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MISSIONFLEET non solo flotte
34 | APRILE-MAGGIO 2013
SULLA STRADA
PERLACINA
L’espansione in Cina rappresenta l’obieivo di un numero sempre maggiore di aziende
italiane, mentre quelle cinesi stanno sbarcando in Italia alla ricerca del nostro know-how
e del Made in Italy: un intreccio ricco di opportunità, ma non privo di insidie.
Da diversi anni ormai si assiste
ad un sensibile spostamento del
baricentro economico dai paesi
le cui economie sono mature
verso quelle in via di sviluppo.
Tra queste è la Cina a giocare un
ruolo di primo piano.
L’economia della terra di mezzo
continua imperterrita la sua
corsa nonostante le incertezze e
le turbolenze che scuotono i
mercati e i sistemi economici a
livello globale, grazie anche a un
importante cambiamento
strategico che la vede un po’
meno focalizzata sull’export e sul
ruolo, consolidato negli anni
passati, di principale fabbrica
low-cost del mondo e invece
sempre più attenta allo
sviluppo della domanda
interna, sia sul lato dei consumi
che quello delle infrastrutture.
I PARAMETRI
ECONOMICI
I dati economici evidenziano
che la Cina è il secondo paese
al mondo per incidenza sul
testoefotodiMassinoGhetti
D
SHANGAI
MISSIONFLEET non solo flotte
APRILE-MAGGIO 2013 | 35
PIL mondiale - subito dopo gli
Stati Uniti - e le stime più
recenti dicono che entro due
anni il gap che esiste con
l’economia USA verrà
notevolmente ridotto. Inoltre
osservando solo alcune delle sue
principali province, le troviamo
posizionate molto bene nella
classifica mondiale. La provincia
di Guangdong, per esempio ha
un PIL simile a quello
dell’Indonesia, mentre le
province di Jiangsu e Shandong
insieme superano la Svizzera.
Anche analizzando altri
parametri come ad esempio
l’esportazione, troviamo il
Guangdong allo stesso livello
della Corea del Sud o Jiangsu a
quello di Taiwan. Il PIL di
Shanghai per persona è simile al
PIL nell’Arabia Saudita (a parità
di potere d’acquisto), ed è ancora
inferiore, e di molto, del PIL
delle regioni ad amministrazione
speciale come Hong Kong e
Macau. All’altro estremo, la
provincia più povera, Guizhou,
ha un reddito pro-capite vicino a
quello dell’India.
Il paese è andato avanti nel
rispetto dell’ambizioso piano
quinquennale approvato nel
2011 (riportato sinteticamente
nella tabella allegata) che
prevede la trasformazione del
modello di sviluppo economico
attraverso una crescita
bilanciata e sostenibile, lo
sviluppo dei settori ad elevato
tasso di tecnologia, nonché
importanti opere di
urbanizzazione in un contesto
dove l’attenzione al
cittadino/lavoratore è sempre
più importante e dove gli
orizzonti geografici diventano
sempre più ampi.
Date queste premesse, l’interesse
e l’attenzione verso queste
dinamiche da parte delle
imprese del nostro paese ha
mostrato un continuo crescendo.
Molte aziende hanno valutato
con estremo interesse un
approccio al mercato cinese e già
nel recente passato diverse di
queste hanno mosso i passi per
entrarvi.
I RAPPORTI
COMMERCIALI
ITALIA-CINA
Più recentemente poi, nel corso
della scorsa legislatura, le azioni
di avvicinamento tra i due paesi
portate avanti dal governo Monti
– ricordiamo la visita del
presidente del consiglio a
Pechino - hanno messo
nuovamente in risalto la
discussione su come gli
investimenti cinesi in Italia
possano essere un’opportunità
per far ripartire la crescita
economica nel nostro paese,
portando una boccata di respiro
e un vantaggio diretto alle
imprese italiane
In passato l’apertura e la crescita
delle relazioni commerciali tra
Italia e Cina avevano suscitato
parecchie critiche da chi vedeva
nei prodotti a basso costo di
provenienza cinese la causa della
nostra crisi, così come da chi
sosteneva che i capitali stranieri
servissero solo a fare shopping
del Made in Italy col rischio di
essere depredati del nostro
know-how.
