Il Milan Approach: premesse, sviluppi e influenze 2. Verso il post-modernoMassimo Giuliani
Seconda parte del modulo sul Milan Approach. Lezione tenuta per il primo anno della Scuola di Specializzazione del Centro Milanese di Terapia della Famiglia (4 settembre 2010)
Il Milan Approach: premesse, sviluppi e influenze 2. Verso il post-modernoMassimo Giuliani
Seconda parte del modulo sul Milan Approach. Lezione tenuta per il primo anno della Scuola di Specializzazione del Centro Milanese di Terapia della Famiglia (4 settembre 2010)
Massimo Giuliani: Sotto il tetto di una storia / 1Massimo Giuliani
Il mio intervento: prima parte della relazione "Sotto il tetto di una storia", al simposio di venerdì 31 gennaio 2014 nel convegno CGBG "Tecnologia e Leggerezza" (Pavia, 29-31 gennaio 2014)
Neurodevelopmental programming — the implementation of the genetic and epigenetic blueprints that guide and coordinate normal brain development — requires tight regulation of transcriptional processes. During prenatal and postnatal time periods, epigenetic processes fine-tune neurodevelopment towards an end product that determines how an organism interacts with and responds to exposures and experiences throughout life. Epigenetic processes also have the ability to reprogramme the epigenome in response to environmental challenges, such as maternal stress, making the organism more or less adaptive depending on the future challenges presented. Epigenetic marks generated within germ cells as a result of environmental influences throughout life can also shape future generations long before conception occurs.
Essere risonanti è una competenza fondamentale per counselor e specialisti di relazioni di aiuto. Scopri con questa presentazione come le leggi della risonanza fisica e acustica possono essere applicate alle professioni d'aiuto.
Ho utilizzato questa presentazione per guidare un gruppo di 20 futuri counselor a vivere in prima persona l'esperienza della risonanza con se stessi e con gli altri, nell'ambito della Scuola di Core Counselling dove insegno ascolto, risonanza e comunicazione. Lasciami il tuo commento o iscriviti al mio canale per conoscere le prossime presentazioni!
Al termine della presentazione trovi due schede con i biggest learning del gruppo, i più grandi apprendimenti che sono stati conseguiti da parte dei partecipanti. Che meraviglia!
Le persone tendono a costruire relazioni con coloro che sono disposti allo stesso equilibrio relazionale, a fare lo stesso investimento emotivo: a mettere la stessa energia verso la coesione e la stessa energia verso l’individualità. L’investimento nella relazione, si costituisce dalla quantità di pensieri (positivi o negativi), affetti, emozioni, fantasie, verbalizzazioni, sogni e azioni che le persone scambiano, e nella disponibilità a ricevere questa energia.
Mindfulness - Il contributo della mindfulness nella pratica clinicaEleonora Lombardi
Secondo Kabat-Zinn (1999), la Mindfulness non può avere altro significato se non quello di porre attenzione al momento presente in modo consapevole e non giudicante. La consapevolezza emerge dall’essere desti e vigili, nella comprensione del proprio comportamento qui ed ora. La tendenza dell’essere umano è quella di creare delle profezie o fantasie su un momento futuro ed eventuale, tuttavia non rientra nelle capacità umane il poter predire l’andamento reale delle cose. In questa azione di previsione del futuro, ciò che è presente diventa passato e di conseguenza non viene vissuto. Le persone possono arrivare a farsi scorrere la vita davanti, cullandosi e costringendosi nel passato o sperando che giungano determinate variabili a cambiargli il destino fantasticato. Il momento è difficile da cogliere, ma è indispensabile all’individuo affinché comprenda di essere immerso in un continuo cambiamento, in balia di cause e condizioni, e che il vivere è legato all’attimo (Kabat-Zinn, 2005).
Secondo Kabat-Zinn (2005) questa consapevolezza, non è altro che attenzione intenzionale, rivolta ad oggetti che diversamente nemmeno noteremmo.
