1. News 12/A/2016
Lunedì, 21 marzo 2016
Bed & Breakfast, tassa rifiuti mediana tra civile abitazione e albergo.
La quantità di rifiuti prodotta da un Bed & Breakfast è più vicina a quella di una civile
abitazione o di un albergo? La domanda, tutt’altro che scontata, dato il proliferare
di queste strutture ricettive, non ha più motivo però di essere posta: al B&B non
devono essere applicati i valori e i coefficienti dell’una o dell’altra categoria ma
deve godere di una propria sottocategoria. E, a tal fine, i Comuni sono legittimati a
determinarne una ad hoc verificando l'utilizzo in concreto da parte del proprietario
di servizi come il cambio della biancheria, la pulizia dei locali, la fornitura del
materiale di consumo a fini igienico - sanitari, la manutenzione ordinaria degli
impianti e gli altri analoghi, quando tali servizi non siano riferibili solo al proprietario,
ma anche ai clienti della struttura. Il via libera alla prerogativa degli enti locali è
stato confermato quest’estate dalla Corte di Cassazione che, nella sentenza n.
16972 del 19 agosto scorso, ha affermato che il Comune può legittimamente, ai fini
della determinazione delle tariffe TARSU(si legga anche TARES e TARI), stabilire una
differenziazione tra l'attività di B&B svolta in una civile abitazione, rispetto alla tariffa
abitativa ordinaria. Come sentenziato dai Supremi Giudici “lo svolgimento
dell’attività di B&B in un immobile non ne modifica la destinazione d’uso” – che
rimane quindi quella di civile abitazione – e ancora “ciò che risulta effettivamente
rilevante ai fini di cui trattasi sono le qualità e quantità di rifiuti prodotti e non la
destinazione d'uso dell'immobile”. Sulla base di tali ragioni la Cassazione ritiene
“illegittima una tassa relativa ai B&B determinata con le stesse modalità di quella
dovuta dagli alberghi, in quanto le due fattispecie non sono assimilabili a tali fini, in
quanto i B&B svolgendo attività ricettiva in maniera occasionale e priva del
carattere di imprenditorialità non possono essere equiparati alle strutture ricettive
che svolgono l’attività professionalmente”.
La sentenza è stata ripresa ieri dall’IFEL, Fondazione ANCI, con una nota che pone in
luce le due questioni risolte dagli Ermellini: oltre alla possibilità di determinare una
tariffa intermedia, la Cassazione ha anche annullato la sanzione applicata al
contribuente per l’omessa denuncia di variazione “in quanto la stessa va effettuata
2. solo nel cambio di destinazione d'uso”. Decisione quest’ultima che, come
evidenziato dall’IFEL, fa ritenere che il diverso utilizzo ai fini della classificazione
adottata dalla disciplina del prelievo sui rifiuti, attraverso il regolamento comunale,
non è sufficiente per imporre la denuncia.
Fonte: fiscopiu.it
La bonifica e il cambiamento della destinazione d’uso del sito.
La bonifica di un sito che ha cambiato destinazione d’uso rispetto al tempo
dell’inquinamento deve garantire il ripristino e la fruizione del bene alla luce della
destinazione legale al tempo in cui l’attività di bonifica è iniziata e non in ragione
delle caratteristiche che aveva precedentemente.
Lo afferma il Consiglio di Stato – con sentenza 16 marzo 2016, n. 1054 – in riferimento
alla sentenza del Tar della Lombardia sulla richiesta di annullamento di
un provvedimento del Comune di Milano del 2012. Di quel provvedimento
comunale che non ha approvato il documento di analisi del rischio, presentato
dalla società Pirelli, proprietaria di un complesso immobiliare a Milano in Via Caviglia
già adibito a stabilimento industriale, successivamente ceduto alla Immobiliare San
Paolo s.r.l. con contratto di compravendita. Un documento di analisi che dava atto
della presenza di una contaminazione ambientale, in relazione alla quale la Pirelli
aveva già avviato la procedura di bonifica dell’area, impegnandosi con la società
acquirente a proseguire l’attività di ripristino ambientale e a ottenere la
certificazione di regolarità da parte della p.a.
