2. La genesi
L’opera non ha un vero titolo, genericamente
Dante si riferisce ad essa come alla Comedia o
al poema sacro; il nome Divina Commedia risale
ai commentari di Boccaccio. L’opera venne
scritta da Dante dopo la condanna all’esilio. In
base ai riferimenti interni e a ciò che Dante
stesso dice nella Lettera a Cangrande della
Scala, noi datiamo.
3. Datazione
L’inferno al periodo tra il 1306 e il 1309,
il Purgatorio al periodo successivo fino al
1313, il Paradiso agli anni tra il 1316 e il
1321
4. Struttura e trama
La DIvina Commedia racconta il viaggio di
Dante personaggio attraverso tre mondi,
Inferno, Purgatorio e Paradiso, fino alla
visione celestiale di Dio e al ritorno in vita. Questo viaggio
viene ambientato nella settimana santa del
1300, anno del primo giubileo proclamato
dalla Chiesa Cattolica. L’opera è suddivisa
in tre cantiche, a loro volta divise in 100
canti, 33 a cantica più uno, all’inizio dell’Inferno, con
funzione di proemio
5. La trama: l’Inferno
Ritrovatosi in una foresta buia,
Dante si trova la via impedita
da delle bestie fameliche,
finché non viene salvato da
Virgilio, inviato in suo
soccorso dalla defunta
Beatrice. Virgilio
accompagnerà Dante nella sua
discesa agli Inferi, sino alla
presenza di Lucifero. In questa cantica Dante incontrerà diversi
dannati ed espierà i peccati commessi in vita
7. Il Purgatorio
Dante e Virgilio risaliranno poi la
montagna del Purgatorio
nell’emisfero australe, espiando i
sette peccati capitali. Giunti alla
cima del monte Virgilio
abbandonerà Dante, lasciando il suo
posto a Beatrice che accompagnerà
lo scrittore nel Paradiso Terrestre e
poi nel Paradiso
9. Il Paradiso
In Paradiso i santi si presenteranno a
Dante come fulgido esempio di virtù e
grazia, comparendo nel cielo, fra i nove
della visione dantesca, che più si adatta
alle loro azioni in vita. Infine Dante giunge
al cospetto della Rosa dei beati e alla
visione inenarrabile di Dio
11. Lingua e stile
Riferendosi all’opera, Dante la cita come Comedia,
facendo probabilmente riferimento al genere
letterario secondo la trattatistica medievale, per cui
è commedia qualsiasi opera che inizi da una
situazione difficile per giungere ad un lieto fine. La
commedia prevede uno stile umile, scelta che è
presente nell’opera ma non è l’unica; più
compiutamente nella Divina Commedia possiamo
parlare di pluristilismo
12. Metrica e numerologia
La presenza dei numeri sacri del
Cristianesimo è molto evidente nell’opera:
il poema è composto in terzine di
endecasillabi, in 100 canti, multiplo del
numero 10, e tre, numero della trinità
cristiana, cantiche
13. Le letture dell’opera
Teoria dei “quattro sensi” dell’interpretazione: il senso
letterale (che trasmette la “lettera” del testo, ovvero il
suo riferirsi al mondo reale), quello allegorico (in cui
dietro la storia fittizia c’è un senso recondito da
scoprire), quello morale (relativo all’insegnamento etico
che si può desumere dalle pagine scritte) e quello
anagogico (che reinterpreta il contenuto dell’opera in
ottica spiritual-salvifica).
14. La lettura allegorica
Riguardo alla lettura allegorica
e all’attenzione alle
conoscenze di Dante, grande
importanza hanno avuto gli
studi dell’americano Charles Singleton
15. La lettura figurale
Erich Auerbach ha invece messo in
luce come Dante si avvalga della
figura medievale. In questo caso
termini concreti non sono solo
termine di paragone per concetti
astratti, come nell’allegoria, ma
rappresentazione e preannuncio di altri termini
concreti, specie dei Vangeli. Mosé così è figura di
Gesù
16. Fonti dell’opera
Le fonti dell’opera sono molte. Innanzitutto
Dante conosce bene la Bibbia e i Vangeli, così
come Bonaventura da Bagnoregio e Bernardo
di Chiaravalle. Inoltre Dante fa riferimento
alla tradizione classica, partendo dall’amato
Virgilio, per proseguire con l’Iliade e l’
Odissea, conosciute tramite sunti, Orazio,
Tibullo.
17. Fonti dell’opera
Cicerone e il suo Somnium Scipionis ebbero
ugualmente grande influenza, ponendo le basi
per la costruzione di una profezia sotto forma
letteraria. Per quanto riguarda la filosofia,
fondamentale è la conoscenza di Aristotele,
filtrato attraverso Tommaso d’Aquino e gli
Arabi, assieme a quella di Boezio.