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PROTEZIONE CIVILE
PROTEZIONE CIVILE
l’insieme delle strutture e attività messe in
campo dallo STATO per tutelare l’integrità della
vita, i beni, gli insediamenti e l’ambientevita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai
danni o dal pericolo derivanti da calamità
naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.
 www.protezionecivile.it
La Protezione Civile
È stata istituita con legge 225 del 24
febbraio 1992
Il coordinamento provvede il Presidente del
Consiglio dei Ministri attraverso il
Dipartimento della Protezione Civile
CARATTERISTICHE
• ORGANIZZAZIONE ARTICOLATA E
COMPLESSA
• PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’
• METODO
ORGANIZZAZIONE
SISTEMA COMPLESSO
Le Strutture Operative Nazionali:Le Strutture Operative Nazionali:
(art. 11 L. 225 /92)(art. 11 L. 225 /92)
 Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;
 Forze Armate;
 Forze di Polizia;
 Corpo Forestale dello Stato;
 Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica
 Croce Rossa Italiana;
 Strutture del Serv. Sanitario
Nazionale;
 Organizzazioni di Volontariato;
 Corpo Nazionale Soccorso Alpino.
AmministrazioniAmministrazioni
Componenti di P.C.:Componenti di P.C.:
(art. 6 L. 22 /92)(art. 6 L. 22 /92)
 Regioni;
 Province;
 Prefetture;
 Comuni;
 Comunità Montane.
♦ Cosa intendiamo per SISTEMA COMPLESSO?
La Protezione Civile non è un solo corpo
gerarchizzato,
ma un insieme coordinato di tanti gruppi ed Enti
specializzati che al proprio interno hanno:
- specifici linguaggi, determinate procedure e
spiccato
senso di appartenenza;
- Agiscono per il raggiungimento di un obiettivo sia
in situazioni ordinarie (preparazione all’emergenza)
che in situazioni di CRISI
ORGANIZZAZIONE
Comitato
Operativo
Commissione
Grandi Rischi
DI.COMA.C.
(sul posto)
Sala Situazione
Italia
Centro
Funzionale
Regionale
C.C.S./Coord.Provinciale
C.O.M./C.I.
Com.Montana
C.O.C.
sala decisioni e
sala operativa
dichiarazione stato di
emergenza
LIVELLO NAZIONALE
LIVELLO REGIONALE
a
c
b
LIVELLO PROVINCIALE
LIVELLO COMUNALE
Organizzazione operativa del sistema di protezione civile
Comitato
Paritetico
stato-regioni-enti
Comitato di
volontariato
Centro
Funzionale
Centrale
SOR SOUP L
353/2000
SOI
Unità di
crisi
Commissario
delegato
C.O.M./C.I.
Com.Montana
C.O.M./C.I.
Com.Montana
Protezione Civile Italiana
PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’
La peculiarità della P.C. italiana è il
coinvolgimento di tutta l’organizzazione
dello Stato, al centro e in periferia, ed
anche la Società Civile attraverso le
organizzazioni di volontariato.
PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’
• Esigenza operativa legata alle caratteristiche
del territorio italiano che presenta una
gamma di possibili rischi di calamità e
catastrofi:
- l’Italia è un Paese geologicamente molto
recente, soggetto a terremoti, frane, erosioni dei
versanti ed erosione costiera
- Nazione densamente popolata (strade,
insediamenti industriali e infrastrutture..)
- Patrimonio artistico notevole da salvaguardare
I numeri per tipologie di rischio in Italia
Il Rischio Sismico
200 terremoti distruttivi a partire
dall’anno 1000
Oltre 120.000 vittime nell’ultimo secolo:
120.000 ML di lire di danni negli ultimi
20 anni:
Belice 1968 300 vittime
Friuli 1976 970 vittime
Irpinia 1980 2.750
vittime
Il Rischio Vulcanico
2 milioni di persone vivono in aree
a rischio:
Vesuvio : 600.000
Campi Flegrei: 300.000
Vulcano: 15.000
Etna: intere città a rischio
Il Rischio Incendi Boschivi
232.930 incendi negli ultimi 20 anni:
Superficie boscata percorsa dal fuoco: ha
1.063.174
Superficie non boscata percorsa dal fuoco:
ha 1.663.782
Il Rischio idrogeologico
5.400 alluvioni negli ultimi
80 anni
30.000.0000 £ negli ultimi 20
anni
11.000 frane negli ultimi 80
anni
Oltre 100 vittime negli ultimi
3 anni
Maggiori eventi di P.C. dal 1943 ad oggi ed evoluzione normativa
1943: Marche, sisma (M: 5.7), 30 morti
1944: Basilicata – Balvano, disastro ferroviario 600 morti
1944: Vesuvio, eruzione vulcanica, 26 morti
1948: Piemonte, alluvione, 49 morti
1948: Garagano, sisma (M: 5.5) D.Lvo 1010/48
1949: Campania, alluvione, 27 morti
1951: Gera Lario (CO), alluvione, 18 morti
1951: Sicilia Orientale, alluvione/frane, 35 morti
1951: Calabria (RC-CZ), alluvione, 77 morti
1951: Polesine, alluvione, 100 morti
1951: Tavernerio (CO), alluvione/frana, 16 morti Legge 3136/52
1953: Marone (BS), alluvione, 10 morti
1953: Reggio Calabria, alluvione, 100 morti
1954: Salerno, alluvione, 297 morti
1962: Loveno (BS), frana, 12 morti Legge 469/61
1962: Irpinia, sisma (M:6.1), 16 morti
1963: Vajont, frana, 1917 morti
1966: Bolzano, alluvione, 13 morti
1966: Trento, alluvione, 22 morti
1966: Belluno, alluvione/frana, 24 morti
1966: Udine, alluvione, 12 morti
1966: Firenze, alluvione, 39 morti Legge 765/67
1968: Belice, sisma (M:6.1), 296 morti
1968: Genova, frana, 19 morti
1968: Piemonte, alluvione/frana, 72 morti
1970: Genova, alluvione, 25 morti Legge 996/70
1941-50
1951-60
1961-70
1971-80
1981-90
1991-2000
1971: Viterbo, sisma(M: 4.6), 21 morti
1973: Mitigliano (NA), frana, 10 morti
1976: Friuli, sisma (M:6.4), 977 morti
1976: Friuli, sisma (M:5.9), 12 morti
1976: Seveso, incidente industriale
1976: Trapani, alluvione, 16 morti
1978: Bologna, frana/trasporti, 47 morti
1978: Val D’Ossola (VB), alluvione/frana, 18 morti
1979: Umbria (Valnerina) sisma (M:5.8), 5 morti
1980: Irpinia, sisma (M:6.8), 2734 morti
1981: Vermicino (RM), 1 morto DPR 66/81
1982-4: Pozzuoli, bradisisma Legge 938/82
1984: Appennino Abbruzzese, sisma (M:5.6)
1985: Tesero (TN), frana, 269 morti Legge 662/85
1985: Senise (PZ), frana, 8 morti Legge 120/87
1986: Palma Campania (NA), frana, 8 morti Legge 349/86
1987: Valtellina, frana, 40 morti Legge 183/89
1990: Sicilia, sisma, (M:5.4), 13 morti Legge 142/90
1992: Zafferana Etnea, eruzione vulcanica Legge 225/92
1994: Piemonte, alluvione, 69 morti
1994:Trecate (NV), esplosione pozzo petrolifero
1996: Versilia, alluvione, 13 morti
1996: Correggio (RE), sisma, M:5.2
1996: Crotone, alluvione, 4 morti
1997: Umbria - Marche, sisma (M:5.9), 11 morti Legge 59/97
1998: Campania, colate di fango, 160 morti Legge 267/98
1999: Campania, colate di fango, 5 morti DLvo 112/98-L 265/99
2000: Soverato (CZ), alluvione, 12 morti DLvo 381/99
2000: Nord Italia, alluvioni/frane, 25 morti DLvo 267/00
2001 - ...... 2001: Catania, eruzione Etna, argini in terra rifugio Sapienza Legge 401/01
Dic. Stat. Em – Grandi Eventi
Legge Costituzionale n.3
2002: Macugnaga (VCO), lago epiglaciale
2002: Catania, eruzione Etna
2002: Santa Venerina (CT), sisma (M:3.7)
2002: Molise, sisma (M:5.5), 29 morti Legge 286/02
2002: Nord Italia, alluvioni
2002: Stromboli (ME), eruzione vulcanica e tsunami
2003: Termoli (CB), alluvione
2003: SARS e terrorismo
2003: Taranto, Udine e Siracusa, alluvioni nelle provincie
2003: Interruzione energia elettrica della rete nazionale
2004: Basilicata, Puglia e Calabria, eventi alluvionali
2004: Salò (BS), sisma, M:5.2
2004: Cagliari, Nuoro e Sassari, maltempo
2004: Sud Est Asiatico, maremoto, M:8.5
2005: Nocera Inferiore (SA), frana, 3 morti
2005: Cerzeto (CS), frana Dic.Stat.Em - Missioni Estere
2005: Roma, funerali Papa Giovanni Paolo II Legge 152/05
EVOLUZIONE LEGISLATIVA
L’evoluzione legislativa e organizzativa della
Protezione Civile è l’esito delle tragiche
esperienze che hanno dimostrato:
-ritardi
- Inadeguatezza
- Inefficienza
Mancanza di organizzazione e di metodo
ANNI 70- 80
FORMAFORMA
Eventi: Friuli 1976 - Irpinia 1980
• Questo periodo è caratterizzato da due correnti di
pensiero. Una voleva istituire un apposito Ministero
per la Protezione Civile, mantenendo di fatto una
connotazione burocratica rigida ministeriale con un
egual "peso" con gli altri Ministeri, aggravando così la
competitività già tradizionalmente insita nella pubblica
amministrazione. L'altra invece voleva un organismo
snello, collocato in un ambito sovraministeriale,
capace di coordinare quello che il Paese già possedeva
ma che ,fino a quel momento, non riusciva a coordinare.
