Carige e banche italiane (Associazione Guido Carli)Luca Bellardini
«Carige, la punta dell'iceberg? Che cosa succede nel sistema bancario italiano».
Articolo per la sezione «Approfondimenti» del sito dell'Associazione Guido Carli, 22 febbraio 2019.
Link originale: https://associazionecarli.eu/prova-pagina-contenuti/2018/12/18/articolo-2-1-4s3j8-7glbp-45fmw-fszzl
Carige e banche italiane (Associazione Guido Carli)Luca Bellardini
«Carige, la punta dell'iceberg? Che cosa succede nel sistema bancario italiano».
Articolo per la sezione «Approfondimenti» del sito dell'Associazione Guido Carli, 22 febbraio 2019.
Link originale: https://associazionecarli.eu/prova-pagina-contenuti/2018/12/18/articolo-2-1-4s3j8-7glbp-45fmw-fszzl
"La distruzione dello stato sociale attraverso la catastrofe delle liberalizz...NoBigBanks.it
Grazie all’analisi di seguito proposta, l’idea per cui le liberalizzazioni e le privatizzazioni portino benefici all’economia, viene totalmente confutata.
Si dimostrerà che:
1 – le liberalizzazioni portano ad un aumento dei prezzi;
2 – le liberalizzazioni portano alla distruzione di posti di lavoro ed all’abbassamento degli stipendi dei lavoratori e dei fatturati delle piccole imprese;
3 – la liberalizzazione-privatizzazione dell’impresa pubblica nel periodo 1992-2000 non è stata conseguenza dell’inefficienza economica;
4 – i processi di liberalizzazione-privatizzazione non hanno minimamente migliorato la capacità produttiva italiana;
5 – le liberalizzazioni favoriscono i concentramenti di capitale in poche ricchissime mani;
6 – il rendimento finanziario delle aziende privatizzate è stato peggiore rispetto alla generalità del mercato finanziario italiano.
Romeo Gestioni - La sentenza di assoluzioneAlfredo Romeo
In questo articolo de Il Denaro si spiega perché Alfredo Romeo e gli altri imputati dell'inchiesta Global Service sono stati assolti e per quali ragioni il processo non doveva avere luogo.
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
Storia e analisi dello sviluppo industriale italiano dal dopoguerra ai giorni nostri, con particolare attenzione al fenomeno dei distretti industriali.
1. L’Economia mondiale oggi, un’analisi critica sui principali aspetti macroeconomici:
- perché guardare al lungo periodo è meglio che concentrarsi sul breve
- gli shock economici intrapresi dalle Banche Centrali, quali conseguenze?
- analisi di contesto macroeconomico, cambiamenti demografici e opportunità di investimento
2. Le nuove esigenze da considerare nella pianificazione finanziaria:
- i Millennials, target più interessato dall’attuale contesto macroeconomico
- la Silver economy
3. Previdenza, tra riforma e consulenza:
- l’importanza di gestire la propria economia personale in base al Life Planning
- il Goal Based Investment, l'approccio corretto agli investimenti
4. Centralità del ruolo del consulente finanziario: come creare valore
- accenni di finanza comportamentale, come gestire il cliente ed evitare i tipici bias comportamentali
«Criticate pure la commissione banche ma ecco alcune cose che andrebbero salvate».
Articolo per la sezione «Econopoly», blog de «Il Sole 24ORE», 12 febbraio 2018. Link originale: https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/02/12/criticate-pure-la-commissione-banche-ma-ecco-alcune-cose-che-andrebbero-salvate/
"La distruzione dello stato sociale attraverso la catastrofe delle liberalizz...NoBigBanks.it
Grazie all’analisi di seguito proposta, l’idea per cui le liberalizzazioni e le privatizzazioni portino benefici all’economia, viene totalmente confutata.
Si dimostrerà che:
1 – le liberalizzazioni portano ad un aumento dei prezzi;
2 – le liberalizzazioni portano alla distruzione di posti di lavoro ed all’abbassamento degli stipendi dei lavoratori e dei fatturati delle piccole imprese;
3 – la liberalizzazione-privatizzazione dell’impresa pubblica nel periodo 1992-2000 non è stata conseguenza dell’inefficienza economica;
4 – i processi di liberalizzazione-privatizzazione non hanno minimamente migliorato la capacità produttiva italiana;
5 – le liberalizzazioni favoriscono i concentramenti di capitale in poche ricchissime mani;
6 – il rendimento finanziario delle aziende privatizzate è stato peggiore rispetto alla generalità del mercato finanziario italiano.
Romeo Gestioni - La sentenza di assoluzioneAlfredo Romeo
In questo articolo de Il Denaro si spiega perché Alfredo Romeo e gli altri imputati dell'inchiesta Global Service sono stati assolti e per quali ragioni il processo non doveva avere luogo.
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
Storia e analisi dello sviluppo industriale italiano dal dopoguerra ai giorni nostri, con particolare attenzione al fenomeno dei distretti industriali.
