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COSA
Community Oriented Service Architecture
Un nuovo approccio al sistema informativo, con una
GdL-Enterprise 2.0
Un nuovo approccio al sistema informativo, con una
rivoluzione copernicana nella sua architettura informatica,
abilita le imprese, grandi e piccole, ad affrontare la
globalizzazione, contenendo i costi ICT.
Giulio Beltrami
………………..
………………..
Sommario
L’OBIETTIVO
Che l’ICT possa aiutare le imprese, grandi e piccole, ad affrontare la globalizzazione dei
mercati: per soddisfare i clienti, per rapportarsi con i fornitori e partner e per fruire dei
collaboratori, avvantaggiandosi sulla concorrenza, nel rispetto delle norme vigenti.
IL PROBLEMA
Nell’ICT a supporto degli affari, le piccole imprese sono anoressiche (contabilità e office),
mentre le grandi soffrono di bulimia (ERP, CRM, SCM, PDM, DMS, BI, BPM, Portali, ...).
1
L’AUSPICIO
Invero la stessa tecnologia Internet (Email & Web), che ha spinto la globalizzazione, si sta
evolvendo (SOA & Web n.0), per aiutarci a raggiungere l’obiettivo, risolvendo il problema.
LA SOLUZIONE
Ma solo un nuovo approccio al sistema informativo, con una rivoluzione copernicana nella
sua architettura informatica, garantisce quel livello di capacità & governabilità nelle relazioni
d’affari, necessario alle imprese del terzo millennio, per operare nei mercati globali.
Il difficile rapporto dell’ICT con le PMI
L'83% delle Intranet punta innanzitutto sui cataloghi e sui listini online e il 74% sulla
messaggistica (secondo Databank).
E' un modello abbastanza diverso da quello propagandato qualche anno fa e basato sui siti-
robot di commercio elettronico - dice Stefano Miceli docente all'università di Venezia e attento
studioso dei processi innovativi nei sistemi d'impresa del Nord-Est - le piccole e medie
imprese vivono di flessibilità continua e di propria identità, spesso personale; mettono sul
WEB il catalogo o il listino, ma gestiscono affari, clienti e catene di partner con un continuo
scambio comunicativo; ed in prima persona, a partire dal titolare
(Il Sole 24 Ore - New Economy - 13 Luglio 2001)
2
(Il Sole 24 Ore - New Economy - 13 Luglio 2001)
Ancor oggi l’ICT è ben lungi da soddisfare i requisiti informativi delle PMI italiane, espressi
nelle precedenti dichiarazioni
Per le grandi, tutti gli interessati lamentano sprechi di risorse umane e finanziarie,
imprevedibili e incontenibili; a esempio la configurazione e personalizzazione di un ERP (o
CRM o SCM) costa decine di volte il prezzo delle licenze.
Senza parlare delle complicazioni e dei rischi, nell’integrare applicazioni, o aggiungere
nuove prestazioni al sistema informativo esistente.
La necessità per le PMI di collaborare
Il 97,8% delle imprese manifatturiere italiane ha meno di 50 addetti. E’ un primato dell’Italia nel
contesto europeo, anche perché le imprese minori forniscono un apporto all’occupazione e alla
creazione di ricchezza sensibilmente superiore alle cugine del Vecchio Continente. Tuttavia, le
migliori di queste sono quelle che hanno imparato ad operare in “rete”, o all’interno dei distretti
oppure riunendosi in gruppo con altre aziende. Tra queste spiccano le 20mila imprese (5mila
in più del 2005) della cosiddetta “Middle class”, cioè piccole aziende che, per propensione ad
investire, per aspetti comportamentali, organizzativi, relazionali e di mercato si comportano già
come le medie imprese. (Rapporto Pmi 2007, di Unioncamere e Istituto Tagliacarne)
3
La rete può rappresentare una delle migliori
soluzioni al problema dimensionale del
nostro sistema economico in quanto abbiamo
osservato che quando l’impresa leader
acquisisce la consapevolezza di non poter
fare a meno dei partner, inizialmente
formalizza i rapporti mediante contratti e poi
compra le imprese nodali trasformando la
rete in un gruppo di imprese
Le imprese già oggi operano in comunità d’affari
Ogni impresa, dalla più piccola alla più grande, deve operare abilmente con una ampia
varietà di clienti-fornitori-collaboratori-partner, affrontando apertamente la concorrenza,
nel rispetto delle normative nazionali e internazionali:
4
(from Sterling Commerce, an AT&T Company)
Le tendenze della globalizzazione
10 tendenze 2008 della Supply Chain del settore manifatturiero, secondo gli analisti:
1. Le principali aziende si muovono verso una globalizzazione della Supply Chain.
2. L’IT lavora verso ambienti sempre più collaborativi e aperti alla comunità
3. I modelli di azienda integrata globalmente portano a un rafforzamento delle relazioni
sulla Supply Chain
4. La spesa IT nella Supply Chain si concentrerà sul fulfillment.
5. La gestione del ciclo di vita del prodotto diventerà una strategia aziendale.
6. Gli investimenti in software per la gestione del prodotto saranno verso l’integrazione di
processi e non sull’automazione dei compiti.
5
processi e non sull’automazione dei compiti.
7. RFID non ha ancora dimostrato il suo reale valore.
8. A causa della responsabilità sociale e la compatibilità aziendale, i problemi dei fornitori
possono diventare vostri problemi.
9. Le aziende manifatturiere dovranno investire in knowledge management.
10. Le tecnologie senza intervento umano emergeranno come elemento chiave per
migliorare i servizi di consegna.
