Attività motoria adattata: dalla teoria alla pratica
A cura di Luca Marin
ANNO EDIZIONE: 2021
GENERE: Libro
CATEGORIE: Fitness
ISBN: 9788860284570
PAGINE: 406
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Negli ultimi anni l’attenzione verso l’Attività Motoria Adattata (AMA) è costantemente aumentata, sino a farla diventare uno degli argomenti di maggior interesse nel mondo dell’esercizio fisico. Il libro nasce dal desiderio di fornire uno strumento che colmi, almeno in parte, la lacuna tra evidenze scientifiche e pratica quotidiana, obiettivo talora difficile da raggiungere, data la necessità di individualizzare l’allenamento. Per questo è stato chiesto ai professionisti, specializzati nell’AMA per una specifica popolazione, di scrivere i test e i programmi di allenamento che utilizzano nella loro pratica quotidiana.
Il lettore troverà anche la descrizione e le immagini degli esercizi adattati. Le informazioni pratiche contenute in ogni capitolo rappresentano quindi il risultato di anni di lavoro sul campo e di continui aggiornamenti, tratti dalle migliori pratiche basate sulle evidenze scientifiche.
Le differenti competenze e professionalità degli specialisti coinvolti nell’opera forniscono al lettore un quadro, pratico e approfondito, dei differenti approcci utilizzati nell’AMA.
Gli Autori si sono proposti di realizzare uno strumento facilmente consultabile dagli studenti che devono acquisire nuove competenze e dai professionisti che desiderano conoscere le esperienze di altri colleghi.
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2. V
INDICE
01 Artrite reumatoide, Nava 6
02 Lombalgia cronica, Barbieri 36
03 Post-intervento di artroprotesi, Marin, Febbi, Chiodaroli, Pedrotti, Bui 80
04 Sclerosi multipla, Correale, Liberali 106
05 Parkinson, Felisatti, Pomidori 120
06 Post-ictus, Felisatti, Pomidori 136
07 Lesioni midollari, Bianconi, Cassinis, Gambirasio, Valsecchi 146
08 Patologie da overuse della carrozzina, Gentile, Ottobrini, Bui, Marin 162
09 Diabete mellito di tipo 1, Vandoni, Carnevale Pellino 194
10 Arteriopatia, Marin, Febbi, Albanese, Chiodaroli 208
11 Broncopneumopatia cronica ostruttiva, Felisatti, Pomidori 224
12 Età anziana, Bernardelli, Mari 240
13 Preabilitazione chirurgia oncologica maggiore cancro colon retto,
Bui, Nespoli, Gianotti, Marin 254
14 Carcinoma mammario, Natalucci 270
Carcinoma mammario, Sezione due, Felisatti, Pomidori 306
15 Circuiti per persone con differenti abilità, Ottobrini, Gaudio, Gentile, Marin 312
16 Esercizio fisico ai tempi del COVID-19,
Albanese, Bui, Ottobrini, Gentile, Antonino, Triacca, Marin 318
17 Exergame e biofeedback, Tacconi, Febbi, Marin 330
18 Strumenti indossabili, Albanese, Marin, Patanè 338
19 Alimentazione, Cena, Vincenti, Bazzano 346
20 Apertura centro medical fitness, Felisatti, Pomidori 352
21 Test, Albanese, Patane’, Marin 366
BIBLIOGRAFIE 380
AUTORI 400
3. VII
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni l’attenzione verso l’Attività Motoria Adattata (AMA) è costantemente
aumentata sino a farla diventare una degli argomenti di maggior interesse nel mondo
dell’esercizio fisico. L’American College of Sports Medicine pubblica regolarmente le
linee guida per i test e la prescrizione dell’esercizio fisico per la popolazione. Anche
alcune società scientifiche hanno stilato linee guida per la prescrizione dell’esercizio
fisico nelle popolazioni speciali. Questi strumenti, fondamentali per acquisire
conoscenze sulle ultime evidenze scientifiche e preparare i protocolli di allenamento,
saltuariamente indicano gli esercizi e molto raramente declinano i protocolli e la
programmazione.
Il libro nasce dal desiderio di fornire uno strumento che colmi, almeno in parte, questa
lacuna. Poiché la necessità di individualizzare l’allenamento rende molto difficile
raggiungere quest’obiettivo ho pensato di chiedere ai professionisti, specializzati
nell’AMA per una specifica popolazione, di scrivere i test e i programmi di allenamento
che utilizzano quotidianamente. Il lettore troverà anche la descrizione e le immagini
degli esercizi adattati. Per rendere più fruibile l’opera sono state volutamente evitate
le descrizioni degli esercizi fondamentali e di quelli che non richiedono adattamenti.