Le cose sembrano essere
cambiate e le aziende italiane, in
particolare le piccole e medie
imprese, che rappresentano una
parte importante del tessuto
economico e produttivo, hanno
iniziato a vedere la Cina come
uno strumento per uscire dalla
crisi e non più come la sua
causa.
Il numero delle aziende
italiane presenti in Cina è in
costante espansione. Cresce
inoltre la fiducia da parte delle
aziende italiane nel sistema
cinese e contemporaneamente
diminuisce il timore
nell’affrontarlo.
Naturalmente non sempre la
storia è a lieto fine, né mancano
gli elementi di rischio e di
attenzione, ma nel suo
complesso la Cina rappresenta
una grande opportunità per le
aziende che hanno iniziato a
vedere il colosso asiatico
soprattutto come un
grandissimo mercato dove
sviluppare le proprie operations.
Ne abbiamo parlato Con Tiziana
Cantoni, Responsabile Business
Development per l’Italia di PTL
Group, società leader nelle
Business Operations che in
quindici anni di attività in Cina
ha supportato le aziende
straniere a gestire al meglio le
proprie operazioni nel mercato
Cinese.
LE OPPORTUNITÀ
PER LE AZIENDE
ITALIANE
MISSIONFLEET - Innanzi tutto
com’è vista la situazione
economica del nostro Paese
dalla prospettiva di un italiano
che vive e lavora a Shanghai?
TIZIANA CANTONI - Vista da fuori
la situazione italiana non è
rosea. Immobilismo, timore,
diffidenza e attesa frenano
l’espansione delle aziende
italiane in Cina. Come PTL
Group sosteniamo da tempo che
la Cina dovrebbe essere la
risposta alla crisi, ma le aziende
italiane faticano a vederla in
questo modo. E rischiano di
perdere una grande e unica
opportunità, lasciando campo
aperto alla concorrenza straniera
che invece in Cina si sta
muovendo con buoni risultati.
Quali sono le prospettive di
business per le aziende italiane
in Cina, e in quali settori si
TIZIANA
CANTONI,
RESPONSABILE
BUSINESS
DEVELOPMENT
PTL GROUP
MISSIONFLEET non solo flotte
36 | APRILE-MAGGIO 2013
nostro paese e come questi
possono supportare e favorire
la ripresa economica italiana?
Io qui vedo un grande rischio
impacchettato come un regalo.
Bisogna fare un distinguo: al
governo cinese di certo non
interessa sviluppare il mercato
italiano. Gli investimenti in
Italia sono focalizzati
all’acquisizione della nostra
tecnologia, a volte ceduta a basso
prezzo. Con la crisi che incalza,
si deve evitare l’errore di
guardare al risultato di breve
termine e focalizzarsi nel lungo
periodo. Più interessante per le
aziende italiane è portare e
sviluppare le proprie tecnologie
sul mercato cinese attraendo
capitali cinesi, favorendo la
ricerca e sviluppo in Italia.
Molte imprese italiane hanno
già provato a percorrere la “via
cinese” con alterna fortuna.
Nella vostra esperienza quali
sono le principali
raccomandazioni su cosa fare e
sugli errori da evitare?
Joint venture fallite, soci non
affidabili, prodotti copiati ancora
prima di essere sul mercato,
sono tutti incidenti di percorso
cha hanno un fattor comune:
l’errore di non capire che la Cina
è un Paese “diverso”. E non mi
riferisco ad aspetti folcloristici
come le strane abitudini
culinarie, ma a logiche
economiche e commerciali
diverse. Spesso chi viene in Cina
lo fa pensando di avere successo
tABellA - Il nUoVo PIAno QUInQUennAle ARtIColAto In CInQUe PUntI stRAteGICI
PUntA AllA tRAsfoRMAZIone Del MoDello DI sVIlUPPo eConoMICo
Fonti: Camera di Commercio Italiana in Cina; Bollettino Economico Repubblica Popolare Cinese.
