Questi documenti sono stati realizzati dall’alunna della classe 4°H del Liceo Scienze Umane Economico Sociale Fabio Besta di Milano, nell’anno scolastico 2017-2018, con il progetto di alternanza scuola lavoro e sono il frutto della consultazione, analisi ed elaborazione di documenti dell’archivio storico del Museo Martinitt e Stelline di Milano. Rappresentano fonti scritte di memoria del lavoro.
2. INDICE
1. Introduzione generale
2. Grafici riguardanti i dati raccolti
- Di chi era orfano
- Composizione familiare
- Età di ammissione
- Anni di permanenza
- Lavoro maschile
- Lavoro femminile
- Lavoro dell'organo (officina interna e esterna)
3. Istruzione artiera e collocamento lavorativo dei Martinitt tra ‘800 e ‘900
4. Domicilio dei Martinitt prima dell'essere ammessi in orfanotrofio
5. La Prima Guerra Mondiale
6. Roberto Cozzi: Martinitt morto durante la Prima Guerra mondiale
7. La storia di un Martinitt degli anni 30: Gianfranco Pilotti
3. La celebre struttura che ospitava i Martinitt fu
fondata a Milano nel XVI secolo per volere di
un sacerdote di nome Gerolamo Emiliani, di
origine veneta, e del duca Francesco II
Sforza.
Milano, durante il Rinascimento era colpita
da guerre, pestilenze, fame e gli abbandoni
di minori erano all’ordine del giorno.
L’istituto era dedicato solo agli orfani
indigenti, senza madre o padre.
I ragazzi qui venivano chiamati Martinitt
ovvero “piccoli Martini”.
4. All'interno del fascicolo di ogni Martinitt sono
presenti numerose informazioni riguardanti
la vita in orfanotrofio e la famiglia d'origine
C’è stato chiesto di raccogliere i seguenti
dati:
1. Di chi era orfano
2. La composizione familiare
3. L’età di ammissione
4. Gli anni di permanenza
5. I lavori degli uomini (padre, fratelli e
tutore dell’ orfano)
6. I lavori delle donne (madre e sorelle)
7. I lavori nelle officine interne
8. I lavori al di fuori dell’orfanotrofio
9. Residenza degli orfani prima dell’
entrata in orfanotrofio
5. padre
Analizzando i dati possiamo notare che in generale gli orfani che venivano affidati
all’istituto erano principalmente orfani di padre. Pochi erano orfani di entrambi e,
solo dopo la Prima Guerra Mondiale, tra i fascicoli analizzati, sono presenti solo 3
orfani di madre
Unità
analizzate:
30
Unità
analizzate:
105
51
Prima
dell’ Unità
d’Italia
Dopo
l’Unità
d’Italia
Dopo la
Prima
Guerra
Mondiale
Dopo la
Seconda
Guerra
Mondiale
Unità
analizzate: 53
Unità
analizzate: 41
6. Come si può notare le famiglie erano molto numerose. Mano a mano che si va avanti con gli
anni, però, diminuisce il numero di figli. Prima dell’Unità d’Italia erano presenti anche 11 figli,
dopo la II Guerra mondiale il numero di figli diminuisce drasticamente.
Prima
dell’ Unità
d’Italia
Dopo
l’Unità
d’Italia
Dopo la
Prima
Guerra
Mondiale
Dopo la
Seconda
Guerra
Mondiale
Unità
analizzate: 24
Unità
analizzate:
