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3STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
pensare, qualche volta, dà la sensazione di rappresen-
tare un’attività di straordinaria semplicità, quindi assai
facile da realizzare e spesso nella convinzione di essere
un processo a costo zero o, ancora, che il realizzare
un’attività di pensiero sia totalmente ininfluente per sé
e/o per gli altri. per cui, un pensiero pensato e non por-
tato a realizzazione, si crede generalmente che vada di-
rettamente nel cestino dei rifiuti, completamente inat-
tivo e privo della vitalità necessaria per riemergere,
perciò senza alcuna possibilità di produrre effetti né di-
retti e centrali, né indiretti e collaterali.
Se così fosse, potremmo davvero pensare di tutto e su
tutto, a qualsivoglia livello di intensità o di profondità,
per meglio rappresentare il concetto di pensiero, in
ogni momento anche in maniera contrapposta rispetto
a quello che stiamo facendo o tentando di realizzare,
certi che pensare è davvero un impegno gratuito e per-
ciò stesso non dispendioso.
per fortuna - o purtroppo - non è così o, meglio, non è
così semplice; tantomeno è semplice il meccanismo con
cui si formano i pensieri e tantomeno è chiaramente de-
terminabile l’influenza che questi hanno su di noi, sulla
nostra vita e su tutte le nostre attività, pubbliche e pri-
vate, palesi e confinate nell’io. Se così fosse, così come
spesso capita di “pensare pensieri” privi di “effetti col-
laterali”, ebbene avremmo ricevuto in dote e in dotazione
dalla natura un “qualcosa di magico” pressoché inutile
o forse poco funzionale per la vita dell’uomo. Ma non è
così, non è affatto così. I pensieri, contrariamente a
quanto osservato, hanno una forza di straordinarie di-
mensioni, positivi o negativi che essi siano.
Analizzata sotto l’aspetto psico-biologico, quella di pen-
sare può essere considerata un’attività tendente prin-
cipalmente a trovare una soluzione a quesiti che trag-
gono origine dalle esperienze fatte da un soggetto fino
a quel momento della sua vita. Un po’ come i pensieri del
canto Notturno del pastore Errante dell’Asia di Giacomo
Leopardi (Che fai tu,luna,in ciel? dimmi,che fai,Silenziosa luna?
Sorgi la sera,e vai,Contemplando i deserti;indi ti posi.Ancor non
sei tu paga Di riandare i sempiterni calli? Ancor non prendi a
schivo,ancor sei vaga Di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera: Altro mai non ispera. Dimmi, o
luna: a che vale Al pastor la sua vita, La vostra vita a voi? dimmi:
ove tende Questo vagar mio breve, Il tuo corso immortale?...).
quindi, ne deriva che non tutti penseremo la stessa ri-
sposta a parità di quesito, ma la modalità con cui la ri-
sposta viene formulata nasce nelle medesime circo-
stanze e nelle stesse condizioni in ogni soggetto
pensante: alla fin fine, attività elettrica ed attività chi-
mica. Il che, tra l’altro, è lo stesso.
Tale attività è verificabile con una comune indagine elet-
troencefalogrammatica, misurando il potenziale dei
campi elettromagnetici che si producono nell’atto di
pensare un pensiero e così di far nascere il pensiero.
quindi un pensiero o una somma di pensieri producono
una variazione di energia interna ed esterna alla scatola
cranica. Il campo elettromagnetico, per sua natura,
quindi, produrrà una variazione di energia. La creazione
nello spazio e nel tempo di un campo elettromagnetico
è governata dalle equazioni di Maxwell, un sistema che
sta alla base della descrizione formale dell’interazione
elettromagnetica.
pertanto, se pensare produce delle variazioni di energia,
lo stesso non può più essere considerato privo di “effetti
collaterali”, perché l’energia ha capacità attrattive e le
attrazioni attivano onde energetiche tramite le quali si
ottiene “di ritorno” ciò che immettiamo nell’Universo.
Albert Einstein in una delle sue massime riuscì a de-
scrivere, come sua abitudine, questa correlazione tra
pensiero ed universo in maniera precisa ed inequivoca-
bile, com’era tipico del suo stile: “tutto è energia e que-
sto è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza
della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ot-
tenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è filo-
sofia, questa è fisica”.
Spesso, allora, quando un problema ci attanaglia, ci
concentriamo sullo stesso, valutando le possibili solu-
zioni, ma tendenzialmente in uno stato mentale di in-
quietudine, identificativo di un segnale di mancanza di
soluzione o di paura.
Il problema di questo modo di porsi condiziona il campo
elettromagnetico di cui sopra e pertanto pensieri ne-
gativi o discordi con ciò che è il desiderio di avere una so-
luzione, attirano esattamente ciò che non si vuole.
fortunatamente è anche vero l’opposto: cioè, se si è
concentrati su ciò che si desidera, attraverso la proie-
zione di soddisfazione, si innesca il meccanismo di un
campo elettromagnetico positivo che inizia a dare vita al
processo che permette di sintonizzarsi proprio su ciò
che si desidera.
Antonio Urso
Presidente FIPE
EDITORIALE
La forza dei pensieri,
la forza del pensiero
NUMERO 5
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.17 Pagina 3
5STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
LA LUNGHEZZA DELLA VITA UMANA
Il 6 marzo del 1933 apparve sul New York Times il
necrologio di Li ching-Yun, un erborista cinese
esperto di arti marziali e, per un lungo periodo,
tattico dell’esercito cinese. Il signor ching-Yun, se-
condo i dati in possesso del giornale, sarebbe nato
nel 1736 (!?), sarebbe vissuto 197 anni, avrebbe
avuto 24 mogli e 180 tra figli e nipoti ancora in
vita alla sua morte.
La foto, scattata nel 1927, lo ritrae durante la vi-
sita al generale Yang Sen che lo aveva invitato nella
sua abitazione affascinato dalla leggenda che lo cir-
condava. A rendere ancora più complicata la sto-
ria, c’è una lettera del 1827 con la quale il governo
imperiale faceva al maestro Li gli auguri per il 1500
compleanno: la sua data di nascita dovrebbe es-
sere anticipata al 1677!
Non vi sono dati certi per documentare una tale
longevità e nella storia non vi sono accenni a vite
così lunghe, salvo quanto attribuito dalla bibbia ai
patriarchi antidiluviani, vissuti cioè prima del dilu-
vio universale. Nella Genesi (Genesi 5, 5-32), si
legge che Matusalemme è vissuto 969 anni, se-
guito da Iared (962), Noè ( 950), Adamo (930 ) e
via via da altri meno longevi, per finire con Enoch
che è vissuto solo 355 anni! Sono cifre che la
scienza ritiene improbabili, aprendo un dibattito sul
perché la bibbia sia stata così puntigliosa nell’e-
lencare la vita dei singoli patriarchi. Isaac Asimov,
il fisico famoso per i suoi romanzi di fantascienza,
ipotizza che nella Genesi gli anni siano in realtà
mesi lunari. Secondo questa ipotesi, Matusa-
lemme, il primo “ matusa” della storia, sarebbe
vissuto poco più di 70 anni. Secondo Mikhail Verba,
ricercatore russo, l’età di Matusalemme sarebbe
stata di 120 anni, quella di Sara al momento del
concepimento di Isacco 40 e non 60 anni, Noè
quando partì con l’arca avrebbe avuto 60 anni e
non 500. Il tutto sarebbe legato alla traduzione in
greco dall’aramaico fatta da traduttori nel III se-
colo dopo cristo, che commisero l’errore di non
considerare che la scrittura della Genesi avvenne
in un periodo in cui la matematica usata era quella
sumera, che era basata su un sistema sessagesi-
male come quello da noi impiegato per il calcolo del
tempo (minuti, secondi, etc.).
Dopo il diluvio universale, nessuno - nemmeno i pa-
triarchi - ha potuto vantare una longevità così
grande: la stessa Genesi pone come limite della
vita umana i 120 anni. Ad oggi, una sola persona
ha superato questo limite ed è la francese Jeanne
calment vissuta 122 anni e 164 giorni. Al secondo
posto Sarah knauss, statunitense, vissuta 119
anni e 97 giorni. L’uomo più longevo, il giapponese
Jiroemon kimura ha superato i 115 anni, è ancora
vivente ed è l’essere umano più anziano della Terra
e al momento occupa solo (!?) il 90
posto della clas-
sifica.
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.5-10
S&CLa macchina
che c’è in me
FARE SPORT ALLUNGA
LA VITA… E PREVIENE
MALATTIE INVALIDANTI
MENOTTI CALVANI
MENOTTI CALVANI
Medico, specializzato
in neurologia,
farmacologia clinica
oltre che in
tossicologia medica,
si è laureato in
scienza della
nutrizione umana.
Ha pubblicato oltre
200 articoli scientifici
su riviste internazionali
prevalentemente sui
temi del
metabolismo, sui
mitocondri e sulle
patologie
degenerative.
Figura n°1 - Foto di Li Ching-Yun, nel 1927.
Figura n°2 -
Matusalemme,
Lamech e Noè in un
antica miniatura:
2696 anni in tre!
Figura n°3 - Jeanne Calment al suo 117° com-
pleanno e Jiroemon Kimura, l’uomo più anziano
del mondo
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.17 Pagina 5
11STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
La pubalgia è un tema dibattuto quanto controverso
nell’ambito della medicina dello sport. In primo luo-
go, occorre sottolineare come il termine “pubalgia”
descriva solamente il sintomo e non costituisca di
per sé la diagnosi. con il temine di pubalgia, infat-
ti, si deve intendere una sintomatologia algica a li-
vello della zona pubica che, come ben descritto da
alcuni Autori (Omar e coll. 2008), vede la sua ezio-
logia ascrivibile a ben trentasette diverse patolo-
gie. Una delle più comuni cause di pubalgia riguar-
danti l’atleta è rappresentata da tendinopatia de-
gli adduttori (TA). La TA è una patologia, in genere
da overuse, a carico della muscolatura adduttoria1
,
tipica di alcuni sport, come ad esempio il calcio, nel
cui modello prestativo siano contemplati corsa con
cambiamenti di direzione, repentine accelerazioni,
contrasti con gli avversari, ecc.; oltre a questo, an-
che l’utilizzo di superfici di gioco eccessivamente pe-
santi, oppure troppo rigide – come ad esempio i
campi da calcio o da rugby ghiacciati durante il pe-
riodo invernale in molte zone del Nord Europa – gio-
ca un ruolo importante nell’eziologia della patologia
(bisciotti, 2010).
Se sottostimata, la TA può generare una sindrome
retto-adduttoria, ossia una tendinopatia dell’apo-
neurosi comune del muscolo lungo adduttore e del
muscolo retto addominale. come rappresentato
in figura n.1, una tendinopatia inserzionale di uno
dei due muscoli sopracitati può provocare uno squi-
librio sinfisario, che può esitare in una severa ed in-
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,11-16
S&C
a tendinopatia degli adduttori
nel calciatore:
quando il ritorno alla corsa?
GIAN NICOLA
BISCIOTTI
Physiologist Lead
c/o Qatar
Orthopaedic and
Sport Medicine
Hospital, FIFA
Center, Doha (Q).
Senior Coordinator
Kinemove
Rehabilitation
Centers, Pontremoli,
Parma, La Spezia (I).
Gian Nicola Bisciotti
Introduzione
1. I muscoli adduttori sono sette: nel piano superficiale si trovano il m. pettineo, l’adduttore lungo ed il m. gracile; nel
secondo piano, si trovano l’adduttore breve e nel piano profondo l’adduttore grande. Il m. pettineo è innervato dal nervo
femorale e dal nervo otturatore, il m. grande adduttore dal nervo otturatore o dal nervo ischiatico e dal nervo tibiale,
l’adduttore lungo, l’adduttore breve ed il gracile sono innervati dal solo nervo otturatore. Nella regione glutea i muscoli
che presentano un’azione adduttoria sono due: il m. otturatore esterno, anch’esso innervato dal nervo otturatore, ed il
muscolo quadrato del femore, innervato dal nervo ischiatico e dal nervo del muscolo del quadrato del femore.
