle “falle” del sistema informativo occidentale si accumulano, come in tutti i grandi atti terroristici a partire dalle Torri Gemelle, diffidenze e addebiti di responsabilità. Il direttore della CIA ha subito stigmatizzato che le “mani legate nell’acquisizione di dati” e nella collaborazione transatlantica, in conseguenza delle rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 hanno facilitato l’opera dei terroristi soprattutto perché si sono potuti avvantaggiare di comunicazioni criptate non penetrabili dall’intelligence.
  • 19. 19 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Le rappresentazioni della realtà internazionale In questi quattordici anni l‘“Occidente” – Europa e Stati Uniti - ha contrastato terrorismo e conflitti dandosi rappresentazioni spesso inesatte della realtà internazionale.Le rappresentazioni sono state a volta ispirate da ottimistiche agende di ”esportazione della democrazia”; altre volte dalla fiducia di poter avviare dialoghi “trasformativi”, ad esempio con l’Islam politico; o dalla speranza di influire, attraverso dialogo e diplomazia, sull’evoluzione di regimi che reprimono i diritti umani e le libertà fondamentali, che fomentano guerre civili, genocidi e pulizie etniche.
  • 20. 20 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Passata la breve stagione della “Responsabilità di Proteggere” quale imperativo morale e politico della Comunità internazionale, un uso accorto e instancabile di dialogo e diplomazia basterebbe, secondo una certa visione del mondo, a trasformare anche i regimi più dispotici e violenti in “partners responsabili” sulla scena internazionale. Da sette anni a questa parte ha prevalso in Occidente questa rappresentazione della realtà. Essa ha dato al grande pubblico la sensazione che il solo “soft power”, disgiunto dalla determinazione politica e dalla deterrenza militare, possa sradicare il terrorismo e ricostituire stabilità regionali. La cartina di tornasole sta nell’esperienza dell’Amministrazione Obama. Un acceso dibattito si è sviluppato negli ultimi mesi sulla sua performance di politica estera. La questione coinvolge direttamente anche noi europei.
  • 21. 21 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE "Soft power” e “hard power” Da un lato vi sono i sostenitori di un approccio basato sulla ricerca di alleanze, di partnerships multilaterali, di un “soft power “quale unica via percorribile e alternativa all’uso della forza. Subentrato a un predecessore accusato di gravi errori specialmente in Iraq, Obama si è mostrato sin dall’inizio riluttante – esattamente come i Paesi Europei - ad assumere impegni militari nelle crisi che si stavano sviluppando. Cauto nell’evitare iniziative rischiose e passi falsi, il nuovo Presidente si è sempre detto convinto che il tempo gioca non contro, ma a favore di un “ordine internazionale basato su principi liberali”, intrinsecamente “resilient ” e capace di attrarre.L’intero schieramento democratico in America come il “mainstream” dell’opinione pubblica in Europa ha condiviso l’impostazione di politica estera che ha contraddistinto il primo mandato dell’Amministrazione Obama.
  • 22. 22 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE E ancora oggi, al crepuscolo del secondo mandato, è considerevole il consenso che ottiene anche in Europa una linea basata sulla volontà di evitare – ad ogni costo – non soltanto il confronto, ma anche l’utilizzo di strumenti di pressione economico- finanziaria, di azioni diplomatiche concertate e incisive, di una comunicazione politica che ribalti l’impatto di disinformazioni e pregiudizi antioccidentali.
  • 23. 23 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Stride il divario tra le potenzialità politiche, economiche e militari dei Paesi Atlantici e l’incapacità di affermare adeguatamente l’interesse nazionale dell’America e dei Paesi europei nei confronti di Paesi che in misura crescente creano dei fatti compiuti attraverso un illegale e spregiudicato impiego della forza, esercitata sia direttamente sia attraverso i loro “proxies”. Le maggiori critiche si coagulano sul divario crescente tra risorse e volontà politica dell’Occidente. Ci si chiede se non sia stata assai prematura l’affermazione di Obama nel maggio 2013 che al Qaeda era “ sulla via della sconfitta” e la guerra al terrore ultimata; o sostenere nel 2012 che l’Iraq era “meno violento, più democratico e prospero, e gli Stati Uniti più profondamente impegnati in tale Paese, di quanto non fosse avvenuto in qualsiasi altro momento della storia recente”.