Successivamente il Comune di Milano ha approvando il progetto di bonifica delle
acque sotterranee della Pirelli ha richiesto la presentazione di un nuovo documento
di analisi dei rischi in linea con lo stato di fatto dell’area interessata sulla base della
presenza di insediamenti residenziali anche se abusivi.
La situazione si inserisce in un contesto particolare: nelle more della procedura di
approvazione delle opere di bonifica è entrato in vigore il nuovo strumento
urbanistico generale del comune di Milano (Pgt). Un Pgt che prevede
espressamente la possibilità di variare la destinazione urbanistica da quella
industriale a quella residenziale per tutte le aree di Via Caviglia che, prima della
variazione avevano una destinazione industriale.
Per cui nel richiedere il documento di analisi il Comune ha tenuto in considerazione i
diversi valori soglia inerenti alla mutata destinazione urbanistica del sito. Cosa
contestata dalla Pirelli.
3. La disciplina sulla bonifica – contenuta nel Codice ambientale (Dlg 152/2006) – mira
a tutelare il bene ambiente, facendo ricadere la responsabilità dell’inquinamento
sul suo autore, obbligandolo a rimuovere le condizioni che compromettono
l’ambiente e dunque a ripristinarlo. Dove per ripristino ambientale si deve intendere
“gli interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, anche costituenti
complemento degli interventi di bonifica o messa in sicurezza permanente, che
consentono di recuperare il sito alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione
d’uso conforme agli strumenti urbanistici”. Gli interventi di bonifica e di messa in
sicurezza devono essere, adeguati alla destinazione d’uso oltre che alle
caratteristiche morfologiche, vegetazionali e paesistiche dell’area.
In altre parole la conseguente attività di bonifica deve ottenere il risultato di
recuperare la fruizione del bene sulla scorta della destinazione legale al tempo in
cui l’attività di bonifica deve essere autorizzata e non in ragione delle caratteristiche
che il sito aveva al tempo dell’inquinamento. Un simile approccio salvaguarda la
condizione dinamica del territorio ed è diretta conseguenza della natura di illecito
permanente che caratterizza il comportamento del responsabile dell’inquinamento,
fino a che quest’ultimo non abbia eliminato il danno ambientale prodotto. (Articolo
di Eleonora Santucci)
Fonte: greenreport.it
La Commissione UE propone un nuovo regolamento per i fertilizzanti da rifiuti
organici.
Ogni anno nell’Unione si importano circa 6 milioni di tonnellate di fosfati l'anno,
potremmo fare a meno del 30%.
Dopo il pacchetto (al ribasso) avanzato dalla Commissione europea nel dicembre
scorso sull’economia circolare, oggi da Bruxelles arriva la proposta di un
regolamento finalizzato ad agevolare in maniera significativa l’accesso al mercato
unico dell’Ue per i concimi organici e ricavati dai rifiuti, instaurando «pari condizioni
di concorrenza con i tradizionali concimi inorganici».
Ad oggi, ricordano dalla Commissione, l’Ue importa circa 6 milioni di tonnellate di
fosfati l’anno; fino al 30% di questo quantitativo totale potrebbe invece essere
sostituito da prodotti dell’estrazione da fanghi di depurazione, da rifiuti
biodegradabili, da farine di carne e ossa o da letame. Il regolamento sui concimi in
vigore(dal 2003) assicura però la libera circolazione nel mercato unico soprattutto
dei concimi inorganici di tipo convenzionale, solitamente estratti da miniere o
4. ottenuti per via chimica, mentre i fertilizzanti ottenuti a partire da materiali organici
non rientrano nell’ambito del regolamento. Il loro accesso al mercato unico è
soggetto pertanto al riconoscimento reciproco tra gli Stati membri, ed è spesso
ostacolato da norme nazionali divergenti.
