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News 44/A/2017
Lunedì, 30 Ottobre 2017
Ecolabel UE, approvato restyling del marchio.
La Commissione europea ha approvato il nuovo simbolo del marchio Ecolabel Ue, il
marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea.
Il nuovo simbolo è stato approvato con regolamento 24 ottobre 2017,
n.2017/1941/Ue che sarà in vigore dal 14 novembre 2017. La Commissione europea
fornirà in un documento di orientamento apposito ulteriori istruzioni sulla grafica e
sull’uso del simbolo dell’Ecolabel Ue.
Il regolamento in parola sostituisce l’ allegato II del regolamento 25 novembre 2009,
n. 66/2010/Ce che è la disciplina “madre” che regola le modalità di utilizzo del
marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel Ue, mentre i criteri ecologici per
l’assegnazione del marchio sono definiti per gruppi di prodotti (“beni o servizi
destinati a scopi analoghi e che sono equivalenti nell’uso e nella percezione da
parte del consumatore”) mediante singole decisioni della Commissione europea.
(Articolo di Francesco Petrucci)
Fonte: reteambiente.it
Aia, il punto Arpa su sistema controlli.
L’Arpa Emilia-Romagna ha pubblicato un quaderno che compara gli aspetti
programmatico-organizzativi e tecnico-procedurali di esecuzione delle attività
ispettive in ambito di autorizzazione integrata ambientale (Aia).
Il quaderno “Controlli Aia. Conoscenza condivisa in un sistema unitario a rete”,
presentato lo scorso 19 ottobre 2017 a Roma nell’ambito di un workshop promosso
dal Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa) in collaborazione con la
Camera dei Deputati, rappresenta l’avvio di una prima riflessione di carattere
strategico sullo stato e sulle modalità di esecuzione dei controlli ambientali in ambito
Aia nel nostro Paese.
Attraverso un questionario che coinvolto 19 agenzie (per un totale di 6mila impianti
di competenza regionale) e l’Ispra, sono stati analizzati fattori quali i tempi di
esecuzione delle visite ispettive, il personale dedicato, le eventuali
disposizioni/procedure/istruzioni emanate dalle direzioni delle Agenzie partecipanti.
Tra le proposte operative del documento finalizzate a migliorare il sistema, si segnala
la costituzione di un osservatorio permanente del Snpa e lo sviluppo di attività di
confronto tra pari a livello nazionale. (Articolo di Alessandro Geremei)
Fonte: reteambiente.it
Residui alimentari, da Ue spinta alla donazione.
Per ridurre le eccedenze alimentari destinate al trattamento in qualità di rifiuti e al
collocamento in discarica la Ue, nel piano di azione dell’economia circolare, mira
ad agevolare la donazione di alimenti.
La Commissione europea, con comunicazione 25 ottobre 2017, ha pubblicato gli
orientamenti dell’Ue rispetto alle donazioni alimentari. La ridistribuzione alimentare è
il processo attraverso il quale le eccedenze alimentari vengono recuperate,
raccolte e fornite a persone in stato di bisogno. I rifiuti alimentari (88 milioni di
tonnellate all’anno nell’Ue) esercitano una pressione indebita sulle risorse naturali e
sull’ambiente, motivo per cui la Ue spinge alla limitazione di produzione di
eccedenze alimentari, e laddove si creino ad una miglior destinazione possibile.
Si ricorda che in Italia vige la legge 166/2016 relativa alle eccedenze alimentari e
contro la lotta agli sprechi, ossia quell’insieme di prodotti scartati dalla catena
agroalimentare ancora consumabili, pertanto destinabili al consumo e che
sarebbero destinati a essere smaltiti come rifiuti. (Articolo di Costanza Kenda)
Fonte: reteambiente.it
Beni Ambientali. Occupazione senza titolo con veicoli di area vincolata.
