Produttività, salari e contrattazione decentrataMassimo Resce
INAPP - Istituto nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche
Slide per "I seminari del venerdì" - (20.10.2017 - ROMA)
Titolo: Produttività, salari e contrattazione decentrata - Dinamiche in area euro e posizionamento dell'Italia
Produttività, salari e contrattazione decentrataMassimo Resce
INAPP - Istituto nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche
Slide per "I seminari del venerdì" - (20.10.2017 - ROMA)
Titolo: Produttività, salari e contrattazione decentrata - Dinamiche in area euro e posizionamento dell'Italia
Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti . In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità la componente pubblica, ridottasi di oltre un terzo negli ultimi quattro anni.
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
Tempo di riforme
I nuovi dati innalzano intorno al 44 per cento il valore raggiunto in Italia dal tasso disoccupazione giovanile. Oltre al problema della disoccupazione, le difficoltà del mercato giovanile del lavor o sono riscontrabili nella consistente riduzione tra gli occupati di età inferiore ai 35 anni dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
I migranti e la crisi economica
Le tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa e il protrarsi della debolezza del ciclo economico in molti paesi dell’area hanno contribuito a modificare i flussi migratori interni e internazionali sia in termini di numerosità sia nella scelta dei paesi di destinazione. L’allargamento a est dei paesi aderenti all’Unione e il perdurare di elevati tassi di disoccupazione in molte economie della zona euro hanno favorito la dinamica delle migrazioni interne, con una polarizzazione verso la Germania che nel 2013 è divenuto il primo paese di destinazione in Europa e il secondo tra le economie sviluppate dopo gli Stati Uniti.
Tutti i numeri contenuti in questo fascicolo riguardano le attività di subfornitura… tutta la subfornitura, soltanto la subfornitura…, ad eccezione quindi delle produzioni proprie (produzioni su catalogo) e delle attività di commercio. Essi rientrano esclusivamente nei vari perimetri nazionali (in altre parole, non contabilizzano le produzioni realizzate all’estero). Infine, essi sono stabiliti in una « logica di settore »; in linguaggio statistico, ciò significa che vengono prese in considerazione tutte le attività di subfornitura delle aziende (attività principali e connesse) nei loro settori di riferimento. Questi settori sono designati secondo la nomenclatura ISIC (International Standard Industrial Classification).
Gli effettivi menzionati corrispondono agli impieghi preposti ai compiti di subfornitura. Essi sono valutati in « equivalente a tempo pieno ».
Seminario FIMIT SGR - Saluto EMMA MARCEGAGLIASeminario FIMIT
EMMA MARCEGAGLIA (Presidente Confindustria): Trascrizione saluto al Seminario FIMIT SGR - Fondi Immobiliari Italiani, presso il Forte Village a Santa Margherita di Pula (CA).
Seminario FIMIT SGR - GUALTIERO TAMBURINI - Scenario e andamento del mercato ...Seminario FIMIT
GUALTIERO TAMBURINI (Presidente Assoimmobiliare e Presidente NOMISMA): Trascrizione intervento intitolato "Scenario e andamento del mercato immobiliare" al Seminario FIMIT SGR - Fondi Immobiliari Italiani, presso il Forte Village a Santa Margherita di Pula (CA).
Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti . In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità la componente pubblica, ridottasi di oltre un terzo negli ultimi quattro anni.
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
Tempo di riforme
I nuovi dati innalzano intorno al 44 per cento il valore raggiunto in Italia dal tasso disoccupazione giovanile. Oltre al problema della disoccupazione, le difficoltà del mercato giovanile del lavor o sono riscontrabili nella consistente riduzione tra gli occupati di età inferiore ai 35 anni dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
I migranti e la crisi economica
Le tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa e il protrarsi della debolezza del ciclo economico in molti paesi dell’area hanno contribuito a modificare i flussi migratori interni e internazionali sia in termini di numerosità sia nella scelta dei paesi di destinazione. L’allargamento a est dei paesi aderenti all’Unione e il perdurare di elevati tassi di disoccupazione in molte economie della zona euro hanno favorito la dinamica delle migrazioni interne, con una polarizzazione verso la Germania che nel 2013 è divenuto il primo paese di destinazione in Europa e il secondo tra le economie sviluppate dopo gli Stati Uniti.
Tutti i numeri contenuti in questo fascicolo riguardano le attività di subfornitura… tutta la subfornitura, soltanto la subfornitura…, ad eccezione quindi delle produzioni proprie (produzioni su catalogo) e delle attività di commercio. Essi rientrano esclusivamente nei vari perimetri nazionali (in altre parole, non contabilizzano le produzioni realizzate all’estero). Infine, essi sono stabiliti in una « logica di settore »; in linguaggio statistico, ciò significa che vengono prese in considerazione tutte le attività di subfornitura delle aziende (attività principali e connesse) nei loro settori di riferimento. Questi settori sono designati secondo la nomenclatura ISIC (International Standard Industrial Classification).
Gli effettivi menzionati corrispondono agli impieghi preposti ai compiti di subfornitura. Essi sono valutati in « equivalente a tempo pieno ».
Seminario FIMIT SGR - Saluto EMMA MARCEGAGLIASeminario FIMIT
EMMA MARCEGAGLIA (Presidente Confindustria): Trascrizione saluto al Seminario FIMIT SGR - Fondi Immobiliari Italiani, presso il Forte Village a Santa Margherita di Pula (CA).
