Responsabile dell’Area “Sviluppo delle imprese” alla Camera di Commercio di Milano, dove si occupa di accesso al credito, innovazione e internazionalizzazione delle aziende. Per Promos, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano per le attività internazionali, ha seguito lo sviluppo di innovativi strumenti finanziari per l’internazionalizzazione di impresa e la promozione delle aziende milanesi nei Paesi Arabi. Responsabile per la Camera di Commercio di importanti eventi internazionali, ha curato la realizzazione delle prime sette edizioni della Conferenza Euromediterranea. Ha tenuto corsi presso le Università Bocconi, Cattolica del Sacro Cuore e Politecnico di Milano.
1° gennaio-31 marzo 2013
• Incremento del margine di intermediazione del 27,5% a 66,9 milioni di euro.
• Crescita del risultato netto della gestione finanziaria del 14% a 53,1 milioni di euro.
• Miglioramento ulteriore dell’incidenza dei costi sul margine di intermediazione, cost/income ratio, che scende al 26,5%.
• Aumento dell’utile netto che supera i 22 milioni di euro con un incremento del 13,9%.
• Sofferenze/impieghi settore crediti commerciali: 3,5% rispetto al 4,3%
• Solvency pari al 12,9%.
• Core Tier 1 pari al 13,1%.
Il Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS, riunitosi oggi sotto la presidenza di Sebastien von Furstenberg, ha approvato i risultati del primo trimestre 2013.
“Il 2013 si conferma positivo per l’intero Gruppo in un contesto economico recessivo. Gli operatori del credito sono impegnati a percorrere tutte le vie per resistere e per ricercare la crescita e noi vogliamo essere protagonisti di questa fase” commenta l’Amministratore Delegato Giovanni Bossi, che prosegue: “A fronte di progetti concepiti nel 2012, nell’esercizio in corso abbiamo già dato il via al nuovo conto corrente online e da pochi giorni al nuovo sistema informativo per i servizi alle imprese. Il nuovo “sistema nervoso” su cui si regge la Banca ci permette di costruire un’organizzazione più efficace nel poter rispondere alle necessità di imprese, famiglie e persone che quotidianamente si rivolgono a noi. Aziende di più piccole dimensioni e un numero crescente di famiglie sempre più indebitate rappresentano una sfida da vincere, con l’obiettivo di costruire nuova fiducia per l’economia del Paese”.
Intervento di Francesca Bernè, Servizio Controlli Gestionali di Banca Popolare di Cividale, al seminario "Banca vs impresa, banca vs banca, impresa vs impresa" del RiskCenter (www.riskcenter.it)
Il generale rallentamento del credito che si protrae da tempo nell’area euro ha interessato i prestiti ipotecari in misura più contenuta rispetto alle altre tipologie di finanziamenti alle famiglie. A giugno scorso solo in Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro e Lettonia si rileva una contrazione superiore al 3%.
Negli Stati Uniti la ripresa delle quotazioni immobiliari e delle compravendite non ha determinato una sostanziale ripresa dei mutui ipotecari. Ai fattori congiunturali, quali il rialzo dei tassi di interesse e le sfavorevoli condizioni climatiche dello scorso inverno, si aggiungono anche fattori strutturali. Tra questi, di particolare importanza quello demografico: i figli dei baby boomers, i cosiddetti Millennials, hanno allungato i tempi di uscita dalla famiglia di origine e le incertezze legate all’inserimento nel mondo del lavoro e della costanza di reddito frenano i potenziali acquirenti.
In Italia si scorgono segnali di miglioramento del credito ipotecario dal punto di vista sia della domanda sia dell’offerta. Nel primo trimestre le erogazioni per mutui alle famiglie sono aumentate dell’8,4% a/a. Nel confronto con gli anni pre-crisi emerge una crescita dei nuclei indebitati nelle fasce meno a rischio, fattore che, insieme ai provvedimenti per la sospensione del pagamento delle rate per le famiglie più disagiate, ha determinato il contenimento dei prestiti ipotecari deteriorati.
Il Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS, riunitosi oggi sotto la presidenza di Sebastien von Furstenberg, ha approvato i risultati del primo semestre 2013.
I dati del periodo 1° gennaio – 30 giugno 2013 evidenziano:
Incremento del margine di intermediazione del 22,7% a 132 milioni di euro.
Crescita del risultato netto della gestione finanziaria del 14% a 105 milioni di euro.
Miglioramento ulteriore dell’incidenza dei costi sul margine di intermediazione, cost/income ratio, che scende al 28,1% dal 32,2%.
Aumento dell’utile netto che supera i 44 milioni di euro con un incremento del 16,7%.
Turnover dei primi sei mesi pari a 2.509 milioni di euro.
Raccolta retail in crescita oltre 3,9 miliardi di euro.
Sofferenze/impieghi settore crediti commerciali: 3,5% rispetto al 4,3% fine 2012 e 3,7% a giugno 2012.
70 assunzioni nei primi sei mesi del 2013.
Solvency pari al 13,9%.
Core Tier 1 pari al 14,2%.
