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Golem Bookshop, 28 aprile 2015
Altra Psicologia
Piemonte
Dott.ssa Sonia Bertinat
SC Sert, ASL TO 3
Libero Professionista
http://youtu.be/HUngLgGRJpo
Per dipendenza si intende una alterazione del comportamento che da
semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica
del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano
nella condizione patologica.
CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA
 COMPULSIVITÀ: impossibilità di resistere all’impulso
di agire il comportamento di dipendenza
 CRAVING: crescente tensione prima di mettere in
atto il comportamento
 PIACERE e sollievo quando si mette in atto il
comportamento
 PERSISTENZA del comportamento anche se
consapevoli delle conseguenze negative
 TOLLERANZA: bisogno di esperire sempre più spesso
il comportamento per sedare il craving
 ASTINENZA: sintomi psicologici e fisici che insorgono
quando non si può mettere in atto il comportamento
E’ stata fatta la proposta di inclusione nel DSM della
categoria “Dipendenze Comportamentali” accanto a
quella “Disturbi da dipendenza e correlati all'uso di
sostanze” ma al momento non è stato fatto.
Il DSM-V introduce cambiamenti nel concetto
di dipendenza, non si parla più di dependance come nel
DSM- IV, ma di addiction per sottolineare come la dipendenza
da sostanze non sia da considerarsi in quanto tale, ma come
una costante ricerca attiva della sostanza da parte del
soggetto nonostante tutte le sue ovvie ripercussioni. Il DSM-V
rafforza inoltre i criteri per la diagnosi di questi disturbi,
graduandoli in lievi, moderati o gravi. Mentre nel DSM-IV per
una diagnosi di abuso di sostanze era richiesto un solo
sintomo, nella nuova edizione un disturbo da uso di sostanze
lieve richiede almeno due sintomi.
Alcuni comportamenti quotidiani possono esitare in una
dipendenza.
Ciò non vuol dire che tali comportamenti siano negativi nel
loro essere ma è la modalità, la misura e le motivazioni con
cui vengono attuati a fare la differenza
Gioco d’azzardo patologico
Quando il gioco perde il suo carattere ludico, quando non ne
possiamo fare a meno, quando perdiamo il senso del tempo e
del denaro impiegato allora il gioco diventa patologico.
Il gioco d'azzardo patologico o ludopatia è
una dipendenza in cui la vincita,
motivazione dichiarata alla reiterazione del
gioco, è secondaria.
L'importante è giocare!
Tutto quello che ci permette di giocare lo perseguiamo, anche
se illegale, anche se mette a rischio lavoro, famiglia,
patrimonio.
Rif. DSM 5
Il gioco d’azzardo patologico è la prima DC
inserita nel DSM (prima nei Disturbi di controllo
degli impulsi- DSM IV, e poi nei Disturbi da
dipendenza e correlati all'uso di sostanze –
DSM 5).
Internet Addiction (IAD)
Definito come l’incapacità di
controllare l’utilizzo di questo
strumento (Young K., 1998).
Termine molto generico che definisce
una dipendenza dal mezzo ma che si
diversifica in attività e significato a
seconda di cosa si fa su internet:
informazione, social, chat, pornografia,
giochi, e così via
E' molto diverso come si può
ben capire
Quello che accomuna le diverse
attività è il non poter fare a
meno di essere connessi.
Sentiamo il bisogno impellente
di controllare cosa succede su
internet, non usciamo di casa
per paura di perdere qualcosa,
rinunciamo ad hobby e spesso
sacrifichiamo il lavoro.
Da attività ludica, accessoria
rispetto alla quotidianità, diventa
primaria, prioritaria,
indispensabile.
Non ancora inserito nella categoria relativa alle dipendenze è incluso nella
sezione 3 riservata ad ulteriori approfondimenti e ricerche e non valida a fini
assicurativi o legali.
 Internet diviene un mezzo per gestire i propri stati emotivi negativi ed i
propri pensieri spiacevoli. Il pensiero è spesso rivolto alla prossima
possibilità di connessione ad internet. Svalutazione della propria vita
reale rispetto a quella virtuale. Inadeguata percezione del tempo
quando si è connessi ad internet. Tentativo di nascondere agli altri la
quantità di tempo trascorsa in rete.
 L’uso di internet interferisce negativamente con il lavoro, lo studio o i
rapporti sociali. Sensazione che le relazioni “on-line” siano più
soddisfacenti di quelle reali. Tendenza ad alterare la propria identità in
internet e a comportarsi in modo diverso dal solito.