La mindfulness, sostanzialmente, è l’insegnamento all’essere vigili, che si può acquisire grazie alla pratica della stessa. Tale tecnica attraverso un meccanismo sistematico, ha la capacità di poter far affiorare nel praticante, uno stato di chiara consapevolezza. Ciò può avvenire sia grazie a pratiche formali di mindfulness come: il body scan, la meditazione seduta, la meditazione mindful; che informali, nell’attenzione quotidiana al presente (Crane, 2012). La consapevolezza è il prodotto di quello che è concentrazione ed attitudine; ovvero l’esercizio alla presenza.
La pratica meditativa mindful concerne quella dinamicità grazie alla quale il risultato nell’operante sia una quieta attenzione discernente e non reattiva, centrata sull’assenza di giudizio e nell’osservazione di ciò che si presenta momento per momento.
La profondità dell’attenzione è nella sua durevolezza, differentemente dall’attenzione abituale che viene continuamente spostata da stimolo a stimolo (Shapiro, Carlson, 2013).
Tuttavia nella pratica della mindfulness non basta essere capaci di porre attenzione, ma è essenziale la qualità della concentrazione che viene prestata. Di fronte ad un evento, anche portatore di dolore, il soggetto deve essere chiamato a viverlo con curiosità, nell’ascolto di ciò che in lui provoca; sia da un punto di vista psichico che fisico. L’apertura è determinata come quella capacità di comprendere i propri movimenti interni e per questo accettarli. Infine, l’ultima capacità richiesta è quella dell’amore nei propri riguardi. La gentilezza nei propri confronti è il passo che dà l’energia necessaria a superare quei pattern lesivi che si innescano nelle condizioni di difficoltà, (Siegel, 2009).
PowerPoint per il seminario "Famiglie fra realtà e storie", 10 aprile 2009, FAST, Milano.
Scuola di Counseling e Scuola di Mediazione del Centro Milanese di Terapia della Famiglia.
Lez.1- Corso di Tecnica della Comunicazione d'impresa- Laurea Magistrale in Scienze economico-aziendali- indirizzo Gestione d'impresa- Facoltà di Economia - Università di Palermo- Prof. Gandolfo Dominici
Pubblic speaking e metodologie didattiche innovative attraverso lo storytellingMatteo Adamoli
Workshop esperienziale per i docenti sulla competenza di parlare in pubblico attraverso la narrazione orale
Obiettivi:
1. Imparare la strategia dello storytelling durante una performance di public speaking
2. Utilizzo delle emozioni nella narrazione orale
3. Come utilizzare oggetti e materiale video in un discorso
Contenuti:
Lo storytelling è una metodologia di comunicazione attraverso cui si possono raccontare contenuti, informazioni, conoscenze a partire dalla creazione di un immaginario emozionale. Inserendosi in questo filone di ricerca l’incontro formativo toccherà le seguenti tematiche:
• Il paradigma dell’oralità
• Introduzione allo storytelling applicato al public speaking
• Gli strumenti a disposizione (in particolare il visual storytelling)
• Buone pratiche di public speaking utilizzando come fonti gli archivi di Ted, YouTube e Vimeo.
La forza delle storie - versione integraleeffedue86
La nostra vita è completamente immersa nel linguaggio e nelle storie e, quindi, è importante saperle ascoltare e analizzare, per migliorare diversi aspetti di noi stessi.
Massimo Giuliani: Sotto il tetto di una storia / 1Massimo Giuliani
Il mio intervento: prima parte della relazione "Sotto il tetto di una storia", al simposio di venerdì 31 gennaio 2014 nel convegno CGBG "Tecnologia e Leggerezza" (Pavia, 29-31 gennaio 2014)
Neurodevelopmental programming — the implementation of the genetic and epigenetic blueprints that guide and coordinate normal brain development — requires tight regulation of transcriptional processes. During prenatal and postnatal time periods, epigenetic processes fine-tune neurodevelopment towards an end product that determines how an organism interacts with and responds to exposures and experiences throughout life. Epigenetic processes also have the ability to reprogramme the epigenome in response to environmental challenges, such as maternal stress, making the organism more or less adaptive depending on the future challenges presented. Epigenetic marks generated within germ cells as a result of environmental influences throughout life can also shape future generations long before conception occurs.
