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Indice
Afillante 3
Alaterno 4
Albero di Giuda………………………………………………....5
Carrubo 6
Cisto 7
Corbezzolo 8
Dafne 9
Equiseto 10
Euforbia 11
Frassino 12
Giglio di mare 13
Ginepro 14
Leccio 15
Mirto 16
Ontano 17
Pervinca 18
Pino Nero 19
Roverella 20
Sorbo 21
Viola di Bertoloni 22
3
Aphyllanthes
Afillante
Classificazione
Appartiene alla famiglia delle Liliaceae nella classificazione
convenzionale, o quella di Asparagaceae.
Questa è una delle piante più caratteristiche della macchia
del Mediterraneo occidentale, dove fiorisce
abbondantemente in primavera, formando grumi ricordando
giunchi. I fiori sono di colore blu, raramente bianco.
Il suo nome in greco significa "fiore senza foglie." Le foglie
sono infatti ridotte a guaine membranose alla base dei
gambi.
Il suo profumo è inesistente, il suo sapore è leggermente
dolce.
Fiorisce tra aprile e maggio .
Vive su prati aridi e garighe, dal livello del mare a 800 metri
di altitudine. la specie, rara, in Italia è presente solo in
Liguria occidentale e centro-occidentale (fino al confine tra
le province di Savona e Genova, cresce fino a Cogoleto ma
non ad Arenzano!) e in qualche località disgiunta del nord-
ovest (dal Basso Piemonte al Bresciano) e della Sardegna
nord-occidentale.
È l’unica appartenente al genere monotipico Aphyllanthes,
unico rappresentante nell’area mediterranea di un gruppo
sistematico di piante tipiche della flora australiana.
Classe Liliopsida
Sottoclasse Liliidae
Ordine Liliales
Autore: Daniela Firpo
4
Caratteristiche generali
Foglie: sempreverde, variabili da ovali a lanceolate,
inserzione alterna
Fiori: unisessuali in brevi racemi ascellari, fiori piccoli di
color giallo verde, fioritura : feb./apr.
Frutti: drupe sferiche nere a maturazione
Portamento: arbusto alto sino a 5 m
Questa specie è diffusa nelle regioni mediterranee, dove è
comune nella macchia sempreverde, preferibilmente su
terreni calcarei e rupestri. Termofila, adattata alla siccità,
resiste ai venti marini. Il legno, color bruno-giallastro, molto
duro, da fresco emana odore sgradevole; viene impiegato
per piccoli lavori al tornio. La pianta ha scarso impiego
come ornamentale; per la sua chioma compatta si
presterebbe però per creare siepi e divisori.
Alaterno
Rhamnus Alaternus
Classificazione
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Rhamnales
Famiglia Rhamnaceae
Genere Rhamnus
Specie R. alaternus
Autore: Davide Alia
5
Cercis siliquastrum L.
Albero di Giuda
Classificazione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione:
Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Leguminosae
(Cesalpiniaceae)
Nella tradizione cristiana si racconta che Giuda per guadagnare 30
denari tradì Gesù dandogli un bacio sulla guancia. Subito dopo si
pentì del suo atto ed andò nello stesso luogo dove aveva tradito
l'amico, scelse una pianta e vi si impiccò.
L'albero scelto era proprio il Cercis siliquastrum che per questo
motivo venne chiamato dalla maggior parte delle persone albero di
Giuda. Poiché questo tradimento avrebbe fatto odiare questo
albero da tutti coloro che credevano in Dio, il Signore decise, dato
che l'albero non aveva nessuna colpa, di fargli un regalo e gli disse:
"Tu albero non hai colpa per il tradimento di Giuda e farò in modo
che gli uomini non ti odino, ma si ricordino di te come un albero
meraviglioso e quindi ti darò una chioma piena di bellissimi fiori
fucsia e a primavera quando fiorirai tutti ti guarderanno ammirati".
L'albero fu molto contento e ringraziò il Signore.
Caratteristiche generali
Dimensione, tronco e corteccia
Alto fino a 8 metri, ha una chioma arrotondata, abbastanza densa , di
colore verde chiaro. Tronco snello, più o meno obliquo e sinuoso,
presenta una corteccia bruno scura, screpolata e rugosa.
Foglie
Decidue ed alterne, con un picciolo lungo, arrotondate cuoriformi o
reniformi, verde chiaro.
Strutture riproduttive
Fiori ermafroditi, riuniti in infiorescenze a grappolo sessile (4-6). Sono
presenti su tutta la pianta e hanno colore rosa-violaceo; esistono anche
varietà a fiore bianco (alba). Fiorisce nei mesi di marzo ed aprile, prima
della comparsa delle foglie. Il frutto è un legume allungato e appiattito,
inizialmente con sfumature rossastre poi bruno a maturità. Lungo 8-12
cm e persiste sulla pianta per tutto il periodo invernale. I semi lenticolari
sono bruno scuri.
Usi
Apprezzata specie ornamentale, è molto impiegata per l'arredo urbano e
nei parchi per la sua bella fioritura primaverile e per la sua resistenza
all'atmosfera cittadina.
6
Carrubo
Classificazione
Il carrubo rientra nella lista degli alberi incriminati di aver
offerto un ramo per il suicidio di Giuda; nel caso specifico si
tratta di una tradizione popolare siciliana che riguarda, più
precisamente, il carrubo selvatico.
In Siria e nell’Asia Minore, invece, la specie era sotto la
protezione di San Giorgio; ancora oggi si possono
incontrare chiesette dedicate al Santo, protette dalla
rassicurante ombra del carrubo.
Ed era il cioccolato dei poveri
Il Carrubo è una pianta originaria del bacino meridionale del
Mediterraneo. Diffuso nell'Italia meridionale, specie in Sicilia e
Sardegna. Gli esemplari più a nord si trovano sul promontorio
dell'Argentario (Toscana).
Albero robusto, alto 7-10 m, dal portamento espanso tabulare.
Tronco più o meno difforme, con corteccia liscia, bruno-rossa.
Foglie alterne, persistenti, composte da 2-5 paia di segmenti
ovali, rotonde o smarginate all'apice. I fiori, in prevalenza
unisessuali, tendono a ripartirsi su piante separate in base al
sesso, determinando nella specie un comportamento
essenzialmente dioico. Molto piccoli e di colore verde-rossastro
(privi di corolla, calice con 5 sepali presto caduchi), sono riuniti in
grappoli cilindrici eretti, quelli maschili con 5 stami, quelli
femminili con uno stimma sessile.
Il frutto (carruba) è una camara allungata e appiattita, di circa
2x10-15 cm, nerastra a maturità, con epicarpo crostoso,
mesocarpo carnoso, dolce e una fila di piccoli semi lenticolari,
bruni, di consistenza lapidea.
La crescita del carrubo è lenta, la sua longevità molto alta, fino a
500 anni. Caratterizza l'aspetto più caldo della macchia
mediterranea, dove si accompagna a olivastro, palma nana, filirea
maggiore, lentisco, mirto e altre specie arbustive ed erbacee.
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Fabales
Famiglia Caesalpiniaceae
Genere Ceratonia
Autore: Riccardo Bova
Ceratonia siliqua
7
Cisto
Cistus incanus
Classificazione
"Sopra ogni cisto da qui al mare c’e' un po’ dei miei capelli
sopra ogni sughera il disegno di tutti i miei coltelli…"
De Andre', Canto del servo pastore
Il cisto è un arbusto lanoso-tomentoso, a portamento cespuglioso
di modesto sviluppo, inferiore ad un metro di altezza, fittamente
ramificato.
Le foglie, che assomigliano vagamente a quelle della salvia per la
superficie rugosa, sono ovali e ricoperte da una fitta tomentosità.
La lamina è lunga dai 2 ai 4 cm.
I fiori sono abbastanza grandi e vistosi, di 4-6 cm di diametro con
petali rosei o rosso purpurei, gialli alla base. Sono riuniti in gruppi
terminali di poche unità all'ascella di foglie bratteiformi.
Il frutto è una capsula.
Distribuzione e habitat
Il cisto è una pianta tipica del bacino del Mediterraneo. Vegeta
come pianta del sottobosco nella macchia mediterranea o come
componente floristico delle macchie degradate e delle garighe.
Presente nelle isole, in Liguria e in tutta l'Italia peninsulare si
spinge a nord anche in Emilia-Romagna nella zona costiera
(retrodune dei Lidi ferraresi) e sui colli romagnoli. È inoltre
presente in stazioni isolate del litorale veneto.
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Violales
Famiglia Cistaceae
Genere Cistus
Autore: Beatrice Roba
8
Corbezzolo
Classificazione
Tra storia e leggende si racconta che il Corbezzolo ha
ispirato i colori della bandiera italiana. Il bianco dei suoi
fiori, il rosso dei suoi frutti e il verde intenso delle sue
foglie, in epoca risorgimentale divenne un simbolo
patriottico,adottato dai nuovi nascenti italiani perché
proponeva i tre colori della bandiera che li guidava,
diventando simbolo della guerra d'indipendenza.
Gli antichi lo associavano alla dea Carna, protettrice del
benessere fisico, rappresentata con un rametto di
corbezzolo tra le mani con cui la dea scacciava gli spiriti
maligni.
Il nome scientifico del Corbezzolo è Arbutus unedo; è un
cespuglio o un piccolo albero appartenente alla famiglia delle
Ericaceae, diffuso nei paesi del Mediterraneo occidentale e nelle
coste meridionali d'Irlanda. I frutti maturano l'anno successivo
rispetto alla fioritura che dà loro origine in autunno. La pianta si
trova quindi a ospitare contemporaneamente frutti e fiori maturi,
cosa che la rende particolarmente ornamentale, per la presenza
di vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori e il verde delle
foglie.