 Tendenza a connettersi un numero di volte maggiore o per un tempo
più lungo rispetto a quello che si desidera realmente fare.
 Tendenza a controllare la posta elettronica ad intervalli regolari, con
sperimentazione di sentimenti negativi quando non si ricevono
messaggi.
 Sintomi di astinenza quando non è possibile connettersi ad internet.
Incapacità a scollegarsi anche quando si vorrebbe.
Rif. DSM 5
Dipendenza da device
Come per la dipendenza
da internet, al di là dello
scopo per cui lo usiamo,
non possiamo farne
senza.
Uscire senza cellulare, o avere il cellulare scarico ci
fa sentire nudi, vuoti, spersi. Perdiamo la
connessione con il (nostro) mondo. Ci sentiamo
soli, isolati, IGNORATI, quasi non esistiamo.
Accumulo compulsivo
L’accumulo compulsivo (hoarding o
disposofobia), si configura nell'impossibilità
di liberarsi di qualsiasi oggetto al di là del
suo reale bisogno. Ogni oggetto non vale di
per sé ma assume un significato emotivo.
Buttarlo significherebbe sacrificare quella
emozione e ciò è impossibile.
Ogni oggetto non vale di per sé ma assume un significato emotivo. Buttarlo
significherebbe sacrificare quella emozione e ciò è impossibile. Il significato
risiede in due grandi categorie:
 Psicologia dell’opportunità. Gli oggetti per la persona con DA rappresentano
potenzialmente una speciale occasione o opportunità, ovvero sono oggetti “non si
sa mai”, (Frost e Steketee)
 Attaccamento affettivo e connessione. Gli accumulatori attribuiscono agli
oggetti una sorta di valore magico. In alcuni casi il rapporto è quasi “feticista”.
Rif. DSM 5
L’ Hoarding Disorder, dapprima inserito nel DSM nei
Disturbi Ossessivo-Compulsivi, nel DSM 5 ottiene
categoria a sé correlata al DOC come Disturbo da
Accumulo.
Questo perché si è visto, da un lato, che non sempre
l’accumulatore manifesta sintomi propri del DOC e
rispetto a questo è più diffuso, dall’altro presentano
aspetti neurobiologi (diverso ruolo della serotonina e maggiore
attività nella corteccia cingolata anteriore, processo decisionale, e
nell'insula, che aiuta a interpretare le nostre emozioni e le nostre
risposte fisiologiche) e genetici (l’AC pare sia recessivo, mentre il
DOC dominante) diversi.
Shopping compulsivo
Come dice Z. Baumann viviamo in un epoca di consumi, siamo costantemente
portati a consumare per ottenere uno status, per sentirci all'altezza, per sentirci
"felici".
La rincorsa all'acquisto ci prende la mano facendo sì
che non ci interessi più l'oggetto acquistato ma
l'acquisto in sè, liberatorio, rilassante. Dell'oggetto
acquistato spesso perdiamo interesse dopo poco
tempo (se non appena dopo averlo acquistato).
Comunemente viene descritto come un disturbo
caratterizzato da un impulso irresistibile, da un
bisogno incontrollabile e da una tensione crescente
che, per la persona, possono essere alleviati solo
comprando.
Si associa spesso all'accumulo compulsivo, il riempire le
nostre case e vite di oggetti inutili che saturano i nostri spazi
vuoti.
Rif. DSM 5
Lo shopping compulsivo viene riconosciuto come categoria a sé stante accomunata
all’Accumulo Compulsivo spesso in comorbidità con un disturbo depressivo e quindi
differenziato dal DOC come Disturbo da Accumulo.
A differenza dei DOC, infatti, secondo uno studio effettuato da Christenson (1994), tali
pazienti, riconoscono le loro ossessioni e/o compulsioni come indesiderabili, mentre i
“compulsive buyer” descrivono lo shopping, almeno all’inizio, come divertente, eccitante e
desiderabile. Solo col passare del tempo cominciano a provare imbarazzo, vergogna e sensi di
colpa. Come le dipendenze.
Alcuni criteri:
 frequenza dei pensieri, impulsi, comportamenti di acquisto,
tensione soggettiva paragonabile ad una vera e propria dipendenza fisica,
interferenza con il funzionamento sociale e lavorativo dovuta al comportamento in
oggetto. Questo ultimo aspetto rischia di destabilizzare la vita familiare ma soprattutto la
condizione economica della persona.