PUBBLICATO
PUBBLICATO
PUBBLI
C
ATO
PRIM
A
V
O
LTA
PRIMAVOLTA
PRIMAVOLTA
LAVORO
ORIGINALE
PER
S&C
Figura n°1 - Il muscolo retto addominale ed il lungo adduttore
presentano un’inserzione comune a livello della sinfisi pubica:
come chiaramente visibile dalle due frecce (in giallo nella fi-
gura), le loro rispettive forze si esplicano in modo diametral-
mente opposto: verso l’alto quella prodotta dal retto dell’ad-
dome e verso il basso quella generata dal lungo adduttore. Una
sofferenza di uno dei due muscoli può determinare un serio
squilibrio della funzionalità della sinfisi pubica e l’insorgenza di
una severa pubalgia.
PAROLE CHIAVE
tendinopatia, sindrome retto-adduttoria, VAS.
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.17 Pagina 11
17STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
La potenza è una delle caratteristiche fondamen-
tali della performance muscolare e si misura in
watts. è ormai evidente a tutti che negli sport di
oggi la potenza muscolare è importante come e
forse più della sola forza. Sebbene vi sia un rap-
porto intimo tra la forza e la velocità che compon-
gono l’equazione di potenza, la capacità di pro-
durre forza ad una rapida velocità di movimento è
ciò che sembra caratterizzare l’atleta d’élite in
molti sport odierni.
La potenza prodotta durante l’esercizio è forte-
mente dipendente dal tipo di esercizio eseguito. Un
fondista può produrre solo 50 W con ogni ciclo del
passo di corsa, nel corso di una gara di durata. Al
contrario, un sollevatore di pesi può produrre più di
7000 W durante la seconda fase della spinta du-
rante l’esercizio di slancio (10).
La fisiologia di base della potenza gioca un ruolo
cruciale nell’aiutare lo specialista della forza e del
condizionamento muscolare a capire meglio come
utilizzare al meglio l’equazione della potenza. Lo
scopo di questa rassegna sarà quello di fornire al-
cuni spunti di base sulla fisiologia sottostante la
potenza muscolare.
La classica curva forza-velocità dimostra che
quando la velocità di movimento aumenta concen-
tricamente a partire da velocità zero (4), la forza
prodotta diminuisce. Viceversa, quando la velocità
di movimento aumenta eccentricamente a partire
da velocità zero, la forza aumenta (fig. n.1a). Il mo-
dello di una curva forza-velocità può anche variare
da una articolazione all’altra, ma si mantiene una
relazione similare tra forza e velocità (quella de-
scritta, NdT) per le 2 differenti azioni muscolari.
Tipicamente, la potenza viene valutata durante l’a-
zione concentrica del muscolo della curva forza-ve-
locità. La potenza può essere definita come la
forza per la distanza/tempo oppure la forza per la
velocità (10). La forza (ovvero strength) gioca un
ruolo chiave nella produzione della potenza
e se non mantenuta con l’allenamento può esitare
in una diminuzione oppure in un non cambiamento
nella produzione di potenza. La forza (force) si ri-
ferisce alla massa della resistenza che viene spo-
stata attraverso la sua accelerazione, mentre la
velocità è la distanza che la resistenza copre du-
rante il tempo di durata del movimento (19).
Il picco della potenza si ottiene con una forza da
moderata a minima ad una velocità intermedia
(14) (fig. n.1b).
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,17-24
S&C
eccanismi basilari e
fisiologia della
potenza muscolare
WILLIAM J.
KRAEMER
è professore presso il
Dipartimento di
Chinesiologia
dell’Università del
Connecticut,
membro della
NSCA di cui è stato
Presidente in
passato.
PAROLE CHIAVE
potenza, tasso di sviluppo della forza, allenamento della forza
DAVID P. LOONEY
è ricercatore
associato presso il
Dipartimento di
Chinesiologia
dell’Università del
Connecticut, e fa
parte dello staff di
lavoro del Dr.
Kraemer.Introduzione La curva forza-velocità
ORIG: UNDERLYING MECHANISMS
AND PHYSIOLOGY OF MUSCULAR
POWER - STRENGTH & cONDITIONING
JOURNAL. 34(6):13-19 (2012)
©FotoVandaBiffani
PUBBL
ICATOPERLA
PRIMA VOL
TAINITALIA1
William J. Kraemer and David P. Looney
Human Performance Laboratory, Department of Kinesiology, University of Connecticut, Storrs, Connecticut
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.18 Pagina 17
25STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
Il gioco del calcio è uno sport di squadra caratte-
rizzato da una peculiare fenomenologia, quella per
cui i giocatori delle due formazioni si contendono
spazi e priorità per poter gestire al meglio la palla.
Gli sport come il calcio sono anche denominati gio-
chi sportivi di “invasione”, in quanto i componenti
delle squadre si muovono negli stessi spazi di gioco
e, tenendo conto del regolamento ufficiale, i con-
tendenti possono anche contrastarsi con contatti
leciti, cioè non violenti né scorretti. Tali prerogative
spingono la prestazione dei giocatori verso rapidi
movimenti nel gioco, al fine di guadagnare tempi e
spazi più favorevoli, nel contesto della situazione,
rispetto agli avversari. In altre parole, i giocatori si
spostano sul terreno di gioco per cercare di anti-
cipare e mettere in atto il proprio “volere tecnico-
tattico” per eludere, limitare o ritardare gli inten-
dimenti degli avversari.
Durante la gara, quindi, si assiste ad una serie di
“duelli” fra giocatori, che si ripetono nel corso
della gara per tutto il tempo di gioco: l’esito più o
meno favorevole da parte di uno dei giocatori che
partecipa alla competizione dipende, volta per volta
e caso per caso, da svariati fattori:
1. capacità di prevedere e comprendere in anticipo
lo sviluppo dell’azione;
2. capacità di mettere in atto più rapidamente
possibile una risposta tecnico- tattica adeguata
e funzionale alla situazione di gioco;
3. capacità di esprimere potenza negli sposta-
menti in accelerazione-sprint e nei gesti tecnici
esplosivi (p.e. salti per colpire più in alto la palla,
contrasti in scivolata, tiri di potenza, gesti acro-
batici, etc.);
4. capacità di ridurre celermente la velocità du-
rante le “frenate” e nei cambi di direzione e
senso;
5. capacità di “gestire” e regolare al meglio sul
piano coordinativo le diverse abilità tecniche,
durante esecuzioni che richiedono, anche in con-
temporanea, l’espressione di un insieme di im-
pegni fisici elevati.
Inoltre, tali “unità di gioco” devono potersi ripe-
tere nel corso della gara, senza che si manifestino
cali di efficienza sia sul piano tecnico-tattico sia,
evidentemente, per ciò che riguarda la disponibilità
fisica sopra indicata.
quindi, una ulteriore prerogativa – rispetto alle
cinque già elencate sopra – per garantire una pre-
stazione ottimale sarà per forza di cose la se-
guente:
6. capacità di ripetere per n volte le diverse unità
di gioco, mantenendo una relativa efficienza per
tutto il tempo di gara e ritardando, per quanto
possibile, l’insorgere della fatica nelle sue di-
verse espressioni psico-fisiologiche.
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.25-35
S&C
’allenamento
della potenza
muscolare
nel calcio
STEFANO
D’OTTAVIO
Presidente del
Corso di Laurea
Magistrale in
Scienze e Tecniche
dello Sport
dell’Università degli
Studi Tor Vergata di
Roma e
Responsabile
Nazionale dell’Area
Tecnica del Settore
Giovanile e
Scolastico della
FIGC. Direttore del
Master Universitario
di 1 livello "Teoria e
Metodologia della
Preparazione Fisica
del calcio"
nell’Università degli
Studi Tor Vergata di
Roma.

ANTONIO URSO
Presidente della
Federazione
Italiana Pesistica e
della European
Weightlifting
Federation.
Componente
dell’Esecutivo della
IWF International
Weightlifting
Federation.
Laurea in Scienze
Motorie;
Laurea Magistrale
in Attività Motorie
Preventive e
Adattate;
Master 1° livello
Scienze Motorie
Preventive
Adattate e
Recupero Atletico;
Maestro di Pesistica.
Ha allenato la
nazionale maschile
e femminile di
pesistica.
è stato più volte
campione italiano.
Introduzione
PUBBLICATO
PUBBLICATO
PUBBLI
C
ATO
PRIM
A
V
O
LTA
PRIMAVOLTA
PRIMAVOLTA
LAVORO
ORIGINALE
PER
S&C
Stefano D’Ottavio e Antonio Urso
PRIMA PARTE
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.18 Pagina 25
37STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
Non vi è dubbio che sia piuttosto facile (ed è infatti
costume abituale in questo nostro paese) parlare
dello sport e dell’attività motoria in genere dei gio-
vani, risolvendo il tutto in una serie di buoni pro-
positi e di dichiarazioni di intenti e di citazioni au-
torevoli. Ed è proprio per sgombrare il campo da
tale improduttiva produttività che ho dato io
stesso a questo lavoro un titolo problematico (e
con un interrogativo che non dovrebbe lasciare
scampo nemmeno al sottoscritto), che impone di
rispondere. per questo motivo, anche, desidero
fare tre precisazioni preliminari, prima di passare
ad alcune riflessioni che ritengo fondamentali sugli
argomenti sottintesi nel titolo e che tale titolo do-
vrebbero giungere a chiarire.
La prima precisazione è che si deve per forza par-
tire dal più importante dei problemi della crescita
e dello sviluppo umano (di tutto lo sviluppo della per-
sona), ovvero quello relativo al cosiddetto “sviluppo
motorio” delle prime fasce di età. Si tratta, cioè,
dell’importanza vitale (“vitale” è proprio la parola
più corretta) dell’attività (anch’essa per forza di
cose motoria) rivolta ad assicurare tale tipo di svi-
luppo nel bambino, nel ragazzo, nell’adolescente e
nel giovane.
Nello stesso tempo, però (seconda precisazione),
occorre che gli addetti ai lavori manifestino, se in
essi esiste e se da essi è sentita, tutta la propria
insofferenza per altre posizioni: quelle che, per
esempio, minimizzano l’importanza della stessa
educazione fisica scolastica o per quelle che danno
un grande risalto alla formazione cosiddetta intel-
lettuale o per altre ancora che, professando un in-
teresse di bandiera per la pratica sportiva precoce
(per esempio, molte federazioni sportive e molti
esponenti dell’establishment sportivo nazionale),
hanno in realtà travisato le necessità reali dell’or-
ganismo in crescita e lo hanno asservito – sostan-
zialmente per ignoranza su cosa sia un uomo o una
donna, o meglio un essere della specie umana, o
meglio ancora una persona – asservito, dicevo, ad
una pratica specialistica, anzi mono-specialistica,
e ripetitiva, il cui risultato ed il cui esito è scontato
in partenza e non è di aiuto alla vita, mentre ma-
gari è dannoso, per quel particolare organismo e
per il suo assolutamente peculiare sviluppo.
Infine (è la mia terza precisazione preliminare), oc-
corre riconoscere che sono stati e sono davvero
sciagurati quei paesi, quelle Società civili e quelle
Istituzioni che, in diversi momenti, con differente
enfasi, a volte ricredendosi in parte, a volte rica-
dendo in errore e perdendo anche il poco di buono
acquisito nel passato, hanno negato e negano ai
loro giovanissimi e giovani esponenti di colmare un
imprescindibile bisogno del proprio organismo per
vivere, oppure hanno travisato e travisano il senso
di una corretta attività motoria, oppure hanno mi-
nimizzato e tuttora minimizzano questa stessa,
trincerandosi dietro la prospettazione (addirittura
politica) di numerosi altri problemi della gioventù,
prioritariamente da garantire al posto di questo di
cui vogliamo, per la sua immanenza e la sua ur-
genza, occuparci in questa sede.
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.37-43
S&C
Pasquale Bellotti
utto il divenire motorio
delle persone.
(ma proprio tutto
il divenire?)
PASQUALE
BELLOTTI
(pasquale.bellotti@
gmail.com;
pasquale.bellotti@
unito.it),
medico, esperto di
movimento e di
allenamento,
insegna
attualmente Etica e
Bioetica dello Sport
a Torino, nella
SUISM.
Molti libri e molti
articoli al suo attivo.
è anche Presidente
de L’Amàca Onlus,
associazione con
numerosi progetti di
assistenza e di
supporto in Africa
(ed in Italia):
www.amacaonlus.
org.
