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 Family business : il case study
dell’imperiese onegliese Fratelli
Carli S.P.A.
1
“APPROCCIO “INTERDISCIPLINARE”:
 “Modello dei tre cerchi” di Gersick, Landberg, Dunn:
FAMIGLIA PROPRIETA’
IMPRESA
(Modello più diffuso in letteratura manageriale)
2
 Una “valida” definizione:
 “un’unità produttiva è definita azienda familiare quando
ricorrano i requisiti di aziendalità ed il soggetto
economico di essa sia una famiglia o più famiglie tra loro
collegate e coordinate”.
 Di conseguenza:
 Equilibrio economico a valere nel tempo, equilibrio
economico durevole,
 Creazione di valore se e solo se perseguono strategie di
differenziazione e/o leadership di costo di successo,
 Tre sono le dimensioni del successo: competitività,
redditività, socialità.
3
 QUALE VERO PROBLEMA RIGUARDA LE
IMPRESE DI FAMIGLIA?
IL PROBLEMA PRINCIPALE RIGUARDA
IL PLANNING NEL RICAMBIO
GENERAZIONALE.
4
 Grafico sulla mortalità delle imprese
familiari con il “trascorrere” dei vari
ricambi generazionali.
5
 Imprenditore-fondatore di prima generazione è una
persona carismatica, forte intuito, passione, voglia di
rischiare, intraprendenza, formazione tecnica,
 Successori (figli, nipoti) con background culturale
“eccellente” (laurea, master, perfezionamento),
esperienza all’estero, esperienza in multinazionali; rientro
in patria nell’azienda di papà : pratica vs. teoria,
 Imprenditore padre:“ Ho sempre fatto così caro figlio …..io ho i capelli
bianchi, lascia stare cosa dicono i tuoi Professori, sono solo dei teorici!”
 Figlio: “Ma papà, sono i Docenti del Master!”
 Imprenditore padre: “ Te lo faccio io il Master, in opificio…tra il dire ed il fare
c’è l’oceano! Mandali qui i tuoi Professori in azienda, vediamo cosa
combinano!”.
6
 Scelta dell’erede , quale preparazione occorre?
 Il problema dei fratelli e dei parenti “acquisiti”,
 Regolamentare l’ingresso dei familiari in azienda e trattamento
economico degli stessi,
 Cattiva gestione delle informazioni e comunicazioni,
 Mancata distinzione nei ruoli di azionista, amministratore e
dipendente,
Regole familiari scritte e/o orali:
COSA DOVREBBERO AVERE AD OGGETTO LE REGOLE FAMILIARI ?
QUANDO PORRE LE REGOLE ?
SUPERATA LA TERZA FASE GENERAZIONALE QUALI TIPOLOGIE DI PROBLEMI SI
MANIFESTANO?
7
 PERCHE’ IL FB LIGURE?
Regione di “antica industrializzazione” (Triangolo industriale),
Dinamismo commerciale (trasporti, servizi “avanzati”, non solo
terziario strumentale),
Vitalismo tecnologico,
Letteratura aziendalista dell’Italia centrale è satura,
Screening archivio storico (UNIONCAMERA REGIONE LIGURIA) :
95% imprese sono familiari,
Numerose i casi di eccellenza, spina “portante” dell’economia
regionale e nazionale,
ESEMPI DI CASI DI “ECCELLENZA”: Biscottificio Grondona S.p.a,
Fratelli Carli S.p.a, Madi Ventura S.p.a, Bonjour S.r.l, Pietro
Romanengo S.r.l, Ligure Sarda S.p.a, BancaPassadore S.p.a……..
giusto “mixage” tradizione ed innovazione! 8
Questionario : oggetto d’indagine:
 1) Sfide e sinergie derivanti dalla compresenza di due sfere:
famiglia ed impresa ( presenza dei familiari “indiretti”, familiari
attivi e passivi: il vero problema è quello di reinvestire gli utili a
sostegno della crescita vs. congruo ritorno dell’investimento in
quanto proprietario;
 2) Corporate governance: planning presenza quattro tavoli
della proprietà, amministrativo, management e controllo
societario, e gli “esterni” alla compagine familiare?
 3) Il problema della comunicazione aziendale
(interna/esterna): occorrono regole nella comunicazione
 “Per comandare ci vuole il 51% del capitale sociale”.
9
 LIVELLO GENERAZIONALE
 ADDETTI
10
35%
27%
18%
10%
7%
3%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
PRIMA GENERAZIONE SECONDA
GENERAZIONE
TERZA GENERAZIONE QUARTA GENERAZIONE QUINTA GENERAZIONE NESSUNA RISPOSTA
0%
10%
20%
30%
40%
50%
INFERIORE A 10 TRA 11 E 50 TRA 51 E 250 OLTRE 250 NON RISPOSTO
32%
47%
17%
3% 1%
 FATTURATO
 EXPORT
11
0%
10%
20%
30%
40%
50%
< 1 MILIONE DI
EURO
TRA 1 MILIONE E 7
MILIONI DI EURO
TRA 7 MILIONI E 40
MILIONI DI EURO
> 40 MILIONI DI
EURO
NON RISPOSTO
30%
42%
12%
8% 8%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
NESSUNA RISPOSTA < 15% TRA 15% E 50% > 50%
65%
6% 7%
22%
 FAMILY BUSINESS
FOCUS RUSSIA (specie per il mercato agro-alimentare!)
12
STRATEGIE DI
INTERNAZIONALIZZAZIONE WEB MARKETING
BRICS
 PRESENZA GRUPPI AZIENDALI
 STRUTTURE SOCIETARIE
13
81%
19%
SI'
NO
3%
73%
21%
3%
0 SOCI
DA 2 A 5 SOCI
DA 6 A 10 SOCI
PIU' DI 10 SOCI
 POSSESSO CAPITALE SOCIALE
 ORGANISMO STRATEGICO DI GESTIONE
14
69%
28%
3%
100% DEL
CAPITALE
> DEL 50%
< AL 50%
23%
56%
5%
7%
7% 2%
AMMINISTRATORE
UNICO
CDA
COMITATO
DIRETTIVO
AMMINISTRATORE
DELEGATO
DIREZIONE
COMMERCIALE
ALTRO
 GESTIONE INTERNA ALLA COMPAGINE AZIENDALE.
 ETA’ DEL LEADER.
