La lezione di Ionesco riletta da Valerio BinascoAgnese Cremaschi
Il Teatro Binario 7 presenta La Lezione di Ionesco, uno dei testi più significativi del Teatro dell’Assurdo, prodotto dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, con la regia di Valerio Binasco.
A seguire, mercoledì 20 gennaio alle ore 20.30, la storica e critica d’arte Simona Bartolena terrà la seconda lezione – approfondimento ad ingresso libero, Il surrealismo sono io: Salvador Dalí e il suo tempo, inserita all’interno della nuova rassegna Teatro+Tempo Arte, che indagherà temi quali l’assurdo, il paradosso, il sogno, l’immaginazione e la visione.
Presentazione della classe 5° G dell’istituto Tecnico Pertini di Varazze in occasione dell'intitolazione della Civica Biblioteca di Varazze al poeta Eugenio Montale: “Nella presentazione, alcune poesie nelle quali compare il paesaggio ligure, la cui asprezza si sposa significativamente, come correlativo oggettivo, con i contenuti della poetica dell’Autore. La scelta non è stata facile per la ricchezza della produzione montaliana, tuttavia le liriche su cui noi abbiamo lavorato ci sono sembrate alquanto appropriate per testimoniare l’amore del poeta per questa terra.”
Premessa
I racconti di questo volume, non sempre corrispondono a fatti realmente accaduti. Alcuni sono frutto della fantasia e del “sentito dire”. Altri ancora veramenti accaduti, sono conditi con un po’ di umorismo personale, tra il serio e il faceto, per stimolarne la lettura.
Così dicasi per i nomi e soprannomi dei personaggi. Chiedo scusa se mai qualcuno si identifica in essi. Il mio intento e solo quello di raccontare il contenuto di un segmento dell’anello che tiene unito il presente al passato nella Bassa Reggiana. Ciò che è accaduto nei cinquant’anni a partire dal primo quarto dopo il 1900.
Sergio Subazzoli
La lezione di Ionesco riletta da Valerio BinascoAgnese Cremaschi
Il Teatro Binario 7 presenta La Lezione di Ionesco, uno dei testi più significativi del Teatro dell’Assurdo, prodotto dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, con la regia di Valerio Binasco.
A seguire, mercoledì 20 gennaio alle ore 20.30, la storica e critica d’arte Simona Bartolena terrà la seconda lezione – approfondimento ad ingresso libero, Il surrealismo sono io: Salvador Dalí e il suo tempo, inserita all’interno della nuova rassegna Teatro+Tempo Arte, che indagherà temi quali l’assurdo, il paradosso, il sogno, l’immaginazione e la visione.
Presentazione della classe 5° G dell’istituto Tecnico Pertini di Varazze in occasione dell'intitolazione della Civica Biblioteca di Varazze al poeta Eugenio Montale: “Nella presentazione, alcune poesie nelle quali compare il paesaggio ligure, la cui asprezza si sposa significativamente, come correlativo oggettivo, con i contenuti della poetica dell’Autore. La scelta non è stata facile per la ricchezza della produzione montaliana, tuttavia le liriche su cui noi abbiamo lavorato ci sono sembrate alquanto appropriate per testimoniare l’amore del poeta per questa terra.”
Premessa
I racconti di questo volume, non sempre corrispondono a fatti realmente accaduti. Alcuni sono frutto della fantasia e del “sentito dire”. Altri ancora veramenti accaduti, sono conditi con un po’ di umorismo personale, tra il serio e il faceto, per stimolarne la lettura.
Così dicasi per i nomi e soprannomi dei personaggi. Chiedo scusa se mai qualcuno si identifica in essi. Il mio intento e solo quello di raccontare il contenuto di un segmento dell’anello che tiene unito il presente al passato nella Bassa Reggiana. Ciò che è accaduto nei cinquant’anni a partire dal primo quarto dopo il 1900.
Sergio Subazzoli
M.A.D. Gallery Milano Redazionale
Redazionale a cura della Dottoressa ELISA DOMENICHETTI Laurea Magistrale in Storia delle Arti dall’ antichità al contemporaneo presso l’ Università degli Studi di Pavia - Laurea di primo livello in Antichità Classiche e Orientali presso l’Università degli Studi di Pavia
Gabriel García Márquez - Dell'amore e di altri Demoni - Teatro Binario 7Agnese Cremaschi
Al Teatro Binario 7 di Monza andrà in scena sabato 12 dicembre alle ore 21.00 con ingresso gratuito per i cittadini, il romanzo “Dell’amore e di altri demoni”, con l’occasione verrà presentato AbboNatale, una bella iniziativa per unire la cultura italiana con le famiglie e da proporre come idea regalo per questo Natale, con la possibilità di scelta tra tre diversi tipi di abbonamento, con tre fasce di prezzo e tre tipologie di spettacoli. Maggiori informazioni le troverete nel sito www.teatrobinario7.it
“Si parlerà di uomini e si parlerà d’amore. Amore cieco e amore furioso. Si vedranno i segni della storia di Márquez lasciati nella voce di chi racconta e negli occhi di chi vorrà guardare. Perché le storie non muoiono con gli scrittori, continuano a vivere in chi le sa ascoltare, e si fanno arte in una forma anche inaspettata” Parola, musica e immagini saranno i tre percorsi che caratterizzeranno lo spettacolo, per far evocare la poetica di Márquez, ma anche per ricordarlo ad un anno dalla sua scomparsa.
Recensione: "Il Mappatore" di Roberto SfingiMarco Cucchi
Romanzo Emozionante e avvincente, ambientato ai giorni nostri, Il Mappatore ci riporta ad esplorare un periodo scomodo e ancora non elaborato: la guerra dei Balcani.
3. IL CALENDARIO
Informazioni sui biglietti:
www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624
INTERAZIONI Antonio Rezza
sa 3 dicembre 7-14-21-28
SCUOLA Giallomare Minimal Teatro
A TEATRO ACCADUEO’
me 7 dicembre
INTERAZIONI E.R.T. Fondazione
ve 9 dicembre Menoventi
L’UOMO DELLA SABBIA
SINFONICA Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
sa 10 dicembre direttore Semyon Bychkov
UNDER 12 Ravenna Teatro Drammatico Vegetale
do 11 dicembre ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
PROSA Anna Bonaiuto
ma 13 dicembre LA BELLE JOYEUSE
me 14 dicembre
NOTE DI SALA Coppelia: incontro con Fabrizio Monteverde
ve 16 dicembre
DANZA Compagnia Junior Balletto della Toscana
ve 16 dicembre COPPELIA
NOTE DI SALA MI CHIAMO ERIK SATIE
lu 19 dicembre conferenza-spettacolo
Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone
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4. 7-14-21-28
di Flavia Mastrella, Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista
(mai) scritto da Antonio Rezza
un habitat di Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci di Maria Pastore
sabato
3 dicembre 2011 una produzione
ore 20.45 Teatro 91 - Fondazione Teatro Piemonte Europa -
RezzaMastrella
Abbonamenti:
- Fidelity platinum
- Interazioni A
- Interazioni B
La (non) storia
Un uomo apparentemente indifeso, disinteressato ai problemi
della società che lo circonda, subisce una vita priva di sentimento.
