2. Cardinale
Il nome del paese deriva dal fatto che in questo territorio si «cardinava» la
lana.
Il comune, di circa 3.500 abitanti, della provincia di Catanzaro, è
composto da Cardinale, Novalba di Cardinale, Cuccumella e Razzona.
Confina con i Comuni di Argusto, Brognaturo, Chiaravalle Centrale,
Davoli, Gagliato,San Sostene, Satriano, Simbario e Torre dì Ruggiero;
nella media valle dell'Ancinale dominato dalle cime dei Monti Cucco e
Trematerra. L'abitato è nel fondovalle, sulla sinistra dell‘Ancinale. È a 562
metri sul livello del mare.
3. Storia
Sorto in periodo imprecisato, in una zona abitata dal neolitico, fu
dapprima casale di Soverato. Nel 1488 era infeudato alla famiglia
Gironda, originaria dalla Normandia e residente in Squillace. Dal 1494 al
1610 fu dei Borgia Principi di Squillace. Nel 1610 venne infeudato ai
Ravaschieri Principi di Satriano che nel 1611, in persona di Ettore,
generale spagnolo nella guerra di Valtellina, vi ebbero incardinato il titolo
di Duca. In casa Ravaschieri rimase fino all'eversione della feudalità
(1806). Fu danneggiato dal terremoto
del 1783. E non minori danni subì dal
terremoto del 1905, cui veniva
disposto il consolidamento dell'abitato
a totale carico dello Stato, e poi il
trasferimento alle stesse condizioni.
La grande Chiesa Parrocchiale è stata ricostruita dopo il terremoto del
1783. Sviluppata la pastorizia con selezionate razze di ovini e caprini che
assicurano una buona produzione di formaggi gustosi. Sviluppato il
commercio e l'artigianato del legno, con lavorazione di arredamenti,
infissi e mobili. Negli estesi boschi di castagni, faggi ed abeti nascono
funghi che alimentano alcune piccole attività locali.
Un tempo erano rinomate,
assieme ai formaggi, le trote che
venivano pescate nell'Ancinale,
la selvaggina e le noci.
4.
5. Il principato passò da erede a erede dei Ravaschieri fino a quando il
principe Filippo Ravaschieri, non avendo figli cedette, intorno al 1818, il
principato di Satriano e il ducato di Cardinale a suo nipote Carlo
Filangieri.
Carlo Filangieri, nasce a Cava de’Tirreni il 1784; autore di ben 17 opere.
Militare e politico servì nell’esercito napoleonico sotto Giuseppe
Bonaparte e si distinse in Spagna e in Russia. Da maresciallo fu ferito nel
1815. Aderì al partito nazionalista e, combatté agli ordini del generale
Guglielmo Pepe contro gli Austriaci.
Morì a San Giorgio a Cremano nel 1867, assistito dalla figliaTeresa.
6. Il castello, esisteva all’epoca del terremoto del 1783, quando Carlo non
era ancora nato e nel 1784 ha subìto delle riparazioni.
Nonostante gli impegni politici e militari, Carlo Filangieri non ha
trascurato di occuparsi di Cardinale.
La testimonianza dell’impegno più incisivo di Carlo in contrada Razzona
di Cardinale resta, però con la realizzazione della sua privata ferriera, che
risalirebbe al 1824.
La ferriera di Razzona è inserita nell’antica tradizione di fonderie
calabresi, attive già dal Mille. Occupava circa duecento operai. Fu quasi
completamente distrutta da un’alluvione del 1855.
7. Il castello sorge tra Località Lacina di Cardinale e Brograturo.
Il castello apparteneva ad una certa Maria Enrichetta Scoppa Baronessa di
Badolato morta nel 1912, non si è a conoscenza dell’anno della sua
edificazione ma quello che si sa per certo è che non si trattava della sua
dimora abituale, in quanto lei era
domiciliata a Sant’Andrea. La piana
nell’ottocento era destinata alla coltivazione
presumibilmente di grano, dal periodo della
semina fino a quello del raccolto vi era
molto fermento, un via vai di coloni.