(Manufacturing Insights, an IDC Company)
Gli obiettivi della globalizzazione
Tre macro-obiettivi che derivano dai 10 trend (da Sterling Commerce, an AT&T Company):
Crescita profittevole
6
“Ordine” perfetto
Agilità negli affari
Per fortuna l’ICT si sta evolvendo favorevolmente
A fronte della crescita esponenziale (legge di Moore) della capacità elaborativa e trasmissiva
grezza dei sistemi informatici, si è verificata una crescita non più che lineare e incerta della
loro efficacia applicativa, correlata alla capacità del software.
E l’ICT non è percepito come bene di primaria necessità; si pensi all’informatizzazione delle
PMI, della scuola, della comunità civile, della Giustizia, dello Stato, della casa e dell’ambiente.
Le maggiori difficoltà e delusioni si riscontrano nello sfruttamento collettivo del software,
piuttosto che in quello individuale; ma proprio dall’uso del software, per facilitare le relazioni
d’affari fra imprese, si attende una soluzione alle sfide della globalizzazione.
7
d’affari fra imprese, si attende una soluzione alle sfide della globalizzazione.
Per fortuna oggi partecipiamo ad una rivoluzione tecnologica, con un salto di livello nella
capacità del software, grazie a nuovi paradigmi di connettività universale:
Email e Web Con cui le persone possono comunicare fra loro, in qualsiasi luogo e
orario, pubblicando ipertesti e inviando posta elettronica su Internet.
Web Services Con cui sistemi informatici diversi possono comunicare fra loro su
Internet (internetelepatia)
Che abilitano le SOA (Service Oriented Architectures), il Web 2.0 e il Web 3.0.
1. Il paradiso dell’integratore applicativo (SOA)
Ancor oggi si costruisce per blocchi e monoliti, di rado in movimento e per frammenti.
E poiché queste architetture non sono state provviste di alcun elemento che le aiutasse a
essere continuamente aggiornate, sono destinate a incanutire dal giorno immediatamente
successivo alla loro inaugurazione.
Di rado reggono al peso dell'invecchiamento: con il tempo, finiscono di somigliare a quelle
anziane prostitute che si sforzano di offrire l'immagine di una giovinezza sempre più penosa.
(da "Tutto è paesaggio" di Lucien Kroll, Universale Architettura, Maggio 1999)
8
L’ integrazione è sempre stata un punto dolente dei sistemi informativi, a fronte dello sviluppo
caotico delle applicazioni aziendali e interaziendali e con la crescita di complessità delle
architetture ICT, a partire dal mainframe, per arrivare ad Internet, attraverso il client/server.
Peraltro gli approcci adottati sono progrediti nel tempo, fino alla SOA (Service Oriented
Architecture), che offre semplici ma efficaci meccanismi di integrazione flessibile di servizi
informatici, intra e inter-aziendali: REST, SOAP, WSDL, UDDI, BPEL, BPEL4People.
2. Gli utenti e sviluppatori collaborano “urbi et orbi” (Web 2.0)
I sei concetti del Web 2.0:
1. Servizi, non software pacchettizzato.
2. Il servizio migliora automaticamente, se più persone lo utilizzano.
Sfruttare l’Intelligenza Collettiva
Il principio centrale che sta dietro al successo dei giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono
sopravvissuti per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo: che hanno abbracciato
la potenza del web per sfruttare l’intelligenza collettiva.
Tim O'Reilly, “Cos'è Web 2.0”, 2005
9
2. Il servizio migliora automaticamente, se più persone lo utilizzano.
3. I servizi vanno progettati in modo da essere riutilizzabili.
4. Gli utenti devono essere trattati come co-sviluppatori dell'applicazione.
5. I servizi devono essere resi fruibili a svariate tipologie d'utenza e piattaforme (PC,
smart-phone, palmari, riproduttori digitali audio/video, ecc..).
6. Non esistono rilasci bensì continui aggiornamenti ai servizi.
Un servizio Web 2.0 va immaginato in uno stato di beta perpetuo.
Dalla Newsletter settimanale System i News - 19/02/2008 della Duke Italia (http://www.duke.it/)
3. La globalizzazione del sapere e del saper fare (Web 3.0)
Il proliferare dei contenuti dovuto al Web 2.0 e Enterprise 2.0 rende sempre più opportuno
La società si basa non sulla comunicazione, ma sulla registrazione.
Poiché nulla di sociale esiste fuori del testo, le carte, gli archivi e i documenti costituiscono
l’elemento fondamentale del mondo sociale. La società non si basa sulla comunicazione,
ma sulla registrazione, che costituisce la condizione per la creazione di oggetti sociali.
Maurizio Ferraris, Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, 2009
10
Il proliferare dei contenuti dovuto al Web 2.0 e Enterprise 2.0 rende sempre più opportuno
integrare world-wide le basi di dati e di conoscenza con le applicazioni di business,
beneficiando della tecnologia semantica, che ha raggiunto un primo grado di maturità con le
raccomandazioni W3C per il Semantic Web (RDF, SPARQL, OWL, …).
Questo nuovo Web è stato chiamato Web 3.0, che potrebbe anche riguardare il business di
una ipotetica Enterprise 3.0, anche se tale sigla non si è ancora affermata.
Ma il progresso dell’ICT non basta …
Ci vuole un nuovo approccio “olistico” al sistema informativo:
che migliori la capacità di fare affari dell’impresa, usando:
CAPACITA’ GOVERNABILITA’
Relazione
Semantica
Emulazione
S.I.