Dipendenza affettiva
Qui l'oggetto è un altro essere umano, una
relazione. La nostra vita dipende da questa
persona, il nostro stesso essere. Viviamo se
quella persona è presente e non siamo nulla
in sua assenza. Anche se agli occhi di tutti
quella persona non ci rende felici, a volte
subiamo dei veri e propri maltrattamenti fisici
o psicologici, noi non li riconosciamo e la
giustifichiamo perché ne abbiamo bisogno.
Non è amore anche se spesso viene etichettato come tale, ma una
vera e propria dipendenza psicologica.
Ne vengono catturate più spesso le donne (o forse ne abbiamo solo
maggiore evidenza), le “donne che amano troppo” della Norwood”,
ma anche gli uomini possono sviluppare questa dipendenza.
I soggetti colpiti scelgono spesso Partner
problematici, portatori a loro volta di altri tipi di
dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo…).
Quella che da sempre chi lavora nelle
dipendenze ha trattato come co-dipendenza.
La psichiatria Marta Selvini Palazzoli afferma:
“Quello che incatena nella dipendenza affettiva
è l’Hybris, vale a dire la ingiustificata, assurda,
sconsiderata presunzione di farcela. La
presunzione di riuscire prima o poi a farsi
amare da chi proprio non vuole saperne di
amarci o di amarci nel modo in cui noi
pretendiamo”.
Fenichel è del parere che gli amoredipendenti necessitano enormemente di
essere amati nonostante abbiano scarse capicità di amare. Essi elemosinano
continuamente dal partner maggiore amore ottenendo, però il risultato opposto.
Si legano a partner che considerano non adatti a loro, ma nonostante ciò li renda
arrabbiati ed infelici non riescono a liberarsi di quest'ultimi.
Fonte: Cantelmi, Dipendenze affettive
http://www.toninocantelmi.it/userfiles/articolo-scientifici/DIPENDENZA-AFFETTIVA.pdf
Binge eating or drinking
(alimentazione/bere compulsivo)
Introduzione di bevande o alimenti in
modo compulsivo senza gustarli ma con
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emotivo.
Mentre il binge drinking è una pratica
spesso giovanile che sottende la
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Sex addiction e ipersessualità
La ricerca continua di stimoli sessuali
diventa lo scopo primario della giornata.
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promiscui o la masturbazione
compulsiva.
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diventa una meta obbligata.
Vengono penalizzate le relazioni interpersonali che non sono più
soddisfacenti e appaganti.
L’ipersessualità, la dipendenza dal sesso,non fa parte del programma di
revisione del DSM-V in quanto è stata respinta dai curatori del manuale.
Workaholism (Dipendenza da lavoro)
Parlare di dipendenza da lavoro in un
periodo di crisi è difficile oltre che
difficile è il diagnosticarla.
Quando però si lavora più di quanto ci
viene richiesto, quando ci si sente
indispensabili per l’azienda e pronti a
sacrificare affetti e tempo libero per il
lavoro, vuol dire che qualcosa non va.
Il lavoro è ovviamente necessario ma deve costituire una
parte della vita, non saturarla. Se la satura il nostro focus
deve andare sul vuoto che mira a riempire.
Spesso queste persone sono quelle più a rischio nel momento
del congedo pensionistico che tendono a procrastinare il più
possibile e che può provocare disturbi dell’umore ad esempio.
Exercise addiction
Fare attività fisica fa bene al corpo e alla mente. Oltre a tenerci in forma,
rilascia sostanze benefiche e piacevoli nel nostro corpo.
Sono quelle sostanze unite alla competizione, alla sfida che
rischiano di catturare.
Ad un certo punto il benessere fisico
passa in secondo piano e si forza il
corpo anche al di là delle sue
possibilità. Rischiando di
danneggiarlo.
Si perde di vista ogni altro interesse e ogni attività quotidiana
diventa una parentesi tra una sessione di esercizio e l’altra.
Sensation seekers
I ricercatori di sensazioni. Se questa caratteristica attraversa
in modo molto trasversale tutte le dipendenze, in un campo
ha un’espressione altissima:
Gli sport estremi
Sono tutte attività in cui la sfida la fa da
padrona e la competizione ne è fiera
compagna. Ma più che con se stessi o
con gli altri, la sfida è contro un qualcosa
di molto più grande
La morte
Come trattare queste dipendenze?