Le informazioni pratiche contenute in ogni capitolo rappresentano quindi il risultato
di anni di lavoro sul campo e di continui aggiornamenti, tratti dalle migliori pratiche
basate sulle evidenze scientifiche.
Le differenti competenze e professionalità degli specialisti coinvolti nell’opera da un
lato rendono meno uniforme la metodologia espositiva, ma dall’altro forniscono al
lettore un quadro approfondito dei differenti approcci utilizzati nell’AMA.
Confido che il risultato sia uno strumento pratico e facilmente consultabile dagli
studenti che devono acquisire nuove competenze e dai professionisti che desiderano
conoscere le esperienze di altri colleghi.
4. ATTIVITÀ MOTORIA ADATTATA dallateoriaallapratica
VIII
ARTRITE
REUMATOIDE
diTizianaNAVA
DipartimentodiChirurgiaeMedicinaTraslazionale,Università
diMilano-Bicocca.
PastStandingCommitteedeiProfessionisti
dellaSaluteinReumatologiaEULAR.
Ringraziamenti
Si ringrazia il
Dott. Federico Spaggiari
per il prezioso contributo
e per il controllo della bibliografia
e delle citazioni.
5. ATTIVITÀ MOTORIA ADATTATA dallateoriaallapratica
14
ESERCIZI BASATI SUL PASSO
MARCIA
ESECUZIONE
• Eseguire la marcia sul posto con ritmo regolare. Le braccia accompagnano il movimento
delle gambe durante la loro flesso-estensione.
OBIETTIVO
• Allenamento allo sforzo cardio-polmonare.
VARIANTI
• Eseguire la marcia con ritmo più sostenuto e veloce.
PASSO LATERALE
POSIZIONE INIZIALE
• Arti superiori abdotti di 30°.
ESECUZIONE
• Flettere verso l’alto il ginocchio destro e flettere le spalle a gomiti estesi fin sopra la testa
(180° circa).
• Ritornare alla posizione iniziale con entrambi i piedi a terra, flettere le ginocchia e
abbassare le braccia.
• Ripetere l’esercizio con l’arto inferiore sinistro.
ADATTAMENTO
• Per facilitare l’esecuzione dell’esercizio, in caso di instabilità, è possibile eseguire l’intera
sequenza senza il sollevamento delle braccia.
VARIANTI
• Eseguire l’esercizio con ritmo più sostenuto e veloce.
• Per aumentare l’intensità dell’esercizio utilizzare delle cavigliere da 500 g.
1
2
PRIMA
FASE
DI
RISCALDAMENTO
PASSO
LATERALE
7. ATTIVITÀ MOTORIA ADATTATA dallateoriaallapratica
50
TEST ESTENSIONE MULTI-SEGMENTALE
Lo scopo di questo test è comprendere se dalla posizione ortostatica la estensione del rachide
lombare, delle anche e del rachide toracico evochi il dolore.
NORMALITÀ DEL TEST
Il paziente dovrebbe essere in grado di estendere totalmente la lombare, le anche, il torace e il
complesso gleno-omerale senza dolore, tanto che: la proiezione ortogonale delle spine iliache
anteriori superiori (SIAS) cada anteriormente rispetto alla punta dei piedi, la proiezione delle
spine scapolari cada posteriormente rispetto ai talloni e la flessione delle spalle rimanga circa
di 170°.
ISTRUZIONI VERBALI
• Parta in piedi con le gambe unite ed estese e con le braccia distese sopra la testa.
• Si fermi immediatamente se percepisce che la sua sensazione di base varia e sente
dolore.
• Lentamente verifichi se riesce a estendere la schiena, portando il bacino in avanti e le
braccia indietro.
CONSIDERAZIONI
Se il movimento evoca dolore, il rachide lombare non deve essere sollecitato in estensione,
durante gli esercizi terapeutici e le ADL.
È necessario prescrivere degli esercizi terapeutici che si oppongano all’estensione lombare.
È necessario assicurarsi che ci sia sufficiente mobilità nelle anche, nel torace e nelle spalle
e che la persona sia in grado di creare la potenza di movimento estensivo dalle anche e non
dalla schiena.
Considerare la prescrizione di esercizi rieducativi per la cerniera delle anche.