Coscienza
Intelligenza
Diligenza
11
1. La relazione d’affari, come fattore d’impresa
2. La semantica, come collante delle relazioni d’affari
3. La emulazione, come rincorsa alle prassi migliori
e migliori la governabilità dell’impresa, per consentirne il successo, favorendo:
1. La consapevolezza (awareness) nell’operare quotidiano.
2. La intelligenza (intelligence) nel valutare e prevedere le prestazioni.
3. La diligenza (compliance) nel prevenire difetti e abusi di comportamento.
che migliori la capacità di fare affari dell’impresa, usando:
1. La relazione d’affari come fattore d’impresa
“1 Il mondo è tutto ciò che accade.
1.1 Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose.”
Ludwig Wittgenstein, “Tractatus logico-philosophicus”, 1922
Bisogna concepire sistemi informativi “relazionali”, orientati alle relazioni d’affari fra imprese
(pratiche), invece che alle risorse della singola impresa, a cui fa riferimento il paradigma ERP.
Nell’impresa, che opera nella sua comunità d’affari:
12
• Invece di partire dalle risorse organizzative (ruoli,
norme e procedure), per stabilire uno schema
esaustivo ma rigido della base dati.
• Si parte dalle relazioni d’affari, per concepire uno
schema aperto di deposito (repository) dei fattori
gestionali (business object) persistenti, rispetto alla
dinamica degli affari passati, correnti e previsti.
Nell’impresa, che opera nella sua comunità d’affari:
2. La semantica come collante delle relazioni d’affari
“La nozione di gioco linguistico è legata all'idea che il significato della parola risieda nel suo
uso. Wittgenstein utilizza l'idea del gioco come un'analogia, un'analogia con una particolare
parte del linguaggio: un buon esempio potrebbe essere rappresentato dallo stringere un
accordo con qualcuno, dal firmare un contratto.”
David Pears, “Wittgenstein e i giochi linguistici”
Bisogna concepire sistemi informativi “semantici”, per permettere la negoziazione e lo
espletamento di forniture e collaborazioni, fra le diverse imprese della comunità d’affari.
13
In particolare ogni impresa esibisce un “contratto di servizio” - con i ruoli del personale, le
norme produttive e le procedure esecutive vigenti - formulato in un linguaggio convenuto fra
le parti, per facilitare le relazioni d’affari - entro e fra - le imprese della comunità.
Infatti è la semantica del contratto a governare ogni relazione d’affari, per il personale addetto
(work management) e per i servizi d’automazione (process management) a supporto.
Un adeguato supporto semantico è indispensabile, quando si superi la concezione Cuetrain,
dei mercati come “conversazioni”, per quella Biztrain dei mercati come “negoziazioni”.
3. La emulazione come adozione delle prassi migliori
“L’imitazione ha una duplice conseguenza per l’apprendimento fra organizzazioni che
competono entro lo stesso campo: la soluzione che viene copiata porta a diminuire il vantaggio
competitivo di chi l’aveva inventata, ma nel contempo beneficia del processo di diffusione che
le assicura una maggiore legittimazione.”
S. Gherardi e D. Nicolini, “Apprendimento e conoscenza nelle organizzazioni” 2004
Sapendo che:
il bene della comunità d’affari consegue dall’emulazione fra le imprese partecipanti
14
il bene della comunità d’affari consegue dall’emulazione fra le imprese partecipanti
il bene dell’impresa consegue dall’emulazione fra i suoi addetti
bisogna concepire sistemi informativi “mimici”, per favorire una corretta emulazione, come
motore di miglioramento delle imprese e della comunità d’affari, nel suo complesso.
Anche le “competenze” professionali e le “missioni” imprenditoriali emergono da forme di
emulazione, ai corrispondenti livelli di partecipazione, nella comunità d’affari.
4. La governabilità come condizione di successo negli affari
Per favorire il successo negli affari, senza detrimento per la comunità, bisogna concepire
sistemi informativi di “governo” dell’impresa, in termini di:
a) intelligenza (intelligence) nel valutare e prevedere le proprie prestazioni.
b) diligenza (compliance) nel prevenire eventuali difetti e abusi.
“Il Signore può perdonare, quelli che non sanno quello che fanno; la Globalizzazione no!”
(Anonimo 2015)
15
Peraltro la globalizzazione dei mercati e delocalizzazione delle imprese sono una vera sfida
per una intelligenza & diligenza negli affari, che sia rispettosa degli usi & costumi locali.
Ove presupposto a tutto ciò è la consapevolezza (awareness) negli affari, intesa come
conoscenza di chi possa-fare / stia-facendo / abbia-fatto cosa e come (quando, dove, ...)
Il rischio di inefficienza del sistema informatico a supporto
Il nuovo approccio al sistema informativo rischia di scontrarsi con l’inefficienza del sistema
informatico a supporto:
OPERAZIONIUTENZA AFFARI
INTELLIGENZA
DILIGENZA
Pratiche
&
Prodotti
ETL COSCIENZA
16
in cui tradizionalmente si privilegia l’attività produttiva (operazioni), mescolando i dati di
produzione con quelli di gestione.
Mentre l’esercizio coscienzioso, dell’intelligenza e diligenza nella conduzione degli affari, si
riduce ad un macchinoso controllo ex-post, estrapolando le “evidenze” dai dati operazionali,
con procedure ETL.
Anche l’illusione, di soddisfare il complesso del sistema informativo con l’ERP, è offuscata
dall’arrembaggio dei vari CRM, SCM, DMS, BIS, BPM, ecc..
Una rivoluzione copernicana del sistema informatico
Solo una rivoluzione copernicana del sistema informatico, abilitata dalla SOA, ne garantisce
l’efficacia, a fronte delle nuove prestazioni richieste:
OPERAZIONICOSCIENZA AFFARI
INTELLIGENZA
DILIGENZA
ProdottiPratiche WS
“conti”
rendi-conti
17
ove l’attività produttiva (operazioni) è supportata da specifici Servizi-Web (WS), nell’ambito di
una cosciente-intelligente-diligente gestione degli affari correnti.