Seminario FIMIT SGR - GUALTIERO TAMBURINI - Scenario e andamento del mercato ...Seminario FIMIT
GUALTIERO TAMBURINI (Presidente Assoimmobiliare e Presidente NOMISMA): Trascrizione intervento intitolato "Scenario e andamento del mercato immobiliare" al Seminario FIMIT SGR - Fondi Immobiliari Italiani, presso il Forte Village a Santa Margherita di Pula (CA).
Seminario FIMIT SGR - Forte Village - La previdenza del futuro. Gli investime...Seminario FIMIT
Resoconto del Seminario organizzato da FIMIT SGR che si è svolto presso il Forte Village a Santa Margherita di Pula (CA) i giorni dal 23 al 25 aprile 2009.
Nell’ottica di affrontare una congiuntura complessa ed analizzare reazioni e soluzioni il gruppo FIMIT SGR di cui Massimo Caputi è amministratore delegato, ha promosso un dibattito sulle specifiche problematiche italiane e sulle relative conseguenze per gli Investitori Istituzionali. La riflessione sulle cause e sulle conseguenze della crisi ha portato a tracciare le prime ipotesi di soluzioni. Il Seminario ha accolto i punti di vista dei principali Investitori Istituzionali italiani tra cui le Casse di Previdenza privatizzate, i Fondi Pensione Complementari, le Fondazioni Bancarie. Hanno inoltre portato il loro contributo rappresentanti delle principali Associazioni di Categoria, delle Università italiane ed estere, degli Advisor attivi in Italia, dei Media.
Seminario FIMIT SGR - TAVOLA ROTONDA - La fine del tabu. L’immobiliare indire...Seminario FIMIT
Trascrizione TAVOLA ROTONDA intitolata "La fine del tabù. L’immobiliare indiretto come opportunità per gli Investitori Istituzionali. Il punto di vista di Investitori e Operatori." al Seminario FIMIT SGR - Fondi Immobiliari Italiani, presso il Forte Village a Santa Margherita di Pula (CA). Con la partecipazione di:
MARCO lo Conte
(il sole 24 ore)
Giovanni Geroldi
(direttore generale del Ministero del Lavoro e del Welfare)
Maurizio de Tilla
(presidente dell’ADEPP)
Arcangelo Pirrello
(Presidente dell’’EPAP)
Matteo Melley
(presidente della Fondazione Cassa di risparmio di La Spezia)
Carlo Felice Maggi
(direttore generale di ENASARCO)
Study: The Future of VR, AR and Self-Driving CarsLinkedIn
We asked LinkedIn members worldwide about their levels of interest in the latest wave of technology: whether they’re using wearables, and whether they intend to buy self-driving cars and VR headsets as they become available. We asked them too about their attitudes to technology and to the growing role of Artificial Intelligence (AI) in the devices that they use. The answers were fascinating – and in many cases, surprising.
This SlideShare explores the full results of this study, including detailed market-by-market breakdowns of intention levels for each technology – and how attitudes change with age, location and seniority level. If you’re marketing a tech brand – or planning to use VR and wearables to reach a professional audience – then these are insights you won’t want to miss.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
In principio, la manovra e' sufficiente per ottenere pareggio di bilancio, ma ha 3 punti di debolezza: consiste principalmente di aumenti di tasse, che fanno male alla crescita; per la maggior parte, queste tasse colpiscono le famiglie a reddito medio-basso; e buona parte della manovra non e' ancora stata definita nei dettagli e la fragile maggioranza di Governo non garantisce che questa verra' definita. L'intervento manca quindi di credibilita’.
A dicembre ha prevalso l’incertezza sui mercati finanziari globali. Un’incertezza alimentata so- prattutto dalla caduta del prezzo del petrolio. La discesa dell’oro nero, iniziata a fine estate, si è intensificata dopo la riunione di novembre dell’Opec nella quale è stato deciso di mante- nere invariati gli attuali livelli di produzione. E così il greggio ha continuato a perdere terreno, salvo qualche breve sosta, fino a toccare i mini- mi a oltre cinque anni. Uno scenario appesantito dalle tensioni in Russia con il rublo che è crolla- to ai minimi storici. Mosca paga principalmente proprio la caduta dei prezzi del petrolio che ha acuito i timori di una recessione nel 2015. Nel frattempo in Europa si attende con rinnovato in- teresse la prossima riunione della Bce (22 gen- naio). Dal 2015 la Bce terrà, infatti, i suoi meeting ogni sei settimane e non più a inizio mese. A gen- naio potrebbero arrivare indicazioni più puntuali sulle nuove possibili misure non convenzionali da attuare per contrastare il rischio deflazione.