15
85%
0% 15% INTERNA ALLA
FAMIGLIA
ESTERNA ALLA
FAMIGLIA
MISTA
19%
31%
18%
25%
7% UNDER 40 ANNI
TRA I 40 E 50 ANNI
TRA I 50 E I 60 ANNI
TRA I 60 E I 70 ANNI
OVER 70
 POLITICHE DI INVESTIMENTO NEL CAPITALE FISSO.
 EXPORT COME FORMA D’INTERNAZIONALIZZAZIONE
16
27%
34%
23%
9% 1% RICERCA ED INNOVAZIONE
IMPIANTI E MACCHINARI
ATTREZZATURE COMMERCIALI
ACQUISIZIONI
ALTRO
NON PREVISTI
30%
14%
4%
26%
26% ESPORTATORI
IMPORTATORI
INVESTIMENTI DIRETTI
ALL' ESTERO
ACCORDI DI
PARTNERSHIP
NON PREVISTA
 APPROCCIO NEI CONFRONTI DELLA
FORMAZIONE?
 53% degli imprenditori ha almeno una laurea;
 59% dei familiari con ruoli direzionali ha una laurea;
 47% dei manager “esterni” ha una laurea;
 IN LIGURIA SI E’ ATTENTI ALLA FORMAZIONE POST-LAUREAM
(MASTER, CORSI DI PERFEZIONAMENTO ED ALTRI CORSI DI
SPECIALIZZAZIONE)
 81% preferisce i Master Part-time, 19% preferisce i Master Full-
time.
17
 QUALI SONO LE CONCLUSIONI CHE
POSSIAMO TRARRE DALLO STUDIO
DELL’ECONOMIA LIGURE?
FONTI: risultati questionario, dati di contabilità economica regionale (ISTAT);
18
 Invecchiamento demografico (popolazione più
vecchia d’Italia);
 Netto calo delle nascite;
 Riduzione forza lavoro nel comparto secondario
(in particolare la Mod specializzata)
 Calo investimenti nel K fisso (settore
secondario):
 Perdita dell’antica vocazione di essere la
“fabbrica d’Italia” all’indomani dell’Unificazione
italiana;
 Quale nuova composizione del Pil Regione
Liguria? Fortissima espansione del terziario;
19
 Vocazione nella produzione di base , specializzazione
nei comparti di Prima e Seconda Rivoluzione industriale:
 Incidenza della siderurgia
 Cokerie ed industria petrolifera,
 Industria chimica (derivati chimici),
 Lavorazione e trasformazione dei metalli,
 Specializzazione nell’elettronica e nelle telecomunicazioni,
 Cantieristica,
 Meccanica di precisione: costruzioni di mezzi di trasporto
esclusi autoveicoli, industria impiantistica,
 Industrie alimentari: produzione di vini locali, olio d’oliva,
confetture, miele, passate di pomodoro, pesto, dolci “tipici” e
da ricorrenza, cioccolatini, amaretti, biscotti, caramelle,
confetti.
20
 Dati export comparazione Liguria-Italia
(anno 2014):
21
BRANCA DI ATTIVITA’ ECONOMICA LIGURIA ITALIA
Prodotti agricoli 26,53 13,13
Prodotti energetici 9.78 4,78
Minerali ferrosi e non ferrosi 7,09 5,27
Minerali e prodotti non metalliferi 4,73 3,85
Prodotti chimici 13,39 8,54
Prodotti metalmeccanici 10,94 18,74
Mezzi di trasporto 8,29 2.81
Prodotti alimentari 11,80 10,21
Prodotti tessili 2,25 21,30
Legno, carta, gomma 5,20 11,37
Totale 100 100
 Area “savonese”: chimica siderurgica, trasformazione dei metalli e
meccanica di precisione e petrolifera,
 Area “genovese”: siderurgia, metalmeccanica, alimentare, cantieristica,
 Area “spezzina”: lavorazione metalli, siderurgia, cantieristica,
impiantistica ed elettronica,
 Area “imperiese”: produzioni alimentari, ortofrutticole e floristiche
 Ma soprattutto : TERZIARIZZAZIONE ECONOMICA
 Rilevanza dei servizi alle imprese liguri:
 Trasporti terrestri e marittimi,
 Turismo, la Liguria è “area di gravitazione balneare”,
 Attività finanziarie, assicurative e bancarie,
 Pubblica Amministrazione, Università e Centri di Ricerca,
 Commercio,
 Servizi di consulenza aziendale, contabilità, consulenza legale,
R&D, controllo qualità, marketing,
22
 Accentuazione della specializzazione industriale
settoriale,
 Crescita esponenziale dei servizi (specie dei trasporti su
terra e via mare e servizi di consulenza alle imprese),
 Modello organizzativo diffuso e che crescerà ancora di
più è quello definito “Modello Scotland Type”,
 Reddito pro-capite delle famiglie liguri cresce dato che
c’è un vecchio detto che recita: “Le famiglie liguri sono
vecchie, un po’ decadute dal punto di vista del prestigio
nobiliare ma sono dotate di solido patrimonio”,
 Export vitale: BRICS (la Russia “traina” il comparto agro-
alimentare ed il turismo).
23
24
PERCHE’ LA SCELTA DI
QUESTO CASE STUDY?
 1854 nasce Carlo Carli, il capostipite della dinastia
 Importanza del risparmio ed investire il denaro in case e
terreni, acquisto tipografia (anno ed appezzamenti di oliveti
 Età “Giolittiana”: Progresso industriale (“mixage” di prima e
seconda Rivoluzione industriale), i Carli sono l’emblema
dell’ascesa sociale
 …..ed il business dell’olio d’oliva è solo una mera casualità!
 1911: inizio del business della produzione e
commercializzazione dell’olio d’oliva: nasce la Fratelli Carli
25
Carlo Carli Angela Marassi
Marzia Raffaellina Ulisse Giovanni Ernesto Lorenzo
 Q
26
ANNO 1911: anno raccolto abbondantissimo di olive nella
tenuta della Costa Rossa di proprietà della Carli e l’Italia è
frustrata dal fare conquiste (scoppia la guerra in Libia).
Già dagli albori la Fratelli Carli presenta dei FATTORI CRITICI
DI SUCCESSO:
•Localizzazione strategica (IMPERIA ONEGLIA),
•Mercato di sbocco principale: “vicino” Piemonte ove non
cresce alcuna pianta di olivo,
•Metodo di commercializzazione mutuato dall’oltreoceano
(agenti di vendita a provvigione)
Angiola
Giovanni Carli
(seconda
generazione)
Evelina Panero
Carlo Giovanna
 Primo Dopoguerra: il Paese vive una situazione di crisi,
disoccupazione, riconversione della grandi industrie,
fallimenti “a catena”, domanda stagnante. La Fratelli
Carli rimane immune,
 1922-1923: inizio della via dell’export. L’olio prediletto
dall’Europa, America, Oceania è quello “tipo Riviera di
Ponente”,
 1925: produzione di sapone fabbricato in un saponificio
sito a Genova Sampierdarena.