4
Test Estensione
multi-segmentale
9. ATTIVITÀ MOTORIA ADATTATA dallateoriaallapratica
86
I - II MICROCICLO
Utilizzati per inquadrare il soggetto, adattarlo al lavoro e valutarne le reazioni psicofisiche
all’allenamento e all’ambiente.
Sedute 1-2
ESERCIZIO SERIE RIP/TEMPO CARICO RPE RECUPERO
Tapis roulant 1 300/600 s 40/50% 6 -
Squat con schiena
al muro
2 10/15 N 90 s
Leg extension 2 10/15 40% 60 s
Leg curl (seduto) 2 10/15 40% 60 s
Plank adattato 1 4 da 20/30 s - 6/7 -
Allungamento
ischiocrurali
1 30 s - -
Allungamento
quadricipiti
1 30 s - -
Allungamento gemelli 1 30 s - -
Bike 1 300 s 40% 5/6 -
plank adattato
11. 01
109
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
04
SCLEROSI MULTIPLA
Tipologie di esercizio e SM
Esercizio aerobico
Secondo la recente letteratura scientifica, le
persone con SM presentano livelli di fitness car-
diovascolare inferiori rispetto alla popolazione
sana. Il livello di capacità aerobica sembra es-
sere inversamente correlato al grado di severità
della malattia(28,29)
: più è alta la capacità di eser-
cizio aerobico, meno è grave il livello di disabili-
tà e viceversa. Indipendentemente dalla relazio-
ne di causalità, un buon livello di performance
aerobica è inoltre determinante nella riduzione
delle comorbilità cardiovascolari e metaboliche
correlate alla sedentarietà indotta dalla SM.
Considerando che, in aggiunta, un aumento di
prestazioni aerobiche può ridurre la percezione
della fatica, incrementare il livello di attività fisi-
ca giornaliera e l’autonomia di marcia, l’allena-
mento aerobico deve ricoprire un ruolo fonda-
mentale nella programmazione delle sedute di
allenamento.
Tra le varie tipologie di allenamento aerobico,
l’High Intensity Interval Training (HIIT) sembra
essere il più adatto in condizioni di SM. L’HIIT
viene strutturato alternando brevi ripetizioni di
esercizio ad alta intensità con periodi di riposo
attivo a bassa intensità(30)
. Diversi studi hanno
dimostrato che l’HIIT, supervisionato e perso-
nalizzato, può essere svolto in sicurezza anche
in condizioni patologiche gravi come infarto
miocardico, coronaropatie, Parkinson e SM(31-
33)
. Quando confrontato con l’allenamento aero-
bico continuo (classico), l’HIIT si è dimostrato
essere più efficiente nell’incrementare i valori di
VO2
max e maggiormente piacevole(30,32,34)
.
Profilo funzionale generico(8,14,21)
Capacità aerobica (VO2
peak) ↓ Ridotta Circa del 30%
Frequenza cardiaca (FC)
a riposo (bpm)
↑ Aumentata Dal 7 al 60%
Forza dinamica e isometrica
massimale (kg; Nm)
↓ Ridotta Principalmente negli arti inferiori
Flessibilità (cm) ↓ Ridotta Specialmente in presenza di spasticità
muscolare
Tabella 2
Limitazioni funzionali presenti generalmente nella persona con SM
rispetto a controlli sani.
13. 01
133
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
05
PARKINSON
In questi casi si adottano le procedure e le
raccomandazioni indicate dall’ACSM che ha
pubblicato raccomandazioni per la prescri-
zione di esercizi specifici per i parkinsoniani
(Tabella 5).
L’applicazione della prescrizione (schema
FITT) deve essere rigorosa. Come guidare la
seduta di allenamento giornaliera in palestra
dipenderà anche dalle condizioni fisiche di
partenza e/o giornaliere.
Allenamento
aerobico
Forza Flessibilità Equilibrio
Frequenza 3-5 volte
a settimana
2-3 volte a settimana 2- 3 volte a settimana 2-3 volte
a settimana
Intensità Lieve (< 40% HHr o
VO2
max)
Moderata (40-60%
HHr o VO2
max)
Intensa (>60% HHR
o VO2
max)
Lieve [40-50% di 1
ripetizione massimale
(1RM)]. Moderata (60-
80% 1RM)
Impegnativa (> 80%
1RM)
Allungamento totale fino
alla perdita del confort
Nessuna evidenza
sul tipo di intensità
Tempo 20-60 min 8-15 ripetizioni
2-4 serie
10-30 s
2-4 ripetizioni
600-900 s
Tipo Attività ciclica
prolungata con
utilizzo grandi
masse muscolari
(cammino,
cyclette*, nuoto,
danza)
Esercizi che
coinvolgano grandi
masse muscolari,
multiarticolari, con
macchine o con
pesi liberi, o a carico
naturale
Stretching statico,
dinamico, PNF
su tutti i maggiori gruppi
muscolari
Equilibrio, agilità,
coordinazione,
andatura e
propriocezione
*L’utilizzo di una bicicletta tradizionale potrebbe essere rischioso perché necessità di equilibrio e tempi di
reazione adeguati.
