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Questi documenti sono stati realizzati nell’anno scolastico 2016/2017 da alcuni studenti della classe 4° A del Liceo classico Marie Curie con il progetto di alternanza scuola lavoro e sono il frutto della consultazione, analisi ed elaborazione di documenti dell’archivio storico del Museo Martinitt e Stelline di Milano. Rappresentano fonti scritte di memoria del lavoro.
2. LA STORIA
L’origine dell’Istituto dei Martinitt
risale al 1532 quando San Gerolamo
Emiliani volle dare un tetto e
soprattutto un’educazione ai bambini
orfani e in stato di miseria.
L’Istituto delle Stelline, invece, venne
creato nel 1578 da San Carlo
Borromeo per dare riparo e assistenza
ai mendicanti e nel corso degli anni
divenne un Orfanotrofio femminile.
Questi sono considerati istituzioni che
affondano le loro origini in una
secolare storia di assistenza alla
cittadinanza milanese.
Girolamo Emiliani, figlio di un senatore veneziano, dopo la propria liberazione dalla
prigionia di guerra, rientrò a Venezia, donò i suoi averi ai poveri e radunò gli orfani in
una sua proprietà lagunare.
Della cosa venne a conoscenza il duca Francesco II e nel 1532 gli offrì la possibilità di
radunare gli orfani milanesi presso l'oratorio di San Martino, in un palazzo nell'attuale
via Manzoni. I ragazzi orfani vennero così chiamati Martinitt, mentre le ragazze, dal
nome del monastero di Sanat Maria alla Stella, vennero chiamate Stellin ("Stelline").
3. Nel 1722 gli orfani lasciarono via Manzoni e si
trasferirono, su disposizione di Maria Teresa
d’Austria, nell'area del convento di San Pietro in
Gessate.
In questa nuova sede i ragazzi sarebbero potuti
rimanere fino ai 18 anni e imparare un mestiere.
Quando Napoleone prese Milano nel 1796
trasformò la sede di San Pietro in ospedale
militare. I Martinitt allora si trasferirono in alcuni
locali di Brera e poi nell'ex convento di San
Francesco Grande. Nel 1803 i Martinitt tornarono
nella vecchia sede di via Manzoni.
La sede di San Pietro li vide, nel 1848, come
staffette degli insorti negli scontri delle Cinque
giornate di Milano, da una barricata all'altra.
Oggi l'Ente è stato trasformato in Azienda di
servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e
Stelline e Pio Albergo Trivulzio. Il 19 gennaio
2009 è stato inaugurato il Museo Martinitt e
Stelline dedicato agli orfani milanesi.
4. All’interno del Museo sono consultabili gli archivi storici dal 1800 al 1960,
parte della biblioteca dei Martinitt, dotata di oltre 11.000 volumi, ed inoltre
è custodito l’importante patrimonio storico-artistico e culturale di oltre 500
anni di beneficenza milanese, sotto forma di ritratti pittorici.
Il Museo è unico nel suo genere per la metodologia multimediale e
fortemente innovativa che “mette in scena” la storia dell’accoglienza
cittadina, offrendo una funzione innovativa e un nuovo approccio agli
archivi storici.
IL
MUSEO
5. Il Museo permette ai visitatori di conoscere ogni aspetto
della vita dei fanciulli ospiti degli orfanotrofi: si
possono sfogliare virtualmente i documenti che
accompagnavano la vita degli orfani, partecipare alla
simulazione di una lezione dell’epoca o conoscere le
letture infantili di duecento anni fa.
Un museo rivolto a tutti: agli studenti delle scuole
primarie e secondarie, così come agli studiosi e agli
specialisti o a semplici appassionati.
La scelta di istituire un Museo multimediale nasce
dall’esigenza di pubblicare il maggior numero possibile
di documenti all’interno di uno spazio esiguo.
L’uso di strumenti interattivi inserisce il Museo
Martinitt e Stelline nella schiera degli istituti di cultura
all’avanguardia, poiché si tratta di una struttura unica
nel suo genere per temi e metodologia e perché mette in
scena la Storia, offrendo all’utenza una fruizione
innovativa dei documenti e un nuovo approccio agli
archivi storici.