ANNI 80 -90
NORMANORMA
• 1980-2000 In questo periodo il legislatore attua norme
che vanno da una parte a rafforzare il ruolo del
Dipartimento in seno alla Presidenza del Consiglio
(L.400/88, L.225/92,L.286/02) e dall'altra la giusta
tendenza al decentramento amministrativo (L.183/89,
L.142/90, L.59/97, DL 112/98, L.267/00, Legge costit.
n.3/01, L.401/01). In pratica si colmano, sia per lo stato
centrale che per le Regioni e le autonomie locali, le
norme per regolamentare le attività di tutto il sistema di
Protezione Civile. Non ci sono più incertezze su chi e
dove si coordina il sistema complesso, occorre solo
applicare e interpretare le norme e realizzare
conseguenti programmi e piani di emergenza.
ANNI 90 -2000
METODOMETODO
• Oggi il problema principale è quello di governare
l'evoluzione che il nostro sistema di PC ha
raggiunto. Si tratta di condividere linguaggi e
procedure all'interno di un unico metodo di lavoro.
Per applicare tale metodo su tutto il territorio si dovrà, da
una parte organizzare una organica formazione del
personale di tutto il sistema e dall'altra, programmare
comuni innovazioni tecnologiche tali da consolidare e
migliorare la relazione istituzionale tra i vari livelli di
coordinamento di PC, al fine di interfacciare sempre più
conoscenze, esperienze e risorse. Necessità di costituire
una classe dirigente nel sistema di protezione civile;
criteri per la pianificazione.
METODO
♦ Si tratta di acquisire un METODO di
direzione tale da potere governare
l’INCERTEZZA in una situazione di CRISI
ATTIVITA’
ORGANIZZAZIONE
SISTEMA COMPLESSO
Amministrazioni ComponentiAmministrazioni Componenti
di P.C.:di P.C.:
(art. 6 L. 22 /92)(art. 6 L. 22 /92)
 Regioni;
 Province;
 Prefetture;
 Comuni;
 Comunità Montane.
Il decreto Bassanini D. lgs. 112/98
Con tale decreto sono state operate concrete modifiche all’impianto normativo
della L. n° 225/92, variando l’assetto della ripartizione delle competenze
amministrative tra Stato, Regioni ed enti locali e trasferendo alle regioni ed
enti locali tutte le funzioni che non siano riservate espressamente allo Stato.
Si tratta, come appare evidente, dell’applicazione della politica del
decentramento anche nel campo della protezione civile.
Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato
alle Regioni ed agli enti locali
Il decreto Bassanini D. lgs. 112/98
I compiti conferiti allo Stato
indirizzo, promozione, coordinamento
I compiti conferiti alla Regione
attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o
dall’imminenza di eventi di “tipo b”, avvalendosi anche del Corpo Nazionale
dei Vigili del Fuoco; organizzazione ed utilizzo del volontariato
I compiti conferiti alla Provincia
previsione e prevenzione in ambito provinciale
pianificazione provinciale
vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di P.C.
di servizi urgenti da attivare in caso di emergenza
I compiti conferiti al Comune
attività di previsione dei rischi
provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi
predisposizione di piani comunali
attivazione dei primi soccorsi
utilizzo del volontariato di protezione civile comunale
Il Sindaco è l’Autorità comunale di
Protezione Civile.
(L. 225/92 e D.L.vo 112/98)
A livello comunale il Sindaco è il primo
responsabile della Protezione Civile.
Ha il compito di organizzare le risorse comunali
secondo i piani prestabiliti specifici per il suo
territorio.
1- valutare la portata dell’evento
2- definire le risorse necessarie: le risorse locali sono
sufficienti?
3- allertare i livelli provinciali, regionali e nelle
situazioni più gravi il livello nazionale
Attività e compiti della
protezione civile
(L 225 del 24 Febbraio 1992)
LA PREVISIONE
Richiede un sistema di reti che collegano la Protezione Civile ai centri
nazionali di ricerca scientifica, a sistemi tecnologici di raccolta dati,
centri di elaborazioni: reti radar per previsioni metereologiche, rete
nazionale dei sismografi, monitoraggio attività vulcani
• attività di studio per determinare le cause dei fenomeni calamitosi;
• identificazione dei tipi di rischi;
• individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi.
Predisporre le mappe dei rischi
La previsione permette interventi tempestivi e opportuni, ad esempio
evacuazioni.
LA PREVENZIONE
• attività volte ad evitare o a ridurre al minimo le possibilità che si
verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi sulla base delle
conoscenze acquisite con le attività di previsione;
• promuovere e curare l’educazione della popolazione
all’autoprotezione. RUOLO CENTRALE DEI CITTADINI E
DELL’INFORMAZIONE
PIANIFICAZIONE
I Piani di emergenza devono recepire i programmi di
previsione e prevenzione, le informazioni relative ai processi
fisici che causano le condizioni di rischio, ai precursori, agli
eventi e agli scenari. Di conseguenza occorre rappresentare
cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione dei
possibili scenari di rischio per l’attuazione delle strategie di
intervento per il soccorso e il superamento dell’emergenza
razionalizzando e mirando l’impiego di uomini e mezzi.
La pianificazione di emergenza è l’elaborazione
coordinata delle procedure operative
d’intervento da attuarsi in caso si verifichi
l’evento atteso contemplato in un apposito
scenario.
Gestione dell’emergenza
L’emergenza è sempre caratterizzata da incertezza
pertanto occorre avere:
• La visione generale delle caratteristiche del sistema di
protezione civile (formazione generalista);
• un metodo di base condiviso con i vari livelli di
responsabilità;
• obiettivi operativi rispetto al tempo (pianificazione di
emergenza flessibile);
• capacità di relazione con le strutture operative e
componenti di protezione civile (artt 11 e 6 L 225/92);
CARATTERISTICHE DELL’EMERGENZA
I 3 obiettivi di base per conseguire un
successo di “ Protezione Civile”:
1 – COORDINAMENTO
2 – COMUNICAZIONE
3 - GESTIONE DELLE RISORSE
COORDINAMENTO:
Capacità di relazione (comando, comunicazione, conoscenza delle
norme e degli scenari, individuazione degli obiettivi). Direzione
unitaria delle operazioni di emergenza, attraverso il
coordinamento di un sistema complesso, non una visione
settoriale dell’intervento.
COMUNICAZIONE:
Interna al sistema: chiarezza delle procedure dei soggetti
che vi partecipano; costante scambio di informazione fra il
sistema centrale e periferico nell’ambito del SNPC.
Esterna al sistema: comunicazione alla popolazione, percezione
del rischio, rischio accettabile, rapporti con i mass-media
GESTIONE DELLE RISORSE
Passaggio dalla cultura del censimento alla cultura della
disponibilità. Utilizzo razionale e tempestivo delle risorse
realmente disponibili e della reperibilità degli uomini e dei
mezzi adatti all’intervento
COMUNICAZIONE
Interna al sistema dei soccorsi.
Il nostro sistema complesso è composto da numerose strutture operative
(Artt. 6 e 11, L. 225/92), caratterizzate da: gerarchie, linguaggi, procedure
e ruoli operativi ben distinti e, per tradizione “amministrativa”, difficilmente
riescono a dialogare tra di loro. E’ necessario creare sistemi federati di
banche dati e condivisione di sistemi di comunicazioni in emergenza.
Esterna verso i cittadini.
Questa comunicazione risente, ancor oggi, della storica diffidenza dei
cittadini verso le istituzioni. Per accrescerne la fiducia occorre
personalizzare l’informazione alla popolazione che vive in aree a rischio
con linguaggi diretti, semplici e chiari. Si aumenta così la “percezione
del rischio” (conoscenza, coscienza e autodifesa), che porta ad
affermare, in ogni porzione di territorio, il concetto di “rischio
accettabile”, che non è una formula matematica, ma un patto tra
istituzioni preposte al soccorso e la popolazione residente in aree
critiche.
Analisi del ruolo dei Mass-media e delle informazioni in
situazioni di crisi:
Catastrofe - Tragedia - Dramma - Disastro - Calamità - Sciagura
Terra inquieta - Sventura - Male oscuro - Sferzata crudele -
Ventata distruttiva - Bombardamento sismico – Sobbalzo
catastrofico, tradimento sciagurato - Catastrofe cosmica -
Fatale 6 Maggio - Via crucis sui monti maledetti - Esplosione di
malumore della terra, eco prolungata e spaventosa della furia
geologica - La maledizione che si sta abbattendo su questa
terra - Forze scatenate della natura contro la quale non esiste
difesa - Che brutto destino, porcaccia, malora! E non c’è niente
da fare, non vi è forza che si possa opporre.
(Titoli quotidiani Terremoto in Friuli, 1976)
Gli effetti reali di un evento vengono conosciuti
col passare del tempo, perciò occorre
governare la comunicazione in modo
progressivo.
Sotto la spinta di capi o Mass-media si tende a
dare, invece, risposte immediate, precise e
puntuali, anche se non si hanno dati certi…
E’ meglio comunicare che non conosciamo adesso
tutto, ma che con il tempo potremmo risolvere
il problema.
Managment
Managment
• GESTIRE L’INCERTEZZA Le decisioni vengono prese da un ristretto
gruppo di esperti, accomunati da un metodo, poiché le emergenze
non sono mai uguali, lo scenario presto può modificarsi.
• COORDINARE CON TOLLERANZA Non è possibile controllare tutto
il sistema, dalla A alla Z, c’è sempre un margine di non controllo
• ELABORARE PIANI DI EMERGENZA Individuando, con flessibilità:
– Obbiettivi, bisogni che devono essere convertiti in servizi, in poco
tempo, in base allo scenario iniziale.
– Procedure, descritte con linguaggi condivisi.
– Chiarezza, nei ruoli istituzionali.
COMPETENZA PERSONALE
Determina il modo in cui controlliamo noi stessi
Consapevolezza di
se
Comporta la conoscenza dei propri stati interiori – preferenza, risorse, intuizioni
•Consapevolezza emotiva: riconoscimento delle proprie emozioni e dei loro effetti;
•Autovalutazione accurata: conoscenza dei propri punti di forza e dei propri limiti;
•Fiducia in se stessi: sicurezza nel proprio valore e nelle proprie capacità;
Padronanza di se
Comporta la capacità di dominare i propri stati interiori, i propri impulsi, le proprie
risorse.