Tabella 5
Prescrizione di esercizio fisico (schema FITT) per individui affetti da MP.
15. 01
137
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
06
POST-ICTUS
DESCRIZIONE
Ictus è un termine latino che significa “colpo” (in inglese
stroke). Consiste in un deficit neurologico focale e/o glo-
bale a esordio improvviso di durata superiore alle 24 ore,
o a esito infausto attribuibile a vasculopatia cerebrale.
Quando si verifica un’interruzione dell’apporto di sangue
ossigenato in un’area del cervello, si determina la morte
delle cellule cerebrali di quell’area.
In base alla causa scatenante, esistono diversi tipi di
ictus.
1. La chiusura di una arteria cerebrale che impedisce il
passaggio del sangue.
Si parla in questo caso di ischemia cerebrale: le cellu-
le nutrite da quell’arteria subiscono un infarto e vanno
incontro a morte cellulare (o necrosi). L’ischemia cere-
brale rappresenta l’85% di tutti i casi di ictus cerebrale.
Un’arteria si può chiudere perché si forma un coagulo
(detto trombo) al suo interno o, spesso, su un’irrego-
larità preesistente della parete dell’arteria stessa (la
placca ateromasica) e si parla, in tal caso, di trombosi
cerebrale; oppure perché è raggiunta da coaguli partiti
da lontano (detti emboli) solitamente dal cuore o dalle
grosse arterie del collo, già colpite da placche atero-
masiche, in questo secondo caso si parla di embolia
cerebrale.
2. L’improvvisa rottura di un’arteria cerebrale, causata di
solito da elevati valori di PA.
Si parla allora di ictus emorragico. Questa rappresenta
soltanto il 15% dei casi di ictus cerebrale. Quando un’ar-
teria si rompe, le cellule cerebrali soffrono, non solo
perché non ricevono più sangue, ma anche perché il
sangue, sotto pressione, comprime il tessuto cerebrale
circostante. L’emorragia cerebrale è causata dalla rot-
tura di una piccola arteria profonda (tipica dell’anziano)
o dalla rottura di un aneurisma cerebrale (tipica del gio-
vane). In entrambi i casi l’ipertensione arteriosa gioca
un ruolo cruciale.
17. ATTIVITÀ MOTORIA ADATTATA dallateoriaallapratica
152
TRAZIONI
OBIETTIVO
• Allenamento di tutta la muscolatura dorsale, in particolar modo dei muscoli:
gran dorsale, trapezio e adduttori di scapole.
• Allenamento propriocettivo di controllo del movimento e della percezione del corpo
nello spazio.
POSIZIONE INIZIALE
• Seduto di fronte alla macchina, impugnare la sbarra con le mani in pronazione,
con passo poco più largo rispetto alla larghezza delle spalle.
ESECUZIONE
• Sollevare il corpo fino a portare il petto alla sbarra.
ADATTAMENTI
• Allo scopo di evitare che la parte del corpo sottolesionale non rimanga in linea, potrebbe
servire assistenza per mantenerla in asse.
• Regolare la respirazione con l’esecuzione dell’esercizio: inspirazione durante la salita
ed espirazione nella discesa.
VARIANTI
• Presa supina: versione più semplice e idonea a chi ha una certa rigidità delle spalle.
• Con carico: si possono attaccare al corpo dei carichi oppure la carrozzina stessa.
• Esercizio consigliato per lesioni midollari medio-basse.
3
trazioni
trazioni
esercizi
19. 01
163
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
08
PATOLOGIE DA OVERUSE DELLA CARROZZINA
INTRODUZIONE
Molte persone che vivono in condizioni di disabilità uti-
lizzano la carrozzina a spinta manuale (SR) per lo svol-
gimento delle ADL e della pratica sportiva. I vantaggi
dell’uso della SR sono evidenti; tuttavia, il constante utiliz-
zo può sollecitare eccessivamente la parte superiore del
corpo, in particolar modo l’articolazione delle spalle, fa-
vorendo lo sviluppo di patologie croniche secondarie che
possono non essere conseguenza diretta della disabili-
tà(1)
. La gestione della SR richiede movimenti ciclici, con-
tro resistenza, in cui gli arti superiori, spesso, lavorano in
posizioni sfavorevoli rispetto agli angoli di elevazione(2)
.