Sono una minoranza (il 38%) gli Italiani disposti a sacrificarsi per sostenere il rilancio del Paese. I sacrifici più duri da accettare sarebbero quelli relativi al welfare, all’aumento dell’età pensionabile e al peggioramento delle condizioni di lavoro, sia in termini di contratto, che di salario. In generale, viene preferita una riduzione di tasse su imprese e lavoro a fronte di un aumento di quelle su consumi e ricchezza patrimoniale. E anche l’ipotesi dell’Iva al 25% risulta più digeribile, sempre a patto che l’imposizione fiscale sul lavoro e sulle attività produttive venga mitigata. Quanto al grado di fiducia, il suo livello resta stabile: a ottobre si è attestato a 3,45 punti, contro i 3,54 del mese precedente. Sul tema del risparmio, negli ultimi 30 giorni si registra un calo della propensione, con il 14,2% degli Italiani che si dice pronto ad aumentare la quota di risorse messe da parte, contro il 15,5 di settembre.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
In presenza di un contesto economico divenuto estremamente complesso l’Ocse già
prima dello scoppio della crisi dei mutui subprima suggeriva di introdurre
l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Solo dopo il 2007 tuttavia
l’esigenza di dotare le giovani generazioni di un bagaglio utile in campo finanziario ha
spinto molti paesi ad adottare programmi di educazione specifici. A metà 2014 erano
circa 50 i governi che avevano intrapreso programmi di educazione finanziaria o che
avevano in progetto di avviarne
Settore auto: un andamento a più velocità
Il settore automotiv e a livello globale sembra essere tornato su valori di crescita interessanti. I dati sulla produzione di nuovi veicoli evidenziano un incremento del 4% nel 2013 che potrebbe confermarsi anche per il 2014. Gli Stati Uniti nel 2013 sono tornati ai livelli produttivi pre-crisi. Il mercato europeo, pur avendo registrato nei primi nove mesi del 2014 un incremento del 5,8% delle immatricolazioni, rimane 25 punti percentuali sotto il livello del 2007 con ampie differenze tra i paesi. Ponendo pari a 100 le auto immatricolate nel 2007, la Germania nel 2013 ha raggiunto quota 92, il Regno Unito 91, la Spagna 75, la Francia 58; l’Italia si è fermata a 52.
Negli anni più recenti le imprese di maggiore dimensione hanno fortemente accentuato la propensione a detenere riserve di liquidità. Per l’intensità raggiunta questa propensione alla liquidità viene indicata tra i fattori corresponsabili (e non in misura marginale) della sterilizzazione degli stimoli monetari adottati dalle autorità dei principali paesi per favorire una più rapida uscita dalla crisi.
E’ l’immigrazione la grande preoccupazione delle famiglie Italiane. Una su due, la ritiene la criticità più rilevante: le notizie che da mesi arrivano dal Canale di Sicilia angosciano in profondità il Paese, per i loro drammatici risvolti umanitari. Sul fronte interno, il 44% degli Italiani nei prossimi 12 mesi si aspetta che vengano approvate le riforme di cui tanto si è discusso: da quella del lavoro a quella della pubblica amministrazione; da quella della giustizia a quella della scuola. Per quanto riguarda il grado di fiducia, il dato resta stabile sui valori dei mesi precedenti: 3,54 punti, contro i 3,53 di agosto e i 3,55 di luglio.
Risale la propensione al risparmio: il 15,5 degli italiani lo aumenterà nei prossimi 12 mesi. A settembre, si era impegnato in questa direzione il 13,1.
Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce.
Quella rassicurante di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee.
E quella preoccupante di deterioramento del quadro già debole nell’Eurozona e in Italia.
Il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento
dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni
più selettive del credito bancario1.
Tutti fattori che abbassano il profilo dello sviluppo mondiale.
Negli ultimi anni una serie di fenomeni economici e politici hanno portato molti a ritenere che l’ordine economico mondiale disegnato a partire da Bretton Woods sia ormai da rivedere. L’idea è che il concetto stesso di libero scambio, che del vecchio ordine rappresentava uno dei pilastri portanti, sia destinato nel prossimo futuro ad avere un ruolo progressivamente meno centrale nello stimolare la crescita mondiale.
Le famiglie italiane spenderanno in media 710 € per l’istruzione dei figli, circa 10 € in più rispetto allo scorso anno. E il 5% di queste dovrà ricorrere a un prestito per farvi fronte.
Il risparmio gestito nel corso del 2014 ha continuato ad evidenziare una dinamica di sviluppo molto positiva. Il patrimonio a luglio ha toccato un nuovo massimo pari a 1.480 mld di euro, un valore dell’11% superiore a quello di dicembre 2013. Nei primi sette mesi del 2014 la raccolta netta ha raggiunto i 75,7 miliardi, un valore superiore a quello relativo all'intero 2013 (62 mld di euro) che già costituiva il miglior risultato dal 1999. Nel 2014 sono stati i fondi comuni a trainare la raccolta del risparmio gestito.
In controtendenza rispetto al calo di oltre venti punti percentuali segnato dal totale della
manifattura, la produzione italiana di birra supera oggi di tre punti percentuali i
volumi ante-crisi. Allo stesso modo, le esportazioni italiane di birra sono oggi oltre il
doppio di quelle di sette anni fa. Pur avendo un peso assai limitato sull’economia
nazionale, la performance del comparto brassicolo italiano offre spunti interessanti di
riflessione sulle leve per svilupparsi anche in tempi di crisi: innovazione, investimenti,
domanda interna.
Un Mese di Borsa è il magazine di BNP Paribas – BNL che contiene approfondimenti sui mercati, accurate analisi dei sottostanti, interviste esclusive ad economisti.
Il generale rallentamento del credito che si protrae da tempo nell’area euro ha interessato i prestiti ipotecari in misura più contenuta rispetto alle altre tipologie di finanziamenti alle famiglie. A giugno scorso solo in Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro e Lettonia si rileva una contrazione superiore al 3%.
Negli Stati Uniti la ripresa delle quotazioni immobiliari e delle compravendite non ha determinato una sostanziale ripresa dei mutui ipotecari. Ai fattori congiunturali, quali il rialzo dei tassi di interesse e le sfavorevoli condizioni climatiche dello scorso inverno, si aggiungono anche fattori strutturali. Tra questi, di particolare importanza quello demografico: i figli dei baby boomers, i cosiddetti Millennials, hanno allungato i tempi di uscita dalla famiglia di origine e le incertezze legate all’inserimento nel mondo del lavoro e della costanza di reddito frenano i potenziali acquirenti.