I dati del periodo 1° aprile – 30 giugno 2013 rilevano:
Margine di intermediazione pari a 65 milioni di euro (+18,2%);
Risultato netto della gestione finanziaria in crescita del 14,0% a 52 milioni;
Utile netto pari a 21,6 milioni di euro (+19,6%).
Responsabile dell’Area “Sviluppo delle imprese” alla Camera di Commercio di Milano, dove si occupa di accesso al credito, innovazione e internazionalizzazione delle aziende. Per Promos, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano per le attività internazionali, ha seguito lo sviluppo di innovativi strumenti finanziari per l’internazionalizzazione di impresa e la promozione delle aziende milanesi nei Paesi Arabi. Responsabile per la Camera di Commercio di importanti eventi internazionali, ha curato la realizzazione delle prime sette edizioni della Conferenza Euromediterranea. Ha tenuto corsi presso le Università Bocconi, Cattolica del Sacro Cuore e Politecnico di Milano.
1° gennaio-31 marzo 2013
• Incremento del margine di intermediazione del 27,5% a 66,9 milioni di euro.
• Crescita del risultato netto della gestione finanziaria del 14% a 53,1 milioni di euro.
• Miglioramento ulteriore dell’incidenza dei costi sul margine di intermediazione, cost/income ratio, che scende al 26,5%.
• Aumento dell’utile netto che supera i 22 milioni di euro con un incremento del 13,9%.
• Sofferenze/impieghi settore crediti commerciali: 3,5% rispetto al 4,3%
• Solvency pari al 12,9%.
• Core Tier 1 pari al 13,1%.
Il Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS, riunitosi oggi sotto la presidenza di Sebastien von Furstenberg, ha approvato i risultati del primo trimestre 2013.
“Il 2013 si conferma positivo per l’intero Gruppo in un contesto economico recessivo. Gli operatori del credito sono impegnati a percorrere tutte le vie per resistere e per ricercare la crescita e noi vogliamo essere protagonisti di questa fase” commenta l’Amministratore Delegato Giovanni Bossi, che prosegue: “A fronte di progetti concepiti nel 2012, nell’esercizio in corso abbiamo già dato il via al nuovo conto corrente online e da pochi giorni al nuovo sistema informativo per i servizi alle imprese. Il nuovo “sistema nervoso” su cui si regge la Banca ci permette di costruire un’organizzazione più efficace nel poter rispondere alle necessità di imprese, famiglie e persone che quotidianamente si rivolgono a noi. Aziende di più piccole dimensioni e un numero crescente di famiglie sempre più indebitate rappresentano una sfida da vincere, con l’obiettivo di costruire nuova fiducia per l’economia del Paese”.
Intervento di Francesca Bernè, Servizio Controlli Gestionali di Banca Popolare di Cividale, al seminario "Banca vs impresa, banca vs banca, impresa vs impresa" del RiskCenter (www.riskcenter.it)
Il generale rallentamento del credito che si protrae da tempo nell’area euro ha interessato i prestiti ipotecari in misura più contenuta rispetto alle altre tipologie di finanziamenti alle famiglie. A giugno scorso solo in Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro e Lettonia si rileva una contrazione superiore al 3%.
Negli Stati Uniti la ripresa delle quotazioni immobiliari e delle compravendite non ha determinato una sostanziale ripresa dei mutui ipotecari. Ai fattori congiunturali, quali il rialzo dei tassi di interesse e le sfavorevoli condizioni climatiche dello scorso inverno, si aggiungono anche fattori strutturali. Tra questi, di particolare importanza quello demografico: i figli dei baby boomers, i cosiddetti Millennials, hanno allungato i tempi di uscita dalla famiglia di origine e le incertezze legate all’inserimento nel mondo del lavoro e della costanza di reddito frenano i potenziali acquirenti.
In Italia si scorgono segnali di miglioramento del credito ipotecario dal punto di vista sia della domanda sia dell’offerta. Nel primo trimestre le erogazioni per mutui alle famiglie sono aumentate dell’8,4% a/a. Nel confronto con gli anni pre-crisi emerge una crescita dei nuclei indebitati nelle fasce meno a rischio, fattore che, insieme ai provvedimenti per la sospensione del pagamento delle rate per le famiglie più disagiate, ha determinato il contenimento dei prestiti ipotecari deteriorati.
Il Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS, riunitosi oggi sotto la presidenza di Sebastien von Furstenberg, ha approvato i risultati del primo semestre 2013.
I dati del periodo 1° gennaio – 30 giugno 2013 evidenziano:
Incremento del margine di intermediazione del 22,7% a 132 milioni di euro.
Crescita del risultato netto della gestione finanziaria del 14% a 105 milioni di euro.
Miglioramento ulteriore dell’incidenza dei costi sul margine di intermediazione, cost/income ratio, che scende al 28,1% dal 32,2%.
Aumento dell’utile netto che supera i 44 milioni di euro con un incremento del 16,7%.
Turnover dei primi sei mesi pari a 2.509 milioni di euro.
Raccolta retail in crescita oltre 3,9 miliardi di euro.
Sofferenze/impieghi settore crediti commerciali: 3,5% rispetto al 4,3% fine 2012 e 3,7% a giugno 2012.
