Il rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”, realizzato da Marta Antonelli e Francesca Greco del King’s College London, si inserisce all’interno della roadmap WWF di avvicinamento ad EXPO Milano 2015, che vedrà l’associazione impegnata - in qualità di “Civil Society Participant”- in una serie di iniziative per portare il tema dell’alimentazione sostenibile all’attenzione di istituzioni, imprese e cittadini coinvolti nell’evento, nell’ambito del programma WWF One planet food. Il report distingue due componenti: l’impronta idrica della produzione e quella del consumo. http://bit.ly/1fOGdyr
Si parla sempre di piu' della gestione dell'acqua sia in Italia che all’estero.
Questa presentazione cerchera’ di rispondere a numerose domande tra cui:
-Fino a che punto l’acqua e’ una risorsa finita?
-E’ vero che l’acqua e’ all’origine di conflitti tra stati e tensioni sociali?
-..E soprattutto in cosa consiste il dibattito sulla privatizzazione dell’acqua in Italia?
''The global virtual water network'' is a FIRB project funded by MIUR which aims at studying the main characteristics and implications of the virtual water flows associated to the international trade of food.
The project has the following main goals:
understanding the global dynamics of virtual water flows;
investigating the international water (and food) trade network;
evaluating impacts and feedbacks for food security;
assessing the vulnerability of the system to crises.
We aim at investigating the complex relationships between climatic, agronomic and socio-economic factors and how they shape the evolution of the worldwide trade of virtual water.
Il rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”, realizzato da Marta Antonelli e Francesca Greco del King’s College London, si inserisce all’interno della roadmap WWF di avvicinamento ad EXPO Milano 2015, che vedrà l’associazione impegnata - in qualità di “Civil Society Participant”- in una serie di iniziative per portare il tema dell’alimentazione sostenibile all’attenzione di istituzioni, imprese e cittadini coinvolti nell’evento, nell’ambito del programma WWF One planet food. Il report distingue due componenti: l’impronta idrica della produzione e quella del consumo. http://bit.ly/1fOGdyr
Si parla sempre di piu' della gestione dell'acqua sia in Italia che all’estero.
Questa presentazione cerchera’ di rispondere a numerose domande tra cui:
-Fino a che punto l’acqua e’ una risorsa finita?
-E’ vero che l’acqua e’ all’origine di conflitti tra stati e tensioni sociali?
-..E soprattutto in cosa consiste il dibattito sulla privatizzazione dell’acqua in Italia?
''The global virtual water network'' is a FIRB project funded by MIUR which aims at studying the main characteristics and implications of the virtual water flows associated to the international trade of food.
The project has the following main goals:
understanding the global dynamics of virtual water flows;
investigating the international water (and food) trade network;
evaluating impacts and feedbacks for food security;
assessing the vulnerability of the system to crises.
We aim at investigating the complex relationships between climatic, agronomic and socio-economic factors and how they shape the evolution of the worldwide trade of virtual water.
CEMENTO E BENI COMUNI
LA SITUAZIONE NELLE MARCHE
13 gennaio 2012
Olimpia Gobbi
Luoghi Comuni, movimento piceno di democrazia dal basso
Forum Paesaggio Marche
DemocraziaKmZero
Il Dissesto Idrogeologico Italiano - Andrea Zelioli servizi a rete 2018Andrea Zelioli
Come risulta dai rapporti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente,
le frane in Europa sono per lo più concentrate nelle montagne,
scogliere e aree costiere, e solo ultimamente, molti
paesi, percependo l’importanza di tenere sotto controllo il
fenomeno, stanno inserendo nel dettato normativo norme e
regolamenti in merito.
L’Italia è il paese che, purtroppo, ha il numero dieci volte
maggiore di frane rispetto al resto dei paesi europei.
Economia Circolare - MeetHub! di Social Hub Genova - Cristina PizzornoSocial Hub Genova
MeetHub! di Social Hub Genova - Economia Circolare - Cristina Pizzorno (consulente di AMIU)
L'Economia Circolare ormai è diventata di moda, ma cos’è realmente? Un concetto astratto, che contiene niente o di tutto e di più? Una grande “bufala” oppure è un’opportunità da costruire? E, soprattutto, perché ci riguarda in prima persona? Partiremo dal quotidiano di tutti noi per arrivare al racconto di due progetti di economia circolare, uno che ha ormai molti anni e uno che sta germogliando.