IMPeRAtIVI stRAteGICI oBIettIVI CHIAVe Al 2015
CResCItA
BIlAnCIAtA
• Estensione della crescita a tutte le regioni
• Espansione dei consumi e ottimizzazione
della struttura degli investimenti
• Crescita media del PIL del 7% annuo
• Creazione di 45 milioni di posti di lavoro in
aree urbane
• Disoccupazione sotto il 5%
• Popolazione non superiore a 1,39 miliardi
GloBAlIZZAZIone • Graduale strategia di apertura del mercato
• Accelerazione della strategia “Going Global”
• Espansione geografica di imprese cinesi
all’estero
• Aumento acquisizioni all’estero
URBAnIZZAZIone • Miglioramento dei servizi pubblici e
creazione di infrastrutture
• Lancio di piani pensionistici, riforma del
settore sanitario, miglioramento nella
distribuzione del reddito
• Aumento dei salari minimi di almeno il 13%
annuo
• Piani pensionistici per 357 milioni di
residenti
• Assistenza sanitaria a copertura del 70%
delle spese mediche
nUoVe
teCnoloGIe
• Sviluppo di settori strategici
• Miglioramento del settore manifatturiero e
ampliamento del terziario
• Spesa per Ricerca & Sviluppo pari al 2,2%
del PIL; aumento del numero dei brevetti
• Focus su sette settori strategici
• Crescita del settore terziario al 47% del PIL
sostenIBIlItÀ • Piano di risparmio energetico e
miglioramento impatto ambientale
• Riduzione del 17% di emissioni di anidride
carbonica
• Utilizzo di fonti alternative di energia
• Riduzione del consumo di energia per punto
di PIL del 16%
• Riduzione emissioni di CO2 del 40% fino
al 2020
evidenziano maggiori
opportunità?
Tutti i settori che implicano alta
tecnologia. Il know-how italiano
è quello che ci distingue e che
interessa al mercato locale.
Questo vantaggio è destinato a
durare ancora poco: il governo
cinese sta, infatti, investendo
molto nell’alta tecnologia con
l’obiettivo di colmare il gap
esistente. Entro pochi anni
saranno in grado di creare
internamente alta tecnologia ed
esportarla. È opportuno quindi
sfruttare il momento e trarne
vantaggio ora, se non si vuole
correre il rischio di perdere
l’opportunità.
Quali sono le opportunità
degli investimenti cinesi nel
MISSIONFLEET non solo flotte
APRILE-MAGGIO 2013 | 37
applicando modelli che
funzionano in Italia e in altri
Paesi del mondo. Ma la Cina non
è il resto del mondo e strategie
commerciali che funzionano
altrove qui non funzionano.
Ad esempio c’è la convinzione
sbagliata e fuorviante che si può
venire in Cina e spendere due
soldi perché qui costa tutto poco
e tutto si può fare. Per avere
successo – qui come altrove – è
necessario allocare le giuste
risorse, non solo economiche ma
anche di tempo per conoscere
l’ambiente in cui si opera e per
affrontare seriamente il mercato.
Spesso di parla del Made in
Italy e del mercato consumer
mettendo meno in risalto le
potenzialità del B2B, quali le
vostre evidenze?
Questo è uno dei problemi che
incontriamo spesso. Tutti
vogliono vendere ai cinesi, ma
principalmente vino, cibo e
moda. A parte quest’ultimo
settore che va molto bene, ma è
ormai maturo e presidiato, i
primi due presentano molte
difficoltà e spesso si traducono
in insuccessi.
Diverso il discorso per Il B2B,
un settore su cui noi puntiamo.