70 assunzioni nei primi sei mesi del 2013.
Solvency pari al 13,9%.
Core Tier 1 pari al 14,2%.
I dati del periodo 1° aprile – 30 giugno 2013 rilevano:
Margine di intermediazione pari a 65 milioni di euro (+18,2%);
Risultato netto della gestione finanziaria in crescita del 14,0% a 52 milioni;
Utile netto pari a 21,6 milioni di euro (+19,6%).
Banca IFIS, risultati in accelerazione grazie alla fiducia di correntisti, imprese e famiglie. L’AD Bossi: “Performance eccellenti assumendo rischi responsabili: fare Banca si può”.
Tendenze digitali e soft information nel mercato dei finanziamentiSalvatore Vescina
I dati Banca d'Italia segnalano un (apparente) paradosso: tra le imprese, i clienti (ex post) meno rischiosi delle banche sono quelli di dimensione minore, non strutturati come società. Vale a dire quelli più esposti ai fenomeni di razionamento del credito. Riassumo una chiave interpretativa (non mia) e propongo alla discussione spunti per una strategia (basata su due pilastri) per affrontare il problema.
Il ritorno dell'incertezza e il ruolo del credito bancarioCommerce Commercio
PResentazione di Mariano Bella, Direttore Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l'Italia, alla Conferenza stampa di apertura della 18ma edizione del Forum Confcommercio - 31 marzo 2017
Nel rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia si analizza anche la situazione attuale e le prospettive future del mercato immobiliare in Italia
Politiche di coesione territoriale, credito alle PMI e ConfidiSalvatore Vescina
L'intervento del 21 settembre 2018 presso Palazzo San Macuto della Camera dei Deputati è disponibile on line tramite questo link: https://www.radioradicale.it/scheda/552268?i=3885771
Il valore della condivisione delle informazioni sui pagamenti: Trend di setto...CRIBIS D&B
CRIBIS iTRADE is a specific service, helpful to the commercial credit management, which allows to analyze in depth delays, payment behaviors and exposure and expired of your customers portfolio. An example of CRIBIS iTRADE informations about payments, delays and level of risk in Consumer goods industry.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
Banca IFIS, risultati in accelerazione grazie alla fiducia di correntisti, imprese e famiglie. L’AD Bossi: “Performance eccellenti assumendo rischi responsabili: fare Banca si può”.
Tendenze digitali e soft information nel mercato dei finanziamentiSalvatore Vescina
I dati Banca d'Italia segnalano un (apparente) paradosso: tra le imprese, i clienti (ex post) meno rischiosi delle banche sono quelli di dimensione minore, non strutturati come società. Vale a dire quelli più esposti ai fenomeni di razionamento del credito. Riassumo una chiave interpretativa (non mia) e propongo alla discussione spunti per una strategia (basata su due pilastri) per affrontare il problema.
Il ritorno dell'incertezza e il ruolo del credito bancarioCommerce Commercio
PResentazione di Mariano Bella, Direttore Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l'Italia, alla Conferenza stampa di apertura della 18ma edizione del Forum Confcommercio - 31 marzo 2017
Nel rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia si analizza anche la situazione attuale e le prospettive future del mercato immobiliare in Italia
Politiche di coesione territoriale, credito alle PMI e ConfidiSalvatore Vescina
L'intervento del 21 settembre 2018 presso Palazzo San Macuto della Camera dei Deputati è disponibile on line tramite questo link: https://www.radioradicale.it/scheda/552268?i=3885771
Il valore della condivisione delle informazioni sui pagamenti: Trend di setto...CRIBIS D&B
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A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
Questo Osservatorio, realizzato da CRIF Decision Solutions, analizza lo stato di salute delle imprese italiane ed il trend dei principali indicatori, ponendo particolare attenzione alla riduzione dei costi e al finanziamento dell'attività d'impresa.
Inoltre le analisi di CRIF Decision Solutions sono state effettuate per osservare le differenze nelle dinamiche settoriale.
I confidi al bivio, spunti per una discussione (13 marzo 2018)Salvatore Vescina
Questo documento non nasce per esprimere un ragionamento organico, ma per supportare una serie di domande in una tavola rotonda. In questa versione il testo è integrato in alcuni passaggi, per renderlo più comprensibile a quanti non erano presenti all'evento del 13 marzo 2018 (X Osservatorio sui confidi di Torino Finanza, presso la CCIAA di Roma in piazza di Pietra) e colgo l'occasione per esprimere alcune mie idee che non possono essere attribuite ad altre persone o istituzioni.
Temi trattati:
- andamento del mercato dei confidi e fattori che hanno pesato sulla dinamica;
- dati attinti dal database del fondo di garanzia per le PMI: a) la relazione tra "garanzia diretta" e "controgaranzia"; b) cosa succede dove le Regioni si avvalgono della "lettera r" restringendo l'operatività del fondo alle sole "controgranzie"? c) la qualità allocativa delle banche e dei confidi a confronto;
- l'accountability dei confidi ponte tra valore e risorse pubbliche;
- spunti sui miglioramenti incrementali al business model dei confidi (in particolare nuovi prodotti e servizi per accrescere i ricavi).