Le foglie hanno le caratteristiche tipiche delle piante sclerofille.
Hanno forma ovale lanceolata,sono larghe 2-4 centimetri e
lunghe 10-12 centimetri, hanno margine dentellato. I fiori, sono
riuniti in pannocchie pendule che ne contengono tra 15 e 20. La
corolla è di colore bianco-giallastro o roseo. Il frutto è una bacca
di circa 2 centimetri, carnosa e rossa a maturità, ricoperta di
tubercoli abbastanza rigidi spessi qualche millimetro,i frutti
maturi hanno un buon sapore.
Il legno di corbezzolo è un ottimo combustibile per il
riscaldamento casalingo utilizzato su camini e stufe, ma il suo
utilizzo maggiore è per gli arrosti grazie alle sue caratteristiche
aromatiche.
È una tipica essenza della Macchia Mediterranea,vegetando tra
cespugli e boschi di Leccio. Prediligi terreni silicei e vegeta ad
altitudine compresa tra i 0 e 800 metri.
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Ericales
Famiglia Ericaceae
Genere Arbutus
Specie A. unedo
Autore: Zenabu Micera
Arbutus unedo
9
Dafne
Classificazione
Daphne cneorum
La leggenda narra che a causa della sua estrema bellezza la
dea Dafne attirò l'attenzione e l'ardore amoroso del dio
Apollo. Ella però rifiutò l'amore divino e cominciò a fuggire
via lontano; Apollo la inseguì ma poco prima di
raggiungerla la fanciulla supplicò i genitori, il dio fluviale
Ladone e la madre, la naiade Creusa di salvarla. Gli Dèi
ascoltarono la preghiera ed ecco che, in un attimo, la
giovane si trasformò in una pianta: la Dafne.
Piccolo arbusto, sempreverde o con foglie decidue. Il suo nome
volgare è "fiori di stecco". Le foglie sono piccole lanceolate di
colore verde brillante con margine liscio. In estate produce i frutti
che sono bacche scure, cuoiose contenenti un solo seme.
L'altezza di questo genere varia secondo la specie. I suoi fiori si
presentano in varie gradazioni di rosa, dal bianco al rosso.
Crescono in primavera e sono gradevolmente odorosi.
Sopporta molto bene sia le temperature calde sia quelle fredde.
Può essere esposta o in pieno sole o in ombra parziale, predilige
luoghi dal clima temperato. La sua caratteristica è che cresce su
rocce velenose. In Italia è presente in tutte le regioni
settentrionali; è una specie rara, anche se localmente può
risultare frequente, come avviene ad esempio nell'Appennino
Ligure occidentale.
CURIOSITA'
Un tempo veniva usata per fare cataplasmi o per ricavarne una
polvere starnutatoria, le bacche inoltre servivano come emetico.
In decozione ha proprietà antireumatiche, antiartritiche ed
antinevralgiche , ma deve essere usata solo da medici esperti del
settore poiché le bacche sono velenose.
Autore: Valentina Canepa
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Myrtales
Famiglia Thymelaeaceae
Genere Daphne
10
 SOSTANZE
Equisetum
Classificazione
E’ una tra le piante più antiche del mondo: oggi si presenta
come una piantina alta poche decine di centimetri, era un
albero che raggiungeva i 30 metri d'altezza e gli studiosi
fanno risalire la sua origine nel Carbonifero, 300 milioni di
anni fa.
Appartiene alla famiglia delle Equisetacee (in gran parte
conosciute come piante fossili), il suo nome deriva dal latino
“equus”: cavallo e “saeta”: setola, crine, perché la pianta
adulta ricorda la coda del cavallo.
Si tratta di piante perenni che, alle latitudini più miti,
appassiscono d'inverno; ai tropici sono invece sempreverdi,
come pure alcune specie della zona temperata
La forma biologica più ricorrente è geofita rizomatosa, ossia
sono piante perenni erbacee che portano le gemme in
posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non
presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi
sotterranei detti rizomi (un fusto ipogeo dal quale, ogni
anno, si dipartono radici e fusti aerei). In realtà anche
durante i periodi più avversi la pianta deve continuare a
vivere per cui alcuni brevi rami ipogei laterali si trasformano
in tuberi rotondi contenenti sostanze di riserva per lo
svernamento.
Sottoregno Tracheobionta
Divisione Pteridophyta
Classe Equisetopsida
Ordine Equisetales
Famiglia Equisetaceae
Genere Equisetum
Ciclo riproduttivo
La riproduzione
dell’Equiseto è simile a
quello delle felci, ossia
avviene attraverso le
spore, contenute all’interno
di apposite strutture poste
all’apice dei fusti fertili: gli
sporangi.
Questi si aprono a
primavera liberando le
spore contenute al loro
interno.
Equiseto o coda di cavallo
Equiseto
estivo e
invernale
Autore: Andrea Concato
Racconta la leggenda che un giorno il diavolo, osservando la
grande quantità di fiori e piante che Dio aveva creato, pensò
di crearne una, convinto che non fosse complicato, e andò dal
Creatore dicendogli che presto ci sarebbe stata una nuova
pianta. Il diavolo unì parti di piante già esistenti e si presentò
a Dio, il quale, accortosi dell'inganno, decise di lasciare in vita
quella pianta, donando alla natura una nuova specie. In alcuni
paesi l'equiseto è noto come erba del diavolo.
11
Euphorbia dendroides
Classificazione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione:
Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Euforbiacee
Il nome dell'euforbia si associa a quello della magra Circe,
esperta di veleni, ed al Monte Circeo dove la maga visse.
La leggenda vuole che Circe si sia recata al tempio di
Antigia, dea protettrice dalle malattie, nella terra dei Marsi,
ricca di erbe medicinali e veleni, e tra queste c'era
l'euforbia.
La storia narra di un medico, chiamato Euforbio, esperto
botanico che diede il nome a questa pianta e la descrisse in
un trattato.
L'euforbia è uno dei più grandi generi, racchiude oltre 1700
specie di piante, originarie di tutto il mondo. Quasi tutte
queste piante hanno la caratteristica che se tagliate o incise
emettono una sostanza bianca e velenosa. Quella arborea
ha raggiunto con un'avventurosa migrazione l'Africa e l'area
mediterranea.
È diffusa nel bacino del Mediterraneo e nel Nord Africa, in
Palestina e sulle coste dell'Italia.
Si presenta in forma di cespugli, con fusto e rami dicotomi, alti
fino a due metri. In inverno e primavera forma dei cuscini sferici
verdi. In estate si presenta come un arbusto privo di foglie. I
rami, se strappati, secernono un lattice bianco irritante.
FOGLIE E FIORI
Le foglie sono alterne, lanceolate, di colore verde e rossicce;
all'inizio dell'estate si colorano di rosso e cadono. I fiori sono di
color giallo-oro raccolti in ombrelle. Fiorisce da Aprile a Giugno. Il
frutto è un coccaio tricarpellare, contenente semi appiattiti.
RIPRODUZIONE
Si riproduce per impollinazione anemogama, ma esistono casi di
impollinazione zoogama da parte di insetti. La disseminazione è
garantita dall'apertura a scatto del frutto distante dalla pianta
madre. Si propaga anche per radicazione di talea.
USI
Viene usata a scopo ornamentale. Anticamente veniva usata per
bruciare porri e verruche.
Euforbia arborea
Autore: Elisa Avino
12
Fraxinus
Frassino o Orniello
Classificazione
Nella Cultura Celtica il Frassino incarna i nati tra il 1 e il 3 di
giugno e quelli del 1 Dicembre: “Non esiste ambizione più
forte di quella che contraddistingue il Frassino”.
Secondo la tradizione della stregoneria è considerato il
legno migliore per realizzare bacchette e talismani di salute
e guarigione.
La credenza popolare dice che alcune foglie di frassino
poste sotto o vicino all’orecchio possano favorire sogni
profetici.
Associata ad Odino, nella mitologia germanica il frassino,
Yggdrasil, era l’albero cosmico per eccellenza, sostegno del
mondo.
L’albero cosmico è non solo l’asse che unisce cielo, terra e
inferi, ma anche il tramite attraverso il quale lo sciamano è
in grado di uscire dal nostro mondo per salire o scendere
attraverso i molteplici livelli dell’essere.
Foglie: decidue, imparipennate, formate da 7-15 foglioline
ellittico-lanceolate a margine seghettato, più o meno sessili
tranne la foglia apicale
Fiori : le infiorescenze sono a forma di pannocchie, i fiori
generalmente ermafroditi e profumati, possiedono un calice
campanulato; la corolla ha petali bianchi leggermente sfumati di
rosa, lineari, di 5-6 mm di lunghezza.
Frutti: samare lanceolate
Portamento: alto sino a 30 m.
Cresce principalmente in boschi e foreste in associazione a varie
latifoglie, come quercia, carpino ecc... ed è formidabile nel
ricolonizzare le zone forestali in cui è avvenuto un incendio o un
precedente vecchio rimboschimento.
Il frassino è sfruttato per il legno, molto pregiato e ricercato, di
color bruno chiaro, con riflessi lucidi, di facile lavorazione.
E' utilizzato talvolta come ornamentale, soprattutto alcune
varietà che hanno particolare portamento e colorazione dei
fogliame.
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Scrophulariales
Famiglia: Oleacea
Genere: Fraxinus ornus.