Innanzitutto, come per qualsiasi problema, il primo
passo è quello di
sentire/riconoscere di avere un problema
Il fatto che non ci sia una sostanza universalmente
riconosciuta come addittivante rende ciò molto arduo.
Il fatto poi che quelle elencate siano spesso attività
quotidiane comuni a molti, discriminarne la misura è
quanto mai difficile.
TRATTAMENTO
PSICOLOGICO/PSICOTERAPEUTICO
Il trattamento è in primis psicologico, per rinforzare la motivazione,
l’astensione e la (ri)attivazione di risorse sopite o annullate dal
comportamento di dipendenza.
E’ altresì auspicabile intraprendere un percorso per capire le radici
che muovono questo comportamento, i bisogni che soddisfa, i vuoti
che mira a riempire, i processi cognitivi che coinvolge.
E’ necessario di far fronte al motore della dipendenza: regolare
un’emotività non mentalizzata e quindi spesso dolorosa
quand’anche un tentativo di “sentire” le emozioni e la propria
corporeità.
E’ frequente infatti una condizione di alessitimia in chi sviluppa una
patologia di dipendenza1.
1) Difficoltà di identificare, descrivere e comunicare le proprie emozioni
http://www.e-noos.it/rivista/3_10/pdf/2.pdf
Trattamento medico/farmacologico
Accanto a questo un monitoraggio medico può a volte
essere indispensabile. Lo stress, che in alcune di
queste patologie arriva a livelli elevati, la
trascuratezza fisica, possono far insorgere
complicanze fisiche importanti dai problemi cardio-
circolatori, a quelli gastrointestinali fino ai più gravi
rischi di ictus.
Un aiuto farmacologico può a volte poi aiutare nel
contenere i sintomi di astensione dal comportamento
(ansia, irritabilità, insonnia, depressione) o andare ad
affrontare una eventuale base depressiva pregressa
(e motrice) del comportamento di abuso.
Grazie per l’attenzione!
AltraPsicologia Piemonte
http://www.altrapsicologia.it/piemonte/
https://www.facebook.com/altrapsicologia.piemonte
Seguici per scoprire cosa facciamo e le prossime iniziative!
Dott.ssa Sonia Bertinat
http://identingabbia.blogspot.it
sonia.bertinat@gmail.com

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Le dipendenze comportamentali. AP incontra del 28_4_15

  • 1. Golem Bookshop, 28 aprile 2015 Altra Psicologia Piemonte Dott.ssa Sonia Bertinat SC Sert, ASL TO 3 Libero Professionista
  • 2. http://youtu.be/HUngLgGRJpo Per dipendenza si intende una alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica.
  • 3. CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA  COMPULSIVITÀ: impossibilità di resistere all’impulso di agire il comportamento di dipendenza  CRAVING: crescente tensione prima di mettere in atto il comportamento  PIACERE e sollievo quando si mette in atto il comportamento  PERSISTENZA del comportamento anche se consapevoli delle conseguenze negative  TOLLERANZA: bisogno di esperire sempre più spesso il comportamento per sedare il craving  ASTINENZA: sintomi psicologici e fisici che insorgono quando non si può mettere in atto il comportamento
  • 4. E’ stata fatta la proposta di inclusione nel DSM della categoria “Dipendenze Comportamentali” accanto a quella “Disturbi da dipendenza e correlati all'uso di sostanze” ma al momento non è stato fatto. Il DSM-V introduce cambiamenti nel concetto di dipendenza, non si parla più di dependance come nel DSM- IV, ma di addiction per sottolineare come la dipendenza da sostanze non sia da considerarsi in quanto tale, ma come una costante ricerca attiva della sostanza da parte del soggetto nonostante tutte le sue ovvie ripercussioni. Il DSM-V rafforza inoltre i criteri per la diagnosi di questi disturbi, graduandoli in lievi, moderati o gravi. Mentre nel DSM-IV per una diagnosi di abuso di sostanze era richiesto un solo sintomo, nella nuova edizione un disturbo da uso di sostanze lieve richiede almeno due sintomi.
