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DICEMBRE 2011
Gli spettacoli da vivere insieme
IL CALENDARIO
  Informazioni sui biglietti:
  www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624




INTERAZIONI      Antonio Rezza
sa 3 dicembre    7-14-21-28


SCUOLA           Giallomare Minimal Teatro
A TEATRO         ACCADUEO’
me 7 dicembre

INTERAZIONI      E.R.T. Fondazione
ve 9 dicembre    Menoventi
                 L’UOMO DELLA SABBIA

SINFONICA        Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
sa 10 dicembre   direttore Semyon Bychkov


UNDER 12         Ravenna Teatro Drammatico Vegetale
do 11 dicembre   ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO


PROSA            Anna Bonaiuto
ma 13 dicembre   LA BELLE JOYEUSE
me 14 dicembre

NOTE DI SALA     Coppelia: incontro con Fabrizio Monteverde
ve 16 dicembre


DANZA            Compagnia Junior Balletto della Toscana
ve 16 dicembre   COPPELIA


NOTE DI SALA     MI CHIAMO ERIK SATIE
lu 19 dicembre   conferenza-spettacolo




      Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone
      Seguici su facebook!
                                                              1
7-14-21-28
                          di Flavia Mastrella, Antonio Rezza

                          con Antonio Rezza
                          e con Ivan Bellavista
                          (mai) scritto da Antonio Rezza
                          un habitat di Flavia Mastrella

                          assistente alla creazione Massimo Camilli
                          disegno luci di Maria Pastore
    sabato
    3 dicembre 2011       una produzione
    ore 20.45             Teatro 91 - Fondazione Teatro Piemonte Europa -
                          RezzaMastrella
    Abbonamenti:
    - Fidelity platinum
    - Interazioni A
    - Interazioni B
                          La (non) storia

                          Un uomo apparentemente indifeso, disinteressato ai problemi
                          della società che lo circonda, subisce una vita priva di sentimento.
                          Dopo una lunga malattia si separa dalla donna amata e contesta
                          i ritmi dell’affidamento minorile. Intorno a lui una realtà confu-
                          sionale, molto simile alla dittatura, gli rende il quotidiano insop-
                          portabile. Unica presenza reale è quella di un portatore d’acqua
                          che lo fa rifocillare. Stanco di vivere in solitudine, il Protagonista
                          cerca conforto in una donna che strilla e in un bambino che urla,
                          ma anche questo secondo tentativo di vita borghese naufraga tra
                          isterismi e crisi interiori. Sopraffatto dall’esistenza di ogni giorno
                          inizia a esercitarsi spiritualmente per fortificare le proprie creden-
                          ze. Contemporaneamente rovista nella sua infanzia alla ricerca
                          di un’identità, rivive e si frastaglia in personaggi provvisori fino a
                          diventare numero, fino a confondersi con lo spazio in balia delle
                          cifre così care alla civiltà contemporanea che si regge sul calcolo
                          e sulla menzogna programmata.
                          Nei ritagli di tempo si fa bello per piacere a chi non piace. E ap-
                          pena tenta il confronto con la favola, incontra il capriolo, una pre-
                          senza naturale che lo conduce a un urlo liberatorio e definitivo.

                                                              Flavia Mastrella - Antonio Rezza

                          Escalation e Tentennamento

                          Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci
                          tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogram-
                          ma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari
                          diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in ver-
                          ticale si muove solo l’uomo.
                          Il rosso sanguigno della seta brillante rende inquieta l’atmosfera
                          e accoglie l’uomo urlante e stremato che incede, comico suo mal-
                          grado, verso le trappole di un ordine precostituito.
2
L’ideogramma, di ispirazione cinese, è scritto con oggetti a noi
familiari durante l’infanzia... scultura sprigiona metafora...ed è
proprio la metafora a tenere insieme anche la storia.
Il compagno di gioco affianca l’inconsapevole eterno bambino
che è costretto a cedere a una realtà biologica e numerica che lo
spinge inevitabilmente dove il vigore del suo tempo vuole.

                                                    Flavia Mastrella

Il Salto in gola

Salti in lato e sui contorni: perdita del significato residuo e parola
alle cifre dello sterminio. Inutile pensare a chi moriva ieri quando
lo sterminio è in pieno corso.
Lo spazio è come un numero, per chi si vuole perdere, per chi
rinuncia al filo del discorso che è lo stesso filo che ti impicca. Il
corpo si è dato alla gola che raschia ormai nell’intimo. Il fianco
duole ancora per una nuova ed eterna alleanza. Qui non si rac-
conta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che
non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non
significa se non è trafitto.
Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono.
Fine delle parole.
Inizio della danza macabra.

                                                      Antonio Rezza

Antonio Rezza é sicuramente uno dei personaggi più contro/versi
e im/poetici del panorama teatrale e cinematografico contempo-
raneo. Performer, scrittore (ha pubblicato diversi libri fra i quali
“Son[n]o” e “Credo in un solo oblio”) e regista dalla vena creativa
surrealistica e sardonica, da oltre vent’anni collabora con Flavia
Mastrella, artista eclettica il cui orizzonte espressivo trova com-
piutezza attraverso la scultura, la pittura, la scenografia, la regia.
Parlare di Rezza e della Mastrella e del complesso linguaggio
teatrale che dal palco (ma non soltanto da lì) s’avviluppa attor-
no ai luoghi comuni culturali dell’ignaro spettatore è operazione
delicata che rischia di risultare fatalmente e facilmente (in)com-
prensibile. Antonio Rezza fa (sor)ridere? Certamente. Eppure non
si tratta della codificata risata amara né di un umorismo elitario
che mira a rivolgersi soltanto ad una determinata categoria. Con
lui l’estrema spontaneità, l’altrettanto naturale atteggiamento dei
muscoli facciali e il suono che scaturisce dalla gola allorquando
una situazione drammatica si trasforma nel suo lato oscura/mente
ilare portano a una riflessione postuma circa un eventuale dark
side del riso.
Ragazzaccio scalmanato Rezza, classe 1965, è un vero animale
da palcoscenico, traboccante, irruento, sciabordante, adrenalini-
co. Non è facile riassumere i suoi spettacoli senza trama lineare,
azioni e quadri in sequenza, voraci, simultanei, pazzeschi. Bisogna
vederlo con quel volto puntuto e furfante che come una maschera
di lattice si deforma e trasfigura, la chioma inanellata e scarmiglia-
ta, il corpo parlante in movimento costante senza pace e tregua, il
carisma da teatrante di razza, la parlantina roteante.
                                                                        3
La Mastrella, complice alter-ego rezziana ha creato, come sempre,

    “
    Ragazzaccio
    scalmanato
                    l’habitat della perfomance, rappresentando lo spazio come un
                    ideogramma cinese con un’altalena che sottolinea il tema portan-
                    te dell’impianto scenico basato su fluttuazione e tentennamento,
                    un velo da sposa, drappi rosso sangue, rotanti, reti- bozzoli, corde,
                    spaghi, lenzuola, sono i complementi necessari per l’esplosione
    Rezza,          del linguaggio del performer. Parossistico e surreale, le sue non
    classe 1965,    sono mai movenze circensi, bensì gesti come prolungamento del
                    pensiero e della parola. Rezza, pantagruelico nel suo nuovo delirio
    è un vero       cabalistico ben organizzato, affronta un tema a lui caro: l’uomo e
    animale da      la fatica di vivere. In questo caso sconfitto, tormentato, strepitante,
                    senza dignità: “Lo spazio diventa numero, per chi si vuole perdere,
    palcoscenico,   per chi rinuncia al filo del discorso che è lo stesso che ti impicca”.
    traboccante,    Proibito capire negli spettacoli della premiata ditta Rezza-Mastrel-
                    la, inutile cercare significati razionali e codificabili, ognuno legge
    irruento,       ciò che vuole. Seminudo, vittimizzando il povero Ivan Bellavista,
                    una sorta di aiutante sul palco, Antonio squaderna una serie di
    sciabordante,   sketch ferini e al fulmicotone, galleria di personaggi orrendamen-
    adrenalinico.   te comici: il sadico papà sull’altalena, l’operaio precario, il principe


             ”
                    zoppo in una sarabanda da danza macabra di umanità grottesca
                    e struggente. Pugni allo stomaco ben sferrati ed efferati, non c’è
                    scampo, ti fai malissimo piangendo e sganasciandoti dalle risate.

                    L’autore ci parla di sconfitta del significato e di un universo ridotto
                    alle oscillazioni e ai tentennamenti di un ideogramma mobile, ma
                    lo spettatore che non smette di ridere, applaudire, gridare con lui
                    in una serata di raro travolgente entusiasmo, sa trovare in questa
                    figura tormentata e urlante che lo spinge a un ridere frenetico
                    vicino anche alle lacrime, un proprio auspicabile doppio che si
                    abbandona alla protesta contro una società allo sfacelo.

                                                         Franco Quadri - La Repubblica

                    Uno spettacolo di Antonio Rezza non si può raccontare. Rezza va
                    visto e vissuto nell’istante della sua follia comica, che non ha padri
                    e non ha fratelli, pur svelando, in trasparenza, una genealogia che
                    può risalire a Chaplin, Tati, Totò.

                                                          Osvaldo Guerrieri - La Stampa




4
L’UOMO DELLA SABBIA
Capriccio alla maniera
di Hoffmann

di Consuelo Battiston, Gianni Farina e Alessandro Miele
regia di Gianni Farina
con Consuelo Battiston, Alessandro Miele, Francesco Ferri,
Tamara Balducci, Mauro Milone, Tolja Djockovitch
musiche di Stefano De Ponti                                            venerdì
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Menoventi                            9 dicembre
                                                                       ore 20.45

                                                                       SPAZIO DUE
                                                                       ingresso Via Roma

Uno spettacolo originale che si nutre delle suggestioni prodot-
te dall’omonimo racconto di Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann,            Abbonamenti:
legate al senso dello smarrimento provocato dalla perdita della        - Fidelity Platinum
realtà, dal paradosso creato dal venir meno dei concetti di prima      - Interazioni A
e dopo, la cui eco si ripercuote in tutta Europa attraversando gli     - Interazioni B
incubi del romanzo russo, le visioni di Villiers de l’Isle Adam e di
Kafka, fino a generare oltreoceano le distorte realtà di Philip K.
Dick e di David Lynch.
Ne L’uomo della sabbia la sfida è quella di far cadere le
contrapposizioni positivo - negativo, prima - dopo, alto - basso,
logico – illogico, in favore di un sistema in cui tutto sia contem-
poraneamente, come antidoto contro la noia e l’appiattimento
della ripetizione, un modo per colmare la distanza tra desiderio e
azione. Un cambio di prospettiva nella linearità degli avvenimenti
in grado di trasformare la realtà in grottesco, in paradosso.

Questo si risolve nella scelta drammaturgica di suddividere
l’azione in Zone che ospitano differenti livelli di rappresentazio-
ne, più o meno vicini allo spettatore, che tendono a generare
improvvisi scarti contestuali attraverso la sovrapposizione di
situazioni che spezzano la coerenza narrativa per portare lo spet-
tatore a rimettere in discussione tutto ciò che è accaduto fino a
quel momento, per farlo dubitare, in ultima istanza, della realtà
stessa di cui è stato testimone.

- 20 E’ una temperatura.

- 19 Guardando al contrario il termometro del tiepido salotto,
  puoi constatare che è la temperatura di casa tua, cambia solo il
  punto di vista.

- 18 In realtà sta a capo all’ingiù la realtà.

- 17 Per noi non è tempo ancora di una poetica pre-definita.