  • 24. 24 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Troppe le promesse disattese, sostengono i critici di Obama e dell’inadeguato ruolo Europeo: dal fallito “reset” con la Russia, alla inattuata chiusura di Guantanamo, dalla mancata riaffermazione del prestigio americano in tutto il Medio Oriente, all’inconcludente rilancio dei negoziati israelo-palestinesi. I risultati più importanti sono mancati. Nè migliora il quadro un accordo nucleare con l’Iran che presenta considerevoli incognite politiche e tecniche e consente a Teheran di accedere a cospicue risorse finanziarie per sostenere i suoi disegni di preminenza regionale e per alimentare le formazioni militari e terroriste alleate di Teheran in Iraq, Libano, Gaza, Siria, Afghanistan. La dottrina obamiana del “ nation building at home”, di volersi concentrare sulla politica interna più che su quella estera, della non interferenza in Paesi dove stanno avvenendo genocidi e pulizie etniche a meno che sia sempre l’Onu a decidere, pesa assai negativamente - sostengono i critici - sulle responsabilità e sul ruolo globale dell’America. Di riflesso, tutto ciò pregiudica ancor più l’Europa dato che la sua politica estera, di sicurezza e di difesa appare ancora embrionale e prevalentemente declaratoria.
  • 25. 25 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Il senso di un vuoto per l’Occidente Si è creato un vuoto nella volontà occidentale di prevenire e affrontare le crisi con la necessaria unità di visione politica. Un ampio spazio, per la prima volta nel secondo dopoguerra, è stato lasciato libero dalla immanente, spesso problematica, e tuttavia stabilizzante influenza occidentale. Vi si sono potuti inserire agevolmente altri attori come lo Stato Islamico. Un nuovo revisionismo muove Paesi come Iran, Russia e Cina che contestano il patrimonio di valori sociali e umani che ha sancito il progresso della legalità internazionale negli ultimi cinquant’anni.
  • 26. 26 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE L’annessione russa della Crimea e la destabilizzazione dell’Ucraina ha smantellato l’architettura europea di sicurezza. Essa era stata basata sul rifiuto assoluto dell’uso della forza nel continente europeo. La violazione russa dello Statuto delle Nazioni Unite è stata sanzionata in modo quasi unanime dall’Assemblea Generale. Ma il danno per ora è irreversibile. La Cina sta cercando di delimitare unilateralmente un suo nuovo mare interno, appropriandosi di isolotti semisommersi a grandissima distanza dalle sue coste, in contrasto con le rivendicazioni di altri Stati della regione e con la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare. La Siria è diventata un campo di battaglia dove Iran e Russia sono schierati senza alcun mandato dell’Onu dalla parte degli sciiti contro i sunniti, senza troppo preoccuparsi di colpire, con gravissimi “danni collaterali” e vittime tra la popolazione, comunità sunnite che poco o nulla a che fare hanno con l’Isis. Diventa moneta corrente, il ricorso alla forza, lo spregio dei meccanismi legali per la risoluzione delle controversie, la creazione di stati di fatto estranei a qualsiasi iniziativa diplomatica.
  • 27. 27 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE In diversi casi l’Occidente si è fatto male da solo. La sua credibilità e influenza sono state danneggiate. Siamo entrati in un’era di “disordine globale”. Le certezze devono essere faticosamente ricostruite, anzitutto quella della legalità internazionale. La sottile distinzione tra centro e periferia nelle priorità della sicurezza è svanita da tempo. L’elezione presidenziale americana del 2016 riproporrà quindi – e su questo critici e sostenitori di Obama concordano - l’alternativa tra una politica estera e di sicurezza dell’America e dell’Occidente in versione “obamiana”, e una visione “espansiva”. L’Europa deve prepararsi a una ridefinizione delle strategie dell’Occidente perché i dati dell’equazione globale stanno mutando rapidamente: sicurezza, migrazioni, conflittualità etnico-religiose, terrorismo, sfide globali a cominciare da quella climatica, richiedono una profonda trasformazione delle politiche nazionali e il rafforzamento dei valori atlantici.