Dopo una lunga malattia si separa dalla donna amata e contesta
i ritmi dell’affidamento minorile. Intorno a lui una realtà confu-
sionale, molto simile alla dittatura, gli rende il quotidiano insop-
portabile. Unica presenza reale è quella di un portatore d’acqua
che lo fa rifocillare. Stanco di vivere in solitudine, il Protagonista
cerca conforto in una donna che strilla e in un bambino che urla,
ma anche questo secondo tentativo di vita borghese naufraga tra
isterismi e crisi interiori. Sopraffatto dall’esistenza di ogni giorno
inizia a esercitarsi spiritualmente per fortificare le proprie creden-
ze. Contemporaneamente rovista nella sua infanzia alla ricerca
di un’identità, rivive e si frastaglia in personaggi provvisori fino a
diventare numero, fino a confondersi con lo spazio in balia delle
cifre così care alla civiltà contemporanea che si regge sul calcolo
e sulla menzogna programmata.
Nei ritagli di tempo si fa bello per piacere a chi non piace. E ap-
pena tenta il confronto con la favola, incontra il capriolo, una pre-
senza naturale che lo conduce a un urlo liberatorio e definitivo.
Flavia Mastrella - Antonio Rezza
Escalation e Tentennamento
Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci
tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogram-
ma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari
diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in ver-
ticale si muove solo l’uomo.
Il rosso sanguigno della seta brillante rende inquieta l’atmosfera
e accoglie l’uomo urlante e stremato che incede, comico suo mal-
grado, verso le trappole di un ordine precostituito.
2
5. L’ideogramma, di ispirazione cinese, è scritto con oggetti a noi
familiari durante l’infanzia... scultura sprigiona metafora...ed è
proprio la metafora a tenere insieme anche la storia.
Il compagno di gioco affianca l’inconsapevole eterno bambino
che è costretto a cedere a una realtà biologica e numerica che lo
spinge inevitabilmente dove il vigore del suo tempo vuole.
Flavia Mastrella
Il Salto in gola
Salti in lato e sui contorni: perdita del significato residuo e parola
alle cifre dello sterminio. Inutile pensare a chi moriva ieri quando
lo sterminio è in pieno corso.
Lo spazio è come un numero, per chi si vuole perdere, per chi
rinuncia al filo del discorso che è lo stesso filo che ti impicca. Il
corpo si è dato alla gola che raschia ormai nell’intimo. Il fianco
duole ancora per una nuova ed eterna alleanza. Qui non si rac-
conta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che
non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non
significa se non è trafitto.
Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono.
Fine delle parole.
Inizio della danza macabra.
Antonio Rezza
Antonio Rezza é sicuramente uno dei personaggi più contro/versi
e im/poetici del panorama teatrale e cinematografico contempo-
raneo. Performer, scrittore (ha pubblicato diversi libri fra i quali
“Son[n]o” e “Credo in un solo oblio”) e regista dalla vena creativa
surrealistica e sardonica, da oltre vent’anni collabora con Flavia
Mastrella, artista eclettica il cui orizzonte espressivo trova com-
piutezza attraverso la scultura, la pittura, la scenografia, la regia.
Parlare di Rezza e della Mastrella e del complesso linguaggio
teatrale che dal palco (ma non soltanto da lì) s’avviluppa attor-
no ai luoghi comuni culturali dell’ignaro spettatore è operazione
delicata che rischia di risultare fatalmente e facilmente (in)com-
prensibile. Antonio Rezza fa (sor)ridere? Certamente. Eppure non
si tratta della codificata risata amara né di un umorismo elitario
che mira a rivolgersi soltanto ad una determinata categoria. Con
lui l’estrema spontaneità, l’altrettanto naturale atteggiamento dei
muscoli facciali e il suono che scaturisce dalla gola allorquando
una situazione drammatica si trasforma nel suo lato oscura/mente
ilare portano a una riflessione postuma circa un eventuale dark
side del riso.
Ragazzaccio scalmanato Rezza, classe 1965, è un vero animale
da palcoscenico, traboccante, irruento, sciabordante, adrenalini-
co. Non è facile riassumere i suoi spettacoli senza trama lineare,
azioni e quadri in sequenza, voraci, simultanei, pazzeschi. Bisogna
vederlo con quel volto puntuto e furfante che come una maschera
di lattice si deforma e trasfigura, la chioma inanellata e scarmiglia-
ta, il corpo parlante in movimento costante senza pace e tregua, il
carisma da teatrante di razza, la parlantina roteante.
3
6. La Mastrella, complice alter-ego rezziana ha creato, come sempre,
“
Ragazzaccio
scalmanato
l’habitat della perfomance, rappresentando lo spazio come un
ideogramma cinese con un’altalena che sottolinea il tema portan-
te dell’impianto scenico basato su fluttuazione e tentennamento,
un velo da sposa, drappi rosso sangue, rotanti, reti- bozzoli, corde,
spaghi, lenzuola, sono i complementi necessari per l’esplosione
Rezza, del linguaggio del performer. Parossistico e surreale, le sue non
classe 1965, sono mai movenze circensi, bensì gesti come prolungamento del
pensiero e della parola. Rezza, pantagruelico nel suo nuovo delirio
è un vero cabalistico ben organizzato, affronta un tema a lui caro: l’uomo e
animale da la fatica di vivere. In questo caso sconfitto, tormentato, strepitante,
senza dignità: “Lo spazio diventa numero, per chi si vuole perdere,
palcoscenico, per chi rinuncia al filo del discorso che è lo stesso che ti impicca”.
traboccante, Proibito capire negli spettacoli della premiata ditta Rezza-Mastrel-
la, inutile cercare significati razionali e codificabili, ognuno legge
irruento, ciò che vuole. Seminudo, vittimizzando il povero Ivan Bellavista,
una sorta di aiutante sul palco, Antonio squaderna una serie di
sciabordante, sketch ferini e al fulmicotone, galleria di personaggi orrendamen-
adrenalinico. te comici: il sadico papà sull’altalena, l’operaio precario, il principe
”
zoppo in una sarabanda da danza macabra di umanità grottesca
e struggente. Pugni allo stomaco ben sferrati ed efferati, non c’è
scampo, ti fai malissimo piangendo e sganasciandoti dalle risate.