Decima edizione dell'indagine sul mercato del credito e sul rapporto banca-impresa in provincia di Vicenza - a cura di Confindustria Vicenza - marzo 2017
Fattori critici di successo delle PMI italiane e rafforzamento del capitale p...Network Advisory
Elite ed il mercato AIM Italia come opportunità per le PMI italiane
Evento organizzato in collaborazione con Borsa Italiana
Sede di Proel S.p.A., Sant’Omero (TE)
Giovedì 14 Novembre 2013 – ore 18.00
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
A dicembre ha prevalso l’incertezza sui mercati finanziari globali. Un’incertezza alimentata so- prattutto dalla caduta del prezzo del petrolio. La discesa dell’oro nero, iniziata a fine estate, si è intensificata dopo la riunione di novembre dell’Opec nella quale è stato deciso di mante- nere invariati gli attuali livelli di produzione. E così il greggio ha continuato a perdere terreno, salvo qualche breve sosta, fino a toccare i mini- mi a oltre cinque anni. Uno scenario appesantito dalle tensioni in Russia con il rublo che è crolla- to ai minimi storici. Mosca paga principalmente proprio la caduta dei prezzi del petrolio che ha acuito i timori di una recessione nel 2015. Nel frattempo in Europa si attende con rinnovato in- teresse la prossima riunione della Bce (22 gen- naio). Dal 2015 la Bce terrà, infatti, i suoi meeting ogni sei settimane e non più a inizio mese. A gen- naio potrebbero arrivare indicazioni più puntuali sulle nuove possibili misure non convenzionali da attuare per contrastare il rischio deflazione.
Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti . In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità la componente pubblica, ridottasi di oltre un terzo negli ultimi quattro anni.
Sono una minoranza (il 38%) gli Italiani disposti a sacrificarsi per sostenere il rilancio del Paese. I sacrifici più duri da accettare sarebbero quelli relativi al welfare, all’aumento dell’età pensionabile e al peggioramento delle condizioni di lavoro, sia in termini di contratto, che di salario. In generale, viene preferita una riduzione di tasse su imprese e lavoro a fronte di un aumento di quelle su consumi e ricchezza patrimoniale. E anche l’ipotesi dell’Iva al 25% risulta più digeribile, sempre a patto che l’imposizione fiscale sul lavoro e sulle attività produttive venga mitigata. Quanto al grado di fiducia, il suo livello resta stabile: a ottobre si è attestato a 3,45 punti, contro i 3,54 del mese precedente. Sul tema del risparmio, negli ultimi 30 giorni si registra un calo della propensione, con il 14,2% degli Italiani che si dice pronto ad aumentare la quota di risorse messe da parte, contro il 15,5 di settembre.
In presenza di un contesto economico divenuto estremamente complesso l’Ocse già
prima dello scoppio della crisi dei mutui subprima suggeriva di introdurre
l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Solo dopo il 2007 tuttavia
l’esigenza di dotare le giovani generazioni di un bagaglio utile in campo finanziario ha
spinto molti paesi ad adottare programmi di educazione specifici. A metà 2014 erano
circa 50 i governi che avevano intrapreso programmi di educazione finanziaria o che
avevano in progetto di avviarne
Settore auto: un andamento a più velocità
Il settore automotiv e a livello globale sembra essere tornato su valori di crescita interessanti. I dati sulla produzione di nuovi veicoli evidenziano un incremento del 4% nel 2013 che potrebbe confermarsi anche per il 2014. Gli Stati Uniti nel 2013 sono tornati ai livelli produttivi pre-crisi. Il mercato europeo, pur avendo registrato nei primi nove mesi del 2014 un incremento del 5,8% delle immatricolazioni, rimane 25 punti percentuali sotto il livello del 2007 con ampie differenze tra i paesi. Ponendo pari a 100 le auto immatricolate nel 2007, la Germania nel 2013 ha raggiunto quota 92, il Regno Unito 91, la Spagna 75, la Francia 58; l’Italia si è fermata a 52.
Negli anni più recenti le imprese di maggiore dimensione hanno fortemente accentuato la propensione a detenere riserve di liquidità. Per l’intensità raggiunta questa propensione alla liquidità viene indicata tra i fattori corresponsabili (e non in misura marginale) della sterilizzazione degli stimoli monetari adottati dalle autorità dei principali paesi per favorire una più rapida uscita dalla crisi.
E’ l’immigrazione la grande preoccupazione delle famiglie Italiane. Una su due, la ritiene la criticità più rilevante: le notizie che da mesi arrivano dal Canale di Sicilia angosciano in profondità il Paese, per i loro drammatici risvolti umanitari. Sul fronte interno, il 44% degli Italiani nei prossimi 12 mesi si aspetta che vengano approvate le riforme di cui tanto si è discusso: da quella del lavoro a quella della pubblica amministrazione; da quella della giustizia a quella della scuola. Per quanto riguarda il grado di fiducia, il dato resta stabile sui valori dei mesi precedenti: 3,54 punti, contro i 3,53 di agosto e i 3,55 di luglio.