Cass. Sez. III n. 43173 del 21 settembre 2017 (Ud 5 lug 2017)
Presidente: Fiale Estensore: Aceto Imputato: Zanella
L'occupazione disordinata senza le necessarie autorizzazioni con veicoli di un'area
sottoposta a vincoli ambientali integra il reato di violazione delle norme a tutela del
paesaggio, a nulla rilevando che le vetture possano essere rimosse perché il
semplice 2 stazionare di esse su superfici aventi diversa destinazione, con intrinseco
valore ambientale, può cagionare una lesione del bene protetto in caso di modifica
funzionale della destinazione d'uso di un bene gravato da vincolo paesaggistico, il
reato di cui all'art. 181, comma 1, d.lgs. n. 42 del 2004, ha carattere permanente e la
permanenza cessa in concomitanza della cessazione della condotta o, in
alternativa, con il sequestro del bene o, in mancanza, con la sentenza di primo
grado quando, come nel caso in esame, la contestazione sia di natura "aperta".
Fonte: lexambiente.it
Rifiuti. Deposito di rifiuti da demolizione.
Cass. Sez. III n. 41607 del 13 settembre 2017 (Ud. 6 lug 2017)
Presidente: Amoroso Estensore: Aceto Imputato: Garlando
La mancanza di certezze iniziali sull'intenzione del produttore/detentore del rifiuto di
«disfarsene» e l'eventualità di un suo riutilizzo legata a pure contingenze, impedisce
in radice che esso possa essere qualificato come «sottoprodotto». Il deposito di rifiuti
da demolizione in attesa di un loro eventuale riutilizzo denunzia ex se la mancanza
della iniziale certezza del loro riutilizzo prima ancora della loro produzione.
Fonte: lexambiente.it
Il marchio Ecolabel cambia faccia.
In Italia sono 354 le licenze per un totale di 9003 prodotti/servizi interessati
L’Ue modifica la forma del marchio di qualità ecologica (Ecolabel). Con
regolamento pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea di ieri l’Ue sostituisce
l’allegato II del regolamento del 2010 e dunque fornisce nuove indicazioni sul
simbolo Ecolabel.
Oltre a riportare l’immagine della marchio (riportata qui a fianco, ndr), l’allegato
dispone che vi sia la possibilità per l’operatore di utilizzare un campo di testo e un
testo i quali parametri sono indicati nei pertinenti criteri del gruppo di prodotti.
Secondo il documento sul prodotto dovrà apparire anche il numero di registrazione
del marchio Ecolabel UE. Un numero composto da una serie di cifre che indicano il
paese di registrazione, il gruppo di prodotti e il numero assegnato dall’organismo
competente.
Ecolabel, infatti è un’etichetta ecologica volontaria basata su un sistema di criteri
selettivi, definito su base scientifica, che tiene conto degli impatti ambientali dei
prodotti o servizi lungo l’intero ciclo di vita, che è sottoposta a certificazione da
parte di un ente indipendente (organismo competente).
La Commissione europea, comunque “fornirà in un documento di orientamento
apposito, previa consultazione del CUEME (comitato dell’Unione europea per il
marchio di qualità), ulteriori istruzioni sulla grafica e sull’uso del simbolo dell’Ecolabel
UE”.
In Italia (secondo i dati Ispra aggiornati al 4 ottobre 2017) sono 354 le licenze
Ecolabel UE per un totale di 9003 prodotti/servizi, distribuiti in 16 gruppi di prodotti. Il
gruppo di prodotti con il maggior numero di licenze è il “servizio di ricettività
turistica” con 200 licenze seguito da quello del “tessuto carta ”con 36 licenze e dal
“servizio di campeggio” con 24 licenze.
Pur registrando un generale trend positivo di crescita nel tempo, sia dal punto di
vista delle licenze rilasciate, sia dei prodotti e servizi etichettati, negli anni 2009-2010
e tra il 2015 e il 2016 vi è stato una diminuzione dei numeri. Una diminuzione secondo
Ispra “da imputarsi sia all’entrata in vigore di nuovi criteri Ecolabel UE (revisionati) per
diversi gruppi di prodotti ai quali le aziende già licenziatarie hanno dovuto
conformarsi sia al ritiro di alcune licenze (spesso associate a un cospicuo numero di
prodotti) a seguito di attività di sorveglianza”. Anche all’inizio 2017 vi è stata una
forte diminuzione del numero di prodotti certificati imputata “al recesso dal
contratto di concessione del marchio Ecolabel UE da parte di una azienda alla
quale erano associati alcune migliaia di prodotti”.
