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15 ATTUALITÀ 13 NOVEMBRE 2010
Le ultime elaborazioni della CGIA di
Mestre evidenziano una crescita
record dell’indebitamento medio del-
le imprese: negli ultimi dieci anni, l’e-
sposizione finanziaria delle aziende è
praticamente raddoppiata, con un
incremento medio nazionale del
93,6%. Anche considerando l’anda-
mento dell’inflazione (+23%) nel
periodo in questione, emerge il conso-
lidamento della tendenza ad un mag-
giorericorsoall’indebitamentodapar-
te delle imprese italiane, anche se la
crisi sembra aver momentaneamente
arrestato il trend crescente.
«Traletanteragionichespieganoque-
sta impennata», ha spiegato Giuseppe
Bortolussi, segretario della CGIA di
Mestre, «un ruolo determinante l’ha
avuto l’aumento dei ritardi nei paga-
menti registrato in questi ultimi anni».
«Questo tipo di comportamento, adot-
tato da moltissimi committenti», pro-
segue Bortolussi, «ha costretto tantis-
sime piccole imprese a ricorrere a pre-
stiti bancari per far fronte alle quoti-
diane scadenze di pagamento».
Soltanto poche settimane fa, infatti, la
CGIA di Mestre aveva pubblicato un
altro rapporto che stimava in circa 10
miliardi di euro il costo dei pagamen-
ti in ritardo in Italia, e le nuove elabo-
razioni presentate hanno messo in luce
ancora una volta le conseguenze di
questa prassi ormai consolidata.
Nel 2009, l’indebitamento medio di
ciascuna impresa italiana ha toccato i
176.596 euro, e l’esposizione com-
plessiva in termini assoluti con il siste-
ma bancario ha raggiunto i 933 miliar-
di di euro.Alivello provinciale, i livel-
li più elevati di indebitamento sono
stati registrati a Milano, con un impor-
to medio per azienda (418.361 €),
superiore al doppio della media nazio-
nale. Seguono Brescia e Siena (rispet-
tivamente 324.037 € e 296.787 € per
azienda).
L’indebitamento medio delle imprese
veronesi è invece pari a 224.014 €, al
terzo posto nel veneto dopo quello del-
le aziende di Venezia e Treviso.
In termini percentuali, invece, l’au-
mento più sostenuto registrato nell’ul-
timo decennio a livello nazionale spet-
ta alla provincia di Siena (+229,7%),
seguita da Rimini (+191,8%) e Gros-
seto (+156,9%).
Anche a Verona l’incremento è stato a
tre cifre e superiore alla media nazio-
nale, attestandosi al 116%.
Tuttavia in molte province la crisi del
2009 sembra aver arrestato questa cre-
scita, almeno momentaneamente: «Se
dal 1999 al 2008», commenta Borto-
lussi «l’aumento dell’indebitamento è
stato progressivo, con l’avvento della
crisi economica e finanziaria, invece,
si è registrata una inversione di ten-
denza. Tra il 2008 e il 2009,
l’esposizione delle nostre
imprese è diminuita del 2%,
sia per effetto della stretta
creditizia praticata dalla ban-
che sia per la riduzione delle
richieste di prestito avanzate
dalle imprese”.
In questo caso la provincia
scaligera è in linea con la
media nazionale, avendo regi-
strato un -1,9%.
In Veneto, le imprese che han-
no avuto maggiormente a che
fare con gli effetti della crisi
nell’ambito dell’erogazione del credi-
to sono quelle bellunesi, il cui indebi-
tamento nel 2009 è sceso del 10,4%
rispetto all’anno precedente.Se le
imprese si ritrovano a ridurre il loro
livello di indebitamento solo a segui-
to della crisi, le famiglie italiane resta-
no invece le più virtuose d’Europa.
Sempre secondo il CGIA, ogni fami-
glia italiana ha un debito medio, rife-
rito al 2010, pari a 24.512 euro contro
i 37.094 della Germania, i 37.858 euro
dellaFranciaei67.588delRegnoUni-
to. In particolare, i 610,4 miliardi di
euro di debiti in capo ai nuclei fami-
liari italiani incidono sul PIL del Pae-
se solo per il 39,3%, mentre in Fran-
cia il rapporto è del 50,7%, del 61%
in Germania, e addirittura del 100,1%
nel Regno Unito.
Nonostante le difficoltà e il preoccu-
pante aumento dell’indebitamento
familiare (soprattutto nelle fasce più
deboli), bisogna quindi riscontrare che
la tradizionale prudenza delle famiglie
italiane non è venuta meno, giocando
un ruolo importante nell’attutire gli
effetti della crisi.