•Autocontrollo: dominio di emozioni e degli impulsi distruttivi;
•Fidatezza: mantenimento di standard di onestà ed integrità;
•Coscenziosità: assunzione della propria responsabilità per quanto attiene alla
propria prestazione;
•Adattabilità: flessibilità nel gestire il cambiamento;
•Innovazione: capacità di sentirsi a proprio agio e di avere un atteggiamento aperto
di fronte a idee, approcci ed informazioni nuove.
Motivazione
Comporta tendenze emotive che guidano o facilitano il raggiungimento di obbiettivi
•Spinta alla realizzazione: impulso a migliorare o a soddisfare uno standard di
eccellenza;
•Impegno: adeguamento agli obbiettivi del gruppo o dell’organizzazione;
•Iniziativa: prontezza nel cogliere le occasioni;
•Ottimismo: costanza nel perseguire i propri obbiettivi nonostante ostacoli ed
insuccessi.
COMPETENZA SOCIALE
Determina il modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri
Empatia
Comporta la consapevolezza dei sentimenti delle esigenze e degli interessi altrui
•Comprensione degli altri: percezione dei sentimenti e delle prospettive altrui;
interesse attivo per le preoccupazioni degli altri;
•Assistenza: anticipazione, riconoscimento e soddisfazione delle esigenze del
cliente;
•Promozione allo sviluppo altrui: percezione delle esigenze di sviluppo degli altri e
capacità di mettere in risalto e potenziare le loro abilità;
•Sfruttamento delle diversità: saper coltivare le opportunità offerte da persone di
diverso tipo;
•Consapevolezza politica: saper leggere ed interpretare le correnti emotive ed i
rapporti di potere di gruppo.
Abilità sociale
Comportano abilità nell’indurre risposte desiderabili negli altri
•Influenza: impiego di tattiche di persuasione efficienti;
•Comunicazione: invio di messaggi chiari e convincenti;
•Leadership: capacità di ispirare a guidare gruppi e persone;
•Catalisi del cambiamento: capacità di iniziare o dirigere il cambiamento;
•Gestione del conflitto: capacità di negoziare e risolvere situazioni di disaccordo;
•Costruzione di legami: capacità di favorire ed alimentare relazioni utili;
•Collaborazione e cooperazione: capacità di lavorare con altri verso obiettivi comuni;
•Lavoro in team: capacità di creare una sinergia di gruppo nel perseguire obiettivi
comuni.
Svolgimento di esercitazioni
L’esercitazione è il mezzo, fondamentale, per
tenere aggiornate sia le conoscenze del
territorio, che l’adeguatezza delle risorse (uomini
e mezzi) e per verificare il modello di intervento.
Come si organizza un’esercitazione
Le esercitazioni di PC, organizzate da Organi, Strutture e Componenti del SNPC
possono
essere svolte a livello nazionale, regionale, provinciale, e comunale.
Sono classificate in:
A – Esercitazioni per posti di comando e telecomunicazioni
Quando coinvolgono unicamente gli organi direttivi e le reti di comunicazione
B – Esercitazioni operative
Quando coinvolgono solo le strutture operative con l’obiettivo specifico di testarne la
reattività, o l’uso dei mezzi e delle attrezzature tecniche d’intervento
C – Esercitazioni dimostrative
Movimenti di uomini e mezzi con finalità insita nella denominazione
D – Esercitazioni miste
Quando sono coinvolti uomini e mezzi di Amministrazioni ed Enti diversi
Informazione alla popolazione
La conoscenza del Piano di emergenza da parte della popolazione è
l’elemento fondamentale per rendere un Piano efficace.
L’informazione alla popolazione deve essere caratterizzata da uno stretto
rapporto tra
conoscenza-coscienza-autodifesa:
• conoscenza: intesa come adeguata informazione scientifica dell’evento
mediante l’uso corretto dei mass-media;
• coscienza: presa d’atto della propria situazione di convivenza in una
situazione di possibile rischio presente in un determinato territorio;
• autodifesa: adozione di comportamenti corretti in situazioni estreme.
IL VOLONTARIO NELLA
PROTEZIONE CIVILE
Rappresenta l’espressione di una moderna
coscienza collettiva del dovere di
solidarietà, una nuova forma di
partecipazione e di cittadinanza attiva.
Sia in situazioni di emergenza
Sia come conoscenza e rispetto del territorio
IL VOLONTARIO NELLA
PROTEZIONE CIVILE
Nasce sotto la spinta delle grandi emergenze
(Firenze 1966, terremoti Friuli 1976 e Irpinia
1980)
Negli anni aumenta sempre più il suo ruolo
nella PC
La mobilitazione dei cittadini mostra la
mancanza di un sistema pubblico
organizzato
IL VOLONTARIO NELLA
PROTEZIONE CIVILE
Le Organizzazioni di Volontariato possono
assumere la forma giuridica di:
A- ASSOCIAZIONI
B- GRUPPI COMUNALI
Entrambe iscritte in appositi registri
ASSOCIAZIONI DI
VOLONTARIATO DI PROTEZIONE
CIVILE
Ogni organismo liberamente costituito,
senza fini di lucro che svolge attività di
previsione, prevenzione e soccorso in
caso di eventi calamitosi, con prestazioni
personali, volontarie e gratuite
Attività di formazione della coscienza di PC
GRUPPI COMUNALI
Sono un diretta emanazione
dell’Amministrazione comunale che
costituisce il gruppo con propria delibera e
ne approva anche il regolamento
Albo Regionale del Volontariato al 2005Albo Regionale del Volontariato al 2005
PROVINCIA GRUPPI COMUNALI ASSOCIAZIONI VOLONTARI
BERGAMO 16 28 1.380
BRESCIA 34 63 2.725
COMO 35 11 1.500
CREMONA 5 15 480
LECCO 24 9 800
LODI 27 2 500
MANTOVA 6 25 1.140
MILANO 44 66 2.500
PAVIA 48 22 2.500
SONDRIO 24 5 640
VARESE 69 17 2.000
TOTALETOTALE 332332 263263 16.16516.165
Il Volontariato di Protezione
Civile
COME DIVENTARE VOLONTARI
• È necessario essere iscritti presso le organizzazioni
di volontariato protezione civile :
1- individuare sul proprio territorio un’associazione o
chiedere al proprio Comune se esiste un Gruppo
comunale di PC
2- informarsi sull’ambito prevalente di operatività:
assistenziale, cinofilo, logistico, radiocomunicazioni,
sanitario, soccorso alpino
3- Partecipare alla formazione e addestramento
Per richiedere informazioni
• Dipartimento della Protezione Civile –
ufficio volontario – Roma – 06/68201
• Regione Lombardia – Servizio Protezione
Civile – Milano
www.protezionecivile.regione.lombardia.it
SERVIZIO CIVILE
E PROTEZIONE CIVILE
Circolare del 30 settembre 2004
6. Temporanea modifica della sede di servizio
6.2 In occasione di emergenze di protezione civile – sia nella fase della
calamità che in quella post emergenziale – o di missione umanitarie,
l’ente può impiegare i volontari, per un periodo non superiore ai
trenta giorni, previa acquisizione in forma scritta del loro consenso
ed autorizzazione dell’Ufficio nazionale, presso altre sedi dello
stesso ente in Italia o all’estero, per interventi organizzati dall’Ente
stesso. L’ufficio nazionale garantisce il rimborso delle spese di vitto
e alloggio nonché delle spese di viaggio limitatamente all’andata e
ritorno. Resta a carico dell’ente la stipula di apposita assicurazione
per i rischi connessi alle attività svolte in altre sedi.