Tecnologia e qualità dei prodotti
che le aziende italiane offrono
sono di grande interesse per le
aziende locali che non sono
ancora in grado di produrli.
Rete di vendita,
organizzazione e risorse
umane: quale modello
adottare, quali i rischi e le
opportunità?
La prima regola che consigliamo
è avere una strategia chiara e un
progetto definito per la
costruzione di una propria
struttura commerciale e
logistica. Iniziare a vendere
tramite un solo agente o un
distributore non porta molto
lontano. Mi sento spesso dire “a
me in Cina va bene, vendo ogni
anno di piú”. Verissimo, ma sono
briciole se si guarda al
potenziale del mercato o ai
risultati dei concorrenti più
strutturati.
In tutto questo voi avete una
posizione di osservatori
privilegiati?
Più che di osservatore la nostra è
la posizione di un business
partner. Come PTL Group
abbiamo infatti supportato le
aziende straniere ad avere
successo in Cina lavorando su
diversi fronti: ottimizzando le
loro vendite attraverso le nostre
risorse o gestendo le loro;
importando ed esportando i loro
prodotti attraverso le nostre
piattaforme logistiche;
costruendo le loro fabbriche e
realizzando i loro progetti
produttivi, supervisionando sia
la parte tecnica che i rapporti
con i governi locali;
ristrutturando le loro filiali
cinesi e migliorandone il
controllo nei momenti di crisi e
di cambiamento.
La nostra rivista si occupa di
automotive e flotte aziendali.
Della Cina sappiamo che in
generale c’è estrema
attenzione ai temi della
mobilità, in particolare traffico
e inquinamento: quali sono i
trend e i focus?
Basta dare un’occhiata all’ultimo
piano quinquennale (riduzione
drastica di tutti i fattori
inquinanti), al piano anti
inquinamento appena approvato
(16 miliardi di dollari stanziati),
alla richiesta sempre maggiore
di auto di lusso (nel 2012 il
settore ha registrato un 65% in
più rispetto l’anno precedente) e
alla crescita del settore auto in
generale (più modesta, ma
sempre prevista del 7% nel
2013), per avere un’idea di come
si muoverà il settore automotive.
Crescita costante ma in
direzione lusso e green.
PTL Group ha tre sedi in Cina (Pechino,
Guangzhou e Shanghai) e uffici di
rappresentanza in Israele, Italia e Paesi
Bassi. PTL Group – Ha vinto il premio ATTA*
2012 per le attività di turnaround
Management.
*(Asia Transformation & Turnaround Association)

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13 Non solo flotte - Cina

  • 1. MISSIONFLEET non solo flotte 34 | APRILE-MAGGIO 2013 SULLA STRADA PERLACINA L’espansione in Cina rappresenta l’obieivo di un numero sempre maggiore di aziende italiane, mentre quelle cinesi stanno sbarcando in Italia alla ricerca del nostro know-how e del Made in Italy: un intreccio ricco di opportunità, ma non privo di insidie. Da diversi anni ormai si assiste ad un sensibile spostamento del baricentro economico dai paesi le cui economie sono mature verso quelle in via di sviluppo. Tra queste è la Cina a giocare un ruolo di primo piano. L’economia della terra di mezzo continua imperterrita la sua corsa nonostante le incertezze e le turbolenze che scuotono i mercati e i sistemi economici a livello globale, grazie anche a un importante cambiamento strategico che la vede un po’ meno focalizzata sull’export e sul ruolo, consolidato negli anni passati, di principale fabbrica low-cost del mondo e invece sempre più attenta allo sviluppo della domanda interna, sia sul lato dei consumi che quello delle infrastrutture. I PARAMETRI ECONOMICI I dati economici evidenziano che la Cina è il secondo paese al mondo per incidenza sul testoefotodiMassinoGhetti D SHANGAI