Nonostante vi sia un adattamento vantaggioso nell’utiliz-
zo dell’ausilio dal punto di vista funzionale, ve ne è uno
altrettanto svantaggioso dal punto di vista biomeccanico.
Per natura l’arto superiore non è predisposto ad assolvere
questo compito; dagli studi biomeccanici, muscolo-sche-
letrici e occupazionali, emerge che la natura ripetitiva del-
la propulsione a mano e gli elevati carichi biomeccanici,
sovraccaricano gli arti e li predispongono allo sviluppo di
patologie, definite da “overuse”(3,4,5)
.
Questa condizione, che provoca dolore e limitazione fun-
zionale, riduce la forza di propulsione e la precisione di
esecuzione del gesto atletico e, se cronicizzata, può pro-
vocare premature sindromi infiammatorie e fenomeni de-
generativi a carico dei tendini della cuffia dei rotatori oltre
a osteoartrosi, capsuliti, dolori miofasciali, radicolopatie
cervicali e neuropatie canalicolari(3,4,5)
.
Le condizioni di dolore muscolo-scheletrico, i microtrau-
mi articolari e le lesioni da sforzo in più strutture corpo-
ree, possono coinvolgere l’intero rachide e gli arti supe-
riori, soprattutto spalle, gomiti e polsi(6,7,8,9,10)
, vincolando
lo svolgimento delle ADL e le performance nella pratica
sportiva(7)
.
Diverse patologie possono insorgere anche a seguito
dell’utilizzo di SR non idonee alla morfologia della per-
sona e/o alla patologia. Quindi, diventa fondamentale la
scelta di una SR che rispetti le caratteristiche morfologi-
che, posturali e biomeccaniche della persona e che sod-
disfi le sue esigenze motorie.
21. 01
195
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
09
DIABETE MELLITO DITIPO 1
INTRODUZIONE
Il diabete mellito di tipo 1 (DMT1) è una malattia cronica
causata dalla distruzione su base autoimmunitaria delle
cellule beta del pancreas che producono insulina.
La scomparsa di queste cellule comporta una produzio-
ne insufficiente di insulina, ormone fondamentale nel
metabolismo dei carboidrati, determinando l’incapacità
dei tessuti di utilizzare glucosio a fini energetici e, quindi,
comportando l’aumento della concentrazione (glicemia)
circolante nel sangue(1)
.
I soggetti affetti da DMT1 presentano una severa anoma-
lia dell’omeostasi del glucosio e i problemi che derivano
da un metabolismo anormale coinvolgono quasi tutti gli
organi e sistemi dell’organismo.
L’incidenza del DMT1 varia nelle diverse parti del mondo
da 0,1 a 37 per 100.000 bambini al di sotto dei quindici
anni di età. Anche se il diabete di tipo 1 è la forma più
comune nell’infanzia, in un quarto dei casi viene diagno-
sticato nell’adulto(2)
e rappresenta il 5-10% di tutti i casi
di diabete.
Nel mondo il numero della popolazione diabetica totale
(tipo 1 e 2 insieme) è di circa 425 milioni di persone e si
stima un aumento continuo nei prossimi anni(3)
.
In Italia, attualmente, circa 250.000 persone hanno una
diagnosi di diabete di tipo 1 e si stima che questi numeri
siano destinati a salire(4)
.
Esistono prove considerevoli a sostegno dell’inclusione
dell’esercizio regolare come strategia terapeutica aggiun-
tiva nelle persone con DMT1(5,6)
.
Durante l’attività fisica nel soggetto sano si assiste a un
aumento delle concentrazioni di glucagone, cortisolo e
catecolamine che mobilizzano il glicogeno epatico fa-
cendo aumentare il livello plasmatico di glucosio che è
il principale substrato per il rifornimento energetico del
muscolo in attività.
Nonostante le concentrazioni plasmatiche di glucosio
aumentino durante l’esercizio fisico, la secrezione di in-
sulina diminuisce. Questa risposta è contraria rispetto a
quello che si potrebbe prevedere, perché di norma un au-
mento del glucosio plasmatico stimola il rilascio dell’in-
sulina. Durante l’attività fisica, invece, la secrezione di
insulina è soppressa.