Portare in primo piano la gestione degli affari (pratiche), intesi come “rendi-cont-azione”
sistematica degli stessi, garantisce la necessaria coscienza-intelligenza-diligenza nella
operatività quotidiana, a partire dal controllo d’accesso utente al sistema informativo.
Arriva il Web pragmatico (COSA)
Il Web, dalla concezione originaria di base di conoscenza universale, disponibile quando ci
serve, è destinato a diventare un ambiente di lavoro virtuale, ove condurre i nostri affari
quotidiani, secondo le prassi ivi definite (Web pragmatico).
Per ottenere ciò bisogna coniugare i vantaggi del Web 2.0/3.0 e della SOA in una COSA
(Community Oriented Service Architecture), in cui i servizi siano considerati componenti
collaborativi, e non solo una paccottiglia di subroutines e oggetti programmatici in rete o di
applicazioni per l’utente finale (secondo la vulgata dei Web-Service).
In cui i Servizi Web, indipendentemente dai criteri di fornitura e modalità di elaborazione:
a) Automatica, nell’accezione classica di Web-Service.
18
a) Automatica, nell’accezione classica di Web-Service.
b) Manuale, con strumenti di produttività individuale (data entry, office automation, ecc.).
c) Applicativa, tramite specifici moduli software, interagenti con il Browser dell’utente.
d) Fisica, tramite dispositivi d’interfaccia, sensori e attuatori.
siano “orchestrati” da un Community Business Server che ne:
a) Pubblichi le prestazioni attese, nella base di conoscenza della comunità d’affari.
b) Mantenga lo stato e contesto di esecuzione, per gli addetti, umani e/o automatici.
c) Raccolga i risultati prodotti, nella base di esperienza, condivisa dai partner d’affari.
1. La “coscienza” dell’impresa (Community Business Server)
“..Libertà non è uno spazio libero, Libertà è partecipazione...”
Giorgio Gaber “La Libertà” 1973
Il Community Business Server è un SaaS (Software as a Service) per la gestione pratiche (case
management), nell’ambito di comunità d’affari (business community) comunque estese e articolate,
di enti pubblici e aziende private, ma anche di piccole imprese, associazioni e studi professionali.
Il lavoro degli addetti è facilitato dalla conoscenza della
propria impresa e della comunità d’affari in cui opera e dalla
esperienza delle pratiche in corso e passate.
Vige una sorta di “thai-ci” auto-poietico, per cui: Governano
RisorseRisorseRisorse CONOSCENZA
IMPRESA
19
• Le pratiche sono governate dalle risorse
organizzative, interne (ruoli, norme, procedure) ed
esterne (clienti, fornitori, partner) dell’impresa;
• Le risorse si sviluppano in base alle esigenze
delle pratiche sopravvenenti, dettate dal mercato.
Vige una sorta di “thai-ci” auto-poietico, per cui:
In ogni impresa della comunità è sempre chiaro chi faccia cosa
e come, ed è possibile conoscere in tempo reale l’avanzamento, la storia e la consistenza delle
pratiche, per ricavarne criteri di miglioramento continuo dell’organizzazione aziendale stessa.
Addetti
Governano
le Pratiche
Sviluppano
le Risorse
PratichePratichePraticheESPERIENZA
Comunità d’affari
2. La “intelligenza” dell’impresa (Business Intelligence)
Il Community Business Server fornisce le “dimensioni” (risorse) ed i “fatti” (pratiche) ad un
sotto-sistema Business-Intelligence/Performance-Analysis:
“Information obtained from analyzing and evaluating live business processes provides an
important leading indicator for a company’s performance and value creation activities. Merely
collecting KPIs on a data-driven basis without linking them to processes does not boost business
performance, however. Process-oriented performance management tools are required that
seamlessly enable day-to-day business management at the strategic, tactical, and operational
level.”
IDS Scheer AG
20
Incorporato (embedded) nella piattaforma gestionale.
Orientato alle pratiche (process oriented)
Governato dalle procedure (process driven)
La COSA aiuta le imprese a reagire e prevenire in tempo utile gli eventi del mercato,
traducendo la Business-Intelligence in Intelligent-Business.
che trasforma la BI centrata sui dati, in cui contano solo i risultati, in una BI centrata sui
processi, che tiene conto anche di come i risultati sono ottenuti.
3. La “diligenza” dell’impresa (Business Risk & Compliance)
Il Community Business Server fornisce le KPI (risorse) ed i “fatti” (pratiche), rilevanti per il sotto-
sistema Business RC (Risk & Compliance), che risulta quindi:
Incorporato (embedded) nella piattaforma gestionale.
Orientato alle pratiche (process oriented)
“The risk-based definition of effective controls, documentation of these and monitoring of how up-
to-date and effective they are in a constantly changing, dynamic GRC and business environment
is a major challenge facing companies today.”
IDS Scheer AG
21
Orientato alle pratiche (process oriented)
Governato dalle procedure (process driven)
Semplificando così l’implementazione e l’uso e soddisfacendo le imprese che vogliano assicurarsi
la prevenzione di eventuali errori e abusi di comportamento, in sintonia con la normativa vigente.
La COSA permette di evolvere da una sicurezza governata dai dati, basata su parametri e
chiavi ad hoc, ad una sicurezza governata dai processi, che ad esempio tiene conto anche
dei “ruoli effettivi” assegnati agli addetti, nell’ambito delle procedure esecutive vigenti.
La COSA incorpora una eXtended-Enterprise Architecture (XEA)
22
Risorse
Pratiche
RisorseRisorse
PratichePratiche
La COSA potrebbe influenzare certi principi di management !?