Autore: Lorenzo Toso
13
Pancratium maritimum
Classificazione
E’ una pianta erbacea bulbosa alta fino a 50 centimetri che
cresce spontanea negli arenili e nelle dune costiere italiane e
mediterranee sud-occidentali, nononché sulle coste
atlantiche del Portogallo e sulla costa meridionale del Mar
Nero, che può anche essere coltivata nei giardini, in
particolare quelli vicino al mare.
In Italia la si può trovare allo stato selvatico nelle dune e
nelle spiagge tirreniche, in quelle adriatiche, ioniche ed in
quelle delle due isole maggiori (particolarmente diffuso in
Sardegna, assieme al P. illyricum).
Sta diventando ormai sempre più raro a causa
dell'antropizzazione dei litorali, che provoca una
progressiva scomparsa delle dune sabbiose che
costituiscono la sua dimora prediletta. Per questo motivo in
molte zone è considerato specie protetta ed è
assolutamente proibito raccogliere le piantine oppure
asportarne i fiori o i bulbi.
i fiori, simili a quelli del narciso, sono profumati, di colore
bianco puro.
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Ordine Liliales
Famiglia Amaryllidaceae
Genere Pancratium
Giglio di mare
Autore: Francesco Damonte
Una leggenda narra che il Giglio di mare nacque dal latte
perduto da Era mentre Ercole lo succhiava con troppa foga.
Parte del liquido divino schizzò in cielo generando la Via
Lattea e parte cadde sulle spiagge generando i gigli.
Il nome ebraico per il fiore è strettamente legato alla rosa di
Sharon menzionata nel Cantico dei Cantici. Dal momento
che la pianta cresce sulla pianura di Sharon della costa del
Mar Mediterraneo, si suppone che il passo biblico possa fare
riferimento a questo fiore.
14
Juniperus
Ginepro
Una donna, rattristata dalla sua impossibilità di avere figli,
un giorno d'inverno sbuccia una mela seduta ai piedi di un
ginepro, nel suo giardino. Inavvertitamente si ferisce ad
un dito e il sangue che ne fuoriesce macchia la neve che
ricopriva il terreno: d'istinto esprime il desiderio di poter
dare alla luce un figlio rosso come il sangue e bianco come
la neve. Di lì a poco, con grande gioia sua e di suo marito,
la donna rimane incinta, ma verso la fine della gravidanza
si ammala per aver mangiato troppe bacche del ginepro.
Poco prima di partorire, chiede al marito di essere seppellita
sotto quell'albero: il parto va a buon fine, ma la donna
effettivamente muore dando alla luce suo figlio...
Caratteri botanici
Arbusto alto fino a 3 metri, presenta fusti tortuosi e ramificati,
con corteccia bruno-rossastra. Le foglie sono aghiformi, pungenti,
verticillate a tre.
È una specie dioica, con piante maschili dai fiori poco
appariscenti, giallastri, che compaiono in maggio-giugno; e piante
femminili con fiori a tre squame che si trasformano in “bacche”
(botanicamente si chiamano “galbuli”) sferiche, carnose, prima
verdi e blu-viola quando sono maturi, che si compie in 2-3 anni, e
ricoperte da una patina opaca, sulle quali sono visibili le tre
squame all’apice.
Raccolta e conservazione
Raccogliere i frutti quando sono maturi. Essiccare in luogo
ombroso e ventilato.
Uso in cucina e proprietà terapeutiche
In cucina si abbina con selvaggina, porchetta, arrosti, lessi,
spiedini.
Proprietà terapeutiche: diuretiche, antisettiche, balsamiche,
stimolanti, espettoranti.
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Cupressaceae
Genere Juniperus
Autore: Alice Cariello
Classificazione
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Cupressaceae
Genere Juniperus
Autore: Alice Cariello
15
Quercus ilex
Classificazione
Il leccio venne accusato di tradimento nei confronti di Gesù,
in una leggenda, in quanto accettò di offrire il suo legno per
la costruzione della dannata croce quando tutte le altre
piante del regno si erano invece rifiutate.
Ma San Francesco non ci mise molto a innalzare di nuovo la
beltà e la bontà di questa pianta e il suo vero significato. E
come lui, altre importanti istituzioni del tempo.
Il Leccio offrì il suo legno semplicemente perchè capì che
doveva sacrificarsi per la redenzione così come lo stesso
Cristo. Ridivenne presto così importante che alcune città
italiane, iniziarono a litigarsene il nome ma, ce l’ebbe poi
vinta Lecce che cambiò il suo nome da Lupie (lupa), a Lecce
appunto. Il suo stemma infatti è una lupa che avanza sotto
ad un Leccio o sta in agguato.
Foglie: sempreverdi, cuoiose, ovali-ellittiche, sopra lucide, a
margine liscio o spinoso
Fiori: unisessuali, quelli maschili in lunghi amenti, quelli femminili
solitari o a coppie (poco appariscenti)
Frutti: ghiande ovoidali con cupola a squame brevi
Portamento: alto sino a 25 m.
Pianta sempreverde diffusa e abbondante nelle regioni
mediterranee; lo incontriamo sino a 700-1000m di altitudine;
costituisce boschi puri o misti con pini, sughera, corbezzolo, erica,
lauro, roverella, orniello, olmo. La lecceta si può considerare la piú
caratteristica formazione dell'orizzonte mediterraneo.
Tollera condizioni di aridità molto spinte, ed è poco esigente nei
confronti di luce e temperatura. Ha accrescimento lento ed è molto
longevo, raggiungendo anche mille anni di età.
Questa quercia è frequentemente utilizzata come pianta
ornamentale molto decorativa, perché sopporta bene la potatura in
forme obbligate e si presta anche per alberatura stradale.
Il legno, di colore rosso scuro, molto duro e pesante, è difficile da
stagionare e da lavorare; è buon combustibile e produce carbone
molto pregiato, a elevato potere calorifico (carbone cannello).
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Fagales
Famiglia Fagaceae
Genere Quercus
Nomi volgari: LECCIO,
ELCE
Autore: Davide Corelli
Leccio
16
Myrtus communis
Mirto
Classificazione
Il nome mirto deriva dal latino myrtus, che significa essenza
profumata.
Secondo la mitologia greca prende il nome da Myrsine, una
fanciulla uccisa per invidia dal giovane che era stato da lei battuto
nei giochi ginnici. Atena, dea della sapienza, della saggezza,
della tessitura, delle arti e della guerra, impietosita dalla triste
morte della fanciulla la trasformo in un arbusto odoroso.
Un’altra leggenda narra che Bacco, dio del vino, quando si era
recato negli inferi per liberare la madre Selene uccisa fulminata
da Giove, aveva promesso di lasciare in cambio della madre una
pianta di mirto. Questo è il motivo perchè qualcuno attribuisce al
mirto un significato funereo e usa decorare i sepolcri con i suoi
rami.
Le sue fronde divennero, a partire dal 500 a.C. simbolo di vittoria,
infatti durante un’ovazione, decretata dal Senato romano il
vincitore saliva al Campidoglio con una corona di mirto e
sacrificava una pecora (ovis in latino, da cui il termine ovazione).
Negli ultimi secoli dell’impero romano il mirto era considerato
un albero propiziatorio per i giovani sposi e veniva regalato per la
loro abitazione.
Il mirto é una pianta arbustiva della famiglia delle
Myrtaceae tipica della macchia mediterranea. Ha foglie
sempreverdi, ovali-acute, di colore verde-scuro.
I fiori sono profumati, hanno un colore bianco o roseo. La
fioritura ha luogo nella tarda primavera e all'inizio
dell'estate. Un evento piuttosto frequente è la seconda
fioritura che si può verificare in tarda estate, con autunni
caldi.
I frutti del mirto sono bacche di colore nero-azzurrastro,
rosso-scuro o più raramente biancastre, con numerosi semi
reniformi. Maturano a novembre a gennaio persistono sulla
pianta.
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Myrtales
Famiglia Myrtaceae
Genere Myrtus
Specie M. communis
Genere
Autore: Ilaria Giubilei
17
Ontano
Alnus
LA LEGGENDA SULL'ONTANO
La mitologia della donna ontano rientra in svariate leggende
popolari tedesche, in cui essa è sempre una donna
bellissima, che seduce gli uomini libertini e, una volta che è
tra le loro braccia, li punisce trasformandosi in un essere
peloso.
La morale può sembrare influenzata da una mentalità
fortemente cristiana, ma il suo reale significato è “segui il
tuo cuore, non i tuoi appetiti”
Il nome del genere deriva forse dal celtico, significando "presso le
rive". L'ontano nero ha areale che comprende quasi tutta
l'Europa, eccettuate le estreme regioni settentrionali; vive
spontaneo dal piano basale a quello montano, dove si spinge fino
a 1200 m di altitudine. E' costituente principale della vegetazione
fluviale su terreni argillosi, sabbiosi, poveri, che colonizza anche
grazie alla presenza frequente sulle radici di tubercoli radicali, che
ospitano batteri fissatori dell'azoto atmosferico. Vegeta inoltre in
ambienti periodicamente inondati o paludosi, formando boschetti
puri o misti con pioppi, salici e altre piante igrofile, comportandosi
come specie miglioratrice dei terreno.
