2. Berta e Muktafi
Lettera di Berta di Toscana a Muktafî, califfo di Baghdad, inviata presumibilmente
nei primi mesi del 906 e giunta a destinazione nel giugno del medesimo anno
Scritta originariamente in latino è pervenuta attraverso fonti arabe posteriori
Commento ed ri-edizione in Catia Renzi Rizzo, Riflessioni sulla lettera di Berta di Toscana
al califfo Muktafî: l’apporto congiunto de dati archeologici e delle fonti scritte, in «Archivio
Storico Italiano», CLIX (2001), 3–47
giovedì 22 marzo 12
3. Berta di Toscana
Figlia di Lotario II, re di Lorena, aveva sposato in prime nozze Teobaldo, conte di
Provenza, da cui aveva avuto quattro figli:
Ugo, poi re d’Italia
Bosone, poi marchese di Toscana
Ermengarda marchesa d’Ivrea
Teutberga sposa di Guarniero di Chalons.
Rimasta vedova precocemente, si era unita in seconde nozze con Adalberto il Ricco,
marchese di Toscana, alla morte del quale (915) organizzò una coalizione di potentes,
che confinò l’imperatore Berengario, appena eletto, nelle sue terre venete e lo
costrinse a chiamare in sua difesa gli Ungheri
Conseguenze: l’assassinio di Berengario (924); ascesa al trono prima di Rodolfo di
Borgogna poi di Ugo di Provenza (926), figlio di Berta (+925)
giovedì 22 marzo 12
4. La marca di Toscana
I 24 regni: Forse i territori che sovrintendeva giurisdizionalmente in qualità di moglie
del marchese di Toscana: Toscana settentrionale, Emilia, Liguria, Corsica (i conti e
duchi di Lucca avevano iniziato ad esercitare la funzione di tutores dell’isola già nella
prima metà del secolo IX, successivamente all’estensione del loro dominio sulla
contea di Luni)
Bonifacio II nell’828 aveva guidato una spedizione contro i musulmani, fin sulle coste
africane; grazie a quell’impresa aveva ottenuto dall’imperatore l’incarico ufficiale di
difendere la Corsica dagli attacchi degli arabi.
Adalberto I, suocero di Berta, era stato nominato da Carlo III, messo imperiale e
tutore del Patrimonio di S. Pietro, in cambio del libero passaggio attraverso le vie di
comunicazione della marca
Adalberto II bloccò con l’esercito il re Arnolfo di Carinzia sui valichi appenninici,
impedendogli di recarsi a Roma e fece altre “prove di forza” a danno degli imperatori
giovedì 22 marzo 12
5. La marca di Toscana
Il marchese di Toscana nel IX-X secolo gestiva un potere superiore a quello
denunciato dal suo status, detenendo una signoria territoriale in posizione geografica
strategica e in assenza o latitanza del potere regio
dopo la morte di Lodovico II i suoi detentori, Adalberto I e Adalberto II esercitarono
il loro potere in modo del tutto indipendente da quello regio, anzi, al contrario,
riuscendo a condizionarlo per tutelare il pieno esercizio della propria sovranità
una fitta rete di parentele consentiva, di fatto, il controllo su un territorio assai più
ampio di quello di diritto. Ugo, figlio di primo letto di Berta, già conte di Vienne, nel
905 ebbe da Lodovico il governo della Provenza, che mantenne per circa
vent’anni; Ermengarda, anch’essa figlia di Teobaldo, divenne marchesa d’Ivrea negli
anni 916-917.
una strategica politica di alleanze e di parentele, in un periodo di grave crisi del potere
regio, consentì probabilmente al marchese di Toscana di esercitare una sovranità pari
a quella di un vicario, su un territorio assai più vasto di quello delimitato dai confini
marchionali
giovedì 22 marzo 12
6. Califfo Muktafi
Successore di Al-Mu’tadid, regnò sul trono di Baghdad dal 902 al 908 e come il suo
predecessore è considerato un sovrano “capace ed energico”.