Risale la propensione al risparmio: il 15,5 degli italiani lo aumenterà nei prossimi 12 mesi. A settembre, si era impegnato in questa direzione il 13,1.
Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce.
Quella rassicurante di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee.
E quella preoccupante di deterioramento del quadro già debole nell’Eurozona e in Italia.
Il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento
dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni
più selettive del credito bancario1.
Tutti fattori che abbassano il profilo dello sviluppo mondiale.
Tempo di riforme
I nuovi dati innalzano intorno al 44 per cento il valore raggiunto in Italia dal tasso disoccupazione giovanile. Oltre al problema della disoccupazione, le difficoltà del mercato giovanile del lavor o sono riscontrabili nella consistente riduzione tra gli occupati di età inferiore ai 35 anni dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
I migranti e la crisi economica
Le tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa e il protrarsi della debolezza del ciclo economico in molti paesi dell’area hanno contribuito a modificare i flussi migratori interni e internazionali sia in termini di numerosità sia nella scelta dei paesi di destinazione. L’allargamento a est dei paesi aderenti all’Unione e il perdurare di elevati tassi di disoccupazione in molte economie della zona euro hanno favorito la dinamica delle migrazioni interne, con una polarizzazione verso la Germania che nel 2013 è divenuto il primo paese di destinazione in Europa e il secondo tra le economie sviluppate dopo gli Stati Uniti.
Negli ultimi anni una serie di fenomeni economici e politici hanno portato molti a ritenere che l’ordine economico mondiale disegnato a partire da Bretton Woods sia ormai da rivedere. L’idea è che il concetto stesso di libero scambio, che del vecchio ordine rappresentava uno dei pilastri portanti, sia destinato nel prossimo futuro ad avere un ruolo progressivamente meno centrale nello stimolare la crescita mondiale.
Le famiglie italiane spenderanno in media 710 € per l’istruzione dei figli, circa 10 € in più rispetto allo scorso anno. E il 5% di queste dovrà ricorrere a un prestito per farvi fronte.
Il risparmio gestito nel corso del 2014 ha continuato ad evidenziare una dinamica di sviluppo molto positiva. Il patrimonio a luglio ha toccato un nuovo massimo pari a 1.480 mld di euro, un valore dell’11% superiore a quello di dicembre 2013. Nei primi sette mesi del 2014 la raccolta netta ha raggiunto i 75,7 miliardi, un valore superiore a quello relativo all'intero 2013 (62 mld di euro) che già costituiva il miglior risultato dal 1999. Nel 2014 sono stati i fondi comuni a trainare la raccolta del risparmio gestito.
In controtendenza rispetto al calo di oltre venti punti percentuali segnato dal totale della
manifattura, la produzione italiana di birra supera oggi di tre punti percentuali i
volumi ante-crisi. Allo stesso modo, le esportazioni italiane di birra sono oggi oltre il
doppio di quelle di sette anni fa. Pur avendo un peso assai limitato sull’economia
nazionale, la performance del comparto brassicolo italiano offre spunti interessanti di
riflessione sulle leve per svilupparsi anche in tempi di crisi: innovazione, investimenti,
domanda interna.
Un Mese di Borsa è il magazine di BNP Paribas – BNL che contiene approfondimenti sui mercati, accurate analisi dei sottostanti, interviste esclusive ad economisti.
1. Banca Nazionale del Lavoro
Gruppo BNP Paribas
Via Vittorio Veneto 119
00187 Roma
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n. 159/2002
del 9/4/2002
Le opinioni espresse
non impegnano la
responsabilità
della banca.
Italia: esposizioni deteriorate
(in % sul totale dei finanziamenti)
15,0
259 mld
13,3
10,8
87 mld
5,1
8,9
7,8
3,2
3,0
2,9
2,0
2,5
2008
5,0
4,3
6,0
4,5
3,6
2009
2010
Sofferenze
2011
Incagli
Ristrutturati
7,0
2012
8,0
giu-2013
Scaduti
Fonte: Banca d’Italia
42
25 novembre
2013
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414
giovanni.ajassa@bnlmail.com
L’attuale difficile congiuntura ha portato al centro dell’attenzione il deterioramento
della qualità del credito. Nel 2012 sul totale dei prestiti nel portafoglio delle banche,
quelli di difficile esigibilità risultavano in crescita in molte economie, soprattutto nel
confronto con il livello di quattro anni prima. Il differenziale tra la quota del 2012 e
quella del 2008 varia da -0,3 p.p. della Finlandia a +20,4 p.p. di Cipro. Nei paesi che
hanno sperimentato cali consistenti dell’attività economica si sono registrati gli
incrementi maggiori, con una quota di crediti deteriorati che a Cipro e in Grecia ha
raggiunto rispettivamente il 25% e il 16% dei prestiti. In Portogallo l’analogo rapporto
si è posizionato all’8,2% (+6,5 p.p. rispetto al 2008,) mentre in Spagna è al 6,5% (+4
p.p. rispetto al 2008). Tuttavia, l’eterogeneità della definizione di “crediti
deteriorati” nei diversi paesi dell’area non consente confronti internazionali. Le
disposizioni emanate ad ottobre dalla European Banking Authority dovrebbero
contribuire al superamento delle diverse definizioni nazionali con benefici per la
comparabilità dei dati e l’attività di monitoraggio dei livelli di asset quality.