  • 28. 28 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE I limiti della politica estera, di sicurezza e di Difesa dell’Unione Europea Nelle regioni che più influiscono sulla sicurezza dell’Europa e sulla nostra coesione politica e sociale la politica estera, di sicurezza e di difesa dell’Europa è esposta a critiche simili a quelle che sono rivolte a Obama. Per l’Unione Europea e per il nostro Paese vi sono delle aggravanti.
  • 29. 29 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE a) La prima riguarda la rinazionalizzazione delle politiche estere. Appena nominata l’Alto Rappresentante Federica Mogherini ha constatato pubblicamente che la politica estera resta essenziale dominio dei singoli Stati membri. Constatazione veritiera; ma deludente dopo tutti gli sforzi riposti dal Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2010, per imprimere un netto salto di qualità nella politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea. Dopotutto il ruolo affidato all’Alto Rappresentante concentra competenze e poteri di coordinamento che dovrebbero farne l’elemento di maggior potere nell’intera Governance europea. L’Alto Rappresentante dovrebbe essere la voce più autorevole su tutte le materie che vanno dalla politica estera e di sicurezza, alla Difesa, dallo sviluppo alla dimensione sociale, dai partenariati alle migrazioni e agli affari interni.
  • 30. 30 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE b) Il secondo “handicap” per l’Unione deriva dalla tendenza a protagonismi, agende politiche, fughe in avanti suggerite da interessi particolari, politici, economici e ancora una volta, soprattutto, di sicurezza. Il Mediterraneo e il Medio Oriente rappresentano da cinque anni la maggior criticità per la sicurezza dell’Europa, ed ora anche per il suo tessuto economico-sociale in ragione del fenomeno migratorio. Almeno altri tre milioni di migranti verso l’Europa sono previsti dalla Commissione Europea entro il 2016. Una stima riduttiva se si considerano le valutazioni del World Food Programme (WFP) ad esempio, sui rifugiati in Giordania: una buona percentuale del milione di siriani ospitati temporaneamente da Amman sarebbe pronta a muoversi verso l’Europa.
  • 31. 31 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Ma le “agende nazionali” continuano a limitare il ruolo dell’Unione. Mentre gli ordini del giorno dei Consigli Europei davano grande urgenza sin dalle prime settimane del 2011 alla risposta che l’Unione doveva dare alle “Primavere Arabe”, e poi ai rivolgimenti in Tunisia, Egitto, Libia, Siria, le risorse finanziarie e le iniziative politiche europee destinate al Mediterraneo e al Medio Oriente venivano continuamente rinviate o nella migliore delle ipotesi assegnate col contagocce. Nonostante i loro accorati appelli i Paesi mediterranei non erano ascoltati da una Mitteleuropa concentrata sull’austerità dell’Eurozona. L’attenzione di Bruxelles e Berlino continuava a essere soprattutto rivolta al Partenariato Orientale, con le conseguenze che sappiamo.
  • 32. 32 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE C’è voluta l’inattesa, e alquanto prevedibile, emergenza migratoria attraverso i Balcani, e il rischio di un sempre più drammatico esodo dalla Siria per far evolvere radicalmente l’atteggiamento di Berlino. Nel giro di poche ore il Cancelliere Merkel ha cambiato vistosamente una linea seguita per anni: si è recata a Istanbul per assicurare alla Turchia un incondizionato sostegno politico e economico che ha giovato al successo elettorale di Erdogan. E gli ha promesso l’apertura di nuovi cruciali capitoli nel negoziato di adesione all’UE–sinora bloccato da Berlino e Parigi- nonché un aiuto finanziario sei volte superiore a quello proposto inizialmente dalla Commissione per i campi profughi della Turchia. Il vertice di Malta UE-Africa ha dato risultati modesti e i Paesi africani hanno insistito sulla necessità di avere nell’Unione un interlocutore che disponga di una linea politica migratoria.
  • 33. 33 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE c) Un terzo aspetto riguarda la tendenza delle Istituzioni brussellesi a preannunciare obiettivi fuori portata, utili al più ad attrarre facili consensi: ad esempio in campo arabo-palestinese, senza che l’Unione sappia tuttavia dimostrare una vera leadership nel negoziato con Israele, e nonostante i cospicui stanziamenti destinati all’Autorità Palestinese. Sarebbe invece auspicabile un marcato impegno politico unito a concrete iniziative europee che riducano le crescenti tensioni tra l’Unione Europea e Israele, e tra palestinesi e israeliani.