STATO ESTERO EVENTO DATA NUCLEO
Messico terremoto settembre 1985 operativo
Colombia eruzione vulcanica novembre 1985 operativo
Grecia incendio deposito carburante febbraio 1986 valutazione
Camerun emissione gas lago vulcanico agosto 1986 operativo
Grecia terremoto settembre 1986 valutazione
El Salvador terremoto ottobre 1986 operativo
Ecuador terremoto marzo 1987 operativo
Armenia terremoto dicembre 1988 operativo
Portogallo sciagura aerea febbraio 1989
collegamento
Cuba sciagura aerea settembre1989 collegamento
Romania rivoluzione dicembre 1989 collegamento
Jugoslavia conflitto etnico gennaio 1991 collegamento
Turchia terremoto marzo 1992 operativo
Egitto terremoto ottobre 1992 valutazione
California terremoto gennaio 1994 valutazione
Giappone terremoto gennaio 1995 valutazione
Grecia terremoto giugno 1995 operativo
Ucraina disastro ecologico luglio 1995 operativo
Colombia terremoto gennaio 1999 valutazione
Albania missione arcobaleno apr.-sett. 1999 operativo
Turchia terremoto agosto 1999 operativo
Grecia terremoto settembre 1999 operativo
Elenco emergenze Internazionali di Protezione Civile
STATO ESTERO EVENTO DATA NUCLEO
Francia,Dordogna nubifragi dicembre 2000 operativo
Libia incendio raffineria marzo 2002 valutazione
Repubblica Ceca nubifragi agosto 2002 supporto logistico
Albania nubifragi settembre 2002 supporto logistico
Algeria terremoto maggio 2003 operativo
Francia meridionale incendi boschivi l luglio 2003 operativo
Francia, Corsica incendi boschivi luglio 2003 operativo
Slovenia incendi boschivi luglio 2003 operativo
Portogallo incendi boschivi agosto 2003 operativo
Francia meridionale nubifragi novembre 2003 operativo
Iran terremoto dicembre – gennaio2003/04 operativo
Mali emergenza umanitaria marzo 2004 operativo
Albania emergenza umanitaria giugno 2004 valutazione
Marocco terremoto febbraio 2004 operativo
Ossezia attacco terroristico settembre 2004 operativo
Sud-est asiatico terremoto e tsunami dicembre 2004 operativo
New Orleans uragano settembre 2005 operativo
Angola emergenza umanitaria settembre 2005 operativo
Sudan emergenza umanitaria settembre 2005 operativo
Pakistan terremoto ottobre 2005 operativo
Indonesia terremoto/eruzione vulcanica giugno 2006 valutazione
Libano emergenza umanitaria agosto 2006 supporto
logistico
Elenco emergenze Internazionali di Protezione Civile
LA MISSIONE ARCOBALENO
E’ stata ideata dal Governo italiano nel
1999, nel corso della guerra in Kosovo, allo
scopo di alleviare le sofferenze della
popolazione locale che, per motivazioni di
natura etnica, aveva dovuto trovare rifugio
nei campi profughi di Valona in Albania
IL TERREMOTO-MAREMOTO
DEL SUD-EST ASIATICO
(26-12-2004)
UN EVENTO GLOBALE
26 dicembre 2004
7.58 ora locale (GMT)
1.58 ora italiana
Arriva la notizia del
terremoto
e dell’enorme
energia elastica
rilasciata
dall’evento (M = 9)
La gravità della situazione è stata immediatamente avvertita
in Italia dalla Protezione Civile sulla base delle dimensioni
dell’evento e dei fattori che determinano il rischio in quelle
regioni, quali:
• elevata pericolosità
• alta vulnerabilità degli edifici
• alta esposizione in particolare in questa stagione
VULNERABILITA’VULNERABILITA’
Estrema fragilità delle costruzioni in area
costiera, dove le strutture legate al
turismo sono localizzate sul mare
Mancanza di conoscenze del fenomeno
tsunami e completa assenza di
informazione sui comportamenti da
adottare in emergenza
Diffusa debolezza del sistema di risposta
locale di protezione civile
ESPOSIZIONEESPOSIZIONE
circa 5.000 italiani
circa 5.000 francesi
10.000 Regno Unito
2.500 svizzeri
1.500 austriaci
1.000 belgi
ZONE DENSAMENTE POPOLATE
particolarmente elevata in questo periodo dell’anno
la presenza di turisti stranieri nelle regioni colpite
dallo tsunami; rilevante è il flusso
di europei, ad esempio:
20.000 svedesi
Dall’analisi dei fattori di rischio è stato attivato l’intervento
della Protezione Civile nelle aree colpite seguendo le
medesime attività in risposta ad un evento sul territorio
nazionale.
MALDIVE, Malè
27 DICEMBRE - 6.40 ora italiana
ARRIVO DEI NUCLEI DI INTERVENTO DELLAARRIVO DEI NUCLEI DI INTERVENTO DELLA
PROTEZIONE CIVILEPROTEZIONE CIVILE
SRI LANKA, Colombo
27 DICEMBRE - 6.40 ora italiana
THAILANDIA, Phuket
27 DICEMBRE - 21.45 ora italiana
ASSISTENZA E RIMPATRIO DEGLI ITALIANIASSISTENZA E RIMPATRIO DEGLI ITALIANI
PONTE AEREO ITALIANO
26 dicembre – 3 gennaio
Passeggeri italiani 3967
Passeggeri stranieri 341
TOTALE 4308
MALDIVE: 3142 passeggeri
TAILANDIA: 579 passeggeri
SRI LANKA: 587 passeggeri
L’ARRIVO DEI PRIMI AIUTI DELLA PROTEZIONE CIVILE
PER LO SRI LANKA
7 gennaio due C-130 AM
90 tende PI-88
28-30 dicembre due voli di linea
150 tende, farmaci e materiale sanitario di primo soccorso (10 tonnellate)
7 gennaio un cargo
natante per il pattugliamento delle coste
110 tende PI-88
sistema satellitare e ponti radio
offerte delle Regioni italiane:
potabilizzatori, imbustatrice per acqua, dissalatori, nebulizzatore
medicinali, materiale e apparecchiature sanitarie per i PMA e
l’ospedale di Matara (30 tonnellate)
materiale scolastico e cancelleria
9 gennaio volo di linea
offerte delle Regioni italiane:
medicinali e materiale sanitario di primo soccorso (10 tonnellate)
18 gennaio volo di linea
230 tende PI-88 offerte dalla Regione Calabria
La comunicazione attraverso i mezzi satellitari consente:
• il contatto continuo con la nostra struttura in Italia a vantaggio della
qualità del lavoro svolto
• la rapida diffusione delle informazioni anche attraverso radio,
televisione e internet
• ma anche il verificarsi di un “ritorno” di informazioni errate che
possono scatenare panico nella popolazione delle aree colpite dallo
tsunami
COORDINAMENTO MONDIALE sul postoCOORDINAMENTO MONDIALE sul posto
dell’EMERGENZAdell’EMERGENZA
Per la prima volta numerose nazioni diverse partecipano in
coordinamento alla gestione dell’emergenza
BANCA DATI GLOBALE DEL DNABANCA DATI GLOBALE DEL DNA
Un comitato internazionale viene creato per procedere
all’identificazione delle vittime attraverso la definizione del
DNA di ciascuno
Vengono diffuse sui siti internet le fotografie delle vittime al
fine di accelerare il riconoscimento delle salme
buddisti, induisti, musulmani, cristiani … stanno operando per la
solidarietà insieme senza distinzione di casta, credo politico o religioso
EVENTO CHE SCUOTE LE COSCIENZE DELLE PIU’ GRANDIEVENTO CHE SCUOTE LE COSCIENZE DELLE PIU’ GRANDI
RELIGIONI DEL MONDO E DI RAZZE DIVERSERELIGIONI DEL MONDO E DI RAZZE DIVERSE
La tragedia è interpretata come segno divino di disapprovazione e
come opportunità di prova di fede dai musulmani. Davanti a una
simile tragedia possiamo solo inchinarci davanti al mistero della
imperscrutabile volontà di Dio.
I buddhisti percepiscono il mondo in termini di flusso e mutamento,
accettando ed accogliendo ogni evento, apparentemente inspiegabile,
con serenità emotiva e mente aperta.
Gli induisti riconoscono un ciclo vitale naturale del quale fanno parte
la nascita, la creazione, ma anche la distruzione necessaria perché la
vita continui.
Il credo cristiano è fondato su un Dio che soffre con noi e ci spinge a
trovare in questo evento forza, speranza e incoraggiamento per il
futuro
Perché gli interventi di Protezione Civile sono sempre identificati
nelle fasi di emergenza e mai nel lavoro silenzioso delle attività di
“previsione” e “prevenzione”?
Perché scegliamo le immagini che documentano la “morte in diretta”,
“l’eccesso di realismo” dell’azione dei soccorritori nella
comunicazione, durante gli interventi emergenziali di Protezione
Civile?
E’ un difetto solo del nostro paese o è un problema più generale, che
riguarda anche altri popoli che affrontano una crisi dovuta ad un
evento catastrofico?
Quasi tutte le “norme” per la sicurezza del territorio e dei cittadini, da
ogni rischio, in qualsiasi parte del mondo, sono il frutto di un
opportunità colta a seguito di un’emergenza e quasi mai da
programmi stabiliti in situazioni ordinarie.
ANTIFONA
“C’è una geografia dell’Italia disegnata dalle
disgrazie: straripa il Po e scopriamo il Polesine;
un’altra alluvione mette in mostra i dolori della
Calabria o di Salerno; sussulta la terra, impariamo
i nomi sconosciuti: Gibellina o Folgaria. Non sono
dei retori quelli che affermano che noi viviamo
sugli slanci, sulla fantasia e, quando è possibile,
sulla buona sorte: ci mostriamo smarriti e
sprovveduti davanti all’inflazione, al disordine della
società e alle forze della natura” (Enzo Biagi)
Definizione e classificazione dei disastri
CATASTROFE: E’ un evento non importa di quale entità e
con quali conseguenze sia sulle persone che sulle cose,
provocato vuoi da cause naturali che da azioni umane,
nel quale però le strutture fondamentali della società
rimangono nella loro quasi totalità intatte, efficienti ed
agibili
CALAMITA’: E’ un evento naturale o legato ad azioni
umane, nel quale tutte le strutture fondamentali della
società sono distrutte o inagibili su un ampio tratto del
territorio
Le grandi catastrofi del globo:
• Terremoti
• Eruzioni vulcaniche
• Cicloni ed uragani
• Inondazioni
• Incendi di boschi e foreste
• Valanghe
Le catastrofi delle costruzioni dell’uomo:
per l’acqua:
• Rottura di sbarramenti idraulici
• Rottura di dighe fluviali o marine
per il fuoco:
• Incendi di grandi insediamenti urbani industriali o portuali
• Incendi di grandi serbatoi umani (stadi, grandi immobili, grandi magazzini)
per l’aria, l’acqua, il fuoco e i tossici associati:
• Catastrofi minerarie
• Catastrofi di grandi mezzi di locomozione (marittimi, ferroviari, aerei)
• Catastrofi di grandi insediamenti ( teatri, stadi, grandi magazzini)
Differenti tipi di catastrofe in tempo di pace
(Favre, 1978)
Art. 18
Volontariato
1. Il Servizio nazionale della protezione civile assicura la più ampia partecipazione dei cittadini,
delle associazioni di volontariato e degli organismi che lo promuovono all'attività di previsione,
prevenzione e soccorso, in vista o in occasione di calamità naturali, catastrofi o eventi di cui alla
presente legge.
2. Al fine di cui al comma 1, il servizio riconosce e stimola le iniziative di volontariato civile e ne
assicura il coordinamento.