Foto © Federazione Italiana Pallavolo
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.18 Pagina 37
47STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.47-49
S&C
pertensione e
allenamento
contro resistenza
PAUL SORACE
è fisiologo clinico
dell’esercizio fisico
all’Hackensack
University Medical
Center e istruttore
per l’American
Academy of
Personal Training
(AAPT).
L’ipertensione (ovvero la pressione arteriosa su-
periore ai valori normali) viene definita come una
condizione medica cronica che colpisce oltre 65
milioni di persone negli Stati Uniti (5) e gli ameri-
cani spendono ogni anno 37 miliardi di dollari in vi-
site mediche, farmaci, analisi di laboratorio, cor-
relati al trattamento della sola ipertensione (2).
L’ipertensione predispone le persone a un aumento
del rischio di coronaropatia, che può a sua volta
aumentare il rischio di attacco cardiaco, insuffi-
cienza cardiaca, ictus e nefropatia (3). La relazione
tra pressione arteriosa e rischio di malattia car-
diovascolare è indipendente da altri fattori di ri-
schio, ma i rischi continuano ad aumentare in pre-
senza di fattori aggiuntivi quali il diabete e la
dislipidemia (3). per esempio, il rischio a 10 anni
per coronaropatia è maggiore in un soggetto che
presenta un aumento del colesterolo totale e della
pressione arteriosa sistolica rispetto a colui che
presenta un aumento della sola pressione sistolica
(3).
Le riduzioni della morbilità e della mortalità sono
state attribuite principalmente a un aumento della
disponibilità e dell’utilizzo di vari farmaci e ad in-
terventi sullo stile di vita. Tra i farmaci comune-
mente prescritti per trattare l’ipertensione vi
sono:
- I diuretici: questi farmaci diminuiscono la per-
centuale di riassorbimento dei liquidi nei tubuli
renali e aumentano il volume di urina, ridu-
cendo la quantità totale di liquidi nel corpo, ab-
bassando di conseguenza la pressione arte-
riosa. con i diuretici, i livelli di potassio
diminuiscono sensibilmente e aumenta così il
rischio di ipokaliemia. poiché il potassio regola
il flusso ematico attraverso il tessuto mu-
scolo-scheletrico, il rischio di rabdomiolisi
(danno alle fibre muscolari) risulta aumentato.
- I beta-bloccanti: si tratta di farmaci che si le-
gano ai recettori beta-adrenergici con conse-
guente blocco del legame della noradrenalina e
dell’adrenalina a questi recettori. pertanto, il
cuore batterà più lentamente e con una minore
contrattilità, riducendo di conseguenza la
pressione arteriosa. Inoltre, i beta bloccanti
aiutano i vasi sanguigni a rilassarsi e dilatarsi,
facilitando il flusso sanguigno. I beta bloccanti
PUBB
LICATOPERL
A
PRIMA VOLTAINITALIA
1
Paul Sorace, MS, ACSM RCEP, CSCS*D, Thomas P. Mahady, MS, CSCS, and Nicole Brignola
Hackensack University Medical Center, Hackensack, New Jersey
THOMAS P.
MAHADY
è fisiologo senior
dell’esercizio fisico
per il Cardiac
Prevention &
Rehabilitation
Program
all’Hackensack
University Medical
Center e professore
associato alla
William Paterson
University di Wayne,
in New Jersey.
NICOLE BRIGNOLA
si è recentemente
laureata in Scienza
dell’allenamento
presso la William
Paterson University.
Prosegue tuttora il
suo percorso di
studi.
Panoramica dell’ipertensione
1
2
3
ORIG: RESISTANCE TRAINING
PROGRAMMING FOR INDIVIDUALS WITH
HYPERTENSION POWER
STRENGTH & cONDITIONING JOURNAL.
31(1):36-38 (2009)
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.19 Pagina 47
51STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.51-57
iamo peso alla salute.
Programma di attività fisica
per adolescenti obesi
MATTEO VANDONI
Ricercatore presso il
Dipartimento di
Sanità Pubblica,
Medicina
Sperimentale e
Forense (Università
di Pavia).
Nella parte finale dell’articolo comparso nel nu-
mero 4/2013 di S&c (pp. 69-72), si era breve-
mente descritto il protocollo del progetto “Diamo
peso alla salute”. Ripercorrendone i punti princi-
pali, è fondamentale adesso sottolineare come
esso sia stato pianificato utilizzando alcuni pecu-
liari gesti tecnici di calcio, basket, pallavolo, rugby.
Gli esercizi selezionati sono stati adattati alle ca-
pacità/necessità dei ragazzi obesi ed utilizzati nella
preparazione di sessioni tipo di “circuit training”
che hanno consentito a tutti gli allievi di parteci-
pare alle attività liberamente e senza vincoli di ca-
rattere prestativo.
La struttura generale è stata programmata al-
ternando 3 postazioni di esercitazioni aerobiche
con 3 di resistenza muscolare; le tempistiche di
lavoro, di recupero e di intensità sono state defi-
nite sulla base dei risultati dei test di valutazione
iniziali.
L’attività proposta è stata caratterizzata dal prin-
cipio della polivalenza, cioè dalla necessità che l’at-
tività motoria non costituisca principalmente un
allenamento di specifici segmenti corporei, ma che
essa educhi utilizzando il movimento in senso
ampio e distribuito.
Di seguito, vengono presentate, a titolo esemplifi-
cativo, due sedute di allenamento riferite a due di-
versi periodi.
LUCA MARIN
Docente di Tecnica
del Fitness presso il
CdL in Scienze
Motorie (Università
di Pavia).
SECONDA PARTE
PRIMO Mese SECONDO Mese TERZO Mese
60% Frequenza
Cardiaca Massima
70% Frequenza
Cardiaca Massima
75% Frequenza
Cardiaca Massima
cA + cA + cR
(Totale 24’)
cA + cA + cR
(Totale 18’)
cA + cA + cR
(Totale 12’)
Riscaldamento
cA + cA + cR
(x4)
(Totale 42’)
cR + cA + cR
(x4)
(Totale 54’)
cA + cR + cA
(x4)
(Totale 66’)
parte centrale
cA + cA + cR
(Totale 24’)
cA + cA + cR
(Totale 18’)
cA + cA + cR
(Totale 12’)
parte finale
cA = circuito aerobico cR = circuito resistenza
VERONICA
BIANCOTTI
Istruttore P.T. Fipe.
Responsabile
dell’attività da
campo del
progetto: “Diamo
Peso alla Salute”
(Università di Pavia).
MASSIMILIANO
FEBBI
Educational
Director e docente
nazionale NSCA
Italia, FIPE e
Docente Scuola
dello Sport Coni,
Roma.
PUBBLICATO
PUBBLICATO
PUBBLI
C
ATO
PRIM
A
V
O
LTA
PRIMAVOLTA
PRIMAVOLTA
LAVORO
ORIGINALE
PER
S&C
Matteo Vandoni, Veronica Biancotti, Massimiliano Febbi, Luca Marin,
Università degli Studi di Pavia, Corso di Laurea in Scienze Motorie
S&C
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.19 Pagina 51
59STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.59-63
S&C
orbo di Parkinson:
epidemiologia,
fisiopatologia
e intervento
di attività fisica
LANCE M.
BOLLINGER
sta conseguendo
un dottorato in
Bioenergetica e
Scienze Motorie alla
East Carolina
University.
Sebbene la causa o le cause specifiche del Mp non
siano conosciute, l’incidenza della malattia au-
menta con l’età, soprattutto dopo i 50 anni (22).
Entrambi i sessi e tutti i gruppi etnici sembrano
essere suscettibili alla malattia; tuttavia, il Mp è
circa due volte più diffuso tra gli uomini che tra le
donne (22). fattori ambientali di rischio, come per
esempio l’esposizione ai pesticidi, la perdita ripe-
tuta di coscienza e il consumo di farmaci antide-
pressivi, associati a un’anamnesi familiare posi-
tiva, sono tutti elementi positivamente correlati al
Mp (6). Uno studio ha evidenziato che parenti di
primo grado di pazienti con Mp mostravano una
probabilità di sviluppare la malattia superiore di 3,5
volte (18).
Evidenze recenti hanno collegato l’alterata regola-
zione di diversi geni allo sviluppo del Mp (8). que-
sto induce a ritenere che il Mp può essere, almeno
in parte, una malattia ereditaria. Altre cause pro-
poste del Mp comprendono la disfunzione mito-
condriale e/o la formazione di specie reattive del-
l’ossigeno (15) è interessante notare che molti dei
geni con funzione alterata implicati nello sviluppo
del Mp sono anche implicati nella regolazione mi-
tocondriale (15).
I 4 sintomi principali del Mp sono: tremore a ri-
poso, bradicinesia, rigidità e riflessi posturali ri-
dotti. I sintomi motori secondari comprendono:
andatura strascicata, festinazione, freezing, dis-
tonia, ipomimia, disartria, disfagia, scialorrea, mi-
crografia e riflesso glabellare. Le definizioni dei fe-
nomeni associati al morbo di parkinson sono
elencate qui di seguito:
Acatisia - sensazione di irrequietezza alle
estremità inferiori (anche nota con il nome di
sindrome delle gambe senza riposo);
Cachessia - estremo calo ponderale, con per-
dita soprattutto del tessuto muscolo-schele-
trico;
Disartria - difficoltà di articolazione;
Discinesia - pattern di movimento irregolari a
causa della difficoltà di eseguire contrazioni
muscolari volontarie;
Disfagia - difficoltà di deglutizione;
Distonia - anomalia del tono muscolare che de-
termina posizioni innaturali della testa e/o de-
gli arti;
Festinazione - passi brevi e rapidi, di solito nel
tentativo di mantenere l’equilibrio a causa di
un’eccessiva flessione del tronco;
Freezing (blocco motorio) - involontaria e re-
pentina perdita o incapacità di iniziare il movi-
mento;
PUB
BLICATOPER
LA PRIMA V
OLTAINITAL
IA
1
Lance M. Bollinger, MA,1 Celsi E. Cowan, BS2 e Thomas P. LaFontaine, PhD3
1Kinesiology Department, East Carolina University, Greenville, North Carolina; 2Department of Nutrition and Exercise
Physiology, University of Missouri, Columbia, Missouri; e 3University of Missouri, Columbia, Missouri
Epidemiologia
CELSI E. COWAN
è dottorando al
Department of
Nutrition and
Exercise Physiology
alla University of
Missouri e assistente
universitario presso
Optimus: The
Center for Health.
THOMAS P.
LAFONTAINE
è fisiologo clinico
dell’esercizio fisico e
personal health and
fitness mentor
(guida personale al
benessere) presso
Optimus: The
Center for Health.
iii ORIG: PARKINSON’S DISEASE:
EPIDEMIOLOGY, PATHOPHYSIOLOGY,
AND EXERCISE INTERVENTION
STRENGTH & cONDITIONING JOURNAL.
34(2):50-54 (2012)
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.20 Pagina 59
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
prima di iniziare un programma di attività fisica, è
fondamentale valutare la gravità del Mp. La rac-
colta dell’anamnesi dovrebbe comprendere un
esame medico che includa una valutazione dello
stadio della malattia sulla scala di Hoehn e Yahr (9)
(si veda Special Populations column, tabella 1) o alla
Unified Parkinson’s Disease Rating Scale. Il primo si-
stema si basa principalmente sulla valutazione dei
sintomi motori, mentre il secondo valuta la gravità
dei sintomi sia motori che non motori.
questi sistemi di valutazione forniscono informa-
zioni preziose sulle limitazioni funzionali; tuttavia,
ulteriori valutazioni funzionali fatte dal professioni-
sta dell’esercizio fisico possono fornire informazioni
su altre aree da migliorare (Tabella n°1). Inoltre,
poiché il Mp è un processo patologico progressivo,
è necessario rivalutare a intervalli regolari lo stato
funzionale. zhao et al (21) hanno dimostrato che i
tassi mediani di progressione attraverso gli stadi
1, 2, 5, 3 e 4 della scala di Hoehn e Yahr corri-
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.65-69
S&C
rogrammazione
dell’attività
fisica per il
morbo di
Parkinson
LANCE M.
BOLLINGER
sta conseguendo
un dottorato in
Bioenergetica e
Scienze Motorie alla
East Carolina
University.
