2. All’inizio della Divina
Commedia Dante si
smarrisce in una selva
oscura. Questo è uno
smarrimento morale e
per trovare la via della
salvezza il poeta deve
attraversare i tre regni
dell’oltretomba (Inferno,
Purgatorio e Paradiso) al
fianco delle sue guide
Virgilio e Beatrice
3. Dante tenta invano di uscire dalla selva oscura
cercando di risalire un colle illuminato, ma viene
fermato da tre belve: la lonza (lussuria), la lupa
(avarizia) e il leone (superbia).
A questo punto il poeta viene soccorso da Virgilio che
lo guiderà lungo il suo viaggio nell’Inferno e nel
Purgatorio.
5. L’Inferno è concepito da Dante come un abisso a
forma di imbuto, una cavità prodotta dalla caduta di
Lucifero che fu scagliato da Dio contro la Terra.
Questa voragine è divisa in nove cerchi nei quali sono
situate le anime ordinate in base al peccato commesso
in vita e alla pena da scontare dopo la morte.
6. I peccati sono puniti secondo un criterio
gerarchico che va dal più lieve al più grave,
ad ognuno dei quali corrisponde una pena
sempre più grave la punizione assegnata
alle anime segue la legge del contrappasso
che può essere di analogia, se la pena
somiglia al peccato commesso, o di
contrapposizione, se la pena è il contrario
del peccato.
9. Nell’Antinferno Dante incontra le anime degli ignavi (o
vili), ovvero coloro che non si schierarono né dalla parte
del bene né dalla parte del male poiché pensarono solo a
se stessi. Tra questi sono presenti anche gli angeli che
durante lo scontro tra Dio e Lucifero non appoggiarono
nessuno dei due rivali.
Il poeta non nomina nessuna di queste
anime a causa del suo disprezzo nei loro
confronti, ma allude a uno di loro; non si
sa a chi realmente fosse rivolta questa
descrizione, ma si pensò subito a papa
Celestino V. Egli abdicò nel 1294
ritenendosi inadatto alle responsabilità che
la sua carica comportava. In questo modo
divenne papa Bonifacio VIII, nemico di
Dante.
Altre ipotesi affermano che il poeta fa
riferimento a Ponzio Pilato o a Esaù (che
rinunciò alla primogenitura lasciando il suo
posto al fratello minore Giacobbe.
10. Ignavi
(pena)
Gli ignavi sospiravano, piangevano, si lamentavano a voce
alta; si udivano parole di dolore, esclamazioni di rabbia e
rumori di mani che producevano un forte tumulto.
La pena alla quale queste anime sono condannate è quella di
seguire eternamente una bandiera che non si ferma mai,
poiché in vita non sono stati capaci di prendere decisioni o di
schierarsi con qualcuno; sotto i piedi hanno un tappeto di
vermi che sono costretti a calpestare e vengono punti a
sangue da vespe e mosconi.