3. Con decreto del Presidente della Repubblica, da emanarsi, secondo le procedure di cui
all'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore
della presente legge, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero, per sua delega
ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della presente legge, del Ministro per il coordinamento della
protezione civile, si provvede a definire i modi e le forme di partecipazione delle associazioni di
volontariato nelle attività di protezione civile, con l'osservanza dei seguenti criteri direttivi:
a) la previsione di procedure per la concessione alle associazioni di contributi per il
potenziamento delle attrezzature ed il miglioramento della preparazione tecnica;
b) la previsione delle procedure per assicurare la partecipazione delle associazioni all'attività di
predisposizione ed attuazione di piani di protezione civile;
c) i criteri già stabiliti dall'ordinanza 30 marzo 1989, n. 1675/fpc, del Ministro per il coordinamento
della protezione civile, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 1989, d'attuazione
dell'articolo 11 del decreto-legge 26 maggio 1984, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla
legge 24 luglio 1984, n. 363, in materia di volontariato di protezione civile, in armonia con quanto
disposto dalla legge 11 agosto 1991, n. 266.
Comitato nazionale volontariato (L. n. 225/92 art. 18)

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  • 2. PROTEZIONE CIVILE l’insieme delle strutture e attività messe in campo dallo STATO per tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambientevita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. www.protezionecivile.it
  • 3. La Protezione Civile È stata istituita con legge 225 del 24 febbraio 1992 Il coordinamento provvede il Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento della Protezione Civile
  • 4. CARATTERISTICHE • ORGANIZZAZIONE ARTICOLATA E COMPLESSA • PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’ • METODO
  • 5. ORGANIZZAZIONE SISTEMA COMPLESSO Le Strutture Operative Nazionali:Le Strutture Operative Nazionali: (art. 11 L. 225 /92)(art. 11 L. 225 /92)  Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;  Forze Armate;  Forze di Polizia;  Corpo Forestale dello Stato;  Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica  Croce Rossa Italiana;  Strutture del Serv. Sanitario Nazionale;  Organizzazioni di Volontariato;  Corpo Nazionale Soccorso Alpino. AmministrazioniAmministrazioni Componenti di P.C.:Componenti di P.C.: (art. 6 L. 22 /92)(art. 6 L. 22 /92)  Regioni;  Province;  Prefetture;  Comuni;  Comunità Montane.
  • 6. ♦ Cosa intendiamo per SISTEMA COMPLESSO? La Protezione Civile non è un solo corpo gerarchizzato, ma un insieme coordinato di tanti gruppi ed Enti specializzati che al proprio interno hanno: - specifici linguaggi, determinate procedure e spiccato senso di appartenenza; - Agiscono per il raggiungimento di un obiettivo sia in situazioni ordinarie (preparazione all’emergenza) che in situazioni di CRISI ORGANIZZAZIONE
  • 7. Comitato Operativo Commissione Grandi Rischi DI.COMA.C. (sul posto) Sala Situazione Italia Centro Funzionale Regionale C.C.S./Coord.Provinciale C.O.M./C.I. Com.Montana C.O.C. sala decisioni e sala operativa dichiarazione stato di emergenza LIVELLO NAZIONALE LIVELLO REGIONALE a c b LIVELLO PROVINCIALE LIVELLO COMUNALE Organizzazione operativa del sistema di protezione civile Comitato Paritetico stato-regioni-enti Comitato di volontariato Centro Funzionale Centrale SOR SOUP L 353/2000 SOI Unità di crisi Commissario delegato C.O.M./C.I. Com.Montana C.O.M./C.I. Com.Montana
  • 8. Protezione Civile Italiana PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’ La peculiarità della P.C. italiana è il coinvolgimento di tutta l’organizzazione dello Stato, al centro e in periferia, ed anche la Società Civile attraverso le organizzazioni di volontariato.
  • 9. PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’ • Esigenza operativa legata alle caratteristiche del territorio italiano che presenta una gamma di possibili rischi di calamità e catastrofi: - l’Italia è un Paese geologicamente molto recente, soggetto a terremoti, frane, erosioni dei versanti ed erosione costiera - Nazione densamente popolata (strade, insediamenti industriali e infrastrutture..) - Patrimonio artistico notevole da salvaguardare
  • 10. I numeri per tipologie di rischio in Italia Il Rischio Sismico 200 terremoti distruttivi a partire dall’anno 1000 Oltre 120.000 vittime nell’ultimo secolo: 120.000 ML di lire di danni negli ultimi 20 anni: Belice 1968 300 vittime Friuli 1976 970 vittime Irpinia 1980 2.750 vittime Il Rischio Vulcanico 2 milioni di persone vivono in aree a rischio: Vesuvio : 600.000 Campi Flegrei: 300.000 Vulcano: 15.000 Etna: intere città a rischio Il Rischio Incendi Boschivi 232.930 incendi negli ultimi 20 anni: Superficie boscata percorsa dal fuoco: ha 1.063.174 Superficie non boscata percorsa dal fuoco: ha 1.663.782 Il Rischio idrogeologico 5.400 alluvioni negli ultimi 80 anni 30.000.0000 £ negli ultimi 20 anni 11.000 frane negli ultimi 80 anni Oltre 100 vittime negli ultimi 3 anni
  • 11. Maggiori eventi di P.C. dal 1943 ad oggi ed evoluzione normativa 1943: Marche, sisma (M: 5.7), 30 morti 1944: Basilicata – Balvano, disastro ferroviario 600 morti 1944: Vesuvio, eruzione vulcanica, 26 morti 1948: Piemonte, alluvione, 49 morti 1948: Garagano, sisma (M: 5.5) D.Lvo 1010/48 1949: Campania, alluvione, 27 morti 1951: Gera Lario (CO), alluvione, 18 morti 1951: Sicilia Orientale, alluvione/frane, 35 morti 1951: Calabria (RC-CZ), alluvione, 77 morti 1951: Polesine, alluvione, 100 morti 1951: Tavernerio (CO), alluvione/frana, 16 morti Legge 3136/52 1953: Marone (BS), alluvione, 10 morti 1953: Reggio Calabria, alluvione, 100 morti 1954: Salerno, alluvione, 297 morti 1962: Loveno (BS), frana, 12 morti Legge 469/61 1962: Irpinia, sisma (M:6.1), 16 morti 1963: Vajont, frana, 1917 morti 1966: Bolzano, alluvione, 13 morti 1966: Trento, alluvione, 22 morti 1966: Belluno, alluvione/frana, 24 morti 1966: Udine, alluvione, 12 morti 1966: Firenze, alluvione, 39 morti Legge 765/67 1968: Belice, sisma (M:6.1), 296 morti 1968: Genova, frana, 19 morti 1968: Piemonte, alluvione/frana, 72 morti 1970: Genova, alluvione, 25 morti Legge 996/70 1941-50 1951-60 1961-70
  • 12. 1971-80 1981-90 1991-2000 1971: Viterbo, sisma(M: 4.6), 21 morti 1973: Mitigliano (NA), frana, 10 morti 1976: Friuli, sisma (M:6.4), 977 morti 1976: Friuli, sisma (M:5.9), 12 morti 1976: Seveso, incidente industriale 1976: Trapani, alluvione, 16 morti 1978: Bologna, frana/trasporti, 47 morti 1978: Val D’Ossola (VB), alluvione/frana, 18 morti 1979: Umbria (Valnerina) sisma (M:5.8), 5 morti 1980: Irpinia, sisma (M:6.8), 2734 morti 1981: Vermicino (RM), 1 morto DPR 66/81 1982-4: Pozzuoli, bradisisma Legge 938/82 1984: Appennino Abbruzzese, sisma (M:5.6) 1985: Tesero (TN), frana, 269 morti Legge 662/85 1985: Senise (PZ), frana, 8 morti Legge 120/87 1986: Palma Campania (NA), frana, 8 morti Legge 349/86 1987: Valtellina, frana, 40 morti Legge 183/89 1990: Sicilia, sisma, (M:5.4), 13 morti Legge 142/90 1992: Zafferana Etnea, eruzione vulcanica Legge 225/92 1994: Piemonte, alluvione, 69 morti 1994:Trecate (NV), esplosione pozzo petrolifero 1996: Versilia, alluvione, 13 morti 1996: Correggio (RE), sisma, M:5.2 1996: Crotone, alluvione, 4 morti 1997: Umbria - Marche, sisma (M:5.9), 11 morti Legge 59/97 1998: Campania, colate di fango, 160 morti Legge 267/98 1999: Campania, colate di fango, 5 morti DLvo 112/98-L 265/99 2000: Soverato (CZ), alluvione, 12 morti DLvo 381/99 2000: Nord Italia, alluvioni/frane, 25 morti DLvo 267/00
  • 13. 2001 - ...... 2001: Catania, eruzione Etna, argini in terra rifugio Sapienza Legge 401/01 Dic. Stat. Em – Grandi Eventi Legge Costituzionale n.3 2002: Macugnaga (VCO), lago epiglaciale 2002: Catania, eruzione Etna 2002: Santa Venerina (CT), sisma (M:3.7) 2002: Molise, sisma (M:5.5), 29 morti Legge 286/02 2002: Nord Italia, alluvioni 2002: Stromboli (ME), eruzione vulcanica e tsunami 2003: Termoli (CB), alluvione 2003: SARS e terrorismo 2003: Taranto, Udine e Siracusa, alluvioni nelle provincie 2003: Interruzione energia elettrica della rete nazionale 2004: Basilicata, Puglia e Calabria, eventi alluvionali 2004: Salò (BS), sisma, M:5.2 2004: Cagliari, Nuoro e Sassari, maltempo 2004: Sud Est Asiatico, maremoto, M:8.5 2005: Nocera Inferiore (SA), frana, 3 morti 2005: Cerzeto (CS), frana Dic.Stat.Em - Missioni Estere 2005: Roma, funerali Papa Giovanni Paolo II Legge 152/05
  • 14. EVOLUZIONE LEGISLATIVA L’evoluzione legislativa e organizzativa della Protezione Civile è l’esito delle tragiche esperienze che hanno dimostrato: -ritardi - Inadeguatezza - Inefficienza Mancanza di organizzazione e di metodo
  • 15. ANNI 70- 80 FORMAFORMA Eventi: Friuli 1976 - Irpinia 1980 • Questo periodo è caratterizzato da due correnti di pensiero. Una voleva istituire un apposito Ministero per la Protezione Civile, mantenendo di fatto una connotazione burocratica rigida ministeriale con un egual "peso" con gli altri Ministeri, aggravando così la competitività già tradizionalmente insita nella pubblica amministrazione. L'altra invece voleva un organismo snello, collocato in un ambito sovraministeriale, capace di coordinare quello che il Paese già possedeva ma che ,fino a quel momento, non riusciva a coordinare.