In modo ben diverso si sono invece
comportate molte aziende, in partico-
lare quelle di dimensioni maggiori:
«Le grandi imprese», evidenzia Bor-
tolussi «hanno privilegiato, in larga
misura, l’investimento di natura spe-
culativa, trascurando, invece, di inve-
stire in nell’innovazione di processo
per migliorare la competitività e dive-
nire quindi più concorrenziali sul mer-
cato domestico e quello internaziona-
le».
Enrico Cavazzuti
Esplosione finanziaria per
le aziende record medio
L’indebitamento medio delle imprese veronesi è pari a 224.014 €
Nella cartella esattoriale deve
essere indicata in modo dettaglia-
to la modalità di determinazione
degli interessi, in modo che il con-
tribuente abbia realmente la pos-
sibilità di verificare i calcoli effet-
tuati dall’Agente della Riscossio-
ne.
Ciò è quanto emerge da una
recente sentenza della Commis-
sione Tributaria Provinciale di
Lecce (sentenza n. 206/02/10,
liberamente scaricabile dal sito
www.studiolegalesances.it –
sezione Documenti), la quale evi-
denzia la mancanza di trasparen-
za delle cartelle esattoriali.
In merito a tale questione, è bene
far presente che da tempo molte
associazioni oltre che vari gruppi
spontaneiadifesadeicontribuen-
ti (si veda ad esempio il sito
www.cartellaesattoriale.it o il
gruppo di facebook “SOS FISCO”
http://www.facebook.com/gro
up.php?gid=118592553830&v=w
all)sonoinprimalineaneldenun-
ciarelatotalemancanzaditraspa-
renza delle cartelle esattoriali.
Recependo proprio questo grido
di allarme, i Giudici di Lecce chia-
riscono che “Il contenuto della
cartella non consente di poter
operare qualsivoglia controllo
dell’operato della Amministra-
zione Finanziaria.
Non vi è dunque trasparenza del-
l’operato dell’Ufficio in violazio-
ne del diritto di difesa del contri-
buente. Ne segue che gli importi
iscritti a ruolo potrebbero essere
probabili ma non anche certi e
dovuti”.
Ne deriva, pertanto, che solo un
atto trasparente e facilmente leg-
gibile(econtrollabile)dapartedel
contribuente può rispettare i
canoni di un atto legittimo, in
quanto non crea alcun dubbio in
merito alle somme richieste.
Infatti, proprio relativamente a
questoaspettoiGiudicichiarisco-
no che “A ben osservare, l’art. 12,
comma 3 (l’ammontare dell’im-
posta dovuta nonché quello degli
interessi, delle soprattasse e del-
le pene pecuniarie) e l’art. 25 non-
ché la ratio dell’abrogato art. 17
del D.P.R. n. 602/73 consente l’i-
scrizione a ruolo dell’importo
dovutoenonanchedisommenon
dovute” e ancora si evidenzia che
“Nel caso di specie l’Amministra-
zione Finanziaria aveva dunque
l’obbligo di provare la legittimità
del proprio operato in tema di
interessi, esternando l’iter segui-
to nella determinazione degli
stessi” (pagina 5 della sentenza).
Alla luce di quanto illustrato,
dunque, per i Giudici di prime
cure NON ESISTE UNA PRE-
SUNZIONE DI LEGITTIMITA’
DELLE SOMME PRETESE DAL-
L’UFFICIO, IL QUALE E’ TENU-
TO A PROVARE LA CORRET-
TEZZA DELLE PROPRIE PRE-
TESE COME UN QUALUNQUE
CREDITORE.
Viene dunque accolta l’eccezione
del contribuente, secondo il qua-
le il comportamento adottato dal-
l’Agente della Riscossione deter-
mina una grave lesione del dirit-
to di difesa poiché “il contenuto
dellacartellanonconsentediope-
rare alcun controllo”.
Oltre a quanto chiarito in senten-
za, poi, si tiene ad evidenziare un
ulteriore aspetto.
È importante sottolineare, infatti,
cheglierrorilegatialcalcolodegli
interessisiripercuotonoanchesul
calcolo dei compensi di riscossio-
ne (cd. aggio) che, come è noto,
sono quantificati in base alle sin-
gole componenti del credito tri-
butario (interessi compresi).
Appare lampante, quindi, come
venga a mancare la certezza del-
le somme richieste dal Concessio-
nario.
Mancando, dunque, il requisito
della trasparenza e della certez-
za, si ritiene che ne derivi la cadu-
cazione del titolo esecutivo (non
più certo, liquido ed esigibile)
“che può essere rilevata anche
d’ufficio in ogni stato e grado del
giudizio ed anche per la prima
volta nel giudizio di cassazione,
trattandosi di presupposto dell’a-
zione esecutiva” (sent. Cassaz.,
sez.III, nr. 9293/2001).