2. 25 novembre 2013
Verso un’armonizzazione
deteriorati: da NPL a NPE
della
definizione
di
crediti
C. Russo 06-47028418 – carla.russo@bnlmail.com
Nella maggior parte dei paesi dell’area euro l’esperienza di una congiuntura
economica così debole per un periodo così prolungato non poteva non riflettersi
sulla qualità del credito. Nel 2012 sul totale dei prestiti nel portafoglio delle
banche, quelli di difficile esigibilità risultavano in crescita in molte economie
della Uem, soprattutto nel confronto con il livello di quattro anni prima. Il
differenziale tra la quota del 2012 e quella del 2008 varia da -0,3 p.p. della
Finlandia a +20,4 p.p. di Cipro. Nei paesi che hanno sperimentato cali consistenti
dell’attività economica si sono registrati gli incrementi maggiori, con una quota
di crediti deteriorati che a Cipro e in Grecia ha raggiunto rispettivamente il 25% e
il 16% dei prestiti. In Portogallo l’analogo rapporto si è posizionato all’8,2% (+6,5
p.p. rispetto al 2008,) mentre in Spagna è al 6,5% (+4 p.p. rispetto al 2008).
L’eterogeneità della definizione di “crediti deteriorati” nei diversi paesi dell’area
rende non significativo il confronto internazionale ma le disposizioni emanate lo
scorso mese di ottobre dalla European Banking Authority (EBA) dovrebbero
contribuire a ridurre l’ampio margine di discrezionalità che fino ad ora ha
caratterizzato le voci comprese nell’aggregato. La precisazione delle attività da
includere nelle non-performing exposures (NPE) consentirà di superare
progressivamente le diverse definizioni nazionali di non-performing loans
(NPLs). Ne dovrebbe beneficare la comparabilità dei dati e la conseguente
attività di monitoraggio dei livelli di asset quality.
Ancora prima dell’introduzione della regole dell’EBA, la normativa italiana di
classificazione dei crediti problematici risultava essere molto più severa rispetto
a quella di tutti i paesi Uem. L’ampiezza della definizione di attività deteriorate
combinandosi con gli effetti della crisi economica ha determinato un rapido
innalzamento della consistenza dei finanziamenti non-performing. A giugno
scorso l’ammontare dei crediti delle banche con anomalie di rimborso era pari al
15% dei prestiti con la prospettiva di una stabilizzazione di questa quota nel III
trimestre.
Il deterioramento della qualità del credito fortemente legato alla recessione
economica
In 14 dei 22 trimestri trascorsi dall’inizio del 2008 alla metà 2013 il Pil dell’Italia ha
registrato una variazione negativa, con una caduta complessiva superiore a 9 p.p. in
termini reali. Nello stesso periodo la produzione industriale è diminuita del 25% circa, i
redditi delle famiglie sono scesi di oltre il 10%, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il
12,5% (settembre).
Un contesto così sfavorevole per intensità e per durata non poteva non pesare sulla
qualità del credito: a giugno scorso l’ammontare dei prestiti delle banche italiane che
presentavano criticità nel rimborso ammontava a €259 miliardi (+20% a/a) pari al 15%
dei prestiti, un livello che a fine 2008 era invece al 5%. Sommando alla posizione delle
banche quella delle società finanziarie (sofferenze pari a €56 mld), lo stock dei crediti
deteriorati supera i €300 mld.
2
3. 25 novembre 2013
Italia: esposizioni deteriorate
(in % sul totale dei finanziamenti)
15,0
259 mld
13,3
10,8
7,8
87 mld
5,1
4,3
3,2
3,0
2,9
2,0
2009
2008
2010
Sofferenze
2011
Incagli
8,0
7,0
6,0
4,5
3,6
2,5
5,0
8,9
2012
Ristrutturati
giu-2013
Scaduti
Fonte: Banca d’Italia
Delle quattro voci che, nel nostro paese, costituiscono l’insieme dei crediti deteriorati
delle banche 1 risultano in crescita molto sostenuta soprattutto le forme più “gravi” e
quantitativamente più ingenti: a giugno le sofferenze, che rappresentano oltre la metà
(53%) dei crediti deteriorati, sono aumentate su base annua del 21% (a €138 mld) e le
partite incagliate (1/3 dei crediti di dubbia esazione) risultano in crescita del 33% (€86
mld), in peggioramento rispetto a quanto rilevato nei trimestri precedenti. Molto meno
marcata è risultata la crescita delle esposizioni scadute (+2,7% a/a, l’8% delle partite
deteriorate) che nel 2012 avevano registrato un aumento significativo (+56% a/a) in
seguito all’inclusione nell’aggregato dei crediti scaduti o sconfinati da oltre 90 giorni (il
limite precedente era 180 gg), con la fine della deroga rispetto agli standard
internazionali della normativa prudenziale. In controtendenza risulta invece
l’andamento delle posizioni ristrutturate (-21% a/a, a €13 mld.) che rappresenta il 5%
del totale dei crediti deteriorati.