Come tutti gli ontani, è poco longevo. Viene sfruttato per la
produzione di paleria e combustibile. Il legno appena tagliato è
chiaro, ma quando dissecca assume colore rosso-bruno; a
contatto con l'acqua diventa durissimo, e per questo si presta ad
opere soggette a sommersione; esposto all' aria, invece, è poco
durevole. E’ utilizzato in falegnameria perché si tinge bene,
soprattutto per lavori di intaglio e tornitura, per realizzare infissi,
zoccoli e giocattol
Classificazione
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Fagales
Famiglia Betulaceae
Genere Alnus
Autore: Rocco Valle
18
Eugène Grasset caratterizza questa bella immagine di Marzo con
“la belle jardinière” intenta alla semina dei fiori azzurri della
pervinca. Questa piccola piantina perenne e strisciante fiorisce nel
sottobosco e in zone ombrose all’inizio della primavera. Per
questo in Russia veniva chiamata “la rondine dei fiori”. Molto
rustica, ben si adatta ad ambienti difficili sopportando perfino
l’ombra fitta della macchia mediterranea, dove i suoi steli leggeri
colonizzano scarpate e pietraie emettendo radici in
corrispondenza dei nodi.
È forse per questo motivo che nel linguaggio dei fiori la pervinca
simboleggia l’amore duraturo, che supera le difficoltà. In
Inghilterra si usava metterne fiori e tralci sotto il materasso dei
novelli sposi per propiziare un matrimonio felice. Fra gli altri
significati possiamo ricordare l’amicizia sincera e i ricordi lieti.
Nella simbologia cristiana è legata alla Madonna per i colori dei
suoi fiori: lo stesso del suo manto.
Originaria di tutta la fascia tropicale e non solo del Madagascar,
questa specie erbacea a portamento cespuglioso ed eretto, di
piccola taglia presenta foglie opposte, oblunghe, lucide, di colore
verde scuro con la venatura centrale bianca.
Da aprile a ottobre produce fiori, larghi 2,5 cm., formati da un
piccolo calice e da una corolla con un sottile tubo che si apre in
cinque petali divisi e spatolati di colore rosa con una macchia più
scura al centro dell’orifizio del suddetto tubo.
Benché sia una specie perenne, viene solitamente coltivata come
annuale, visto che gli esemplari più vecchi tendono a diventare
sgraziati. Cresce fino a 30-40 cm.
La pervinca è considerata una pianta tossica per il suo contenuto
in vincristina. Nel medioevo la pervinca veniva usata anche come
preparato per filtri d'amore.
Le foglie della Vinca minor contengono vincamina, un principio
attivo usato in farmacologia per disturbi legati alla circolazione
sanguigna, anemie, disappetenza e disturbi della memoria. Un
tempo le foglie erano usate nella cura della tubercolosi per le sue
proprietà emostatiche.
Pervinca
Classificazione
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Famiglia Gentianales
Ordine Apocynaceae
Genere Vinca
Vinca major
Autore: Giulia Zucca
19
Pinus nigra
C’è una leggenda greca che riguarda il pino nero. Secondo
questo mito la giovane e bella ninfa Pitis avrebbe avuto due
pretendenti: il dio Pan ed il vento del Nord Borea. Costretta
a scegliere, Pitis diede la sua preferenza a Pan e si accoppiò
con lui. Borea per vendicarsi la sospinse, soffiando con tutta
la sua forza, fin sull’orlo di un precipizio dal quale la
poveretta cadde morendo all’istante. La Terra impietosita,
tramutò il corpo della giovinetta in un albero, il pino nero.
Da quel giorno Pan si adornò la fronte con frasche di pino
nero e si narra che quando in Autunno il vento del Nord
(ovvero la tramontana), comincia a soffiare per i boschi
scuotendo i rami dei pini, la ninfa Pitis piange e le sue
lacrime si trasformano nella resina che gocciola dalle pigne.
Etimologia: Si chiama così sia per la chioma scura rispetto
agli altri pini sia per la corteccia con scaglie con bordo nero
e sia per avere la parte ricoperta delle scaglie dello strobilo
di colore nero.
Può raggiungere i 20-30 m di altezza ma ci sono esemplari
di oltre 50 m.
Foglie: aghiformi, lunghe 8-20 cm, riuniti in mazzetti di
due, di colore verde scuro.
Strutture riproduttive: i coni maschili gialli, a volte
punteggiati di rosso, numerosi alla base dei giovani getti;
quelli femminili, sessili, prima ovoidali poi ovato-conici sono
opachi, verdi e acerbi, quindi assumono una tonalità bruno
ocra.
Ambiente: diffuso nell’Europa meridionale, Asia Minore e
Italia centrosettentrionale.
Albero robusto capace di sopportare freddi intensi e forti
escursioni termiche. Essenza forestale di primaria
importanza, di cui sono stati effettuati numerosi ed’ estesi
rimboscamenti.
Pino nero
presentazione
pino.pptx
Classificazione
Divisione: Pinophyta
Ordine: pinales
Classe: Pinosida
Famiglia: pinaceae
Genere: Pinus
Specie: P. Nigra
Autore: Leonardo Baragatti
20
Quercus pubescens Willd.
Classificazione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione:
Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Fagaceae
L'areale della roverella è molto esteso. E' comune negli ambienti
collinare e montano inferiore, dove forma boschi puri o misti con
cerro, carpinella, orniello e acero campestre. Molto frugale, si
adatta a terreni calcarei, argillosi, aridi, rocciosi e si presta per
colonizzare ambienti denudati. Eliofila, sensibile al gelo, è tra le
querce una delle piú adattabili a condizioni di aridità. La roverella
produce legname resistente, simile a quello della farnia, ma piú
irregolare e di meno facile lavorazione ed è usato soprattutto
come combustibile.
Si differenzia dalla rovere (più rara), a parità di dimensioni delle
foglie, per la peluria presente sul dorso.
Foglie: decidue, semplici, a inserzione alterna e lamina ovoidale
allungata, lobata a lobi arrotondati. La parte basale è stretta a
cuneo. Tipicamente pubescenti(da qui il nome) e tomentose nella
parte inferiore(più chiara rispetto al verde intenso della pagina
superiore). Le foglie secche spesso persistono sui rami durante
l'inverno.
Fiori: pianta monoica a fiori unisessuali, inf. masch. in amenti
penduli color verde-giallastro e lunghi 5 cm circa, femm. solitari o
a piccoli gruppi
Frutti: ghianda ovoidale allungata, sessile o appena peduncolata
Portamento: raggiunge i 10-20 m di altezza
Usi: le ghiande vengono impiegate per l'alimentazione del
bestiame. Il legno duro e resistente all'acqua, è utilizzato per
costruzioni navali, traversine ferroviarie e strumenti agricoli.
Una leggenda conferma il simbolismo protettivo delle
querce: un giorno il demonio si recò dal Signore chiedendo
in dono il potere su tutto il bosco. Il Signore concesse tale
potere ma solo per il periodo in cui tutti gli alberi fossero
stati senza fogliame. Quando gli alberi lo vennero a sapere
la quercia si offrì di mantenere le sue foglie sui rami per
tutto l’inverno in modo da proteggere le piante del bosco.
Da allora la quercia mantiene le sue foglie finché almeno un
cespuglio a primavera si riveste di nuovo.
Roverella
Autore: Giovanni Negri
21
Classificazione
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Rosales
Famiglia Rosaceae
Genere Sorbus
É una pianta che cresce molto lentamente, perciò molto
longeva. La sua CHIOMA é ha forma di cupola con rami
raggiunti ascendenti.
Può essere alta fino oltre 20 metri.
La CORTECCIA del tronco è grigia e liscia con piccole
screpolature.
Le FOGLIE sono ovali con margine irregolarmente dentato,
con numerose nervature parallele. Sono color verde opaco
nella parte superiore, mentre la parte inferiore è ricoperta
da una fitta peluria vellutata bianco argenteo che serve alla
pianta per ridurre l'evaporazione dell'acqua e che le
conferisce in primavera un aspetto scintillante.
I piccoli FIORI BIANCHI, delicatamente profumati hanno 5
petali e sono riuniti in coristi.
I FRUTTI sono false bacche arrotondate da verde a rosso
arancio, con polpa gialla, farinosa e possono servire per la
preparazione di marmellate e distillati. Durante l'inverno
sono fonte di cibo per gli uccelli. La pianta arriva dall'antica
regione dell'Asia occidentale chiamata " Ari".
Sorbo montano
Autore: Erica Adamo
Anticamente in tempi di carestia i suoi frutti venivano
essiccati e macinati. La polvere così ottenuta, aggiunta alla
normale farina produceva un pane dal sapore dolciastro,
che ha dato a questa pianta il nome popolare di
"FARINACCIO".
Il legno del sorbo montano veniva usato per la costruzione
di antichi utensili e ingranaggi. Così duro e compatto, era
ricercato come quella del Noce. La sua corteccia veniva
utilizzata per tingere di rosso le pelli.
Sorbus ari
22
Viola bertolonii
Viola di Bertoloni
Classificazione
Caratteristiche generali:
è una pianta erbacea perenne ed eretta, fa parte della famiglia
delle violacee, cresce tra i 500 ed i 3000 metri sul livello del
mare, esclusivamente su strati ultrafemici (le rocce ultrafemiche
sono a basso contenuto di silice e potassio e ad elevata
prevalenza di ossidi ferrosi). Le rocce su cui cresce sono di colore
grigio - verdastro. Raggiungono un'altezza da 10 a 20 cm.
Riproduzione: le specie di Viola si riproducono sia sessualmente
(con ricombinazione dei caratteri) che vegetativamente (senza
ricombinazione); i fiori più grandi vengono impollinati dagli insetti
mentre queli più piccoli attuano l'autoimpollinazione. I semi
cadono e germinano vicino alla pianta madre; inoltre possono
essere presenti degli "stoloni": sono modificazioni di fusti che
creano nuove piante geneticamente identiche.