In Italia si scorgono segnali di miglioramento del credito ipotecario dal punto di vista sia della domanda sia dell’offerta. Nel primo trimestre le erogazioni per mutui alle famiglie sono aumentate dell’8,4% a/a. Nel confronto con gli anni pre-crisi emerge una crescita dei nuclei indebitati nelle fasce meno a rischio, fattore che, insieme ai provvedimenti per la sospensione del pagamento delle rate per le famiglie più disagiate, ha determinato il contenimento dei prestiti ipotecari deteriorati.
1. 22
18 giugno
2013
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414
giovanni.ajassa@bnlmail.com
Banca Nazionale del Lavoro
Gruppo BNP Paribas
Via Vittorio Veneto 119
00187 Roma
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n. 159/2002
del 9/4/2002
Le opinioni espresse
non impegnano la
responsabilità
della banca.
Non solo austerità. Sono alcune riforme del mercato del lavoro attuate nei primi
anni Duemila a consentire oggi alla Germania di avere un tasso di disoccupazione
pari alla metà di quello italiano e della media dell’Area euro. Riforme che hanno
contribuito a contenere il costo del lavoro anche attraverso il consolidamento di una
quota elevata di occupazione a bassa retribuzione.
La dinamica del credito alle imprese continua a risultare negativa in gran parte
dell’area euro. In Italia ad aprile è in flessione del 4% a/a. Se si guarda all’andamento
delle nuove erogazioni il quadro appare però meno negativo: quelle fino a 250mila
euro scendono dell’1,9%, quelle fino a 1 milione di euro dell’1,4%. Per alleviare la
strutturale fragilità finanziaria delle nostre imprese negli ultimi anni sono stati adottati
numerosi provvedimenti. Una prima linea di intervento è quella delle garanzie
pubbliche finalizzate a ridurre il rischio per la banca che eroga il finanziamento. Una
seconda linea di intervento punta a rendere più ampio il finanziamento attraverso
titoli di debito. Infine, si sono predisposti gli strumenti per operazioni di rafforzamento
del capitale a beneficio delle imprese con elevato potenziale sul terreno
dell’innovazione e dell’internazionalizzazione
Nuovi prestiti erogati alle imprese non
finanziarie
(flusso mensile in mld di euro)
7
8 8 8
14 15 14 14
29
27
25
22
-
5
10
15
20
25
30
35
2010 2011 2012 gen-apr 2013
Fino a €250mila Fino a €1 milione Oltre €1 milione
Fonte: elaborazione Servizio Studi Bnl su dati Banca d’Italia
2. 2
18 giugno 2013
Editoriale: Imparare il tedesco?
G. Ajassa 06-47028414 giovanni.ajassa@bnlmail.com
Tasso di disoccupazione: Italia e Germania
(in percentuale della forza lavoro)
11,3
5,4
7,7
11,8
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
Germania
Italia
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Eurostat e
previsioni Commissione UE
I dati del PIL del periodo gennaio-marzo 2013 confermano la recessione dell’economia
italiana. Trimestre su trimestre il nostro paese segna la settima riduzione consecutiva
dalla ripartenza della fase recessiva nell’autunno del 2011. Andando più indietro nel
tempo, il “double-dip” del prodotto lordo italiano accusa un calo cumulato di circa nove
punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2008. Nello stesso periodo il PIL
francese arretra di appena otto decimi. Il prodotto tedesco, invece, aumenta di oltre un
punto percentuale. Fuori dal Vecchio Continente, l’economia USA è oggi quasi quattro
punti percentuali sopra i volumi di inizio 2008. Al Giappone, che oltre alla recessione
ha dovuto fare i conti anche con il sisma di Fukushima, manca poco più di un punto
percentuale per pareggiare i numeri di cinque anni fa.
L’Italia continua ad arretrare in un’Europa che, al meglio, ristagna. Al di là dei numeri
del PIL il problema più grave rimane quello del mercato del lavoro. Ad aprile il tasso di
disoccupazione è salito in Italia al dodici per cento, il valore più alto da almeno
trent’anni. La disoccupazione aumenta e supera il dodici per cento della forza lavoro
anche nella media dell’Area euro. Diversamente, il tasso di disoccupazione scende a
minimi storici e al di sotto del sei per cento in Germania. Pur non brillando in termini di
crescita congiunturale del PIL, l’economia tedesca continua a mostrare eccellenti
risultati sul piano del mercato del lavoro. Non sono risultati casuali, ma la conseguenza
di un processo di profonde riforme strutturali che i tedeschi hanno completato entro la
metà dello scorso decennio. Sono le riforme Hartz.
3. 3
18 giugno 2013
Le quattro leggi che hanno trasformato il mercato tedesco del lavoro sono partite dalla
semplificazione delle procedure di assunzione, dall’introduzione dei “buoni” per la
formazione, e dal ridisegno dei “job center”, i centri per l’impiego. Il secondo passaggio
ha visto l’introduzione dei cosiddetti “minijob”, contratti di lavoro atipici che prevedono
una retribuzione massima di 450 euro mensili e non sono soggetti a contribuzione
sociale e pensionistica. Il terzo atto della riforma ha trasformato l’Ufficio Federale del
Lavoro in Agenzia Federale per l’Impiego. La legge finale entrata in vigore a gennaio
2005 ha provveduto ad unificare sussidi sociali e indennità di disoccupazione in un
sistema di assistenza economica unica finalizzato a ridurre la disoccupazione di lungo
periodo.