Essere risonanti è una competenza fondamentale per counselor e specialisti di relazioni di aiuto. Scopri con questa presentazione come le leggi della risonanza fisica e acustica possono essere applicate alle professioni d'aiuto.
Ho utilizzato questa presentazione per guidare un gruppo di 20 futuri counselor a vivere in prima persona l'esperienza della risonanza con se stessi e con gli altri, nell'ambito della Scuola di Core Counselling dove insegno ascolto, risonanza e comunicazione. Lasciami il tuo commento o iscriviti al mio canale per conoscere le prossime presentazioni!
Al termine della presentazione trovi due schede con i biggest learning del gruppo, i più grandi apprendimenti che sono stati conseguiti da parte dei partecipanti. Che meraviglia!
Le persone tendono a costruire relazioni con coloro che sono disposti allo stesso equilibrio relazionale, a fare lo stesso investimento emotivo: a mettere la stessa energia verso la coesione e la stessa energia verso l’individualità. L’investimento nella relazione, si costituisce dalla quantità di pensieri (positivi o negativi), affetti, emozioni, fantasie, verbalizzazioni, sogni e azioni che le persone scambiano, e nella disponibilità a ricevere questa energia.
Mindfulness - Il contributo della mindfulness nella pratica clinicaEleonora Lombardi
Secondo Kabat-Zinn (1999), la Mindfulness non può avere altro significato se non quello di porre attenzione al momento presente in modo consapevole e non giudicante. La consapevolezza emerge dall’essere desti e vigili, nella comprensione del proprio comportamento qui ed ora. La tendenza dell’essere umano è quella di creare delle profezie o fantasie su un momento futuro ed eventuale, tuttavia non rientra nelle capacità umane il poter predire l’andamento reale delle cose. In questa azione di previsione del futuro, ciò che è presente diventa passato e di conseguenza non viene vissuto. Le persone possono arrivare a farsi scorrere la vita davanti, cullandosi e costringendosi nel passato o sperando che giungano determinate variabili a cambiargli il destino fantasticato. Il momento è difficile da cogliere, ma è indispensabile all’individuo affinché comprenda di essere immerso in un continuo cambiamento, in balia di cause e condizioni, e che il vivere è legato all’attimo (Kabat-Zinn, 2005).
Secondo Kabat-Zinn (2005) questa consapevolezza, non è altro che attenzione intenzionale, rivolta ad oggetti che diversamente nemmeno noteremmo.
La mindfulness, sostanzialmente, è l’insegnamento all’essere vigili, che si può acquisire grazie alla pratica della stessa. Tale tecnica attraverso un meccanismo sistematico, ha la capacità di poter far affiorare nel praticante, uno stato di chiara consapevolezza. Ciò può avvenire sia grazie a pratiche formali di mindfulness come: il body scan, la meditazione seduta, la meditazione mindful; che informali, nell’attenzione quotidiana al presente (Crane, 2012). La consapevolezza è il prodotto di quello che è concentrazione ed attitudine; ovvero l’esercizio alla presenza.
La pratica meditativa mindful concerne quella dinamicità grazie alla quale il risultato nell’operante sia una quieta attenzione discernente e non reattiva, centrata sull’assenza di giudizio e nell’osservazione di ciò che si presenta momento per momento.
La profondità dell’attenzione è nella sua durevolezza, differentemente dall’attenzione abituale che viene continuamente spostata da stimolo a stimolo (Shapiro, Carlson, 2013).
Tuttavia nella pratica della mindfulness non basta essere capaci di porre attenzione, ma è essenziale la qualità della concentrazione che viene prestata. Di fronte ad un evento, anche portatore di dolore, il soggetto deve essere chiamato a viverlo con curiosità, nell’ascolto di ciò che in lui provoca; sia da un punto di vista psichico che fisico. L’apertura è determinata come quella capacità di comprendere i propri movimenti interni e per questo accettarli. Infine, l’ultima capacità richiesta è quella dell’amore nei propri riguardi. La gentilezza nei propri confronti è il passo che dà l’energia necessaria a superare quei pattern lesivi che si innescano nelle condizioni di difficoltà, (Siegel, 2009).