  • 2. MISSIONFLEET non solo flotte APRILE-MAGGIO 2013 | 35 PIL mondiale - subito dopo gli Stati Uniti - e le stime più recenti dicono che entro due anni il gap che esiste con l’economia USA verrà notevolmente ridotto. Inoltre osservando solo alcune delle sue principali province, le troviamo posizionate molto bene nella classifica mondiale. La provincia di Guangdong, per esempio ha un PIL simile a quello dell’Indonesia, mentre le province di Jiangsu e Shandong insieme superano la Svizzera. Anche analizzando altri parametri come ad esempio l’esportazione, troviamo il Guangdong allo stesso livello della Corea del Sud o Jiangsu a quello di Taiwan. Il PIL di Shanghai per persona è simile al PIL nell’Arabia Saudita (a parità di potere d’acquisto), ed è ancora inferiore, e di molto, del PIL delle regioni ad amministrazione speciale come Hong Kong e Macau. All’altro estremo, la provincia più povera, Guizhou, ha un reddito pro-capite vicino a quello dell’India. Il paese è andato avanti nel rispetto dell’ambizioso piano quinquennale approvato nel 2011 (riportato sinteticamente nella tabella allegata) che prevede la trasformazione del modello di sviluppo economico attraverso una crescita bilanciata e sostenibile, lo sviluppo dei settori ad elevato tasso di tecnologia, nonché importanti opere di urbanizzazione in un contesto dove l’attenzione al cittadino/lavoratore è sempre più importante e dove gli orizzonti geografici diventano sempre più ampi. Date queste premesse, l’interesse e l’attenzione verso queste dinamiche da parte delle imprese del nostro paese ha mostrato un continuo crescendo. Molte aziende hanno valutato con estremo interesse un approccio al mercato cinese e già nel recente passato diverse di queste hanno mosso i passi per entrarvi. I RAPPORTI COMMERCIALI ITALIA-CINA Più recentemente poi, nel corso della scorsa legislatura, le azioni di avvicinamento tra i due paesi portate avanti dal governo Monti – ricordiamo la visita del presidente del consiglio a Pechino - hanno messo nuovamente in risalto la discussione su come gli investimenti cinesi in Italia possano essere un’opportunità per far ripartire la crescita economica nel nostro paese, portando una boccata di respiro e un vantaggio diretto alle imprese italiane In passato l’apertura e la crescita delle relazioni commerciali tra Italia e Cina avevano suscitato parecchie critiche da chi vedeva nei prodotti a basso costo di provenienza cinese la causa della nostra crisi, così come da chi sosteneva che i capitali stranieri servissero solo a fare shopping del Made in Italy col rischio di essere depredati del nostro know-how. Le cose sembrano essere cambiate e le aziende italiane, in particolare le piccole e medie imprese, che rappresentano una parte importante del tessuto economico e produttivo, hanno iniziato a vedere la Cina come uno strumento per uscire dalla crisi e non più come la sua causa. Il numero delle aziende italiane presenti in Cina è in costante espansione. Cresce inoltre la fiducia da parte delle aziende italiane nel sistema cinese e contemporaneamente diminuisce il timore nell’affrontarlo. Naturalmente non sempre la storia è a lieto fine, né mancano gli elementi di rischio e di attenzione, ma nel suo complesso la Cina rappresenta una grande opportunità per le aziende che hanno iniziato a vedere il colosso asiatico soprattutto come un grandissimo mercato dove sviluppare le proprie operations. Ne abbiamo parlato Con Tiziana Cantoni, Responsabile Business Development per l’Italia di PTL Group, società leader nelle Business Operations che in quindici anni di attività in Cina ha supportato le aziende straniere a gestire al meglio le proprie operazioni nel mercato Cinese. LE OPPORTUNITÀ PER LE AZIENDE ITALIANE MISSIONFLEET - Innanzi tutto com’è vista la situazione economica del nostro Paese dalla prospettiva di un italiano che vive e lavora a Shanghai? TIZIANA CANTONI - Vista da fuori la situazione italiana non è rosea. Immobilismo, timore, diffidenza e attesa frenano l’espansione delle aziende italiane in Cina. Come PTL Group sosteniamo da tempo che la Cina dovrebbe essere la risposta alla crisi, ma le aziende italiane faticano a vederla in questo modo. E rischiano di perdere una grande e unica opportunità, lasciando campo aperto alla concorrenza straniera che invece in Cina si sta muovendo con buoni risultati. Quali sono le prospettive di business per le aziende italiane in Cina, e in quali settori si TIZIANA CANTONI, RESPONSABILE BUSINESS DEVELOPMENT PTL GROUP