- 16 I temi ricorrenti ci rincorrono; non siamo noi a cercarli.                              5
“
    I Menoventi
    danno
                   - 15 Esiste un approccio al lavoro, un metodo stocastico. Affidan-
                     doci alle derive del casuale torturiamo l’idea e rinunciamo a
                     pre-meditare una forma.

                   - 14 Ogni nuovo progetto ci spiazza e per questo lo malediciamo
    completa         per mesi.
    libertà allo
                   - 13 Il caso ci assilla e per questo lo denunciamo pubblicamente.
    spettatore,
    rendendolo     - 12 Il Pubblico esiste.
    attore         - 11 Lo spettacolo vuole accadere.
    del loro       - 10 Qui ed ora, il tempo si contorce nel presente.
    stesso
                   - 9 Il Pubblico esiste.
    spettacolo.

            ”      - 8 Se diciamo che diciamo, accade qualcosa.

                   - 7 Il prevedibile diventa inconcepibile.

                   - 6 Il Pubblico esiste?

                   - 5 Sicuramente l’attore lo vede, ma questo non dimostra niente.

                   - 4 Sicuramente il Pubblico vede l’attore, ma questo è un’altro
                     discorso.

                   - 3 A volte si ride delle figurine che disponiamo sul palco.

                   - 2 A volte è tutto così ingenuo.

                   - 1 A volte ci scaldiamo, un pochino.

                    0 Fa ancora tanto freddo


                                                                           Menoventi


                   La recensione

                   “L’uomo della sabbia” è un racconto di Ernst Theodor Amadeus
                   Hoffmann, esponente di spicco del Romanticismo tedesco, e fa
                   parte della raccolta “Notturni”. Affronta il tema dell’ambiguità
                   e indaga l’immaginario dell’automa. Una storia che suscita nel
                   lettore il sentimento del sinistro: Freud lo prende ad esempio nel
                   saggio “ll perturbante”.
                   La compagnia dei Menoventi ne ha fatto una trasposizione per
                   il teatro, “un capriccio alla maniera di Hoffman…un labirinto, un
                   gioco di scatole cinesi, una narrazione senza fine in cui perdersi”,
                   e il letterato germanico faceva al caso loro, capace com’è di
                   creare sofisticati labirinti in cui finisci dentro e da cui esci ed
6
entri. Appena arrivi a cogliere l’essenzialità della storia descrit-
ta, della trama narrata, come in un gioco di prestigio, ti ritrovi al
principio da dove eri partito. E il ribaltamento narrativo (in questo
caso drammaturgico) ti costringe a ricominciare da una prospet-
tiva diversa. Come un gioco di specchi in cui tu ti rifrangi.
Il meccanismo teatrale dell’ultimo sforzo creativo dei Menoventi
ruota tutto intorno al meccanismo della ripetizione dove le varie
scene sembrano succedersi in modo eguale ripetitivo, salvo poi
accorgersi della presenza di varianti che spiazzano lo spettato-
re, creano spaesamento, stupiscono per l’irrazionalità in cui si
manifestano. Da un’azione logica e conseguenziale si passa a
qualcosa che è perturbante, paradossale, per creare un senti-
mento simile alla paura che si viene a creare quando un fatto,
una persona, un avvenimento, si percepisce come conosciuto e
allo stesso tempo estraneo.
È quello che si viene a creare attraverso un via vai di personaggi
che appaiono e scompaiono, entrano da una porta e ci escono
subito dopo.
Il sipario che si chiude e si riapre a ritmo continuo e non ti da
il tempo di assimilare la scena precedente che già è cambiata,
assomiglia tanto ai nostri pensieri che ci turbano quando scor-
rono via veloci, senza tregua, nuvole passeggere da toni oscuri e
foschi. Ne “L’uomo della sabbia” i corpi spariscono e riappaiono
in posture diverse. Sono flashback di pochi istanti, fotogrammi di
un montaggio che non segue nessuna apparente coerenza. As-
somigliano molto a suggestioni oniriche dove il perturbante è di
casa. Un rovesciamento continuo delle situazioni che si vengono
a creare e si dissolvono come per incanto. Automatismi come nel
caso dello spaesato ragazzo con una banana in mano, perenne-
mente fuori luogo, trovandosi nel posto sbagliato al momento
sbagliato: una delle scene più spassose e godibili.
Avvengono ribaltamenti continui come l’origine del nome di que-
sta giovane compagnia, proiettata sempre più verso una raggiun-
ta maturità artistica.

                               Roberto Rinaldi, www.rumorscena.it



La Compagnia

Cresciuti in tre diverse zone d’Italia, Consuelo Battiston, Gian-
ni Farina e Alessandro Miele seguono differenti percorsi nelle
loro terre d’origine. Accumunati da un comune sentire il teatro
fondano nel 2005 la compagnia Menoventi, oggi uno dei giovani
gruppi teatrali che maggiormente cerca di stravolgere e rico-
struire il concetto di drammaturgia. Sempre più apprezzati da
pubblico e critica, sono tra i 12 candidati al Premio Rete Critica
assegnato dai blog e siti teatrali indipendenti. La loro singolarità
è un rapporto del tutto particolare col pubblico, sempre chiama-
to in causa, sempre stimolato e portato alla reazione. In “Postilla”,
per esempio, uno dei loro ultimi lavori per una persona alla volta,
i Menoventi davano completa libertà allo spettatore, rendendolo
attore del loro stesso spettacolo.
                                                                        7
ORCHESTRA SINFONICA
                          NAZIONALE DELLA RAI
                          SEMYON BYCHKOV
                          direttore Semyon Bychkov
                          pianoforte Benjamin Grosvenor


                          programma
    sabato                Johannes Brahms (1833-1897)
    10 dicembre 2011      Variazioni in si bemolle maggiore op. 56a su un tema di Haydn
    ore 20.45             Corale St. Antoni. Andante – I. Poco più animato – II. Più vivace
                          – III. Con moto – IV. Andante con moto – V. Vivace – VI. Vivace –
    Abbonamenti:          VII. Grazioso – VIII. Presto non troppo – Finale. Andante
    - Sinfonica 2011
    - Sinfonica 2011’12   Robert Schumann (1810-1856)
                          Concerto in la minore op. 54
                          per pianoforte e orchestra
                          Allegro affettuoso
                          Intermezzo. Andantino grazioso
                          Allegro vivace

                          (intervallo)

                          Johannes Brahms (1833-1897)
                          Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90
                          Allegro con brio
                          Andante
                          Poco allegretto
                          Allegro

                          Le Variazioni su un tema di Haydn possono essere considerate
                          la prima vera opera sinfonica di Brahms. Fino a quel momento il
                          catalogo delle opere brahmsiane per grande orchestra era piut-
                          tosto ridotto: due Serenate, gli abbozzi del Concerto in re minore
                          per pianoforte e orchestra e lavori corali quali Ein Deutsches Re-
                          quiem, il Rinaldo, il Canto del destino e la Rapsodia per contralto.
                          Quella vocazione al genere puramente sinfonico, che Schumann
                          aveva profetizzato fin dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, tardava
                          a prendere forma. Brahms avrebbe atteso di compiere il quaran-
                          tatreesimo anno nel 1876 per scrivere la sua Prima sinfonia. Le
                          Variazioni su un tema di Haydn rappresentarono un significativo
                          avvicinamento al genere sinfonico; e fu forse proprio il succes-
                          so di questa composizione a spingere Brahms a compiere quel
                          passo che per tanti anni lo aveva intimidito. Il raggiungimento di
                          una grande raffinatezza nella scrittura per variazioni fu decisivo
                          proprio per la maturazione di un nuovo linguaggio, in grado di
                          unire le tradizionali categorie formali della struttura sinfonica con
                          una sintassi estremamente fluida, in cui tutti gli elementi sono
                          legati da raffinati rapporti di causa-effetto.
8                         Nel 1840 Robert Schumann e Clara Wieck finalmente si univano
in matrimonio. Era la fine di un lunghissimo incubo, un periodo
di incontri segreti, messaggi in codice, fantasiosi stratagemmi
volti ad ingannare la sorveglianza del padre di Clara. Prima, per
dieci anni Schumann si era dedicato esclusivamente al reper-
torio pianistico mettendovi tutto il suo mondo di utopie e lotte
ideali contro una generazione incapace di penetrare i segreti
della sensibilità romantica. Nel giro di altri dieci anni sarebbe
diventato padre di cinque figli, e la professione di compositore
gli avrebbe riservato più umiliazioni che successi. In quel periodo
realizzò tuttavia il sogno di Clara, un concerto tagliato apposta
per le di lei qualità pianistiche straordinarie. Nacque una fantasia
in un solo movimento, poi, solo in un secondo tempo, si aggiun-
sero altri due movimenti, un Intermezzo ed un Finale, che però
sembrano vivere in un altro emisfero rispetto alla sregolatezza
appassionata del brano iniziale. Nel quale è ben presente una
influenza beethoveniana, sia nella cantabilità del tema princi-
pale, che nella drammaticità dello sviluppo, come nel modo in
cui la cadenza si fonde miracolosamente al discorso del primo
movimento. E nel quale il temperamento schumanniano emerge
comunque in modo dirompente, mescolando continuamente sta-
ti emotivi contrastanti. A parlare nel primo movimento è ancora lo
Schumann del decennio pianistico, quello di Kreisleriana e della
Fantasia. Ma poi arriva l’Intermezzo, con la sua grazia cameristi-
ca; i conflitti si fanno da parte e la forza impetuosa si trasforma
in una voce lontana, da ascoltare con delicatezza. Solo nel Finale
torna la maschera dell’impetuosità, con un tema dai tratti eroici.
Ma non è più un gesto imprevedibile, come quello che introduce
il primo movimento: quel clima di dubbio su cui si era aperto il
Concerto svanisce e a dominare è un senso di festosa certezza,
che ricorda da vicino i finali delle sinfonie di Beethoven.

La Terza Sinfonia di Brahms venne eseguita per la prima volta
sotto la direzione del grande Hans Richter a Vienna nel 1883.
Inizia con un’esplosione di magnifica drammaticità, un tema
ondeggiante e appassionato che getta la sua ombra possente su
tutto il movimento iniziale. L’Andante costituisce una pausa negli
svolgimenti drammatici e presenta un idillico tema, variato nel
corso del pezzo con grande maestria. Nel terzo tempo ancora un
tema di straordinaria bellezza melodica, uno di quei temi che si
scolpiscono indelebilmente nella memoria: un colore scuro del
timbro orchestrale, fluente ed appassionato. L’Allegro finale è il
punto culminante della sinfonia. Al primo sinuoso tema esposto
da archi e fagotti e poi legni, segue un tema sussurrato, quasi
un corale, seguito da un’esplosione nei registri estremi dell’or-
chestra. Seguono poi un altro tema esposto dal corno e mera-
vigliosi contrasti drammatici. Finchè ritorna il tema dell’inizio
della sinfonia, con cui questo finale si conclude, ancora vibrante
di grandiosi sviluppi, fino all’ultimo accordo in un fa maggiore
“pianissimo”.