Usi: sono utilizzate come piante ornamentali, nei giardini per
aiuole o nei vasi sui terrazzi. In profumeria se ne cattura
l'essenza per produrre cosmetici e in campo alimentare vengono
utilizzate per aromatizzare alcuni tipi di formaggio (es. pecorino
dolce)
Divisione
Classe
Ordine
Famiglia
Genere
Autore: Ludovica Attolini

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Fiori e Piante

  • 1. 1
  • 2. 2 Indice Afillante 3 Alaterno 4 Albero di Giuda………………………………………………....5 Carrubo 6 Cisto 7 Corbezzolo 8 Dafne 9 Equiseto 10 Euforbia 11 Frassino 12 Giglio di mare 13 Ginepro 14 Leccio 15 Mirto 16 Ontano 17 Pervinca 18 Pino Nero 19 Roverella 20 Sorbo 21 Viola di Bertoloni 22
  • 3. 3 Aphyllanthes Afillante Classificazione Appartiene alla famiglia delle Liliaceae nella classificazione convenzionale, o quella di Asparagaceae. Questa è una delle piante più caratteristiche della macchia del Mediterraneo occidentale, dove fiorisce abbondantemente in primavera, formando grumi ricordando giunchi. I fiori sono di colore blu, raramente bianco. Il suo nome in greco significa "fiore senza foglie." Le foglie sono infatti ridotte a guaine membranose alla base dei gambi. Il suo profumo è inesistente, il suo sapore è leggermente dolce. Fiorisce tra aprile e maggio . Vive su prati aridi e garighe, dal livello del mare a 800 metri di altitudine. la specie, rara, in Italia è presente solo in Liguria occidentale e centro-occidentale (fino al confine tra le province di Savona e Genova, cresce fino a Cogoleto ma non ad Arenzano!) e in qualche località disgiunta del nord- ovest (dal Basso Piemonte al Bresciano) e della Sardegna nord-occidentale. È l’unica appartenente al genere monotipico Aphyllanthes, unico rappresentante nell’area mediterranea di un gruppo sistematico di piante tipiche della flora australiana. Classe Liliopsida Sottoclasse Liliidae Ordine Liliales Autore: Daniela Firpo
  • 4. 4 Caratteristiche generali Foglie: sempreverde, variabili da ovali a lanceolate, inserzione alterna Fiori: unisessuali in brevi racemi ascellari, fiori piccoli di color giallo verde, fioritura : feb./apr. Frutti: drupe sferiche nere a maturazione Portamento: arbusto alto sino a 5 m Questa specie è diffusa nelle regioni mediterranee, dove è comune nella macchia sempreverde, preferibilmente su terreni calcarei e rupestri. Termofila, adattata alla siccità, resiste ai venti marini. Il legno, color bruno-giallastro, molto duro, da fresco emana odore sgradevole; viene impiegato per piccoli lavori al tornio. La pianta ha scarso impiego come ornamentale; per la sua chioma compatta si presterebbe però per creare siepi e divisori. Alaterno Rhamnus Alaternus Classificazione Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Rhamnales Famiglia Rhamnaceae Genere Rhamnus Specie R. alaternus Autore: Davide Alia
  • 5. 5 Cercis siliquastrum L. Albero di Giuda Classificazione Divisione: Spermatophyta Sottodivisione: Angiospermae Classe: Dicotyledones Famiglia: Leguminosae (Cesalpiniaceae) Nella tradizione cristiana si racconta che Giuda per guadagnare 30 denari tradì Gesù dandogli un bacio sulla guancia. Subito dopo si pentì del suo atto ed andò nello stesso luogo dove aveva tradito l'amico, scelse una pianta e vi si impiccò. L'albero scelto era proprio il Cercis siliquastrum che per questo motivo venne chiamato dalla maggior parte delle persone albero di Giuda. Poiché questo tradimento avrebbe fatto odiare questo albero da tutti coloro che credevano in Dio, il Signore decise, dato che l'albero non aveva nessuna colpa, di fargli un regalo e gli disse: "Tu albero non hai colpa per il tradimento di Giuda e farò in modo che gli uomini non ti odino, ma si ricordino di te come un albero meraviglioso e quindi ti darò una chioma piena di bellissimi fiori fucsia e a primavera quando fiorirai tutti ti guarderanno ammirati". L'albero fu molto contento e ringraziò il Signore. Caratteristiche generali Dimensione, tronco e corteccia Alto fino a 8 metri, ha una chioma arrotondata, abbastanza densa , di colore verde chiaro. Tronco snello, più o meno obliquo e sinuoso, presenta una corteccia bruno scura, screpolata e rugosa. Foglie Decidue ed alterne, con un picciolo lungo, arrotondate cuoriformi o reniformi, verde chiaro. Strutture riproduttive Fiori ermafroditi, riuniti in infiorescenze a grappolo sessile (4-6). Sono presenti su tutta la pianta e hanno colore rosa-violaceo; esistono anche varietà a fiore bianco (alba). Fiorisce nei mesi di marzo ed aprile, prima della comparsa delle foglie. Il frutto è un legume allungato e appiattito, inizialmente con sfumature rossastre poi bruno a maturità. Lungo 8-12 cm e persiste sulla pianta per tutto il periodo invernale. I semi lenticolari sono bruno scuri. Usi Apprezzata specie ornamentale, è molto impiegata per l'arredo urbano e nei parchi per la sua bella fioritura primaverile e per la sua resistenza all'atmosfera cittadina.
  • 6. 6 Carrubo Classificazione Il carrubo rientra nella lista degli alberi incriminati di aver offerto un ramo per il suicidio di Giuda; nel caso specifico si tratta di una tradizione popolare siciliana che riguarda, più precisamente, il carrubo selvatico. In Siria e nell’Asia Minore, invece, la specie era sotto la protezione di San Giorgio; ancora oggi si possono incontrare chiesette dedicate al Santo, protette dalla rassicurante ombra del carrubo. Ed era il cioccolato dei poveri Il Carrubo è una pianta originaria del bacino meridionale del Mediterraneo. Diffuso nell'Italia meridionale, specie in Sicilia e Sardegna. Gli esemplari più a nord si trovano sul promontorio dell'Argentario (Toscana). Albero robusto, alto 7-10 m, dal portamento espanso tabulare. Tronco più o meno difforme, con corteccia liscia, bruno-rossa. Foglie alterne, persistenti, composte da 2-5 paia di segmenti ovali, rotonde o smarginate all'apice. I fiori, in prevalenza unisessuali, tendono a ripartirsi su piante separate in base al sesso, determinando nella specie un comportamento essenzialmente dioico. Molto piccoli e di colore verde-rossastro (privi di corolla, calice con 5 sepali presto caduchi), sono riuniti in grappoli cilindrici eretti, quelli maschili con 5 stami, quelli femminili con uno stimma sessile. Il frutto (carruba) è una camara allungata e appiattita, di circa 2x10-15 cm, nerastra a maturità, con epicarpo crostoso, mesocarpo carnoso, dolce e una fila di piccoli semi lenticolari, bruni, di consistenza lapidea. La crescita del carrubo è lenta, la sua longevità molto alta, fino a 500 anni. Caratterizza l'aspetto più caldo della macchia mediterranea, dove si accompagna a olivastro, palma nana, filirea maggiore, lentisco, mirto e altre specie arbustive ed erbacee. Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Sottoclasse Rosidae Ordine Fabales Famiglia Caesalpiniaceae Genere Ceratonia Autore: Riccardo Bova Ceratonia siliqua
  • 7. 7 Cisto Cistus incanus Classificazione "Sopra ogni cisto da qui al mare c’e' un po’ dei miei capelli sopra ogni sughera il disegno di tutti i miei coltelli…" De Andre', Canto del servo pastore Il cisto è un arbusto lanoso-tomentoso, a portamento cespuglioso di modesto sviluppo, inferiore ad un metro di altezza, fittamente ramificato. Le foglie, che assomigliano vagamente a quelle della salvia per la superficie rugosa, sono ovali e ricoperte da una fitta tomentosità. La lamina è lunga dai 2 ai 4 cm. I fiori sono abbastanza grandi e vistosi, di 4-6 cm di diametro con petali rosei o rosso purpurei, gialli alla base. Sono riuniti in gruppi terminali di poche unità all'ascella di foglie bratteiformi. Il frutto è una capsula. Distribuzione e habitat Il cisto è una pianta tipica del bacino del Mediterraneo. Vegeta come pianta del sottobosco nella macchia mediterranea o come componente floristico delle macchie degradate e delle garighe. Presente nelle isole, in Liguria e in tutta l'Italia peninsulare si spinge a nord anche in Emilia-Romagna nella zona costiera (retrodune dei Lidi ferraresi) e sui colli romagnoli. È inoltre presente in stazioni isolate del litorale veneto. Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Violales Famiglia Cistaceae Genere Cistus Autore: Beatrice Roba
  • 8. 8 Corbezzolo Classificazione Tra storia e leggende si racconta che il Corbezzolo ha ispirato i colori della bandiera italiana. Il bianco dei suoi fiori, il rosso dei suoi frutti e il verde intenso delle sue foglie, in epoca risorgimentale divenne un simbolo patriottico,adottato dai nuovi nascenti italiani perché proponeva i tre colori della bandiera che li guidava, diventando simbolo della guerra d'indipendenza. Gli antichi lo associavano alla dea Carna, protettrice del benessere fisico, rappresentata con un rametto di corbezzolo tra le mani con cui la dea scacciava gli spiriti maligni. Il nome scientifico del Corbezzolo è Arbutus unedo; è un cespuglio o un piccolo albero appartenente alla famiglia delle Ericaceae, diffuso nei paesi del Mediterraneo occidentale e nelle coste meridionali d'Irlanda. I frutti maturano l'anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine in autunno. La pianta si trova quindi a ospitare contemporaneamente frutti e fiori maturi, cosa che la rende particolarmente ornamentale, per la presenza di vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori e il verde delle foglie. Le foglie hanno le caratteristiche tipiche delle piante sclerofille. Hanno forma ovale lanceolata,sono larghe 2-4 centimetri e lunghe 10-12 centimetri, hanno margine dentellato. I fiori, sono riuniti in pannocchie pendule che ne contengono tra 15 e 20. La corolla è di colore bianco-giallastro o roseo. Il frutto è una bacca di circa 2 centimetri, carnosa e rossa a maturità, ricoperta di tubercoli abbastanza rigidi spessi qualche millimetro,i frutti maturi hanno un buon sapore. Il legno di corbezzolo è un ottimo combustibile per il riscaldamento casalingo utilizzato su camini e stufe, ma il suo utilizzo maggiore è per gli arrosti grazie alle sue caratteristiche aromatiche. È una tipica essenza della Macchia Mediterranea,vegetando tra cespugli e boschi di Leccio. Prediligi terreni silicei e vegeta ad altitudine compresa tra i 0 e 800 metri. Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Ericales Famiglia Ericaceae Genere Arbutus Specie A. unedo Autore: Zenabu Micera Arbutus unedo