102
Unità
analizzate: 47
Unità
analizzate: 32
7. Da regolamento l‘età d'ammissione era compresa tra i 6 e i 12 anni.
Osservando i grafici, i bambini venivano ricoverati in orfanotrofio in media tra i 9 e gli
11 anni
Prima dell’ Unità d’Italia Dopo l’Unità d’Italia
Dopo la
Prima
Guerra
Mondiale
Dopo la
Seconda
Guerra
Mondiale
Unità
analizzate: 13
Unità
analizzate:
101
Unità
analizzate: 51
Unità
analizzate: 42
8. I bambini, dopo essere stati affidati all’orfanotrofio, vi rimanevano per anni, mediamente
per 9/10 anni. Erano 3 i modi per essere dimessi dall’ orfanotrofio: si poteva essere
espulsi, compiuta la maggiore età o attraverso una richiesta di dimissioni anticipata da
parte della famiglia o del tutore per un miglioramento delle condizioni economiche
Prima
dell’ Unità
d’Italia
Dopo
l’Unità
d’Italia
Dopo la
Prima
Guerra
Mondiale
Dopo la
Seconda
Guerra
Mondiale
Unità
analizzate: 27
Unità
analizzate:
111
Unità
analizzate: 52
Unità
analizzate: 42
9. Nel tempo cambia la tipologia di lavori. I dati si riferiscono sia ai lavori degli orfani, sia a quelli
dei familiari di sesso maschile.
Prima
dell’ Unità
d’Italia
Dopo
l’Unità
d’Italia
Dopo la
Prima
Guerra
Mondiale
Dopo la
Seconda
Guerra
Mondiale
Unità
analizzate: 9
Unità
analizzate: 43
Unità
analizzate: 43
Unità
analizzate: 37
10. Nell’800 la donna non era ritenuta adatta per lavorare. Il suo ruolo era quello di curare la
famiglia. Negli anni questa visione è cambiata e, nonostante molte fossero casalinghe, anche le
donne si sono inserite nel mondo del lavoro. I mestieri più diffusi erano la sarta e l’operaia
Prima dell’ Unità d’Italia Dopo l’Unità d’Italia
Dopo la
Prima
Guerra
Mondiale
Dopo la
Seconda
Guerra
Mondiale
Unità
analizzate: 3
Unità
analizzate: 39
Unità
analizzate: 26
Unità
analizzate: 26
11. Presso l’orfanotrofio di Milano l’istruzione artiera, tramite la pratica nelle officine, risaliva al XVI; si conservò fino al
1854. Dal 1854 le officine principali si ampliarono: orologiaio, cesellatore, macchinista, fabbro-ferraio, falegname,
tornitore, legatore di libri, tipografo, sarto e calzolaio.
Per l’orfanotrofio queste nuove officine interne si rivelarono un problema: i contratti prevedevano una retribuzione
troppo elevata degli insegnanti e, inoltre, ciò che veniva prodotto non veniva successivamente utilizzato.
Si chiusero molte officine, a eccezione di quella tipografica, del falegname, del meccanico e del cesellatore.
Successivamente l’orfanotrofio si affidò a officine esterne, attraverso contratti di apprendistato.
In generale gli orfani erano molto richiesti dal mercato del lavoro milanese.
12. All’ interno dell’ orfanotrofio si incominciava a lavorare a 13 anni. Si imparavano
mestieri. I più diffusi erano il tipografo, il litografo, il falegname e il meccanico
Prima
dell’ Unità
d’Italia
Dopo
l’Unità
d’Italia
Dopo la
Prima
Guerra
Mondiale
Dopo la
Seconda
Guerra
Mondiale
Unità
analizzate: 9
Unità
analizzate:
15
Unità
analizzate: 3
Unità
analizzate:38
13. Molte volte, l’orfanotrofio indirizzava verso una ditta, che durante la permanenza nella
struttura e successivamente all’uscita, avrebbe potuto garantire un posto di lavoro. I lavori più
praticati erano il tipografo e il meccanico.
Prima dell’ Unità d’Italia Dopo l’Unità d’Italia
Dopo la Prima Guerra Mondiale Dopo la Seconda Guerra Mondiale
Unità
analizzate: 3
Unità
analizzate: 21
Unità
analizzate: 9
Unità
analizzate: 15
14. Avendo trovato il domicilio degli orfani nei singoli fascicoli,
possiamo approfondire la distribuzione abitativa delle famiglie
povere di Milano (dal 1800 a circa il 1960).
Le zone povere milanesi inizialmente erano situate nel centro della
città. Molte erano le abitazioni che si trovavano vicino al Duomo, a
Brera e al Castello.