  • 3. MISSIONFLEET non solo flotte 36 | APRILE-MAGGIO 2013 nostro paese e come questi possono supportare e favorire la ripresa economica italiana? Io qui vedo un grande rischio impacchettato come un regalo. Bisogna fare un distinguo: al governo cinese di certo non interessa sviluppare il mercato italiano. Gli investimenti in Italia sono focalizzati all’acquisizione della nostra tecnologia, a volte ceduta a basso prezzo. Con la crisi che incalza, si deve evitare l’errore di guardare al risultato di breve termine e focalizzarsi nel lungo periodo. Più interessante per le aziende italiane è portare e sviluppare le proprie tecnologie sul mercato cinese attraendo capitali cinesi, favorendo la ricerca e sviluppo in Italia. Molte imprese italiane hanno già provato a percorrere la “via cinese” con alterna fortuna. Nella vostra esperienza quali sono le principali raccomandazioni su cosa fare e sugli errori da evitare? Joint venture fallite, soci non affidabili, prodotti copiati ancora prima di essere sul mercato, sono tutti incidenti di percorso cha hanno un fattor comune: l’errore di non capire che la Cina è un Paese “diverso”. E non mi riferisco ad aspetti folcloristici come le strane abitudini culinarie, ma a logiche economiche e commerciali diverse. Spesso chi viene in Cina lo fa pensando di avere successo tABellA - Il nUoVo PIAno QUInQUennAle ARtIColAto In CInQUe PUntI stRAteGICI PUntA AllA tRAsfoRMAZIone Del MoDello DI sVIlUPPo eConoMICo Fonti: Camera di Commercio Italiana in Cina; Bollettino Economico Repubblica Popolare Cinese. IMPeRAtIVI stRAteGICI oBIettIVI CHIAVe Al 2015 CResCItA BIlAnCIAtA • Estensione della crescita a tutte le regioni • Espansione dei consumi e ottimizzazione della struttura degli investimenti • Crescita media del PIL del 7% annuo • Creazione di 45 milioni di posti di lavoro in aree urbane • Disoccupazione sotto il 5% • Popolazione non superiore a 1,39 miliardi GloBAlIZZAZIone • Graduale strategia di apertura del mercato • Accelerazione della strategia “Going Global” • Espansione geografica di imprese cinesi all’estero • Aumento acquisizioni all’estero URBAnIZZAZIone • Miglioramento dei servizi pubblici e creazione di infrastrutture • Lancio di piani pensionistici, riforma del settore sanitario, miglioramento nella distribuzione del reddito • Aumento dei salari minimi di almeno il 13% annuo • Piani pensionistici per 357 milioni di residenti • Assistenza sanitaria a copertura del 70% delle spese mediche nUoVe teCnoloGIe • Sviluppo di settori strategici • Miglioramento del settore manifatturiero e ampliamento del terziario • Spesa per Ricerca & Sviluppo pari al 2,2% del PIL; aumento del numero dei brevetti • Focus su sette settori strategici • Crescita del settore terziario al 47% del PIL sostenIBIlItÀ • Piano di risparmio energetico e miglioramento impatto ambientale • Riduzione del 17% di emissioni di anidride carbonica • Utilizzo di fonti alternative di energia • Riduzione del consumo di energia per punto di PIL del 16% • Riduzione emissioni di CO2 del 40% fino al 2020 evidenziano maggiori opportunità? Tutti i settori che implicano alta tecnologia. Il know-how italiano è quello che ci distingue e che interessa al mercato locale. Questo vantaggio è destinato a durare ancora poco: il governo cinese sta, infatti, investendo molto nell’alta tecnologia con l’obiettivo di colmare il gap esistente. Entro pochi anni saranno in grado di creare internamente alta tecnologia ed esportarla. È opportuno quindi sfruttare il momento e trarne vantaggio ora, se non si vuole correre il rischio di perdere l’opportunità. Quali sono le opportunità degli investimenti cinesi nel