CXO 2.0
Management 2.0
Our enterprises have 21st-century,
Internet-enabled business processes,
mid-20th-century management processes,
23
GdLENT20 COSA V11
mid-20th-century management processes,
all built atop 19th-century management principles

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  • 1. COSA Community Oriented Service Architecture Un nuovo approccio al sistema informativo, con una GdL-Enterprise 2.0 Un nuovo approccio al sistema informativo, con una rivoluzione copernicana nella sua architettura informatica, abilita le imprese, grandi e piccole, ad affrontare la globalizzazione, contenendo i costi ICT. Giulio Beltrami ……………….. ………………..
  • 2. Sommario L’OBIETTIVO Che l’ICT possa aiutare le imprese, grandi e piccole, ad affrontare la globalizzazione dei mercati: per soddisfare i clienti, per rapportarsi con i fornitori e partner e per fruire dei collaboratori, avvantaggiandosi sulla concorrenza, nel rispetto delle norme vigenti. IL PROBLEMA Nell’ICT a supporto degli affari, le piccole imprese sono anoressiche (contabilità e office), mentre le grandi soffrono di bulimia (ERP, CRM, SCM, PDM, DMS, BI, BPM, Portali, ...). 1 L’AUSPICIO Invero la stessa tecnologia Internet (Email & Web), che ha spinto la globalizzazione, si sta evolvendo (SOA & Web n.0), per aiutarci a raggiungere l’obiettivo, risolvendo il problema. LA SOLUZIONE Ma solo un nuovo approccio al sistema informativo, con una rivoluzione copernicana nella sua architettura informatica, garantisce quel livello di capacità & governabilità nelle relazioni d’affari, necessario alle imprese del terzo millennio, per operare nei mercati globali.
  • 3. Il difficile rapporto dell’ICT con le PMI L'83% delle Intranet punta innanzitutto sui cataloghi e sui listini online e il 74% sulla messaggistica (secondo Databank). E' un modello abbastanza diverso da quello propagandato qualche anno fa e basato sui siti- robot di commercio elettronico - dice Stefano Miceli docente all'università di Venezia e attento studioso dei processi innovativi nei sistemi d'impresa del Nord-Est - le piccole e medie imprese vivono di flessibilità continua e di propria identità, spesso personale; mettono sul WEB il catalogo o il listino, ma gestiscono affari, clienti e catene di partner con un continuo scambio comunicativo; ed in prima persona, a partire dal titolare (Il Sole 24 Ore - New Economy - 13 Luglio 2001) 2 (Il Sole 24 Ore - New Economy - 13 Luglio 2001) Ancor oggi l’ICT è ben lungi da soddisfare i requisiti informativi delle PMI italiane, espressi nelle precedenti dichiarazioni Per le grandi, tutti gli interessati lamentano sprechi di risorse umane e finanziarie, imprevedibili e incontenibili; a esempio la configurazione e personalizzazione di un ERP (o CRM o SCM) costa decine di volte il prezzo delle licenze. Senza parlare delle complicazioni e dei rischi, nell’integrare applicazioni, o aggiungere nuove prestazioni al sistema informativo esistente.
  • 4. La necessità per le PMI di collaborare Il 97,8% delle imprese manifatturiere italiane ha meno di 50 addetti. E’ un primato dell’Italia nel contesto europeo, anche perché le imprese minori forniscono un apporto all’occupazione e alla creazione di ricchezza sensibilmente superiore alle cugine del Vecchio Continente. Tuttavia, le migliori di queste sono quelle che hanno imparato ad operare in “rete”, o all’interno dei distretti oppure riunendosi in gruppo con altre aziende. Tra queste spiccano le 20mila imprese (5mila in più del 2005) della cosiddetta “Middle class”, cioè piccole aziende che, per propensione ad investire, per aspetti comportamentali, organizzativi, relazionali e di mercato si comportano già come le medie imprese. (Rapporto Pmi 2007, di Unioncamere e Istituto Tagliacarne) 3 La rete può rappresentare una delle migliori soluzioni al problema dimensionale del nostro sistema economico in quanto abbiamo osservato che quando l’impresa leader acquisisce la consapevolezza di non poter fare a meno dei partner, inizialmente formalizza i rapporti mediante contratti e poi compra le imprese nodali trasformando la rete in un gruppo di imprese
  • 5. Le imprese già oggi operano in comunità d’affari Ogni impresa, dalla più piccola alla più grande, deve operare abilmente con una ampia varietà di clienti-fornitori-collaboratori-partner, affrontando apertamente la concorrenza, nel rispetto delle normative nazionali e internazionali: 4 (from Sterling Commerce, an AT&T Company)
  • 6. Le tendenze della globalizzazione 10 tendenze 2008 della Supply Chain del settore manifatturiero, secondo gli analisti: 1. Le principali aziende si muovono verso una globalizzazione della Supply Chain. 2. L’IT lavora verso ambienti sempre più collaborativi e aperti alla comunità 3. I modelli di azienda integrata globalmente portano a un rafforzamento delle relazioni sulla Supply Chain 4. La spesa IT nella Supply Chain si concentrerà sul fulfillment. 5. La gestione del ciclo di vita del prodotto diventerà una strategia aziendale. 6. Gli investimenti in software per la gestione del prodotto saranno verso l’integrazione di processi e non sull’automazione dei compiti. 5 processi e non sull’automazione dei compiti. 7. RFID non ha ancora dimostrato il suo reale valore. 8. A causa della responsabilità sociale e la compatibilità aziendale, i problemi dei fornitori possono diventare vostri problemi. 9. Le aziende manifatturiere dovranno investire in knowledge management. 10. Le tecnologie senza intervento umano emergeranno come elemento chiave per migliorare i servizi di consegna. (Manufacturing Insights, an IDC Company)
  • 7. Gli obiettivi della globalizzazione Tre macro-obiettivi che derivano dai 10 trend (da Sterling Commerce, an AT&T Company): Crescita profittevole 6 “Ordine” perfetto Agilità negli affari
  • 8. Per fortuna l’ICT si sta evolvendo favorevolmente A fronte della crescita esponenziale (legge di Moore) della capacità elaborativa e trasmissiva grezza dei sistemi informatici, si è verificata una crescita non più che lineare e incerta della loro efficacia applicativa, correlata alla capacità del software. E l’ICT non è percepito come bene di primaria necessità; si pensi all’informatizzazione delle PMI, della scuola, della comunità civile, della Giustizia, dello Stato, della casa e dell’ambiente. Le maggiori difficoltà e delusioni si riscontrano nello sfruttamento collettivo del software, piuttosto che in quello individuale; ma proprio dall’uso del software, per facilitare le relazioni d’affari fra imprese, si attende una soluzione alle sfide della globalizzazione. 7 d’affari fra imprese, si attende una soluzione alle sfide della globalizzazione. Per fortuna oggi partecipiamo ad una rivoluzione tecnologica, con un salto di livello nella capacità del software, grazie a nuovi paradigmi di connettività universale: Email e Web Con cui le persone possono comunicare fra loro, in qualsiasi luogo e orario, pubblicando ipertesti e inviando posta elettronica su Internet. Web Services Con cui sistemi informatici diversi possono comunicare fra loro su Internet (internetelepatia) Che abilitano le SOA (Service Oriented Architectures), il Web 2.0 e il Web 3.0.