1. L’Economia mondiale oggi, un’analisi critica sui principali aspetti macroeconomici:
- perché guardare al lungo periodo è meglio che concentrarsi sul breve
- gli shock economici intrapresi dalle Banche Centrali, quali conseguenze?
- analisi di contesto macroeconomico, cambiamenti demografici e opportunità di investimento
2. Le nuove esigenze da considerare nella pianificazione finanziaria:
- i Millennials, target più interessato dall’attuale contesto macroeconomico
- la Silver economy
3. Previdenza, tra riforma e consulenza:
- l’importanza di gestire la propria economia personale in base al Life Planning
- il Goal Based Investment, l'approccio corretto agli investimenti
4. Centralità del ruolo del consulente finanziario: come creare valore
- accenni di finanza comportamentale, come gestire il cliente ed evitare i tipici bias comportamentali
«Criticate pure la commissione banche ma ecco alcune cose che andrebbero salvate».
Articolo per la sezione «Econopoly», blog de «Il Sole 24ORE», 12 febbraio 2018. Link originale: https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/02/12/criticate-pure-la-commissione-banche-ma-ecco-alcune-cose-che-andrebbero-salvate/
1. di ANTONIO PANIGALLI
7
OPINIONI
P
iù sono le norme (sia
quelle “intelligenti” che
quelle astruse) e più au-
menta la impossibilità di
applicarle in forma efficiente.
Un esempio.
Gli scandali finanziari succedutisi in
questi ultimi anni in tutto il mondo,
pur con le relative distinzioni, trag-
gono tutti origine da comuni macro-
dinamiche:
- gli effetti del processo di globalizza-
zione finanziaria,
- un marcato, palese fallimento dei si-
stemi di controllo;
dinamiche basate sulla teoria, troppo
spesso non giustificata, che i meccani-
smi di mercato possano da soli autore-
golarsi ed autocontrollarsi.
In Italia in particolare, a questi fattori,
già di per sé critici, si sono aggiunti
l’arretratezza dei mercati finanziari e
l’enorme dimensione del debito pub-
blico, che hanno tradizionalmente
limitato le scelte del risparmiatore ad
CONTROLLO E CONTROLLORI
“ALL’ITALIANA”
attività a basso grado di rischio o, me-
glio, hanno ricondotto il rischio so-
prattutto a quello monetario o dei titoli
di stato (legati cioè all’inflazione e alla
perdita di potere d’acquisto).
Non è un caso, pertanto, che le pas-
sività finanziarie delle imprese italia-
ne di dimensioni medio-grandi siano
rappresentate per metà da capitale di
rischio e per la restante parte prevalen-
temente da indebitamento finanziario.
Per la copertura del loro fabbisogno fi-
nanziario le imprese italiane fanno am-
pio ricorso al debito bancario, con una
pari ripartizione tra scadenze a breve e
medio-lungo termine.
Negli ultimi anni, tuttavia, si è assi-
stito a un più consistente ricorso al
finanziamento tramite emissione di
obbligazioni colmando, sia pure par-
zialmente, il divario che ha tradizional-
mente caratterizzato il nostro sistema
finanziario rispetto a quello degli altri
Paesi europei, per non parlare di quelli
extra UE.
Questi dati sono confermati anche per
le primarie imprese del settore mani-
fatturiero; infatti, anche se il ricorso al
mercato obbligazionario per il finan-
ziamento delle attività correnti è quasi
allineato fra le grandi imprese mani-
fatturiere italiane, francesi e tedesche,
rimane notevole il divario rispetto alle
imprese dei paesi che dispongono di
un mercato finanziario più evoluto
(USA, Giappone, UK).
Unico caso italiano in controtenden-
za fu Parmalat, che fece del ricorso al
mercato obbligazionario la sua bandie-
ra, ma, proprio perché il caso fu unico,
anche le conseguenze furono italiana-
mente e negativamente particolari.
Seppure la regolamentazione italiana
non presenti lacune di particolare gra-
vità alle quali si possa imputare la re-
sponsabilità prevalente degli scandali
economici, la eccessiva natura “ban-
cocentrica” del sistema finanziario e
la mancanza di regole certe sulla tutela
degli investitori sono il cuore del pro-
blema
Ancora oggi, dopo tutto quello che ab-
biamo visto negli ultimi anni, il sistema
italiano si presenta fortemente carente
sul piano delle sanzioni previste per le
violazioni più gravi a danno dei rispar-
miatori, così come per le procedure
risarcitorie.
Il discorso ricade, inevitabilmente, sul
tema dei conflitti d’interessi e su come
non siano stati di esempio gli scandali
finanziari, sia nazionali che esteri, per
predisporre contromisure adeguate
affinché il fenomeno possa essere con-
tenuto.
Basti pensare che gli organi di vigilan-
za e controllo nel campo della finanza
sono di fatto gestiti e governati, più o
meno indirettamente, dagli stessi sog-
getti che “devono” essere oggetto del
controllo e della vigilanza.
12MESI
MARZO 2010