  • 5. Alcuni comportamenti quotidiani possono esitare in una dipendenza. Ciò non vuol dire che tali comportamenti siano negativi nel loro essere ma è la modalità, la misura e le motivazioni con cui vengono attuati a fare la differenza
  • 6. Gioco d’azzardo patologico Quando il gioco perde il suo carattere ludico, quando non ne possiamo fare a meno, quando perdiamo il senso del tempo e del denaro impiegato allora il gioco diventa patologico. Il gioco d'azzardo patologico o ludopatia è una dipendenza in cui la vincita, motivazione dichiarata alla reiterazione del gioco, è secondaria. L'importante è giocare! Tutto quello che ci permette di giocare lo perseguiamo, anche se illegale, anche se mette a rischio lavoro, famiglia, patrimonio.
  • 7. Rif. DSM 5 Il gioco d’azzardo patologico è la prima DC inserita nel DSM (prima nei Disturbi di controllo degli impulsi- DSM IV, e poi nei Disturbi da dipendenza e correlati all'uso di sostanze – DSM 5).
  • 8. Internet Addiction (IAD) Definito come l’incapacità di controllare l’utilizzo di questo strumento (Young K., 1998). Termine molto generico che definisce una dipendenza dal mezzo ma che si diversifica in attività e significato a seconda di cosa si fa su internet: informazione, social, chat, pornografia, giochi, e così via E' molto diverso come si può ben capire
  • 9. Quello che accomuna le diverse attività è il non poter fare a meno di essere connessi. Sentiamo il bisogno impellente di controllare cosa succede su internet, non usciamo di casa per paura di perdere qualcosa, rinunciamo ad hobby e spesso sacrifichiamo il lavoro. Da attività ludica, accessoria rispetto alla quotidianità, diventa primaria, prioritaria, indispensabile.
  • 10. Non ancora inserito nella categoria relativa alle dipendenze è incluso nella sezione 3 riservata ad ulteriori approfondimenti e ricerche e non valida a fini assicurativi o legali.  Internet diviene un mezzo per gestire i propri stati emotivi negativi ed i propri pensieri spiacevoli. Il pensiero è spesso rivolto alla prossima possibilità di connessione ad internet. Svalutazione della propria vita reale rispetto a quella virtuale. Inadeguata percezione del tempo quando si è connessi ad internet. Tentativo di nascondere agli altri la quantità di tempo trascorsa in rete.  L’uso di internet interferisce negativamente con il lavoro, lo studio o i rapporti sociali. Sensazione che le relazioni “on-line” siano più soddisfacenti di quelle reali. Tendenza ad alterare la propria identità in internet e a comportarsi in modo diverso dal solito.  Tendenza a connettersi un numero di volte maggiore o per un tempo più lungo rispetto a quello che si desidera realmente fare.  Tendenza a controllare la posta elettronica ad intervalli regolari, con sperimentazione di sentimenti negativi quando non si ricevono messaggi.  Sintomi di astinenza quando non è possibile connettersi ad internet. Incapacità a scollegarsi anche quando si vorrebbe. Rif. DSM 5
  • 11. Dipendenza da device Come per la dipendenza da internet, al di là dello scopo per cui lo usiamo, non possiamo farne senza. Uscire senza cellulare, o avere il cellulare scarico ci fa sentire nudi, vuoti, spersi. Perdiamo la connessione con il (nostro) mondo. Ci sentiamo soli, isolati, IGNORATI, quasi non esistiamo.
  • 12. Accumulo compulsivo L’accumulo compulsivo (hoarding o disposofobia), si configura nell'impossibilità di liberarsi di qualsiasi oggetto al di là del suo reale bisogno. Ogni oggetto non vale di per sé ma assume un significato emotivo. Buttarlo significherebbe sacrificare quella emozione e ciò è impossibile. Ogni oggetto non vale di per sé ma assume un significato emotivo. Buttarlo significherebbe sacrificare quella emozione e ciò è impossibile. Il significato risiede in due grandi categorie:  Psicologia dell’opportunità. Gli oggetti per la persona con DA rappresentano potenzialmente una speciale occasione o opportunità, ovvero sono oggetti “non si sa mai”, (Frost e Steketee)  Attaccamento affettivo e connessione. Gli accumulatori attribuiscono agli oggetti una sorta di valore magico. In alcuni casi il rapporto è quasi “feticista”.