C’è anche da dire che in Europa si registra una scarsa diffusione del marchio. La
Commissione europea in una relazione del luglio scorso non nega l’utilità dei regimi
quanto strumenti volontari per “le imprese che facilitano la transizione all’economia
circolare e forniscono di informazioni sulle prestazioni ambientali di prodotti e
organizzazioni ai consumatori e nelle transazioni tra imprese”. Sottolinea però
l’assenza di attività promozionali a tutti i livelli – Commissione, Stati membri e (a livello
di interventi volontari) imprese e la difficoltà di conformarsi ad alcune disposizioni
visto anche il numero elevato e la severità dei requisiti dei criteri. In pratica sottolinea
una scarsa diffusione della conoscenza del marchio presso produttori e
organizzazioni dovuto in gran parte alla ridotta consapevolezza dei portatori di
interesse esterni, quali partner commerciali, consumatori ma anche autorità. Per
questo non è in grado di apportare cambiamenti incisivi sui modelli di produzione e
consumo e, di conseguenza, non è in grado di garantire significativi benefici sul
piano ambientale. (Articolo di Eleonora Santucci)
Fonte: greenreport.it
di interventi volontari) imprese e la difficoltà di conformarsi ad alcune disposizioni
visto anche il numero elevato e la severità dei requisiti dei criteri. In pratica sottolinea
una scarsa diffusione della conoscenza del marchio presso produttori e
organizzazioni dovuto in gran parte alla ridotta consapevolezza dei portatori di
interesse esterni, quali partner commerciali, consumatori ma anche autorità. Per
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  • 1. News 44/A/2017 Lunedì, 30 Ottobre 2017 Ecolabel UE, approvato restyling del marchio. La Commissione europea ha approvato il nuovo simbolo del marchio Ecolabel Ue, il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea. Il nuovo simbolo è stato approvato con regolamento 24 ottobre 2017, n.2017/1941/Ue che sarà in vigore dal 14 novembre 2017. La Commissione europea fornirà in un documento di orientamento apposito ulteriori istruzioni sulla grafica e sull’uso del simbolo dell’Ecolabel Ue. Il regolamento in parola sostituisce l’ allegato II del regolamento 25 novembre 2009, n. 66/2010/Ce che è la disciplina “madre” che regola le modalità di utilizzo del marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel Ue, mentre i criteri ecologici per l’assegnazione del marchio sono definiti per gruppi di prodotti (“beni o servizi destinati a scopi analoghi e che sono equivalenti nell’uso e nella percezione da parte del consumatore”) mediante singole decisioni della Commissione europea. (Articolo di Francesco Petrucci) Fonte: reteambiente.it Aia, il punto Arpa su sistema controlli. L’Arpa Emilia-Romagna ha pubblicato un quaderno che compara gli aspetti programmatico-organizzativi e tecnico-procedurali di esecuzione delle attività ispettive in ambito di autorizzazione integrata ambientale (Aia). Il quaderno “Controlli Aia. Conoscenza condivisa in un sistema unitario a rete”, presentato lo scorso 19 ottobre 2017 a Roma nell’ambito di un workshop promosso dal Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa) in collaborazione con la Camera dei Deputati, rappresenta l’avvio di una prima riflessione di carattere strategico sullo stato e sulle modalità di esecuzione dei controlli ambientali in ambito Aia nel nostro Paese.