  • 16. ANNI 80 -90 NORMANORMA • 1980-2000 In questo periodo il legislatore attua norme che vanno da una parte a rafforzare il ruolo del Dipartimento in seno alla Presidenza del Consiglio (L.400/88, L.225/92,L.286/02) e dall'altra la giusta tendenza al decentramento amministrativo (L.183/89, L.142/90, L.59/97, DL 112/98, L.267/00, Legge costit. n.3/01, L.401/01). In pratica si colmano, sia per lo stato centrale che per le Regioni e le autonomie locali, le norme per regolamentare le attività di tutto il sistema di Protezione Civile. Non ci sono più incertezze su chi e dove si coordina il sistema complesso, occorre solo applicare e interpretare le norme e realizzare conseguenti programmi e piani di emergenza.
  • 17. ANNI 90 -2000 METODOMETODO • Oggi il problema principale è quello di governare l'evoluzione che il nostro sistema di PC ha raggiunto. Si tratta di condividere linguaggi e procedure all'interno di un unico metodo di lavoro. Per applicare tale metodo su tutto il territorio si dovrà, da una parte organizzare una organica formazione del personale di tutto il sistema e dall'altra, programmare comuni innovazioni tecnologiche tali da consolidare e migliorare la relazione istituzionale tra i vari livelli di coordinamento di PC, al fine di interfacciare sempre più conoscenze, esperienze e risorse. Necessità di costituire una classe dirigente nel sistema di protezione civile; criteri per la pianificazione.
  • 18. METODO ♦ Si tratta di acquisire un METODO di direzione tale da potere governare l’INCERTEZZA in una situazione di CRISI
  • 20. ORGANIZZAZIONE SISTEMA COMPLESSO Amministrazioni ComponentiAmministrazioni Componenti di P.C.:di P.C.: (art. 6 L. 22 /92)(art. 6 L. 22 /92)  Regioni;  Province;  Prefetture;  Comuni;  Comunità Montane.
  • 21. Il decreto Bassanini D. lgs. 112/98 Con tale decreto sono state operate concrete modifiche all’impianto normativo della L. n° 225/92, variando l’assetto della ripartizione delle competenze amministrative tra Stato, Regioni ed enti locali e trasferendo alle regioni ed enti locali tutte le funzioni che non siano riservate espressamente allo Stato. Si tratta, come appare evidente, dell’applicazione della politica del decentramento anche nel campo della protezione civile. Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle Regioni ed agli enti locali
  • 22. Il decreto Bassanini D. lgs. 112/98 I compiti conferiti allo Stato indirizzo, promozione, coordinamento I compiti conferiti alla Regione attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall’imminenza di eventi di “tipo b”, avvalendosi anche del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; organizzazione ed utilizzo del volontariato I compiti conferiti alla Provincia previsione e prevenzione in ambito provinciale pianificazione provinciale vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di P.C. di servizi urgenti da attivare in caso di emergenza I compiti conferiti al Comune attività di previsione dei rischi provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi predisposizione di piani comunali attivazione dei primi soccorsi utilizzo del volontariato di protezione civile comunale
  • 23. Il Sindaco è l’Autorità comunale di Protezione Civile. (L. 225/92 e D.L.vo 112/98) A livello comunale il Sindaco è il primo responsabile della Protezione Civile. Ha il compito di organizzare le risorse comunali secondo i piani prestabiliti specifici per il suo territorio. 1- valutare la portata dell’evento 2- definire le risorse necessarie: le risorse locali sono sufficienti? 3- allertare i livelli provinciali, regionali e nelle situazioni più gravi il livello nazionale
  • 24. Attività e compiti della protezione civile (L 225 del 24 Febbraio 1992)
  • 25. LA PREVISIONE Richiede un sistema di reti che collegano la Protezione Civile ai centri nazionali di ricerca scientifica, a sistemi tecnologici di raccolta dati, centri di elaborazioni: reti radar per previsioni metereologiche, rete nazionale dei sismografi, monitoraggio attività vulcani • attività di studio per determinare le cause dei fenomeni calamitosi; • identificazione dei tipi di rischi; • individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi. Predisporre le mappe dei rischi La previsione permette interventi tempestivi e opportuni, ad esempio evacuazioni.
  • 26. LA PREVENZIONE • attività volte ad evitare o a ridurre al minimo le possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi sulla base delle conoscenze acquisite con le attività di previsione; • promuovere e curare l’educazione della popolazione all’autoprotezione. RUOLO CENTRALE DEI CITTADINI E DELL’INFORMAZIONE
  • 27. PIANIFICAZIONE I Piani di emergenza devono recepire i programmi di previsione e prevenzione, le informazioni relative ai processi fisici che causano le condizioni di rischio, ai precursori, agli eventi e agli scenari. Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione dei possibili scenari di rischio per l’attuazione delle strategie di intervento per il soccorso e il superamento dell’emergenza razionalizzando e mirando l’impiego di uomini e mezzi. La pianificazione di emergenza è l’elaborazione coordinata delle procedure operative d’intervento da attuarsi in caso si verifichi l’evento atteso contemplato in un apposito scenario.
  • 29. L’emergenza è sempre caratterizzata da incertezza pertanto occorre avere: • La visione generale delle caratteristiche del sistema di protezione civile (formazione generalista); • un metodo di base condiviso con i vari livelli di responsabilità; • obiettivi operativi rispetto al tempo (pianificazione di emergenza flessibile); • capacità di relazione con le strutture operative e componenti di protezione civile (artt 11 e 6 L 225/92); CARATTERISTICHE DELL’EMERGENZA
  • 30. I 3 obiettivi di base per conseguire un successo di “ Protezione Civile”: 1 – COORDINAMENTO 2 – COMUNICAZIONE 3 - GESTIONE DELLE RISORSE
  • 31. COORDINAMENTO: Capacità di relazione (comando, comunicazione, conoscenza delle norme e degli scenari, individuazione degli obiettivi). Direzione unitaria delle operazioni di emergenza, attraverso il coordinamento di un sistema complesso, non una visione settoriale dell’intervento. COMUNICAZIONE: Interna al sistema: chiarezza delle procedure dei soggetti che vi partecipano; costante scambio di informazione fra il sistema centrale e periferico nell’ambito del SNPC. Esterna al sistema: comunicazione alla popolazione, percezione del rischio, rischio accettabile, rapporti con i mass-media GESTIONE DELLE RISORSE Passaggio dalla cultura del censimento alla cultura della disponibilità. Utilizzo razionale e tempestivo delle risorse realmente disponibili e della reperibilità degli uomini e dei mezzi adatti all’intervento
  • 32. COMUNICAZIONE Interna al sistema dei soccorsi. Il nostro sistema complesso è composto da numerose strutture operative (Artt. 6 e 11, L. 225/92), caratterizzate da: gerarchie, linguaggi, procedure e ruoli operativi ben distinti e, per tradizione “amministrativa”, difficilmente riescono a dialogare tra di loro. E’ necessario creare sistemi federati di banche dati e condivisione di sistemi di comunicazioni in emergenza. Esterna verso i cittadini. Questa comunicazione risente, ancor oggi, della storica diffidenza dei cittadini verso le istituzioni. Per accrescerne la fiducia occorre personalizzare l’informazione alla popolazione che vive in aree a rischio con linguaggi diretti, semplici e chiari. Si aumenta così la “percezione del rischio” (conoscenza, coscienza e autodifesa), che porta ad affermare, in ogni porzione di territorio, il concetto di “rischio accettabile”, che non è una formula matematica, ma un patto tra istituzioni preposte al soccorso e la popolazione residente in aree critiche.
  • 33. Analisi del ruolo dei Mass-media e delle informazioni in situazioni di crisi: Catastrofe - Tragedia - Dramma - Disastro - Calamità - Sciagura Terra inquieta - Sventura - Male oscuro - Sferzata crudele - Ventata distruttiva - Bombardamento sismico – Sobbalzo catastrofico, tradimento sciagurato - Catastrofe cosmica - Fatale 6 Maggio - Via crucis sui monti maledetti - Esplosione di malumore della terra, eco prolungata e spaventosa della furia geologica - La maledizione che si sta abbattendo su questa terra - Forze scatenate della natura contro la quale non esiste difesa - Che brutto destino, porcaccia, malora! E non c’è niente da fare, non vi è forza che si possa opporre. (Titoli quotidiani Terremoto in Friuli, 1976)
  • 34. Gli effetti reali di un evento vengono conosciuti col passare del tempo, perciò occorre governare la comunicazione in modo progressivo. Sotto la spinta di capi o Mass-media si tende a dare, invece, risposte immediate, precise e puntuali, anche se non si hanno dati certi… E’ meglio comunicare che non conosciamo adesso tutto, ma che con il tempo potremmo risolvere il problema.
  • 36. Managment • GESTIRE L’INCERTEZZA Le decisioni vengono prese da un ristretto gruppo di esperti, accomunati da un metodo, poiché le emergenze non sono mai uguali, lo scenario presto può modificarsi. • COORDINARE CON TOLLERANZA Non è possibile controllare tutto il sistema, dalla A alla Z, c’è sempre un margine di non controllo • ELABORARE PIANI DI EMERGENZA Individuando, con flessibilità: – Obbiettivi, bisogni che devono essere convertiti in servizi, in poco tempo, in base allo scenario iniziale. – Procedure, descritte con linguaggi condivisi. – Chiarezza, nei ruoli istituzionali.