Proporzione di “low wage earners”
(%; anno 2010)
22,2
38,0 38,1
54,6
6,1
18,1
12,4 11,912,4
26,7
25,0
20,9
Totale Tempodeterminato Under 30 Bassa istruzione
Germania Francia Italia
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Eurostat; la
soglia per l’identificazione di un percettore di bassa
retribuzione è identificata in un compenso orario comprensivo
di contributi sociali, non superiore ai 10,2 euro per la
Germania, ai 9,2 euro per la Francia e ai 7,9 euro per l’Italia.
In Germania gli esiti delle quattro riforme Hartz sono oggetto di dibattito. Da parte di
alcuni si osserva come le nuove leggi, insieme ad importanti elementi di flessibilità e di
innovazione, abbiano anche consolidato rischi di precarietà. Un dato statistico
affidabile è quello della indagine quadriennale di Eurostat sulla struttura delle
retribuzioni in Europa. La più recente edizione della “survey” relativa ai risultati
dell’anno 2010 indica che la proporzione dei “low wage earners” – i percettori di bassa
retribuzione – sono in Germania ben il 22,2 per cento del totale degli occupati contro il
6,1 per cento in Francia e il 12,4 per cento in Italia. Per intendersi, un percettore di
bassa retribuzione è colui il quale lavora ricevendo un compenso inclusivo di eventuali
contributi pari ai due terzi della retribuzione oraria mediana del paese. Per la Germania
sono 10,2 euro l’ora. Per la Francia la soglia è 9,2 euro l’ora. Per l’Italia 7,9 euro l’ora.
4. 4
18 giugno 2013
Pari al 22 per cento del totale dell’occupazione, in Germania l’incidenza del lavoro a
bassa retribuzione sale al 38 per cento nel caso dei contratti a tempo determinato o dei
lavoratori giovani con meno di trenta anni. Supera il 50 per cento nel caso dei lavoratori
con titolo di studio inferiore al diploma. Si riduce al 18 per cento tra i diplomati usciti
dagli istituti tecnici e professionali, dai percorsi di apprendistato e dai circuiti duali di
scuola-lavoro delle Berufsschulen.
Retribuzione annuale media per occupato
(migliaia di euro; al lordo dei contributi)
37,1 Germania
47,9 Francia
39,3 Italia
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
50,0
55,0
Germania
Francia
Italia
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Eurostat.
All’inizio di questo millennio la crescita tedesca languiva più di quella italiana. La
Germania era il “malato d’Europa”. Le riforme del lavoro volute da Schroeder furono
una risposta ad un grave problema interno. Le stesse riforme hanno anche
rappresentato un formidabile “atout” sull’estero consegnando all’economia tedesca una
leva importante per contenere i costi del lavoro nel momento in cui la competizione
salariale diveniva da europea a globale. Ex post, le riforme Hartz hanno molto aiutato il
sistema industriale tedesco ad affrontare la sfida portata alle manifatture europee
dall’ingresso della Cina nel WTO. Certo, le retribuzioni sotto i dieci euro l’ora percepite
da circa un quarto degli occupati tedeschi non bastano a coprire il divario rispetto ai 3-5
dollari di compenso orario del lavoro in un paese emergente. Non bastano né sono
bastate, ma insieme a tanti altri e più noti fattori hanno certamente aiutato a sostenere
la competitività del “made in Germany” e a trattenere in Germania una quota più
elevata di capacità produttiva e di output potenziale. Salari bassi oltre che alti, buona
produttività, investimenti, una burocrazia efficiente, un welfare meno generoso di un
tempo e una moneta non più forte del Deutsche Mark. Sono ingredienti della ricetta
economica tedesca degli ultimi anni. Molto più della cultura della austerità. Forse meno
dell’economia sociale di mercato o del modello renano di capitalismo à la Michel Albert.
Qualcosa da imparare?
5. 5
17 giugno 2013
Iniziative per ridurre la fragilità finanziaria delle imprese
S. Carletti 06-47028440 – silvano.carletti@bnlmail.com
La sfavorevole dinamica del credito alle imprese è problema di dimensione
europea. Ad aprile la consistenza dei prestiti alle società non finanziarie ha
registrato nell’eurozona l’undicesima contrazione consecutiva (-3% a/a), con 10
dei 17 paesi su livelli negativi.
Per quanto concerne l’Italia lo stesso aggregato risulta ad aprile in flessione del
4% a/a. Se si guarda all’andamento delle nuove erogazioni il quadro appare
meno negativo: quelle fino a 250mila euro sono scese dell’1,9%, quelle fino a 1
milione di euro dell’1,4%. Le imprese maggiori hanno in parte compensato il
minore afflusso di nuovi prestiti (-11,1%) con una più intensa attività di raccolta
sul mercato dei titoli di debito.
Negli ultimi cinque anni il sistema produttivo italiano si è trovato ad affrontare
per due volte le difficoltà di una recessione. Tra le imprese industriali e dei
servizi (escluse quelle finanziarie) con almeno 20 addetti, la quota di quelle che
hanno chiuso in utile il 2012 si è fermata al 55%, circa 12 punti percentuali in
meno rispetto al periodo precedente la crisi.
Per alleviare la condizione di strutturale fragilità finanziaria delle imprese negli
ultimi anni sono stati adottati molti provvedimenti. Una prima linea di intervento
è quella delle garanzie pubbliche finalizzate a ridurre il rischio per la banca che
eroga il finanziamento. Una seconda linea di intervento è quella di rendere più
ampio il finanziamento attraverso titoli di debito. Infine, si sono predisposti gli
strumenti per operazioni di rafforzamento del capitale a beneficio delle imprese
con elevato potenziale sul terreno dell’innovazione e dell’internazionalizzazione.