Tuttavia, l’attività contrattile delle fibre stimola l’incorpo-
razione insulino-indipendente di trasportatori GLUT-4 nel-
la membrana cellulare, aumentando la capacità di cap-
tazione del glucosio in proporzione all’attività contrattile.
Un minor livello di insulina indica che cellule diverse dalle
muscolari riducono la loro assunzione di glucosio, a van-
taggio delle fibre muscolari.
23. 01
209
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
10
ARTERIOPATIA
INTRODUZIONE
L’arteriopatia obliterante cronica periferica (AOCP) è una
sindrome clinica cui afferiscono entità nosologiche che,
benché differenti, sono accomunate dalla riduzione della
portata ematica distrettuale agli arti inferiori.
La prevalenza è in costante incremento nei Paesi occiden-
tali e l’AOCP si trova pertanto ad assumere un’importanza
sociale sempre più vasta. L’epidemiologia evidenzia una
progressiva incidenza con l’aumentare della soglia ana-
grafica(1)
. Il dato sconfortante risiede nella constatazione
del fatto che il riconoscimento dell’arteriopatia obliteran-
te identifica una condizione di anticipazione di accresciu-
to rischio di mortalità cardiaca e cerebrovascolare(1)
.
Il sintomo principale dell’AOCP è costituito dalla claudica-
tio intermittens, definita come dolore crampiforme riferito
ai muscoli dell’arto inferiore, che compare durante la de-
ambulazione e che recede a riposo(2)
. Il sintomo stesso,
epifenomeno dell’ostruzione vascolare, è spesso determi-
nante per localizzarne la sede: la claudicatio al polpaccio
deriva patognomicamente da un’ostruzione dell’arteria
femorale superficiale; se invece riferita a carico di anca,
gluteo o coscia è lecito desumere una ostruzione prossi-
male, a livello del distretto aorto-iliaco.
La semeiotica suggestiva di patologia arteriosa obliteran-
te in sospetto di ischemia acuta è riassunta mediante le
cosiddette “6P” di Pratt, ovvero: Pain (dolore), Pallor (pal-
lore), Paresthesia (parestesia), Paralysis (paralisi), Pro-
station (atonia muscolare), Pulseless (assenza di polsi
periferici).
25. 01
225
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
11
BRONCO PNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA
PREMESSA
Prima di aderire a un programma di Esercizio Fisico
strutturato come l’AMA, sarebbe opportuno che il
soggetto affetto da Bronco Pneumopatia Cronica
Ostruttiva (BPCO) abbia completato una valutazione che
includa la diagnosi, la gravità dei sintomi, le eventuali
comorbilità e gli obiettivi del paziente.
Nella maggior parte dei casi, i soggetti BPCO ricevono
assistenza mediante un programma di riabilitazione
polmonare (RP), quindi un servizio accompagnato da
misurazioni e da analisi dei risultati centrati sul paziente
e sulla sua capacità di esercizio. Gli utenti BPCO dopo
aver terminato un percorso di RP o semplicemente dopo
una valutazione clinico funzionale sanitaria possono,
in entrambi i casi, ricevere una prescrizione medica
con indicato AMA domiciliare da svolgere in centri e/o
palestre specializzate del territorio.
27. 01
241
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
12
ETÀ ANZIANA
INVECCHIAMENTO
E ATTIVITÀ MOTORIA
I cambiamenti demografici occorsi negli ultimi decenni e
attesi per i prossimi, hanno indotto la ricerca scientifica e
la politica sanitaria a focalizzare l’attenzione sulla promo-
zione di un invecchiamento sano e attivo e sugli interventi
in grado di minimizzare il carico di disabilità nella popola-
zione anziana(1–3)
.
L’invecchiamento fisiologico, l’effetto cumulativo di pato-
logie croniche e la mancanza di esercizio fisico, possono
infatti comportare nella popolazione anziana una limita-
zione funzionale nello svolgimento delle ADL e e delle
attività strumentali della vita quotidiana (Instrumental
Activities of Daily Living, IADL) una conseguente disabili-
tà che si associa all’aumento dei ricoveri (ospedalieri o in
RSA), al ricorso all’assistenza domiciliare, alla mortalità e
a una più alta spesa sanitaria(4–6)
.
