More Related Content Similar to I diavoli dell'inferno (7) More from irene_giordano (14) I diavoli dell'inferno2. Le tre fiere
Tutti conoscono le tre fiere che sbarrano il cammino a Dante nel I canto dell’Inferno. Il significato
allegorico della lonza (probabilmente ai tempi di Dante Alighieri indicava un felino,
presumibilmente la lince ma avrebbe potuto trattarsi anche di un leopardo o una pantera nera), del
leone e della lupa è stato variamente interpretato: secondo la maggior parte dei commentatori, i tre
animali adombrano tre disposizioni peccaminose,
ossia l’incontinenza (l'incapacità di dominare le pulsioni), la matta bestialità (la violenza) e la frode.
3. Nella religione greca e nella religione romana, Caronte era il traghettatore dell'Ade.
Trasportava i nuovi morti da una riva all'altra del fiume Acheronte, ma solo se i loro
cadaveri avevano ricevuto i rituali onori funebri (o, in un'altra versione, se
disponevano di un obolo per pagare il viaggio); chi non li aveva ricevuti (o non
aveva l'obolo) era costretto a errare in eterno senza pace tra le nebbie del fiume.
Nessuna anima viva è mai stata trasportata dall'altra
parte, con le sole eccezioni della dea Persefone, degli
eroi Enea, Teseo, Piritoo e Ercole, Odisseo, del
vate Orfeo, della sibilla cumana Deifobe, di Psyche,
di San Paolo e di Dante Alighieri.
Il Caronte di Dante è un vecchio coperto di barba bianca, con
gli occhi circondati da fiamme, che minaccia severi castighi ai
dannati e li fa salire sulla sua barca, battendo col remo le
anime che si adagiano sul fondo (forse per stiparne il maggior
numero possibile). Anch'egli si oppone al passaggio di Dante,
ma è zittito da Virgilio che rivolge al demonio queste parole
«Caron, non ti crucciare: Vuolsi così colà dove si puote ciò
che si vuole, e più non dimandare» (formula identica a quella
usata poi con Minosse e analoga a quella usata con Pluto.)
5. Cerbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell'ingresso dell'Ade, il mondo
degli inferi. È un mostruoso cane a 3 teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del
presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto, anziché di peli, di velenosissimi serpenti, che
ad ogni suo latrato si rizzavano, facendo sibilare le proprie orrende lingue. Il suo compito era
impedire ai vivi di entrare ed ai morti di tornare indietro.
Il nome di Cerbero è entrato nella lingua italiana per esprimere, per antonomasia e
spesso ironicamente, un guardiano arcigno e difficile da superare.
Dante, lo pone a custodia del III Cerchio (golosi),
dove è strumento di punizione in quanto graffia e
scuoia gli spiriti con i suoi artigli. Il mostro è
descritto con occhi rossi, i peli del muso sporchi e
neri, il ventre largo e le zampe artigliate; emette
latrati che assordano i dannati e ciò acuisce il loro
tormento. Appena vede i due poeti si avventa
contro di loro, ma Virgilio gli getta in gola una
manciata di terra che placa la sua fame (in modo
quindi analogo all'episodio dell'Eneide, salvo che
qui la rappresentazione del mostro è chiaramente
demoniaca). Cerbero è definito da Dante fiera
crudele e diversa egran vermo, attributo anche
di Lucifero.
6. Cerbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell'ingresso dell'Ade, il mondo
degli inferi. È un mostruoso cane a 3 teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del
presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto, anziché di peli, di velenosissimi serpenti, che
ad ogni suo latrato si rizzavano, facendo sibilare le proprie orrende lingue. Il suo compito era
impedire ai vivi di entrare ed ai morti di tornare indietro.
Il nome di Cerbero è entrato nella lingua italiana per esprimere, per antonomasia e
spesso ironicamente, un guardiano arcigno e difficile da superare.
Dante, lo pone a custodia del III Cerchio (golosi),
dove è strumento di punizione in quanto graffia e
scuoia gli spiriti con i suoi artigli. Il mostro è
descritto con occhi rossi, i peli del muso sporchi e
neri, il ventre largo e le zampe artigliate; emette
latrati che assordano i dannati e ciò acuisce il loro
tormento. Appena vede i due poeti si avventa
contro di loro, ma Virgilio gli getta in gola una
manciata di terra che placa la sua fame (in modo
quindi analogo all'episodio dell'Eneide, salvo che
qui la rappresentazione del mostro è chiaramente
demoniaca). Cerbero è definito da Dante fiera
crudele e diversa egran vermo, attributo anche
di Lucifero.