 1927: nuova sede produttiva in Via Garessio, più ampia e
dotata di un laboratorio d’analisi strumentale all’attività
olearia
 Anni del Fascismo: il Fascismo è ostile nei confronti delle
industrie “del sole”, il Progetto Sismondi decide di istituire
un unico distributore per i produttori dell’olio (è la fine del
laisser faire nell’industria olearia),
27
 Il biennio 1935-36 vede uno scarso raccolto d’oliva ed una
politica autarchica fascista “interventista” in economia che
fissa i prezzi d’acquisto e di vendita solo sul mercato interno (i
consumi interni soffrono!).
 Come reagire a questo calo di domanda e di politica
autarchica? Investe i risparmi in circolante riducendo gli
investimenti in K fisso, acquisto Buoni del Tesoro ordinari e
pluriennali.
 Secondo Conflitto Mondiale:
 23 dicembre 1943: lo stabilimento della Fratelli Carli viene
distrutto completamente da un bombardamento aereo, Carlo
Carli sceglie la strada dei monti e della lotta partigiana
ritornerà ad Oneglia nell’aprile 1945.
 Secondo dopoguerra: la Fratelli Carli è un cumulo di macerie,
si deve ricostruire, scavare tra i mattoni e recuperare quello
che è rimasto integro con pala e piccone …. tutti a lavoro per
rimettere in piedi lo stabilimento di produzione! Lo Stato non
dà alcun aiuto finanziario! Se i Carli non avessero risparmiato
prima dello scoppio del II Conflitto bellico, la storia di questa
impresa olivicola sarebbe terminata lì!
28
 Ultimi mesi del 1947: l’azienda è pronta per ripartire e nel
frattempo è nato il figlio di Carlo Carli (terza
generazione), Gian Franco (quarta generazione), attuale
AD della Carli S.P.A;
 …..ma i clienti dove sono?
 Anni ’50: i Carli vedono sempre più un incremento degli
ordini e dei clienti, sono questi gli anni del Miracolo
italiano, c’è un grande balzo in avanti e l’Italia conquista
l’ingresso nel G7, cambiano i consumi della popolazione
italiana nell’acquisto dei generi alimentari e l’olio appare
tra i generi più richiesti! Il tutto esaurito negli ordini
provenienti dai clienti porta a sospendere gli ordini ed il
prezzo è troppo alto per questo mercato di consumatori
di massa, c’è necessità di ridurre il p se si vuole
mantenere questa nuova tipologia di clienti!
29
 Anni ‘60: la Carli procede nell’ammodernamento
impiantistico ed edificazione di una nuova sede
direzionale,
 Il 1961 si compie 50 anni di duro lavoro e di sacrifici!
 Questi anni Sessanta sono un chiaroscuro nella storia
economica e sociale italiana: la Carli conosce
performances ottime
 1965: “Rivoluzione logistica”; la Carli si dota di padroncini
che lavorano in esclusiva muniti di furgoncino verde oliva
con rami dorati visibili alla clientela affezionata, si assiste
ad un ampliamento dimensionale dello stabilimento e si
inaugura il Centro Elaborazione Dati (sono questi gli anni
della Terza Rivoluzione Industriale),
30
 Fine anni Sessanta/inizi Settanta: nonostante lo scenario
macroeconomico del tutto mutato (disoccupazione,
inflazione, incremento della spesa pubblica, shock
petroliferi), il fatturato cresce , oltre al core product (olio)
compaiono altri due prodotti di grande successo:
marsala e l’aceto.
 1973: Decreto di Ciriaco De Mita che per combattere
l’inflazione blocca i prezzi di molti prodotti alimentari (olio
compreso) e per reagire all’erosione dei margini commerciali, i
Carli abbinano all’olio l’offerta di saponetta Primavera che
compensa le perdite subite nella produzione olivicola,
 1975: il figlio di Carlo Carli, Gian Franco Carli (quarta
generazione) entra in azienda
 Carlo (1977) (quinta gen.ne) Claudia (1980) (quinta gen.ne)
31
Gian Franco Carli
(quarta generazione)
Renata Calvi
 Quali successi sono stati realizzati dalla Carli con al
vertice la quarta generazione, Gian Franco?
 IL NUOVO MILLENNIO: IL XXI SECOLO?
 Strategia commerciale della Carli?
 L’export?
32
 Un altro FCS che contraddistingue e fa eccellere la
Carli: un input di sublime eccellenza
OLIVA TAGGIASCA:
Varietà eccellente della “cultivar taggiasca”,
Microclima favorevole nell’area imperiese,
Pratiche colturali idonee e moderne al contempo,
Velocità nella molitura,
Conservazione dell’olio in luogo fresco e privo di luce.
LEGGEREZZA, BASSA ACIDITA’, SAPORE FRUTTATO E DOLCE.
Disciplinare Olio DOP Riviera Ligure Extra Vergine (Reg.nto CE n.123/1997)
33
 EXPORT PER LA FRATELLI CARLI HA GRANDE IMPORTANZA
(in particolare le esportazioni sono dirette verso la Francia,
la Federazione russa e gli USA).
 Ne consegue che per il FB italiano la strada
dell’internazionalizzane rappresenta una vera
opportunità di business e di successo (specie per i
distretti italiani).
 QUALI SONO LE MOTIVAZIONI PRINCIPALI CHE
SPINGONO LE PMI FAMILIARI ITALIANE AD
INTRAPRENDERE E PERSEGUIRE LA STRADA
DELL’EXPORT?
1. Variabili d’origine “esterna” all’ambiente aziendale;
2. Variabili di natura “esterna” all’org.ne aziendale.
34
 Questionario svolto su un sample di 135 PMI a carattere
familiare:
 ASPETTI DA INDAGARE:
 1. I motivi all’origine delle scelte d’espansione
internazionale
 2. Propensione all’export sul fatturato come forma
d’internazionalizzazione:
 » incidenza dell’export sul fatturato complessivo
dell’impresa,
 » estensione orizzonte geografico di riferimento (n.
mercati serviti).