L'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI è nata nel 1994 e i
primi concerti furono diretti da Georges Prêtre e Giuseppe Sino-
poli. Da allora i direttori principali e ospiti sono stati Jeffrey Tate,
Rafael Frühbeck de Burgos, Gianandrea Noseda, Eliahu Inbal,
                                                                           9
Carlo Maria Giulini, Wolfgang Sawallisch, Mstislav Rostropovič,

     “
     Schumann
     realizzò
                      Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Zubin
                      Mehta, Yuri Ahronovitch, Marek Janowski, Dmitrij Kitaenko,
                      Aleksandr Lazarev, Valery Gergiev, Gerd Albrecht, Yutaka Sado,
                      Mikko Franck, James Conlon e Roberto Abbado.
                      Dal novembre 2009 lo slovacco Juraj Valčuha è il nuovo Diret-
     il sogno di      tore principale.
     Clara, la        L’Orchestra tiene a Torino regolari stagioni, affiancandovi spes-
                      so cicli primaverili o speciali, come il ciclo Rai Nuova Musica.
     composizione     Frequenti le sue presenze a MITO, SettembreMusica, Biennale
     di un concerto   di Venezia, Settimane Musicali Internazionali di Stresa. Nu-
                      merosi e prestigiosi anche gli impegni all’estero con tournée
     scritto          in Giappone, Germania, Inghilterra, Irlanda, Francia, Spagna,
     per le sue       Canarie, Sud America, Svizzera, Austria, Grecia, Emirati Arabi
                      Uniti nell’ambito di Abu Dhabi Classics.
     straordinarie    L’Orchestra è stata protagonista del film-opera “Rigoletto”,
                      trasmesso in diretta su Rai1 e in mondovisione da Mantova,
     qualità          con la direzione di Zubin Mehta e la regia di Marco Bellocchio;
     pianistiche.     dell’evento televisivo “Traviata à Paris”, sempre con la direzione


             ”
                      di Zubin Mehta; dell’apertura delle celebrazioni verdiane ese-
                      guendo nella Cattedrale di Parma la Messa da Requiem sotto
                      la direzione di Valery Gergiev.


                      Semyon Bychkov è stato direttore musicale dell’Orchestre de
                      Paris, primo direttore ospite della Filarmonica di San Pietro-
                      burgo e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, nonché
                      Direttore principale della Semperoper di Dresda; dal 1997 al
                      2010 Direttore principale della WDR Sinfonieorchester di Co-
                      lonia. Nella stagione 2010/2011 ha effettuato tournèe in Asia,
                      Europa e Stati Uniti con la Filarmonica della Scala, l’Orchestra
                      del Concertgebouw e la Filarmonica di Vienna, e ha diretto le
                      orchestre sinfoniche di Cleveland, San Francisco, Philadelphia,
                      Monaco, Amburgo e Lipsia. Molte le incisioni per Decca, Profil
                      e Arthaus. La sua recente incisione di Lohengrin ha vinto il
                      “Record of the Year 2010” dal BBC Music Magazine.

                      Il diciannovenne pianista britannico Benjamin Gosvenor si è
                      fatto notare per la prima volta nel 2004 quando ha vinto, all’età
                      di undici anni, la finale per pianoforte nel Concorso per giovani
                      musicisti della BBC. Da quel momento è diventato un pianista
                      rinomato in tutto il mondo, esibendosi con la Filarmonica di
                      Londra, di Tokio, la Sinfonica Brasiliana alla Royal Festival Hall,
                      la Barbican, la Muza Kawasaki e la Carnegie Hall. Nel 2011,
                      appena compiuti i diciannove anni, si è esibito con l’Orchestra
                      Sinfonica della BBC durante la serata di apertura dei BBC
                      Proms. Collabora con Vladimir Ashkenazy, Jiří Bělohlávek e Vla-
                      dimir Jurowski e ad altri membri del progetto della BBC “New
                      Generation Artists”, di cui è membro per il periodo 2010-2012.




10
ALICE ATTRAVERSO
LO SPECCHIO
Liberamente ispirato al racconto di Lewis Carroll

di Ezio Antonelli, Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni

con Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni, Giuseppe Viroli

scenografia e immagini virtuali di Ezio Antonelli
figure di Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni
musiche originali di Luciano Titi                                                domenica
                                                                                 11 dicembre 2011
luci di Gabriele Clementi                                                        ore 16.00
la voce di Alice è di Anna Fedriga
regia Pietro Fenati                                                              Abbonamenti:
organizzazione William Rossano, Sara Maioli                                      - Under 12
produzione Ravenna Teatro Drammatico Vegetale


“Tu non sai come si tagliano le torte dello Specchio”, osservò
l’Unicorno.“Prima devi passarle in giro, e tagliarle dopo”. Sembrava
una sciocchezza, ma Alice molto obbedientemente si alzò, fece il
giro col piatto, e la torta si divise in tre fette. “Ora devi tagliarla”, dis-
se il Leone, quando Alice fece ritorno al suo posto col piatto vuoto.
Succedono cose di questo genere ad Alice nel suo viaggio dall’al-
tra parte dello specchio.
Ma cosa c’è dietro/dentro lo specchio? Le stesse cose che ci sono
nel mondo reale? Ma una cosa non può essere in un posto e con-
temporaneamente in un altro. Allora quello dello specchio è un
altro mondo, che obbedisce a regole differenti, dove la destra e
la sinistra si scambiano posto, dove il sopra e il sotto sono “sotto-
sopra”, dove il tempo può scorrere all’incontrario, dove accadono
tante stranezze simili.
Basta però oltrepassare lo specchio in compagnia di Alice perché
quelle stranezze diventino cose normali (da quel punto di vista,
forse è il mondo reale che ubbidisce a regole strane).
Una volta oltrepassato lo specchio, saliamo con Alice su una col-
linetta e guardiamo il paesaggio davanti a noi. “E’ tutto segnato
come fosse una grande scacchiera!” dice Alice.“Mancano solo de-
gli uomini che si muovano, da qualche parte…ma ci sono!”
“E’ un’enorme partita a scacchi questa che giocano… in tutto il
mondo … sempre che questo sia il mondo. Oh, che divertimento!
Come vorrei essere una di loro! Non mi dispiacerebbe fare la pedi-
na … benché naturalmente più di tutto mi piacerebbe essere una
                                                                                 partner evento
Regina”.
E Alice entra nel gioco. Nel suo viaggio per diventare regina incon-                    Tipografia Sartor
tra e si scontra con re, regine, cavalieri, leoni ed unicorni. Passo                    Pordenone
dopo passo, o meglio casella dopo casella, Alice supera le difficol-
tà della vita, a volte alleandosi, altre scontrandosi con gli abitanti
della “scacchiera” fino a raggiungere l’obiettivo finale: diventare
regina. Alla fine del gioco, come capita nella vita reale, Alice è
diventata un po’ più grande.
La vita è un gioco, un gioco è la vita.                                                                    11
Note sullo spettacolo

     Alice varca il velo lattiginoso dello specchio e qui inizia la sua av-
     ventura, in uno stato di sogno, oltre lo specchio. Alice in questo
     nuovo mondo a forma di scacchiera, abitato dai personaggi degli
     scacchi, su consiglio della Regina Rossa diventa pedina. Diversa-
     mente, sarebbe esclusa dal gioco e quindi dal mondo dello spec-
     chio. Come pedina allora, se giocherà bene, potrà ambire al ruolo
     di Regina. Da adesso in poi, quello che avverrà dovrà ubbidire alle
     regole di una realtà distorta. Alice avrà a che fare con personaggi
     dai comportamenti assurdi. Il tempo e lo spazio sembreranno fuori
     controllo. Le parole poi, chi le capisce più, sembra un mondo di
     pazzi. Nonostante tutto, Alice vuole diventare Regina, vuole-deve
     diventare adulta, però...
     Forse, nel sogno di Alice le regole assurde dettate dai grandi, i loro
     comportamenti altrettanto assurdi, le prescrizioni tassative, le spie-
     gazioni incomprensibili, non sono altro che la rappresentazione fin
     troppo lucida della condizione del bambino quando ha a che fare
     con gli adulti, col nostro mondo. Orari e regole precisi dalla mattina
     alla sera, relazioni sociali accuratamente programmate, il tutto con-
     dito con una strana coerenza a senso unico. In Alice assistiamo allo-
     ra, in un formale rispetto delle convenzioni, ad un incontro-scontro
     fra due solitudini, a dialoghi tra bambino ed adulto che sembrano
     soliloqui speculari: la stessa parola, la stessa frase, hanno significa-
     ti diversi per Alice ed il suo interlocutore.
     Chi ha ragione e chi ha torto? A questa domanda, un abitante dello
     specchio, probabilmente, risponderebbe: “Ho ragione io perché lo
     dico io” o qualcosa del genere. Un punto di vista tipicamente adul-
     to. Noi invece, per partito preso o per gioco (rivelando così la nostra
     natura di adulti e teatranti) guardiamo il mondo al di qua e al di là
     dello specchio con gli occhi di Alice. Un mondo illogico e diverten-
     te, buffo e irrazionale, curioso e misterioso, sognante e sognato.
     Cos’è la vita, se non un sogno?

     La compagnia

     Nata nel 1974, la Compagnia Drammatico Vegetale è oggi una del-
     le più fedeli al concetto del teatro di figura, al suo rapporto col
     mondo dell’arte, alla ricerca costante nell’ambito del visivo. Altro
     aspetto importante nell’opera della Drammatico Vegetale è il parti-
     colare rapporto da sempre ricercato col suono e con la musica. Co-
     stantemente i suoi spettacoli contengono scritture musicali origina-
     li, frequentemente esecuzioni dal vivo, anche in forma di concerto
     e con orchestra, avendo anche prodotto o partecipato a spettacoli
     musicali ed opere liriche.
     Fino a oggi la Compagnia ha prodotto più di 45 spettacoli, ha re-
     alizzato anche varie installazioni e percorsi interattivi e tiene labo-
     ratori teorici e pratici relativi alla propria attività. Ha partecipato ai
     più importanti festival internazionali di teatro di figura; nel 2008, al
     12th Tehran International Puppet Theatre Festival – Mobarak, con
     lo spettacolo “Alice attraverso lo specchio” ha vinto il premio per il
     migliore allestimento scenografico del festival. Ha ricevuto la Sire-
     na d’oro alla 34° edizione del Festival Internazionale “Arrivano dal
     mare” nel settembre 2009.
12
LA BELLE JOYEUSE
di Gianfranco Fiore

con Anna Bonaiuto

scene di Sergio Tramonti
costumi di Sandra Cardini
luci di Pasquale Mari

regia di Gianfranco Fiore
                                                                         martedì
produzione Pav                                                           13 dicembre 2011
un progetto realizzato in collaborazione con Cadmo                       ore 20.45

                                                                         Abbonamenti:
                                                                         - Fidelity platinum
Ricchissima per nascita, sposa a sedici anni per separarsi a             - Fidelity gold
venti, Cristina Trivulzio di Belgioioso inizió ben presto una vita       - Blu
indipendente libertaria e nomade tra Milano, Parigi e l’Oriente,
che la stregò. Era sempre in prima linea per l’Unità d’Italia, la        mercoledì
battaglia per le donne, l’aiuto ai diseredati, il soccorso ai patrioti   14 dicembre 2011
feriti: durante la Repubblica romana, nel 1849, inventò per loro         ore 20.45
le prime infermiere.
Ha fatto della sua vita un monumento e difatti fu molto osannata.        Abbonamenti:
Definita da Carlo Cattaneo “la prima donna d’Italia”, molto amata         - Giallo
da potenti e intellettuali, a lungo protagonista di un salotto pari-     - Arancio
gino, ritratta da Hayez, Cristina è stata poi dimenticata.
Ma ora la principessa sta risorgendo, perché chi la scopre non la
lascia più: ha cominciato il regista Mario Martone che per la sua
lunga cavalcata cinematografica nel Risorgimento, “Noi crede-
vamo”, l’ha scelta come personaggio femminile di riferimento,
perché “non era madre, moglie o figlia di, ma aveva una storia
autonoma e una propria concezione politica”.
Poi è venuta la Rete: quando l’anno scorso su Facebook è partita
l’iniziativa “Questa settimana sono io” che invitava a scegliere
un personaggio del passato come foto del proprio profilo, molte
donne hanno scelto lei.
E dopo ancora due piece teatrali: prima “Sebben che siamo don-
ne”, di Magda Poli, dove Cristina compariva insieme ad altre eroi-
ne risorgimentali, e adesso La belle Joyeuse, monologo centrato
su di lei con Anna Bonaiuto, splendida protagonista in scena.