In generale, poi, erano tanti gli orfani che provenivano da zone
come Porta Romana e Porta Ticinese.
Nel corso del tempo le famiglie povere si sono spostate in periferia;
analizzando i grafici, si può vedere come le famiglie d’ origine dei
Martinitt hanno iniziato a occupare quartieri come Lambrate, San
Siro e Isola.
MILANO: DOVE ABITAVANO I
MARTINITT?
18. La Prima Guerra Mondiale
rappresenta il primo conflitto di
dimensioni internazionali in quanto
vide coinvolti 28 paesi. Iniziò nel
1914 e terminò nel 1918. I segnali
per lo scoppio della Prima Guerra
Mondiale sono individuabili dal 28
giugno 1914, quando un bosniaco,
Gavrilo Princip, uccise l’arciduca d’
Austria-Ungheria Francesco
Ferdinando e la moglie a Sarajevo.
L’Austria-Ungheria riteneva che la
Serbia fosse colpevole
dell’assassinio e le diede un
ultimatum. La Serbia lo rifiutò e il 28
luglio 1914 l’Austria-Ungheria,
avendo l’appoggio della Germania,
le dichiarò guerra.
19. L’Austria dichiara guerra
alla Serbia
La Russia si schiera con la
Serbia contro l’Austria
La Germania si schiera con
l’Austria e si mobilita contro
la Russia
La Francia entra in guerra
contro la Germania
TRIPLICE ALLEANZA
(1882)
(l’Italia resta neutrale)
L’Inghilterra va in soccorso
della Francia
TRIPLICE INTESA
(1907)
20. LA GUERRA
FRONTE
ORIENTALE
FRONTE
OCCIDENTALE
I tedeschi entrano in
Belgio (neutrale) per
poi entrare in
Francia
BATTAGLIA DELLA
MARNA(6/8/1914)
Finedellaguerra
lampoeiniziodella
guerraditrincea I francesi
respingono i
tedeschi Scontri tra esercito
russo, austriaco e
tedesco
BATTAGLIA DÌ
VERDUM
(1916)
2 milioni di morti alla fine
del 1916
FRONTE
TURCOFrancesi e
inglesi
prendono
possedimenti
in Medio
Oriente alla
Turchia
OCEANO
ATLANTICO E
MARE DEL
NORD
I tedeschi con i
sommergibili affondano
navi inglesi e americane
ITALIA
Patto di
Londra (aprile
1915)
Accordo
segreto
con l’
intesa
Dichiara guerra
all’Austria
(25/5/1915)
Per decisione del governo a cui il re
aveva dato pieni poteri, contro la
volontà popolare e in cambio di
contropartite territoriali
21. CAUSE VERE E PROPRIE
Tensioni politiche
tra le potenze
Ragioni
economiche
Corsa agli
armamenti
Tra la Francia e la
Germania:
La Francia voleva
riprendersi le
regioni dell’Alsazia
e della Lorena
Tra Austria e
Russia:
La Russia voleva
espandersi nei
Balcani
Le potenze
volevano
espandersi per
ragioni
economiche
La Germania e la
Gran Bretagna si
contendevano la
leadreship sui
mari
Le potenze
facevano a gara
per la supremazia
militare e per
questo
potenziavano
flotte e eserciti
22. LA FINE
1917
La Russia si
ritira
E’ scoppiata la
guerra russa o
bolscevica e
la situazione
economica è
drastica.