P
UBBLICATOP
ER LA PRIMA
VOLTAINITA
LIA
1
Valutazione funzionale
CELSI E. COWAN
è dottorando al
Department of
Nutrition and
Exercise Physiology
alla University of
Missouri e assistente
universitario presso
Optimus: The
Center for Health.
THOMAS P.
LAFONTAINE
è personal health
fitness mentor
(guida personale al
benessere) presso
Optimus: The
Center for Health in
Columbia, Missouri.
Sintomo Descrizione del test Criteri
Tremore
A riposo Assegnare un compito mentalmente impegnativo
mentre le mani sono a riposo
pronazione/supinazione del polso o “pill rolling” con il
pollice e l’indice
posturale Mantenere un arto sospeso in opposizione alla forza
di gravità
Tremore eccessivo dell’arto, soprattutto nelle regioni
distali (prendere nota dell’ampiezza)
Volontario Toccare il naso con l’indice Notare la precisione del movimento
Rigidità Muovere ciascun segmento articolare nell’ambito di
una ROM completa mentre è rilassato
Mancanza di ROM completa
Aumento della resistenza muscolare
bradicinesia Invitare a eseguire rapidi movimenti di pronazione
e supinazione dell’avambraccio
Lentezza del movimento e mancanza di coordinazione
durante il movimento
Riflesso
posturale
pull test Due o più passi indietro
Mancanza di risposta
ROM (Range Of Motion) = escursione articolare.
Tabella n°1 -
Esame della
funzionalità
fisica per
persone con
morbo di
Parkinson.
65
Lance M. Bollinger, MA,1 Celsi E. Cowan, BS2 e Thomas P. LaFontaine, PhD3
1Kinesiology Department, East Carolina University, Greenville, North Carolina; 2Department of Nutrition and Exercise
Physiology, University of Missouri, Columbia, Missouri; e 3University of Missouri, Columbia, Missouri
ORIG: EXERCISE PROGRAMMING FOR
PARKINSON’S DISEASE
STRENGTH & cONDITIONING JOURNAL.
34(2):55-59 (2012)
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.20 Pagina 65
71STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.71-74
S&C
PREVENZIONE E
RIABILITAZIONE
HEALTHY PEOPLE 2020
ovvero
Persone in Salute nell’anno 2020
U.S. DEPARTMENT
OF HEALTH AND
HUMAN SERVICE
Office of disease
Prevention and
Health Promotion
ODPHP Publication
No. B0132
November 2010
www.healthypeople
.gov
www.healthypeople.gov
Cos’è Healthy People?
Healthy People 2020 rappresenta l’insieme degli
obiettivi, relativi ad un arco temporale di 10 anni,
progettati per guidare gli sforzi, volti alla pro-
mozione della salute e alla prevenzione delle malat-
tie e necessari al miglioramento della salute di
tutta la popolazione degli Stati Uniti.
pubblicato ogni dieci anni dal Dipartimento U.S.
della Salute e dei Servizi alle persone, Healthy Peo-
ple rispecchia l’idea di come sia possibile promuo-
vere attivamente e focalizzare le azioni concrete da
svolgere, fissando obiettivi definiti e fornendo
adeguati riferimenti scientifici.
Healthy People 2020 rappresenta la quarta edi-
zione di questa iniziativa, che può vantare ormai
ben tre decenni di lavoro.
Healthy People viene utilizzato come strumento di
gestione strategica da parte del Governo federale,
degli Stati, delle comunità e di molti altri partner
pubblici e privati del settore. La serie completa di
obiettivi e target viene utilizzata per misurare i
progressi relativi ai vari aspetti della salute in
specifiche popolazioni e serve (1) da base per le at-
tività di prevenzione e di incremento del benessere
in vari ambiti e all’interno del governo federale e (2)
come modello per la misurazione degli avanzamenti
e non, a livello sia statale sia locale.
quali sono le novità più rilevanti
in Healthy People 2020?
Healthy People 2020 si impegna per una società in
cui tutti vivano una vita lunga e in buona salute.
questo decennio, con diverse nuove caratteristi-
che, contribuirà a rendere questa visione una
realtà:
• promuovendo idee di equità in grado di indirizzare
i fattori sociali della salute e di promuovere la
stessa in tutte le fasi della vita;
• sostituendo le pubblicazioni tradizionali con un
sito Web interattivo come principale veicolo di di-
vulgazione;
• mantenendo un sito Web che consenta agli
utenti di accedere alle informazioni utili alle pro-
prie esigenze e di analizzare dati su base scien-
tifica per l’attuazione.
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.21 Pagina 71
77STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
è innegabile che il movimento costituisca un im-
portante promotore della qualità della Vita delle
persone e che, perciò, sia da irresponsabili non co-
glierne il valore (tutti dovrebbero essere in grado
di coglierne il valore) e non proporlo (la Società
nelle sue diverse estrinsecazioni e manifestazioni
dovrebbe farsene carico) e non saperlo proporre
(agli addetti ai lavori, esperti del movimento e delle
scienze ad esso collegate, si richiede la specifica
competenza per operare nel settore, a beneficio e
non a maleficio delle persone).
Il movimento non a torto si identifica con la vita, in
quanto essenza della natura dell’uomo insita nel-
l’uomo e non solo come bisogno elementare da as-
sicurare, con l’obiettivo di promuovere la salute e
la stessa gioia di vivere, dunque – nel complesso –
la felicità delle persone. Dire felicità è anche dire
qualità della vita che può accrescersi o può dimi-
nuire, anche in base ai comportamenti e alle scelte
che in proposito si fanno o si propongono.
Ma quali sono le regole da seguire per proporre il
movimento alle persone o, meglio, quali sono i di-
ritti delle persone relativamente al movimento, da
non disattendere e da assicurare responsabil-
mente?
Vediamo il problema dalla parte di chi pratica.
Diamo voce a chi riceve, deve ricevere, a chi è de-
stinatario di un progetto e di un processo di cre-
scita e di educazione attraverso il movimento. Si
tratta, come si vedrà, di aspetti in genere disat-
tesi e che mettono a nudo realtà talvolta molto po-
vere e carenze abissali. Abissali perché separano
l’uomo dalla sua natura e dalla sua vita. che non
viene rispettata: colpevoli quei comportamenti che
proprio la vita umana non rispettano e non la pro-
teggono e non la promuovono.
Ecco dunque, visti dalla parte della persona desti-
nataria della proposta educativa attraverso il mo-
vimento, una serie di “diritti sul movimento” che
posseggono tutte le persone (ovviamente i bam-
bini, gli adulti, gli anziani, tutti).
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.77-79
S&C
Pasquale Bellotti e Ambra Bullano
Movimento e diritti della persona.
In 30 brevi punti, così per aprire un dibattito
e avviare un discorso.
PASQUALE
BELLOTTI
(pasquale.bellotti@
gmail.com;
pasquale.bellotti@
unito.it),
medico, esperto di
movimento e di
allenamento,
insegna
attualmente Etica e
Bioetica dello Sport
a Torino, nella
SUISM.
Molti libri e molti
articoli al suo attivo.
è anche Presidente
de L’Amàca Onlus,
associazione con
numerosi progetti di
assistenza e di
supporto in Africa
(ed in Italia):
www.amacaonlus.
org.
AMBRA
BULLANO
Laurea magistrale
della SUISM in
Manager delle
attività fisiche e
sportive,
collaboratrice alla
Cattedra del Corso
di Qualità della Vita
nella SUISM di
Torino.
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.21 Pagina 77
81STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
con il termine benessere ci si riferisce ad uno
“stato felice di salute, di forze fisiche e morali”
(Treccani, 2012) relativo all’intero organismo, in li-
nea con il modello biopsicosociale introdotto da
Engel (1977) e ripreso dalla definizione dell’Orga-
nizzazione Mondiale della Sanità in occasione della
conferenza Internazionale del 6 settembre 1978
ad Alma Ata, nell’allora URSS, per cui la salute è
uno stato di completo benessere fisico, mentale e
sociale e non semplicemente assenza di malattia.
questa piacevole condizione è favorita dalla pratica
sportiva che, non solo aiuta la salute da un punto
di vista fisico, come ampiamente documentato
dalla letteratura scientifica, ma promuove anche il
benessere e la salute psichica, come dimostrano
numerosi studi (Long e Van Stavel (1995), McAu-
ley (1994) e McDonald e Hogdon (1991).
Il presente lavoro propone una disamina dell’inte-
ressante e complesso intreccio tra benessere psi-
cologico e pratica sportiva, sottolineando i princi-
pali fattori che promuovono la percezione di
benessere nello sportivo.
Se la massima di Giovenale “mens sana in corpore
sano” è giunta alle generazioni del Secondo Millen-
nio tramite le Satire, è solo negli ultimi decenni che
si sono moltiplicate le ricerche che hanno dimo-
strato l’effetto positivo sul piano psicologico di
un’attività fisica moderata e regolare e hanno evi-
denziato che i benefici psicologici conseguenti alla
pratica sportiva sono durevoli (Di Lorenzo et al.,
1999).
parallelamente ad esse sono stati indagati ed ipo-
tizzati i meccanismi psicofisiologici alla base di tale
benefico effetto.
Riprendendo il concetto dell’Uomo Vitruviano di
Leonardo da Vinci (perissa Torrini, 2009) quale, tra
gli altri, emblema di perfezione e di armonia tra
mente e corpo, e superando l’anacronistica distin-
zione mente-corpo, si pone l’accento sulla conce-
zione dell’essere umano come un tutto unitario, in
cui aspetti fisiologici e psicologici si influenzano a
vicenda. consideriamo perciò che in ogni persona,
nell’interazione con l’ambiente (inteso in senso al-
largato e comprendente non soltanto l’ambiente fi-
sico ma anche quello sociale, familiare, economico,
e così via), le caratteristiche biologiche e fisiologi-
che sono strettamente interconnesse con le ca-
ratteristiche di pensiero (stile cognitivo), relative al
rapporto con sè stesso e con il mondo e con il pro-
prio comportamento, secondo questo schema
(beck et al. 1976).
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.81-84
S&C
O SPORT:
una palestra
per la psiche
BEATRICE
CORSALE
Psicologa e
Psicoterapeuta
cognitivo
comportamentale.
Ha collaborato con
l’Istituto di
Neurofisiologia del
CNR di Pisa e con
l’Istituto di Medicina
e Scienza dello
Sport del CONI.
è Docente nei corsi
quadriennali di
Specializzazione
post lauream in
Psicoterapia gestiti
dall’AIAMC e
riconosciuti dal
MIUR, Cultore della
materia per il
Dipartimento di
Psicologia
dell’Università di
Milano-Bicocca ed
è socio fondatore
della Società
Italiana di
Psicologia Positiva.
è Psicologa della
Federazione
Italiana Badminton.
Titolare dello Studio
Corsale e del sito
www.psicologo-
ansia.it , è autrice di
contributi scientifici
e pubblicazioni in
tema di psicologia
e di benessere.
PUBBLICATO
PUBBLICATO
PUBBLI
C
ATO
PRIM
A
V
O
LTA
PRIMAVOLTA
PRIMAVOLTA
LAVORO
ORIGINALE
PER
S&C
Beatrice Corsale
Psicologa e psicoterapeuta
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.22 Pagina 81
85STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013
Mi piace credere che il nostro sia ancora un paese
normale e, pertanto, ad inizio legislatura, i c.d.
“tecnici” provano a suggerire di quali interventi le-
gislativi si ritiene che il movimento sportivo abbia
bisogno.
Non mi sento di unirmi al coro di coloro i quali ri-
tengono necessaria l’introduzione di ulteriori van-
taggi fiscali. Non dobbiamo dimenticare che tra i
settori del non profit lo sport è già quello che gode
tra i maggiori vantaggi. Non mi sembra, inoltre, che
complessivamente, almeno a livello dilettantistico,
i carichi fiscali siano così cospicui.
qualsiasi nuova agevolazione dovrebbe essere ri-
equilibrata da coperture finanziarie che credo, one-
stamente, siano di difficile reperibilità nel sistema
italiano. Il rischio, poi, potrebbe diventare quello per
cui il beneficio ricadrebbe solo nell’incremento della
illegalità sotto il profilo sia del reperimento delle ri-
sorse che delle spese.
credo, invece, non solo opportuni ma “indispensa-
bili” due provvedimenti a “costo zero” per l’erario,
ma di importanza vitale per il nostro movimento.