Finanziamento alle imprese: il circuito bancario
Ad aprile la consistenza dei prestiti alle società non finanziarie ha registrato in Italia la
dodicesima variazione negativa consecutiva (-4% a/a)1
La sfavorevole dinamica del credito alle imprese è quindi un problema di dimensione
europea, riflesso della negativa congiuntura economica. L’Eurozona sta sperimentando
una nuova fase di rallentamento, non altrettanto severa quanto quella del 2008-09 ma
certamente più prolungata: nel primo trimestre 2013 l’area ha registrato il suo sesto
rallentamento congiunturale consecutivo e una crescita annua negativa (-1,1%).
. Solo leggermente più breve è
la sequenza delle flessioni riscontrate per l’Eurozona (-3% a/a ad aprile), con 10 dei 17
paesi in territorio negativo nel mese più recente. Francia e Germania registrano
variazioni positive ma di contenuta dimensione (+0,7% a/a per entrambi).
La dinamica dello stock dei prestiti è un indicatore solo parzialmente idoneo per
descrivere l’andamento del finanziamento bancario alle imprese: a) si tratta di una
consistenza, quindi un aggregato che riassume più il passato piuttosto che
rappresentare il presente; b) include le sofferenze (ovunque in sensibile crescita),
prestiti che non hanno più una funzione di effettivo supporto alla produzione.
Per avere una rappresentazione più chiara dell’andamento del credito alle imprese
conviene guardare alla dinamica delle nuove erogazioni. Se si considera il flusso
cumulato dei nuovi prestiti nei dodici mesi terminanti ad aprile 2013 e lo si confronta
con l’analogo periodo precedente ne emergono alcune interessanti indicazioni: il totale
1
I tassi annuali di crescita sono calcolati dalla BCE al netto dei cambiamenti dovuti a riclassificazioni,
variazioni del cambio, aggiustamenti di valore e altre variazioni diverse da quelle originate da transazioni.
6. 6
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delle nuove erogazioni è diminuito del 7,7% (€37,6 mld in meno); nel loro ambito quelle
fino a 250mila euro sono scese solo dell’1,9%, quelle fino a 1 milione di euro dell’1,4%.
Il 93% della diminuzione dell’aggregato è dovuto alla contrazione dei nuovi prestiti di
importo superiore a 1 milione di euro (-11,1%).
Le imprese di maggiore dimensione hanno in parte sostituito il finanziamento bancario
con l’emissione di titoli sul mercato: negli ultimi dodici mesi2
le emissioni nette di
obbligazioni a lungo termine da parte di società non finanziarie italiane sono aumentate
di €8,8 miliardi (a €12,6 miliardi), un importo pari a un quarto della diminuzione dei
nuovi finanziamenti di importo superiore a 1 milione di euro. La più intensa attività del
mercato dei corporate bonds è un fenomeno non solo italiano: nei dodici mesi
terminanti a marzo 2013, le emissioni nette nell’eurozona sono ammontate a €97
miliardi, €54 miliardi in più rispetto al corrispondente periodo precedente.
Nuovi prestiti erogati alle imprese non
finanziarie
(flusso mensile in mld di euro)
7
8 8 8
14 15 14 14
29
27
25
22
-
5
10
15
20
25
30
35
2010 2011 2012 gen-apr 2013
Fino a €250mila Fino a €1 milione Oltre €1 milione
Fonte: elaborazione Servizio Studi Bnl su dati Banca d’Italia
Riepilogando, l’erogazione del credito alle imprese minori ha registrato una contrazione
complessivamente limitata. La diminuzione dei nuovi prestiti alle imprese maggiori è
invece rilevante ma da un lato è in parte compensata da maggiori risorse raccolte sul
mercato tramite titoli di debito, dall’altro lato le incertezze sulle prospettive di domanda
possono avere indotto a rinviare i piani di investimento.
Sulla dinamica prospettica dei finanziamenti bancari alle imprese pesa l’intenso
processo di deterioramento della loro qualità: alla fine del 2012 (ultima data disponibile)
i prestiti irregolari ammontavano a €150 miliardi (di cui €82 miliardi sofferenze).
L’aggregato aumenterebbe di ulteriori €15 miliardi circa se si considerassero anche le
esposizioni ristrutturate, prestiti tornati performing ma a prezzo di costose revisioni
delle condizioni contrattuali. Si può anche aggiungere che nel primo trimestre del 2013
il tasso di decadimento (rapporto tra flusso annualizzato di nuove sofferenze rettificate
e prestiti vivi all’inizio del periodo) ha raggiunto il 4,5%, il livello più elevato degli ultimi
anni. Nel 2012 le rettifiche su crediti (in larga parte relativi alle imprese) hanno
assorbito l’87% del risultato di gestione prodotto dalle banche italiane (il 91% nel caso
dei gruppi maggiori).
2
Marzo 2013 ultimo dato disponibile.