  • 34. 34 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Per la Libia si è alla fine deciso di avviare l’operazione navale di salvataggio dei migranti e di limitato contrasto ai trafficanti dopo aver atteso per sei mesi l’autorizzazione dell’Onu. Un’attesa ingiustificata se la risoluzione 2240 del CdS è stata giudicata dagli esperti irrilevante sotto il profilo giuridico perché meramente compilatoria di norme già ben delineate dall’ordinamento internazionale. Inoltre, per sostenere le autorità libiche nel controllo delle frontiere in mano a milizie armate e a entità terroristiche come lo Stato Islamico, la missione europea Eubam è stata formata da sole diciassette persone, confinate per oltre un anno a Tunisi.
  • 35. 35 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE d) In un quadro problematico, lo sforzo di un Paese come il nostro dovrebbe - io credo - far leva su tutti gli strumenti che esistono nel Trattato di Lisbona. Devono essere finalmente attivate le “cooperazioni rafforzate” per la politica estera e di sicurezza tra nuclei anche ristretti di Paesi, come quelli Mediterranei, che possono essere autorizzati ai sensi del Trattato di Lisbona a assumere tra loro iniziative mirate alla stabilizzazione della Libia. L’Alto Rappresentante ha piena autorità per portare aventi tale percorso.
  • 36. 36 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Roma è stata ripetutamente sollecitata da Washington e da altri partners a farsi capofila di una “coalizione di volonterosi” che sostengano sul piano diplomatico, e al momento opportuno anche per la sicurezza, la ricostituzione dello Stato Libico. Abbiamo purtroppo voluto rimanere in panchina, astenendoci perfino dal designare un nostro Inviato speciale di alto profilo ed esperienza politica, che entri con decisione nelle numerose questioni aperte dalla grave crisi che continua a dilagare a sud del nostro mare. La deludente performance dell’Inviato Onu Bernardino Leon, che avrebbe negoziato con gli Emirati Arabi un lucroso incarico esponendosi così alle critiche di diverse fazioni libiche proprio nella fase decisiva del negoziato per il Governo di Unità nazionale, dimostra come il nostro interesse alla soluzione sulla Libia non dovrebbe permettere di restare nelle mani di nessuno.
  • 37. 37 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE I messaggi dei Governi sulla realtà internazionale devono essere comprensibili al grande pubblico. Esiste nel nostro Paese uno stereotipo, tra i molti. Il Diplomatico deve necessariamente essere un “negoziatore debole”, incline al compromesso a tutti i costi. Non é affatto così. La formazione di quanti dedicano il loro impegno professionale alla tutela degli interessi dell’Italia riguarda specificamente la capacità a negoziare. La missione di un Ambasciatore consiste nel farsi “avvocato” delle posizioni, degli interessi, dell’immagine del suo Paese, delle istituzioni che lo governano e della sua gente; di esserne portavoce e sostenitore in ogni contesto, e persino nelle situazioni più difficili e rischiose.
  • 38. 38 LA DIPLOMAZIA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE Nelle scelte complesse, come i voti da esprimere alle NU, sulla crisi siriana o su temi etici, l’Italia dispone di considerevole credibilità e influenza. Ma dobbiamo cogliere meglio le opportunità di fare politica, di comunicarla, di suscitare consenso. Per contro, ci danneggiano le oscillazioni e i ripensamenti improvvisi; il lasciarci trascinare da altri; l’utilizzo della politica estera per grette operazioni di politica interna, come nelle decisioni sul Trattato di Osimo, o ancor peggio per favorire interessi affaristici come nel caso dei nostri Marò. Vi sono state incoerenze che ci hanno danneggiato. Ne abbiamo subito le conseguenze in Europa e in ambito atlantico, si pagano a caro prezzo in termini di solidarietà tra Alleati e di credibilità del Paese. Dobbiamo dare prova di maggior coerenza e fiducia nei nostri valori e in noi stessi. Per una “superpotenza culturale” – quale è l’Italia – gli interessi primari si saldano all’ identità nazionale. Neppure in politica estera relativismo e indeterminatezza sono opzioni felici.