Il primo è una riscrittura della legge 91/81 sul
professionismo sportivo o, comunque, una disci-
plina del lavoro sportivo in quelle discipline (e, come
sappiamo, sono oltre il 90% di quelle praticate in
Italia) che non si sono potute permettere, per la
scelta del legislatore della legge sul professionismo
di prevedere una presunzione di lavoro subordi-
nato in favore dell’atleta professionista, con la
conseguente onerosità di tale scelta, di fare un’op-
zione in tal senso.
Sta diventando troppo “rischioso” rinviare alla ma-
gistratura ordinaria, come sta accadendo ora, la
qualificazione del rapporto di tutti coloro i quali pre-
stano la loro opera in settori sportivi non profes-
sionistici.
E qui mi collego in specifico anche al mondo della
pesistica. credo che l’errore sia quello di ragionare
per categorie e non per singoli individui. cerco di
spiegarmi. Ritengo non corretto sostenere che
tutti gli istruttori federali siano dei dilettanti, in-
tendendo come tali che svolgano tale attività per
mero “diletto”; analogamente credo sia sbagliato
sostenere, al contrario, che siano tutti professio-
nisti.
S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.85-86
S&C
Cosa c’è
dietro
l’angolo?
GUIDO MARTINELLI
avvocato,
consulente della
FIPE, professore
aggregato di
legislazione sportiva
presso l’Università
degli studi di
Ferrara, docente
nazionale della
Scuola dello Sport
del CONI, è autore
di diverse
pubblicazioni in
materia di diritto
sportivo.
PUBBLICATO
PUBBLICATO
PUBBLI
C
ATO
PRIM
A
V
O
LTA
PRIMAVOLTA
PRIMAVOLTA
LAVORO
ORIGINALE
PER
S&C
Guido Martinelli
©FotoVandaBiffani
N°5 interno_S&C 22/04/13 17.22 Pagina 85

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Pagine da n°5 strength & Conditioning

  • 1. 3STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 pensare, qualche volta, dà la sensazione di rappresen- tare un’attività di straordinaria semplicità, quindi assai facile da realizzare e spesso nella convinzione di essere un processo a costo zero o, ancora, che il realizzare un’attività di pensiero sia totalmente ininfluente per sé e/o per gli altri. per cui, un pensiero pensato e non por- tato a realizzazione, si crede generalmente che vada di- rettamente nel cestino dei rifiuti, completamente inat- tivo e privo della vitalità necessaria per riemergere, perciò senza alcuna possibilità di produrre effetti né di- retti e centrali, né indiretti e collaterali. Se così fosse, potremmo davvero pensare di tutto e su tutto, a qualsivoglia livello di intensità o di profondità, per meglio rappresentare il concetto di pensiero, in ogni momento anche in maniera contrapposta rispetto a quello che stiamo facendo o tentando di realizzare, certi che pensare è davvero un impegno gratuito e per- ciò stesso non dispendioso. per fortuna - o purtroppo - non è così o, meglio, non è così semplice; tantomeno è semplice il meccanismo con cui si formano i pensieri e tantomeno è chiaramente de- terminabile l’influenza che questi hanno su di noi, sulla nostra vita e su tutte le nostre attività, pubbliche e pri- vate, palesi e confinate nell’io. Se così fosse, così come spesso capita di “pensare pensieri” privi di “effetti col- laterali”, ebbene avremmo ricevuto in dote e in dotazione dalla natura un “qualcosa di magico” pressoché inutile o forse poco funzionale per la vita dell’uomo. Ma non è così, non è affatto così. I pensieri, contrariamente a quanto osservato, hanno una forza di straordinarie di- mensioni, positivi o negativi che essi siano. Analizzata sotto l’aspetto psico-biologico, quella di pen- sare può essere considerata un’attività tendente prin- cipalmente a trovare una soluzione a quesiti che trag- gono origine dalle esperienze fatte da un soggetto fino a quel momento della sua vita. Un po’ come i pensieri del canto Notturno del pastore Errante dell’Asia di Giacomo Leopardi (Che fai tu,luna,in ciel? dimmi,che fai,Silenziosa luna? Sorgi la sera,e vai,Contemplando i deserti;indi ti posi.Ancor non sei tu paga Di riandare i sempiterni calli? Ancor non prendi a schivo,ancor sei vaga Di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita La vita del pastore. Sorge in sul primo albore Move la greggia oltre pel campo, e vede Greggi, fontane ed erbe; Poi stanco si riposa in su la sera: Altro mai non ispera. Dimmi, o luna: a che vale Al pastor la sua vita, La vostra vita a voi? dimmi: ove tende Questo vagar mio breve, Il tuo corso immortale?...). quindi, ne deriva che non tutti penseremo la stessa ri- sposta a parità di quesito, ma la modalità con cui la ri- sposta viene formulata nasce nelle medesime circo- stanze e nelle stesse condizioni in ogni soggetto pensante: alla fin fine, attività elettrica ed attività chi- mica. Il che, tra l’altro, è lo stesso. Tale attività è verificabile con una comune indagine elet- troencefalogrammatica, misurando il potenziale dei campi elettromagnetici che si producono nell’atto di pensare un pensiero e così di far nascere il pensiero. quindi un pensiero o una somma di pensieri producono una variazione di energia interna ed esterna alla scatola cranica. Il campo elettromagnetico, per sua natura, quindi, produrrà una variazione di energia. La creazione nello spazio e nel tempo di un campo elettromagnetico è governata dalle equazioni di Maxwell, un sistema che sta alla base della descrizione formale dell’interazione elettromagnetica. pertanto, se pensare produce delle variazioni di energia, lo stesso non può più essere considerato privo di “effetti collaterali”, perché l’energia ha capacità attrattive e le attrazioni attivano onde energetiche tramite le quali si ottiene “di ritorno” ciò che immettiamo nell’Universo. Albert Einstein in una delle sue massime riuscì a de- scrivere, come sua abitudine, questa correlazione tra pensiero ed universo in maniera precisa ed inequivoca- bile, com’era tipico del suo stile: “tutto è energia e que- sto è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ot- tenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è filo- sofia, questa è fisica”. Spesso, allora, quando un problema ci attanaglia, ci concentriamo sullo stesso, valutando le possibili solu- zioni, ma tendenzialmente in uno stato mentale di in- quietudine, identificativo di un segnale di mancanza di soluzione o di paura. Il problema di questo modo di porsi condiziona il campo elettromagnetico di cui sopra e pertanto pensieri ne- gativi o discordi con ciò che è il desiderio di avere una so- luzione, attirano esattamente ciò che non si vuole. fortunatamente è anche vero l’opposto: cioè, se si è concentrati su ciò che si desidera, attraverso la proie- zione di soddisfazione, si innesca il meccanismo di un campo elettromagnetico positivo che inizia a dare vita al processo che permette di sintonizzarsi proprio su ciò che si desidera. Antonio Urso Presidente FIPE EDITORIALE La forza dei pensieri, la forza del pensiero NUMERO 5 N°5 interno_S&C 22/04/13 17.17 Pagina 3
  • 2. 5STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 LA LUNGHEZZA DELLA VITA UMANA Il 6 marzo del 1933 apparve sul New York Times il necrologio di Li ching-Yun, un erborista cinese esperto di arti marziali e, per un lungo periodo, tattico dell’esercito cinese. Il signor ching-Yun, se- condo i dati in possesso del giornale, sarebbe nato nel 1736 (!?), sarebbe vissuto 197 anni, avrebbe avuto 24 mogli e 180 tra figli e nipoti ancora in vita alla sua morte. La foto, scattata nel 1927, lo ritrae durante la vi- sita al generale Yang Sen che lo aveva invitato nella sua abitazione affascinato dalla leggenda che lo cir- condava. A rendere ancora più complicata la sto- ria, c’è una lettera del 1827 con la quale il governo imperiale faceva al maestro Li gli auguri per il 1500 compleanno: la sua data di nascita dovrebbe es- sere anticipata al 1677! Non vi sono dati certi per documentare una tale longevità e nella storia non vi sono accenni a vite così lunghe, salvo quanto attribuito dalla bibbia ai patriarchi antidiluviani, vissuti cioè prima del dilu- vio universale. Nella Genesi (Genesi 5, 5-32), si legge che Matusalemme è vissuto 969 anni, se- guito da Iared (962), Noè ( 950), Adamo (930 ) e via via da altri meno longevi, per finire con Enoch che è vissuto solo 355 anni! Sono cifre che la scienza ritiene improbabili, aprendo un dibattito sul perché la bibbia sia stata così puntigliosa nell’e- lencare la vita dei singoli patriarchi. Isaac Asimov, il fisico famoso per i suoi romanzi di fantascienza, ipotizza che nella Genesi gli anni siano in realtà mesi lunari. Secondo questa ipotesi, Matusa- lemme, il primo “ matusa” della storia, sarebbe vissuto poco più di 70 anni. Secondo Mikhail Verba, ricercatore russo, l’età di Matusalemme sarebbe stata di 120 anni, quella di Sara al momento del concepimento di Isacco 40 e non 60 anni, Noè quando partì con l’arca avrebbe avuto 60 anni e non 500. Il tutto sarebbe legato alla traduzione in greco dall’aramaico fatta da traduttori nel III se- colo dopo cristo, che commisero l’errore di non considerare che la scrittura della Genesi avvenne in un periodo in cui la matematica usata era quella sumera, che era basata su un sistema sessagesi- male come quello da noi impiegato per il calcolo del tempo (minuti, secondi, etc.). Dopo il diluvio universale, nessuno - nemmeno i pa- triarchi - ha potuto vantare una longevità così grande: la stessa Genesi pone come limite della vita umana i 120 anni. Ad oggi, una sola persona ha superato questo limite ed è la francese Jeanne calment vissuta 122 anni e 164 giorni. Al secondo posto Sarah knauss, statunitense, vissuta 119 anni e 97 giorni. L’uomo più longevo, il giapponese Jiroemon kimura ha superato i 115 anni, è ancora vivente ed è l’essere umano più anziano della Terra e al momento occupa solo (!?) il 90 posto della clas- sifica. S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.5-10 S&CLa macchina che c’è in me FARE SPORT ALLUNGA LA VITA… E PREVIENE MALATTIE INVALIDANTI MENOTTI CALVANI MENOTTI CALVANI Medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si è laureato in scienza della nutrizione umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientifici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative. Figura n°1 - Foto di Li Ching-Yun, nel 1927. Figura n°2 - Matusalemme, Lamech e Noè in un antica miniatura: 2696 anni in tre! Figura n°3 - Jeanne Calment al suo 117° com- pleanno e Jiroemon Kimura, l’uomo più anziano del mondo N°5 interno_S&C 22/04/13 17.17 Pagina 5
  • 3. 11STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 La pubalgia è un tema dibattuto quanto controverso nell’ambito della medicina dello sport. In primo luo- go, occorre sottolineare come il termine “pubalgia” descriva solamente il sintomo e non costituisca di per sé la diagnosi. con il temine di pubalgia, infat- ti, si deve intendere una sintomatologia algica a li- vello della zona pubica che, come ben descritto da alcuni Autori (Omar e coll. 2008), vede la sua ezio- logia ascrivibile a ben trentasette diverse patolo- gie. Una delle più comuni cause di pubalgia riguar- danti l’atleta è rappresentata da tendinopatia de- gli adduttori (TA). La TA è una patologia, in genere da overuse, a carico della muscolatura adduttoria1 , tipica di alcuni sport, come ad esempio il calcio, nel cui modello prestativo siano contemplati corsa con cambiamenti di direzione, repentine accelerazioni, contrasti con gli avversari, ecc.; oltre a questo, an- che l’utilizzo di superfici di gioco eccessivamente pe- santi, oppure troppo rigide – come ad esempio i campi da calcio o da rugby ghiacciati durante il pe- riodo invernale in molte zone del Nord Europa – gio- ca un ruolo importante nell’eziologia della patologia (bisciotti, 2010). Se sottostimata, la TA può generare una sindrome retto-adduttoria, ossia una tendinopatia dell’apo- neurosi comune del muscolo lungo adduttore e del muscolo retto addominale. come rappresentato in figura n.1, una tendinopatia inserzionale di uno dei due muscoli sopracitati può provocare uno squi- librio sinfisario, che può esitare in una severa ed in- S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,11-16 S&C a tendinopatia degli adduttori nel calciatore: quando il ritorno alla corsa? GIAN NICOLA BISCIOTTI Physiologist Lead c/o Qatar Orthopaedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center, Doha (Q). Senior Coordinator Kinemove Rehabilitation Centers, Pontremoli, Parma, La Spezia (I). Gian Nicola Bisciotti Introduzione 1. I muscoli adduttori sono sette: nel piano superficiale si trovano il m. pettineo, l’adduttore lungo ed il m. gracile; nel secondo piano, si trovano l’adduttore breve e nel piano profondo l’adduttore grande. Il m. pettineo è innervato dal nervo femorale e dal nervo otturatore, il m. grande adduttore dal nervo otturatore o dal nervo ischiatico e dal nervo tibiale, l’adduttore lungo, l’adduttore breve ed il gracile sono innervati dal solo nervo otturatore. Nella regione glutea i muscoli che presentano un’azione adduttoria sono due: il m. otturatore esterno, anch’esso innervato dal nervo otturatore, ed il muscolo quadrato del femore, innervato dal nervo ischiatico e dal nervo del muscolo del quadrato del femore. PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLI C ATO PRIM A V O LTA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C Figura n°1 - Il muscolo retto addominale ed il lungo adduttore presentano un’inserzione comune a livello della sinfisi pubica: come chiaramente visibile dalle due frecce (in giallo nella fi- gura), le loro rispettive forze si esplicano in modo diametral- mente opposto: verso l’alto quella prodotta dal retto dell’ad- dome e verso il basso quella generata dal lungo adduttore. Una sofferenza di uno dei due muscoli può determinare un serio squilibrio della funzionalità della sinfisi pubica e l’insorgenza di una severa pubalgia. PAROLE CHIAVE tendinopatia, sindrome retto-adduttoria, VAS. N°5 interno_S&C 22/04/13 17.17 Pagina 11