La sua vicenda califfale si intrecciò con i tragici casi dell’ultimo emiro aghlabide
dell’Ifriqija, Ziyadat Allah III, figura corrotta e poco risoluta che dopo aver subito la
caduta di Sétif (ottobre o novembre 904) e la sconfitta di Kayuna (giugno 905) per
opera dello sciita Abu’Abd Allah al-Da’i, accelerò la fine della dinastia aglabide,
avvenuta nel 909.
l’eunuco ‘Ali al -Hadim era stato un uomo proprio dell’emiro Ziyadat Allah III: a
capo di una spedizione navale che doveva essere partita dalle coste africane nell’898,
(prigionia di sette anni); l’unica battaglia riferibile agli anni 898-899 è registrata da
una sola fonte, la Cronaca Arabo-Sicula di Cambridge: scontro tra musulmani e bizantini,
probabilmente scatenato dal governatore aghlabide della Sicilia.
giovedì 22 marzo 12
7. Il segreto
Secondo Hamidullah si sarebbe trattato di una proposta di matrimonio: improbabile
perché Berta si vantava di regnare addirittura sulla città sede della cristianità
occidentale e a quella data non era ancora vedova.
Secondo Levi della Vida, invece, il segreto doveva consistere in una proposta di
alleanza anti-bizantina, con l’obiettivo del possesso della Sardegna - ancora
formalmente sotto il controllo di Costantinopoli e anche a detrimento degli Aghlabidi
a cui il califfo poteva ordinare la fine degli attacchi
giovedì 22 marzo 12
8. Mediterraneo occidentale
La conquista della Sicilia da parte degli emiri aghlabidi di Kairuan, a partire dall‘827
il progressivo proliferare degli insediamenti musulmani nell’Italia meridionale
occupazione saracena di Frassineto, località costiera della Provenza, a est del
Massiccio dei Mori (890)
occupazione saracena delle isole Baleari (902 )
901-902 l’emiro Ibrahim II attacca la Calabria e ostenta propositi minacciosi
confronti di Roma e di Bisanzio
IX - metà X Generale peggioramento delle condizioni di sicurezza della
navigazione dei cristiani nel Mediterraneo occidentale. Le navi che
facevano capo ai porti tirrenici dovevano evitare le squadre dei pirati saraceni
provenienti dalle coste andaluse, da Frassineto, dall’Italia meridionale tirrenica,
dall’Ifrikjia, e infine dalla Sicilia.
Sia da parte imperiale che papale che marchionale si cominciano a impostare alleanze
militari anti-saracene
giovedì 22 marzo 12
9. La diplomazia
negoziazioni tra sovrani cristiani e sovrani musulmani sono segnalate dalle fonti già in
epoca carolingia
il figlio di Berta, Ugo, conte di Provenza e poi divenuto re d’Italia, intenzionato a
bloccare le iniziative dei marinai-pirati di Frassineto, aveva mandato nel 940
un’ambasceria a Costantinopoli perché una flotta bizantina aggredisse per mare il
nemico mentre l’esercito italico avrebbe portato l’assalto per via terrestre. L’impresa,
iniziata nel 942, portò invece a una tregua perché Ugo dovette difendere la corona da
Berengario. Nel 942 stabilì una tregua con il califfo ommayade di Cordova ‘Abd al-
Rahmân III (912-961)
953 Ottone di Sassonia, già re di Germania ma non ancora imperatore affidò a
Giovanni di Gorz, abate lorenese, l’incarico di mantenere buoni rapporti diplomatici
con il califfo di Cordova
giovedì 22 marzo 12
10. Fatwa
le fatawa (sing.fatwa) sono fonti arabe assai preziose per la mole di informazioni che
forniscono intorno a vari aspetti del viver quotidiano nel medioevo musulmano.
sono sentenze giuridiche emesse da dottori della legge islamica o da stimati interpreti
del Corano, su alcuni “casi-limite”.
Ci informano sui frequenti atti di pirateria compiuti da corsari-cristiani, sui
non rari matrimoni misti tra cristiani e musulmani, sul valore relativo
della tregua, che raramente vincolava davvero un musulmano in comportamenti
non-aggressivi, se la posta in gioco era il guadagno materiale, le condizioni dei
cristiani che venivano catturati come schiavi.