  • 13. Rif. DSM 5 L’ Hoarding Disorder, dapprima inserito nel DSM nei Disturbi Ossessivo-Compulsivi, nel DSM 5 ottiene categoria a sé correlata al DOC come Disturbo da Accumulo. Questo perché si è visto, da un lato, che non sempre l’accumulatore manifesta sintomi propri del DOC e rispetto a questo è più diffuso, dall’altro presentano aspetti neurobiologi (diverso ruolo della serotonina e maggiore attività nella corteccia cingolata anteriore, processo decisionale, e nell'insula, che aiuta a interpretare le nostre emozioni e le nostre risposte fisiologiche) e genetici (l’AC pare sia recessivo, mentre il DOC dominante) diversi.
  • 14. Shopping compulsivo Come dice Z. Baumann viviamo in un epoca di consumi, siamo costantemente portati a consumare per ottenere uno status, per sentirci all'altezza, per sentirci "felici". La rincorsa all'acquisto ci prende la mano facendo sì che non ci interessi più l'oggetto acquistato ma l'acquisto in sè, liberatorio, rilassante. Dell'oggetto acquistato spesso perdiamo interesse dopo poco tempo (se non appena dopo averlo acquistato). Comunemente viene descritto come un disturbo caratterizzato da un impulso irresistibile, da un bisogno incontrollabile e da una tensione crescente che, per la persona, possono essere alleviati solo comprando. Si associa spesso all'accumulo compulsivo, il riempire le nostre case e vite di oggetti inutili che saturano i nostri spazi vuoti.
  • 15. Rif. DSM 5 Lo shopping compulsivo viene riconosciuto come categoria a sé stante accomunata all’Accumulo Compulsivo spesso in comorbidità con un disturbo depressivo e quindi differenziato dal DOC come Disturbo da Accumulo. A differenza dei DOC, infatti, secondo uno studio effettuato da Christenson (1994), tali pazienti, riconoscono le loro ossessioni e/o compulsioni come indesiderabili, mentre i “compulsive buyer” descrivono lo shopping, almeno all’inizio, come divertente, eccitante e desiderabile. Solo col passare del tempo cominciano a provare imbarazzo, vergogna e sensi di colpa. Come le dipendenze. Alcuni criteri:  frequenza dei pensieri, impulsi, comportamenti di acquisto, tensione soggettiva paragonabile ad una vera e propria dipendenza fisica, interferenza con il funzionamento sociale e lavorativo dovuta al comportamento in oggetto. Questo ultimo aspetto rischia di destabilizzare la vita familiare ma soprattutto la condizione economica della persona.
  • 16. Dipendenza affettiva Qui l'oggetto è un altro essere umano, una relazione. La nostra vita dipende da questa persona, il nostro stesso essere. Viviamo se quella persona è presente e non siamo nulla in sua assenza. Anche se agli occhi di tutti quella persona non ci rende felici, a volte subiamo dei veri e propri maltrattamenti fisici o psicologici, noi non li riconosciamo e la giustifichiamo perché ne abbiamo bisogno. Non è amore anche se spesso viene etichettato come tale, ma una vera e propria dipendenza psicologica. Ne vengono catturate più spesso le donne (o forse ne abbiamo solo maggiore evidenza), le “donne che amano troppo” della Norwood”, ma anche gli uomini possono sviluppare questa dipendenza.
  • 17. I soggetti colpiti scelgono spesso Partner problematici, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo…). Quella che da sempre chi lavora nelle dipendenze ha trattato come co-dipendenza. La psichiatria Marta Selvini Palazzoli afferma: “Quello che incatena nella dipendenza affettiva è l’Hybris, vale a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo”. Fenichel è del parere che gli amoredipendenti necessitano enormemente di essere amati nonostante abbiano scarse capicità di amare. Essi elemosinano continuamente dal partner maggiore amore ottenendo, però il risultato opposto. Si legano a partner che considerano non adatti a loro, ma nonostante ciò li renda arrabbiati ed infelici non riescono a liberarsi di quest'ultimi. Fonte: Cantelmi, Dipendenze affettive http://www.toninocantelmi.it/userfiles/articolo-scientifici/DIPENDENZA-AFFETTIVA.pdf
  • 18. Binge eating or drinking (alimentazione/bere compulsivo) Introduzione di bevande o alimenti in modo compulsivo senza gustarli ma con l'unico fine di riempire un vuoto o ottenere un effetto (disinibizione da alcol). La "sostanza" perde la sua funzione originaria di sostentamento o convivialità e diventa un sostituto per un nostro bisogno interiore, emotivo. Mentre il binge drinking è una pratica spesso giovanile che sottende la competizione/sfida, il binge eating è una pratica più solitaria.