  • 4. 17STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 La potenza è una delle caratteristiche fondamen- tali della performance muscolare e si misura in watts. è ormai evidente a tutti che negli sport di oggi la potenza muscolare è importante come e forse più della sola forza. Sebbene vi sia un rap- porto intimo tra la forza e la velocità che compon- gono l’equazione di potenza, la capacità di pro- durre forza ad una rapida velocità di movimento è ciò che sembra caratterizzare l’atleta d’élite in molti sport odierni. La potenza prodotta durante l’esercizio è forte- mente dipendente dal tipo di esercizio eseguito. Un fondista può produrre solo 50 W con ogni ciclo del passo di corsa, nel corso di una gara di durata. Al contrario, un sollevatore di pesi può produrre più di 7000 W durante la seconda fase della spinta du- rante l’esercizio di slancio (10). La fisiologia di base della potenza gioca un ruolo cruciale nell’aiutare lo specialista della forza e del condizionamento muscolare a capire meglio come utilizzare al meglio l’equazione della potenza. Lo scopo di questa rassegna sarà quello di fornire al- cuni spunti di base sulla fisiologia sottostante la potenza muscolare. La classica curva forza-velocità dimostra che quando la velocità di movimento aumenta concen- tricamente a partire da velocità zero (4), la forza prodotta diminuisce. Viceversa, quando la velocità di movimento aumenta eccentricamente a partire da velocità zero, la forza aumenta (fig. n.1a). Il mo- dello di una curva forza-velocità può anche variare da una articolazione all’altra, ma si mantiene una relazione similare tra forza e velocità (quella de- scritta, NdT) per le 2 differenti azioni muscolari. Tipicamente, la potenza viene valutata durante l’a- zione concentrica del muscolo della curva forza-ve- locità. La potenza può essere definita come la forza per la distanza/tempo oppure la forza per la velocità (10). La forza (ovvero strength) gioca un ruolo chiave nella produzione della potenza e se non mantenuta con l’allenamento può esitare in una diminuzione oppure in un non cambiamento nella produzione di potenza. La forza (force) si ri- ferisce alla massa della resistenza che viene spo- stata attraverso la sua accelerazione, mentre la velocità è la distanza che la resistenza copre du- rante il tempo di durata del movimento (19). Il picco della potenza si ottiene con una forza da moderata a minima ad una velocità intermedia (14) (fig. n.1b). S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,17-24 S&C eccanismi basilari e fisiologia della potenza muscolare WILLIAM J. KRAEMER è professore presso il Dipartimento di Chinesiologia dell’Università del Connecticut, membro della NSCA di cui è stato Presidente in passato. PAROLE CHIAVE potenza, tasso di sviluppo della forza, allenamento della forza DAVID P. LOONEY è ricercatore associato presso il Dipartimento di Chinesiologia dell’Università del Connecticut, e fa parte dello staff di lavoro del Dr. Kraemer.Introduzione La curva forza-velocità ORIG: UNDERLYING MECHANISMS AND PHYSIOLOGY OF MUSCULAR POWER - STRENGTH & cONDITIONING JOURNAL. 34(6):13-19 (2012) ©FotoVandaBiffani PUBBL ICATOPERLA PRIMA VOL TAINITALIA1 William J. Kraemer and David P. Looney Human Performance Laboratory, Department of Kinesiology, University of Connecticut, Storrs, Connecticut N°5 interno_S&C 22/04/13 17.18 Pagina 17
  • 5. 25STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 Il gioco del calcio è uno sport di squadra caratte- rizzato da una peculiare fenomenologia, quella per cui i giocatori delle due formazioni si contendono spazi e priorità per poter gestire al meglio la palla. Gli sport come il calcio sono anche denominati gio- chi sportivi di “invasione”, in quanto i componenti delle squadre si muovono negli stessi spazi di gioco e, tenendo conto del regolamento ufficiale, i con- tendenti possono anche contrastarsi con contatti leciti, cioè non violenti né scorretti. Tali prerogative spingono la prestazione dei giocatori verso rapidi movimenti nel gioco, al fine di guadagnare tempi e spazi più favorevoli, nel contesto della situazione, rispetto agli avversari. In altre parole, i giocatori si spostano sul terreno di gioco per cercare di anti- cipare e mettere in atto il proprio “volere tecnico- tattico” per eludere, limitare o ritardare gli inten- dimenti degli avversari. Durante la gara, quindi, si assiste ad una serie di “duelli” fra giocatori, che si ripetono nel corso della gara per tutto il tempo di gioco: l’esito più o meno favorevole da parte di uno dei giocatori che partecipa alla competizione dipende, volta per volta e caso per caso, da svariati fattori: 1. capacità di prevedere e comprendere in anticipo lo sviluppo dell’azione; 2. capacità di mettere in atto più rapidamente possibile una risposta tecnico- tattica adeguata e funzionale alla situazione di gioco; 3. capacità di esprimere potenza negli sposta- menti in accelerazione-sprint e nei gesti tecnici esplosivi (p.e. salti per colpire più in alto la palla, contrasti in scivolata, tiri di potenza, gesti acro- batici, etc.); 4. capacità di ridurre celermente la velocità du- rante le “frenate” e nei cambi di direzione e senso; 5. capacità di “gestire” e regolare al meglio sul piano coordinativo le diverse abilità tecniche, durante esecuzioni che richiedono, anche in con- temporanea, l’espressione di un insieme di im- pegni fisici elevati. Inoltre, tali “unità di gioco” devono potersi ripe- tere nel corso della gara, senza che si manifestino cali di efficienza sia sul piano tecnico-tattico sia, evidentemente, per ciò che riguarda la disponibilità fisica sopra indicata. quindi, una ulteriore prerogativa – rispetto alle cinque già elencate sopra – per garantire una pre- stazione ottimale sarà per forza di cose la se- guente: 6. capacità di ripetere per n volte le diverse unità di gioco, mantenendo una relativa efficienza per tutto il tempo di gara e ritardando, per quanto possibile, l’insorgere della fatica nelle sue di- verse espressioni psico-fisiologiche. S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.25-35 S&C ’allenamento della potenza muscolare nel calcio STEFANO D’OTTAVIO Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport dell’Università degli Studi Tor Vergata di Roma e Responsabile Nazionale dell’Area Tecnica del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC. Direttore del Master Universitario di 1 livello "Teoria e Metodologia della Preparazione Fisica del calcio" nell’Università degli Studi Tor Vergata di Roma.
 ANTONIO URSO Presidente della Federazione Italiana Pesistica e della European Weightlifting Federation. Componente dell’Esecutivo della IWF International Weightlifting Federation. Laurea in Scienze Motorie; Laurea Magistrale in Attività Motorie Preventive e Adattate; Master 1° livello Scienze Motorie Preventive Adattate e Recupero Atletico; Maestro di Pesistica. Ha allenato la nazionale maschile e femminile di pesistica. è stato più volte campione italiano. Introduzione PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLI C ATO PRIM A V O LTA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C Stefano D’Ottavio e Antonio Urso PRIMA PARTE N°5 interno_S&C 22/04/13 17.18 Pagina 25
  • 6. 37STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 Non vi è dubbio che sia piuttosto facile (ed è infatti costume abituale in questo nostro paese) parlare dello sport e dell’attività motoria in genere dei gio- vani, risolvendo il tutto in una serie di buoni pro- positi e di dichiarazioni di intenti e di citazioni au- torevoli. Ed è proprio per sgombrare il campo da tale improduttiva produttività che ho dato io stesso a questo lavoro un titolo problematico (e con un interrogativo che non dovrebbe lasciare scampo nemmeno al sottoscritto), che impone di rispondere. per questo motivo, anche, desidero fare tre precisazioni preliminari, prima di passare ad alcune riflessioni che ritengo fondamentali sugli argomenti sottintesi nel titolo e che tale titolo do- vrebbero giungere a chiarire. La prima precisazione è che si deve per forza par- tire dal più importante dei problemi della crescita e dello sviluppo umano (di tutto lo sviluppo della per- sona), ovvero quello relativo al cosiddetto “sviluppo motorio” delle prime fasce di età. Si tratta, cioè, dell’importanza vitale (“vitale” è proprio la parola più corretta) dell’attività (anch’essa per forza di cose motoria) rivolta ad assicurare tale tipo di svi- luppo nel bambino, nel ragazzo, nell’adolescente e nel giovane. Nello stesso tempo, però (seconda precisazione), occorre che gli addetti ai lavori manifestino, se in essi esiste e se da essi è sentita, tutta la propria insofferenza per altre posizioni: quelle che, per esempio, minimizzano l’importanza della stessa educazione fisica scolastica o per quelle che danno un grande risalto alla formazione cosiddetta intel- lettuale o per altre ancora che, professando un in- teresse di bandiera per la pratica sportiva precoce (per esempio, molte federazioni sportive e molti esponenti dell’establishment sportivo nazionale), hanno in realtà travisato le necessità reali dell’or- ganismo in crescita e lo hanno asservito – sostan- zialmente per ignoranza su cosa sia un uomo o una donna, o meglio un essere della specie umana, o meglio ancora una persona – asservito, dicevo, ad una pratica specialistica, anzi mono-specialistica, e ripetitiva, il cui risultato ed il cui esito è scontato in partenza e non è di aiuto alla vita, mentre ma- gari è dannoso, per quel particolare organismo e per il suo assolutamente peculiare sviluppo. Infine (è la mia terza precisazione preliminare), oc- corre riconoscere che sono stati e sono davvero sciagurati quei paesi, quelle Società civili e quelle Istituzioni che, in diversi momenti, con differente enfasi, a volte ricredendosi in parte, a volte rica- dendo in errore e perdendo anche il poco di buono acquisito nel passato, hanno negato e negano ai loro giovanissimi e giovani esponenti di colmare un imprescindibile bisogno del proprio organismo per vivere, oppure hanno travisato e travisano il senso di una corretta attività motoria, oppure hanno mi- nimizzato e tuttora minimizzano questa stessa, trincerandosi dietro la prospettazione (addirittura politica) di numerosi altri problemi della gioventù, prioritariamente da garantire al posto di questo di cui vogliamo, per la sua immanenza e la sua ur- genza, occuparci in questa sede. S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.37-43 S&C Pasquale Bellotti utto il divenire motorio delle persone. (ma proprio tutto il divenire?) PASQUALE BELLOTTI (pasquale.bellotti@ gmail.com; pasquale.bellotti@ unito.it), medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente Etica e Bioetica dello Sport a Torino, nella SUISM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. è anche Presidente de L’Amàca Onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in Africa (ed in Italia): www.amacaonlus. org. Foto © Federazione Italiana Pallavolo N°5 interno_S&C 22/04/13 17.18 Pagina 37