35
36
 3. Rapporto tra grado di coinvolgimento internazionale e
propensione alla comunicazione economico-finanziaria.
Le imprese che hanno più mercati di sbocco (3 o più paesi ) sono
quelle che
mostrano una maggiore propensione ad instaurare flussi
comunicazionali
trasparenti (specie per la CEF).
Per le imprese italiane instaurare rapporti commerciali con i
BRICS è davvero un’opportunità?
37
 I BRIC INVESTONO IN ITALIA?
 Dati di Banca d’Italia alla mano pongono in evidenza
che gli afflussi di capitali tra i vari BRIC provengono
soprattutto dal Brasile e Russia specie nei comparti
capital–intensive rispettivamente nei prodotti energetici e
nei prodotti alimentari.
 Cina ed India investono in Italia per sfruttare appieno le
competenze manifatturiere (Cina) e per apprendere le
competenze nel comparto logistico, dei trasporti e nei
servizi (India)
38
 Difficoltà dei BRIC nell’investire in Italia?
 Pressione fiscale,
 Concorrenza interna,
 Costi materie prime e manodopera elevati,
 Vincoli burocratici,
 Carenze infrastrutturali (soprattutto, nel Mezzogiorno
italiano).
 I BRIC HANNO UNA STORIA ECONOMICA E POLITICA
OMOGENEA?
 BRASILE: unico paese con una storia lineare alle spalle;
colonizzazione portoghese, indipendenza, apertura
politica, instabilità, governo autoritario, ritorno e
consolidamento della democrazia. E’ il paese che è in
pace dal 1870 quando si concluse la guerra del
Paraguay.
39
 Cina: paese più omogeneo dal punto di vista etnico-
linguistico-culturale ma è quello che mostra maggiore
incertezza riguardi i confini territoriali (controversie con
Filippine, Giappone, India, Malesia e Vietnam).
 India: occupazione britannica, indipendenza fu ottenuta
solo nel 1947 e può vantarsi di aver mantenuto un
sistema politico democratico.
 Russia: unico paese che non ha vissuto un periodo di
dominio coloniale, è quello di più recente costituzione
(26 dicembre 1991) i cui confini sono stati fissati.
40
 REPORT RUSSIA: DISAMINA DELL’EXPORT ITALIANO NEL
MERCATO AGRO-ALIMENTARE RUSSO.
Il mercato agro-alimentare russo è in forte espansione:
 l’andamento delle vendite al minuto di prodotti agro-alimentari nell’arco di
tempo 2010- primo trimestre 2015 è riportato nel grafico sottostante:
410 50 100 150 200 250 300 350
ANNO 2010
ANNO 2011
ANNO 2012
ANNO 2013
ANNO 2014
ANNO 2015
(PRIMO TRIMESTRE)
198.97
213.43
234.9
262.35
309.8
74,8
 Città di Mosca e di San Pietroburgo sono all’avanguardia nei
consumi per il bacino di consumatori e per la concentrazione
di clienti del segmento premium.
 Nelle metropoli, in particolare, generi alimentari come pane,
patate, uova che erano in passato consumati dai ceti
contadini, oggi sono enormemente stati sostituiti dalla richiesta
di generi più “salutari” (frutta, verdura) .
 Non solo mutamenti nelle abitudini alimentari e negli stili di
vita quotidiani dei russi hanno cagionato un incremento delle
importazioni dei prodotti del comparto agro-alimentare, ma
pure la domanda di output di prodotti proveniente
dall’incremento demografico e la siccità del clima in Russia
sono i principali fattori che hanno comportato un continuo
incremento delle importazioni di prodotti agro-alimentari.
42
 Nel grafico seguente si mostra l’andamento delle vendite
al minuto dei prodotti alimentari nel 2014 rispetto al 2013:
43
0.00%
2.00%
4.00%
6.00%
8.00%
10.00%
12.00%
14.00%
16.00%
15.60%
13.20% 13%
12.70%
10.30%
8.20%
7.30%
6.50% 6.50% 6.40% 6.40%
4.60%
3.90%
2.60%
2.10% 2%
0.70%
0%
 Quali sono i principali problemi (al di là della siccità) del
mercato agro-alimentare in Russia?
 Mancanza di modernizzazione di molte aziende agricole,
 Produzione inefficiente dell’industria meccanica per
l’agricoltura e l’allevamento,
 Difficoltà d’accesso ai mercati di sbocco con un
crescente monopolio delle reti commerciali,
 Tendenza della popolazione ad abbandonare i villaggi
rurali a causa delle difficili condizioni di vita e dei salari
bassi nella vita campestre.
44
 ESPORTAZIONI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI RUSSI:
 Comparto cerealicolo: grano (valore export 11.337
miliardi di $ ed in termini di output fisico 15,1 miliardi di
tonnellate nel 2014),
 Comparto ittico (caviale rosso)
 Export russo diretto verso gli ex paesi sovietici e verso i
paesi dell’Europa centro-orientale.
45
 IMPORTAZIONI AGROALIMENTARI VERSO LA RUSSIA:
 Comparto cerealicolo: import di orzo (+79,4% a livello di
settore),
 Comparto carni da macello: conserve di carne (+30,1%),
 Comparto dell’agrumicoltura: limoni, arance, pompelmi
(+12,1%),
 Comparto caffè (+9,7%),
 Comparto thè (+3,5%),
 Comparto latticini: latte condensato (-66,7%), burro
(-3,9%), formaggi e ricotta (-2,7%),
 Comparto carni da macello: carne avicola (-36,3%),
 Comparto ittico: pesce refrigerato (-10,5%).
46
 Per ogni categoria merceologica esportata dall’Italia
verso la Russia la quota di mercato detenuta dall’Italia
sul mercato agro-alimentare russo è di seguito mostrata
in tabella:
47
 Quali sono i prodotti italiani più richiesti dai russi?
 Prodotti alimentari per i giovani e per chi svolge intensa
attività sportiva che necessita di alto apporto vitaminico
e di sali minerali,
 Prodotti alimentari indirizzati alla puericoltura,
 Prodotti alimentari pre-confezionati da consumarsi sul
luogo di lavoro, pratici, a basso contenuto calorico ma
nutrienti e sazianti,
 Prodotti alimentari per animali (gatti e cani…).
48
 I cambiamenti socio-demografici si ripercuotono
necessariamente sulle tipologie di family businesses.
 “Nuove” tipologie di famiglia:
 Coppia di fatto (convivenza more uxorio),
 Coppia ricostituita,
 Coppia omosessuale,
 Singles.