  • 9. 1. Il paradiso dell’integratore applicativo (SOA) Ancor oggi si costruisce per blocchi e monoliti, di rado in movimento e per frammenti. E poiché queste architetture non sono state provviste di alcun elemento che le aiutasse a essere continuamente aggiornate, sono destinate a incanutire dal giorno immediatamente successivo alla loro inaugurazione. Di rado reggono al peso dell'invecchiamento: con il tempo, finiscono di somigliare a quelle anziane prostitute che si sforzano di offrire l'immagine di una giovinezza sempre più penosa. (da "Tutto è paesaggio" di Lucien Kroll, Universale Architettura, Maggio 1999) 8 L’ integrazione è sempre stata un punto dolente dei sistemi informativi, a fronte dello sviluppo caotico delle applicazioni aziendali e interaziendali e con la crescita di complessità delle architetture ICT, a partire dal mainframe, per arrivare ad Internet, attraverso il client/server. Peraltro gli approcci adottati sono progrediti nel tempo, fino alla SOA (Service Oriented Architecture), che offre semplici ma efficaci meccanismi di integrazione flessibile di servizi informatici, intra e inter-aziendali: REST, SOAP, WSDL, UDDI, BPEL, BPEL4People.
  • 10. 2. Gli utenti e sviluppatori collaborano “urbi et orbi” (Web 2.0) I sei concetti del Web 2.0: 1. Servizi, non software pacchettizzato. 2. Il servizio migliora automaticamente, se più persone lo utilizzano. Sfruttare l’Intelligenza Collettiva Il principio centrale che sta dietro al successo dei giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono sopravvissuti per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo: che hanno abbracciato la potenza del web per sfruttare l’intelligenza collettiva. Tim O'Reilly, “Cos'è Web 2.0”, 2005 9 2. Il servizio migliora automaticamente, se più persone lo utilizzano. 3. I servizi vanno progettati in modo da essere riutilizzabili. 4. Gli utenti devono essere trattati come co-sviluppatori dell'applicazione. 5. I servizi devono essere resi fruibili a svariate tipologie d'utenza e piattaforme (PC, smart-phone, palmari, riproduttori digitali audio/video, ecc..). 6. Non esistono rilasci bensì continui aggiornamenti ai servizi. Un servizio Web 2.0 va immaginato in uno stato di beta perpetuo. Dalla Newsletter settimanale System i News - 19/02/2008 della Duke Italia (http://www.duke.it/)
  • 11. 3. La globalizzazione del sapere e del saper fare (Web 3.0) Il proliferare dei contenuti dovuto al Web 2.0 e Enterprise 2.0 rende sempre più opportuno La società si basa non sulla comunicazione, ma sulla registrazione. Poiché nulla di sociale esiste fuori del testo, le carte, gli archivi e i documenti costituiscono l’elemento fondamentale del mondo sociale. La società non si basa sulla comunicazione, ma sulla registrazione, che costituisce la condizione per la creazione di oggetti sociali. Maurizio Ferraris, Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, 2009 10 Il proliferare dei contenuti dovuto al Web 2.0 e Enterprise 2.0 rende sempre più opportuno integrare world-wide le basi di dati e di conoscenza con le applicazioni di business, beneficiando della tecnologia semantica, che ha raggiunto un primo grado di maturità con le raccomandazioni W3C per il Semantic Web (RDF, SPARQL, OWL, …). Questo nuovo Web è stato chiamato Web 3.0, che potrebbe anche riguardare il business di una ipotetica Enterprise 3.0, anche se tale sigla non si è ancora affermata.