  • 7. 47STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.47-49 S&C pertensione e allenamento contro resistenza PAUL SORACE è fisiologo clinico dell’esercizio fisico all’Hackensack University Medical Center e istruttore per l’American Academy of Personal Training (AAPT). L’ipertensione (ovvero la pressione arteriosa su- periore ai valori normali) viene definita come una condizione medica cronica che colpisce oltre 65 milioni di persone negli Stati Uniti (5) e gli ameri- cani spendono ogni anno 37 miliardi di dollari in vi- site mediche, farmaci, analisi di laboratorio, cor- relati al trattamento della sola ipertensione (2). L’ipertensione predispone le persone a un aumento del rischio di coronaropatia, che può a sua volta aumentare il rischio di attacco cardiaco, insuffi- cienza cardiaca, ictus e nefropatia (3). La relazione tra pressione arteriosa e rischio di malattia car- diovascolare è indipendente da altri fattori di ri- schio, ma i rischi continuano ad aumentare in pre- senza di fattori aggiuntivi quali il diabete e la dislipidemia (3). per esempio, il rischio a 10 anni per coronaropatia è maggiore in un soggetto che presenta un aumento del colesterolo totale e della pressione arteriosa sistolica rispetto a colui che presenta un aumento della sola pressione sistolica (3). Le riduzioni della morbilità e della mortalità sono state attribuite principalmente a un aumento della disponibilità e dell’utilizzo di vari farmaci e ad in- terventi sullo stile di vita. Tra i farmaci comune- mente prescritti per trattare l’ipertensione vi sono: - I diuretici: questi farmaci diminuiscono la per- centuale di riassorbimento dei liquidi nei tubuli renali e aumentano il volume di urina, ridu- cendo la quantità totale di liquidi nel corpo, ab- bassando di conseguenza la pressione arte- riosa. con i diuretici, i livelli di potassio diminuiscono sensibilmente e aumenta così il rischio di ipokaliemia. poiché il potassio regola il flusso ematico attraverso il tessuto mu- scolo-scheletrico, il rischio di rabdomiolisi (danno alle fibre muscolari) risulta aumentato. - I beta-bloccanti: si tratta di farmaci che si le- gano ai recettori beta-adrenergici con conse- guente blocco del legame della noradrenalina e dell’adrenalina a questi recettori. pertanto, il cuore batterà più lentamente e con una minore contrattilità, riducendo di conseguenza la pressione arteriosa. Inoltre, i beta bloccanti aiutano i vasi sanguigni a rilassarsi e dilatarsi, facilitando il flusso sanguigno. I beta bloccanti PUBB LICATOPERL A PRIMA VOLTAINITALIA 1 Paul Sorace, MS, ACSM RCEP, CSCS*D, Thomas P. Mahady, MS, CSCS, and Nicole Brignola Hackensack University Medical Center, Hackensack, New Jersey THOMAS P. MAHADY è fisiologo senior dell’esercizio fisico per il Cardiac Prevention & Rehabilitation Program all’Hackensack University Medical Center e professore associato alla William Paterson University di Wayne, in New Jersey. NICOLE BRIGNOLA si è recentemente laureata in Scienza dell’allenamento presso la William Paterson University. Prosegue tuttora il suo percorso di studi. Panoramica dell’ipertensione 1 2 3 ORIG: RESISTANCE TRAINING PROGRAMMING FOR INDIVIDUALS WITH HYPERTENSION POWER STRENGTH & cONDITIONING JOURNAL. 31(1):36-38 (2009) N°5 interno_S&C 22/04/13 17.19 Pagina 47
  • 8. 51STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.51-57 iamo peso alla salute. Programma di attività fisica per adolescenti obesi MATTEO VANDONI Ricercatore presso il Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense (Università di Pavia). Nella parte finale dell’articolo comparso nel nu- mero 4/2013 di S&c (pp. 69-72), si era breve- mente descritto il protocollo del progetto “Diamo peso alla salute”. Ripercorrendone i punti princi- pali, è fondamentale adesso sottolineare come esso sia stato pianificato utilizzando alcuni pecu- liari gesti tecnici di calcio, basket, pallavolo, rugby. Gli esercizi selezionati sono stati adattati alle ca- pacità/necessità dei ragazzi obesi ed utilizzati nella preparazione di sessioni tipo di “circuit training” che hanno consentito a tutti gli allievi di parteci- pare alle attività liberamente e senza vincoli di ca- rattere prestativo. La struttura generale è stata programmata al- ternando 3 postazioni di esercitazioni aerobiche con 3 di resistenza muscolare; le tempistiche di lavoro, di recupero e di intensità sono state defi- nite sulla base dei risultati dei test di valutazione iniziali. L’attività proposta è stata caratterizzata dal prin- cipio della polivalenza, cioè dalla necessità che l’at- tività motoria non costituisca principalmente un allenamento di specifici segmenti corporei, ma che essa educhi utilizzando il movimento in senso ampio e distribuito. Di seguito, vengono presentate, a titolo esemplifi- cativo, due sedute di allenamento riferite a due di- versi periodi. LUCA MARIN Docente di Tecnica del Fitness presso il CdL in Scienze Motorie (Università di Pavia). SECONDA PARTE PRIMO Mese SECONDO Mese TERZO Mese 60% Frequenza Cardiaca Massima 70% Frequenza Cardiaca Massima 75% Frequenza Cardiaca Massima cA + cA + cR (Totale 24’) cA + cA + cR (Totale 18’) cA + cA + cR (Totale 12’) Riscaldamento cA + cA + cR (x4) (Totale 42’) cR + cA + cR (x4) (Totale 54’) cA + cR + cA (x4) (Totale 66’) parte centrale cA + cA + cR (Totale 24’) cA + cA + cR (Totale 18’) cA + cA + cR (Totale 12’) parte finale cA = circuito aerobico cR = circuito resistenza VERONICA BIANCOTTI Istruttore P.T. Fipe. Responsabile dell’attività da campo del progetto: “Diamo Peso alla Salute” (Università di Pavia). MASSIMILIANO FEBBI Educational Director e docente nazionale NSCA Italia, FIPE e Docente Scuola dello Sport Coni, Roma. PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLI C ATO PRIM A V O LTA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C Matteo Vandoni, Veronica Biancotti, Massimiliano Febbi, Luca Marin, Università degli Studi di Pavia, Corso di Laurea in Scienze Motorie S&C N°5 interno_S&C 22/04/13 17.19 Pagina 51
  • 9. 59STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.59-63 S&C orbo di Parkinson: epidemiologia, fisiopatologia e intervento di attività fisica LANCE M. BOLLINGER sta conseguendo un dottorato in Bioenergetica e Scienze Motorie alla East Carolina University. Sebbene la causa o le cause specifiche del Mp non siano conosciute, l’incidenza della malattia au- menta con l’età, soprattutto dopo i 50 anni (22). Entrambi i sessi e tutti i gruppi etnici sembrano essere suscettibili alla malattia; tuttavia, il Mp è circa due volte più diffuso tra gli uomini che tra le donne (22). fattori ambientali di rischio, come per esempio l’esposizione ai pesticidi, la perdita ripe- tuta di coscienza e il consumo di farmaci antide- pressivi, associati a un’anamnesi familiare posi- tiva, sono tutti elementi positivamente correlati al Mp (6). Uno studio ha evidenziato che parenti di primo grado di pazienti con Mp mostravano una probabilità di sviluppare la malattia superiore di 3,5 volte (18). Evidenze recenti hanno collegato l’alterata regola- zione di diversi geni allo sviluppo del Mp (8). que- sto induce a ritenere che il Mp può essere, almeno in parte, una malattia ereditaria. Altre cause pro- poste del Mp comprendono la disfunzione mito- condriale e/o la formazione di specie reattive del- l’ossigeno (15) è interessante notare che molti dei geni con funzione alterata implicati nello sviluppo del Mp sono anche implicati nella regolazione mi- tocondriale (15). I 4 sintomi principali del Mp sono: tremore a ri- poso, bradicinesia, rigidità e riflessi posturali ri- dotti. I sintomi motori secondari comprendono: andatura strascicata, festinazione, freezing, dis- tonia, ipomimia, disartria, disfagia, scialorrea, mi- crografia e riflesso glabellare. Le definizioni dei fe- nomeni associati al morbo di parkinson sono elencate qui di seguito: Acatisia - sensazione di irrequietezza alle estremità inferiori (anche nota con il nome di sindrome delle gambe senza riposo); Cachessia - estremo calo ponderale, con per- dita soprattutto del tessuto muscolo-schele- trico; Disartria - difficoltà di articolazione; Discinesia - pattern di movimento irregolari a causa della difficoltà di eseguire contrazioni muscolari volontarie; Disfagia - difficoltà di deglutizione; Distonia - anomalia del tono muscolare che de- termina posizioni innaturali della testa e/o de- gli arti; Festinazione - passi brevi e rapidi, di solito nel tentativo di mantenere l’equilibrio a causa di un’eccessiva flessione del tronco; Freezing (blocco motorio) - involontaria e re- pentina perdita o incapacità di iniziare il movi- mento; PUB BLICATOPER LA PRIMA V OLTAINITAL IA 1 Lance M. Bollinger, MA,1 Celsi E. Cowan, BS2 e Thomas P. LaFontaine, PhD3 1Kinesiology Department, East Carolina University, Greenville, North Carolina; 2Department of Nutrition and Exercise Physiology, University of Missouri, Columbia, Missouri; e 3University of Missouri, Columbia, Missouri Epidemiologia CELSI E. COWAN è dottorando al Department of Nutrition and Exercise Physiology alla University of Missouri e assistente universitario presso Optimus: The Center for Health. THOMAS P. LAFONTAINE è fisiologo clinico dell’esercizio fisico e personal health and fitness mentor (guida personale al benessere) presso Optimus: The Center for Health. iii ORIG: PARKINSON’S DISEASE: EPIDEMIOLOGY, PATHOPHYSIOLOGY, AND EXERCISE INTERVENTION STRENGTH & cONDITIONING JOURNAL. 34(2):50-54 (2012) N°5 interno_S&C 22/04/13 17.20 Pagina 59
  • 10. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 prima di iniziare un programma di attività fisica, è fondamentale valutare la gravità del Mp. La rac- colta dell’anamnesi dovrebbe comprendere un esame medico che includa una valutazione dello stadio della malattia sulla scala di Hoehn e Yahr (9) (si veda Special Populations column, tabella 1) o alla Unified Parkinson’s Disease Rating Scale. Il primo si- stema si basa principalmente sulla valutazione dei sintomi motori, mentre il secondo valuta la gravità dei sintomi sia motori che non motori. questi sistemi di valutazione forniscono informa- zioni preziose sulle limitazioni funzionali; tuttavia, ulteriori valutazioni funzionali fatte dal professioni- sta dell’esercizio fisico possono fornire informazioni su altre aree da migliorare (Tabella n°1). Inoltre, poiché il Mp è un processo patologico progressivo, è necessario rivalutare a intervalli regolari lo stato funzionale. zhao et al (21) hanno dimostrato che i tassi mediani di progressione attraverso gli stadi 1, 2, 5, 3 e 4 della scala di Hoehn e Yahr corri- S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.65-69 S&C rogrammazione dell’attività fisica per il morbo di Parkinson LANCE M. BOLLINGER sta conseguendo un dottorato in Bioenergetica e Scienze Motorie alla East Carolina University. P UBBLICATOP ER LA PRIMA VOLTAINITA LIA 1 Valutazione funzionale CELSI E. COWAN è dottorando al Department of Nutrition and Exercise Physiology alla University of Missouri e assistente universitario presso Optimus: The Center for Health. THOMAS P. LAFONTAINE è personal health fitness mentor (guida personale al benessere) presso Optimus: The Center for Health in Columbia, Missouri. Sintomo Descrizione del test Criteri Tremore A riposo Assegnare un compito mentalmente impegnativo mentre le mani sono a riposo pronazione/supinazione del polso o “pill rolling” con il pollice e l’indice posturale Mantenere un arto sospeso in opposizione alla forza di gravità Tremore eccessivo dell’arto, soprattutto nelle regioni distali (prendere nota dell’ampiezza) Volontario Toccare il naso con l’indice Notare la precisione del movimento Rigidità Muovere ciascun segmento articolare nell’ambito di una ROM completa mentre è rilassato Mancanza di ROM completa Aumento della resistenza muscolare bradicinesia Invitare a eseguire rapidi movimenti di pronazione e supinazione dell’avambraccio Lentezza del movimento e mancanza di coordinazione durante il movimento Riflesso posturale pull test Due o più passi indietro Mancanza di risposta ROM (Range Of Motion) = escursione articolare. Tabella n°1 - Esame della funzionalità fisica per persone con morbo di Parkinson. 65 Lance M. Bollinger, MA,1 Celsi E. Cowan, BS2 e Thomas P. LaFontaine, PhD3 1Kinesiology Department, East Carolina University, Greenville, North Carolina; 2Department of Nutrition and Exercise Physiology, University of Missouri, Columbia, Missouri; e 3University of Missouri, Columbia, Missouri ORIG: EXERCISE PROGRAMMING FOR PARKINSON’S DISEASE STRENGTH & cONDITIONING JOURNAL. 34(2):55-59 (2012) N°5 interno_S&C 22/04/13 17.20 Pagina 65