L’autore ci parla di sconfitta del significato e di un universo ridotto
alle oscillazioni e ai tentennamenti di un ideogramma mobile, ma
lo spettatore che non smette di ridere, applaudire, gridare con lui
in una serata di raro travolgente entusiasmo, sa trovare in questa
figura tormentata e urlante che lo spinge a un ridere frenetico
vicino anche alle lacrime, un proprio auspicabile doppio che si
abbandona alla protesta contro una società allo sfacelo.
Franco Quadri - La Repubblica
Uno spettacolo di Antonio Rezza non si può raccontare. Rezza va
visto e vissuto nell’istante della sua follia comica, che non ha padri
e non ha fratelli, pur svelando, in trasparenza, una genealogia che
può risalire a Chaplin, Tati, Totò.
Osvaldo Guerrieri - La Stampa
4
7. L’UOMO DELLA SABBIA
Capriccio alla maniera
di Hoffmann
di Consuelo Battiston, Gianni Farina e Alessandro Miele
regia di Gianni Farina
con Consuelo Battiston, Alessandro Miele, Francesco Ferri,
Tamara Balducci, Mauro Milone, Tolja Djockovitch
musiche di Stefano De Ponti venerdì
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Menoventi 9 dicembre
ore 20.45
SPAZIO DUE
ingresso Via Roma
Uno spettacolo originale che si nutre delle suggestioni prodot-
te dall’omonimo racconto di Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann, Abbonamenti:
legate al senso dello smarrimento provocato dalla perdita della - Fidelity Platinum
realtà, dal paradosso creato dal venir meno dei concetti di prima - Interazioni A
e dopo, la cui eco si ripercuote in tutta Europa attraversando gli - Interazioni B
incubi del romanzo russo, le visioni di Villiers de l’Isle Adam e di
Kafka, fino a generare oltreoceano le distorte realtà di Philip K.
Dick e di David Lynch.
Ne L’uomo della sabbia la sfida è quella di far cadere le
contrapposizioni positivo - negativo, prima - dopo, alto - basso,
logico – illogico, in favore di un sistema in cui tutto sia contem-
poraneamente, come antidoto contro la noia e l’appiattimento
della ripetizione, un modo per colmare la distanza tra desiderio e
azione. Un cambio di prospettiva nella linearità degli avvenimenti
in grado di trasformare la realtà in grottesco, in paradosso.
Questo si risolve nella scelta drammaturgica di suddividere
l’azione in Zone che ospitano differenti livelli di rappresentazio-
ne, più o meno vicini allo spettatore, che tendono a generare
improvvisi scarti contestuali attraverso la sovrapposizione di
situazioni che spezzano la coerenza narrativa per portare lo spet-
tatore a rimettere in discussione tutto ciò che è accaduto fino a
quel momento, per farlo dubitare, in ultima istanza, della realtà
stessa di cui è stato testimone.
- 20 E’ una temperatura.
- 19 Guardando al contrario il termometro del tiepido salotto,
puoi constatare che è la temperatura di casa tua, cambia solo il
punto di vista.
- 18 In realtà sta a capo all’ingiù la realtà.
- 17 Per noi non è tempo ancora di una poetica pre-definita.
- 16 I temi ricorrenti ci rincorrono; non siamo noi a cercarli. 5
8. “
I Menoventi
danno
- 15 Esiste un approccio al lavoro, un metodo stocastico. Affidan-
doci alle derive del casuale torturiamo l’idea e rinunciamo a
pre-meditare una forma.
- 14 Ogni nuovo progetto ci spiazza e per questo lo malediciamo
completa per mesi.
libertà allo
- 13 Il caso ci assilla e per questo lo denunciamo pubblicamente.
spettatore,
rendendolo - 12 Il Pubblico esiste.
attore - 11 Lo spettacolo vuole accadere.
del loro - 10 Qui ed ora, il tempo si contorce nel presente.
stesso
- 9 Il Pubblico esiste.
spettacolo.
” - 8 Se diciamo che diciamo, accade qualcosa.
- 7 Il prevedibile diventa inconcepibile.
- 6 Il Pubblico esiste?
- 5 Sicuramente l’attore lo vede, ma questo non dimostra niente.
- 4 Sicuramente il Pubblico vede l’attore, ma questo è un’altro
discorso.
- 3 A volte si ride delle figurine che disponiamo sul palco.
- 2 A volte è tutto così ingenuo.
- 1 A volte ci scaldiamo, un pochino.
0 Fa ancora tanto freddo
Menoventi
La recensione
“L’uomo della sabbia” è un racconto di Ernst Theodor Amadeus
Hoffmann, esponente di spicco del Romanticismo tedesco, e fa
parte della raccolta “Notturni”. Affronta il tema dell’ambiguità
e indaga l’immaginario dell’automa. Una storia che suscita nel
lettore il sentimento del sinistro: Freud lo prende ad esempio nel
saggio “ll perturbante”.
La compagnia dei Menoventi ne ha fatto una trasposizione per
il teatro, “un capriccio alla maniera di Hoffman…un labirinto, un
gioco di scatole cinesi, una narrazione senza fine in cui perdersi”,
e il letterato germanico faceva al caso loro, capace com’è di
creare sofisticati labirinti in cui finisci dentro e da cui esci ed
6
9. entri. Appena arrivi a cogliere l’essenzialità della storia descrit-
ta, della trama narrata, come in un gioco di prestigio, ti ritrovi al
principio da dove eri partito. E il ribaltamento narrativo (in questo
caso drammaturgico) ti costringe a ricominciare da una prospet-
tiva diversa. Come un gioco di specchi in cui tu ti rifrangi.
Il meccanismo teatrale dell’ultimo sforzo creativo dei Menoventi
ruota tutto intorno al meccanismo della ripetizione dove le varie
scene sembrano succedersi in modo eguale ripetitivo, salvo poi
accorgersi della presenza di varianti che spiazzano lo spettato-
re, creano spaesamento, stupiscono per l’irrazionalità in cui si
manifestano. Da un’azione logica e conseguenziale si passa a
qualcosa che è perturbante, paradossale, per creare un senti-
mento simile alla paura che si viene a creare quando un fatto,
una persona, un avvenimento, si percepisce come conosciuto e
allo stesso tempo estraneo.
