Questo è una presentazione di storia riguardo la scienza e la magia
Fainà, marzèddu e carasau: breve viaggio dialettale nella cucina italiana.
1. 1
Zapponi_Modulo 16_Attività 1
Fainà, morzèddu e carasau: breve viaggio dialettale nella
cucina italiana.
L’Italia è ricca di gustosi piatti tradizionali!
Scopriamo insieme quali sono i nomi originali di alcune
ricette, come sono fatte, perché si chiamano così…
2. 2
Il nostro viaggio comincia dal Nord…
In Liguria troviamo ’a fainà = la farinata.
È una focaccia bianca fatta con farina di ceci, olio
extravergine, acqua e sale e cotta al forno in grandi e basse
teglie di rame.
I locali in cui si mangia la farinata si chiamano farinotti.
3. 3
In Piemonte possiamo mangiare il bruss.
È una crema spalmabile, ottenuta con vari tipi di
formaggio (vaccini, caprini e misti) a scaglie sottilissime e
l’aggiunta di grappa o vino bianco.
Perché si chiama così?
Perché chi assaggia una versione piccante può avere la
sensazione di brusé = bruciare!
4. 4
In Friuli Venezia Giulia troviamo la jota.
È una zuppa di orzo e patate, arricchita con lardo, pancetta,
fagioli e crauti.
Perché si chiama così?
Perché in latino, la lingua dalla quale si sono sviluppati
l’italiano e molti dialetti dell’Italia, ius = brodo.
5. 5
In Trentino Alto Adige troviamo il tonco de pontesél .
È un tipo di spezzatino di maiale con polenta di mais.
Perché si chiama così?
Perché, secondo la tradizione, si faceva appassire la carne
sui lunghi balconi delle case contadine, detti in dialetto
ponteśéi = ponticelli.
6. 6
In Veneto abbiamo la galina imbriaga = gallina ubriaca.
Il nome non è uno scherzo!
La gallina viene prima marinata nel Cabernet (vino) con
verdure e aromi, poi cosparsa di grappa e alla fine messa
in forno.
7. 7
Spostiamoci al Centro…
In Abruzzo ci sono i maccheroni alla chitarra (chitàrrë,
chëtàrrë).
Sono spaghettoni di pasta all’uovo a sezione quadrata.
Perché si chiamano così?
Perché sono fatti con un telaio rettangolare in legno simile
a una chitarra, formato da corde metalliche che tagliano a
strisce la pasta sfoglia.
8. 8
Arriviamo al Sud…
In Calabria possiamo gustare il morzèddu.
È fatto con le interiora di vitello (milza, polmone, lingua
ecc.) mischiate con la trippa (stomaco della mucca) e cotte
per almeno due/tre ore in un sugo molto piccante, con
alloro e origano.
Perché si chiama così?
Perché una volta pronto il morzèddu si gusta a… morsi
dentro la pitta, una focaccia morbida di pasta di pane,
simile (anche nel nome) alla pizza.
9. 9
In tutta l’Italia meridionale (ad es. in Campania, Calabria,
Basilicata, Puglia) troviamo la suppizzata/ sopressata.
un salume fatto con carne di maiale tagliata a pezzettini,
pepe nero, sale e peperoncino.
Perché si chiama così?
Perché la carne rimane per un certo periodo “sotto pressa”,
cioè sotto dei pesi che la schiacciano.
10. 10
E terminiamo nelle isole…
In Sicilia possiamo mangiare u pani c’a mèusa = pane con
la milza.
È una pagnottina al sesamo morbida imbottita con le
interiora di vitello.
Può essere:
schìettu→ si aggiungono gocce di limone
maritatu→ si aggiungono scaglie di caciocavallo.
11. 11
In Sardegna troviamo il pane carasau.
È un pane molto sottile e croccante grazie alla tostatura
(carasadura).
È conosciuto anche con il nome italiano di carta musica
perché la sua croccantezza rende la masticazione molto
rumorosa!
12. 12
Ora tocca a te!
Pensa a una città/regione del tuo paese e rispondi a
voce:
come si chiama un piatto tipico della città/regione?
come è fatto?
sai cucinare il piatto?
perché si chiama così?
Disegna il piatto:
13. 13
Riferimenti bibliografici
G. L. Beccaria, A. Stella, U. Vignuzzi (a cura di), La linguistica in cucina: nomi dei
piatti tipici, Milano, Unicopli, 2005.
E. Caffarelli, L’alimentazione nell’onomastica. L’onomastica nell’alimentazione, in
D. Silvestri, A. Marra, I. Pinto (a cura di), Saperi e sapori mediterranei. La cultura
dell’alimentazione e i suoi riflessi linguistici, Atti del Convegno Internazionale, vol.
I, Napoli, Università degli studi “L’Orientale”, Quaderni di Aion (nuova serie - 3),
2002, pp. 143-173.
DELI = M. Cortelazzo, P. Zolli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana (5
voll.), Bologna, Zanichelli, 1979-1988.
DIDE = M. Cortelazzo, C. Marcato, I Dialetti Italiani. Dizionario etimologico,
Torino, Utet, 1998.
G. Frosini, L’italiano in tavola, in P. Trifone (a cura di), Lingua e identità. Una storia
sociale dell’italiano, Roma, Carocci, 2006, pp. 41-63.
E. Giammarco, Lessico Etimologico Abruzzese, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1986.
Rohlfs = G. Rohlfs, Dizionario dialettale delle tre Calabrie (2 voll.), Milano, Hoepli,
1932.
A. Vàrvaro, Vocabolario Etimologico Siciliano, con la collaborazione di Rosanna
Sornicola, volume I (A-L), Palermo, Centro di studi Filologici e Linguistici Siciliani,
1986.
M. L. Wagner, Dizionario Etimologico Sardo (3 voll.), Heidelberg, Winter, 1960-
1964.