  • 11. 71STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.71-74 S&C PREVENZIONE E RIABILITAZIONE HEALTHY PEOPLE 2020 ovvero Persone in Salute nell’anno 2020 U.S. DEPARTMENT OF HEALTH AND HUMAN SERVICE Office of disease Prevention and Health Promotion ODPHP Publication No. B0132 November 2010 www.healthypeople .gov www.healthypeople.gov Cos’è Healthy People? Healthy People 2020 rappresenta l’insieme degli obiettivi, relativi ad un arco temporale di 10 anni, progettati per guidare gli sforzi, volti alla pro- mozione della salute e alla prevenzione delle malat- tie e necessari al miglioramento della salute di tutta la popolazione degli Stati Uniti. pubblicato ogni dieci anni dal Dipartimento U.S. della Salute e dei Servizi alle persone, Healthy Peo- ple rispecchia l’idea di come sia possibile promuo- vere attivamente e focalizzare le azioni concrete da svolgere, fissando obiettivi definiti e fornendo adeguati riferimenti scientifici. Healthy People 2020 rappresenta la quarta edi- zione di questa iniziativa, che può vantare ormai ben tre decenni di lavoro. Healthy People viene utilizzato come strumento di gestione strategica da parte del Governo federale, degli Stati, delle comunità e di molti altri partner pubblici e privati del settore. La serie completa di obiettivi e target viene utilizzata per misurare i progressi relativi ai vari aspetti della salute in specifiche popolazioni e serve (1) da base per le at- tività di prevenzione e di incremento del benessere in vari ambiti e all’interno del governo federale e (2) come modello per la misurazione degli avanzamenti e non, a livello sia statale sia locale. quali sono le novità più rilevanti in Healthy People 2020? Healthy People 2020 si impegna per una società in cui tutti vivano una vita lunga e in buona salute. questo decennio, con diverse nuove caratteristi- che, contribuirà a rendere questa visione una realtà: • promuovendo idee di equità in grado di indirizzare i fattori sociali della salute e di promuovere la stessa in tutte le fasi della vita; • sostituendo le pubblicazioni tradizionali con un sito Web interattivo come principale veicolo di di- vulgazione; • mantenendo un sito Web che consenta agli utenti di accedere alle informazioni utili alle pro- prie esigenze e di analizzare dati su base scien- tifica per l’attuazione. N°5 interno_S&C 22/04/13 17.21 Pagina 71
  • 12. 77STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 è innegabile che il movimento costituisca un im- portante promotore della qualità della Vita delle persone e che, perciò, sia da irresponsabili non co- glierne il valore (tutti dovrebbero essere in grado di coglierne il valore) e non proporlo (la Società nelle sue diverse estrinsecazioni e manifestazioni dovrebbe farsene carico) e non saperlo proporre (agli addetti ai lavori, esperti del movimento e delle scienze ad esso collegate, si richiede la specifica competenza per operare nel settore, a beneficio e non a maleficio delle persone). Il movimento non a torto si identifica con la vita, in quanto essenza della natura dell’uomo insita nel- l’uomo e non solo come bisogno elementare da as- sicurare, con l’obiettivo di promuovere la salute e la stessa gioia di vivere, dunque – nel complesso – la felicità delle persone. Dire felicità è anche dire qualità della vita che può accrescersi o può dimi- nuire, anche in base ai comportamenti e alle scelte che in proposito si fanno o si propongono. Ma quali sono le regole da seguire per proporre il movimento alle persone o, meglio, quali sono i di- ritti delle persone relativamente al movimento, da non disattendere e da assicurare responsabil- mente? Vediamo il problema dalla parte di chi pratica. Diamo voce a chi riceve, deve ricevere, a chi è de- stinatario di un progetto e di un processo di cre- scita e di educazione attraverso il movimento. Si tratta, come si vedrà, di aspetti in genere disat- tesi e che mettono a nudo realtà talvolta molto po- vere e carenze abissali. Abissali perché separano l’uomo dalla sua natura e dalla sua vita. che non viene rispettata: colpevoli quei comportamenti che proprio la vita umana non rispettano e non la pro- teggono e non la promuovono. Ecco dunque, visti dalla parte della persona desti- nataria della proposta educativa attraverso il mo- vimento, una serie di “diritti sul movimento” che posseggono tutte le persone (ovviamente i bam- bini, gli adulti, gli anziani, tutti). S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.77-79 S&C Pasquale Bellotti e Ambra Bullano Movimento e diritti della persona. In 30 brevi punti, così per aprire un dibattito e avviare un discorso. PASQUALE BELLOTTI (pasquale.bellotti@ gmail.com; pasquale.bellotti@ unito.it), medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente Etica e Bioetica dello Sport a Torino, nella SUISM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. è anche Presidente de L’Amàca Onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in Africa (ed in Italia): www.amacaonlus. org. AMBRA BULLANO Laurea magistrale della SUISM in Manager delle attività fisiche e sportive, collaboratrice alla Cattedra del Corso di Qualità della Vita nella SUISM di Torino. N°5 interno_S&C 22/04/13 17.21 Pagina 77
  • 13. 81STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 con il termine benessere ci si riferisce ad uno “stato felice di salute, di forze fisiche e morali” (Treccani, 2012) relativo all’intero organismo, in li- nea con il modello biopsicosociale introdotto da Engel (1977) e ripreso dalla definizione dell’Orga- nizzazione Mondiale della Sanità in occasione della conferenza Internazionale del 6 settembre 1978 ad Alma Ata, nell’allora URSS, per cui la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia. questa piacevole condizione è favorita dalla pratica sportiva che, non solo aiuta la salute da un punto di vista fisico, come ampiamente documentato dalla letteratura scientifica, ma promuove anche il benessere e la salute psichica, come dimostrano numerosi studi (Long e Van Stavel (1995), McAu- ley (1994) e McDonald e Hogdon (1991). Il presente lavoro propone una disamina dell’inte- ressante e complesso intreccio tra benessere psi- cologico e pratica sportiva, sottolineando i princi- pali fattori che promuovono la percezione di benessere nello sportivo. Se la massima di Giovenale “mens sana in corpore sano” è giunta alle generazioni del Secondo Millen- nio tramite le Satire, è solo negli ultimi decenni che si sono moltiplicate le ricerche che hanno dimo- strato l’effetto positivo sul piano psicologico di un’attività fisica moderata e regolare e hanno evi- denziato che i benefici psicologici conseguenti alla pratica sportiva sono durevoli (Di Lorenzo et al., 1999). parallelamente ad esse sono stati indagati ed ipo- tizzati i meccanismi psicofisiologici alla base di tale benefico effetto. Riprendendo il concetto dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci (perissa Torrini, 2009) quale, tra gli altri, emblema di perfezione e di armonia tra mente e corpo, e superando l’anacronistica distin- zione mente-corpo, si pone l’accento sulla conce- zione dell’essere umano come un tutto unitario, in cui aspetti fisiologici e psicologici si influenzano a vicenda. consideriamo perciò che in ogni persona, nell’interazione con l’ambiente (inteso in senso al- largato e comprendente non soltanto l’ambiente fi- sico ma anche quello sociale, familiare, economico, e così via), le caratteristiche biologiche e fisiologi- che sono strettamente interconnesse con le ca- ratteristiche di pensiero (stile cognitivo), relative al rapporto con sè stesso e con il mondo e con il pro- prio comportamento, secondo questo schema (beck et al. 1976). S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.81-84 S&C O SPORT: una palestra per la psiche BEATRICE CORSALE Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Ha collaborato con l’Istituto di Neurofisiologia del CNR di Pisa e con l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI. è Docente nei corsi quadriennali di Specializzazione post lauream in Psicoterapia gestiti dall’AIAMC e riconosciuti dal MIUR, Cultore della materia per il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca ed è socio fondatore della Società Italiana di Psicologia Positiva. è Psicologa della Federazione Italiana Badminton. Titolare dello Studio Corsale e del sito www.psicologo- ansia.it , è autrice di contributi scientifici e pubblicazioni in tema di psicologia e di benessere. PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLI C ATO PRIM A V O LTA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C Beatrice Corsale Psicologa e psicoterapeuta N°5 interno_S&C 22/04/13 17.22 Pagina 81
  • 14. 85STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 5 / Maggio-Agosto 2013 Mi piace credere che il nostro sia ancora un paese normale e, pertanto, ad inizio legislatura, i c.d. “tecnici” provano a suggerire di quali interventi le- gislativi si ritiene che il movimento sportivo abbia bisogno. Non mi sento di unirmi al coro di coloro i quali ri- tengono necessaria l’introduzione di ulteriori van- taggi fiscali. Non dobbiamo dimenticare che tra i settori del non profit lo sport è già quello che gode tra i maggiori vantaggi. Non mi sembra, inoltre, che complessivamente, almeno a livello dilettantistico, i carichi fiscali siano così cospicui. qualsiasi nuova agevolazione dovrebbe essere ri- equilibrata da coperture finanziarie che credo, one- stamente, siano di difficile reperibilità nel sistema italiano. Il rischio, poi, potrebbe diventare quello per cui il beneficio ricadrebbe solo nell’incremento della illegalità sotto il profilo sia del reperimento delle ri- sorse che delle spese. credo, invece, non solo opportuni ma “indispensa- bili” due provvedimenti a “costo zero” per l’erario, ma di importanza vitale per il nostro movimento. Il primo è una riscrittura della legge 91/81 sul professionismo sportivo o, comunque, una disci- plina del lavoro sportivo in quelle discipline (e, come sappiamo, sono oltre il 90% di quelle praticate in Italia) che non si sono potute permettere, per la scelta del legislatore della legge sul professionismo di prevedere una presunzione di lavoro subordi- nato in favore dell’atleta professionista, con la conseguente onerosità di tale scelta, di fare un’op- zione in tal senso. Sta diventando troppo “rischioso” rinviare alla ma- gistratura ordinaria, come sta accadendo ora, la qualificazione del rapporto di tutti coloro i quali pre- stano la loro opera in settori sportivi non profes- sionistici. E qui mi collego in specifico anche al mondo della pesistica. credo che l’errore sia quello di ragionare per categorie e non per singoli individui. cerco di spiegarmi. Ritengo non corretto sostenere che tutti gli istruttori federali siano dei dilettanti, in- tendendo come tali che svolgano tale attività per mero “diletto”; analogamente credo sia sbagliato sostenere, al contrario, che siano tutti professio- nisti. S&c(Ita)n.5,Maggio-Agosto2013,pp.85-86 S&C Cosa c’è dietro l’angolo? GUIDO MARTINELLI avvocato, consulente della FIPE, professore aggregato di legislazione sportiva presso l’Università degli studi di Ferrara, docente nazionale della Scuola dello Sport del CONI, è autore di diverse pubblicazioni in materia di diritto sportivo. PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLI C ATO PRIM A V O LTA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C Guido Martinelli ©FotoVandaBiffani N°5 interno_S&C 22/04/13 17.22 Pagina 85