PowerPoint per il seminario "Famiglie fra realtà e storie", 10 aprile 2009, FAST, Milano.
Scuola di Counseling e Scuola di Mediazione del Centro Milanese di Terapia della Famiglia.
Lez.1- Corso di Tecnica della Comunicazione d'impresa- Laurea Magistrale in Scienze economico-aziendali- indirizzo Gestione d'impresa- Facoltà di Economia - Università di Palermo- Prof. Gandolfo Dominici
Pubblic speaking e metodologie didattiche innovative attraverso lo storytellingMatteo Adamoli
Workshop esperienziale per i docenti sulla competenza di parlare in pubblico attraverso la narrazione orale
Obiettivi:
1. Imparare la strategia dello storytelling durante una performance di public speaking
2. Utilizzo delle emozioni nella narrazione orale
3. Come utilizzare oggetti e materiale video in un discorso
Contenuti:
Lo storytelling è una metodologia di comunicazione attraverso cui si possono raccontare contenuti, informazioni, conoscenze a partire dalla creazione di un immaginario emozionale. Inserendosi in questo filone di ricerca l’incontro formativo toccherà le seguenti tematiche:
• Il paradigma dell’oralità
• Introduzione allo storytelling applicato al public speaking
• Gli strumenti a disposizione (in particolare il visual storytelling)
• Buone pratiche di public speaking utilizzando come fonti gli archivi di Ted, YouTube e Vimeo.
La forza delle storie - versione integraleeffedue86
La nostra vita è completamente immersa nel linguaggio e nelle storie e, quindi, è importante saperle ascoltare e analizzare, per migliorare diversi aspetti di noi stessi.
Esistenze borderline e mondo tossicomane: modelli relazionali nella comunità ...Nicolò Terminio
In una comunità terapeutica per tossicodipendenti la questione clinica del borderline si pone innanzitutto come una questione pratica che deve essere gestita soprattutto dagli operatori. Gli operatori sperimentano quotidianamente, nel corso delle varie attività psicoeducative, la possibilità di fare una cosiddetta “diagnosi doubleface” (Rossi Monti, Foresti). Se prendiamo infatti come vertice di osservazione la relazione tra operatori e pazienti di una comunità possiamo facilmente catalogare i vissuti degli uni e degli altri seguendo passo per passo i criteri della diagnosi del disturbo borderline di personalità. Quindi possiamo notare, prendendo come riferimento la quarta versione del DSM, come a ogni caratteristica clinica del paziente borderline risponda un particolare vissuto dell’operatore. E non è detto tale vissuto sia riconducibile essenzialmente a dinamiche o contenuti controtransferali. Nella mia esperienza tali vissuti emergono piuttosto come effetto della psicopatologia dei pazienti tossicomani sugli operatori. Per tal motivo mi sembra opportuno recuperare la riflessione di Foresti e Rossi Monti su una diagnosi doubleface al fine di contestualizzare alcuni snodi relazionali tipici e ricorrenti nella clinica del borderline così come la sperimentiamo in una comunità terapeutica per tossicodipendenti.
The Storytelling manager. Come le storie ci possono ingannare Enrico Viceconte
“L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno resi umani” di Johnatan Gottschall, Ed. Bollati Boringhieri, 2014
Lettura di Enrico Viceconte
Abstract
Si moltiplicano senza sosta le pubblicazioni che parlano “Storytelling” applicato al management. Si tratta di una moda manageriale, un’idea che sta conquistando quote di attenzione crescente. Lo storytelling è una pratica efficace? La lettura di un saggio di Johnatan Gottschall, storico della letteratura, ci presenta una teoria sul perché le storie sono utili e hanno una forte presa su chi le legge o le ascolta. Ma il saggio, letto assieme ad altri libri e messo in relazione agli obiettivi per cui lo storytelling viene promosso nelle aziende, ci induce a credere che conoscere attraverso le storie, e utilizzare narrative nell’organizzazione e nel marketing, può essere distorsivo e controindicato per le finalità aziendali.