  • 9. 9 Dafne Classificazione Daphne cneorum La leggenda narra che a causa della sua estrema bellezza la dea Dafne attirò l'attenzione e l'ardore amoroso del dio Apollo. Ella però rifiutò l'amore divino e cominciò a fuggire via lontano; Apollo la inseguì ma poco prima di raggiungerla la fanciulla supplicò i genitori, il dio fluviale Ladone e la madre, la naiade Creusa di salvarla. Gli Dèi ascoltarono la preghiera ed ecco che, in un attimo, la giovane si trasformò in una pianta: la Dafne. Piccolo arbusto, sempreverde o con foglie decidue. Il suo nome volgare è "fiori di stecco". Le foglie sono piccole lanceolate di colore verde brillante con margine liscio. In estate produce i frutti che sono bacche scure, cuoiose contenenti un solo seme. L'altezza di questo genere varia secondo la specie. I suoi fiori si presentano in varie gradazioni di rosa, dal bianco al rosso. Crescono in primavera e sono gradevolmente odorosi. Sopporta molto bene sia le temperature calde sia quelle fredde. Può essere esposta o in pieno sole o in ombra parziale, predilige luoghi dal clima temperato. La sua caratteristica è che cresce su rocce velenose. In Italia è presente in tutte le regioni settentrionali; è una specie rara, anche se localmente può risultare frequente, come avviene ad esempio nell'Appennino Ligure occidentale. CURIOSITA' Un tempo veniva usata per fare cataplasmi o per ricavarne una polvere starnutatoria, le bacche inoltre servivano come emetico. In decozione ha proprietà antireumatiche, antiartritiche ed antinevralgiche , ma deve essere usata solo da medici esperti del settore poiché le bacche sono velenose. Autore: Valentina Canepa Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Myrtales Famiglia Thymelaeaceae Genere Daphne
  • 10. 10  SOSTANZE Equisetum Classificazione E’ una tra le piante più antiche del mondo: oggi si presenta come una piantina alta poche decine di centimetri, era un albero che raggiungeva i 30 metri d'altezza e gli studiosi fanno risalire la sua origine nel Carbonifero, 300 milioni di anni fa. Appartiene alla famiglia delle Equisetacee (in gran parte conosciute come piante fossili), il suo nome deriva dal latino “equus”: cavallo e “saeta”: setola, crine, perché la pianta adulta ricorda la coda del cavallo. Si tratta di piante perenni che, alle latitudini più miti, appassiscono d'inverno; ai tropici sono invece sempreverdi, come pure alcune specie della zona temperata La forma biologica più ricorrente è geofita rizomatosa, ossia sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei detti rizomi (un fusto ipogeo dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei). In realtà anche durante i periodi più avversi la pianta deve continuare a vivere per cui alcuni brevi rami ipogei laterali si trasformano in tuberi rotondi contenenti sostanze di riserva per lo svernamento. Sottoregno Tracheobionta Divisione Pteridophyta Classe Equisetopsida Ordine Equisetales Famiglia Equisetaceae Genere Equisetum Ciclo riproduttivo La riproduzione dell’Equiseto è simile a quello delle felci, ossia avviene attraverso le spore, contenute all’interno di apposite strutture poste all’apice dei fusti fertili: gli sporangi. Questi si aprono a primavera liberando le spore contenute al loro interno. Equiseto o coda di cavallo Equiseto estivo e invernale Autore: Andrea Concato Racconta la leggenda che un giorno il diavolo, osservando la grande quantità di fiori e piante che Dio aveva creato, pensò di crearne una, convinto che non fosse complicato, e andò dal Creatore dicendogli che presto ci sarebbe stata una nuova pianta. Il diavolo unì parti di piante già esistenti e si presentò a Dio, il quale, accortosi dell'inganno, decise di lasciare in vita quella pianta, donando alla natura una nuova specie. In alcuni paesi l'equiseto è noto come erba del diavolo.
  • 11. 11 Euphorbia dendroides Classificazione Divisione: Spermatophyta Sottodivisione: Angiospermae Classe: Dicotyledones Famiglia: Euforbiacee Il nome dell'euforbia si associa a quello della magra Circe, esperta di veleni, ed al Monte Circeo dove la maga visse. La leggenda vuole che Circe si sia recata al tempio di Antigia, dea protettrice dalle malattie, nella terra dei Marsi, ricca di erbe medicinali e veleni, e tra queste c'era l'euforbia. La storia narra di un medico, chiamato Euforbio, esperto botanico che diede il nome a questa pianta e la descrisse in un trattato. L'euforbia è uno dei più grandi generi, racchiude oltre 1700 specie di piante, originarie di tutto il mondo. Quasi tutte queste piante hanno la caratteristica che se tagliate o incise emettono una sostanza bianca e velenosa. Quella arborea ha raggiunto con un'avventurosa migrazione l'Africa e l'area mediterranea. È diffusa nel bacino del Mediterraneo e nel Nord Africa, in Palestina e sulle coste dell'Italia. Si presenta in forma di cespugli, con fusto e rami dicotomi, alti fino a due metri. In inverno e primavera forma dei cuscini sferici verdi. In estate si presenta come un arbusto privo di foglie. I rami, se strappati, secernono un lattice bianco irritante. FOGLIE E FIORI Le foglie sono alterne, lanceolate, di colore verde e rossicce; all'inizio dell'estate si colorano di rosso e cadono. I fiori sono di color giallo-oro raccolti in ombrelle. Fiorisce da Aprile a Giugno. Il frutto è un coccaio tricarpellare, contenente semi appiattiti. RIPRODUZIONE Si riproduce per impollinazione anemogama, ma esistono casi di impollinazione zoogama da parte di insetti. La disseminazione è garantita dall'apertura a scatto del frutto distante dalla pianta madre. Si propaga anche per radicazione di talea. USI Viene usata a scopo ornamentale. Anticamente veniva usata per bruciare porri e verruche. Euforbia arborea Autore: Elisa Avino
  • 12. 12 Fraxinus Frassino o Orniello Classificazione Nella Cultura Celtica il Frassino incarna i nati tra il 1 e il 3 di giugno e quelli del 1 Dicembre: “Non esiste ambizione più forte di quella che contraddistingue il Frassino”. Secondo la tradizione della stregoneria è considerato il legno migliore per realizzare bacchette e talismani di salute e guarigione. La credenza popolare dice che alcune foglie di frassino poste sotto o vicino all’orecchio possano favorire sogni profetici. Associata ad Odino, nella mitologia germanica il frassino, Yggdrasil, era l’albero cosmico per eccellenza, sostegno del mondo. L’albero cosmico è non solo l’asse che unisce cielo, terra e inferi, ma anche il tramite attraverso il quale lo sciamano è in grado di uscire dal nostro mondo per salire o scendere attraverso i molteplici livelli dell’essere. Foglie: decidue, imparipennate, formate da 7-15 foglioline ellittico-lanceolate a margine seghettato, più o meno sessili tranne la foglia apicale Fiori : le infiorescenze sono a forma di pannocchie, i fiori generalmente ermafroditi e profumati, possiedono un calice campanulato; la corolla ha petali bianchi leggermente sfumati di rosa, lineari, di 5-6 mm di lunghezza. Frutti: samare lanceolate Portamento: alto sino a 30 m. Cresce principalmente in boschi e foreste in associazione a varie latifoglie, come quercia, carpino ecc... ed è formidabile nel ricolonizzare le zone forestali in cui è avvenuto un incendio o un precedente vecchio rimboschimento. Il frassino è sfruttato per il legno, molto pregiato e ricercato, di color bruno chiaro, con riflessi lucidi, di facile lavorazione. E' utilizzato talvolta come ornamentale, soprattutto alcune varietà che hanno particolare portamento e colorazione dei fogliame. Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Scrophulariales Famiglia: Oleacea Genere: Fraxinus ornus. Autore: Lorenzo Toso
  • 13. 13 Pancratium maritimum Classificazione E’ una pianta erbacea bulbosa alta fino a 50 centimetri che cresce spontanea negli arenili e nelle dune costiere italiane e mediterranee sud-occidentali, nononché sulle coste atlantiche del Portogallo e sulla costa meridionale del Mar Nero, che può anche essere coltivata nei giardini, in particolare quelli vicino al mare. In Italia la si può trovare allo stato selvatico nelle dune e nelle spiagge tirreniche, in quelle adriatiche, ioniche ed in quelle delle due isole maggiori (particolarmente diffuso in Sardegna, assieme al P. illyricum). Sta diventando ormai sempre più raro a causa dell'antropizzazione dei litorali, che provoca una progressiva scomparsa delle dune sabbiose che costituiscono la sua dimora prediletta. Per questo motivo in molte zone è considerato specie protetta ed è assolutamente proibito raccogliere le piantine oppure asportarne i fiori o i bulbi. i fiori, simili a quelli del narciso, sono profumati, di colore bianco puro. Divisione Magnoliophyta Classe Liliopsida Ordine Liliales Famiglia Amaryllidaceae Genere Pancratium Giglio di mare Autore: Francesco Damonte Una leggenda narra che il Giglio di mare nacque dal latte perduto da Era mentre Ercole lo succhiava con troppa foga. Parte del liquido divino schizzò in cielo generando la Via Lattea e parte cadde sulle spiagge generando i gigli. Il nome ebraico per il fiore è strettamente legato alla rosa di Sharon menzionata nel Cantico dei Cantici. Dal momento che la pianta cresce sulla pianura di Sharon della costa del Mar Mediterraneo, si suppone che il passo biblico possa fare riferimento a questo fiore.