7. 7
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Interventi per rafforzare il processo di finanziamento delle imprese
Negli ultimi cinque anni il sistema produttivo italiano si è trovato ad affrontare per due
volte le difficoltà di una recessione. Tra le imprese industriali e dei servizi (escluse
quelle finanziarie) con almeno 20 addetti, la quota di quelle che hanno chiuso in utile il
2012 si è fermata al 55%, circa 12 punti percentuali in meno rispetto al periodo
precedente la crisi (la flessione è più marcata per le imprese con meno di 50 addetti,
per quelle localizzate nel Mezzogiorno e per quelle non esportatrici)3
In questo difficile contesto la vulnerabilità finanziaria delle imprese è apparsa ancor più
evidente del passato, a partire dal modesto livello di patrimonializzazione: alla fine del
2012, il peso della voce “azioni e partecipazioni” sul totale delle passività era pari al
41,3%, 8,3 punti percentuali al di sotto della media dell’area euro. Questa debolezza è
resa più grave dal rilievo di alcune poste contabili a breve termine. La quota dei
finanziamenti bancari con durata inferiore a un anno è pari al 38%, oltre 13 punti
percentuali in più rispetto alla media dell’eurozona, con gli affidamenti in conto corrente
che rappresentano il 28% dei prestiti contro il 12% degli altri paesi dell’area dell’euro. I
crediti commerciali, pur in diminuzione (-€48 miliardi nel 2012), rappresentano ancora
quasi il 40% di tutte le attività, una quota particolarmente elevata soprattutto in
presenza dell’acuto fenomeno del ritardo dei pagamenti.
.
In una fase in cui più intenso è il confronto competitivo con le realtà imprenditoriali di
altri paesi correggere questa condizione di strutturale fragilità finanziaria è decisamente
importante. A questo fine negli ultimi anni sono stati introdotti provvedimenti tesi a
contenere gli effetti negativi di questa situazione e/o a porre le premesse per un suo
superamento.
Una prima linea di intervento è quella delle garanzie pubbliche finalizzate a ridurre il
rischio per la banca che eroga il finanziamento all’impresa. In questo ambito
l’esperienza da considerare è quella del Fondo centrale di garanzia per le piccole e
medie imprese. Destinato alle PMI di ogni settore per qualunque operazione finanziaria
nell’ambito dell’attività imprenditoriale, l’intervento del Fondo abbatte il rischio
sull’importo garantito4
. Ciascuna impresa può beneficiare complessivamente di un
importo massimo garantito pari a 2,5 milioni da utilizzare eventualmente attraverso più
operazioni, sia a breve sia a medio-lungo termine5
La garanzia dello Stato sulla copertura prestata dal Fondo è conforme ai dettami di
Basilea 2 (è cioè “a prima richiesta”, quindi esplicita, incondizionata e irrevocabile).
Sulla quota di finanziamento garantita dal Fondo il rischio per le banche è pari a zero,
circostanza che da un lato permette di abbattere il corrispondente assorbimento
patrimoniale, dall’altro lato consente di ridurre il tasso d’interesse richiesto.
.
3
Cfr. Banca d’Italia, relazione annuale, maggio 2013.
4
Il Fondo opera secondo le seguenti tipologie di intervento: a) garanzia diretta (concessa direttamente alle
banche e agli intermediari finanziari che forniscono prestiti alle PMI); b) controgaranzia su operazioni di
garanzia concesse da Confidi o altri fondi privati di garanzia; c) cogaranzia, concessa direttamente a
favore dei soggetti finanziatori e congiuntamente a un altro fondo (privato) di garanzia. Attraverso la
“cogaranzia” il Fondo garantisce direttamente il soggetto finanziatore come accade con la “garanzia
diretta”, ma pro-quota.
5
Il decreto legge cd “del fare” approvato il 14 giugno scorso dal Consiglio dei Ministri contiene alcune
modifiche al funzionamento del Fondo. In particolare, è previsto l’aggiornamento dei criteri di valutazione
ai fini dell’acceso al Fondo; la semplificazione delle procedure e delle modalità di presentazione delle
richieste (maggior ricorso a modalità telematiche); l’incremento della misura massima di copertura fino
all’80% dell’importo dell’operazione. In precedenza, questo limite era raggiungibile solo dalle imprese
ubicate nel Mezzogiorno e dalle imprese femminili (in entrambi i casi per le operazioni di durata non
inferiore a 36 mesi e per le “altre operazioni finanziarie”) e dalle imprese colpite dagli eventi sismici del
maggio 2012 (tutte le operazioni). L’intervento del Fondo continua ad essere limitato alle nuove
erogazioni.
8. 8
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L’attività del Fondo ha sulle finanze pubbliche un onere molto contenuto: è di carattere
rotativo ed ha finora registrato un tasso di default pari a circa il 2% del totale delle
operazioni. Costituito nel 2000, il Fondo ha incrementato sensibilmente la sua attività
nel quadriennio 2009-12 intervenendo in oltre 190mila operazioni, concedendo
garanzie per oltre €16 miliardi, rendendo possibili quasi €31 miliardi di finanziamenti.
La dimensione media dei finanziamenti garantiti registra una costante discesa (dai
€199mila del 2009 si è passati ai €133mila del 2012). La prospettiva cui si sta
lavorando prevede il passaggio dal finanziamento di singole operazioni al
finanziamento di interi portafogli.