49
 Per ulteriori approfondimenti, la candidata suggerisce la
lettura della sua monografia, edizione febbraio 2015:
50

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Pres.ne

  • 1.  Family business : il case study dell’imperiese onegliese Fratelli Carli S.P.A. 1
  • 2. “APPROCCIO “INTERDISCIPLINARE”:  “Modello dei tre cerchi” di Gersick, Landberg, Dunn: FAMIGLIA PROPRIETA’ IMPRESA (Modello più diffuso in letteratura manageriale) 2
  • 3.  Una “valida” definizione:  “un’unità produttiva è definita azienda familiare quando ricorrano i requisiti di aziendalità ed il soggetto economico di essa sia una famiglia o più famiglie tra loro collegate e coordinate”.  Di conseguenza:  Equilibrio economico a valere nel tempo, equilibrio economico durevole,  Creazione di valore se e solo se perseguono strategie di differenziazione e/o leadership di costo di successo,  Tre sono le dimensioni del successo: competitività, redditività, socialità. 3
  • 4.  QUALE VERO PROBLEMA RIGUARDA LE IMPRESE DI FAMIGLIA? IL PROBLEMA PRINCIPALE RIGUARDA IL PLANNING NEL RICAMBIO GENERAZIONALE. 4
  • 5.  Grafico sulla mortalità delle imprese familiari con il “trascorrere” dei vari ricambi generazionali. 5
  • 6.  Imprenditore-fondatore di prima generazione è una persona carismatica, forte intuito, passione, voglia di rischiare, intraprendenza, formazione tecnica,  Successori (figli, nipoti) con background culturale “eccellente” (laurea, master, perfezionamento), esperienza all’estero, esperienza in multinazionali; rientro in patria nell’azienda di papà : pratica vs. teoria,  Imprenditore padre:“ Ho sempre fatto così caro figlio …..io ho i capelli bianchi, lascia stare cosa dicono i tuoi Professori, sono solo dei teorici!”  Figlio: “Ma papà, sono i Docenti del Master!”  Imprenditore padre: “ Te lo faccio io il Master, in opificio…tra il dire ed il fare c’è l’oceano! Mandali qui i tuoi Professori in azienda, vediamo cosa combinano!”. 6
  • 7.  Scelta dell’erede , quale preparazione occorre?  Il problema dei fratelli e dei parenti “acquisiti”,  Regolamentare l’ingresso dei familiari in azienda e trattamento economico degli stessi,  Cattiva gestione delle informazioni e comunicazioni,  Mancata distinzione nei ruoli di azionista, amministratore e dipendente, Regole familiari scritte e/o orali: COSA DOVREBBERO AVERE AD OGGETTO LE REGOLE FAMILIARI ? QUANDO PORRE LE REGOLE ? SUPERATA LA TERZA FASE GENERAZIONALE QUALI TIPOLOGIE DI PROBLEMI SI MANIFESTANO? 7
  • 8.  PERCHE’ IL FB LIGURE? Regione di “antica industrializzazione” (Triangolo industriale), Dinamismo commerciale (trasporti, servizi “avanzati”, non solo terziario strumentale), Vitalismo tecnologico, Letteratura aziendalista dell’Italia centrale è satura, Screening archivio storico (UNIONCAMERA REGIONE LIGURIA) : 95% imprese sono familiari, Numerose i casi di eccellenza, spina “portante” dell’economia regionale e nazionale, ESEMPI DI CASI DI “ECCELLENZA”: Biscottificio Grondona S.p.a, Fratelli Carli S.p.a, Madi Ventura S.p.a, Bonjour S.r.l, Pietro Romanengo S.r.l, Ligure Sarda S.p.a, BancaPassadore S.p.a…….. giusto “mixage” tradizione ed innovazione! 8
  • 9. Questionario : oggetto d’indagine:  1) Sfide e sinergie derivanti dalla compresenza di due sfere: famiglia ed impresa ( presenza dei familiari “indiretti”, familiari attivi e passivi: il vero problema è quello di reinvestire gli utili a sostegno della crescita vs. congruo ritorno dell’investimento in quanto proprietario;  2) Corporate governance: planning presenza quattro tavoli della proprietà, amministrativo, management e controllo societario, e gli “esterni” alla compagine familiare?  3) Il problema della comunicazione aziendale (interna/esterna): occorrono regole nella comunicazione  “Per comandare ci vuole il 51% del capitale sociale”. 9
  • 10.  LIVELLO GENERAZIONALE  ADDETTI 10 35% 27% 18% 10% 7% 3% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% PRIMA GENERAZIONE SECONDA GENERAZIONE TERZA GENERAZIONE QUARTA GENERAZIONE QUINTA GENERAZIONE NESSUNA RISPOSTA 0% 10% 20% 30% 40% 50% INFERIORE A 10 TRA 11 E 50 TRA 51 E 250 OLTRE 250 NON RISPOSTO 32% 47% 17% 3% 1%
  • 11.  FATTURATO  EXPORT 11 0% 10% 20% 30% 40% 50% < 1 MILIONE DI EURO TRA 1 MILIONE E 7 MILIONI DI EURO TRA 7 MILIONI E 40 MILIONI DI EURO > 40 MILIONI DI EURO NON RISPOSTO 30% 42% 12% 8% 8% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% NESSUNA RISPOSTA < 15% TRA 15% E 50% > 50% 65% 6% 7% 22%
  • 12.  FAMILY BUSINESS FOCUS RUSSIA (specie per il mercato agro-alimentare!) 12 STRATEGIE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE WEB MARKETING BRICS