  • 14. 14 Juniperus Ginepro Una donna, rattristata dalla sua impossibilità di avere figli, un giorno d'inverno sbuccia una mela seduta ai piedi di un ginepro, nel suo giardino. Inavvertitamente si ferisce ad un dito e il sangue che ne fuoriesce macchia la neve che ricopriva il terreno: d'istinto esprime il desiderio di poter dare alla luce un figlio rosso come il sangue e bianco come la neve. Di lì a poco, con grande gioia sua e di suo marito, la donna rimane incinta, ma verso la fine della gravidanza si ammala per aver mangiato troppe bacche del ginepro. Poco prima di partorire, chiede al marito di essere seppellita sotto quell'albero: il parto va a buon fine, ma la donna effettivamente muore dando alla luce suo figlio... Caratteri botanici Arbusto alto fino a 3 metri, presenta fusti tortuosi e ramificati, con corteccia bruno-rossastra. Le foglie sono aghiformi, pungenti, verticillate a tre. È una specie dioica, con piante maschili dai fiori poco appariscenti, giallastri, che compaiono in maggio-giugno; e piante femminili con fiori a tre squame che si trasformano in “bacche” (botanicamente si chiamano “galbuli”) sferiche, carnose, prima verdi e blu-viola quando sono maturi, che si compie in 2-3 anni, e ricoperte da una patina opaca, sulle quali sono visibili le tre squame all’apice. Raccolta e conservazione Raccogliere i frutti quando sono maturi. Essiccare in luogo ombroso e ventilato. Uso in cucina e proprietà terapeutiche In cucina si abbina con selvaggina, porchetta, arrosti, lessi, spiedini. Proprietà terapeutiche: diuretiche, antisettiche, balsamiche, stimolanti, espettoranti. Divisione Pinophyta Classe Pinopsida Ordine Pinales Famiglia Cupressaceae Genere Juniperus Autore: Alice Cariello Classificazione Divisione Pinophyta Classe Pinopsida Ordine Pinales Famiglia Cupressaceae Genere Juniperus Autore: Alice Cariello
  • 15. 15 Quercus ilex Classificazione Il leccio venne accusato di tradimento nei confronti di Gesù, in una leggenda, in quanto accettò di offrire il suo legno per la costruzione della dannata croce quando tutte le altre piante del regno si erano invece rifiutate. Ma San Francesco non ci mise molto a innalzare di nuovo la beltà e la bontà di questa pianta e il suo vero significato. E come lui, altre importanti istituzioni del tempo. Il Leccio offrì il suo legno semplicemente perchè capì che doveva sacrificarsi per la redenzione così come lo stesso Cristo. Ridivenne presto così importante che alcune città italiane, iniziarono a litigarsene il nome ma, ce l’ebbe poi vinta Lecce che cambiò il suo nome da Lupie (lupa), a Lecce appunto. Il suo stemma infatti è una lupa che avanza sotto ad un Leccio o sta in agguato. Foglie: sempreverdi, cuoiose, ovali-ellittiche, sopra lucide, a margine liscio o spinoso Fiori: unisessuali, quelli maschili in lunghi amenti, quelli femminili solitari o a coppie (poco appariscenti) Frutti: ghiande ovoidali con cupola a squame brevi Portamento: alto sino a 25 m. Pianta sempreverde diffusa e abbondante nelle regioni mediterranee; lo incontriamo sino a 700-1000m di altitudine; costituisce boschi puri o misti con pini, sughera, corbezzolo, erica, lauro, roverella, orniello, olmo. La lecceta si può considerare la piú caratteristica formazione dell'orizzonte mediterraneo. Tollera condizioni di aridità molto spinte, ed è poco esigente nei confronti di luce e temperatura. Ha accrescimento lento ed è molto longevo, raggiungendo anche mille anni di età. Questa quercia è frequentemente utilizzata come pianta ornamentale molto decorativa, perché sopporta bene la potatura in forme obbligate e si presta anche per alberatura stradale. Il legno, di colore rosso scuro, molto duro e pesante, è difficile da stagionare e da lavorare; è buon combustibile e produce carbone molto pregiato, a elevato potere calorifico (carbone cannello). Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Fagales Famiglia Fagaceae Genere Quercus Nomi volgari: LECCIO, ELCE Autore: Davide Corelli Leccio
  • 16. 16 Myrtus communis Mirto Classificazione Il nome mirto deriva dal latino myrtus, che significa essenza profumata. Secondo la mitologia greca prende il nome da Myrsine, una fanciulla uccisa per invidia dal giovane che era stato da lei battuto nei giochi ginnici. Atena, dea della sapienza, della saggezza, della tessitura, delle arti e della guerra, impietosita dalla triste morte della fanciulla la trasformo in un arbusto odoroso. Un’altra leggenda narra che Bacco, dio del vino, quando si era recato negli inferi per liberare la madre Selene uccisa fulminata da Giove, aveva promesso di lasciare in cambio della madre una pianta di mirto. Questo è il motivo perchè qualcuno attribuisce al mirto un significato funereo e usa decorare i sepolcri con i suoi rami. Le sue fronde divennero, a partire dal 500 a.C. simbolo di vittoria, infatti durante un’ovazione, decretata dal Senato romano il vincitore saliva al Campidoglio con una corona di mirto e sacrificava una pecora (ovis in latino, da cui il termine ovazione). Negli ultimi secoli dell’impero romano il mirto era considerato un albero propiziatorio per i giovani sposi e veniva regalato per la loro abitazione. Il mirto é una pianta arbustiva della famiglia delle Myrtaceae tipica della macchia mediterranea. Ha foglie sempreverdi, ovali-acute, di colore verde-scuro. I fiori sono profumati, hanno un colore bianco o roseo. La fioritura ha luogo nella tarda primavera e all'inizio dell'estate. Un evento piuttosto frequente è la seconda fioritura che si può verificare in tarda estate, con autunni caldi. I frutti del mirto sono bacche di colore nero-azzurrastro, rosso-scuro o più raramente biancastre, con numerosi semi reniformi. Maturano a novembre a gennaio persistono sulla pianta. Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Sottoclasse Rosidae Ordine Myrtales Famiglia Myrtaceae Genere Myrtus Specie M. communis Genere Autore: Ilaria Giubilei
  • 17. 17 Ontano Alnus LA LEGGENDA SULL'ONTANO La mitologia della donna ontano rientra in svariate leggende popolari tedesche, in cui essa è sempre una donna bellissima, che seduce gli uomini libertini e, una volta che è tra le loro braccia, li punisce trasformandosi in un essere peloso. La morale può sembrare influenzata da una mentalità fortemente cristiana, ma il suo reale significato è “segui il tuo cuore, non i tuoi appetiti” Il nome del genere deriva forse dal celtico, significando "presso le rive". L'ontano nero ha areale che comprende quasi tutta l'Europa, eccettuate le estreme regioni settentrionali; vive spontaneo dal piano basale a quello montano, dove si spinge fino a 1200 m di altitudine. E' costituente principale della vegetazione fluviale su terreni argillosi, sabbiosi, poveri, che colonizza anche grazie alla presenza frequente sulle radici di tubercoli radicali, che ospitano batteri fissatori dell'azoto atmosferico. Vegeta inoltre in ambienti periodicamente inondati o paludosi, formando boschetti puri o misti con pioppi, salici e altre piante igrofile, comportandosi come specie miglioratrice dei terreno. Come tutti gli ontani, è poco longevo. Viene sfruttato per la produzione di paleria e combustibile. Il legno appena tagliato è chiaro, ma quando dissecca assume colore rosso-bruno; a contatto con l'acqua diventa durissimo, e per questo si presta ad opere soggette a sommersione; esposto all' aria, invece, è poco durevole. E’ utilizzato in falegnameria perché si tinge bene, soprattutto per lavori di intaglio e tornitura, per realizzare infissi, zoccoli e giocattol Classificazione Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Fagales Famiglia Betulaceae Genere Alnus Autore: Rocco Valle