  • 37. COMPETENZA PERSONALE Determina il modo in cui controlliamo noi stessi Consapevolezza di se Comporta la conoscenza dei propri stati interiori – preferenza, risorse, intuizioni •Consapevolezza emotiva: riconoscimento delle proprie emozioni e dei loro effetti; •Autovalutazione accurata: conoscenza dei propri punti di forza e dei propri limiti; •Fiducia in se stessi: sicurezza nel proprio valore e nelle proprie capacità; Padronanza di se Comporta la capacità di dominare i propri stati interiori, i propri impulsi, le proprie risorse. •Autocontrollo: dominio di emozioni e degli impulsi distruttivi; •Fidatezza: mantenimento di standard di onestà ed integrità; •Coscenziosità: assunzione della propria responsabilità per quanto attiene alla propria prestazione; •Adattabilità: flessibilità nel gestire il cambiamento; •Innovazione: capacità di sentirsi a proprio agio e di avere un atteggiamento aperto di fronte a idee, approcci ed informazioni nuove. Motivazione Comporta tendenze emotive che guidano o facilitano il raggiungimento di obbiettivi •Spinta alla realizzazione: impulso a migliorare o a soddisfare uno standard di eccellenza; •Impegno: adeguamento agli obbiettivi del gruppo o dell’organizzazione; •Iniziativa: prontezza nel cogliere le occasioni; •Ottimismo: costanza nel perseguire i propri obbiettivi nonostante ostacoli ed insuccessi.
  • 38. COMPETENZA SOCIALE Determina il modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri Empatia Comporta la consapevolezza dei sentimenti delle esigenze e degli interessi altrui •Comprensione degli altri: percezione dei sentimenti e delle prospettive altrui; interesse attivo per le preoccupazioni degli altri; •Assistenza: anticipazione, riconoscimento e soddisfazione delle esigenze del cliente; •Promozione allo sviluppo altrui: percezione delle esigenze di sviluppo degli altri e capacità di mettere in risalto e potenziare le loro abilità; •Sfruttamento delle diversità: saper coltivare le opportunità offerte da persone di diverso tipo; •Consapevolezza politica: saper leggere ed interpretare le correnti emotive ed i rapporti di potere di gruppo. Abilità sociale Comportano abilità nell’indurre risposte desiderabili negli altri •Influenza: impiego di tattiche di persuasione efficienti; •Comunicazione: invio di messaggi chiari e convincenti; •Leadership: capacità di ispirare a guidare gruppi e persone; •Catalisi del cambiamento: capacità di iniziare o dirigere il cambiamento; •Gestione del conflitto: capacità di negoziare e risolvere situazioni di disaccordo; •Costruzione di legami: capacità di favorire ed alimentare relazioni utili; •Collaborazione e cooperazione: capacità di lavorare con altri verso obiettivi comuni; •Lavoro in team: capacità di creare una sinergia di gruppo nel perseguire obiettivi comuni.
  • 39. Svolgimento di esercitazioni L’esercitazione è il mezzo, fondamentale, per tenere aggiornate sia le conoscenze del territorio, che l’adeguatezza delle risorse (uomini e mezzi) e per verificare il modello di intervento.
  • 40. Come si organizza un’esercitazione Le esercitazioni di PC, organizzate da Organi, Strutture e Componenti del SNPC possono essere svolte a livello nazionale, regionale, provinciale, e comunale. Sono classificate in: A – Esercitazioni per posti di comando e telecomunicazioni Quando coinvolgono unicamente gli organi direttivi e le reti di comunicazione B – Esercitazioni operative Quando coinvolgono solo le strutture operative con l’obiettivo specifico di testarne la reattività, o l’uso dei mezzi e delle attrezzature tecniche d’intervento C – Esercitazioni dimostrative Movimenti di uomini e mezzi con finalità insita nella denominazione D – Esercitazioni miste Quando sono coinvolti uomini e mezzi di Amministrazioni ed Enti diversi
  • 41. Informazione alla popolazione La conoscenza del Piano di emergenza da parte della popolazione è l’elemento fondamentale per rendere un Piano efficace. L’informazione alla popolazione deve essere caratterizzata da uno stretto rapporto tra conoscenza-coscienza-autodifesa: • conoscenza: intesa come adeguata informazione scientifica dell’evento mediante l’uso corretto dei mass-media; • coscienza: presa d’atto della propria situazione di convivenza in una situazione di possibile rischio presente in un determinato territorio; • autodifesa: adozione di comportamenti corretti in situazioni estreme.
  • 42. IL VOLONTARIO NELLA PROTEZIONE CIVILE Rappresenta l’espressione di una moderna coscienza collettiva del dovere di solidarietà, una nuova forma di partecipazione e di cittadinanza attiva. Sia in situazioni di emergenza Sia come conoscenza e rispetto del territorio
  • 43. IL VOLONTARIO NELLA PROTEZIONE CIVILE Nasce sotto la spinta delle grandi emergenze (Firenze 1966, terremoti Friuli 1976 e Irpinia 1980) Negli anni aumenta sempre più il suo ruolo nella PC La mobilitazione dei cittadini mostra la mancanza di un sistema pubblico organizzato
  • 44. IL VOLONTARIO NELLA PROTEZIONE CIVILE Le Organizzazioni di Volontariato possono assumere la forma giuridica di: A- ASSOCIAZIONI B- GRUPPI COMUNALI Entrambe iscritte in appositi registri
  • 45. ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE Ogni organismo liberamente costituito, senza fini di lucro che svolge attività di previsione, prevenzione e soccorso in caso di eventi calamitosi, con prestazioni personali, volontarie e gratuite Attività di formazione della coscienza di PC
  • 46. GRUPPI COMUNALI Sono un diretta emanazione dell’Amministrazione comunale che costituisce il gruppo con propria delibera e ne approva anche il regolamento
  • 47. Albo Regionale del Volontariato al 2005Albo Regionale del Volontariato al 2005 PROVINCIA GRUPPI COMUNALI ASSOCIAZIONI VOLONTARI BERGAMO 16 28 1.380 BRESCIA 34 63 2.725 COMO 35 11 1.500 CREMONA 5 15 480 LECCO 24 9 800 LODI 27 2 500 MANTOVA 6 25 1.140 MILANO 44 66 2.500 PAVIA 48 22 2.500 SONDRIO 24 5 640 VARESE 69 17 2.000 TOTALETOTALE 332332 263263 16.16516.165 Il Volontariato di Protezione Civile
  • 48. COME DIVENTARE VOLONTARI • È necessario essere iscritti presso le organizzazioni di volontariato protezione civile : 1- individuare sul proprio territorio un’associazione o chiedere al proprio Comune se esiste un Gruppo comunale di PC 2- informarsi sull’ambito prevalente di operatività: assistenziale, cinofilo, logistico, radiocomunicazioni, sanitario, soccorso alpino 3- Partecipare alla formazione e addestramento
  • 49. Per richiedere informazioni • Dipartimento della Protezione Civile – ufficio volontario – Roma – 06/68201 • Regione Lombardia – Servizio Protezione Civile – Milano www.protezionecivile.regione.lombardia.it
  • 50. SERVIZIO CIVILE E PROTEZIONE CIVILE Circolare del 30 settembre 2004 6. Temporanea modifica della sede di servizio 6.2 In occasione di emergenze di protezione civile – sia nella fase della calamità che in quella post emergenziale – o di missione umanitarie, l’ente può impiegare i volontari, per un periodo non superiore ai trenta giorni, previa acquisizione in forma scritta del loro consenso ed autorizzazione dell’Ufficio nazionale, presso altre sedi dello stesso ente in Italia o all’estero, per interventi organizzati dall’Ente stesso. L’ufficio nazionale garantisce il rimborso delle spese di vitto e alloggio nonché delle spese di viaggio limitatamente all’andata e ritorno. Resta a carico dell’ente la stipula di apposita assicurazione per i rischi connessi alle attività svolte in altre sedi.
  • 51. STATO ESTERO EVENTO DATA NUCLEO Messico terremoto settembre 1985 operativo Colombia eruzione vulcanica novembre 1985 operativo Grecia incendio deposito carburante febbraio 1986 valutazione Camerun emissione gas lago vulcanico agosto 1986 operativo Grecia terremoto settembre 1986 valutazione El Salvador terremoto ottobre 1986 operativo Ecuador terremoto marzo 1987 operativo Armenia terremoto dicembre 1988 operativo Portogallo sciagura aerea febbraio 1989 collegamento Cuba sciagura aerea settembre1989 collegamento Romania rivoluzione dicembre 1989 collegamento Jugoslavia conflitto etnico gennaio 1991 collegamento Turchia terremoto marzo 1992 operativo Egitto terremoto ottobre 1992 valutazione California terremoto gennaio 1994 valutazione Giappone terremoto gennaio 1995 valutazione Grecia terremoto giugno 1995 operativo Ucraina disastro ecologico luglio 1995 operativo Colombia terremoto gennaio 1999 valutazione Albania missione arcobaleno apr.-sett. 1999 operativo Turchia terremoto agosto 1999 operativo Grecia terremoto settembre 1999 operativo Elenco emergenze Internazionali di Protezione Civile
  • 52. STATO ESTERO EVENTO DATA NUCLEO Francia,Dordogna nubifragi dicembre 2000 operativo Libia incendio raffineria marzo 2002 valutazione Repubblica Ceca nubifragi agosto 2002 supporto logistico Albania nubifragi settembre 2002 supporto logistico Algeria terremoto maggio 2003 operativo Francia meridionale incendi boschivi l luglio 2003 operativo Francia, Corsica incendi boschivi luglio 2003 operativo Slovenia incendi boschivi luglio 2003 operativo Portogallo incendi boschivi agosto 2003 operativo Francia meridionale nubifragi novembre 2003 operativo Iran terremoto dicembre – gennaio2003/04 operativo Mali emergenza umanitaria marzo 2004 operativo Albania emergenza umanitaria giugno 2004 valutazione Marocco terremoto febbraio 2004 operativo Ossezia attacco terroristico settembre 2004 operativo Sud-est asiatico terremoto e tsunami dicembre 2004 operativo New Orleans uragano settembre 2005 operativo Angola emergenza umanitaria settembre 2005 operativo Sudan emergenza umanitaria settembre 2005 operativo Pakistan terremoto ottobre 2005 operativo Indonesia terremoto/eruzione vulcanica giugno 2006 valutazione Libano emergenza umanitaria agosto 2006 supporto logistico Elenco emergenze Internazionali di Protezione Civile
  • 53. LA MISSIONE ARCOBALENO E’ stata ideata dal Governo italiano nel 1999, nel corso della guerra in Kosovo, allo scopo di alleviare le sofferenze della popolazione locale che, per motivazioni di natura etnica, aveva dovuto trovare rifugio nei campi profughi di Valona in Albania
  • 54. IL TERREMOTO-MAREMOTO DEL SUD-EST ASIATICO (26-12-2004) UN EVENTO GLOBALE
  • 55. 26 dicembre 2004 7.58 ora locale (GMT) 1.58 ora italiana Arriva la notizia del terremoto e dell’enorme energia elastica rilasciata dall’evento (M = 9) La gravità della situazione è stata immediatamente avvertita in Italia dalla Protezione Civile sulla base delle dimensioni dell’evento e dei fattori che determinano il rischio in quelle regioni, quali: • elevata pericolosità • alta vulnerabilità degli edifici • alta esposizione in particolare in questa stagione
  • 56.