  • 2. Attraverso un questionario che coinvolto 19 agenzie (per un totale di 6mila impianti di competenza regionale) e l’Ispra, sono stati analizzati fattori quali i tempi di esecuzione delle visite ispettive, il personale dedicato, le eventuali disposizioni/procedure/istruzioni emanate dalle direzioni delle Agenzie partecipanti. Tra le proposte operative del documento finalizzate a migliorare il sistema, si segnala la costituzione di un osservatorio permanente del Snpa e lo sviluppo di attività di confronto tra pari a livello nazionale. (Articolo di Alessandro Geremei) Fonte: reteambiente.it Residui alimentari, da Ue spinta alla donazione. Per ridurre le eccedenze alimentari destinate al trattamento in qualità di rifiuti e al collocamento in discarica la Ue, nel piano di azione dell’economia circolare, mira ad agevolare la donazione di alimenti. La Commissione europea, con comunicazione 25 ottobre 2017, ha pubblicato gli orientamenti dell’Ue rispetto alle donazioni alimentari. La ridistribuzione alimentare è il processo attraverso il quale le eccedenze alimentari vengono recuperate, raccolte e fornite a persone in stato di bisogno. I rifiuti alimentari (88 milioni di tonnellate all’anno nell’Ue) esercitano una pressione indebita sulle risorse naturali e sull’ambiente, motivo per cui la Ue spinge alla limitazione di produzione di eccedenze alimentari, e laddove si creino ad una miglior destinazione possibile. Si ricorda che in Italia vige la legge 166/2016 relativa alle eccedenze alimentari e contro la lotta agli sprechi, ossia quell’insieme di prodotti scartati dalla catena agroalimentare ancora consumabili, pertanto destinabili al consumo e che sarebbero destinati a essere smaltiti come rifiuti. (Articolo di Costanza Kenda) Fonte: reteambiente.it Beni Ambientali. Occupazione senza titolo con veicoli di area vincolata. Cass. Sez. III n. 43173 del 21 settembre 2017 (Ud 5 lug 2017) Presidente: Fiale Estensore: Aceto Imputato: Zanella
  • 3. L'occupazione disordinata senza le necessarie autorizzazioni con veicoli di un'area sottoposta a vincoli ambientali integra il reato di violazione delle norme a tutela del paesaggio, a nulla rilevando che le vetture possano essere rimosse perché il semplice 2 stazionare di esse su superfici aventi diversa destinazione, con intrinseco valore ambientale, può cagionare una lesione del bene protetto in caso di modifica funzionale della destinazione d'uso di un bene gravato da vincolo paesaggistico, il reato di cui all'art. 181, comma 1, d.lgs. n. 42 del 2004, ha carattere permanente e la permanenza cessa in concomitanza della cessazione della condotta o, in alternativa, con il sequestro del bene o, in mancanza, con la sentenza di primo grado quando, come nel caso in esame, la contestazione sia di natura "aperta". Fonte: lexambiente.it Rifiuti. Deposito di rifiuti da demolizione. Cass. Sez. III n. 41607 del 13 settembre 2017 (Ud. 6 lug 2017) Presidente: Amoroso Estensore: Aceto Imputato: Garlando La mancanza di certezze iniziali sull'intenzione del produttore/detentore del rifiuto di «disfarsene» e l'eventualità di un suo riutilizzo legata a pure contingenze, impedisce in radice che esso possa essere qualificato come «sottoprodotto». Il deposito di rifiuti da demolizione in attesa di un loro eventuale riutilizzo denunzia ex se la mancanza della iniziale certezza del loro riutilizzo prima ancora della loro produzione. Fonte: lexambiente.it Il marchio Ecolabel cambia faccia. In Italia sono 354 le licenze per un totale di 9003 prodotti/servizi interessati L’Ue modifica la forma del marchio di qualità ecologica (Ecolabel). Con regolamento pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea di ieri l’Ue sostituisce l’allegato II del regolamento del 2010 e dunque fornisce nuove indicazioni sul