  • 19. Sex addiction e ipersessualità La ricerca continua di stimoli sessuali diventa lo scopo primario della giornata. Che sia attraverso la visione di materiale pornografico o attraverso incontri promiscui o la masturbazione compulsiva. La gratificazione sessuale perde la sua componente appagante e diventa una meta obbligata. Vengono penalizzate le relazioni interpersonali che non sono più soddisfacenti e appaganti. L’ipersessualità, la dipendenza dal sesso,non fa parte del programma di revisione del DSM-V in quanto è stata respinta dai curatori del manuale.
  • 20. Workaholism (Dipendenza da lavoro) Parlare di dipendenza da lavoro in un periodo di crisi è difficile oltre che difficile è il diagnosticarla. Quando però si lavora più di quanto ci viene richiesto, quando ci si sente indispensabili per l’azienda e pronti a sacrificare affetti e tempo libero per il lavoro, vuol dire che qualcosa non va. Il lavoro è ovviamente necessario ma deve costituire una parte della vita, non saturarla. Se la satura il nostro focus deve andare sul vuoto che mira a riempire. Spesso queste persone sono quelle più a rischio nel momento del congedo pensionistico che tendono a procrastinare il più possibile e che può provocare disturbi dell’umore ad esempio.
  • 21. Exercise addiction Fare attività fisica fa bene al corpo e alla mente. Oltre a tenerci in forma, rilascia sostanze benefiche e piacevoli nel nostro corpo. Sono quelle sostanze unite alla competizione, alla sfida che rischiano di catturare. Ad un certo punto il benessere fisico passa in secondo piano e si forza il corpo anche al di là delle sue possibilità. Rischiando di danneggiarlo. Si perde di vista ogni altro interesse e ogni attività quotidiana diventa una parentesi tra una sessione di esercizio e l’altra.
  • 22. Sensation seekers I ricercatori di sensazioni. Se questa caratteristica attraversa in modo molto trasversale tutte le dipendenze, in un campo ha un’espressione altissima: Gli sport estremi Sono tutte attività in cui la sfida la fa da padrona e la competizione ne è fiera compagna. Ma più che con se stessi o con gli altri, la sfida è contro un qualcosa di molto più grande La morte
  • 23. Come trattare queste dipendenze? Innanzitutto, come per qualsiasi problema, il primo passo è quello di sentire/riconoscere di avere un problema Il fatto che non ci sia una sostanza universalmente riconosciuta come addittivante rende ciò molto arduo. Il fatto poi che quelle elencate siano spesso attività quotidiane comuni a molti, discriminarne la misura è quanto mai difficile.
  • 24. TRATTAMENTO PSICOLOGICO/PSICOTERAPEUTICO Il trattamento è in primis psicologico, per rinforzare la motivazione, l’astensione e la (ri)attivazione di risorse sopite o annullate dal comportamento di dipendenza. E’ altresì auspicabile intraprendere un percorso per capire le radici che muovono questo comportamento, i bisogni che soddisfa, i vuoti che mira a riempire, i processi cognitivi che coinvolge. E’ necessario di far fronte al motore della dipendenza: regolare un’emotività non mentalizzata e quindi spesso dolorosa quand’anche un tentativo di “sentire” le emozioni e la propria corporeità. E’ frequente infatti una condizione di alessitimia in chi sviluppa una patologia di dipendenza1. 1) Difficoltà di identificare, descrivere e comunicare le proprie emozioni http://www.e-noos.it/rivista/3_10/pdf/2.pdf
  • 25. Trattamento medico/farmacologico Accanto a questo un monitoraggio medico può a volte essere indispensabile. Lo stress, che in alcune di queste patologie arriva a livelli elevati, la trascuratezza fisica, possono far insorgere complicanze fisiche importanti dai problemi cardio- circolatori, a quelli gastrointestinali fino ai più gravi rischi di ictus. Un aiuto farmacologico può a volte poi aiutare nel contenere i sintomi di astensione dal comportamento (ansia, irritabilità, insonnia, depressione) o andare ad affrontare una eventuale base depressiva pregressa (e motrice) del comportamento di abuso.
  • 26. Grazie per l’attenzione! AltraPsicologia Piemonte http://www.altrapsicologia.it/piemonte/ https://www.facebook.com/altrapsicologia.piemonte Seguici per scoprire cosa facciamo e le prossime iniziative! Dott.ssa Sonia Bertinat http://identingabbia.blogspot.it sonia.bertinat@gmail.com