2. Alla base di qualunque opera cinematografica, sia essa un corto,
medio o lungometraggio, un racconto di fantasia o tratto da un
episodio di vita vissuta, una biografia o opera documentaristica
alla base di tutto c’è sempre e soltanto un’idea.
L’idea dev’essere sviluppata in modo ben definito secondo i canoni
del racconto cinematografico.
Ma a differenza di un’opera letteraria tradizionale, quest’opera deve
prevedere un successivo sviluppo fatto per immagini.
Il racconto cinematografico prende il nome di sceneggiatura, ovvero
un racconto che preveda (in tutto e per tutto come nell’opera
letteraria) una serie di eventi che intreccino la vita/le vite di uno,
due o più personaggi.
Ma la sceneggiatura è solo l’atto conclusivo di un processo creativo
che prevede delle diverse fasi più o meno riconoscibili tra loro.
La sceneggiatura
3. FASI DEL PERCORSO CREATIVO
SOGGETTO
E’ l’idea vera e propria, la scintilla che porta al racconto cinematografico, la storia
in fase embrionale.
Dev’essere contenuta in un paio di righe, al massimo in un paio di pagine (cartelle)
ma a tutti gli effetti è riconosciuta come fase principale e fondamentale
dell’intero processo creativo (e come tale ha valenza legale, può essere
depositata e qualcuno può accampare diritti su di essa).
La forma deve essere accattivante (per non annoiare il lettore o il produttore), in
forma presente indicativo (alla terza persona) e infine cosa più importante …
deve suggerire immagini.
Sul soggetto deve essere scritta la storia, l’accadimento dei fatti in modo nudo e
crudo, senza considerazioni personali sulla storia o sui personaggi.
Il soggetto va scritto in modo descrittivo: non ‘Domenico, insegnante di lettere,
50anni ben portati’ ma ‘Domenico, con il suo cappotto un po’ logoro e la sua
ventiquattr’ore di cuoio entra in aula per cominciare la lezione di lettere’.
La sceneggiatura
4. Quando si scrive per il cinema bisogna far pensare chi legge per immagini. La
sceneggiatura non è un’opera letteraria. Preferire quindi ‘Francesco tira fuori
dalla tasca una foto di sua moglie e l’accarezza con la mano destra’ piuttosto
che ‘Mario pensa a sua moglie’.
Usare frasi secche, concise piuttosto che arzigogolate. Evitare troppi aggettivi.
Inserire in modo ben chiaro il luogo in cui si svolge la storia e il periodo e far
entrare i personaggi uno per volta descrivendoli brevemente.
La sceneggiatura
5. TRATTAMENTO
E’ la fase in cui il soggetto viene ampliato e approfondito.
La forma di scrittura è ancora di tipo letterario ma cominciano
a delinearsi gli scenari in cui la storia si svolge (scene).
Ora si passa da un paio di cartelle al massimo a una decina di
pagine.
L’intrigo è già articolato, la struttura drammatica ha una sua
progressione, i dialoghi già in parte abbozzati ma ancora in
forma indiretta.
La sceneggiatura
6. SCALETTA o SCALETTONE
Questa fase segna il netto passaggio dalla forma letteraria a
quella più propriamente filmica.
Con la scaletta si entra nel vivo della costruzione del racconto
filmico.
Il trattamento viene sezionato e suddiviso in scene (numerate)
che di solito non superano mai le 30come numero.
La scaletta serve ad avere sempre sott’occhio l’intero film e
quindi renderci conto con pochi sguardi di eventuali punti
deboli, cali di tensione, momenti di stanca e porvi rimedio.
Possiamo renderci conto di entrate e uscite dei singoli
personaggi, capire se tardano ad entrare nella storia.
La sceneggiatura
7. SCENEGGIATURA
La sceneggiatura è l’ultima fase del percorso creativo, quella che
precede la produzione del film.
Tutte le scene del film vengono messe in ordine, descritti con cura
ambienti, personaggi ed eventi e indicati con precisione i dialoghi.
La sceneggiatura definitiva in realtà non esiste perché è un’opera in
divenire che ha la sua forma finale solo dopo la fine delle riprese
del film (la sceneggiatura dovrebbe essere desunta dal film
stesso alla fine).
La sceneggiatura viene scritta per essere realizzata e non per essere
letta, è una forma passeggera, deve diventare altro.
La sceneggiatura può essere ‘di ferro’ o aperta.
Serve inoltre al produttore per capire quali saranno i costi di
realizzazione capendo gli scenari, le ambientazioni, i materiali e
stilando così un budget di sorta per la produzione stessa.
La sceneggiatura
8. IL RACCONTO
Ciò che vediamo al cinema è, nella stragrande maggioranza
dei casi, il frutto di un racconto cinematografico. Racconta
una storia.
Una storia prevede:
una situazione iniziale
dei personaggi e delle azioni
eventi connessi secondo una logica
conflitti
risoluzione
stato di cose finale
La sceneggiatura
9. STORIA E DISCORSO
Quando si parla di racconto bisogna poi dividere questo in
storia e discorso.
La storia è il cosa viene raccontato, il discorso è il come.
La storia prevede una serie di eventi legati fra loro da una
relazione di causa/effetto che accadono nel TEMPO e
nello SPAZIO.
Una storia inizia con una certa situazione iniziale che è
destinata a modificarsi per causa di una determinata serie
fino a evolversi in una situazione finale con cui la storia
termina.
equilibrio – squilibrio – riequilibrio
La sceneggiatura
10. In ogni racconto è possibile ritrovare dei tratti comuni, delle
strutture che sono le stesse per ogni storia.
destinatore destinatario
soggetto oggetto valore
adiuvante opponente
Un destinatore assegna a un soggetto eroe il compito di
conquistare un certo oggetto di cui un destinatario potrà
beneficiare.