La proposta di nuovo regolamento stabilisce invece una serie di norme comuni per
la conversione dei rifiuti organici in materie prime che possano essere impiegate per
fabbricare prodotti fertilizzanti. Si definiscono prescrizioni in materia di etichettatura,
sicurezza e qualità che tutti i prodotti fertilizzanti dovranno rispettare per poter essere
commercializzati liberamente in tutto il territorio dell’Ue; i produttori dovranno
dimostrare che i loro prodotti soddisfano tali prescrizioni, unitamente ai valori limite
per i contaminanti organici e microbici e le impurità fisiche, prima di apporre la
marcatura CE; poiché la produzione e gli scambi transfrontalieri di alcuni prodotti
fertilizzanti interessano quantità limitate, la Commissione propone un’armonizzazione
comunque facoltativa: in funzione della loro strategia commerciale e del tipo di
prodotto, i fabbricanti potranno scegliere di apporre la marcatura CE sul proprio
prodotto, che potrà in tal modo essere commercializzato liberamente nel mercato
unico secondo norme europee comuni, oppure optare per norme nazionali basate
sul riconoscimento reciproco nel mercato unico
«Delle abbondantissime risorse in rifiuti organici, solo una minima quantità è
trasformata in prodotti fertilizzanti di valore. I nostri agricoltori – commenta Jyrki
Katainen, vicepresidente e commissario responsabile per l’Occupazione, la crescita,
gli investimenti e la competitività – utilizzano concimi ottenuti da risorse importate o
mediante processi produttivi ad elevata intensità di energia, benché la nostra
industria sia in grado di sfruttare i rifiuti organici trasformandoli in nutrienti riciclati. Il
presente regolamento ci aiuterà a trasformare i problemi in opportunità per gli
agricoltori e le imprese».
Il progetto di regolamento sarà ora trasmesso per adozione al Parlamento europeo
e al Consiglio. Una volta adottato sarà direttamente applicabile senza necessità di
recepimento nel diritto nazionale, dopo un periodo transitorio che consentirà alle
imprese e alle autorità pubbliche di prepararsi alle nuove norme. La sottaciuta
speranza, però, rimane quella di un miglioramento dei rifiuti organici raccolti, e non
solo della loro quantità o delle norme che ne regolano il commercio. Attualmente,
stimano dall’Ue, solo il 5% dei rifiuti organici viene riciclato, e le opportunità di
mercato per le imprese che fabbricano prodotti fertilizzanti organici sono
significative: la Commissione calcola che, se si riciclassero maggiori quantitativi di
rifiuti organici, questi potrebbero sostituire fino al 30% dei concimi inorganici. Se,
però, la qualità dei rifiuti organici raccolti e avviati alla produzione di fertilizzanti non
5. migliorerà drasticamente, anche la qualità dei derivati prodotti non potrà che
continuare risentirne fortemente, inficiandone l’utilità.
Fonte: greenreport.it
Architetti e Legambiente lanciano “E-Lab”.
Laboratorio di idee e proposte per accelerare l’innovazione in edilizia.