  • 4. simbolo Ecolabel. Oltre a riportare l’immagine della marchio (riportata qui a fianco, ndr), l’allegato dispone che vi sia la possibilità per l’operatore di utilizzare un campo di testo e un testo i quali parametri sono indicati nei pertinenti criteri del gruppo di prodotti. Secondo il documento sul prodotto dovrà apparire anche il numero di registrazione del marchio Ecolabel UE. Un numero composto da una serie di cifre che indicano il paese di registrazione, il gruppo di prodotti e il numero assegnato dall’organismo competente. Ecolabel, infatti è un’etichetta ecologica volontaria basata su un sistema di criteri selettivi, definito su base scientifica, che tiene conto degli impatti ambientali dei prodotti o servizi lungo l’intero ciclo di vita, che è sottoposta a certificazione da parte di un ente indipendente (organismo competente). La Commissione europea, comunque “fornirà in un documento di orientamento apposito, previa consultazione del CUEME (comitato dell’Unione europea per il marchio di qualità), ulteriori istruzioni sulla grafica e sull’uso del simbolo dell’Ecolabel UE”. In Italia (secondo i dati Ispra aggiornati al 4 ottobre 2017) sono 354 le licenze Ecolabel UE per un totale di 9003 prodotti/servizi, distribuiti in 16 gruppi di prodotti. Il gruppo di prodotti con il maggior numero di licenze è il “servizio di ricettività turistica” con 200 licenze seguito da quello del “tessuto carta ”con 36 licenze e dal “servizio di campeggio” con 24 licenze. Pur registrando un generale trend positivo di crescita nel tempo, sia dal punto di vista delle licenze rilasciate, sia dei prodotti e servizi etichettati, negli anni 2009-2010 e tra il 2015 e il 2016 vi è stato una diminuzione dei numeri. Una diminuzione secondo Ispra “da imputarsi sia all’entrata in vigore di nuovi criteri Ecolabel UE (revisionati) per diversi gruppi di prodotti ai quali le aziende già licenziatarie hanno dovuto conformarsi sia al ritiro di alcune licenze (spesso associate a un cospicuo numero di prodotti) a seguito di attività di sorveglianza”. Anche all’inizio 2017 vi è stata una forte diminuzione del numero di prodotti certificati imputata “al recesso dal contratto di concessione del marchio Ecolabel UE da parte di una azienda alla quale erano associati alcune migliaia di prodotti”. C’è anche da dire che in Europa si registra una scarsa diffusione del marchio. La Commissione europea in una relazione del luglio scorso non nega l’utilità dei regimi quanto strumenti volontari per “le imprese che facilitano la transizione all’economia circolare e forniscono di informazioni sulle prestazioni ambientali di prodotti e organizzazioni ai consumatori e nelle transazioni tra imprese”. Sottolinea però l’assenza di attività promozionali a tutti i livelli – Commissione, Stati membri e (a livello
  • 5. di interventi volontari) imprese e la difficoltà di conformarsi ad alcune disposizioni visto anche il numero elevato e la severità dei requisiti dei criteri. In pratica sottolinea una scarsa diffusione della conoscenza del marchio presso produttori e organizzazioni dovuto in gran parte alla ridotta consapevolezza dei portatori di interesse esterni, quali partner commerciali, consumatori ma anche autorità. Per questo non è in grado di apportare cambiamenti incisivi sui modelli di produzione e consumo e, di conseguenza, non è in grado di garantire significativi benefici sul piano ambientale. (Articolo di Eleonora Santucci) Fonte: greenreport.it
  • 6. di interventi volontari) imprese e la difficoltà di conformarsi ad alcune disposizioni visto anche il numero elevato e la severità dei requisiti dei criteri. In pratica sottolinea una scarsa diffusione della conoscenza del marchio presso produttori e organizzazioni dovuto in gran parte alla ridotta consapevolezza dei portatori di interesse esterni, quali partner commerciali, consumatori ma anche autorità. Per questo non è in grado di apportare cambiamenti incisivi sui modelli di produzione e consumo e, di conseguenza, non è in grado di garantire significativi benefici sul piano ambientale. (Articolo di Eleonora Santucci) Fonte: greenreport.it