  • 12. Ma il progresso dell’ICT non basta … Ci vuole un nuovo approccio “olistico” al sistema informativo: che migliori la capacità di fare affari dell’impresa, usando: CAPACITA’ GOVERNABILITA’ Relazione Semantica Emulazione S.I. Coscienza Intelligenza Diligenza 11 1. La relazione d’affari, come fattore d’impresa 2. La semantica, come collante delle relazioni d’affari 3. La emulazione, come rincorsa alle prassi migliori e migliori la governabilità dell’impresa, per consentirne il successo, favorendo: 1. La consapevolezza (awareness) nell’operare quotidiano. 2. La intelligenza (intelligence) nel valutare e prevedere le prestazioni. 3. La diligenza (compliance) nel prevenire difetti e abusi di comportamento. che migliori la capacità di fare affari dell’impresa, usando:
  • 13. 1. La relazione d’affari come fattore d’impresa “1 Il mondo è tutto ciò che accade. 1.1 Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose.” Ludwig Wittgenstein, “Tractatus logico-philosophicus”, 1922 Bisogna concepire sistemi informativi “relazionali”, orientati alle relazioni d’affari fra imprese (pratiche), invece che alle risorse della singola impresa, a cui fa riferimento il paradigma ERP. Nell’impresa, che opera nella sua comunità d’affari: 12 • Invece di partire dalle risorse organizzative (ruoli, norme e procedure), per stabilire uno schema esaustivo ma rigido della base dati. • Si parte dalle relazioni d’affari, per concepire uno schema aperto di deposito (repository) dei fattori gestionali (business object) persistenti, rispetto alla dinamica degli affari passati, correnti e previsti. Nell’impresa, che opera nella sua comunità d’affari:
  • 14. 2. La semantica come collante delle relazioni d’affari “La nozione di gioco linguistico è legata all'idea che il significato della parola risieda nel suo uso. Wittgenstein utilizza l'idea del gioco come un'analogia, un'analogia con una particolare parte del linguaggio: un buon esempio potrebbe essere rappresentato dallo stringere un accordo con qualcuno, dal firmare un contratto.” David Pears, “Wittgenstein e i giochi linguistici” Bisogna concepire sistemi informativi “semantici”, per permettere la negoziazione e lo espletamento di forniture e collaborazioni, fra le diverse imprese della comunità d’affari. 13 In particolare ogni impresa esibisce un “contratto di servizio” - con i ruoli del personale, le norme produttive e le procedure esecutive vigenti - formulato in un linguaggio convenuto fra le parti, per facilitare le relazioni d’affari - entro e fra - le imprese della comunità. Infatti è la semantica del contratto a governare ogni relazione d’affari, per il personale addetto (work management) e per i servizi d’automazione (process management) a supporto. Un adeguato supporto semantico è indispensabile, quando si superi la concezione Cuetrain, dei mercati come “conversazioni”, per quella Biztrain dei mercati come “negoziazioni”.
  • 15. 3. La emulazione come adozione delle prassi migliori “L’imitazione ha una duplice conseguenza per l’apprendimento fra organizzazioni che competono entro lo stesso campo: la soluzione che viene copiata porta a diminuire il vantaggio competitivo di chi l’aveva inventata, ma nel contempo beneficia del processo di diffusione che le assicura una maggiore legittimazione.” S. Gherardi e D. Nicolini, “Apprendimento e conoscenza nelle organizzazioni” 2004 Sapendo che: il bene della comunità d’affari consegue dall’emulazione fra le imprese partecipanti 14 il bene della comunità d’affari consegue dall’emulazione fra le imprese partecipanti il bene dell’impresa consegue dall’emulazione fra i suoi addetti bisogna concepire sistemi informativi “mimici”, per favorire una corretta emulazione, come motore di miglioramento delle imprese e della comunità d’affari, nel suo complesso. Anche le “competenze” professionali e le “missioni” imprenditoriali emergono da forme di emulazione, ai corrispondenti livelli di partecipazione, nella comunità d’affari.
  • 16. 4. La governabilità come condizione di successo negli affari Per favorire il successo negli affari, senza detrimento per la comunità, bisogna concepire sistemi informativi di “governo” dell’impresa, in termini di: a) intelligenza (intelligence) nel valutare e prevedere le proprie prestazioni. b) diligenza (compliance) nel prevenire eventuali difetti e abusi. “Il Signore può perdonare, quelli che non sanno quello che fanno; la Globalizzazione no!” (Anonimo 2015) 15 Peraltro la globalizzazione dei mercati e delocalizzazione delle imprese sono una vera sfida per una intelligenza & diligenza negli affari, che sia rispettosa degli usi & costumi locali. Ove presupposto a tutto ciò è la consapevolezza (awareness) negli affari, intesa come conoscenza di chi possa-fare / stia-facendo / abbia-fatto cosa e come (quando, dove, ...)
  • 17. Il rischio di inefficienza del sistema informatico a supporto Il nuovo approccio al sistema informativo rischia di scontrarsi con l’inefficienza del sistema informatico a supporto: OPERAZIONIUTENZA AFFARI INTELLIGENZA DILIGENZA Pratiche & Prodotti ETL COSCIENZA 16 in cui tradizionalmente si privilegia l’attività produttiva (operazioni), mescolando i dati di produzione con quelli di gestione. Mentre l’esercizio coscienzioso, dell’intelligenza e diligenza nella conduzione degli affari, si riduce ad un macchinoso controllo ex-post, estrapolando le “evidenze” dai dati operazionali, con procedure ETL. Anche l’illusione, di soddisfare il complesso del sistema informativo con l’ERP, è offuscata dall’arrembaggio dei vari CRM, SCM, DMS, BIS, BPM, ecc..
  • 18. Una rivoluzione copernicana del sistema informatico Solo una rivoluzione copernicana del sistema informatico, abilitata dalla SOA, ne garantisce l’efficacia, a fronte delle nuove prestazioni richieste: OPERAZIONICOSCIENZA AFFARI INTELLIGENZA DILIGENZA ProdottiPratiche WS “conti” rendi-conti 17 ove l’attività produttiva (operazioni) è supportata da specifici Servizi-Web (WS), nell’ambito di una cosciente-intelligente-diligente gestione degli affari correnti. Portare in primo piano la gestione degli affari (pratiche), intesi come “rendi-cont-azione” sistematica degli stessi, garantisce la necessaria coscienza-intelligenza-diligenza nella operatività quotidiana, a partire dal controllo d’accesso utente al sistema informativo.