CONCEPT STORE OR COMMUNICATION MIX ? Per una chiave di lettura della narrazio...ISTITUTO EUROPEO DI MUSICA
Proprio dall’ambiente spettacolare attuale delle democrazie occidentali, nasce il desiderio dell’antropologia generativa, di cui Eric Gans è interprete, di tracciare una tematica sul cosmopolitismo di Rousseau come altro volto della teoretica del
marketing democratico che appartiene al necessario e superfluo
scenario politico di uniformità e della sua indifferenziata identità
tendenzialmente lussuosa.
Luisa Nardecchia: Sotto il tetto di una storia / 2Massimo Giuliani
Intervento di Luisa Nardecchia: seconda parte della relazione "Sotto il tetto di una storia", al simposio di venerdì 31 gennaio 2014 nel convegno CGBG "Tecnologia e Leggerezza" (Pavia, 29-31 gennaio 2014)
Internet e terremoto. I blog fra diario e informazione.Massimo Giuliani
Relazione al convegno Ferpi (Federazione delle Relazioni Pubbliche) "Comunicare la ricostruzione", L'Aquila 2-3 marzo 2012.
Grazie a Ferpi e a Massimo Alesii.
La presentazione che ho utilizzato per il corso "Lo psicologo nella Rete. Come aprire uno spazio web e perché", presso la sede dell'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia il 23 e il 24 ottobre 2010.
La mia relazione al convegno "Dopo la caduta. Memoria e futuro". L'Aquila, 5 giugno 2010.
La presentazione è complementare al testo della relazione: http://www.massimogiuliani.it/blog/index.php/2010/06/06/il-primo-terremoto-di-internet/
L'intervento che ho tenuto la mattina di venerdì 23 ottobre 2009 al VeneziaCamp, nella sessione "I volti, le voci, i corpi dell'autore". La sperimentazione OUT Facebook e le narrazioni collettive delle elezioni europee e del terremoto dell'Aquila.
L'occhio del terapeuta. Il timoniere, l'era atomica e la pratica dell'incertezza
Il bambino sistemico e l'acqua sporca / 1
1. IL BAMBINO SISTEMICO E L’ACQUA SPORCA / 1
Massimo Giuliani
20 febbraio 2016, Associazione Episteme, Torino
DALLE STRATEGIE DEL CAMBIAMENTO ALLE STRATEGIE NARRATIVE
5. UNA CONNOTAZIONE POSITIVA NON STRATEGICA
“Io sottolineo l’importanza dell’uso di connotazioni positive nella costruzione di mappe
del futuro, dato che da un contesto definito negativamente è impossibile uscire. Esso
tende ad accompagnare le persone: “la odierò sempre”; “lui non mi ha mai difeso” ecc.,
mentre invece un contesto definito in modo positivo contiene la possibilità di uscirne per
entrare in un altro: “Se piacessi a loro, mi aspetterei di piacere anche agli altri”; e così
via.” (Peggy Penn)
7. LA NARRATIVA
PRIMA
DELLA NARRATIVA
Le storie familiari
L’ipotizzazione
Le domande triadiche
8. “La terapia ha bisogno di “un
terapeuta, una stanza e una o più
persone con qualche problema” e non
si identifica con “uno specifico set di
procedure”
(Efran e Clarfield, 1992)
9. “
Di solito, quando cominciamo a immaginare
una storia, siamo molto preoccupati della sua
materia: che cosa succede, a chi, dove,
perché, eccetera. Ma a un certo punto —
possibilmente prima di metterci a scrivere —
dovremo cominciare a immaginare anche la
forma della storia, il modo in cui
organizzeremo l’intreccio, lo stile che
adopereremo, il tipo di testo che produrremo.