Note di regia

“Sanguinaria assassina” per il governo austriaco, “sfacciata me-
retrice” per papa Pio IX, “bellezza affamata di verità” per Heine,
“Prima donna d’Italia” per Cattaneo; la figura di Cristina Trivulzio
principessa di Belgioioso suscitava tra i suoi contemporanei (e
probabilmente susciterebbe anche tra i nostri) giudizi estremi,
definitivi e inconciliabili. Figlia del Rinascimento e dell’Illumi-
nismo, Musa del Romanticismo, cultrice delle storie passate e
febbrile anticipatrice del nostro presente, intellettuale, brillante,
                                                                                               13
orgogliosa, stravagante, autoritaria, trovò principalmente nell’arte

     “
     A far rivivere
     l’epopea di
                      della seduzione la forza di attraversare da grande protagonista
                      l’epopea del Risorgimento italiano. Seduzione intellettuale e
                      sentimentale verso i maggiori artisti dell’epoca (da Listz a Chopin
                      a Delacroix), seduzione ideale e politica verso elites patriottiche
                      e donne e uomini del popolo.
     una donna        Con un grandissimo senso della “messa in scena”, gli eccentri-
     d’altri tempi,   ci arredi della casa parigina, i suoi travestimenti, da damina di
                      salotto a eroina guerriera, Cristina interpretò tutti i ruoli possibili
     “prima donna     nella società dell’epoca, e sempre da grande, autentica attrice,
     d’Italia”,       con distacco critico, spesso ironico (“la mia condizione di prin-
                      cipessa e di esiliata servita a puntino a darmi aria da eroina da
     doveva           commedia”). E come ogni vera protagonista, lacerata da pulsioni
     essere un        diverse; frenetica, onnipresente attivista fiduciosa in un futuro
                      più libero, e insieme preda di profonde inquietudini personali, di
     grande nome      senso di inutilità, di sconfitta (“se è infelice chi vive un’esistenza
                      mancata, è sventurato chi ne vive molte”).
     del teatro       Così la definizione di “comedienne” affibbiatole per disprezzo dai
     italiano.        suoi denigratori, iacquista oggi in lei tutta la sua profondità e il


            ”
                      suo splendore. Seduttiva e opportunista con i geni e i potenti,
                      impudente e sarcastica con le massime autorità della Chiesa,
                      dolce e materna coi ragazzini del suo falansterio, dura con le
                      debolezza dei patrioti, enfatica e trascinante nelle adunate po-
                      polari, Cristina di Belgioioso sembra aver vissuto da eroina dei
                      più diversi generi letterari, dal feuilleton al romanzo d’avventura,
                      dall’epopea alla tragedia, nascondendo costantemente il suo
                      vero volto dietro innumerevoli maschere.
                      La belle joyeuse, il monologo che proponiamo, vuol tentare di
                      suggerire che proprio in tutte queste maschere è la sua verità,
                      perché ciascuna è stata vissuta, “incarnata” in modo così estre-
                      mo, generoso e totale, da divenire parte di un unico volto di don-
                      na problematica, contraddittoria, egocentrica, ma assolutamente
                      affascinante. Nessun intento agiografico, nessuna preoccupazio-
                      ne di risarcimento storico alla sua figura dimenticata (bastereb-
                      bero poche sue frasi, pochi suoi scritti a riconsegnarla alla nostra
                      più scottante attualità) ma solo un flusso di frammenti di ricordi,
                      di visioni, di emozioni, nostalgie, frustrazioni, filtrati dalla tenerez-
                      za, l’ironia, e l’orgoglio di una Primadonna che al termine di una
                      vita vissuta sotto il segno del coraggio, teme ora solo l’ultimo
                      nemico: l’oblio, “una morte più orribile della morte…”.

                                                                           Gianfranco Fiore


                      Hanno scritto…

                      Una gran donna, anzi una primadonna che il drammaturgo e
                      regista Gianfranco Fiore fa rivivere nel monologo a cui Anna
                      Bonaiuto impone la sua maschera e la sua anima. Quest’attrice
                      di straordinaria mobilità espressiva entra nel flusso di volubili
                      vicende esemplari e ce le restituisce con una sorvegliatissima
                      sapienza istrionica: il matrimonio con un puttaniere che le passa
                      la sifilide, la polemica con Carlo Alberto in fuga dal Lombardo-
                      Veneto, la scoperta della Francia e della lotta, il gusto dell’esoti-
14
co, la filantropia patriottica, eccetera.

Sembra uscita da un quadro di Hayez, la Bonaiuto. Sulle prime,
appare rigidamente statuaria, poi il suo corpo, la sua voce, il suo
stesso animo cominciano a fluttuare, a fremere, a irridere, seguo-
no le svolte di un testo che a tratti sembra prevedibile e perfino
banalotto e altre volte s’impenna in irresistibili frustate d’ironia
con qualche strizzata d’occhio alla nostra attualità. Tutto questo
viene per così dire emulsionato da un’interpretazione che, con
minime sfumature, riesce a creare la complessità di un mondo e
di una vita. Roba da applausi.

                                     Osvaldo Guerrieri, La Stampa


A far rivivere l’epopea di una donna d’altri tempi, creatura al tem-
po stesso di impressionante modernità, doveva essere un altro
grande nome femminile del teatro italiano: e scelta migliore non
poteva ricadere che su Anna Bonaiuto per un’intensa prova d’at-
trice che rende il ritratto, reale come le mille maschere, di una
delle personalità più luminose del Risorgimento italiano. Sola in
scena, un baule da dove estrarre pochi oggetti, una sedia su cui
sprofondare per la finale ammissione di come a spaventare non
sia la morte, ma l’oblio. E’ in questo momento, tra i pochi di tutta
la vita, che “la belle joyeuse” appare debole e vulnerabile, e forse
proprio per questo a noi ancor più familiare.
Per un lavoro dall’impianto lineare e pulito che ha il merito di
proporre l’umanità di una donna, prima che il ritratto di un perso-
naggio storico, il risultato finale è un successo di pubblico come
raramente accade di registrare.

                             Roberto Canavesi, www.teatroteatro.it




                                                                       15
COPPÉLIA
                           Balletto in un atto, liberamente ispirato all’omonimo balletto del
                           repertorio interpretato da 9 coppie della Compagnia Junior
                           Balletto di Toscana, diretta da Cristina Bozzolini

                           Nuova produzione stagione 2011/2012

                           drammaturgia, regia e coreografia di Fabrizio Monteverde
                           musica di Leo Délibes
                           costumi di Santi Rinciari
     venerdì               luci di Andrea Narese
     16 dicembre 2011
     ore 20.45
                           personaggi ed interpreti
     Abbonamenti:          Coppelius       Siro Guglielmi / Nicola Simonetti
     - Fidelity platinum   Coppélia        Debora Di Biagi / Sara Pennella
     - Fidelity gold       Franz           Martin Angiuli / Francesco Porcelluzzi
     - Azzurro             Swanilda        Charlotte Lazzari / Alessandra Berti
     - Bianco              Amici           Alessio Marchini, Vincenzo Minervini,
                                           Francesco Porcelluzzi, Mattia Saracino,
                                           Salvatore Sciancalepore, Nicola Simonetti,
                                           Lorenzo Terzo
                           Amiche          Alessandra Berti, Valentina Galluccio,
                                           Giovanna Pagone, Alice Pellacini,
                                           Sara Pennella, Silvia Sisto,
                                           Laura Nicola Viganò




                           “C’è un angolo della mente che non riesce a razionalizzare la
                           paura del diverso e di ciò che non conosciamo, mettendo in
                           evidenza tutte le nostre paure, anche le più infantili.
                           Il terrore di rimanere soli fa compiere tortuosi percorsi come
                           in un racconto dell’orrore. Coppélia non è altro che il punto di
                           partenza per un viaggio che ha come meta la ricerca dell’altro,
                           ovvero, l’Amore. E’ solo con questo indispensabile ingrediente
                           che il sangue e la vita riescono a fluire dentro ad un corpo e a
                           dare un senso all’esistenza. La ricerca disperata di voler donare
                           la vita è semplicemente la necessità di amare”.

                                                                         Fabrizio Monteverde

                           Coppélia, nel repertorio della tradizione classica, è un balletto
                           ispirato al racconto “Der Sandmann” (L’uomo di sabbia) di E.T.A.
                           Hoffmann in cui si intreccia la storia d’amore tra Swanilda e
                           Franz con il sogno del mago Coppelius (uomo interessato solo
                           al denaro) di creare una bambola che abbia un’anima. Franz si
                           innamora ben presto di Coppélia, ma quando scopre che si tratta
                           solo di una bambola meccanica, pentito, torna a rivolgere il suo
                           affetto a Swanilda.
                           Con un grande divertissement finale tutti si riconciliano lasciando
16                         solo Coppelius con la sua bambola inanimata.
Coppélia è uno dei balletti che più ha colpito la fantasia dei co-
reografi che ne hanno infatti realizzato numerosissime versioni,
tra le quali si ricordano quelle celebri di Karl Telle (Vienna 1876),
Paolo Taglioni (Berlino, 1881), Marius Petipa (Pietroburgo 1884)
e Aurel Milloss (Roma1939).

Con questa nuova creazione, nella settima stagione teatrale di
ininterrotta attività della vivace ed agguerrita formazione dello
Junior BdT, con giovani talenti tutti formatisi nella Scuola del
BdT, Fabrizio Monteverde e Cristina Bozzolini riprendono un
percorso di solidale e feconda collaborazione artistica, più che
ventennale, cui si devono alcune delle produzioni e delle espe-
rienze più qualificate della storia e della cronaca della danza
italiana di questi ultimi decenni. Questa nuova Coppélia ne sarà
testimonianza probante, nonché marchio di fabbrica di valori di
eccellenza del “made in Italy”, anche nei panorami della produ-
zione artistica di danza.


La compagnia giovanile Junior Balletto di Toscana, diretta da
Cristina Bozzolini, costituisce la struttura produttiva di tirocinio
professionale della Scuola del Balletto di Toscana; rappresenta
una qualificata occasione di debutto sulle scene, con modalità
rigorosamente professionali, per un selezionato organico, giovani
danzatori “under 20” di promettente talento. È una delle migliori
e più innovative scuole italiane di danza, con un “palmarés” di
oltre 70 propri ex allievi, professionisti in carriera, in importanti
corpi di ballo, compagnie e gruppi di danza in Italia ed in Europa.




                                                                        17
18
IN BREVE




              SCUOLA A TEATRO: ACCADUEO’
              Mercoledì 7 dicembre andrà in scena Accadueo’, spettacolo tea-
              trale per le scuole primarie. Sul palco del Teatro Verdi, che ha do-
              vuto raddoppiare le recite per la grande richiesta, si racconterano
              otto storie originali sull’acqua e si vedrà la meraviglia dei quadri di
              sabbia disegnati live per creare fantastiche scenografie.