È quello che si viene a creare attraverso un via vai di personaggi
che appaiono e scompaiono, entrano da una porta e ci escono
subito dopo.
Il sipario che si chiude e si riapre a ritmo continuo e non ti da
il tempo di assimilare la scena precedente che già è cambiata,
assomiglia tanto ai nostri pensieri che ci turbano quando scor-
rono via veloci, senza tregua, nuvole passeggere da toni oscuri e
foschi. Ne “L’uomo della sabbia” i corpi spariscono e riappaiono
in posture diverse. Sono flashback di pochi istanti, fotogrammi di
un montaggio che non segue nessuna apparente coerenza. As-
somigliano molto a suggestioni oniriche dove il perturbante è di
casa. Un rovesciamento continuo delle situazioni che si vengono
a creare e si dissolvono come per incanto. Automatismi come nel
caso dello spaesato ragazzo con una banana in mano, perenne-
mente fuori luogo, trovandosi nel posto sbagliato al momento
sbagliato: una delle scene più spassose e godibili.
Avvengono ribaltamenti continui come l’origine del nome di que-
sta giovane compagnia, proiettata sempre più verso una raggiun-
ta maturità artistica.
Roberto Rinaldi, www.rumorscena.it
La Compagnia
Cresciuti in tre diverse zone d’Italia, Consuelo Battiston, Gian-
ni Farina e Alessandro Miele seguono differenti percorsi nelle
loro terre d’origine. Accumunati da un comune sentire il teatro
fondano nel 2005 la compagnia Menoventi, oggi uno dei giovani
gruppi teatrali che maggiormente cerca di stravolgere e rico-
struire il concetto di drammaturgia. Sempre più apprezzati da
pubblico e critica, sono tra i 12 candidati al Premio Rete Critica
assegnato dai blog e siti teatrali indipendenti. La loro singolarità
è un rapporto del tutto particolare col pubblico, sempre chiama-
to in causa, sempre stimolato e portato alla reazione. In “Postilla”,
per esempio, uno dei loro ultimi lavori per una persona alla volta,
i Menoventi davano completa libertà allo spettatore, rendendolo
attore del loro stesso spettacolo.
7
10. ORCHESTRA SINFONICA
NAZIONALE DELLA RAI
SEMYON BYCHKOV
direttore Semyon Bychkov
pianoforte Benjamin Grosvenor
programma
sabato Johannes Brahms (1833-1897)
10 dicembre 2011 Variazioni in si bemolle maggiore op. 56a su un tema di Haydn
ore 20.45 Corale St. Antoni. Andante – I. Poco più animato – II. Più vivace
– III. Con moto – IV. Andante con moto – V. Vivace – VI. Vivace –
Abbonamenti: VII. Grazioso – VIII. Presto non troppo – Finale. Andante
- Sinfonica 2011
- Sinfonica 2011’12 Robert Schumann (1810-1856)
Concerto in la minore op. 54
per pianoforte e orchestra
Allegro affettuoso
Intermezzo. Andantino grazioso
Allegro vivace
(intervallo)
Johannes Brahms (1833-1897)
Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90
Allegro con brio
Andante
Poco allegretto
Allegro
Le Variazioni su un tema di Haydn possono essere considerate
la prima vera opera sinfonica di Brahms. Fino a quel momento il
catalogo delle opere brahmsiane per grande orchestra era piut-
tosto ridotto: due Serenate, gli abbozzi del Concerto in re minore
per pianoforte e orchestra e lavori corali quali Ein Deutsches Re-
quiem, il Rinaldo, il Canto del destino e la Rapsodia per contralto.
Quella vocazione al genere puramente sinfonico, che Schumann
aveva profetizzato fin dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, tardava
a prendere forma. Brahms avrebbe atteso di compiere il quaran-
tatreesimo anno nel 1876 per scrivere la sua Prima sinfonia. Le
Variazioni su un tema di Haydn rappresentarono un significativo
avvicinamento al genere sinfonico; e fu forse proprio il succes-
so di questa composizione a spingere Brahms a compiere quel
passo che per tanti anni lo aveva intimidito. Il raggiungimento di
una grande raffinatezza nella scrittura per variazioni fu decisivo
proprio per la maturazione di un nuovo linguaggio, in grado di
unire le tradizionali categorie formali della struttura sinfonica con
una sintassi estremamente fluida, in cui tutti gli elementi sono
legati da raffinati rapporti di causa-effetto.
8 Nel 1840 Robert Schumann e Clara Wieck finalmente si univano
11. in matrimonio. Era la fine di un lunghissimo incubo, un periodo
di incontri segreti, messaggi in codice, fantasiosi stratagemmi
volti ad ingannare la sorveglianza del padre di Clara. Prima, per
dieci anni Schumann si era dedicato esclusivamente al reper-
torio pianistico mettendovi tutto il suo mondo di utopie e lotte
ideali contro una generazione incapace di penetrare i segreti
della sensibilità romantica. Nel giro di altri dieci anni sarebbe
diventato padre di cinque figli, e la professione di compositore
gli avrebbe riservato più umiliazioni che successi. In quel periodo
realizzò tuttavia il sogno di Clara, un concerto tagliato apposta
per le di lei qualità pianistiche straordinarie. Nacque una fantasia
in un solo movimento, poi, solo in un secondo tempo, si aggiun-
sero altri due movimenti, un Intermezzo ed un Finale, che però
sembrano vivere in un altro emisfero rispetto alla sregolatezza
appassionata del brano iniziale. Nel quale è ben presente una
influenza beethoveniana, sia nella cantabilità del tema princi-
pale, che nella drammaticità dello sviluppo, come nel modo in
cui la cadenza si fonde miracolosamente al discorso del primo
movimento. E nel quale il temperamento schumanniano emerge
comunque in modo dirompente, mescolando continuamente sta-
ti emotivi contrastanti. A parlare nel primo movimento è ancora lo
Schumann del decennio pianistico, quello di Kreisleriana e della
Fantasia. Ma poi arriva l’Intermezzo, con la sua grazia cameristi-
ca; i conflitti si fanno da parte e la forza impetuosa si trasforma
in una voce lontana, da ascoltare con delicatezza. Solo nel Finale
torna la maschera dell’impetuosità, con un tema dai tratti eroici.
Ma non è più un gesto imprevedibile, come quello che introduce
il primo movimento: quel clima di dubbio su cui si era aperto il
Concerto svanisce e a dominare è un senso di festosa certezza,
che ricorda da vicino i finali delle sinfonie di Beethoven.