  • 13.  PRESENZA GRUPPI AZIENDALI  STRUTTURE SOCIETARIE 13 81% 19% SI' NO 3% 73% 21% 3% 0 SOCI DA 2 A 5 SOCI DA 6 A 10 SOCI PIU' DI 10 SOCI
  • 14.  POSSESSO CAPITALE SOCIALE  ORGANISMO STRATEGICO DI GESTIONE 14 69% 28% 3% 100% DEL CAPITALE > DEL 50% < AL 50% 23% 56% 5% 7% 7% 2% AMMINISTRATORE UNICO CDA COMITATO DIRETTIVO AMMINISTRATORE DELEGATO DIREZIONE COMMERCIALE ALTRO
  • 15.  GESTIONE INTERNA ALLA COMPAGINE AZIENDALE.  ETA’ DEL LEADER. 15 85% 0% 15% INTERNA ALLA FAMIGLIA ESTERNA ALLA FAMIGLIA MISTA 19% 31% 18% 25% 7% UNDER 40 ANNI TRA I 40 E 50 ANNI TRA I 50 E I 60 ANNI TRA I 60 E I 70 ANNI OVER 70
  • 16.  POLITICHE DI INVESTIMENTO NEL CAPITALE FISSO.  EXPORT COME FORMA D’INTERNAZIONALIZZAZIONE 16 27% 34% 23% 9% 1% RICERCA ED INNOVAZIONE IMPIANTI E MACCHINARI ATTREZZATURE COMMERCIALI ACQUISIZIONI ALTRO NON PREVISTI 30% 14% 4% 26% 26% ESPORTATORI IMPORTATORI INVESTIMENTI DIRETTI ALL' ESTERO ACCORDI DI PARTNERSHIP NON PREVISTA
  • 17.  APPROCCIO NEI CONFRONTI DELLA FORMAZIONE?  53% degli imprenditori ha almeno una laurea;  59% dei familiari con ruoli direzionali ha una laurea;  47% dei manager “esterni” ha una laurea;  IN LIGURIA SI E’ ATTENTI ALLA FORMAZIONE POST-LAUREAM (MASTER, CORSI DI PERFEZIONAMENTO ED ALTRI CORSI DI SPECIALIZZAZIONE)  81% preferisce i Master Part-time, 19% preferisce i Master Full- time. 17
  • 18.  QUALI SONO LE CONCLUSIONI CHE POSSIAMO TRARRE DALLO STUDIO DELL’ECONOMIA LIGURE? FONTI: risultati questionario, dati di contabilità economica regionale (ISTAT); 18
  • 19.  Invecchiamento demografico (popolazione più vecchia d’Italia);  Netto calo delle nascite;  Riduzione forza lavoro nel comparto secondario (in particolare la Mod specializzata)  Calo investimenti nel K fisso (settore secondario):  Perdita dell’antica vocazione di essere la “fabbrica d’Italia” all’indomani dell’Unificazione italiana;  Quale nuova composizione del Pil Regione Liguria? Fortissima espansione del terziario; 19
  • 20.  Vocazione nella produzione di base , specializzazione nei comparti di Prima e Seconda Rivoluzione industriale:  Incidenza della siderurgia  Cokerie ed industria petrolifera,  Industria chimica (derivati chimici),  Lavorazione e trasformazione dei metalli,  Specializzazione nell’elettronica e nelle telecomunicazioni,  Cantieristica,  Meccanica di precisione: costruzioni di mezzi di trasporto esclusi autoveicoli, industria impiantistica,  Industrie alimentari: produzione di vini locali, olio d’oliva, confetture, miele, passate di pomodoro, pesto, dolci “tipici” e da ricorrenza, cioccolatini, amaretti, biscotti, caramelle, confetti. 20
  • 21.  Dati export comparazione Liguria-Italia (anno 2014): 21 BRANCA DI ATTIVITA’ ECONOMICA LIGURIA ITALIA Prodotti agricoli 26,53 13,13 Prodotti energetici 9.78 4,78 Minerali ferrosi e non ferrosi 7,09 5,27 Minerali e prodotti non metalliferi 4,73 3,85 Prodotti chimici 13,39 8,54 Prodotti metalmeccanici 10,94 18,74 Mezzi di trasporto 8,29 2.81 Prodotti alimentari 11,80 10,21 Prodotti tessili 2,25 21,30 Legno, carta, gomma 5,20 11,37 Totale 100 100
  • 22.  Area “savonese”: chimica siderurgica, trasformazione dei metalli e meccanica di precisione e petrolifera,  Area “genovese”: siderurgia, metalmeccanica, alimentare, cantieristica,  Area “spezzina”: lavorazione metalli, siderurgia, cantieristica, impiantistica ed elettronica,  Area “imperiese”: produzioni alimentari, ortofrutticole e floristiche  Ma soprattutto : TERZIARIZZAZIONE ECONOMICA  Rilevanza dei servizi alle imprese liguri:  Trasporti terrestri e marittimi,  Turismo, la Liguria è “area di gravitazione balneare”,  Attività finanziarie, assicurative e bancarie,  Pubblica Amministrazione, Università e Centri di Ricerca,  Commercio,  Servizi di consulenza aziendale, contabilità, consulenza legale, R&D, controllo qualità, marketing, 22
  • 23.  Accentuazione della specializzazione industriale settoriale,  Crescita esponenziale dei servizi (specie dei trasporti su terra e via mare e servizi di consulenza alle imprese),  Modello organizzativo diffuso e che crescerà ancora di più è quello definito “Modello Scotland Type”,  Reddito pro-capite delle famiglie liguri cresce dato che c’è un vecchio detto che recita: “Le famiglie liguri sono vecchie, un po’ decadute dal punto di vista del prestigio nobiliare ma sono dotate di solido patrimonio”,  Export vitale: BRICS (la Russia “traina” il comparto agro- alimentare ed il turismo). 23
  • 24. 24 PERCHE’ LA SCELTA DI QUESTO CASE STUDY?