              PREVENDITA BIGLIETTI
              A partire da lunedì 12 dicembre, nella biglietteria del Teatro
              e on-line nel sito www.comunalegiuseppeverdi.it, saranno in
              vendita i biglietti per gli spettacoli del mese di gennaio 2012:
              la musica di Theo Teardo; lo straordinario Antonio Albanese con
              Personaggi; il grande musical Aladin; la rassegna Interazioni con
              2984 e il percorso La Musica della Memoria i cui protagonisti sa-
              ranno i Berlin Harmonists, il Quartetto di Venezia e Quirino Principe.
              La biglietteria è aperta dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 19.00
              e il sabato dalle 16.00 alle 19.00 (on-line 24h dal 12 dicembre).

             NOTE DI SALA
             Sono due gli incontri programmati a dicembre: il 16 dicembre -
             nel foyer del Teatro, il coreografo Fabrizio Monteverde ci racconta
             il mondo della danza; mentre il 19 dicembre nel Ridotto del
             Teatro, Carla Manzon e Barbari Rizzi ci faranno immergere nella
             stravaganza di Erik Satie. Al termine dei due incontri il pubblico
             sarà invitato a sorseggiare un cocktail unico ed originale creato
             per Note di sala. Inizio ore 18.00, ingresso libero.



             OSPITI A TEATRO
             Nel mese di dicembre il Teatro ospiterà importanti appuntamenti:
             - 5 dicembre Assemblea Generale di Unindustria Pordenone
             con la partecipazione del Presidente Emma Marcegaglia;
             - Il Centro Iniziative Culturali Pordenone organizza il Concerto di
             Natale il 17 dicembre e il Concerto di Fine Anno il 31 dicembre;
             - Il Comune, la Provincia e la Prefettura di Pordenone insieme
             a FVG Mitteleuropa Orchestra organizzano il 21 dicembre il Con-
             certo di Natale per i 150 anni d’Italia.

     Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi
20
SOCI FONDATORI
  Comune di Pordenone
  Provincia di Pordenone
  Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia


  SOCI ONORARI




  AMICI DEL TEATRO   - STAGIONE 2011’12
  Cimolai
  Palazzetti
  Peressini spa
  Tipografia Sartor