  • 19. Arriva il Web pragmatico (COSA) Il Web, dalla concezione originaria di base di conoscenza universale, disponibile quando ci serve, è destinato a diventare un ambiente di lavoro virtuale, ove condurre i nostri affari quotidiani, secondo le prassi ivi definite (Web pragmatico). Per ottenere ciò bisogna coniugare i vantaggi del Web 2.0/3.0 e della SOA in una COSA (Community Oriented Service Architecture), in cui i servizi siano considerati componenti collaborativi, e non solo una paccottiglia di subroutines e oggetti programmatici in rete o di applicazioni per l’utente finale (secondo la vulgata dei Web-Service). In cui i Servizi Web, indipendentemente dai criteri di fornitura e modalità di elaborazione: a) Automatica, nell’accezione classica di Web-Service. 18 a) Automatica, nell’accezione classica di Web-Service. b) Manuale, con strumenti di produttività individuale (data entry, office automation, ecc.). c) Applicativa, tramite specifici moduli software, interagenti con il Browser dell’utente. d) Fisica, tramite dispositivi d’interfaccia, sensori e attuatori. siano “orchestrati” da un Community Business Server che ne: a) Pubblichi le prestazioni attese, nella base di conoscenza della comunità d’affari. b) Mantenga lo stato e contesto di esecuzione, per gli addetti, umani e/o automatici. c) Raccolga i risultati prodotti, nella base di esperienza, condivisa dai partner d’affari.
  • 20. 1. La “coscienza” dell’impresa (Community Business Server) “..Libertà non è uno spazio libero, Libertà è partecipazione...” Giorgio Gaber “La Libertà” 1973 Il Community Business Server è un SaaS (Software as a Service) per la gestione pratiche (case management), nell’ambito di comunità d’affari (business community) comunque estese e articolate, di enti pubblici e aziende private, ma anche di piccole imprese, associazioni e studi professionali. Il lavoro degli addetti è facilitato dalla conoscenza della propria impresa e della comunità d’affari in cui opera e dalla esperienza delle pratiche in corso e passate. Vige una sorta di “thai-ci” auto-poietico, per cui: Governano RisorseRisorseRisorse CONOSCENZA IMPRESA 19 • Le pratiche sono governate dalle risorse organizzative, interne (ruoli, norme, procedure) ed esterne (clienti, fornitori, partner) dell’impresa; • Le risorse si sviluppano in base alle esigenze delle pratiche sopravvenenti, dettate dal mercato. Vige una sorta di “thai-ci” auto-poietico, per cui: In ogni impresa della comunità è sempre chiaro chi faccia cosa e come, ed è possibile conoscere in tempo reale l’avanzamento, la storia e la consistenza delle pratiche, per ricavarne criteri di miglioramento continuo dell’organizzazione aziendale stessa. Addetti Governano le Pratiche Sviluppano le Risorse PratichePratichePraticheESPERIENZA Comunità d’affari
  • 21. 2. La “intelligenza” dell’impresa (Business Intelligence) Il Community Business Server fornisce le “dimensioni” (risorse) ed i “fatti” (pratiche) ad un sotto-sistema Business-Intelligence/Performance-Analysis: “Information obtained from analyzing and evaluating live business processes provides an important leading indicator for a company’s performance and value creation activities. Merely collecting KPIs on a data-driven basis without linking them to processes does not boost business performance, however. Process-oriented performance management tools are required that seamlessly enable day-to-day business management at the strategic, tactical, and operational level.” IDS Scheer AG 20 Incorporato (embedded) nella piattaforma gestionale. Orientato alle pratiche (process oriented) Governato dalle procedure (process driven) La COSA aiuta le imprese a reagire e prevenire in tempo utile gli eventi del mercato, traducendo la Business-Intelligence in Intelligent-Business. che trasforma la BI centrata sui dati, in cui contano solo i risultati, in una BI centrata sui processi, che tiene conto anche di come i risultati sono ottenuti.
  • 22. 3. La “diligenza” dell’impresa (Business Risk & Compliance) Il Community Business Server fornisce le KPI (risorse) ed i “fatti” (pratiche), rilevanti per il sotto- sistema Business RC (Risk & Compliance), che risulta quindi: Incorporato (embedded) nella piattaforma gestionale. Orientato alle pratiche (process oriented) “The risk-based definition of effective controls, documentation of these and monitoring of how up- to-date and effective they are in a constantly changing, dynamic GRC and business environment is a major challenge facing companies today.” IDS Scheer AG 21 Orientato alle pratiche (process oriented) Governato dalle procedure (process driven) Semplificando così l’implementazione e l’uso e soddisfacendo le imprese che vogliano assicurarsi la prevenzione di eventuali errori e abusi di comportamento, in sintonia con la normativa vigente. La COSA permette di evolvere da una sicurezza governata dai dati, basata su parametri e chiavi ad hoc, ad una sicurezza governata dai processi, che ad esempio tiene conto anche dei “ruoli effettivi” assegnati agli addetti, nell’ambito delle procedure esecutive vigenti.
  • 23. La COSA incorpora una eXtended-Enterprise Architecture (XEA) 22 Risorse Pratiche RisorseRisorse PratichePratiche
  • 24. La COSA potrebbe influenzare certi principi di management !? CXO 2.0 Management 2.0 Our enterprises have 21st-century, Internet-enabled business processes, mid-20th-century management processes, 23 GdLENT20 COSA V11 mid-20th-century management processes, all built atop 19th-century management principles