2. Ἒρως με δηὒτε Κῦπριδος ϝέκατι γλυκύς
κατείβων καρδίαν ἱαίνει...
Amore di nuovo a un cenno di Afrodite dolce
stillando mi riaccende il cuore…
3. La vita
Alcmane operò a Sparta nella seconda
metà del VII secolo. Incerto il luogo della
sua nascita: Messoa, in Laconia (Suda),
Lidia o Sardi (più accreditata perché
basata sul frammento 16). Il nome Ἀλκμάν
è il dorico di Ἀλκμέων. Secondo fonti non
molto attendibili lui era uno schiavo
liberato per le sue capacità artistiche.
Alcmane è integrato nelle attività socio-
politiche di Sparta. I suoi frammenti non
hanno una datazione precisa a causa
della mancanza di riferimenti a eventi
storici. Alcmane fu l’iniziatore dei Parteni.
4. MelicaCorale
Il poeta corale era:
Autore dei versi;
Musicista;
Corego.
I coreuti erano in genere dello stesso sesso e della stessa
età. I committenti erano istituzioni pubbliche e, dal VI
secolo a.C., uomini di potere.
Il poeta incaricato era vincolato da una serie di elementi:
Adesione al sistema dei valori aristocratici;
Celebrazione della personalità del destinatario;
Attenzione al contesto specifico del componimento.
Si sviluppò nelle aree di dialetto
dorico, nella Grecia occidentale e
nel Peloponneso.
Le caratteristiche stilistiche:
La tendenza allo scorcio;
La selezione dei particolari;
Gli aggettivi composti;
Il decorativismo;
Gli epiteti omerici.
5. Sparta
Nel VII secolo a.C. Sparta era un centro di
grande fervore creativo che attirava artisti di
diversa origine. Durante le feste religiose si
organizzavano infatti gare solistiche di canto
accompagnate dalla cetra (citarodia). Al νόμος
citarodico solistico diede il suo contributo
Terpandro. Una delle invenzioni da lui
introdotte riguardò la sostituzione della cetra
dorica a quattro corde con quella a sette corde.
A lui Pindaro attribuisce l'invenzione di un altro
strumento musicale: il βαρβίτος. I massimi
esponenti della lirica a Sparta furono però
Tirteo e Alcmane. Quest'ultimo scrisse
soprattutto liriche amorose che furono
utilizzate nelle feste religiose.
6. Frammento 16
<<Non era un uomo rustico, non era uno sciocco
neppure a confronto dei saggi, non era Tèssalo
né d’Erìsiche, e neppure un pastore: era
dell’alta Sardi>>
7. Alcmane si distinse soprattutto nella
composizione di parteni, canti sacri processionali
intonati da cori di fanciulle (παρθένος vuol dire
appunto <<fanciulla, vergine>>). I cori che
intonavano i parteni di Alcmane erano formati da
fanciulle provenienti da famiglie aristocratiche o
legate alla famiglia reale; le ragazze erano
verosimilmente coetanee tra loro e pertanto
compagne. Il coro, tuttavia , si presentava con i
caratteri di una vera e propria comunità, con
figure dominanti che rappresentavano il modello
a cui il resto della comunità doveva ispirarsi. Ad
esempio, la corega occupava una posizione
privilegiata; verso di lei le fanciulle provavano
ammirazione , ma allo stesso tempo forte
attrazione e senso di inferiorità.
.
Partenio
8. Parteni e Cerimonie Di Iniziazione
I parteni erano strettamente vincolati a occasioni comunitarie che scandivano le fasi
conclusive della cosiddetta iniziazione tribale, ovvero il momento in cui le fanciulle,
dopo aver compiuto il loro percorso educativo, facevano il loro ingresso nella
comunità degli adulti, passando dalla fase adolescenziale a quella della maturità
culminante nel matrimonio. A sparta i vari momenti di questo passaggio ricadevano
sotto la tutela di precise divinità: ad Apollo e ad Artemide erano affidati i vari aspetti
della κουροτροφία, cioè dell'educazione di fanciulli, mentre Era e Afrodite
sovrintendevano tutto ciò che riguardava il matrimonio. Nel partenio del Louvre
Agesicora ed Agido vengono fuori dalla notte che significa ancora, per le giovani
coreute, il periodo di emarginazione e di caos dell’iniziazione tribale per apparire, nella
loro bellezza, alla completa luce del giorno che rappresenta l’ordine adulto. Senza
dubbio, il momento di passaggio dalla notte al giorno che ha il ruolo di quadro
temporale all’esecuzione del poema di Alcmane non è che la materializzazione di
questo passaggio iniziatico.
9. Struttura del Partenio
Già qui, nella poesia corale ai suoi albori, si afferma un impianto costruttivo che prevede un
“programma” con elementi fissi:
il mito con la sua forza paradigmatica e celebrativa;
la gnome, che rende espliciti i valori espressi dal mito;
l’attualità, cioè l’occasione per cui il partenio è stato composto.
10. Il partenio del LouvreIl partenio del Louvre
Il cosiddetto “grande partenio'' è il frammento più
ampio che possediamo di Alcmane: trasmesso su papiro
e oggi conservato al Louvre. Si tratta di un canto
destinato a un coro di ragazze che stanno portando un
φαγος, quasi certamente un manto, ad Aotis, una
divinità femminile identificata di solito con Afrodite,
ma da alcuni con Elena o con Afrodite. La parte che
possediamo(un centinaio di versi circa),priva dell'inizio
e della fine, inizia raccontando il mito di Ippocoonte.