Italia: esposizioni deteriorate
Italia: sofferenze
(Var. % a/a)
(giugno)
1.400.000
50
40
33
1.000.000
21
20
10
Numero affidati
30
800.000
120
100
80
670.820
-10
-20
-21
I
III
II
IV
I
II
2011
III
2012
Sofferenze
Incagli
IV
I
II
2013
Ristrutturati
Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Banca
d’Italia
600.000
60
400.000
0
-30
140
1.166.783
1.200.000
40
200.000
Miliardi €
60
20
0
2009
2010
2011
Numero affidati in sofferenza (sc. sx)
2012
2013
0
Miliardi (sc. dx)
Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Banca
d’Italia
1
La Banca d’Italia individua quattro classi di finanziamenti deteriorati caratterizzati da segnali di crescente
difficoltà di rimborso: le esposizioni scadute da oltre 90 giorni o sconfinanti, le esposizioni ristrutturate, le
partite incagliate e le sofferenze.
3
4. 25 novembre 2013
Un’ulteriore conferma di come la difficile congiuntura stia pesando sulla capacità delle
imprese e delle famiglie nel far fronte agli impegni finanziari emerge anche
dall’osservazione del passaggio di crediti con anomalie nel rimborso di minore criticità
(sconfinati e scaduti) verso le classi di maggiore gravità (incagliati e sofferenze). Nel
2012, secondo le evidenze della Centrale dei Rischi relative ai prestiti concessi alle
imprese dalle banche e dalle società finanziarie, il 7,4% dei prestiti ha registrato un
peggioramento della qualità a fronte del 4,3% nel 2008; l’unica categoria che ha
mostrato in prevalenza segnali di miglioramento è quella degli sconfinanti tornati per
circa la metà “in bonis” mentre per le altre patologie si è assistito ad un graduale
aggravamento della posizione: il 60% dei crediti scaduti delle imprese si è trasformato
in incaglio, sofferenza o perdita, una quota che nel 2008 era pari al 45%.
Particolare preoccupazione desta il peggioramento della qualità del credito concesso
alle imprese di costruzioni, ramo che concentra all’incirca il 20% dei finanziamenti al
comparto produttivo: a giugno scorso i deteriorati ammontavano a oltre €70 mld tra
sofferenze (€38 mld) e altre patologie (€32,3 mld), vale a dire il 37% dei prestiti al
settore. Ampiamente al di sopra del valore medio anche i prestiti non performing delle
società di servizi immobiliari (compravendita, locazione, gestione e intermediazione)
arrivati al 26% dei finanziamenti a causa di €15 mld di sofferenze e di €24 mld tra
incagli, scaduti o ristrutturati.
Solo il 2% dei crediti alle famiglie ha invece subìto un peggioramento (2,6% nel 2008).
In questo caso a rendere meno critica la situazione potrebbe aver contribuito la
sospensione del pagamento delle rate di mutuo, operazione consentita nell’ambito
delle misure a sostegno dei nuclei familiari in difficoltà. 2 Nel 2012 meno della metà dei
crediti alle famiglie scaduti è passato nelle classi di anomalia più rischiose segnando
un miglioramento rispetto al 53% di quattro anni prima.
Anche il livello del tasso di decadimento 3 sottolinea come il deterioramento del
portafoglio prestiti delle banche riguardi in prevalenza le imprese: a giugno scorso il
valore è salito al 4,7% (picco massimo dal 1990) mentre per le famiglie è rimasto
pressoché stabile intorno all’1,3%.
Italia: tasso di decadimento
(in % dei prestiti)
5,0
4,7
4,5
4,0
3,5
3,0
2,5
2,0
1,5
1,0
1,3
0,5
0,0
1990
1992
1994
1996
1998
2000
Famiglie
2002
2004
2006
2008
2010
2012
Imprese
Fonte: Banca d’Italia
2
La sospensione del pagamento delle rate dei mutui, concordata tra ABI e 13 Associazioni dei
consumatori, si è conclusa lo scorso 31 marzo 2013 e ha riguardato circa 100.000 famiglie, per un
controvalore di mutui, in termini di debito residuo pari a 10,9 miliardi di euro, con un beneficio, in media, di
7.000 euro per famiglia. L’iniziativa è stata sostituita dal Fondo di solidarietà.
3
Rapporto tra nuove sofferenze emerse in un trimestre e crediti non in sofferenza all’inizio del periodo.
4
5. 25 novembre 2013
Rilevazioni preliminari relative al III trimestre 4 suggeriscono come i nuovi flussi in
ingresso sia nei crediti deteriorati sia nelle sofferenze riferiti alle imprese vadano verso
una stabilizzazione. Per il 2014 l’indicatore relativo al tasso di ingresso in sofferenza
per le imprese e per le famiglie è previsto in lieve calo, attesa comunque condizionata
dal verificarsi di un miglioramento della congiuntura.