Entrano in guerra
gli Stati Uniti
Il presidente
Wilson
decide di
intervenire
per motivi
economici e
per aiutare
Francia e
Inghilterra
Il loro
intervento è
stato
decisivo per
la sconfitta
della
Germania e
dell’Austria
1918
Interviene
Benedetto XV
A settembre si
ritirano Bulgaria
e Turchia che
erano alleate
con la Germania
In Germania scoppia una
rivolta popolare, il re
scappa e si proclama la
repubblica
In Austria c’erano rivolte interne e
il popolo voleva l’indipendenza
4/11/1918: Austria firma
pace
11/11/1918: Germania
firma pace
Unannodoposicrea
laSocietàdelleNazioni
Unite
23. CONSEGUENZE DELLA PRIMA GUERRA
MONDIALE
1 Crollano quattro imperi:
• Austro-ungarico
• Russo
• Tedesco
• Turco
2 Nascono nuove nazioni
3 Gli stati uniti emergono come potenza mondiale il primato europeo si indebolisce
24. Numerosi sono i Martinitt che hanno partecipato
alla prima guerra mondiale e tantissimi di questi
hanno addirittura vinto delle medaglie al valore
per delle loro azioni compiute durante la guerra.
Alcuni hanno addirittura perso la loro vita per
tutelare e combattere per la loro patria.
L’ orfanotrofio di Milano, per onorare la memoria
dei Martinitt morti in guerra e decorati con
medaglie al valore, ha creato una giornata
dedicata a loro nel quale gli ha destinato alcune
aule scolastiche.
Analizzando alcuni fascicoli, ho creato 2
biografie riguardanti 2 Martinitt; uno di questi
aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale,
era morto ed era stato decorato con la medaglia
d’oro: era Roberto Cozzi
25. COZZI ROBERTO
“Non appena sferrato l’attacco avanzò alla testa del proprio
plotone, ed oltrepassato il primo ordine di reticolati, accortosi
che da una buca mascherata con un telo da tenda, una
mitragliatrice nemica tirava sul fianco di una nostra colonna,
aggirò l’arma avversaria e mediante il lancio di petardi ne uccise
i serventi, s’impossessò dell’arma stessa, rivolgendola tosto
contro il nemico. Gravemente ferito, rimase al suo posto e poco
dopo fu ritrovato bocconi sull’ arma, colpito da una decina di
proiettili. Fulgido esempio di eroismo e alto sentimento del
dovere”
E’ così che mi ricordano ed è così che sono morto, combattendo per la
mia patria, sul Monte Valibella il 20 giugno 1918.
Sono Roberto Cozzi, nato il 23 febbraio 1893 a Milano. Dopo essere
stato chiamato sotto le armi e successivamente arruolato al IX
Reggimento Fanteria, ho combattuto per la mia nazione per anni,
durante la Prima Guerra Mondiale. Grazie a questa mia eroica azione,
come ricompensa al valor militare, mi hanno attribuito la medaglia d’oro
in seguito alla mia morte.
Molteplici sono state le gratificazioni che sono state realizzate per la
mia persona in particolar modo dall’ Orfanotrofio maschile di Milano al
quale, da bambino, ero stato affidato.
Per ricordare tutti i Martinitt caduti in guerra che hanno ricevuto
anche riconoscimenti per le azioni compiute, hanno pubblicato un
Cozzi Roberto: eroe di gu
26. caduti in guerra e decorati alcune aule della scuola elementare maschile
in via Corridoni 34.
Sarò sempre grato all’ orfanotrofio maschile di Milano che mi ha dato
una casa quando ne avevo bisogno. Successivamente alla morte di mio
padre avvenuta il 16 febbraio 1901, il 26 agosto 1901 mia madre mi ha
affidato a questa struttura data la difficile situazione in cui ci
trovavamo; vivevamo in cinque in una casa composta da una sola camera
e mia madre, con il suo lavoro da lavandaia, non era in grado di
sostenere me e i miei 3 fratelli. Così decise di affidarmi a questo
Istituto di Orfani nel quale venni definitivamente ammesso il 10
dicembre 1901. Oltre ad avermi educato e mantenuto, mi hanno fornito
una buona istruzione; ero abbastanza bravo a scuola e la mia condotta
era ottima. Mi ha anche garantito un lavoro per quando sarei stato
dimesso. Prima di andare in guerra infatti lavoravo come orefice presso
la Ditta Fiori e guadagnavo 2₤ settimanali.