Avv. Matteo Sances
info@studiolegalesances.it
www.studiolegalesances.it
Dalla parte dei consumatori
Cartelle esattoriali: è errato
il calcolo degli interessi

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  • 1. 15 ATTUALITÀ 13 NOVEMBRE 2010 Le ultime elaborazioni della CGIA di Mestre evidenziano una crescita record dell’indebitamento medio del- le imprese: negli ultimi dieci anni, l’e- sposizione finanziaria delle aziende è praticamente raddoppiata, con un incremento medio nazionale del 93,6%. Anche considerando l’anda- mento dell’inflazione (+23%) nel periodo in questione, emerge il conso- lidamento della tendenza ad un mag- giorericorsoall’indebitamentodapar- te delle imprese italiane, anche se la crisi sembra aver momentaneamente arrestato il trend crescente. «Traletanteragionichespieganoque- sta impennata», ha spiegato Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, «un ruolo determinante l’ha avuto l’aumento dei ritardi nei paga- menti registrato in questi ultimi anni». «Questo tipo di comportamento, adot- tato da moltissimi committenti», pro- segue Bortolussi, «ha costretto tantis- sime piccole imprese a ricorrere a pre- stiti bancari per far fronte alle quoti- diane scadenze di pagamento». Soltanto poche settimane fa, infatti, la CGIA di Mestre aveva pubblicato un altro rapporto che stimava in circa 10 miliardi di euro il costo dei pagamen- ti in ritardo in Italia, e le nuove elabo- razioni presentate hanno messo in luce ancora una volta le conseguenze di questa prassi ormai consolidata. Nel 2009, l’indebitamento medio di ciascuna impresa italiana ha toccato i 176.596 euro, e l’esposizione com- plessiva in termini assoluti con il siste- ma bancario ha raggiunto i 933 miliar- di di euro.Alivello provinciale, i livel- li più elevati di indebitamento sono stati registrati a Milano, con un impor- to medio per azienda (418.361 €), superiore al doppio della media nazio- nale. Seguono Brescia e Siena (rispet- tivamente 324.037 € e 296.787 € per azienda). L’indebitamento medio delle imprese veronesi è invece pari a 224.014 €, al terzo posto nel veneto dopo quello del- le aziende di Venezia e Treviso. In termini percentuali, invece, l’au- mento più sostenuto registrato nell’ul- timo decennio a livello nazionale spet- ta alla provincia di Siena (+229,7%), seguita da Rimini (+191,8%) e Gros- seto (+156,9%). Anche a Verona l’incremento è stato a tre cifre e superiore alla media nazio- nale, attestandosi al 116%. Tuttavia in molte province la crisi del 2009 sembra aver arrestato questa cre- scita, almeno momentaneamente: «Se dal 1999 al 2008», commenta Borto- lussi «l’aumento dell’indebitamento è stato progressivo, con l’avvento della crisi economica e finanziaria, invece, si è registrata una inversione di ten- denza. Tra il 2008 e il 2009, l’esposizione delle nostre imprese è diminuita del 2%, sia per effetto della stretta creditizia praticata dalla ban- che sia per la riduzione delle richieste di prestito avanzate dalle imprese”. In questo caso la provincia scaligera è in linea con la media nazionale, avendo regi- strato un -1,9%. In Veneto, le imprese che han- no avuto maggiormente a che fare con gli effetti della crisi nell’ambito dell’erogazione del credi- to sono quelle bellunesi, il cui indebi- tamento nel 2009 è sceso del 10,4% rispetto all’anno precedente.Se le imprese si ritrovano a ridurre il loro livello di indebitamento solo a segui- to della crisi, le famiglie italiane resta- no invece le più virtuose d’Europa. Sempre secondo il CGIA, ogni fami- glia italiana ha un debito medio, rife- rito al 2010, pari a 24.512 euro contro i 37.094 della Germania, i 37.858 euro dellaFranciaei67.588delRegnoUni- to. In particolare, i 610,4 miliardi di euro di debiti in capo ai nuclei fami- liari italiani incidono sul PIL del Pae- se solo per il 39,3%, mentre in Fran- cia il rapporto è del 50,7%, del 61% in Germania, e addirittura del 100,1% nel Regno Unito. Nonostante le difficoltà e il preoccu- pante aumento dell’indebitamento familiare (soprattutto nelle fasce più deboli), bisogna quindi riscontrare che la tradizionale prudenza delle famiglie italiane non è venuta meno, giocando un ruolo importante nell’attutire gli effetti della crisi. In modo ben diverso si sono