  • 25.  1854 nasce Carlo Carli, il capostipite della dinastia  Importanza del risparmio ed investire il denaro in case e terreni, acquisto tipografia (anno ed appezzamenti di oliveti  Età “Giolittiana”: Progresso industriale (“mixage” di prima e seconda Rivoluzione industriale), i Carli sono l’emblema dell’ascesa sociale  …..ed il business dell’olio d’oliva è solo una mera casualità!  1911: inizio del business della produzione e commercializzazione dell’olio d’oliva: nasce la Fratelli Carli 25 Carlo Carli Angela Marassi Marzia Raffaellina Ulisse Giovanni Ernesto Lorenzo
  • 26.  Q 26 ANNO 1911: anno raccolto abbondantissimo di olive nella tenuta della Costa Rossa di proprietà della Carli e l’Italia è frustrata dal fare conquiste (scoppia la guerra in Libia). Già dagli albori la Fratelli Carli presenta dei FATTORI CRITICI DI SUCCESSO: •Localizzazione strategica (IMPERIA ONEGLIA), •Mercato di sbocco principale: “vicino” Piemonte ove non cresce alcuna pianta di olivo, •Metodo di commercializzazione mutuato dall’oltreoceano (agenti di vendita a provvigione) Angiola Giovanni Carli (seconda generazione) Evelina Panero Carlo Giovanna
  • 27.  Primo Dopoguerra: il Paese vive una situazione di crisi, disoccupazione, riconversione della grandi industrie, fallimenti “a catena”, domanda stagnante. La Fratelli Carli rimane immune,  1922-1923: inizio della via dell’export. L’olio prediletto dall’Europa, America, Oceania è quello “tipo Riviera di Ponente”,  1925: produzione di sapone fabbricato in un saponificio sito a Genova Sampierdarena.  1927: nuova sede produttiva in Via Garessio, più ampia e dotata di un laboratorio d’analisi strumentale all’attività olearia  Anni del Fascismo: il Fascismo è ostile nei confronti delle industrie “del sole”, il Progetto Sismondi decide di istituire un unico distributore per i produttori dell’olio (è la fine del laisser faire nell’industria olearia), 27
  • 28.  Il biennio 1935-36 vede uno scarso raccolto d’oliva ed una politica autarchica fascista “interventista” in economia che fissa i prezzi d’acquisto e di vendita solo sul mercato interno (i consumi interni soffrono!).  Come reagire a questo calo di domanda e di politica autarchica? Investe i risparmi in circolante riducendo gli investimenti in K fisso, acquisto Buoni del Tesoro ordinari e pluriennali.  Secondo Conflitto Mondiale:  23 dicembre 1943: lo stabilimento della Fratelli Carli viene distrutto completamente da un bombardamento aereo, Carlo Carli sceglie la strada dei monti e della lotta partigiana ritornerà ad Oneglia nell’aprile 1945.  Secondo dopoguerra: la Fratelli Carli è un cumulo di macerie, si deve ricostruire, scavare tra i mattoni e recuperare quello che è rimasto integro con pala e piccone …. tutti a lavoro per rimettere in piedi lo stabilimento di produzione! Lo Stato non dà alcun aiuto finanziario! Se i Carli non avessero risparmiato prima dello scoppio del II Conflitto bellico, la storia di questa impresa olivicola sarebbe terminata lì! 28
  • 29.  Ultimi mesi del 1947: l’azienda è pronta per ripartire e nel frattempo è nato il figlio di Carlo Carli (terza generazione), Gian Franco (quarta generazione), attuale AD della Carli S.P.A;  …..ma i clienti dove sono?  Anni ’50: i Carli vedono sempre più un incremento degli ordini e dei clienti, sono questi gli anni del Miracolo italiano, c’è un grande balzo in avanti e l’Italia conquista l’ingresso nel G7, cambiano i consumi della popolazione italiana nell’acquisto dei generi alimentari e l’olio appare tra i generi più richiesti! Il tutto esaurito negli ordini provenienti dai clienti porta a sospendere gli ordini ed il prezzo è troppo alto per questo mercato di consumatori di massa, c’è necessità di ridurre il p se si vuole mantenere questa nuova tipologia di clienti! 29
  • 30.  Anni ‘60: la Carli procede nell’ammodernamento impiantistico ed edificazione di una nuova sede direzionale,  Il 1961 si compie 50 anni di duro lavoro e di sacrifici!  Questi anni Sessanta sono un chiaroscuro nella storia economica e sociale italiana: la Carli conosce performances ottime  1965: “Rivoluzione logistica”; la Carli si dota di padroncini che lavorano in esclusiva muniti di furgoncino verde oliva con rami dorati visibili alla clientela affezionata, si assiste ad un ampliamento dimensionale dello stabilimento e si inaugura il Centro Elaborazione Dati (sono questi gli anni della Terza Rivoluzione Industriale), 30
  • 31.  Fine anni Sessanta/inizi Settanta: nonostante lo scenario macroeconomico del tutto mutato (disoccupazione, inflazione, incremento della spesa pubblica, shock petroliferi), il fatturato cresce , oltre al core product (olio) compaiono altri due prodotti di grande successo: marsala e l’aceto.  1973: Decreto di Ciriaco De Mita che per combattere l’inflazione blocca i prezzi di molti prodotti alimentari (olio compreso) e per reagire all’erosione dei margini commerciali, i Carli abbinano all’olio l’offerta di saponetta Primavera che compensa le perdite subite nella produzione olivicola,  1975: il figlio di Carlo Carli, Gian Franco Carli (quarta generazione) entra in azienda  Carlo (1977) (quinta gen.ne) Claudia (1980) (quinta gen.ne) 31 Gian Franco Carli (quarta generazione) Renata Calvi
  • 32.  Quali successi sono stati realizzati dalla Carli con al vertice la quarta generazione, Gian Franco?  IL NUOVO MILLENNIO: IL XXI SECOLO?  Strategia commerciale della Carli?  L’export? 32
  • 33.  Un altro FCS che contraddistingue e fa eccellere la Carli: un input di sublime eccellenza OLIVA TAGGIASCA: Varietà eccellente della “cultivar taggiasca”, Microclima favorevole nell’area imperiese, Pratiche colturali idonee e moderne al contempo, Velocità nella molitura, Conservazione dell’olio in luogo fresco e privo di luce. LEGGEREZZA, BASSA ACIDITA’, SAPORE FRUTTATO E DOLCE. Disciplinare Olio DOP Riviera Ligure Extra Vergine (Reg.nto CE n.123/1997) 33
  • 34.  EXPORT PER LA FRATELLI CARLI HA GRANDE IMPORTANZA (in particolare le esportazioni sono dirette verso la Francia, la Federazione russa e gli USA).  Ne consegue che per il FB italiano la strada dell’internazionalizzane rappresenta una vera opportunità di business e di successo (specie per i distretti italiani).  QUALI SONO LE MOTIVAZIONI PRINCIPALI CHE SPINGONO LE PMI FAMILIARI ITALIANE AD INTRAPRENDERE E PERSEGUIRE LA STRADA DELL’EXPORT? 1. Variabili d’origine “esterna” all’ambiente aziendale; 2. Variabili di natura “esterna” all’org.ne aziendale. 34