“La sfida per il rilancio dell’edilizia in Italia passa attraverso una nuova cultura della
riqualificazione del patrimonio edilizio, che deve avere al centro dell’attenzione i
temi energetici, ambientali, di sicurezza statica e, allo stesso tempo, raccontare
l’innovazione in corso nell’edilizia in Italia”. Da questa idea nasce E-lab, laboratorio
di idee e di proposte, nonché stimolo nei confronti della politica, per semplificare gli
interventi e spingere l’innovazione in edilizia, promosso dal Consiglio Nazionale degli
Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) e da Legambiente. E-
lab - spiega il comunicato -, attraverso studi, elaborazioni e notizie, appuntamenti
pubblici ed un sito internet (e-lab.green), si focalizzerà soprattutto su tre tematiche:-
l’efficienza energetica come volano per la riqualificazione del patrimonio edilizio
legata alle direttive e agli strumenti europei;- l’innovazione negli interventi in
edilizia che va nella direzione della sostenibilità e che sta modificando
profondamente il modo di progettare e costruire;- la semplificazione degli
interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza del patrimonio
edilizio. I Focus - spiegano Cnappc e Legambiente - saranno portati avanti anche
attraverso l’istituzione di due Osservatori, uno sul quadro normativo, con particolare
attenzione alle novità europee e nazionali, e uno sull’innovazione in corso nei
regolamenti edilizi comunali, con l’individuazione di eccellenze e di buone
pratiche. “La sfida di un rilancio del settore edilizio incentrato sulla riqualificazione -
sottolineano gli architetti italiani e Legambiente - è oggi a portata di mano, perché
sono le politiche europee a spingere, con chiare indicazioni e con lo stanziamento
di risorse, in questa direzione e perchè il mercato è oramai pronto a un cambio
radicale, come dimostrano cantieri ed esperienze in corso. La riqualificazione del
patrimonio edilizio è già oggi la voce principale degli investimenti in Italia e tutti le
previsioni ne confermano le grandi potenzialità per la creazione di lavoro e
opportunità”. (Articolo di Rossella Calabrese)
Fonte: edilportale.it
6. migliorerà drasticamente, anche la qualità dei derivati prodotti non potrà che
continuare risentirne fortemente, inficiandone l’utilità.
Fonte: greenreport.it
Architetti e Legambiente lanciano “E-Lab”.
Laboratorio di idee e proposte per accelerare l’innovazione in edilizia.
“La sfida per il rilancio dell’edilizia in Italia passa attraverso una nuova cultura della
riqualificazione del patrimonio edilizio, che deve avere al centro dell’attenzione i
temi energetici, ambientali, di sicurezza statica e, allo stesso tempo, raccontare
l’innovazione in corso nell’edilizia in Italia”. Da questa idea nasce E-lab, laboratorio
di idee e di proposte, nonché stimolo nei confronti della politica, per semplificare gli
interventi e spingere l’innovazione in edilizia, promosso dal Consiglio Nazionale degli
Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) e da Legambiente. E-
lab - spiega il comunicato -, attraverso studi, elaborazioni e notizie, appuntamenti
pubblici ed un sito internet (e-lab.green), si focalizzerà soprattutto su tre tematiche:-
l’efficienza energetica come volano per la riqualificazione del patrimonio edilizio
legata alle direttive e agli strumenti europei;- l’innovazione negli interventi in
edilizia che va nella direzione della sostenibilità e che sta modificando
profondamente il modo di progettare e costruire;- la semplificazione degli
interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza del patrimonio
edilizio. I Focus - spiegano Cnappc e Legambiente - saranno portati avanti anche
attraverso l’istituzione di due Osservatori, uno sul quadro normativo, con particolare
attenzione alle novità europee e nazionali, e uno sull’innovazione in corso nei
regolamenti edilizi comunali, con l’individuazione di eccellenze e di buone
pratiche. “La sfida di un rilancio del settore edilizio incentrato sulla riqualificazione -
sottolineano gli architetti italiani e Legambiente - è oggi a portata di mano, perché
sono le politiche europee a spingere, con chiare indicazioni e con lo stanziamento
di risorse, in questa direzione e perchè il mercato è oramai pronto a un cambio
radicale, come dimostrano cantieri ed esperienze in corso. La riqualificazione del
patrimonio edilizio è già oggi la voce principale degli investimenti in Italia e tutti le
previsioni ne confermano le grandi potenzialità per la creazione di lavoro e
opportunità”. (Articolo di Rossella Calabrese)
Fonte: edilportale.it