«Quanto ai navigli cristiani che vengono verso di noi, che siano lontani dal porto o in
prossimità di esso, non è permesso catturarli se si tratta di commercianti conosciuti
per le loro relazioni commerciali con i musulmani, a meno di non attaccarli nei loro
propri paesi o quando si dirigono verso un paese diverso dai paesi musulmani».
giovedì 22 marzo 12
11. Le navi
Probabilmente navi piccole e veloci, adatte a rapide incursioni costiere, dotate di vele
latine in grado di stringere il vento e di consentire strette andature di bolina (50
uomini).
La baia di Agay (nei pressi di Cannes) conservava i relitti di due imbarcazioni
andalusi del X: una molto piccola, lunga 8-10 metri e l’altra più grande, ma sempre
di dimensioni modeste, 20-25 metri di lunghezza e 7 di larghezza; ugualmente a
punta di Batéguier
La squadra aglabide intercettata dalla flotta di Berta era costituita probabilmente da
ghirbân o da qatâ’i’, cioè da navi destinate essenzialmente alla guerra di corsa, ma che
alcuni storici non escludono che possano essere stati utilizzati anche per il commercio.
Non riusciamo a sapere quante e quali fossero le navi della sua squadra uscita in
perlustrazione ma testimonia l’esistenza di una flotta toscana in
pattugliamento nel Tirreno
giovedì 22 marzo 12
12. SAINT-GERVAIS 2
Naufragio del VII d.C.
Il relitto della Saint-Gervais 2 è il solo a dimostrare, con il suo carico in
grano, l’esistenza di un commercio marittimo di questa merce tra tarda
antichità e medioevo.
Tra i ritrovamenti :
• le ultime produzioni di sigillata chiara africana (forme Hayes 108 e
109)
• le varianti morfologiche più tarde dei tipi d’anfora africani e orientali
(spatheia, Keay VIIIA, Keay LXI, LRA 5-6)
• una lampada del VII secolo
giovedì 22 marzo 12
13. AGAY A
X secolo
islamica
Il carico della nave consisteva in ruote di riolite dell’Esterel, barre di rame
(circa 300), vasellame in rame con maniglia (un pezzo reca un'iscrizione in
caratteri arabi) e una dozzina di grandi vasi il cui contenuto è ignoto. Il
vasellame consiste principalmente di forme chiuse o lampade ad olio che
sembrano appartenere alla dotazione di bordo.
giovedì 22 marzo 12
14. Batéguier
Al largo di Cannes, 58 m. di profondità, relitto contemporaneo a quello di Agay (X
secolo) e proveniente dal califfato andaluso. Ruote, vasellame in rame, lampade a olio e
vasellame vario.
Il vasellame presenta una grande varità di forme (tipo jarritas, jarros, jarritos, marmitas,
cantàros) e amche qualche forma aperta (grandi piatti poco profondi). Gli smalti sono
rari, decorazioni con motivi geometrici, striature di ocra applicati dalle dita e scritte in
arabo.
giovedì 22 marzo 12
15. Quale porto?
774 Adelchi, figlio del re longobardo Desiderio, si imbarca a Pisa per Costantinopoli
prima della caduta di Pavia in mano franca
801 arrivano nel portum Pisas due ambasciatori del re di Persia, Harun al Rashid,
inviati a Carlo Magno con grandi doni
926 vi approda Ugo di Provenza, figlio di Berta
Pisa era il porto più vicino a Lucca, sede della Marca; città in ripresa economica,
sociale e politica
Luni fino all’inizio dell’XI secolo rappresentò ancora un obiettivo marittimo da parte
di vichinghi e di musulmani, ma città in evidente decadenza
Sempre nell’XI fu il luogo prescelto per l’allestimento della flotta di Raimondo di
Tolosa diretta a Gerusalemme
giovedì 22 marzo 12
16. Arrivo di Ugo
926
Approda a Pisa Ugo di Provenza (re d'Italia dal 924 al 947) giungendo via mare dalla sua
regione: poi si dirige, via terra, a Pavia. Pisa è sempre secondo Liutprando, caput Tuscie.