invece comportate molte aziende, in partico- lare quelle di dimensioni maggiori: «Le grandi imprese», evidenzia Bor- tolussi «hanno privilegiato, in larga misura, l’investimento di natura spe- culativa, trascurando, invece, di inve- stire in nell’innovazione di processo per migliorare la competitività e dive- nire quindi più concorrenziali sul mer- cato domestico e quello internaziona- le». Enrico Cavazzuti Esplosione finanziaria per le aziende record medio L’indebitamento medio delle imprese veronesi è pari a 224.014 € Nella cartella esattoriale deve essere indicata in modo dettaglia- to la modalità di determinazione degli interessi, in modo che il con- tribuente abbia realmente la pos- sibilità di verificare i calcoli effet- tuati dall’Agente della Riscossio- ne. Ciò è quanto emerge da una recente sentenza della Commis- sione Tributaria Provinciale di Lecce (sentenza n. 206/02/10, liberamente scaricabile dal sito www.studiolegalesances.it – sezione Documenti), la quale evi- denzia la mancanza di trasparen- za delle cartelle esattoriali. In merito a tale questione, è bene far presente che da tempo molte associazioni oltre che vari gruppi spontaneiadifesadeicontribuen- ti (si veda ad esempio il sito www.cartellaesattoriale.it o il gruppo di facebook “SOS FISCO” http://www.facebook.com/gro up.php?gid=118592553830&v=w all)sonoinprimalineaneldenun- ciarelatotalemancanzaditraspa- renza delle cartelle esattoriali. Recependo proprio questo grido di allarme, i Giudici di Lecce chia- riscono che “Il contenuto della cartella non consente di poter operare qualsivoglia controllo dell’operato della Amministra- zione Finanziaria. Non vi è dunque trasparenza del- l’operato dell’Ufficio in violazio- ne del diritto di difesa del contri- buente. Ne segue che gli importi iscritti a ruolo potrebbero essere probabili ma non anche certi e dovuti”. Ne deriva, pertanto, che solo un atto trasparente e facilmente leg- gibile(econtrollabile)dapartedel contribuente può rispettare i canoni di un atto legittimo, in quanto non crea alcun dubbio in merito alle somme richieste. Infatti, proprio relativamente a questoaspettoiGiudicichiarisco- no che “A ben osservare, l’art. 12, comma 3 (l’ammontare dell’im- posta dovuta nonché quello degli interessi, delle soprattasse e del- le pene pecuniarie) e l’art. 25 non- ché la ratio dell’abrogato art. 17 del D.P.R. n. 602/73 consente l’i- scrizione a ruolo dell’importo dovutoenonanchedisommenon dovute” e ancora si evidenzia che “Nel caso di specie l’Amministra- zione Finanziaria aveva dunque l’obbligo di provare la legittimità del proprio operato in tema di interessi, esternando l’iter segui- to nella determinazione degli stessi” (pagina 5 della sentenza). Alla luce di quanto illustrato, dunque, per i Giudici di prime cure NON ESISTE UNA PRE- SUNZIONE DI LEGITTIMITA’ DELLE SOMME PRETESE DAL- L’UFFICIO, IL QUALE E’ TENU- TO A PROVARE LA CORRET- TEZZA DELLE PROPRIE PRE- TESE COME UN QUALUNQUE CREDITORE. Viene dunque accolta l’eccezione del contribuente, secondo il qua- le il comportamento adottato dal- l’Agente della Riscossione deter- mina una grave lesione del dirit- to di difesa poiché “il contenuto dellacartellanonconsentediope- rare alcun controllo”. Oltre a quanto chiarito in senten- za, poi, si tiene ad evidenziare un ulteriore aspetto. È importante sottolineare, infatti, cheglierrorilegatialcalcolodegli interessisiripercuotonoanchesul calcolo dei compensi di riscossio- ne (cd. aggio) che, come è noto, sono quantificati in base alle sin- gole componenti del credito tri- butario (interessi compresi). Appare lampante, quindi, come venga a mancare la certezza del- le somme richieste dal Concessio- nario. Mancando, dunque, il requisito della trasparenza e della certez- za, si ritiene che ne derivi la cadu- cazione del titolo esecutivo (non più certo, liquido ed esigibile) “che può essere rilevata anche d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio ed anche per la prima volta nel giudizio di cassazione, trattandosi di presupposto dell’a- zione esecutiva” (sent. Cassaz., sez.III, nr. 9293/2001). Avv. Matteo Sances info@studiolegalesances.it www.studiolegalesances.it Dalla parte dei consumatori Cartelle esattoriali: è errato il calcolo degli interessi