  • 4. MISSIONFLEET non solo flotte APRILE-MAGGIO 2013 | 37 applicando modelli che funzionano in Italia e in altri Paesi del mondo. Ma la Cina non è il resto del mondo e strategie commerciali che funzionano altrove qui non funzionano. Ad esempio c’è la convinzione sbagliata e fuorviante che si può venire in Cina e spendere due soldi perché qui costa tutto poco e tutto si può fare. Per avere successo – qui come altrove – è necessario allocare le giuste risorse, non solo economiche ma anche di tempo per conoscere l’ambiente in cui si opera e per affrontare seriamente il mercato. Spesso di parla del Made in Italy e del mercato consumer mettendo meno in risalto le potenzialità del B2B, quali le vostre evidenze? Questo è uno dei problemi che incontriamo spesso. Tutti vogliono vendere ai cinesi, ma principalmente vino, cibo e moda. A parte quest’ultimo settore che va molto bene, ma è ormai maturo e presidiato, i primi due presentano molte difficoltà e spesso si traducono in insuccessi. Diverso il discorso per Il B2B, un settore su cui noi puntiamo. Tecnologia e qualità dei prodotti che le aziende italiane offrono sono di grande interesse per le aziende locali che non sono ancora in grado di produrli. Rete di vendita, organizzazione e risorse umane: quale modello adottare, quali i rischi e le opportunità? La prima regola che consigliamo è avere una strategia chiara e un progetto definito per la costruzione di una propria struttura commerciale e logistica. Iniziare a vendere tramite un solo agente o un distributore non porta molto lontano. Mi sento spesso dire “a me in Cina va bene, vendo ogni anno di piú”. Verissimo, ma sono briciole se si guarda al potenziale del mercato o ai risultati dei concorrenti più strutturati. In tutto questo voi avete una posizione di osservatori privilegiati? Più che di osservatore la nostra è la posizione di un business partner. Come PTL Group abbiamo infatti supportato le aziende straniere ad avere successo in Cina lavorando su diversi fronti: ottimizzando le loro vendite attraverso le nostre risorse o gestendo le loro; importando ed esportando i loro prodotti attraverso le nostre piattaforme logistiche; costruendo le loro fabbriche e realizzando i loro progetti produttivi, supervisionando sia la parte tecnica che i rapporti con i governi locali; ristrutturando le loro filiali cinesi e migliorandone il controllo nei momenti di crisi e di cambiamento. La nostra rivista si occupa di automotive e flotte aziendali. Della Cina sappiamo che in generale c’è estrema attenzione ai temi della mobilità, in particolare traffico e inquinamento: quali sono i trend e i focus? Basta dare un’occhiata all’ultimo piano quinquennale (riduzione drastica di tutti i fattori inquinanti), al piano anti inquinamento appena approvato (16 miliardi di dollari stanziati), alla richiesta sempre maggiore di auto di lusso (nel 2012 il settore ha registrato un 65% in più rispetto l’anno precedente) e alla crescita del settore auto in generale (più modesta, ma sempre prevista del 7% nel 2013), per avere un’idea di come si muoverà il settore automotive. Crescita costante ma in direzione lusso e green. PTL Group ha tre sedi in Cina (Pechino, Guangzhou e Shanghai) e uffici di rappresentanza in Israele, Italia e Paesi Bassi. PTL Group – Ha vinto il premio ATTA* 2012 per le attività di turnaround Management. *(Asia Transformation & Turnaround Association)