La Terza Sinfonia di Brahms venne eseguita per la prima volta
sotto la direzione del grande Hans Richter a Vienna nel 1883.
Inizia con un’esplosione di magnifica drammaticità, un tema
ondeggiante e appassionato che getta la sua ombra possente su
tutto il movimento iniziale. L’Andante costituisce una pausa negli
svolgimenti drammatici e presenta un idillico tema, variato nel
corso del pezzo con grande maestria. Nel terzo tempo ancora un
tema di straordinaria bellezza melodica, uno di quei temi che si
scolpiscono indelebilmente nella memoria: un colore scuro del
timbro orchestrale, fluente ed appassionato. L’Allegro finale è il
punto culminante della sinfonia. Al primo sinuoso tema esposto
da archi e fagotti e poi legni, segue un tema sussurrato, quasi
un corale, seguito da un’esplosione nei registri estremi dell’or-
chestra. Seguono poi un altro tema esposto dal corno e mera-
vigliosi contrasti drammatici. Finchè ritorna il tema dell’inizio
della sinfonia, con cui questo finale si conclude, ancora vibrante
di grandiosi sviluppi, fino all’ultimo accordo in un fa maggiore
“pianissimo”.
L'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI è nata nel 1994 e i
primi concerti furono diretti da Georges Prêtre e Giuseppe Sino-
poli. Da allora i direttori principali e ospiti sono stati Jeffrey Tate,
Rafael Frühbeck de Burgos, Gianandrea Noseda, Eliahu Inbal,
9
12. Carlo Maria Giulini, Wolfgang Sawallisch, Mstislav Rostropovič,
“
Schumann
realizzò
Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Zubin
Mehta, Yuri Ahronovitch, Marek Janowski, Dmitrij Kitaenko,
Aleksandr Lazarev, Valery Gergiev, Gerd Albrecht, Yutaka Sado,
Mikko Franck, James Conlon e Roberto Abbado.
Dal novembre 2009 lo slovacco Juraj Valčuha è il nuovo Diret-
il sogno di tore principale.
Clara, la L’Orchestra tiene a Torino regolari stagioni, affiancandovi spes-
so cicli primaverili o speciali, come il ciclo Rai Nuova Musica.
composizione Frequenti le sue presenze a MITO, SettembreMusica, Biennale
di un concerto di Venezia, Settimane Musicali Internazionali di Stresa. Nu-
merosi e prestigiosi anche gli impegni all’estero con tournée
scritto in Giappone, Germania, Inghilterra, Irlanda, Francia, Spagna,
per le sue Canarie, Sud America, Svizzera, Austria, Grecia, Emirati Arabi
Uniti nell’ambito di Abu Dhabi Classics.
straordinarie L’Orchestra è stata protagonista del film-opera “Rigoletto”,
trasmesso in diretta su Rai1 e in mondovisione da Mantova,
qualità con la direzione di Zubin Mehta e la regia di Marco Bellocchio;
pianistiche. dell’evento televisivo “Traviata à Paris”, sempre con la direzione
”
di Zubin Mehta; dell’apertura delle celebrazioni verdiane ese-
guendo nella Cattedrale di Parma la Messa da Requiem sotto
la direzione di Valery Gergiev.
Semyon Bychkov è stato direttore musicale dell’Orchestre de
Paris, primo direttore ospite della Filarmonica di San Pietro-
burgo e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, nonché
Direttore principale della Semperoper di Dresda; dal 1997 al
2010 Direttore principale della WDR Sinfonieorchester di Co-
lonia. Nella stagione 2010/2011 ha effettuato tournèe in Asia,
Europa e Stati Uniti con la Filarmonica della Scala, l’Orchestra
del Concertgebouw e la Filarmonica di Vienna, e ha diretto le
orchestre sinfoniche di Cleveland, San Francisco, Philadelphia,
Monaco, Amburgo e Lipsia. Molte le incisioni per Decca, Profil
e Arthaus. La sua recente incisione di Lohengrin ha vinto il
“Record of the Year 2010” dal BBC Music Magazine.
Il diciannovenne pianista britannico Benjamin Gosvenor si è
fatto notare per la prima volta nel 2004 quando ha vinto, all’età
di undici anni, la finale per pianoforte nel Concorso per giovani
musicisti della BBC. Da quel momento è diventato un pianista
rinomato in tutto il mondo, esibendosi con la Filarmonica di
Londra, di Tokio, la Sinfonica Brasiliana alla Royal Festival Hall,
la Barbican, la Muza Kawasaki e la Carnegie Hall. Nel 2011,
appena compiuti i diciannove anni, si è esibito con l’Orchestra
Sinfonica della BBC durante la serata di apertura dei BBC
Proms. Collabora con Vladimir Ashkenazy, Jiří Bělohlávek e Vla-
dimir Jurowski e ad altri membri del progetto della BBC “New
Generation Artists”, di cui è membro per il periodo 2010-2012.
10
13. ALICE ATTRAVERSO
LO SPECCHIO
Liberamente ispirato al racconto di Lewis Carroll
di Ezio Antonelli, Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni
con Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni, Giuseppe Viroli
scenografia e immagini virtuali di Ezio Antonelli
figure di Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni
musiche originali di Luciano Titi domenica
11 dicembre 2011
luci di Gabriele Clementi ore 16.00
la voce di Alice è di Anna Fedriga
regia Pietro Fenati Abbonamenti:
organizzazione William Rossano, Sara Maioli - Under 12
produzione Ravenna Teatro Drammatico Vegetale
“Tu non sai come si tagliano le torte dello Specchio”, osservò
l’Unicorno.“Prima devi passarle in giro, e tagliarle dopo”. Sembrava
una sciocchezza, ma Alice molto obbedientemente si alzò, fece il
giro col piatto, e la torta si divise in tre fette. “Ora devi tagliarla”, dis-
se il Leone, quando Alice fece ritorno al suo posto col piatto vuoto.
Succedono cose di questo genere ad Alice nel suo viaggio dall’al-
tra parte dello specchio.
Ma cosa c’è dietro/dentro lo specchio? Le stesse cose che ci sono
nel mondo reale? Ma una cosa non può essere in un posto e con-
temporaneamente in un altro. Allora quello dello specchio è un
altro mondo, che obbedisce a regole differenti, dove la destra e
la sinistra si scambiano posto, dove il sopra e il sotto sono “sotto-
sopra”, dove il tempo può scorrere all’incontrario, dove accadono
tante stranezze simili.