  • 18. 18 Eugène Grasset caratterizza questa bella immagine di Marzo con “la belle jardinière” intenta alla semina dei fiori azzurri della pervinca. Questa piccola piantina perenne e strisciante fiorisce nel sottobosco e in zone ombrose all’inizio della primavera. Per questo in Russia veniva chiamata “la rondine dei fiori”. Molto rustica, ben si adatta ad ambienti difficili sopportando perfino l’ombra fitta della macchia mediterranea, dove i suoi steli leggeri colonizzano scarpate e pietraie emettendo radici in corrispondenza dei nodi. È forse per questo motivo che nel linguaggio dei fiori la pervinca simboleggia l’amore duraturo, che supera le difficoltà. In Inghilterra si usava metterne fiori e tralci sotto il materasso dei novelli sposi per propiziare un matrimonio felice. Fra gli altri significati possiamo ricordare l’amicizia sincera e i ricordi lieti. Nella simbologia cristiana è legata alla Madonna per i colori dei suoi fiori: lo stesso del suo manto. Originaria di tutta la fascia tropicale e non solo del Madagascar, questa specie erbacea a portamento cespuglioso ed eretto, di piccola taglia presenta foglie opposte, oblunghe, lucide, di colore verde scuro con la venatura centrale bianca. Da aprile a ottobre produce fiori, larghi 2,5 cm., formati da un piccolo calice e da una corolla con un sottile tubo che si apre in cinque petali divisi e spatolati di colore rosa con una macchia più scura al centro dell’orifizio del suddetto tubo. Benché sia una specie perenne, viene solitamente coltivata come annuale, visto che gli esemplari più vecchi tendono a diventare sgraziati. Cresce fino a 30-40 cm. La pervinca è considerata una pianta tossica per il suo contenuto in vincristina. Nel medioevo la pervinca veniva usata anche come preparato per filtri d'amore. Le foglie della Vinca minor contengono vincamina, un principio attivo usato in farmacologia per disturbi legati alla circolazione sanguigna, anemie, disappetenza e disturbi della memoria. Un tempo le foglie erano usate nella cura della tubercolosi per le sue proprietà emostatiche. Pervinca Classificazione Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Famiglia Gentianales Ordine Apocynaceae Genere Vinca Vinca major Autore: Giulia Zucca
  • 19. 19 Pinus nigra C’è una leggenda greca che riguarda il pino nero. Secondo questo mito la giovane e bella ninfa Pitis avrebbe avuto due pretendenti: il dio Pan ed il vento del Nord Borea. Costretta a scegliere, Pitis diede la sua preferenza a Pan e si accoppiò con lui. Borea per vendicarsi la sospinse, soffiando con tutta la sua forza, fin sull’orlo di un precipizio dal quale la poveretta cadde morendo all’istante. La Terra impietosita, tramutò il corpo della giovinetta in un albero, il pino nero. Da quel giorno Pan si adornò la fronte con frasche di pino nero e si narra che quando in Autunno il vento del Nord (ovvero la tramontana), comincia a soffiare per i boschi scuotendo i rami dei pini, la ninfa Pitis piange e le sue lacrime si trasformano nella resina che gocciola dalle pigne. Etimologia: Si chiama così sia per la chioma scura rispetto agli altri pini sia per la corteccia con scaglie con bordo nero e sia per avere la parte ricoperta delle scaglie dello strobilo di colore nero. Può raggiungere i 20-30 m di altezza ma ci sono esemplari di oltre 50 m. Foglie: aghiformi, lunghe 8-20 cm, riuniti in mazzetti di due, di colore verde scuro. Strutture riproduttive: i coni maschili gialli, a volte punteggiati di rosso, numerosi alla base dei giovani getti; quelli femminili, sessili, prima ovoidali poi ovato-conici sono opachi, verdi e acerbi, quindi assumono una tonalità bruno ocra. Ambiente: diffuso nell’Europa meridionale, Asia Minore e Italia centrosettentrionale. Albero robusto capace di sopportare freddi intensi e forti escursioni termiche. Essenza forestale di primaria importanza, di cui sono stati effettuati numerosi ed’ estesi rimboscamenti. Pino nero presentazione pino.pptx Classificazione Divisione: Pinophyta Ordine: pinales Classe: Pinosida Famiglia: pinaceae Genere: Pinus Specie: P. Nigra Autore: Leonardo Baragatti
  • 20. 20 Quercus pubescens Willd. Classificazione Divisione: Spermatophyta Sottodivisione: Angiospermae Classe: Dicotyledones Famiglia: Fagaceae L'areale della roverella è molto esteso. E' comune negli ambienti collinare e montano inferiore, dove forma boschi puri o misti con cerro, carpinella, orniello e acero campestre. Molto frugale, si adatta a terreni calcarei, argillosi, aridi, rocciosi e si presta per colonizzare ambienti denudati. Eliofila, sensibile al gelo, è tra le querce una delle piú adattabili a condizioni di aridità. La roverella produce legname resistente, simile a quello della farnia, ma piú irregolare e di meno facile lavorazione ed è usato soprattutto come combustibile. Si differenzia dalla rovere (più rara), a parità di dimensioni delle foglie, per la peluria presente sul dorso. Foglie: decidue, semplici, a inserzione alterna e lamina ovoidale allungata, lobata a lobi arrotondati. La parte basale è stretta a cuneo. Tipicamente pubescenti(da qui il nome) e tomentose nella parte inferiore(più chiara rispetto al verde intenso della pagina superiore). Le foglie secche spesso persistono sui rami durante l'inverno. Fiori: pianta monoica a fiori unisessuali, inf. masch. in amenti penduli color verde-giallastro e lunghi 5 cm circa, femm. solitari o a piccoli gruppi Frutti: ghianda ovoidale allungata, sessile o appena peduncolata Portamento: raggiunge i 10-20 m di altezza Usi: le ghiande vengono impiegate per l'alimentazione del bestiame. Il legno duro e resistente all'acqua, è utilizzato per costruzioni navali, traversine ferroviarie e strumenti agricoli. Una leggenda conferma il simbolismo protettivo delle querce: un giorno il demonio si recò dal Signore chiedendo in dono il potere su tutto il bosco. Il Signore concesse tale potere ma solo per il periodo in cui tutti gli alberi fossero stati senza fogliame. Quando gli alberi lo vennero a sapere la quercia si offrì di mantenere le sue foglie sui rami per tutto l’inverno in modo da proteggere le piante del bosco. Da allora la quercia mantiene le sue foglie finché almeno un cespuglio a primavera si riveste di nuovo. Roverella Autore: Giovanni Negri
  • 21. 21 Classificazione Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Sottoclasse Rosidae Ordine Rosales Famiglia Rosaceae Genere Sorbus É una pianta che cresce molto lentamente, perciò molto longeva. La sua CHIOMA é ha forma di cupola con rami raggiunti ascendenti. Può essere alta fino oltre 20 metri. La CORTECCIA del tronco è grigia e liscia con piccole screpolature. Le FOGLIE sono ovali con margine irregolarmente dentato, con numerose nervature parallele. Sono color verde opaco nella parte superiore, mentre la parte inferiore è ricoperta da una fitta peluria vellutata bianco argenteo che serve alla pianta per ridurre l'evaporazione dell'acqua e che le conferisce in primavera un aspetto scintillante. I piccoli FIORI BIANCHI, delicatamente profumati hanno 5 petali e sono riuniti in coristi. I FRUTTI sono false bacche arrotondate da verde a rosso arancio, con polpa gialla, farinosa e possono servire per la preparazione di marmellate e distillati. Durante l'inverno sono fonte di cibo per gli uccelli. La pianta arriva dall'antica regione dell'Asia occidentale chiamata " Ari". Sorbo montano Autore: Erica Adamo Anticamente in tempi di carestia i suoi frutti venivano essiccati e macinati. La polvere così ottenuta, aggiunta alla normale farina produceva un pane dal sapore dolciastro, che ha dato a questa pianta il nome popolare di "FARINACCIO". Il legno del sorbo montano veniva usato per la costruzione di antichi utensili e ingranaggi. Così duro e compatto, era ricercato come quella del Noce. La sua corteccia veniva utilizzata per tingere di rosso le pelli. Sorbus ari
  • 22. 22 Viola bertolonii Viola di Bertoloni Classificazione Caratteristiche generali: è una pianta erbacea perenne ed eretta, fa parte della famiglia delle violacee, cresce tra i 500 ed i 3000 metri sul livello del mare, esclusivamente su strati ultrafemici (le rocce ultrafemiche sono a basso contenuto di silice e potassio e ad elevata prevalenza di ossidi ferrosi). Le rocce su cui cresce sono di colore grigio - verdastro. Raggiungono un'altezza da 10 a 20 cm. Riproduzione: le specie di Viola si riproducono sia sessualmente (con ricombinazione dei caratteri) che vegetativamente (senza ricombinazione); i fiori più grandi vengono impollinati dagli insetti mentre queli più piccoli attuano l'autoimpollinazione. I semi cadono e germinano vicino alla pianta madre; inoltre possono essere presenti degli "stoloni": sono modificazioni di fusti che creano nuove piante geneticamente identiche. Usi: sono utilizzate come piante ornamentali, nei giardini per aiuole o nei vasi sui terrazzi. In profumeria se ne cattura l'essenza per produrre cosmetici e in campo alimentare vengono utilizzate per aromatizzare alcuni tipi di formaggio (es. pecorino dolce) Divisione Classe Ordine Famiglia Genere Autore: Ludovica Attolini