A tal proposito, la Commissione Europea nel 2012 ha co-
stituito gruppi di lavoro nell’ambito della European Inno-
vation Parternship on Active and Healthy Aging (EIP AHA)
(7)
allo scopo di raccogliere evidenze su esperienze di suc-
cesso intraprese nei diversi Paesi della Comunità, al fine
di promuoverne l’applicazione su più larga scala.
Anche le politiche sanitarie e la ricerca scientifica rivol-
gono molta attenzione alle strategie più efficaci per pro-
muovere i livelli raccomandati di attività fisica anche nei
soggetti anziani, ai fini della promozione di un invecchia-
mento sano e attivo, o “active aging”, che significa “invec-
chiare in buona salute, partecipare appieno alla vita della
collettività e sentirsi più realizzati nel lavoro; in poche pa-
role essere più autonomi nel quotidiano e più impegnati
nella società”. Indipendentemente dall’età, è ancora pos-
sibile essere parte attiva della società e godere di una
buona QoL(8)
.
La capacità di svolgere le ADL come lavarsi, vestirsi, cam-
minare, è infatti essenziale per una vita indipendente.
In ambito geriatrico, al concetto di invecchiamento sano e
attivo si contrappone quello di fragilità, intesa come stato
di eccessiva vulnerabilità a fattori stressanti ambientali
con una sostanziale diminuzione delle riserve funzionali
di numerosi organi e apparati.
29. 01
255
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
13
PREABILITAZIONE CHIRURGIA ONCOLOGICA MAGGIORE CANCRO COLON RETTO
INTRODUZIONE
Il carcinoma del colon-retto (KCR) è un tumore maligno
che costituisce circa il 10% di tutti i casi neoplastici.
È più frequente nei paesi sviluppati e industrializzati, dove
si trovano oltre il 65% dei casi, ed è meno comune nelle
donne rispetto che negli uomini, con un rapporto maschi/
femmine di circa 2:1. L’anemia sideropenica dovuta al
sanguinamento cronico, la presenza di sangue occulto
nelle feci, il cambiamento dei movimenti peristaltici, il
calo ponderale e l’astenia sono i sintomi più comuni.
La maggior parte dei tumori colon rettali è dovuta
allo stile di vita sregolato e all’età avanzata(1,2,3,4)
. Casi
di KCR in giovani adulti sono associati a condizioni
di predisposizione familiare; solitamente le cellule di
questo tumore possiedono quindi mutazioni ereditate
o acquisite(5)
. Meno del 5% dei casi sono riconducibili a
malattie genetiche ereditarie; alcune di queste condizioni
includono la poliposi adenomatosa familiare e il cancro
colorettale ereditario non poliposico(3)
.
La presenza di processi infiammatori cronici dell’intestino,
come la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa sono
tra i fattori che influenzano relativamente il rischio di
contrarre questa malattia(6)
. Il rischio di sviluppare un
KCR è direttamente connesso con la gravità del danno
della mucosa intestinale e con l’estensione del processo
infiammatorio.
31. 01
271
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
14
CARCINOMA MAMMARIO
INTRODUZIONE
A oggi, l’efficacia e l’effetto preventivo dell’esercizio fisico
nei pazienti con Carcinoma Mammario (CM) rappresenta
una delle aree più studiate ed è sulla base degli studi
epidemiologici(1,2)
che si basa il crescente interesse
su questo argomento. La riduzione del rischio con
l’esercizio fisico per CM nelle donne è stimata fino al 25-
30%(2)
. Fortunatamente, l’approccio ai malati oncologici è
cambiato nel tempo: storicamente, i medici consigliavano
il riposo e l’inattività fisica, mentre l’approccio odierno è
sempre più alla ricerca del livello, del tipo e dell’intensità
ideali di esercizio in questa popolazione(3)
. Le evidenze
sonoinfatticoncordinell’indicarechelapraticadiesercizio
fisico durante e dopo la terapia oncologica debba essere
introdotta in sinergia con le cure tradizionali nei pazienti
con CM e lungo-sopravviventi (“cancer survivors”).
Sebbene stiano emergendo numerosi studi, a causa
dell’eterogeneità della patologia e l’ampia varietà dello
stato dei pazienti in aree come lo stadio della malattia e
l’associazione di condizioni di comorbilità e la funzione
fisica, non vi è un chiaro consenso o approccio standard
concordato in termini di esercizio fisico nei pazienti
con CM(3,4)
, nonostante le recenti revisioni sistematiche
e metanalisi pubblicate sull’effetto degli interventi di
esercizio(3,5,6)
.