Basta però oltrepassare lo specchio in compagnia di Alice perché
quelle stranezze diventino cose normali (da quel punto di vista,
forse è il mondo reale che ubbidisce a regole strane).
Una volta oltrepassato lo specchio, saliamo con Alice su una col-
linetta e guardiamo il paesaggio davanti a noi. “E’ tutto segnato
come fosse una grande scacchiera!” dice Alice.“Mancano solo de-
gli uomini che si muovano, da qualche parte…ma ci sono!”
“E’ un’enorme partita a scacchi questa che giocano… in tutto il
mondo … sempre che questo sia il mondo. Oh, che divertimento!
Come vorrei essere una di loro! Non mi dispiacerebbe fare la pedi-
na … benché naturalmente più di tutto mi piacerebbe essere una
partner evento
Regina”.
E Alice entra nel gioco. Nel suo viaggio per diventare regina incon- Tipografia Sartor
tra e si scontra con re, regine, cavalieri, leoni ed unicorni. Passo Pordenone
dopo passo, o meglio casella dopo casella, Alice supera le difficol-
tà della vita, a volte alleandosi, altre scontrandosi con gli abitanti
della “scacchiera” fino a raggiungere l’obiettivo finale: diventare
regina. Alla fine del gioco, come capita nella vita reale, Alice è
diventata un po’ più grande.
La vita è un gioco, un gioco è la vita. 11
14. Note sullo spettacolo
Alice varca il velo lattiginoso dello specchio e qui inizia la sua av-
ventura, in uno stato di sogno, oltre lo specchio. Alice in questo
nuovo mondo a forma di scacchiera, abitato dai personaggi degli
scacchi, su consiglio della Regina Rossa diventa pedina. Diversa-
mente, sarebbe esclusa dal gioco e quindi dal mondo dello spec-
chio. Come pedina allora, se giocherà bene, potrà ambire al ruolo
di Regina. Da adesso in poi, quello che avverrà dovrà ubbidire alle
regole di una realtà distorta. Alice avrà a che fare con personaggi
dai comportamenti assurdi. Il tempo e lo spazio sembreranno fuori
controllo. Le parole poi, chi le capisce più, sembra un mondo di
pazzi. Nonostante tutto, Alice vuole diventare Regina, vuole-deve
diventare adulta, però...
Forse, nel sogno di Alice le regole assurde dettate dai grandi, i loro
comportamenti altrettanto assurdi, le prescrizioni tassative, le spie-
gazioni incomprensibili, non sono altro che la rappresentazione fin
troppo lucida della condizione del bambino quando ha a che fare
con gli adulti, col nostro mondo. Orari e regole precisi dalla mattina
alla sera, relazioni sociali accuratamente programmate, il tutto con-
dito con una strana coerenza a senso unico. In Alice assistiamo allo-
ra, in un formale rispetto delle convenzioni, ad un incontro-scontro
fra due solitudini, a dialoghi tra bambino ed adulto che sembrano
soliloqui speculari: la stessa parola, la stessa frase, hanno significa-
ti diversi per Alice ed il suo interlocutore.
Chi ha ragione e chi ha torto? A questa domanda, un abitante dello
specchio, probabilmente, risponderebbe: “Ho ragione io perché lo
dico io” o qualcosa del genere. Un punto di vista tipicamente adul-
to. Noi invece, per partito preso o per gioco (rivelando così la nostra
natura di adulti e teatranti) guardiamo il mondo al di qua e al di là
dello specchio con gli occhi di Alice. Un mondo illogico e diverten-
te, buffo e irrazionale, curioso e misterioso, sognante e sognato.
Cos’è la vita, se non un sogno?
La compagnia
Nata nel 1974, la Compagnia Drammatico Vegetale è oggi una del-
le più fedeli al concetto del teatro di figura, al suo rapporto col
mondo dell’arte, alla ricerca costante nell’ambito del visivo. Altro
aspetto importante nell’opera della Drammatico Vegetale è il parti-
colare rapporto da sempre ricercato col suono e con la musica. Co-
stantemente i suoi spettacoli contengono scritture musicali origina-
li, frequentemente esecuzioni dal vivo, anche in forma di concerto
e con orchestra, avendo anche prodotto o partecipato a spettacoli
musicali ed opere liriche.
Fino a oggi la Compagnia ha prodotto più di 45 spettacoli, ha re-
alizzato anche varie installazioni e percorsi interattivi e tiene labo-
ratori teorici e pratici relativi alla propria attività. Ha partecipato ai
più importanti festival internazionali di teatro di figura; nel 2008, al
12th Tehran International Puppet Theatre Festival – Mobarak, con
lo spettacolo “Alice attraverso lo specchio” ha vinto il premio per il
migliore allestimento scenografico del festival. Ha ricevuto la Sire-
na d’oro alla 34° edizione del Festival Internazionale “Arrivano dal
mare” nel settembre 2009.
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15. LA BELLE JOYEUSE
di Gianfranco Fiore
con Anna Bonaiuto
scene di Sergio Tramonti
costumi di Sandra Cardini
luci di Pasquale Mari
regia di Gianfranco Fiore
martedì
produzione Pav 13 dicembre 2011
un progetto realizzato in collaborazione con Cadmo ore 20.45
Abbonamenti:
- Fidelity platinum
Ricchissima per nascita, sposa a sedici anni per separarsi a - Fidelity gold
venti, Cristina Trivulzio di Belgioioso inizió ben presto una vita - Blu
indipendente libertaria e nomade tra Milano, Parigi e l’Oriente,
che la stregò. Era sempre in prima linea per l’Unità d’Italia, la mercoledì
battaglia per le donne, l’aiuto ai diseredati, il soccorso ai patrioti 14 dicembre 2011
feriti: durante la Repubblica romana, nel 1849, inventò per loro ore 20.45
le prime infermiere.
Ha fatto della sua vita un monumento e difatti fu molto osannata. Abbonamenti:
Definita da Carlo Cattaneo “la prima donna d’Italia”, molto amata - Giallo
da potenti e intellettuali, a lungo protagonista di un salotto pari- - Arancio
gino, ritratta da Hayez, Cristina è stata poi dimenticata.
Ma ora la principessa sta risorgendo, perché chi la scopre non la
lascia più: ha cominciato il regista Mario Martone che per la sua
lunga cavalcata cinematografica nel Risorgimento, “Noi crede-
vamo”, l’ha scelta come personaggio femminile di riferimento,
perché “non era madre, moglie o figlia di, ma aveva una storia
autonoma e una propria concezione politica”.