  • 35.  Questionario svolto su un sample di 135 PMI a carattere familiare:  ASPETTI DA INDAGARE:  1. I motivi all’origine delle scelte d’espansione internazionale  2. Propensione all’export sul fatturato come forma d’internazionalizzazione:  » incidenza dell’export sul fatturato complessivo dell’impresa,  » estensione orizzonte geografico di riferimento (n. mercati serviti). 35
  • 36. 36
  • 37.  3. Rapporto tra grado di coinvolgimento internazionale e propensione alla comunicazione economico-finanziaria. Le imprese che hanno più mercati di sbocco (3 o più paesi ) sono quelle che mostrano una maggiore propensione ad instaurare flussi comunicazionali trasparenti (specie per la CEF). Per le imprese italiane instaurare rapporti commerciali con i BRICS è davvero un’opportunità? 37
  • 38.  I BRIC INVESTONO IN ITALIA?  Dati di Banca d’Italia alla mano pongono in evidenza che gli afflussi di capitali tra i vari BRIC provengono soprattutto dal Brasile e Russia specie nei comparti capital–intensive rispettivamente nei prodotti energetici e nei prodotti alimentari.  Cina ed India investono in Italia per sfruttare appieno le competenze manifatturiere (Cina) e per apprendere le competenze nel comparto logistico, dei trasporti e nei servizi (India) 38
  • 39.  Difficoltà dei BRIC nell’investire in Italia?  Pressione fiscale,  Concorrenza interna,  Costi materie prime e manodopera elevati,  Vincoli burocratici,  Carenze infrastrutturali (soprattutto, nel Mezzogiorno italiano).  I BRIC HANNO UNA STORIA ECONOMICA E POLITICA OMOGENEA?  BRASILE: unico paese con una storia lineare alle spalle; colonizzazione portoghese, indipendenza, apertura politica, instabilità, governo autoritario, ritorno e consolidamento della democrazia. E’ il paese che è in pace dal 1870 quando si concluse la guerra del Paraguay. 39
  • 40.  Cina: paese più omogeneo dal punto di vista etnico- linguistico-culturale ma è quello che mostra maggiore incertezza riguardi i confini territoriali (controversie con Filippine, Giappone, India, Malesia e Vietnam).  India: occupazione britannica, indipendenza fu ottenuta solo nel 1947 e può vantarsi di aver mantenuto un sistema politico democratico.  Russia: unico paese che non ha vissuto un periodo di dominio coloniale, è quello di più recente costituzione (26 dicembre 1991) i cui confini sono stati fissati. 40
  • 41.  REPORT RUSSIA: DISAMINA DELL’EXPORT ITALIANO NEL MERCATO AGRO-ALIMENTARE RUSSO. Il mercato agro-alimentare russo è in forte espansione:  l’andamento delle vendite al minuto di prodotti agro-alimentari nell’arco di tempo 2010- primo trimestre 2015 è riportato nel grafico sottostante: 410 50 100 150 200 250 300 350 ANNO 2010 ANNO 2011 ANNO 2012 ANNO 2013 ANNO 2014 ANNO 2015 (PRIMO TRIMESTRE) 198.97 213.43 234.9 262.35 309.8 74,8
  • 42.  Città di Mosca e di San Pietroburgo sono all’avanguardia nei consumi per il bacino di consumatori e per la concentrazione di clienti del segmento premium.  Nelle metropoli, in particolare, generi alimentari come pane, patate, uova che erano in passato consumati dai ceti contadini, oggi sono enormemente stati sostituiti dalla richiesta di generi più “salutari” (frutta, verdura) .  Non solo mutamenti nelle abitudini alimentari e negli stili di vita quotidiani dei russi hanno cagionato un incremento delle importazioni dei prodotti del comparto agro-alimentare, ma pure la domanda di output di prodotti proveniente dall’incremento demografico e la siccità del clima in Russia sono i principali fattori che hanno comportato un continuo incremento delle importazioni di prodotti agro-alimentari. 42
  • 43.  Nel grafico seguente si mostra l’andamento delle vendite al minuto dei prodotti alimentari nel 2014 rispetto al 2013: 43 0.00% 2.00% 4.00% 6.00% 8.00% 10.00% 12.00% 14.00% 16.00% 15.60% 13.20% 13% 12.70% 10.30% 8.20% 7.30% 6.50% 6.50% 6.40% 6.40% 4.60% 3.90% 2.60% 2.10% 2% 0.70% 0%
  • 44.  Quali sono i principali problemi (al di là della siccità) del mercato agro-alimentare in Russia?  Mancanza di modernizzazione di molte aziende agricole,  Produzione inefficiente dell’industria meccanica per l’agricoltura e l’allevamento,  Difficoltà d’accesso ai mercati di sbocco con un crescente monopolio delle reti commerciali,  Tendenza della popolazione ad abbandonare i villaggi rurali a causa delle difficili condizioni di vita e dei salari bassi nella vita campestre. 44
  • 45.  ESPORTAZIONI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI RUSSI:  Comparto cerealicolo: grano (valore export 11.337 miliardi di $ ed in termini di output fisico 15,1 miliardi di tonnellate nel 2014),  Comparto ittico (caviale rosso)  Export russo diretto verso gli ex paesi sovietici e verso i paesi dell’Europa centro-orientale. 45
  • 46.  IMPORTAZIONI AGROALIMENTARI VERSO LA RUSSIA:  Comparto cerealicolo: import di orzo (+79,4% a livello di settore),  Comparto carni da macello: conserve di carne (+30,1%),  Comparto dell’agrumicoltura: limoni, arance, pompelmi (+12,1%),  Comparto caffè (+9,7%),  Comparto thè (+3,5%),  Comparto latticini: latte condensato (-66,7%), burro (-3,9%), formaggi e ricotta (-2,7%),  Comparto carni da macello: carne avicola (-36,3%),  Comparto ittico: pesce refrigerato (-10,5%). 46
  • 47.  Per ogni categoria merceologica esportata dall’Italia verso la Russia la quota di mercato detenuta dall’Italia sul mercato agro-alimentare russo è di seguito mostrata in tabella: 47
  • 48.  Quali sono i prodotti italiani più richiesti dai russi?  Prodotti alimentari per i giovani e per chi svolge intensa attività sportiva che necessita di alto apporto vitaminico e di sali minerali,  Prodotti alimentari indirizzati alla puericoltura,  Prodotti alimentari pre-confezionati da consumarsi sul luogo di lavoro, pratici, a basso contenuto calorico ma nutrienti e sazianti,  Prodotti alimentari per animali (gatti e cani…). 48
  • 49.  I cambiamenti socio-demografici si ripercuotono necessariamente sulle tipologie di family businesses.  “Nuove” tipologie di famiglia:  Coppia di fatto (convivenza more uxorio),  Coppia ricostituita,  Coppia omosessuale,  Singles. 49
  • 50.  Per ulteriori approfondimenti, la candidata suggerisce la lettura della sua monografia, edizione febbraio 2015: 50

Editor's Notes

  1. o