Considerando il rapido aumento della quantità di
letteratura sull’argomento, questo capitolo vuole fornire ai
professionistidellasaluteedelfitnessunapanoramicadei
possibili meccanismi alla base dei benefici dell’esercizio
fisico nei pazienti con pregresso CM, nonché una guida
consapevole per l’approccio al paziente e per l’attuazione
del più idoneo programma di AMA in questa popolazione.
33. 01
313
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
15
CIRCUITI PER PERSONE CON DIFFERENTI ABILITÁ
CIRCUIT TRAINING (CT)
Il CT consiste nell’esecuzione di diversi esercizi, il cui
numero è variabile, organizzati in stazioni o postazioni.
Si può stabilire un numero di ripetizioni per ogni stazione
oppure un tempo fisso per ogni postazione o, ancora,
in ciascuna stazione si possono eseguire ripetizioni
a esaurimento. La scelta tra questi metodi dipende
dall’obiettivo che si vuole perseguire; in ogni caso tra una
stazione/postazione e la successiva non si osserva alcun
recupero; il recupero viene svolto solo al termine del
circuito, prima di ripetere nuovamente l’intera sequenza
degli esercizi. È proprio l’assenza di recupero tra una
postazione e la successiva a caratterizzare l’allenamento
in circuito.
Il CT permette di sollecitare in successione diversi gruppi
muscolari; se la disposizione degli esercizi viene stabilita
con attenzione, è possibile fare in modo che alla fase di
lavoro di un determinato gruppo muscolare segua, mentre
lavora un altro gruppo muscolare, una fase di riposo per il
gruppo muscolare stesso.
Il CT consente di allenare nello stesso tempo differenti
capacità: capacità aerobiche, grazie all’assenza
di recupero tra le stazioni e quindi al conseguente
mantenimento di una FC elevata; capacità di forza, grazie
alla scelta degli esercizi e dei carichi di lavoro nelle varie
stazioni che possono essere volti allo sviluppo della forza
massima, veloce o resistente.
35. 01
319
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
16
CAPITOLO 16 ESERCIZIO FISICO AITEMPI DEL COVID-19
INTRODUZIONE
Tra novembre e dicembre 2019 è apparso per la prima
volta a Wuhan (Cina) il Coronavirus (COVID-19), una
malattia infettiva ad elevata capacità di contagio che
si è diffusa prima in tutta Europa, poi negli Stati Uniti,
comprendendo successivamente anche l’America Latina,
divenendo così una vera e propria pandemia. Ha avuto
un’incidenza maggiore in persone immunodepresse
e anziane con comorbilità, causando un eccessivo
sovraccarico delle terapie intensive e un progressivo
collasso del sistema sanitario.
Alla luce di ciò, si sono rese necessarie tempestive
contromisure nei confronti di tutti i gruppi professionali
al fine di limitare il rischio di contagio. Tra i suggerimenti
operativi dettati dalle direttive, la sospensione di tutti
i trattamenti terapeutici in presenza non essenziali. In
alcuni soggetti ciò ha comportato la ricomparsa dei
sintomi e un conseguente aumento della condizione di
disabilità che limitano la partecipazione alle ADL(1)
.
Molti professionisti hanno sfruttato le risorse tecnologi-
che a loro disposizione per garantire la continuità del trat-
tamento attraverso la tele-riabilitazione (TR) e il tele-eser-
cizio (TE) al fine di supervisionare sessioni di allenamento
che potessero essere temporaneamente autogestite dal
paziente o dal caregiver. É così emerso il potenziale ruolo
dei sistemi di TR nel ridurre le esposizioni umane e pre-
venire il sovraffollamento, facilitando l’assistenza di alta
qualità(2)
.
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331
TESTE PROGRAMMI
DI ALLENAMENTO
17
EXERGAME E BIOFEEDBACK
Il rapido progresso della tecnologia ha aperto nuove
prospettive anche nell’ambito dell’esercizio fisico, sia
riabilitativo che motorio adattato.
Questo capitolo, lungi dal voler essere una trattazione
esaustiva dell’argomento, fornisce un breve razionale
dell’evoluzione degli exergame e qualche semplice
esempio del loro utilizzo.
Per correttezza espositiva saranno nominate aziende e
prodotti. L’autore dichiara di non aver interesse alcuno
con la maggior parte delle aziende nominate. Utilizza e
ha utilizzato alcuni prodotti per fini di ricerca e in ambito
dell’esercizio fisico, riabilitativo e/o adattato.
38. www.calzetti-mariucci.it
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