Poi è venuta la Rete: quando l’anno scorso su Facebook è partita
l’iniziativa “Questa settimana sono io” che invitava a scegliere
un personaggio del passato come foto del proprio profilo, molte
donne hanno scelto lei.
E dopo ancora due piece teatrali: prima “Sebben che siamo don-
ne”, di Magda Poli, dove Cristina compariva insieme ad altre eroi-
ne risorgimentali, e adesso La belle Joyeuse, monologo centrato
su di lei con Anna Bonaiuto, splendida protagonista in scena.
Note di regia
“Sanguinaria assassina” per il governo austriaco, “sfacciata me-
retrice” per papa Pio IX, “bellezza affamata di verità” per Heine,
“Prima donna d’Italia” per Cattaneo; la figura di Cristina Trivulzio
principessa di Belgioioso suscitava tra i suoi contemporanei (e
probabilmente susciterebbe anche tra i nostri) giudizi estremi,
definitivi e inconciliabili. Figlia del Rinascimento e dell’Illumi-
nismo, Musa del Romanticismo, cultrice delle storie passate e
febbrile anticipatrice del nostro presente, intellettuale, brillante,
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16. orgogliosa, stravagante, autoritaria, trovò principalmente nell’arte
“
A far rivivere
l’epopea di
della seduzione la forza di attraversare da grande protagonista
l’epopea del Risorgimento italiano. Seduzione intellettuale e
sentimentale verso i maggiori artisti dell’epoca (da Listz a Chopin
a Delacroix), seduzione ideale e politica verso elites patriottiche
e donne e uomini del popolo.
una donna Con un grandissimo senso della “messa in scena”, gli eccentri-
d’altri tempi, ci arredi della casa parigina, i suoi travestimenti, da damina di
salotto a eroina guerriera, Cristina interpretò tutti i ruoli possibili
“prima donna nella società dell’epoca, e sempre da grande, autentica attrice,
d’Italia”, con distacco critico, spesso ironico (“la mia condizione di prin-
cipessa e di esiliata servita a puntino a darmi aria da eroina da
doveva commedia”). E come ogni vera protagonista, lacerata da pulsioni
essere un diverse; frenetica, onnipresente attivista fiduciosa in un futuro
più libero, e insieme preda di profonde inquietudini personali, di
grande nome senso di inutilità, di sconfitta (“se è infelice chi vive un’esistenza
mancata, è sventurato chi ne vive molte”).
del teatro Così la definizione di “comedienne” affibbiatole per disprezzo dai
italiano. suoi denigratori, iacquista oggi in lei tutta la sua profondità e il
”
suo splendore. Seduttiva e opportunista con i geni e i potenti,
impudente e sarcastica con le massime autorità della Chiesa,
dolce e materna coi ragazzini del suo falansterio, dura con le
debolezza dei patrioti, enfatica e trascinante nelle adunate po-
polari, Cristina di Belgioioso sembra aver vissuto da eroina dei
più diversi generi letterari, dal feuilleton al romanzo d’avventura,
dall’epopea alla tragedia, nascondendo costantemente il suo
vero volto dietro innumerevoli maschere.
La belle joyeuse, il monologo che proponiamo, vuol tentare di
suggerire che proprio in tutte queste maschere è la sua verità,
perché ciascuna è stata vissuta, “incarnata” in modo così estre-
mo, generoso e totale, da divenire parte di un unico volto di don-
na problematica, contraddittoria, egocentrica, ma assolutamente
affascinante. Nessun intento agiografico, nessuna preoccupazio-
ne di risarcimento storico alla sua figura dimenticata (bastereb-
bero poche sue frasi, pochi suoi scritti a riconsegnarla alla nostra
più scottante attualità) ma solo un flusso di frammenti di ricordi,
di visioni, di emozioni, nostalgie, frustrazioni, filtrati dalla tenerez-
za, l’ironia, e l’orgoglio di una Primadonna che al termine di una
vita vissuta sotto il segno del coraggio, teme ora solo l’ultimo
nemico: l’oblio, “una morte più orribile della morte…”.
Gianfranco Fiore
Hanno scritto…
Una gran donna, anzi una primadonna che il drammaturgo e
regista Gianfranco Fiore fa rivivere nel monologo a cui Anna
Bonaiuto impone la sua maschera e la sua anima. Quest’attrice
di straordinaria mobilità espressiva entra nel flusso di volubili
vicende esemplari e ce le restituisce con una sorvegliatissima
sapienza istrionica: il matrimonio con un puttaniere che le passa
la sifilide, la polemica con Carlo Alberto in fuga dal Lombardo-
Veneto, la scoperta della Francia e della lotta, il gusto dell’esoti-
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17. co, la filantropia patriottica, eccetera.
Sembra uscita da un quadro di Hayez, la Bonaiuto. Sulle prime,
appare rigidamente statuaria, poi il suo corpo, la sua voce, il suo
stesso animo cominciano a fluttuare, a fremere, a irridere, seguo-
no le svolte di un testo che a tratti sembra prevedibile e perfino
banalotto e altre volte s’impenna in irresistibili frustate d’ironia
con qualche strizzata d’occhio alla nostra attualità. Tutto questo
viene per così dire emulsionato da un’interpretazione che, con
minime sfumature, riesce a creare la complessità di un mondo e
di una vita. Roba da applausi.
Osvaldo Guerrieri, La Stampa
A far rivivere l’epopea di una donna d’altri tempi, creatura al tem-
po stesso di impressionante modernità, doveva essere un altro
grande nome femminile del teatro italiano: e scelta migliore non
poteva ricadere che su Anna Bonaiuto per un’intensa prova d’at-
trice che rende il ritratto, reale come le mille maschere, di una
delle personalità più luminose del Risorgimento italiano. Sola in
scena, un baule da dove estrarre pochi oggetti, una sedia su cui
sprofondare per la finale ammissione di come a spaventare non
sia la morte, ma l’oblio. E’ in questo momento, tra i pochi di tutta
la vita, che “la belle joyeuse” appare debole e vulnerabile, e forse
proprio per questo a noi ancor più familiare.
Per un lavoro dall’impianto lineare e pulito che ha il merito di
proporre l’umanità di una donna, prima che il ritratto di un perso-
naggio storico, il risultato finale è un successo di pubblico come
raramente accade di registrare.