Una situazione comune soprattutto tra le economie periferiche
Il deterioramento della qualità degli attivi non è un fenomeno solo italiano. Nel 2012 sul
totale dei prestiti nel portafoglio delle banche quelli di dubbia esigibilità risultavano in
crescita in molti paesi dell’area euro, in particolare se confrontati con il livello di quattro
anni prima. Il differenziale tra la quota del 2012 e quella del 2008 varia infatti tra i -0,3
p.p. della Finlandia ai +20,4 p.p. di Cipro. Gli incrementi maggiori si sono registrati nei
paesi che hanno sperimentato robusti cali dell’attività economica con una quota di
crediti deteriorati che a Cipro e in Grecia ha raggiunto, rispettivamente, il 25% e il 16%
dei prestiti, e che si è posizionata all’8,2% in Portogallo (+6,5 p.p. rispetto al 2008) e al
6,5% in Spagna (+4 p.p. rispetto al 2008).
Non-performing loans
(in % dei prestiti e dei titoli di debito)
30
25
20
2008
2010
2012
15
10
5
0
Fonte: Bce
Pur evidenziando un generale diffuso peggioramento della qualità delle poste attive in
portafoglio, le evidenze ricavate dagli archivi della Bce non si prestano ai confronti
internazionali. L’individuazione di crediti che presentano criticità di rimborso più o meno
marcate varia infatti tra i diversi paesi della Uem. Tra l’altro il computo delle garanzie
condiziona l’inserimento tra i deteriorati, tanto per la categoria quanto per l’ammontare;
ne deriva un’ampia variabilità dell’indicatore. Un credito scaduto da più di 90 giorni
viene considerato ovunque sintomo di difficoltà, tuttavia pur trattandosi di un criterio
precisamente definibile, ad eccezione che nel Regno Unito e in Finlandia esso non è
considerato sufficiente a determinare la condizione di non-performing loans (NPLs) 5.
Nella maggior parte delle economie a questo criterio oggettivo se ne aggiunge un altro
che presenta maggiori margini di discrezionalità: l’individuazione di segnali di difficoltà
4
Banca d’Italia, Rapporto sulla stabilità finanziaria n.6, 12 novembre 2013.
S. Barisitz, Oesterreichische Nationalbank, Focus on European Economic Integration Q1/2013, Nonperforming Loans in Western Europe – A selective Comparison of Countries and National Definitions.
5
5
6. 25 novembre 2013
economiche e finanziarie del debitore più o meno gravi determina infatti l’inserimento
del credito di dubbia esigibilità in classi intermedie di insolvenza che a seconda della
normativa adottata rientrano o meno nell’area dei NPLs. Ampia disomogeneità di
trattamento si rileva anche per i crediti ristrutturati: in Irlanda e in Italia questo tipo di
crediti rientra tra i NPLs, in Austria, Germania e Regno Unito la decisione dipende dalla
banca erogatrice, in Finlandia, Francia, Portogallo e Spagna i criteri sono variabili.
La normativa italiana è risultata finora la più severa poiché include nei non-performing
loans sia i crediti che presentano difficoltà di rimborso valutate temporanee (sconfinati,
scaduti, ristrutturati e incagliati) sia quelli per i quali è stata già acquisita la
consapevolezza che il debitore è incapace di assolvere con regolarità alle proprie
obbligazioni (sofferenze).
Verso un’armonizzazione della definizione di crediti deteriorati
Le sostanziali diversità che hanno finora caratterizzato l’area dei crediti deteriorati sono
destinate ad essere progressivamente superate dopo che la European Banking
Authority (EBA) ad ottobre scorso ha pubblicato le linee guida tese all’armonizzazione
delle definizioni in modo da ridurre i margini di discrezionalità esistenti e di agevolare la
confrontabilità dei dati. 6
L’aggregato denominato non-performing exposures (NPE) secondo la nuova
definizione comune include le attività scadute da più di 90 giorni e/o quelle per cui è
estremamente improbabile che il debitore rimborsi il suo debito, indipendentemente
dalla presenza di garanzie reali o personali; viene inoltre seguito l’approccio per
debitore, vale a dire che il deterioramento di una singola linea di credito estende la
criticità a tutte le esposizioni con la controparte. Si tratta di definizioni alle quali la
normativa italiana già rispondeva. Una maggiore uniformità di trattamento dovrebbe
riguardare la classificazione delle esposizioni ristrutturate ovvero quelle per le quali vi
sia stata una modifica delle condizioni iniziali del contratto a causa del deterioramento
della situazione finanziaria del debitore a prescindere da un eventuale mancato
pagamento. È stato infatti introdotto il concetto di tolleranza (forbearance) che prevede
due sottocategorie, performing e non-performing; solo quest’ultima rientrerà tra i
deteriorati nel caso in cui l’esposizione del cliente nel periodo di sorveglianza fissato in
un anno (periodo probatorio) muterà per effetto di modifiche contrattuali favorevoli al
debitore o mancati pagamenti superiori a 30 giorni.
Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNLGruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato
divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come
un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari.
6
EBA, Final draft technical standards on NPLs and Forbearance reporting requirements, 21 ottobre 2013.
6