        0434.247624
  INFOLINE

20 www.comunalegiuseppeverdi.it

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Dicembre 2011

  • 1. DICEMBRE 2011 Gli spettacoli da vivere insieme
  • 2.
  • 3. IL CALENDARIO Informazioni sui biglietti: www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624 INTERAZIONI Antonio Rezza sa 3 dicembre 7-14-21-28 SCUOLA Giallomare Minimal Teatro A TEATRO ACCADUEO’ me 7 dicembre INTERAZIONI E.R.T. Fondazione ve 9 dicembre Menoventi L’UOMO DELLA SABBIA SINFONICA Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sa 10 dicembre direttore Semyon Bychkov UNDER 12 Ravenna Teatro Drammatico Vegetale do 11 dicembre ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO PROSA Anna Bonaiuto ma 13 dicembre LA BELLE JOYEUSE me 14 dicembre NOTE DI SALA Coppelia: incontro con Fabrizio Monteverde ve 16 dicembre DANZA Compagnia Junior Balletto della Toscana ve 16 dicembre COPPELIA NOTE DI SALA MI CHIAMO ERIK SATIE lu 19 dicembre conferenza-spettacolo Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone Seguici su facebook! 1
  • 4. 7-14-21-28 di Flavia Mastrella, Antonio Rezza con Antonio Rezza e con Ivan Bellavista (mai) scritto da Antonio Rezza un habitat di Flavia Mastrella assistente alla creazione Massimo Camilli disegno luci di Maria Pastore sabato 3 dicembre 2011 una produzione ore 20.45 Teatro 91 - Fondazione Teatro Piemonte Europa - RezzaMastrella Abbonamenti: - Fidelity platinum - Interazioni A - Interazioni B La (non) storia Un uomo apparentemente indifeso, disinteressato ai problemi della società che lo circonda, subisce una vita priva di sentimento. Dopo una lunga malattia si separa dalla donna amata e contesta i ritmi dell’affidamento minorile. Intorno a lui una realtà confu- sionale, molto simile alla dittatura, gli rende il quotidiano insop- portabile. Unica presenza reale è quella di un portatore d’acqua che lo fa rifocillare. Stanco di vivere in solitudine, il Protagonista cerca conforto in una donna che strilla e in un bambino che urla, ma anche questo secondo tentativo di vita borghese naufraga tra isterismi e crisi interiori. Sopraffatto dall’esistenza di ogni giorno inizia a esercitarsi spiritualmente per fortificare le proprie creden- ze. Contemporaneamente rovista nella sua infanzia alla ricerca di un’identità, rivive e si frastaglia in personaggi provvisori fino a diventare numero, fino a confondersi con lo spazio in balia delle cifre così care alla civiltà contemporanea che si regge sul calcolo e sulla menzogna programmata. Nei ritagli di tempo si fa bello per piacere a chi non piace. E ap- pena tenta il confronto con la favola, incontra il capriolo, una pre- senza naturale che lo conduce a un urlo liberatorio e definitivo. Flavia Mastrella - Antonio Rezza Escalation e Tentennamento Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogram- ma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in ver- ticale si muove solo l’uomo. Il rosso sanguigno della seta brillante rende inquieta l’atmosfera e accoglie l’uomo urlante e stremato che incede, comico suo mal- grado, verso le trappole di un ordine precostituito. 2
  • 5. L’ideogramma, di ispirazione cinese, è scritto con oggetti a noi familiari durante l’infanzia... scultura sprigiona metafora...ed è proprio la metafora a tenere insieme anche la storia. Il compagno di gioco affianca l’inconsapevole eterno bambino che è costretto a cedere a una realtà biologica e numerica che lo spinge inevitabilmente dove il vigore del suo tempo vuole. Flavia Mastrella Il Salto in gola Salti in lato e sui contorni: perdita del significato residuo e parola alle cifre dello sterminio. Inutile pensare a chi moriva ieri quando lo sterminio è in pieno corso. Lo spazio è come un numero, per chi si vuole perdere, per chi rinuncia al filo del discorso che è lo stesso filo che ti impicca. Il corpo si è dato alla gola che raschia ormai nell’intimo. Il fianco duole ancora per una nuova ed eterna alleanza. Qui non si rac- conta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non significa se non è trafitto. Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono. Fine delle parole. Inizio della danza macabra. Antonio Rezza Antonio Rezza é sicuramente uno dei personaggi più contro/versi e im/poetici del panorama teatrale e cinematografico contempo- raneo. Performer, scrittore (ha pubblicato diversi libri fra i quali “Son[n]o” e “Credo in un solo oblio”) e regista dalla vena creativa surrealistica e sardonica, da oltre vent’anni collabora con Flavia Mastrella, artista eclettica il cui orizzonte espressivo trova com- piutezza attraverso la scultura, la pittura, la scenografia, la regia. Parlare di Rezza e della Mastrella e del complesso linguaggio teatrale che dal palco (ma non soltanto da lì) s’avviluppa attor- no ai luoghi comuni culturali dell’ignaro spettatore è operazione delicata che rischia di risultare fatalmente e facilmente (in)com- prensibile. Antonio Rezza fa (sor)ridere? Certamente. Eppure non si tratta della codificata risata amara né di un umorismo elitario che mira a rivolgersi soltanto ad una determinata categoria. Con lui l’estrema spontaneità, l’altrettanto naturale atteggiamento dei muscoli facciali e il suono che scaturisce dalla gola allorquando una situazione drammatica si trasforma nel suo lato oscura/mente ilare portano a una riflessione postuma circa un eventuale dark side del riso. Ragazzaccio scalmanato Rezza, classe 1965, è un vero animale da palcoscenico, traboccante, irruento, sciabordante, adrenalini- co. Non è facile riassumere i suoi spettacoli senza trama lineare, azioni e quadri in sequenza, voraci, simultanei, pazzeschi. Bisogna vederlo con quel volto puntuto e furfante che come una maschera di lattice si deforma e trasfigura, la chioma inanellata e scarmiglia- ta, il corpo parlante in movimento costante senza pace e tregua, il carisma da teatrante di razza, la parlantina roteante. 3
  • 6. La Mastrella, complice alter-ego rezziana ha creato, come sempre, “ Ragazzaccio scalmanato l’habitat della perfomance, rappresentando lo spazio come un ideogramma cinese con un’altalena che sottolinea il tema portan- te dell’impianto scenico basato su fluttuazione e tentennamento, un velo da sposa, drappi rosso sangue, rotanti, reti- bozzoli, corde, spaghi, lenzuola, sono i complementi necessari per l’esplosione Rezza, del linguaggio del performer. Parossistico e surreale, le sue non classe 1965, sono mai movenze circensi, bensì gesti come prolungamento del pensiero e della parola. Rezza, pantagruelico nel suo nuovo delirio è un vero cabalistico ben organizzato, affronta un tema a lui caro: l’uomo e animale da la fatica di vivere. In questo caso sconfitto, tormentato, strepitante, senza dignità: “Lo spazio diventa numero, per chi si vuole perdere, palcoscenico, per chi rinuncia al filo del discorso che è lo stesso che ti impicca”. traboccante, Proibito capire negli spettacoli della premiata ditta Rezza-Mastrel- la, inutile cercare significati razionali e codificabili, ognuno legge irruento, ciò che vuole. Seminudo, vittimizzando il povero Ivan Bellavista, una sorta di aiutante sul palco, Antonio squaderna una serie di sciabordante, sketch ferini e al fulmicotone, galleria di personaggi orrendamen- adrenalinico. te comici: il sadico papà sull’altalena, l’operaio precario, il principe ” zoppo in una sarabanda da danza macabra di umanità grottesca e struggente. Pugni allo stomaco ben sferrati ed efferati, non c’è scampo, ti fai malissimo piangendo e sganasciandoti dalle risate. L’autore ci parla di sconfitta del significato e di un universo ridotto alle oscillazioni e ai tentennamenti di un ideogramma mobile, ma lo spettatore che non smette di ridere, applaudire, gridare con lui in una serata di raro travolgente entusiasmo, sa trovare in questa figura tormentata e urlante che lo spinge a un ridere frenetico vicino anche alle lacrime, un proprio auspicabile doppio che si abbandona alla protesta contro una società allo sfacelo. Franco Quadri - La Repubblica Uno spettacolo di Antonio Rezza non si può raccontare. Rezza va visto e vissuto nell’istante della sua follia comica, che non ha padri e non ha fratelli, pur svelando, in trasparenza, una genealogia che può risalire a Chaplin, Tati, Totò. Osvaldo Guerrieri - La Stampa 4
  • 7. L’UOMO DELLA SABBIA Capriccio alla maniera di Hoffmann di Consuelo Battiston, Gianni Farina e Alessandro Miele regia di Gianni Farina con Consuelo Battiston, Alessandro Miele, Francesco Ferri, Tamara Balducci, Mauro Milone, Tolja Djockovitch musiche di Stefano De Ponti venerdì Emilia Romagna Teatro Fondazione, Menoventi 9 dicembre ore 20.45 SPAZIO DUE ingresso Via Roma Uno spettacolo originale che si nutre delle suggestioni prodot- te dall’omonimo racconto di Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann, Abbonamenti: legate al senso dello smarrimento provocato dalla perdita della - Fidelity Platinum realtà, dal paradosso creato dal venir meno dei concetti di prima - Interazioni A e dopo, la cui eco si ripercuote in tutta Europa attraversando gli - Interazioni B incubi del romanzo russo, le visioni di Villiers de l’Isle Adam e di Kafka, fino a generare oltreoceano le distorte realtà di Philip K. Dick e di David Lynch. Ne L’uomo della sabbia la sfida è quella di far cadere le contrapposizioni positivo - negativo, prima - dopo, alto - basso, logico – illogico, in favore di un sistema in cui tutto sia contem- poraneamente, come antidoto contro la noia e l’appiattimento della ripetizione, un modo per colmare la distanza tra desiderio e azione. Un cambio di prospettiva nella linearità degli avvenimenti in grado di trasformare la realtà in grottesco, in paradosso. Questo si risolve nella scelta drammaturgica di suddividere l’azione in Zone che ospitano differenti livelli di rappresentazio- ne, più o meno vicini allo spettatore, che tendono a generare improvvisi scarti contestuali attraverso la sovrapposizione di situazioni che spezzano la coerenza narrativa per portare lo spet- tatore a rimettere in discussione tutto ciò che è accaduto fino a quel momento, per farlo dubitare, in ultima istanza, della realtà stessa di cui è stato testimone. - 20 E’ una temperatura. - 19 Guardando al contrario il termometro del tiepido salotto, puoi constatare che è la temperatura di casa tua, cambia solo il punto di vista. - 18 In realtà sta a capo all’ingiù la realtà. - 17 Per noi non è tempo ancora di una poetica pre-definita. - 16 I temi ricorrenti ci rincorrono; non siamo noi a cercarli. 5
  • 8. I Menoventi danno - 15 Esiste un approccio al lavoro, un metodo stocastico. Affidan- doci alle derive del casuale torturiamo l’idea e rinunciamo a pre-meditare una forma. - 14 Ogni nuovo progetto ci spiazza e per questo lo malediciamo completa per mesi. libertà allo - 13 Il caso ci assilla e per questo lo denunciamo pubblicamente. spettatore, rendendolo - 12 Il Pubblico esiste. attore - 11 Lo spettacolo vuole accadere. del loro - 10 Qui ed ora, il tempo si contorce nel presente. stesso - 9 Il Pubblico esiste. spettacolo. ” - 8 Se diciamo che diciamo, accade qualcosa. - 7 Il prevedibile diventa inconcepibile. - 6 Il Pubblico esiste? - 5 Sicuramente l’attore lo vede, ma questo non dimostra niente. - 4 Sicuramente il Pubblico vede l’attore, ma questo è un’altro discorso. - 3 A volte si ride delle figurine che disponiamo sul palco. - 2 A volte è tutto così ingenuo. - 1 A volte ci scaldiamo, un pochino. 0 Fa ancora tanto freddo Menoventi La recensione “L’uomo della sabbia” è un racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, esponente di spicco del Romanticismo tedesco, e fa parte della raccolta “Notturni”. Affronta il tema dell’ambiguità e indaga l’immaginario dell’automa. Una storia che suscita nel lettore il sentimento del sinistro: Freud lo prende ad esempio nel saggio “ll perturbante”. La compagnia dei Menoventi ne ha fatto una trasposizione per il teatro, “un capriccio alla maniera di Hoffman…un labirinto, un gioco di scatole cinesi, una narrazione senza fine in cui perdersi”, e il letterato germanico faceva al caso loro, capace com’è di creare sofisticati labirinti in cui finisci dentro e da cui esci ed 6
  • 9. entri. Appena arrivi a cogliere l’essenzialità della storia descrit- ta, della trama narrata, come in un gioco di prestigio, ti ritrovi al principio da dove eri partito. E il ribaltamento narrativo (in questo caso drammaturgico) ti costringe a ricominciare da una prospet- tiva diversa. Come un gioco di specchi in cui tu ti rifrangi. Il meccanismo teatrale dell’ultimo sforzo creativo dei Menoventi ruota tutto intorno al meccanismo della ripetizione dove le varie scene sembrano succedersi in modo eguale ripetitivo, salvo poi accorgersi della presenza di varianti che spiazzano lo spettato- re, creano spaesamento, stupiscono per l’irrazionalità in cui si manifestano. Da un’azione logica e conseguenziale si passa a qualcosa che è perturbante, paradossale, per creare un senti- mento simile alla paura che si viene a creare quando un fatto, una persona, un avvenimento, si percepisce come conosciuto e allo stesso tempo estraneo. È quello che si viene a creare attraverso un via vai di personaggi che appaiono e scompaiono, entrano da una porta e ci escono subito dopo. Il sipario che si chiude e si riapre a ritmo continuo e non ti da il tempo di assimilare la scena precedente che già è cambiata, assomiglia tanto ai nostri pensieri che ci turbano quando scor- rono via veloci, senza tregua, nuvole passeggere da toni oscuri e foschi. Ne “L’uomo della sabbia” i corpi spariscono e riappaiono in posture diverse. Sono flashback di pochi istanti, fotogrammi di un montaggio che non segue nessuna apparente coerenza. As- somigliano molto a suggestioni oniriche dove il perturbante è di casa. Un rovesciamento continuo delle situazioni che si vengono a creare e si dissolvono come per incanto. Automatismi come nel caso dello spaesato ragazzo con una banana in mano, perenne- mente fuori luogo, trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato: una delle scene più spassose e godibili. Avvengono ribaltamenti continui come l’origine del nome di que- sta giovane compagnia, proiettata sempre più verso una raggiun- ta maturità artistica. Roberto Rinaldi, www.rumorscena.it La Compagnia Cresciuti in tre diverse zone d’Italia, Consuelo Battiston, Gian- ni Farina e Alessandro Miele seguono differenti percorsi nelle loro terre d’origine. Accumunati da un comune sentire il teatro fondano nel 2005 la compagnia Menoventi, oggi uno dei giovani gruppi teatrali che maggiormente cerca di stravolgere e rico- struire il concetto di drammaturgia. Sempre più apprezzati da pubblico e critica, sono tra i 12 candidati al Premio Rete Critica assegnato dai blog e siti teatrali indipendenti. La loro singolarità è un rapporto del tutto particolare col pubblico, sempre chiama- to in causa, sempre stimolato e portato alla reazione. In “Postilla”, per esempio, uno dei loro ultimi lavori per una persona alla volta, i Menoventi davano completa libertà allo spettatore, rendendolo attore del loro stesso spettacolo. 7