Nel corso della sua azione, il soggetto incontrerà elementi che
gli faciliteranno il compito (adiuvanti) e altri che invece
glielo ostacoleranno (opponenti). I singoli aspetti vengono
definiti attanti.
La sceneggiatura
11. ESEMPIO DI MODELLO ATTANZIALE
Una donna (destinatore-destinatario) incarica un detective
(soggetto) di liberare il marito preso in ostaggio (oggetto
valore-destinatario).
Il detective si avvarrà dell’aiuto della polizia (adiuvante) ma
dovrà vedersela con i criminali (opponenti), ma riuscirà
ad avere la meglio grazie alla sua abilità e intelligenza
(adiuvanti)
La sceneggiatura
12. E’ chiaro quindi che un attante non si identifica in maniera assoluta
con un personaggio ma può anche essere altro: un animale, un
oggetto, un sentimento o essere molteplice.
In un racconto inoltre si possono riconoscere le azioni (fanno
proseguire la storia) e gli indizi (che lo arricchiscono).
‘L’uomo impugnò la pistola ed entrò nel locale che era mezzanotte
passata. Lasciò cadere a terra la sigaretta accesa, si guardò
intorno, poi avanzò deciso, attraversò la sala disadorna, piena di
coppie danzanti, sino a fermarsi davanti a una donna vestita di
rosso. Fece fuoco prima che chiunque si fosse reso conto di quel
che stava accadendo.’
In questo esempio: ‘impugnò la pistola’, ‘avanzò’, ‘attraversò’ portano
avanti l’azione mentre ‘piena di coppie’, ‘disadorna’, ‘vestita di
rosso’ arricchiscono di particolari il racconto.
La sceneggiatura
13. ESEMPIO
Esaminiamo tre situazioni:
A) un uomo seduto in un bar davanti a una bottiglia
di liquore;
B) una donna in casa che piange;
C) un bambino che si aggira per strada.
Queste tre situazioni singolarmente non fanno
racconto. Dovremmo legare queste tre situazioni
tra loro con un rapporto di causalità.
Quindi per esempio A è causa di B e B è causa di C.
La sceneggiatura
14. LA DIEGESI
Per diegesi intendiamo tutto quello che appartiene alla storia
raccontata.
Personaggi, luoghi, tempi, eventi, sentimenti, oggetti, parole, rumori,
musiche.
Fa parte della diegesi anche il fuori campo che pur non visto
sappiamo che c’è. Per esempio un uomo in mezzo a una strada:
sentiamo clacson, sirene, sfrecciare di macchine pur non
vedendole perché sappiamo che fanno parte della scena.
Partendo quindi dal termine diegesi definiremo come diegetico
(intradiegetico) tutto quello che fa parte della diegesi e come
extradiegetico tutto quello che, pur entrando a far parte del film,
non è direttamente presente.
Esempio: musica diegetica (radio nella scena), extradiegetica
(colonna sonora). Nel primo caso la possono udire personaggi e
spettatori, nel secondo caso solo gli spettatori.
La sceneggiatura
15. NARRATORE
In ogni racconto è presente (in maniera evidente o astratta) un
narratore che ci da informazioni su personaggi, ambienti,
situazioni e azioni.
Il cinema, pur ricorrendo ad attori che interpretano dei personaggi, e
pur essendoci un rapporto attore/personaggio, spettatore,
differisce dal teatro in quanto vi è un rapporto indiretto, mediato.
Vi è un istanza (detta narrante) che può mostrarci parte dell’azione
e addirittura pilotare il nostro sguardo (movimenti di mdp).
La sceneggiatura
16. La sceneggiatura
ISTANZA NARRANTE
E’ un’entità invisibile in grado di mostrarci (o farci sentire) solo quello che vuole e
nel modo che preferisce.
La musica extra-diegetica per esempio non può essere udita dagli attori ma dagli
spettatori, quindi è messa lì da qualcuno per guidare i nostri sentimenti.
Questa istanza è in grado di regolare il flusso di informazioni per decidere in ogni
momento se lo spettatore debba saperne di più o di meno dei protagonisti.
Quindi l’istanza narrante non mostra mai tutto il mondo diegetico ma lo sceglie e
lo mostra in un certo ordine preciso.
Per esempio nei film biografici non si mostra tutta la vita del protagonista ma
vengono selezionati pezzi dell’intera esistenza (il film dovrebbe durare
altrimenti quanto la vita del personaggio).
Questa stessa istanza talvolta decide di mostrarsi, rendersi plausibile attraverso
per esempio l’utilizzo della cosiddetta voce narrante di nessuno dei
personaggi (voce extradiegetica) o di qualcuno di loro (intradiegetica)
17. SPAZIO DEL RACCONTO
Quando si parla di spazio del racconto bisogna distinguere tra spazio
della storia e spazio del racconto.
Nel caso di spazio della storia si parla di spazio diegetico (luoghi e
ambienti), nel secondo caso di spazio che viene a formarsi sullo
schermo attraverso il modo in cui il discorso articola lo spazio
della storia.
Due inquadrature tra loro possono essere dominate da un rapporto
di:
- Identità (una parte e successivamente un quadro della stessa
parete;
- Contiguità (due personaggi parlano tra loro in uno spazio vicino);
- Prossimità (due case in cui è possibile spiarsi da un posto
all’altro).
La sceneggiatura