Attività del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI
richieste
accolte
garanzie
concesse
finanziamenti
garantito
dimensione
media
operazione
n° € mln € mln €000
2009 24.598 2.742 4.890 198,8
2010 50.078 5.209 9.090 181,5
2011 55.209 4.435 8.378 151,8
2012 61.408 4.035 8.192 133,4
2009-12 191.293 16.421 30.550 159,7
Fonte: Ministero Sviluppo Economico
Una seconda linea di intervento per ridurre la fragilità finanziaria delle imprese è quella
di accrescere la diversificazione del passivo con un più ampio finanziamento attraverso
titoli di debito. L’emissione di corporate bonds è nel nostro Paese un’opzione
effettivamente disponibile solo per un numero ristretto di grandi imprese; anche tra le
imprese medio-grandi6
il ricorso alle obbligazioni è molto limitato (appena sopra il 5%
dei debiti finanziari). Nella media delle imprese italiane sul totale dei debiti finanziari la
quota delle obbligazioni non arriva al 7% e sono solo 29 i gruppi industriali italiani che
hanno emesso titoli tra il 2007 e il 2012. Le emissioni hanno una dimensione
prevalente di €150-200 milioni e l’80% circa dei titoli emessi finisce nel portafoglio di
investitori esteri7
Per allargare la platea degli emittenti il decreto sviluppo 2012 ha modificato in modo
significativo la disciplina di emissione dei titoli di debito (cambiali finanziarie e
obbligazioni). Previo il rispetto di alcune condizioni, viene riconosciuto un trattamento
fiscale equiparato a quello riservato ai titoli delle società quotate. Per beneficiare di tali
incentivi si richiede che i titoli emessi circolino esclusivamente tra investitori qualificati,
che l’ultimo bilancio dell’emittente sia stato oggetto di revisione contabile e che
l’emissione da parte di imprese non grandi sia assistita da intermediari (cosiddetti
sponsor) tenuti a segnalare periodicamente un rating dell’emittente.
.
Secondo il Ministero per lo Sviluppo Economico le società potenzialmente interessate
sarebbero alcune centinaia e le nuove obbligazioni (mini bond) indotte dal
provvedimento potrebbero superare i €10 miliardi nell’arco di due anni. Una
valutazione del provvedimento è per ora difficile: divenuto effettivamente operativo dal
dicembre 2012, ha finora determinato un flusso complessivo di emissioni di poco
inferiore a €2 miliardi, con una sola emissione però realmente mini (€3 milioni,
scadenza 3 anni). L’iniziativa ha raccolto consensi ma per registrare un decollo di
6
Cfr. Mediobanca-Unioncamere, Le medie imprese industriali italiane (2000-2009)
7
Cfr. Standard & Poor's Ratings Services, Italian Companies Are Turning To The Capital Markets Amid
Weak Credit Conditions, giugno 2013.
9. 9
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questo mercato bisognerà aspettare che acquisti liquidità (nelle condizioni attuali il
titolo è tendenzialmente destinato a essere mantenuto fino a scadenza), stimoli la
nascita di un adeguato numero di operatori specializzati, venga alimentato da una
domanda stabile.
La terza direttrice di intervento è quella che guarda alla base patrimoniale delle
imprese. Il mercato azionario italiano ha una dimensione modesta: alla fine del 2012
erano appena 255 le società italiane quotate (8 in meno rispetto al 2011), ben lontano
dalle 1009 società del Regno Unito, le 528 della Francia, le 757 della Germania.
Altrettanto ampia la differenza se si considera la negoziazione dei titoli di piccole-medie
imprese: l’Aim (Alternative Investment Market) del London Stock Exchange contava
alla fine dello scorso anno 870 società domestiche rispetto alle 27 del nostro Aim - Mac
(Aim Italia - Mercato alternativo del capitale).
Le operazioni di rafforzamento del capitale sono focalizzate sulle imprese con elevato
potenziale sul terreno dell’innovazione, dell’internazionalizzazione, etc. In questo
ambito si può collocare l’attività del Fondo Italiano Investimenti promosso da Cassa
Depositi e Prestiti, Ministero Economia e Finanze, Confindustria, ABI e i maggiori
gruppi bancari italiani. Il Fondo, attivo dal novembre 2010, ha una dotazione di €1,2
miliardi e rivolge il suo interesse verso le imprese con fatturato compreso tra 10 e 250
milioni di euro; opera come un fondo chiuso con investimenti diretti (assunzione di
partecipazioni, prevalentemente di minoranza) o come fondo di fondi (investimento in
fondi di venture capital con analoghe politiche di selezione). Alla fine del 2012 il Fondo
Italiano Investimenti aveva perfezionato investimenti diretti per un ammontare di €316
milioni mentre il totale degli investimenti indiretti ammontava a €350 milioni. Le imprese
coinvolte nell’attività del Fondo sono 55 (di cui 35 tramite investimenti diretti) con un
fatturato medio intorno ai €55 milioni, la dimensione di una impresa medio-grande.
Nella realtà del private equity italiano il Fondo Italiano Investimenti ha un ruolo
decisamente importante: nel 2012 ha determinato il 18% degli investimenti totali, quasi
il 60% se si considerano solo quelli di tipo expansion rivolti a imprese con fatturato tra
10 e 250 milioni di euro.
In questa linea di intervento possono essere inseriti anche il Fondo Unico per le
operazioni di Venture Capital e il Fondo Nazionale per l'Innovazione, costituiti entrambi
per iniziativa del Ministero per lo Sviluppo Economico. Il primo, costituito nel 2007 con
una dotazione iniziale di €228 milioni, è un fondo di tipo rotativo (l’investimento può
durare un massimo di 8 anni) ed opera attraverso la SIMEST. La sua finalità è quella
incentivare gli investimenti in mercati ritenuti strategicamente importanti per
l’internazionalizzazione.
Il Fondo Nazionale per l'Innovazione, invece, intende sostenere le piccole e medie
imprese nella valorizzazione di progetti innovativi basati sullo sfruttamento industriale
di disegni e modelli. Per questa finalità ha a disposizione €75 milioni. Per ottenere il
finanziamento (fino a un massimo di €3 milioni ed una durata fino a 10 anni) non viene
richiesta all’impresa nessuna garanzia personale o reale.
Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNL-
Gruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
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divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
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