  • 10. ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE DELLA RAI SEMYON BYCHKOV direttore Semyon Bychkov pianoforte Benjamin Grosvenor programma sabato Johannes Brahms (1833-1897) 10 dicembre 2011 Variazioni in si bemolle maggiore op. 56a su un tema di Haydn ore 20.45 Corale St. Antoni. Andante – I. Poco più animato – II. Più vivace – III. Con moto – IV. Andante con moto – V. Vivace – VI. Vivace – Abbonamenti: VII. Grazioso – VIII. Presto non troppo – Finale. Andante - Sinfonica 2011 - Sinfonica 2011’12 Robert Schumann (1810-1856) Concerto in la minore op. 54 per pianoforte e orchestra Allegro affettuoso Intermezzo. Andantino grazioso Allegro vivace (intervallo) Johannes Brahms (1833-1897) Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 Allegro con brio Andante Poco allegretto Allegro Le Variazioni su un tema di Haydn possono essere considerate la prima vera opera sinfonica di Brahms. Fino a quel momento il catalogo delle opere brahmsiane per grande orchestra era piut- tosto ridotto: due Serenate, gli abbozzi del Concerto in re minore per pianoforte e orchestra e lavori corali quali Ein Deutsches Re- quiem, il Rinaldo, il Canto del destino e la Rapsodia per contralto. Quella vocazione al genere puramente sinfonico, che Schumann aveva profetizzato fin dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, tardava a prendere forma. Brahms avrebbe atteso di compiere il quaran- tatreesimo anno nel 1876 per scrivere la sua Prima sinfonia. Le Variazioni su un tema di Haydn rappresentarono un significativo avvicinamento al genere sinfonico; e fu forse proprio il succes- so di questa composizione a spingere Brahms a compiere quel passo che per tanti anni lo aveva intimidito. Il raggiungimento di una grande raffinatezza nella scrittura per variazioni fu decisivo proprio per la maturazione di un nuovo linguaggio, in grado di unire le tradizionali categorie formali della struttura sinfonica con una sintassi estremamente fluida, in cui tutti gli elementi sono legati da raffinati rapporti di causa-effetto. 8 Nel 1840 Robert Schumann e Clara Wieck finalmente si univano
  • 11. in matrimonio. Era la fine di un lunghissimo incubo, un periodo di incontri segreti, messaggi in codice, fantasiosi stratagemmi volti ad ingannare la sorveglianza del padre di Clara. Prima, per dieci anni Schumann si era dedicato esclusivamente al reper- torio pianistico mettendovi tutto il suo mondo di utopie e lotte ideali contro una generazione incapace di penetrare i segreti della sensibilità romantica. Nel giro di altri dieci anni sarebbe diventato padre di cinque figli, e la professione di compositore gli avrebbe riservato più umiliazioni che successi. In quel periodo realizzò tuttavia il sogno di Clara, un concerto tagliato apposta per le di lei qualità pianistiche straordinarie. Nacque una fantasia in un solo movimento, poi, solo in un secondo tempo, si aggiun- sero altri due movimenti, un Intermezzo ed un Finale, che però sembrano vivere in un altro emisfero rispetto alla sregolatezza appassionata del brano iniziale. Nel quale è ben presente una influenza beethoveniana, sia nella cantabilità del tema princi- pale, che nella drammaticità dello sviluppo, come nel modo in cui la cadenza si fonde miracolosamente al discorso del primo movimento. E nel quale il temperamento schumanniano emerge comunque in modo dirompente, mescolando continuamente sta- ti emotivi contrastanti. A parlare nel primo movimento è ancora lo Schumann del decennio pianistico, quello di Kreisleriana e della Fantasia. Ma poi arriva l’Intermezzo, con la sua grazia cameristi- ca; i conflitti si fanno da parte e la forza impetuosa si trasforma in una voce lontana, da ascoltare con delicatezza. Solo nel Finale torna la maschera dell’impetuosità, con un tema dai tratti eroici. Ma non è più un gesto imprevedibile, come quello che introduce il primo movimento: quel clima di dubbio su cui si era aperto il Concerto svanisce e a dominare è un senso di festosa certezza, che ricorda da vicino i finali delle sinfonie di Beethoven. La Terza Sinfonia di Brahms venne eseguita per la prima volta sotto la direzione del grande Hans Richter a Vienna nel 1883. Inizia con un’esplosione di magnifica drammaticità, un tema ondeggiante e appassionato che getta la sua ombra possente su tutto il movimento iniziale. L’Andante costituisce una pausa negli svolgimenti drammatici e presenta un idillico tema, variato nel corso del pezzo con grande maestria. Nel terzo tempo ancora un tema di straordinaria bellezza melodica, uno di quei temi che si scolpiscono indelebilmente nella memoria: un colore scuro del timbro orchestrale, fluente ed appassionato. L’Allegro finale è il punto culminante della sinfonia. Al primo sinuoso tema esposto da archi e fagotti e poi legni, segue un tema sussurrato, quasi un corale, seguito da un’esplosione nei registri estremi dell’or- chestra. Seguono poi un altro tema esposto dal corno e mera- vigliosi contrasti drammatici. Finchè ritorna il tema dell’inizio della sinfonia, con cui questo finale si conclude, ancora vibrante di grandiosi sviluppi, fino all’ultimo accordo in un fa maggiore “pianissimo”. L'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI è nata nel 1994 e i primi concerti furono diretti da Georges Prêtre e Giuseppe Sino- poli. Da allora i direttori principali e ospiti sono stati Jeffrey Tate, Rafael Frühbeck de Burgos, Gianandrea Noseda, Eliahu Inbal, 9
  • 12. Carlo Maria Giulini, Wolfgang Sawallisch, Mstislav Rostropovič, “ Schumann realizzò Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Yuri Ahronovitch, Marek Janowski, Dmitrij Kitaenko, Aleksandr Lazarev, Valery Gergiev, Gerd Albrecht, Yutaka Sado, Mikko Franck, James Conlon e Roberto Abbado. Dal novembre 2009 lo slovacco Juraj Valčuha è il nuovo Diret- il sogno di tore principale. Clara, la L’Orchestra tiene a Torino regolari stagioni, affiancandovi spes- so cicli primaverili o speciali, come il ciclo Rai Nuova Musica. composizione Frequenti le sue presenze a MITO, SettembreMusica, Biennale di un concerto di Venezia, Settimane Musicali Internazionali di Stresa. Nu- merosi e prestigiosi anche gli impegni all’estero con tournée scritto in Giappone, Germania, Inghilterra, Irlanda, Francia, Spagna, per le sue Canarie, Sud America, Svizzera, Austria, Grecia, Emirati Arabi Uniti nell’ambito di Abu Dhabi Classics. straordinarie L’Orchestra è stata protagonista del film-opera “Rigoletto”, trasmesso in diretta su Rai1 e in mondovisione da Mantova, qualità con la direzione di Zubin Mehta e la regia di Marco Bellocchio; pianistiche. dell’evento televisivo “Traviata à Paris”, sempre con la direzione ” di Zubin Mehta; dell’apertura delle celebrazioni verdiane ese- guendo nella Cattedrale di Parma la Messa da Requiem sotto la direzione di Valery Gergiev. Semyon Bychkov è stato direttore musicale dell’Orchestre de Paris, primo direttore ospite della Filarmonica di San Pietro- burgo e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, nonché Direttore principale della Semperoper di Dresda; dal 1997 al 2010 Direttore principale della WDR Sinfonieorchester di Co- lonia. Nella stagione 2010/2011 ha effettuato tournèe in Asia, Europa e Stati Uniti con la Filarmonica della Scala, l’Orchestra del Concertgebouw e la Filarmonica di Vienna, e ha diretto le orchestre sinfoniche di Cleveland, San Francisco, Philadelphia, Monaco, Amburgo e Lipsia. Molte le incisioni per Decca, Profil e Arthaus. La sua recente incisione di Lohengrin ha vinto il “Record of the Year 2010” dal BBC Music Magazine. Il diciannovenne pianista britannico Benjamin Gosvenor si è fatto notare per la prima volta nel 2004 quando ha vinto, all’età di undici anni, la finale per pianoforte nel Concorso per giovani musicisti della BBC. Da quel momento è diventato un pianista rinomato in tutto il mondo, esibendosi con la Filarmonica di Londra, di Tokio, la Sinfonica Brasiliana alla Royal Festival Hall, la Barbican, la Muza Kawasaki e la Carnegie Hall. Nel 2011, appena compiuti i diciannove anni, si è esibito con l’Orchestra Sinfonica della BBC durante la serata di apertura dei BBC Proms. Collabora con Vladimir Ashkenazy, Jiří Bělohlávek e Vla- dimir Jurowski e ad altri membri del progetto della BBC “New Generation Artists”, di cui è membro per il periodo 2010-2012. 10
  • 13. ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO Liberamente ispirato al racconto di Lewis Carroll di Ezio Antonelli, Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni con Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni, Giuseppe Viroli scenografia e immagini virtuali di Ezio Antonelli figure di Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni musiche originali di Luciano Titi domenica 11 dicembre 2011 luci di Gabriele Clementi ore 16.00 la voce di Alice è di Anna Fedriga regia Pietro Fenati Abbonamenti: organizzazione William Rossano, Sara Maioli - Under 12 produzione Ravenna Teatro Drammatico Vegetale “Tu non sai come si tagliano le torte dello Specchio”, osservò l’Unicorno.“Prima devi passarle in giro, e tagliarle dopo”. Sembrava una sciocchezza, ma Alice molto obbedientemente si alzò, fece il giro col piatto, e la torta si divise in tre fette. “Ora devi tagliarla”, dis- se il Leone, quando Alice fece ritorno al suo posto col piatto vuoto. Succedono cose di questo genere ad Alice nel suo viaggio dall’al- tra parte dello specchio. Ma cosa c’è dietro/dentro lo specchio? Le stesse cose che ci sono nel mondo reale? Ma una cosa non può essere in un posto e con- temporaneamente in un altro. Allora quello dello specchio è un altro mondo, che obbedisce a regole differenti, dove la destra e la sinistra si scambiano posto, dove il sopra e il sotto sono “sotto- sopra”, dove il tempo può scorrere all’incontrario, dove accadono tante stranezze simili. Basta però oltrepassare lo specchio in compagnia di Alice perché quelle stranezze diventino cose normali (da quel punto di vista, forse è il mondo reale che ubbidisce a regole strane). Una volta oltrepassato lo specchio, saliamo con Alice su una col- linetta e guardiamo il paesaggio davanti a noi. “E’ tutto segnato come fosse una grande scacchiera!” dice Alice.“Mancano solo de- gli uomini che si muovano, da qualche parte…ma ci sono!” “E’ un’enorme partita a scacchi questa che giocano… in tutto il mondo … sempre che questo sia il mondo. Oh, che divertimento! Come vorrei essere una di loro! Non mi dispiacerebbe fare la pedi- na … benché naturalmente più di tutto mi piacerebbe essere una partner evento Regina”. E Alice entra nel gioco. Nel suo viaggio per diventare regina incon- Tipografia Sartor tra e si scontra con re, regine, cavalieri, leoni ed unicorni. Passo Pordenone dopo passo, o meglio casella dopo casella, Alice supera le difficol- tà della vita, a volte alleandosi, altre scontrandosi con gli abitanti della “scacchiera” fino a raggiungere l’obiettivo finale: diventare regina. Alla fine del gioco, come capita nella vita reale, Alice è diventata un po’ più grande. La vita è un gioco, un gioco è la vita. 11
  • 14. Note sullo spettacolo Alice varca il velo lattiginoso dello specchio e qui inizia la sua av- ventura, in uno stato di sogno, oltre lo specchio. Alice in questo nuovo mondo a forma di scacchiera, abitato dai personaggi degli scacchi, su consiglio della Regina Rossa diventa pedina. Diversa- mente, sarebbe esclusa dal gioco e quindi dal mondo dello spec- chio. Come pedina allora, se giocherà bene, potrà ambire al ruolo di Regina. Da adesso in poi, quello che avverrà dovrà ubbidire alle regole di una realtà distorta. Alice avrà a che fare con personaggi dai comportamenti assurdi. Il tempo e lo spazio sembreranno fuori controllo. Le parole poi, chi le capisce più, sembra un mondo di pazzi. Nonostante tutto, Alice vuole diventare Regina, vuole-deve diventare adulta, però... Forse, nel sogno di Alice le regole assurde dettate dai grandi, i loro comportamenti altrettanto assurdi, le prescrizioni tassative, le spie- gazioni incomprensibili, non sono altro che la rappresentazione fin troppo lucida della condizione del bambino quando ha a che fare con gli adulti, col nostro mondo. Orari e regole precisi dalla mattina alla sera, relazioni sociali accuratamente programmate, il tutto con- dito con una strana coerenza a senso unico. In Alice assistiamo allo- ra, in un formale rispetto delle convenzioni, ad un incontro-scontro fra due solitudini, a dialoghi tra bambino ed adulto che sembrano soliloqui speculari: la stessa parola, la stessa frase, hanno significa- ti diversi per Alice ed il suo interlocutore. Chi ha ragione e chi ha torto? A questa domanda, un abitante dello specchio, probabilmente, risponderebbe: “Ho ragione io perché lo dico io” o qualcosa del genere. Un punto di vista tipicamente adul- to. Noi invece, per partito preso o per gioco (rivelando così la nostra natura di adulti e teatranti) guardiamo il mondo al di qua e al di là dello specchio con gli occhi di Alice. Un mondo illogico e diverten- te, buffo e irrazionale, curioso e misterioso, sognante e sognato. Cos’è la vita, se non un sogno? La compagnia Nata nel 1974, la Compagnia Drammatico Vegetale è oggi una del- le più fedeli al concetto del teatro di figura, al suo rapporto col mondo dell’arte, alla ricerca costante nell’ambito del visivo. Altro aspetto importante nell’opera della Drammatico Vegetale è il parti- colare rapporto da sempre ricercato col suono e con la musica. Co- stantemente i suoi spettacoli contengono scritture musicali origina- li, frequentemente esecuzioni dal vivo, anche in forma di concerto e con orchestra, avendo anche prodotto o partecipato a spettacoli musicali ed opere liriche. Fino a oggi la Compagnia ha prodotto più di 45 spettacoli, ha re- alizzato anche varie installazioni e percorsi interattivi e tiene labo- ratori teorici e pratici relativi alla propria attività. Ha partecipato ai più importanti festival internazionali di teatro di figura; nel 2008, al 12th Tehran International Puppet Theatre Festival – Mobarak, con lo spettacolo “Alice attraverso lo specchio” ha vinto il premio per il migliore allestimento scenografico del festival. Ha ricevuto la Sire- na d’oro alla 34° edizione del Festival Internazionale “Arrivano dal mare” nel settembre 2009. 12