Costui aveva cacciato da Sparta il fratellastro Tindaro,
ed era stato per questo punito (da Eracle, secondo una
versione) con la morte di dieci dei suoi figli. Il poeta a
questo punto osserva che esiste una vendetta da parte
degli dei. Quindi prosegue con le lodi di Agido, una delle
fanciulle del coro, e della corifea Agesicora,
paragonandole a cavalle di razza. L'elogio delle ragazze
del coro fa parte delle caratteristiche del genere
partenio, insieme a quello della dea in onore della quale
era cantato.
12. Focus sul notturno
Εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες
πρώονές τε καὶ χαράδραι
φῦλά τʼ ἑρπέτ' ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα
θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν
καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·
εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων.
Dormono le cime dei monti e le
gole,
i picchi e i dirupi,
e le famiglie di animali, quanti
nutre la nera terra,
e le fiere abitatrici dei monti e la
stirpe delle api
e i mostri negli abissi del mare
purpureo;
dormono le schiere degli uccelli
dalle larghe ali.
13.
14. Il Senso Della Natura Nel Notturno di Alcmane
Nel notturno (fr. 159 C.) si può notare come
Alcmane utilizza la descrizione di un paesaggio
notturno nel quale tutti gli elementi della natura
dormono profondamente, dai monti ai burroni,
dai boschi agli animali, sia quelli terrestri sia i
pesci e gli uccelli. La descrizione della natura
presente in questi versi, tuttavia, non sarà stata in
se conclusa, perché nella letteratura greca arcaica
la natura non è mai chiamata in causa per
semplice gusto descrittivo: secondo alcuni, la
quiete della natura si sarebbe contrapposta
all'inquietudine interiore dell'io lirico, come ad
esempio in Saffo; è però più probabile che i versi
siano appartenuti a un partenio eseguito in
occasione di una παννιυχίς, una festa notturna, o
abbiano preparato a un'epifania divina, cioè
all'apparizione di una divinità invocata in una
festa religiosa.
15. Senso Della Natura In Alcmane
La poesia dei parteni e quella dei frammenti
"autobiografici" è espressione di una dimensione
soggettiva e attuale . Vi sono però dei brani in cui
Alcmane sembra tendere ad una descrizione
oggettiva della realtà di una natura selvaggia e
incontaminata, su cui aleggia un che di misterioso
e sacro. Sono soprattutto i silenzi e le solitudini
che affascinano il poeta: sulle cime di monti egli
colloca il rito celebrato da un enigmatico
personaggio femminile, probabilmente una
sacerdotessa di Dioniso, e dalle cime dei monti ha
inizio la solenne sinfonia del celebre e
imitatissimo "notturno", il cui paesaggio si allarga
poi a comprendere l'intero universo delle
creature viventi.
16. Il notturno e la quiete nella letteratura
italiana: Gabriele D'Annunzio
O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di
sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua
giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non
grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.
Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme...
O falce calante, qual mèsse di
sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua
giù!
17. Salvatore Quasimodo
Notte, serene ombre,
culla d'aria,
mi giunge il vento se in te mi spazio,
con esso il mare odore della terra
dove canta alla riva la mia gente
a vele, a nasse,
a bambini anzi l'alba desti.
Monti secchi, pianure d'erba prima
che aspetta mandrie e greggi,
m'è dentro il male vostro che mi scava.
18. Giovanni Pascoli
E s'aprono i fiori notturni,
nell'ora che penso a' miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l'ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l'odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l'erba sopra le fosse.
Un'ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l'aia azzurra
va col suo pigolìo di stelle.
Per tutta la notte s'esala
l'odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s'è spento...
E' l'alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l'urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
La fama di Alcmane era di poeta d’amore, che però nei frammenti pervenuti si presenta più lievemente che passionalmente
Fu definito da ateneo principe della poesia d’amore.
100 frammenti. Background miti. Lucidità e concisione. Consapevolezza della sua arte.
cioè in una situazione in cui l'io fa sentire la sua voce hic et nunc
non però quella intimistica e quotidiana che contraddistingue i frammenti dedicato al cibo e alla mensa ma quella
, assopite nell'oscurità della stessa notte di cui altri monti remoti e favolosi segnano il confine
Come quello di Alcmane il notturno è un componimento ispirato alla notte. In origine indicava un qualsiasi brano pensato per l’esecuzione notturna, divenne celebre nel '700 come un tipo di composizione per piccola orchestra o per complessi di soli strumenti a fiato. Nel 1800 si rivoluziona completamente l'idea di notturno: fu prima composizione a due o tre voci, poi acquisisce una forma di composizione per lo più pianistica, con un carattere pacato e patetico
Ma come nasce l’idea del notturno? In questo periodo si sviluppa molto l’idea di romanticismo ed il pianoforte, ormai già sviluppato, aveva riempito ogni salotto. C’era dunque la necessità di occupare mani poco esperte e vogliose di spartiti carichi πὰθος e sentimenti. Il notturno DOVEVA essere tra gli spartiti di tutti gli appartenenti alla classe agiata.
Il primo vero scrittore di notturni fu il pianista irlandese John Field, ne è infatti considerato il creatore.
Sul modello dell'irlandese, F. Chopin compose i suoi primi notturni, perfezionandone via via la forma, riuscendo ad inebriare gli spettatori.
Chopin può non essere considerato solo un compositore, spesso i suoi brani assumono quasi l'aspetto di un declamato lirico e sentimentale.
Al pathos romantico, insito nella musicalità divenuta propria di questa forma, non bastarono sempre i limiti timbrici del pianoforte e si cercarono nei colori più vividi e più sensitivi dell'orchestra i mezzi più atti a contenerlo e a esprimerlo. Esempio tipico il Notturno op. 61 n. 7 di F. Mendelssohn-Bartholdy, pensato per musicare l'opera shakespeariana Sogno di una notte di mezza estate.