L’utilizzo di allestimenti multimediali e interattivi
all’interno di ambienti museali consente notevoli
possibilità espositive.
9. Professioni dei padri nei primi
decenni del XX secolo
Totale campioni di riferimento: 52
10. INTERVISTA
NOME: Graziella
COGNOME: Capiluppi
AMMISSIONE: Settembre 1949
DIMISSIONE: Dicembre 1959
(prolungata di un anno per terminare gli studi)
•Ci racconti come l’orfanotrofio l’ha avviata al mondo del lavoro
Quando rimasi orfana di mio padre, morto in guerra, la situazione del dopoguerra era
caratterizzata da crisi economica e culturale. Vissi con i miei nonni in condizioni precarie, e
quando entrai in orfanotrofio era già per me una fortuna.
Ebbi la fortuna di poter conseguire gli studi, prima le elementari e dopo i tre anni di
avviamento al lavoro, cosa che, a quei tempi, per una ragazza era un privilegio. Terminato
l'avviamento al lavoro la direzione era solita scegliere le ragazze per insegnare loro un
determinato mestiere e io venni mandata al Caterina da Siena in qualità di figurinista e
modellista per tre anni, al termini dei quali ricevetti un diploma. Una volta uscita, trovai
lavoro come impiegata presso un’azienda di assicurazioni; noi Stelline eravamo molto
richieste per tali mestieri in quanto l’orfanotrofio ci aveva già educato al rispetto verso i
superiori e alla serietà professionale.
11. • Ci parli delle tecnologie che ha potuto usare e di come secondo lei queste, nel corso
degli anni, abbiano influenzato la società e il mondo del lavoro.
Durante gli anni Sessanta ci fu il “boom” lavorativo e di conseguenza vennero
introdotte le prime forme di tecnologia, ad esempio utilizzavo una calcolatrice a
manovella e il ciclostile. All’epoca questi macchinari si limitavano ad agevolare il
lavoro degli impiegati ma, nel ventunesimo secolo, credo che la tecnologia stia
sostituendo la mano d’opera e causando la diminuzione dei posti di lavoro.
Centrino realizzato durante gli
studi con la tecnica del
chiacchierino
Ricetta presa dal quaderno scolastico
13. INTERVISTA
NOME: Camilla
COGNOME: Occhionorelli
•Ci parli del suo percorso scolastico e lavorativo.
Dopo i cinque anni di scuola elementare ho intrapreso i tre anni di avviamento
al lavoro ma avevo intenzione di continuare gli studi quindi, dopo un esame
compensativo di latino, due anni di corso di segreteria d’azienda e un altro
anno di computazione commerciale, mi sono finalmente iscritta per tre anni a
ragioneria presso l’istituto Pitagora in via Corridoni a Milano. Dopo le
superiori ho ricevuto una borsa di studio che mi ha permesso di frequentare
l’Università Cattolica e dopo due anni di studio conobbi quello che sarebbe
diventato mio marito. Dopo la nascita dei miei tre figli continuai gli studi e
frequentai il corso di archivistica che mi conferì la laurea in beni culturali; ciò
mi ha aperto le porte verso diversi impieghi presso diverse aziende. Alla fine
divenni capo servizio presso l’ufficio promozione della camera di commercio
di Rho Fiera e oggi scrivo per la rivista “Chi”.
14. • Ci parli del rapporto tra il lavoro e la tecnologia
Credo che la tecnologia in passato abbia avuto un ruolo marginale ma allo
stesso tempo rilevante. Le uniche tecnologie erano la macchina da scrivere e la
calcolatrice. Oggi, invece, la tecnologia è molto importante anche nelle piccole
cose, come rimanere in contatto con le amiche o poter lavorare in tempo reale
attraverso e-mail: per me e per il lavoro che faccio (giornalista) lo sviluppo
dell’informatica è stato di grande aiuto. Parlando di incremento tecnologico
vorrei fare un breve discorso sull’importanza dei social, che oltre a permetterci
di rimanere in contatto con persone lontane ci consentono di condividere con il
“cyber spazio” messaggi di attualità e notizie importanti.