Con le mie dimissioni dall’ orfanotrofio, avvenute il 13 agosto 1910, la
mia vita è cambiata. Mia madre si è risposata con un altro uomo e io
avevo un lavoro stabile ma la guerra è stata il cambiamento più
significativo. Non rimpiango niente, sono morto per salvare i miei
compagni e per proteggere e fare onore alla mia patria
Roberto Co
27. Milano, io ero uno di questi; ero un Martinitt.
Mi chiamo Pilotti Gianfranco, sono nato il 26 marzo 1931 e pochi giorni
dopo sono stato battezzato. I miei genitori si chiamano Pompeo e
Carolina e ho una sorella maggiore di nome Bruna. Mia madre era una
guardarobiera, guadagnava 100₤ mensili, ma purtroppo si è ammalata di
bronchite polmonare ed è stata costretta a rimanere a casa
successivamente ad essere stata ricoverata. Mio padre era un
magazziniere e purtroppo è morto per polmonite tre anni dopo la mia
nascita. Io e la mia famiglia ci siamo ritrovati a vivere in una casa
piccolissima, con una sola camera e un cucinino, in via Pompazzi 5. A
causa delle gravi condizioni in cui ci trovavamo mia madre è stata
costretta ad affidare me e mia sorella agli orfanotrofi di Milano.
Sono definitivamente diventato un Martinitt il 4 aprile 1939.
Inizialmente pensavo che mi avessero mandato lì perché ero cattivo ma
poi ho capito che mia madre lo ha fatto solamente per evitare di
lasciarmi da solo in strada mentre lei era a lavorare. Alla fine dei conti
ero contento di essere in orfanotrofio perché lì potevo avere
un’educazione e potevo essere mantenuto meglio di come sarei stato
curato a casa nonostante sentissi la mancanza di mia madre.
Ho iniziato immediatamente gli studi e sono riuscito ad arrivare fino alla
quinta elementare. Ero abbastanza bravo a scuola. Tutti dicevano che
ero portato per il disegno infatti una delle mie più grandi aspirazioni era
quella di diventare tipografo.
In generale ero un ragazzo molto socievole, mi piaceva parlare e giocare
con tutti, ero molto religioso e facevo parte della G.I.L. Ero una persona
Io ero un
Martinitt
28. sempre riconosciuto il fatto che ero buono ed educato e che, con il
passare degli anni all’ interno dell’orfanotrofio, questi miei aspetti sono
migliorati notevolmente.
Fisicamente sono sempre stato molto magro tanto che il medico mi ha
anche prescritto una cura arsenicale di ferro per cercare di migliorare
le mie condizioni. Vedendomi, anche mia madre si è preoccupata per la
mia salute e, per questo motivo, ha richiesto attraverso una lettera le
dimissioni anticipate dall’ orfanotrofio. Il Consiglio non riteneva che la
pretesa fosse corretta in quanto ritenevano che il mio stato non era
così pessimo e che farmi ritornare a casa avrebbe peggiorato solamente
la mia situazione dato che sicuramente mi sarebbero stati forniti, sia in
quantità che in qualità, più alimenti e cure all’ interno dell’orfanotrofio
che dalla mia mamma. Nonostante questo, successivamente alle continue
pressioni da parte di mia madre, mi hanno concesso le dimissioni
anticipate sollecitando lei stessa ad assumersi la piena responsabilità
della mia persona. Sono tornato a casa il 15 settembre 1942.
Poco tempo dopo, mia madre si è sposata con un altro uomo e anche in
questo caso ha richiesto le dimissioni anticipate di mia sorella dall’
orfanotrofio femminile di Milano. Mi ricordo che le ha pure scritto una
lettera per informarla di ciò. Bruna a sua volta le ha risposto dicendole
che non era assolutamente arrabbiata con lei, che le dispiaceva lasciare
le sue amiche e gli istitutori e che, nonostante tutto, cercherà di essere
cortese con il “nuovo padre” anche se nei primi periodi ci potrà essere
un po’ di imbarazzo e non riuscirà a mostrargli il suo animo allegro e
chiassoso. Ha pure scritto che cercherà di essere una buona sorellaGianfranco Pi