Lezione che affronta il tema della varietà nel teatro di Plauto, prendendo in esame due brani: uno tratto dall'Amphitruo e l'altro dal Miles Gloriosus. La lezione si chiude con un confronto tra Plauto e Pasolini, che tradusse in dialetto romanesco il Miles Gloriosus.
Lezione che affronta il tema della varietà nel teatro di Plauto, prendendo in esame due brani: uno tratto dall'Amphitruo e l'altro dal Miles Gloriosus. La lezione si chiude con un confronto tra Plauto e Pasolini, che tradusse in dialetto romanesco il Miles Gloriosus.
Le produzioni della Compagnia Teatrale Ibuka Amizero desiderano raccontare storie di donne e di uomini, dando voce a chi non ha voce.
La compagnia crede nel narrare attraverso l'insieme di linguaggi.
I temi scelti dalla compagnia toccano la sensibilità del gruppo e vengono tradotti in linguaggio teatrale dopo un approfondito lavoro di ricerca e documentazione.
I testi e la maggior parte delle musiche degli spettacoli sono creati dalla compagnia stessa.
La compagnia si avvale da anni della supervisione registica e artistica di Matteo Destro, dell’ATELIER Mask Movement Theatre.
Un ponte tra i popoli della terra - IC POLO 2 GALATINA (Le)Ada Vantaggiato
Una raccolta di storie, poesie e messaggi d'autore a sfondo interculturale frutto della fantasia degli alunni delle classi 4^ A e 4^ B (scuola primaria di Noha) dell'I.C. POLO 2 Galatina (Le), aderendo al Progetto d'Istituto Unesco
"Educare alla diversità … fonte di ricchezza", svolto nell'A.S. 2013/14.
2. GOZZANO E IL CREPUSCOLARISMO
La poesia crepuscolare è una poesia dai toni dimessi.
Il crepuscolarismo ebbe due centri di diffusione: Roma e Torino.
Nelle poesie dei crepuscolari sono comuni i motivi quotidiani: la
vecchiaia debole e smemorata, la vita di provincia, la noia delle
domeniche, tutto rievocato attraverso un linguaggio dimesso e
prosaico, tendenzialmente vicino al parlato.
Guido Gozzano (Torino, 1833-1916), oltre alle strutture narrative,
predilige l’uso dell’ironia, attraverso la quale crea un forte distacco tra
ciò che dice e la realtà di cui vuole parlare.
3. Io sono innamorato di tutte
le signore
che mangiano le paste nelle
confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un’altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!
L’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m’è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le
signore
che mangiano le paste nelle
confetterie.
LE GOLOSE
4. COSA RACCONTA LA POESIA?
La poesia racconta signorine di buona società (le confetterie
non erano accessibili a tutti) che perdono la compostezza e
si avventano sui vassoi come bambine. Il poeta le spia con
occhio tenero e ironico e desidera baciarle sulle labbra
sporche di dolce, lamentandosi di non poterlo fare, non
potendo infrangere le norme sociali. C'è tutto un gioco di
veli e distanze: il poeta che spia e le signorine che resistono
prima che la golosità le trascini. E dopo che la visione si è
compiuta, la conclusione fa ricadere il velo, inibendo le
intenzioni del poeta.
5. LA «POSIZIONE» DEL POETA
Il poeta osserva le signorine, si dichiara
innamorato, vorrebbe baciarle. La poesia è
percorsa da una tensione giocosa e
sensuale, costituita dalla musica, dalla
lingua e dall'ironia, usata mentre parla
della gioia delle piccole cose. Gozzano
sale sulla scena truccato e vestito per la
recita e dice: «Io sono innamorato di tutte
le signore / che mangiano le paste nelle
confetterie», mentre gioca a fare
l'innamorato. Fa divertire, sognare e
incanta due volte: per la composizione
virtuosa e per l'intelligenza.
6. LA LINGUA E LA FORMA
La lingua scelta contribuisce a
instaurare la distanza del poeta e
permette atmosfere senza tempo,
situazioni insieme concrete ed
oniriche e ha la funzione di colorare anche
le cose più trite con
tinte accattivanti.
Da notare, ad esempio, i seguenti
termini: niun, abbadare,
superliquefatte, cioccolatte, dita
confetturate, bocche intatte e giulebbe.
La forma è chiusa, con strofe di sette
sillabe contornate all’ inizio e alla fine da
versi di quattordici sillabe; all’interno
commedia e scherzo.