  • 15. LA BELLE JOYEUSE di Gianfranco Fiore con Anna Bonaiuto scene di Sergio Tramonti costumi di Sandra Cardini luci di Pasquale Mari regia di Gianfranco Fiore martedì produzione Pav 13 dicembre 2011 un progetto realizzato in collaborazione con Cadmo ore 20.45 Abbonamenti: - Fidelity platinum Ricchissima per nascita, sposa a sedici anni per separarsi a - Fidelity gold venti, Cristina Trivulzio di Belgioioso inizió ben presto una vita - Blu indipendente libertaria e nomade tra Milano, Parigi e l’Oriente, che la stregò. Era sempre in prima linea per l’Unità d’Italia, la mercoledì battaglia per le donne, l’aiuto ai diseredati, il soccorso ai patrioti 14 dicembre 2011 feriti: durante la Repubblica romana, nel 1849, inventò per loro ore 20.45 le prime infermiere. Ha fatto della sua vita un monumento e difatti fu molto osannata. Abbonamenti: Definita da Carlo Cattaneo “la prima donna d’Italia”, molto amata - Giallo da potenti e intellettuali, a lungo protagonista di un salotto pari- - Arancio gino, ritratta da Hayez, Cristina è stata poi dimenticata. Ma ora la principessa sta risorgendo, perché chi la scopre non la lascia più: ha cominciato il regista Mario Martone che per la sua lunga cavalcata cinematografica nel Risorgimento, “Noi crede- vamo”, l’ha scelta come personaggio femminile di riferimento, perché “non era madre, moglie o figlia di, ma aveva una storia autonoma e una propria concezione politica”. Poi è venuta la Rete: quando l’anno scorso su Facebook è partita l’iniziativa “Questa settimana sono io” che invitava a scegliere un personaggio del passato come foto del proprio profilo, molte donne hanno scelto lei. E dopo ancora due piece teatrali: prima “Sebben che siamo don- ne”, di Magda Poli, dove Cristina compariva insieme ad altre eroi- ne risorgimentali, e adesso La belle Joyeuse, monologo centrato su di lei con Anna Bonaiuto, splendida protagonista in scena. Note di regia “Sanguinaria assassina” per il governo austriaco, “sfacciata me- retrice” per papa Pio IX, “bellezza affamata di verità” per Heine, “Prima donna d’Italia” per Cattaneo; la figura di Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso suscitava tra i suoi contemporanei (e probabilmente susciterebbe anche tra i nostri) giudizi estremi, definitivi e inconciliabili. Figlia del Rinascimento e dell’Illumi- nismo, Musa del Romanticismo, cultrice delle storie passate e febbrile anticipatrice del nostro presente, intellettuale, brillante, 13
  • 16. orgogliosa, stravagante, autoritaria, trovò principalmente nell’arte “ A far rivivere l’epopea di della seduzione la forza di attraversare da grande protagonista l’epopea del Risorgimento italiano. Seduzione intellettuale e sentimentale verso i maggiori artisti dell’epoca (da Listz a Chopin a Delacroix), seduzione ideale e politica verso elites patriottiche e donne e uomini del popolo. una donna Con un grandissimo senso della “messa in scena”, gli eccentri- d’altri tempi, ci arredi della casa parigina, i suoi travestimenti, da damina di salotto a eroina guerriera, Cristina interpretò tutti i ruoli possibili “prima donna nella società dell’epoca, e sempre da grande, autentica attrice, d’Italia”, con distacco critico, spesso ironico (“la mia condizione di prin- cipessa e di esiliata servita a puntino a darmi aria da eroina da doveva commedia”). E come ogni vera protagonista, lacerata da pulsioni essere un diverse; frenetica, onnipresente attivista fiduciosa in un futuro più libero, e insieme preda di profonde inquietudini personali, di grande nome senso di inutilità, di sconfitta (“se è infelice chi vive un’esistenza mancata, è sventurato chi ne vive molte”). del teatro Così la definizione di “comedienne” affibbiatole per disprezzo dai italiano. suoi denigratori, iacquista oggi in lei tutta la sua profondità e il ” suo splendore. Seduttiva e opportunista con i geni e i potenti, impudente e sarcastica con le massime autorità della Chiesa, dolce e materna coi ragazzini del suo falansterio, dura con le debolezza dei patrioti, enfatica e trascinante nelle adunate po- polari, Cristina di Belgioioso sembra aver vissuto da eroina dei più diversi generi letterari, dal feuilleton al romanzo d’avventura, dall’epopea alla tragedia, nascondendo costantemente il suo vero volto dietro innumerevoli maschere. La belle joyeuse, il monologo che proponiamo, vuol tentare di suggerire che proprio in tutte queste maschere è la sua verità, perché ciascuna è stata vissuta, “incarnata” in modo così estre- mo, generoso e totale, da divenire parte di un unico volto di don- na problematica, contraddittoria, egocentrica, ma assolutamente affascinante. Nessun intento agiografico, nessuna preoccupazio- ne di risarcimento storico alla sua figura dimenticata (bastereb- bero poche sue frasi, pochi suoi scritti a riconsegnarla alla nostra più scottante attualità) ma solo un flusso di frammenti di ricordi, di visioni, di emozioni, nostalgie, frustrazioni, filtrati dalla tenerez- za, l’ironia, e l’orgoglio di una Primadonna che al termine di una vita vissuta sotto il segno del coraggio, teme ora solo l’ultimo nemico: l’oblio, “una morte più orribile della morte…”. Gianfranco Fiore Hanno scritto… Una gran donna, anzi una primadonna che il drammaturgo e regista Gianfranco Fiore fa rivivere nel monologo a cui Anna Bonaiuto impone la sua maschera e la sua anima. Quest’attrice di straordinaria mobilità espressiva entra nel flusso di volubili vicende esemplari e ce le restituisce con una sorvegliatissima sapienza istrionica: il matrimonio con un puttaniere che le passa la sifilide, la polemica con Carlo Alberto in fuga dal Lombardo- Veneto, la scoperta della Francia e della lotta, il gusto dell’esoti- 14
  • 17. co, la filantropia patriottica, eccetera. Sembra uscita da un quadro di Hayez, la Bonaiuto. Sulle prime, appare rigidamente statuaria, poi il suo corpo, la sua voce, il suo stesso animo cominciano a fluttuare, a fremere, a irridere, seguo- no le svolte di un testo che a tratti sembra prevedibile e perfino banalotto e altre volte s’impenna in irresistibili frustate d’ironia con qualche strizzata d’occhio alla nostra attualità. Tutto questo viene per così dire emulsionato da un’interpretazione che, con minime sfumature, riesce a creare la complessità di un mondo e di una vita. Roba da applausi. Osvaldo Guerrieri, La Stampa A far rivivere l’epopea di una donna d’altri tempi, creatura al tem- po stesso di impressionante modernità, doveva essere un altro grande nome femminile del teatro italiano: e scelta migliore non poteva ricadere che su Anna Bonaiuto per un’intensa prova d’at- trice che rende il ritratto, reale come le mille maschere, di una delle personalità più luminose del Risorgimento italiano. Sola in scena, un baule da dove estrarre pochi oggetti, una sedia su cui sprofondare per la finale ammissione di come a spaventare non sia la morte, ma l’oblio. E’ in questo momento, tra i pochi di tutta la vita, che “la belle joyeuse” appare debole e vulnerabile, e forse proprio per questo a noi ancor più familiare. Per un lavoro dall’impianto lineare e pulito che ha il merito di proporre l’umanità di una donna, prima che il ritratto di un perso- naggio storico, il risultato finale è un successo di pubblico come raramente accade di registrare. Roberto Canavesi, www.teatroteatro.it 15
  • 18. COPPÉLIA Balletto in un atto, liberamente ispirato all’omonimo balletto del repertorio interpretato da 9 coppie della Compagnia Junior Balletto di Toscana, diretta da Cristina Bozzolini Nuova produzione stagione 2011/2012 drammaturgia, regia e coreografia di Fabrizio Monteverde musica di Leo Délibes costumi di Santi Rinciari venerdì luci di Andrea Narese 16 dicembre 2011 ore 20.45 personaggi ed interpreti Abbonamenti: Coppelius Siro Guglielmi / Nicola Simonetti - Fidelity platinum Coppélia Debora Di Biagi / Sara Pennella - Fidelity gold Franz Martin Angiuli / Francesco Porcelluzzi - Azzurro Swanilda Charlotte Lazzari / Alessandra Berti - Bianco Amici Alessio Marchini, Vincenzo Minervini, Francesco Porcelluzzi, Mattia Saracino, Salvatore Sciancalepore, Nicola Simonetti, Lorenzo Terzo Amiche Alessandra Berti, Valentina Galluccio, Giovanna Pagone, Alice Pellacini, Sara Pennella, Silvia Sisto, Laura Nicola Viganò “C’è un angolo della mente che non riesce a razionalizzare la paura del diverso e di ciò che non conosciamo, mettendo in evidenza tutte le nostre paure, anche le più infantili. Il terrore di rimanere soli fa compiere tortuosi percorsi come in un racconto dell’orrore. Coppélia non è altro che il punto di partenza per un viaggio che ha come meta la ricerca dell’altro, ovvero, l’Amore. E’ solo con questo indispensabile ingrediente che il sangue e la vita riescono a fluire dentro ad un corpo e a dare un senso all’esistenza. La ricerca disperata di voler donare la vita è semplicemente la necessità di amare”. Fabrizio Monteverde Coppélia, nel repertorio della tradizione classica, è un balletto ispirato al racconto “Der Sandmann” (L’uomo di sabbia) di E.T.A. Hoffmann in cui si intreccia la storia d’amore tra Swanilda e Franz con il sogno del mago Coppelius (uomo interessato solo al denaro) di creare una bambola che abbia un’anima. Franz si innamora ben presto di Coppélia, ma quando scopre che si tratta solo di una bambola meccanica, pentito, torna a rivolgere il suo affetto a Swanilda. Con un grande divertissement finale tutti si riconciliano lasciando 16 solo Coppelius con la sua bambola inanimata.
  • 19. Coppélia è uno dei balletti che più ha colpito la fantasia dei co- reografi che ne hanno infatti realizzato numerosissime versioni, tra le quali si ricordano quelle celebri di Karl Telle (Vienna 1876), Paolo Taglioni (Berlino, 1881), Marius Petipa (Pietroburgo 1884) e Aurel Milloss (Roma1939). Con questa nuova creazione, nella settima stagione teatrale di ininterrotta attività della vivace ed agguerrita formazione dello Junior BdT, con giovani talenti tutti formatisi nella Scuola del BdT, Fabrizio Monteverde e Cristina Bozzolini riprendono un percorso di solidale e feconda collaborazione artistica, più che ventennale, cui si devono alcune delle produzioni e delle espe- rienze più qualificate della storia e della cronaca della danza italiana di questi ultimi decenni. Questa nuova Coppélia ne sarà testimonianza probante, nonché marchio di fabbrica di valori di eccellenza del “made in Italy”, anche nei panorami della produ- zione artistica di danza. La compagnia giovanile Junior Balletto di Toscana, diretta da Cristina Bozzolini, costituisce la struttura produttiva di tirocinio professionale della Scuola del Balletto di Toscana; rappresenta una qualificata occasione di debutto sulle scene, con modalità rigorosamente professionali, per un selezionato organico, giovani danzatori “under 20” di promettente talento. È una delle migliori e più innovative scuole italiane di danza, con un “palmarés” di oltre 70 propri ex allievi, professionisti in carriera, in importanti corpi di ballo, compagnie e gruppi di danza in Italia ed in Europa. 17
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  • 21.
  • 22. IN BREVE SCUOLA A TEATRO: ACCADUEO’ Mercoledì 7 dicembre andrà in scena Accadueo’, spettacolo tea- trale per le scuole primarie. Sul palco del Teatro Verdi, che ha do- vuto raddoppiare le recite per la grande richiesta, si racconterano otto storie originali sull’acqua e si vedrà la meraviglia dei quadri di sabbia disegnati live per creare fantastiche scenografie. PREVENDITA BIGLIETTI A partire da lunedì 12 dicembre, nella biglietteria del Teatro e on-line nel sito www.comunalegiuseppeverdi.it, saranno in vendita i biglietti per gli spettacoli del mese di gennaio 2012: la musica di Theo Teardo; lo straordinario Antonio Albanese con Personaggi; il grande musical Aladin; la rassegna Interazioni con 2984 e il percorso La Musica della Memoria i cui protagonisti sa- ranno i Berlin Harmonists, il Quartetto di Venezia e Quirino Principe. La biglietteria è aperta dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 19.00 e il sabato dalle 16.00 alle 19.00 (on-line 24h dal 12 dicembre). NOTE DI SALA Sono due gli incontri programmati a dicembre: il 16 dicembre - nel foyer del Teatro, il coreografo Fabrizio Monteverde ci racconta il mondo della danza; mentre il 19 dicembre nel Ridotto del Teatro, Carla Manzon e Barbari Rizzi ci faranno immergere nella stravaganza di Erik Satie. Al termine dei due incontri il pubblico sarà invitato a sorseggiare un cocktail unico ed originale creato per Note di sala. Inizio ore 18.00, ingresso libero. OSPITI A TEATRO Nel mese di dicembre il Teatro ospiterà importanti appuntamenti: - 5 dicembre Assemblea Generale di Unindustria Pordenone con la partecipazione del Presidente Emma Marcegaglia; - Il Centro Iniziative Culturali Pordenone organizza il Concerto di Natale il 17 dicembre e il Concerto di Fine Anno il 31 dicembre; - Il Comune, la Provincia e la Prefettura di Pordenone insieme a FVG Mitteleuropa Orchestra organizzano il 21 dicembre il Con- certo di Natale per i 150 anni d’Italia. Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi 20
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  • 24. SOCI FONDATORI Comune di Pordenone Provincia di Pordenone Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia SOCI ONORARI AMICI DEL TEATRO - STAGIONE 2011’12 Cimolai Palazzetti Peressini spa Tipografia Sartor 0434.247624 INFOLINE 20 www.comunalegiuseppeverdi.it