Gli obiettivi principali della circular economy sono l’allungamento della “vita” dei prodotti, contrastando la cosiddetta obsolescenza programmata; la produzione di beni di lunga durata, evitando materiali scadenti ma anche progettando oggetti in grado di essere riparati; le attività di ricondizionamento e la riduzione della produzione di rifiuti, che non vengono più considerati come semplici scarti ma come elementi ricomponibili e rigenerabili.
Presentazione di Paolo Rizzi nell'ambito del seminario sulle "Buone pratiche amministrative" organizzato dal Coordinamento Provinciale per la Pace di Novara il 6 maggio 2006
CEMENTO E BENI COMUNI
LA SITUAZIONE NELLE MARCHE
13 gennaio 2012
Olimpia Gobbi
Luoghi Comuni, movimento piceno di democrazia dal basso
Forum Paesaggio Marche
DemocraziaKmZero
Il Dissesto Idrogeologico Italiano - Andrea Zelioli servizi a rete 2018Andrea Zelioli
Come risulta dai rapporti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente,
le frane in Europa sono per lo più concentrate nelle montagne,
scogliere e aree costiere, e solo ultimamente, molti
paesi, percependo l’importanza di tenere sotto controllo il
fenomeno, stanno inserendo nel dettato normativo norme e
regolamenti in merito.
L’Italia è il paese che, purtroppo, ha il numero dieci volte
maggiore di frane rispetto al resto dei paesi europei.
Economia Circolare - MeetHub! di Social Hub Genova - Cristina PizzornoSocial Hub Genova
MeetHub! di Social Hub Genova - Economia Circolare - Cristina Pizzorno (consulente di AMIU)
L'Economia Circolare ormai è diventata di moda, ma cos’è realmente? Un concetto astratto, che contiene niente o di tutto e di più? Una grande “bufala” oppure è un’opportunità da costruire? E, soprattutto, perché ci riguarda in prima persona? Partiremo dal quotidiano di tutti noi per arrivare al racconto di due progetti di economia circolare, uno che ha ormai molti anni e uno che sta germogliando.
Gli obiettivi principali della circular economy sono l’allungamento della “vita” dei prodotti, contrastando la cosiddetta obsolescenza programmata; la produzione di beni di lunga durata, evitando materiali scadenti ma anche progettando oggetti in grado di essere riparati; le attività di ricondizionamento e la riduzione della produzione di rifiuti, che non vengono più considerati come semplici scarti ma come elementi ricomponibili e rigenerabili.
Presentazione di Paolo Rizzi nell'ambito del seminario sulle "Buone pratiche amministrative" organizzato dal Coordinamento Provinciale per la Pace di Novara il 6 maggio 2006
1. 12MESI
LUGLIO-AGOSTO 2011
7
OPINIONI
di ANTONIO PANIGALLI
C
onclusi i “referendum”
sull’acqua con la vitto-
ria dei sì all’abrogazione
delle norme esistenti, ora
sarebbe opportuno o doveroso fare un
pubblico esame di coscienza per com-
prendere lo stato dell’arte della mala-
gestione, della mancanza di buon senso
e della fetente lottizzazione di un bene
comune (carenze che forse fanno male
quanto le sbandierate gestioni private
sul demanio idrico pubblico).
La media italiana della dispersione
idrica è il 47%: in base ai dati Istat del
2008 quasi un litro su due del bene
più prezioso che ci è donato dalla terra
viene “disperso”.
Le regioni più virtuose dal punto di vi-
sta della dispersione dell’acqua sono
il Trentino Alto Adige con il 26%,
la Lombardia con il 27%, l’Emilia
Romagna con il 32%, meno bene la
Liguria con il 39%, mentre si arriva al
paradosso dell’efficienza con la Puglia
all’87% e la Sardegna all’85%, di di-
spersione ovviamente, con i soliti noti in
pole-position.
Dal 1992, ogni anno il 22 marzo si cele-
bra la Giornata Mondiale dell’Acqua
istituita dall’Onu. Quest’anno i princi-
palielementidellacrisidelsettoreidrico
sono stati rappresentati anche dall’Istat.