  • 57. VULNERABILITA’VULNERABILITA’ Estrema fragilità delle costruzioni in area costiera, dove le strutture legate al turismo sono localizzate sul mare Mancanza di conoscenze del fenomeno tsunami e completa assenza di informazione sui comportamenti da adottare in emergenza Diffusa debolezza del sistema di risposta locale di protezione civile
  • 58. ESPOSIZIONEESPOSIZIONE circa 5.000 italiani circa 5.000 francesi 10.000 Regno Unito 2.500 svizzeri 1.500 austriaci 1.000 belgi ZONE DENSAMENTE POPOLATE particolarmente elevata in questo periodo dell’anno la presenza di turisti stranieri nelle regioni colpite dallo tsunami; rilevante è il flusso di europei, ad esempio: 20.000 svedesi
  • 59. Dall’analisi dei fattori di rischio è stato attivato l’intervento della Protezione Civile nelle aree colpite seguendo le medesime attività in risposta ad un evento sul territorio nazionale.
  • 60.
  • 61. MALDIVE, Malè 27 DICEMBRE - 6.40 ora italiana ARRIVO DEI NUCLEI DI INTERVENTO DELLAARRIVO DEI NUCLEI DI INTERVENTO DELLA PROTEZIONE CIVILEPROTEZIONE CIVILE SRI LANKA, Colombo 27 DICEMBRE - 6.40 ora italiana THAILANDIA, Phuket 27 DICEMBRE - 21.45 ora italiana
  • 62. ASSISTENZA E RIMPATRIO DEGLI ITALIANIASSISTENZA E RIMPATRIO DEGLI ITALIANI PONTE AEREO ITALIANO 26 dicembre – 3 gennaio Passeggeri italiani 3967 Passeggeri stranieri 341 TOTALE 4308 MALDIVE: 3142 passeggeri TAILANDIA: 579 passeggeri SRI LANKA: 587 passeggeri
  • 63. L’ARRIVO DEI PRIMI AIUTI DELLA PROTEZIONE CIVILE PER LO SRI LANKA 7 gennaio due C-130 AM 90 tende PI-88 28-30 dicembre due voli di linea 150 tende, farmaci e materiale sanitario di primo soccorso (10 tonnellate) 7 gennaio un cargo natante per il pattugliamento delle coste 110 tende PI-88 sistema satellitare e ponti radio offerte delle Regioni italiane: potabilizzatori, imbustatrice per acqua, dissalatori, nebulizzatore medicinali, materiale e apparecchiature sanitarie per i PMA e l’ospedale di Matara (30 tonnellate) materiale scolastico e cancelleria 9 gennaio volo di linea offerte delle Regioni italiane: medicinali e materiale sanitario di primo soccorso (10 tonnellate) 18 gennaio volo di linea 230 tende PI-88 offerte dalla Regione Calabria
  • 64.
  • 65. La comunicazione attraverso i mezzi satellitari consente: • il contatto continuo con la nostra struttura in Italia a vantaggio della qualità del lavoro svolto • la rapida diffusione delle informazioni anche attraverso radio, televisione e internet • ma anche il verificarsi di un “ritorno” di informazioni errate che possono scatenare panico nella popolazione delle aree colpite dallo tsunami
  • 66.
  • 67. COORDINAMENTO MONDIALE sul postoCOORDINAMENTO MONDIALE sul posto dell’EMERGENZAdell’EMERGENZA Per la prima volta numerose nazioni diverse partecipano in coordinamento alla gestione dell’emergenza
  • 68. BANCA DATI GLOBALE DEL DNABANCA DATI GLOBALE DEL DNA Un comitato internazionale viene creato per procedere all’identificazione delle vittime attraverso la definizione del DNA di ciascuno Vengono diffuse sui siti internet le fotografie delle vittime al fine di accelerare il riconoscimento delle salme
  • 69. buddisti, induisti, musulmani, cristiani … stanno operando per la solidarietà insieme senza distinzione di casta, credo politico o religioso EVENTO CHE SCUOTE LE COSCIENZE DELLE PIU’ GRANDIEVENTO CHE SCUOTE LE COSCIENZE DELLE PIU’ GRANDI RELIGIONI DEL MONDO E DI RAZZE DIVERSERELIGIONI DEL MONDO E DI RAZZE DIVERSE La tragedia è interpretata come segno divino di disapprovazione e come opportunità di prova di fede dai musulmani. Davanti a una simile tragedia possiamo solo inchinarci davanti al mistero della imperscrutabile volontà di Dio. I buddhisti percepiscono il mondo in termini di flusso e mutamento, accettando ed accogliendo ogni evento, apparentemente inspiegabile, con serenità emotiva e mente aperta. Gli induisti riconoscono un ciclo vitale naturale del quale fanno parte la nascita, la creazione, ma anche la distruzione necessaria perché la vita continui. Il credo cristiano è fondato su un Dio che soffre con noi e ci spinge a trovare in questo evento forza, speranza e incoraggiamento per il futuro
  • 70. Perché gli interventi di Protezione Civile sono sempre identificati nelle fasi di emergenza e mai nel lavoro silenzioso delle attività di “previsione” e “prevenzione”? Perché scegliamo le immagini che documentano la “morte in diretta”, “l’eccesso di realismo” dell’azione dei soccorritori nella comunicazione, durante gli interventi emergenziali di Protezione Civile? E’ un difetto solo del nostro paese o è un problema più generale, che riguarda anche altri popoli che affrontano una crisi dovuta ad un evento catastrofico? Quasi tutte le “norme” per la sicurezza del territorio e dei cittadini, da ogni rischio, in qualsiasi parte del mondo, sono il frutto di un opportunità colta a seguito di un’emergenza e quasi mai da programmi stabiliti in situazioni ordinarie. ANTIFONA
  • 71. “C’è una geografia dell’Italia disegnata dalle disgrazie: straripa il Po e scopriamo il Polesine; un’altra alluvione mette in mostra i dolori della Calabria o di Salerno; sussulta la terra, impariamo i nomi sconosciuti: Gibellina o Folgaria. Non sono dei retori quelli che affermano che noi viviamo sugli slanci, sulla fantasia e, quando è possibile, sulla buona sorte: ci mostriamo smarriti e sprovveduti davanti all’inflazione, al disordine della società e alle forze della natura” (Enzo Biagi)
  • 72. Definizione e classificazione dei disastri CATASTROFE: E’ un evento non importa di quale entità e con quali conseguenze sia sulle persone che sulle cose, provocato vuoi da cause naturali che da azioni umane, nel quale però le strutture fondamentali della società rimangono nella loro quasi totalità intatte, efficienti ed agibili CALAMITA’: E’ un evento naturale o legato ad azioni umane, nel quale tutte le strutture fondamentali della società sono distrutte o inagibili su un ampio tratto del territorio
  • 73. Le grandi catastrofi del globo: • Terremoti • Eruzioni vulcaniche • Cicloni ed uragani • Inondazioni • Incendi di boschi e foreste • Valanghe Le catastrofi delle costruzioni dell’uomo: per l’acqua: • Rottura di sbarramenti idraulici • Rottura di dighe fluviali o marine per il fuoco: • Incendi di grandi insediamenti urbani industriali o portuali • Incendi di grandi serbatoi umani (stadi, grandi immobili, grandi magazzini) per l’aria, l’acqua, il fuoco e i tossici associati: • Catastrofi minerarie • Catastrofi di grandi mezzi di locomozione (marittimi, ferroviari, aerei) • Catastrofi di grandi insediamenti ( teatri, stadi, grandi magazzini) Differenti tipi di catastrofe in tempo di pace (Favre, 1978)
  • 74. Art. 18 Volontariato 1. Il Servizio nazionale della protezione civile assicura la più ampia partecipazione dei cittadini, delle associazioni di volontariato e degli organismi che lo promuovono all'attività di previsione, prevenzione e soccorso, in vista o in occasione di calamità naturali, catastrofi o eventi di cui alla presente legge. 2. Al fine di cui al comma 1, il servizio riconosce e stimola le iniziative di volontariato civile e ne assicura il coordinamento. 3. Con decreto del Presidente della Repubblica, da emanarsi, secondo le procedure di cui all'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero, per sua delega ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della presente legge, del Ministro per il coordinamento della protezione civile, si provvede a definire i modi e le forme di partecipazione delle associazioni di volontariato nelle attività di protezione civile, con l'osservanza dei seguenti criteri direttivi: a) la previsione di procedure per la concessione alle associazioni di contributi per il potenziamento delle attrezzature ed il miglioramento della preparazione tecnica; b) la previsione delle procedure per assicurare la partecipazione delle associazioni all'attività di predisposizione ed attuazione di piani di protezione civile; c) i criteri già stabiliti dall'ordinanza 30 marzo 1989, n. 1675/fpc, del Ministro per il coordinamento della protezione civile, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 1989, d'attuazione dell'articolo 11 del decreto-legge 26 maggio 1984, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 1984, n. 363, in materia di volontariato di protezione civile, in armonia con quanto disposto dalla legge 11 agosto 1991, n. 266. Comitato nazionale volontariato (L. n. 225/92 art. 18)