Al piano superiore del castello vi erano le stanze della Baronessa e dei
suoi ospiti. Del piano inferiore, invece, parte era adibito per ospitare la
guarnigione che poi rimaneva a presidio anche in inverno, un altro locale
fungeva da deposito per le provviste e c’era poi anche una piccola stalla
che ospitava i cavalli della Scoppa. Sorgeva anche una chiesetta nelle
vicinanze del castello di cui oggi non c’è traccia quindi difficile risalire
all’esatta ubicazione.
Il castello sorge nel bosco in posizione elevata,
sono visibili i ruderi con i caratteristici
torrioni angolari. Secondo la leggenda la
Baronessa, alla ricerca di avventure amorose, vi
ospitava giovani dei paesi vicini che poi faceva
sparire nelle paludi circostanti.
8. Chiaravalle
Si estende nella parte meridionale della provincia, a confine con quella di
Vibo Valentia, fra l’alta valle del fiume Ancinale e il torrente Soverato,
nell’entroterra della costa ionica, alle pendici orientali del monte Pizzinni,
tra Cardinale, Argusto, Petrizzi, San Vito sullo Ionio, Capistrano (VV) e
Torre di Ruggiero.
Il nome Claravallis figura in un documentato del 1483 scritto in latino,
quando il borgo fu eretto a feudo da Alfonso II D’Aragona, feudo che ne
venne affidato al conte Goffredo de Borges. Claravallis diviene
poi Claravalle e quindi Chiaravalle, e tale permane fino al 1863, quando
con Regio Decreto assume l'attuale denominazione.
Storia
Fu occupato, intorno al 1074, dal conte Ruggiero I. Nell'archivio
nazionale vi è traccia di villaggi denominati "San Biagio", "Madonna",
"Spirito", "San Giovanni". Nei registri di morte, esistenti solo nel 1722,
vengono menzionate chiese con la stessa denominazione dei villaggi delle
quali oggi non vi è traccia, eccezione per
quella dello Spirito Santo. Lo spostamento
del paese si è verificato in seguito al
terremoto nel 1783.
9. Claravallis, intorno al 1400, era già famosa per le sue industrie e
commerci dei lini. Vi è una zona in Chiaravalle chiamata "Gurne" dove la
tradizione localizza l'esistenza di vasche per la macerazione dei lini.
Nella storia di Chiaravalle in quanto anche zona sismica C1 si ricordano
due terremoti il primo nel 1783, in cui si contarono 2 morti su 2446
abitanti, il paese però subì molti danni pari a 70.000 ducati. Ben più
grave e catastrofico fu il terremoto della mezzanotte del 5 novembre
1659 quando Chiaravalle fu distrutta e contò 67 morti.
10. Poco dopo il 1532, P. Bernardino con un gruppetto di Cappuccini, si
diresse verso la Sicilia, autorizzando, durante le soste del viaggio, la
fondazione dì vari ospizi , che poi, avrebbero dato origine ai conventi e
alle famiglie di monaci Cappuccini. Così sorse a Chiaravalle un Ospizio,
sulla collina boscosa. Il Convento vero e proprio, cominciò a prendere
forma nel 1572; la sua erezione fu prevista, anzitempo, dal beato
Francesco da Zumpano, per cui esso può ritenersi uno dei primi conventi
cappuccini non solo in Calabria, ma in tutta l’Italia. In un primo tempo
contava diciassette celle e una normale famiglia di monaci.
In seguito, la struttura conventuale si sviluppò sul terreno donato dalla
famiglia Tino e la chiesa fu dedicata a San Francesco d’Assisi. Il convento
subì la soppressione napoleonica e quella del governo italiano. Fu
comunque riattivato nel 1846 e poi
richiuso nel 1860. Posto in vendita
all’asta, fu comprato nel 1879 da P.
Modesto Fera sostenuto da alcuni
religiosi. Fu riaperto nel 1880.
Nello stesso anno cominciò a funzionare
da Noviziato e cinque anni dopo fu restituito interamente ai frati cori,
l’annesso giardino. La chiesa, nel 1904, venne demolita e ricostruita, per
l’impegno dì P. Bernardo da Petrizzi, più ampia e più bella e nel 1912
consacrata al SS. Cuore di Gesù da Monsignor Eugenio Tosi. Anche il
convento fu ingrandito negli ultimi anni del secolo scorso con la
creazione del refettorio e della cucina.
Gli alunni: Costa Giosuè, De Giorgio Elisabetta, Tino Nicola.