Roberto Canavesi, www.teatroteatro.it
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18. COPPÉLIA
Balletto in un atto, liberamente ispirato all’omonimo balletto del
repertorio interpretato da 9 coppie della Compagnia Junior
Balletto di Toscana, diretta da Cristina Bozzolini
Nuova produzione stagione 2011/2012
drammaturgia, regia e coreografia di Fabrizio Monteverde
musica di Leo Délibes
costumi di Santi Rinciari
venerdì luci di Andrea Narese
16 dicembre 2011
ore 20.45
personaggi ed interpreti
Abbonamenti: Coppelius Siro Guglielmi / Nicola Simonetti
- Fidelity platinum Coppélia Debora Di Biagi / Sara Pennella
- Fidelity gold Franz Martin Angiuli / Francesco Porcelluzzi
- Azzurro Swanilda Charlotte Lazzari / Alessandra Berti
- Bianco Amici Alessio Marchini, Vincenzo Minervini,
Francesco Porcelluzzi, Mattia Saracino,
Salvatore Sciancalepore, Nicola Simonetti,
Lorenzo Terzo
Amiche Alessandra Berti, Valentina Galluccio,
Giovanna Pagone, Alice Pellacini,
Sara Pennella, Silvia Sisto,
Laura Nicola Viganò
“C’è un angolo della mente che non riesce a razionalizzare la
paura del diverso e di ciò che non conosciamo, mettendo in
evidenza tutte le nostre paure, anche le più infantili.
Il terrore di rimanere soli fa compiere tortuosi percorsi come
in un racconto dell’orrore. Coppélia non è altro che il punto di
partenza per un viaggio che ha come meta la ricerca dell’altro,
ovvero, l’Amore. E’ solo con questo indispensabile ingrediente
che il sangue e la vita riescono a fluire dentro ad un corpo e a
dare un senso all’esistenza. La ricerca disperata di voler donare
la vita è semplicemente la necessità di amare”.
Fabrizio Monteverde
Coppélia, nel repertorio della tradizione classica, è un balletto
ispirato al racconto “Der Sandmann” (L’uomo di sabbia) di E.T.A.
Hoffmann in cui si intreccia la storia d’amore tra Swanilda e
Franz con il sogno del mago Coppelius (uomo interessato solo
al denaro) di creare una bambola che abbia un’anima. Franz si
innamora ben presto di Coppélia, ma quando scopre che si tratta
solo di una bambola meccanica, pentito, torna a rivolgere il suo
affetto a Swanilda.
Con un grande divertissement finale tutti si riconciliano lasciando
16 solo Coppelius con la sua bambola inanimata.
19. Coppélia è uno dei balletti che più ha colpito la fantasia dei co-
reografi che ne hanno infatti realizzato numerosissime versioni,
tra le quali si ricordano quelle celebri di Karl Telle (Vienna 1876),
Paolo Taglioni (Berlino, 1881), Marius Petipa (Pietroburgo 1884)
e Aurel Milloss (Roma1939).
Con questa nuova creazione, nella settima stagione teatrale di
ininterrotta attività della vivace ed agguerrita formazione dello
Junior BdT, con giovani talenti tutti formatisi nella Scuola del
BdT, Fabrizio Monteverde e Cristina Bozzolini riprendono un
percorso di solidale e feconda collaborazione artistica, più che
ventennale, cui si devono alcune delle produzioni e delle espe-
rienze più qualificate della storia e della cronaca della danza
italiana di questi ultimi decenni. Questa nuova Coppélia ne sarà
testimonianza probante, nonché marchio di fabbrica di valori di
eccellenza del “made in Italy”, anche nei panorami della produ-
zione artistica di danza.
La compagnia giovanile Junior Balletto di Toscana, diretta da
Cristina Bozzolini, costituisce la struttura produttiva di tirocinio
professionale della Scuola del Balletto di Toscana; rappresenta
una qualificata occasione di debutto sulle scene, con modalità
rigorosamente professionali, per un selezionato organico, giovani
danzatori “under 20” di promettente talento. È una delle migliori
e più innovative scuole italiane di danza, con un “palmarés” di
oltre 70 propri ex allievi, professionisti in carriera, in importanti
corpi di ballo, compagnie e gruppi di danza in Italia ed in Europa.
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22. IN BREVE
SCUOLA A TEATRO: ACCADUEO’
Mercoledì 7 dicembre andrà in scena Accadueo’, spettacolo tea-
trale per le scuole primarie. Sul palco del Teatro Verdi, che ha do-
vuto raddoppiare le recite per la grande richiesta, si racconterano
otto storie originali sull’acqua e si vedrà la meraviglia dei quadri di
sabbia disegnati live per creare fantastiche scenografie.
PREVENDITA BIGLIETTI
A partire da lunedì 12 dicembre, nella biglietteria del Teatro
e on-line nel sito www.comunalegiuseppeverdi.it, saranno in
vendita i biglietti per gli spettacoli del mese di gennaio 2012:
la musica di Theo Teardo; lo straordinario Antonio Albanese con
Personaggi; il grande musical Aladin; la rassegna Interazioni con
2984 e il percorso La Musica della Memoria i cui protagonisti sa-
ranno i Berlin Harmonists, il Quartetto di Venezia e Quirino Principe.
La biglietteria è aperta dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 19.00
e il sabato dalle 16.00 alle 19.00 (on-line 24h dal 12 dicembre).
NOTE DI SALA
Sono due gli incontri programmati a dicembre: il 16 dicembre -
nel foyer del Teatro, il coreografo Fabrizio Monteverde ci racconta
il mondo della danza; mentre il 19 dicembre nel Ridotto del
Teatro, Carla Manzon e Barbari Rizzi ci faranno immergere nella
stravaganza di Erik Satie. Al termine dei due incontri il pubblico
sarà invitato a sorseggiare un cocktail unico ed originale creato
per Note di sala. Inizio ore 18.00, ingresso libero.
OSPITI A TEATRO
Nel mese di dicembre il Teatro ospiterà importanti appuntamenti:
- 5 dicembre Assemblea Generale di Unindustria Pordenone
con la partecipazione del Presidente Emma Marcegaglia;
- Il Centro Iniziative Culturali Pordenone organizza il Concerto di
Natale il 17 dicembre e il Concerto di Fine Anno il 31 dicembre;
- Il Comune, la Provincia e la Prefettura di Pordenone insieme
a FVG Mitteleuropa Orchestra organizzano il 21 dicembre il Con-
certo di Natale per i 150 anni d’Italia.
Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi
20
23.
24. SOCI FONDATORI
Comune di Pordenone
Provincia di Pordenone
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
SOCI ONORARI
AMICI DEL TEATRO - STAGIONE 2011’12
Cimolai
Palazzetti
Peressini spa
Tipografia Sartor
0434.247624
INFOLINE
20 www.comunalegiuseppeverdi.it