Dal rapporto dell’Istituto di statistica
spicca innanzitutto, l’incremento dei
consumi: nel 2008 sono stati erogati
92,5 metri cubi di acqua potabile per
abitante, pari a 253,4 litri al giorno, con
un incremento dell’1,2% negli ultimi
dieci anni (da considerare che i paesi in
via di sviluppo utilizzano mediamente
100 litri di acqua procapite e che quelli
iper industrializzati arrivano a superare i
500 litri giorno/procapite).
Continua a crescere lo spreco nell’indif-
ferenza totale, considerando i consumi
pro capite nei 27 Paesi dell’Unione eu-
ropea per il periodo 1996-2007, l’Ita-
lia presenta valori superiori alla media
europea, pari a circa 85 metri cubi an-
nui per abitante.
In particolare i consumi medi in Italia
risultano inferiori rispetto alla Spa-
gna (100 metri cubi) e al Regno Unito
(110), mentre sono superiori a quelli dei
Paesi Bassi (73) e della Germania (57).
Non è che noi italiani ci laviamo di più,
sono solo soldi, decine di miliardi di
euro, che vengono irresponsabilmente
buttati, nell’indifferenza generale.
Forse la “polis” neppure se ne rende
conto, perché normalmente questa è
una gestione ignota e all’apparenza po-
liticamente “corretta” in favore dell’im-
bonimento dell’opinione pubblica e del
clientelismo (basti pensare alla quantità
di addetti occupati). Ciononostante
ogni anno vengono sprecati circa due i
miliardi di euro.
In Italia l’acqua, per così dire alla fonte,
è pubblica e tale deve restare, ci man-
cherebbe altro, ma, per arrivare dalla
fonte a casa, l’acqua deve essere raccolta
in invasi, deve essere trasportata in con-
dutture, deve essere controllata e purifi-
cata, deve essere smistata e dispacciata
(questo potrebbe farlo anche chiunque
altro dimostri di essere più efficace ed
efficiente).
Chi fa tutto questo oggi in Italia? Lo fan-
noaziendeeorganismiterritorialisottoil
diretto o l’indiretto controllo del potere
politico (e forse partitico/clientelare).
Sono centri di potere e denaro decisa-
mente lottizzati (forse più della Rai) e
più dediti allo spreco sistematico delle
peggioriAsldellaSanità.Accumulanoun
deficit complessivo di circa due miliardi
annui e negli anni hanno gestito l’acqua
pubblica in maniera tale che ora occorre-
rebbero oltre cinquanta miliardi per ave-
re acquedotti efficienti e civili. Efficienti
nel senso di non sprecare la pubblica
risorsa dell’acqua, civili nel senso di non
innaffiare di soldi pubblici “orti e giardi-
ni” della cosiddetta politica di territorio.
In Italia siamo ormai costretti a tirare la
cinghia un po’ su tutto, non si investono
soldi in autostrade informatiche (banda
larga) e neanche in infrastrutture (fer-
rovie ed autostrade del mare) perché chi
governa non ha soldi e chi è governato è
indifferente e/o distratto. Si verificano
così molte sperequazioni tra gli investi-
menti nelle imprescindibili sovvenzioni
degli incentivi alla produzione di energia
elettrica con fonti rinnovabili (fotovoltai-
co,eolico,solaretermico,ecc.),quelliin-
frastrutturali (che spesso vedono la cieca
ostilità territoriale) e gli investimenti che
dovrebbero essere, sempre e comunque,
il vero driver: l’efficienza gestionale.
Forse, non ci si accorge che sono soldi
“buttati” perché non è il Governo che
li mette, non sono denari palesemente
pubblici (anche se sono spesi esclusiva-
mente dal pubblico e dal parapubblico),
arrivano e arriveranno dalle tasche pri-
vate, attraverso il pagamento delle bol-
lette (come al solito).
Quindi, basta pensare solo alla corretta
educazione all’autoriduzione dei con-
sumi, è altrettanto importante non farsi
abbindolare da demagogiche posizioni
che annebbiano la critica civica e ren-
dono possibile la folle malversazione del
bene comune.
Per approfondimenti:
www.eea.europa.eu/it
ACQUA BENE COMUNE
MA… FACCIAMO ACQUA
16/06/11 10.28