(Giulio Mozzi)
10. NARRAZIONE E SCELTA
Una narrazione è in primo
luogo un modo di organizzare
il discorso umano in una forma
che abbia senso. Essa è data da
una serie di scelte, a
cominciare dal cosa includere e
cosa escludere, perché tutto
ciò che entra in una
narrazione ha un senso e
tutto ciò che non entra in
una narrazione ha un senso
(Cassani, 2012).
12. DALLA TERAPIA STRATEGICA
ALLO STRATEGIZING ALLA
STRATEGIA NARRATIVA
Sviluppare la conversazione
terapeutica sulla
consapevolezza metaforica e
narrativa in modo che ogni
domanda, ipotesi, metafora,
vengano comunicate e pensate
come brani che hanno lo scopo
di raccontare una versione, o
più versioni, della storia
iniziale.
13. NELLA NARRAZIONE SERIALE
Una trama principale e tante
sottotrame che emergono nel
corso della narrazione.
Nelle sottotrame conosciamo i
personaggi, ci appassioniamo, ci
identifichiamo con loro, ci
interessiamo al loro mondo, alle
loro motivazioni, ai loro
cambiamenti. La trama
“principale” è una specie di
macrointreccio che non sempre
emerge nella narrazione, ma che
è noto e costituisce una cornice
implicita.
(vedi Regazzoni, 2014)
14. NARRAZIONE
DEPATOLOGIZZANTE
Elementi “nucleo”
ed elementi “satellite”
(vedi Chatman, 1978)
Nella narrazione terapeutica
alcuni elementi “nucleo” — ad
esempio quelli relativi al sintomo
— diventano “satellite” e alcuni
elementi “satellite” diventano
cruciali al punto da offrirsi come
nuovo punto di articolazione
della storia.
15. LA “PISTOLA
DI CECHOV”
Se all’inizio della
storia appare una
pistola, prima della
fine quella pistola deve
aver sparato
(e viceversa)!
16. 3 LIVELLI DI
CIRCOLARITÀ
➤nel turno di parola
➤nella seduta
➤nella terapia
17. LA SEDUTA SISTEMICA
È UNA STRUTTURA
NARRATIVA
Pre-seduta
Seduta
Discussione
Intervento finale
(Verbale di seduta)
18. IL “PATTO
NARRATIVO”
Sospensione dell’incredulità
È quel tacito accordo per cui il
lettore compie una parziale e
momentanea sospensione delle
facoltà critiche e accetta come
se fosse vera una storia che sia,
in larga e diversa misura, una
storia fittizia.
(H. Grosser, 1985)
19. IL “PATTO
TERAPEUTICO”Sospensione dell’oggettività
È quel tacito accordo per cui il
paziente accetta (per un certo tempo)
una parziale sospensione del pensiero
paradigmatico e accetta di entrare in
un contesto di comunicazione in cui
metafore e storie hanno uguale
dignità che le spiegazioni esperte.
Il terapeuta non chiede al
paziente di credere a storie nelle
quali egli stesso non creda.
20. APPROFONDIMENTI
Chatman, S. (1978), Storia e discorso. Il Saggiatore, 2010.
McNamee S., Gergen K. (1992), La terapia come costruzione sociale. Franco Angeli,
1998.
Genette G. (1976), Figure III. Il discorso del racconto. Einaudi.
Giuliani M. (2014a), “Blues in C. Leggerezza e molteplicià in Gianfranco Cecchin".
Psychiatry On Line Italia.
Giuliani M. (2014b), “Il bambino sistemico e l’acqua sporca”. In Riflessioni
Sistemiche, AIEMS, n. 11.
Grosser H. (1985), Narrativa. Ed. Principato.
Mozzi G. (2010), (Non) un corso di scrittura e narrazione. Terre di Mezzo. (Versione
parziale sul blog)
Penn P. (1985), “Feed-Forward: Future Questions, Future Maps”. Family Process, Vol.
24, Issue 3, pp. 299–310.
Regazzoni S. (2014), La letteratura nell’epoca neo-narrativa della serialità televisiva.
Selvini P. M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G. (1975), Paradosso e controparadosso,
Feltrinelli. Cortina, 2003.
Vergani M. (2000), Jacques Derrida. Bruno Mondadori.