Liutprando, Antapodosis, III, cap. XVI, p. 81*
XVI. Quod Rodulfus ut audivit, Italiam dereliquit et Burgundium percitus petiit. Haec itaque dum
aguntur, Hugo, Arelatensium seu Provincialium comes, navim conscenderat et per Tyrrenum mare in
Italiam festinabat. Deus itaque, qui hunc in Italia regnare cupiebat, prosperis eum flatibus brevi
Alpheam, hoc est Pisam, que est Tusciae provinciae caput, duxerat [..].
giovedì 22 marzo 12
17. I doni
le armi (150 tra spade, scudi e lance): la Toscana possiede oltre la metà dei minerali
di ferro del paese e i quattro quinti della pirite: è ragionevole pensare che a quella
data lo sfruttamento delle miniere di ferro e/o degli altri minerali di cui la regione è
ricca fosse in atto. Diverse scoperte archeologiche attestano la lavorazione del ferro in
epoca tardo antica e altomedivale in Toscana; è molto probabile che le armi inviate
da Berta siano state forgiate in Toscana e in particolare in area pisana
perle cosiddette di vetro, capaci di attrarre frammenti metallici conficcatisi nella
pelle; forse frammenti, magari arrotondati ed opalescenti, di minerali ferrosi: ematiti.
i grossi cani di provenienza nordica; Liutprando testimonia che i sovrani
occidentali li regalavano frequentemente agli orientali: il re Ugo, subito dopo la sua
elezione, ne inviò due all’imperatore bizantino ed essi lo avrebbero presto sbranato se
molte braccia non li avessero trattenuti
uccelli (falchi, sparvieri e forse stornelli) che erano, almeno in parte, di provenienza
franca ma anche facilmente reperibili nelle foreste italiche
giovedì 22 marzo 12
18. I doni
padiglione di seta e dalle vesti con stoffe intessute d’oro: forse manufatti
bizantini, procurati o direttamente a Venezia, o a Pavia (importante centro portuale e
mercantile nel X secolo); se ne produceva tuttavia anche in val padana e nella
penisola iberica; nella Spagna musulmana si confezionavano i tiraz, cioè i più
lussuosi tessuti di seta, come i broccati, i rasi, i velluti e le migliori tessiture di lana e
di lino, che venivano regalati dai sovrani musulmani ad altri sovrani, “eccellenti
tessuti di raso e porpora” che i mercanti amalfitani giunti a Cordova, nel marzo del
942, ottennero a prezzo modico dal califfo ‘Abd al-Rahmân III
le stoffe di lana colorate: in lana-penna o lana-marina, di origine andalusa; una fibra
sottile e flessibile prodotta da alcuni molluschi, estremamente preziosa; forse
testimoniano possibili commerci tra la marca di Toscana e le regioni andaluse della
Spagna oppure il prodotto di un saccheggio o ancora dal commercio dei radaniti
giovedì 22 marzo 12
19. I doni
gli schiavi, i venti eunuchi e le venti fanciulle belle e graziose di origine slava; le due
aree di prelievo erano allora la regione compresa tra la Saal e il corso medio dell’Elba
e l’interno della Dalmazia, mentre i centri di mercato specializzato erano in
Occidente Verdun, Lione e S. Adalberto di Praga e, in Italia, Venezia. Al-Andalus
divenne un mercato di transito cospicuo per le altre terre musulmane, e la stessa corte
ommayade costituì, durante i secoli IX e X, un buon serbatoio sia di schiavi
provenienti dai paesi occidentali, sia di baschi e galleghi. A partire dal X secolo fu
anche l’Africa nera a fornire la preziosa mercanzia: attraverso le principali vie
carovaniere transahariane e il corso del Nilo i mercanti arabi, in particolare,
trasportavano oro e schiavi neri fino alle coste Mediterranee e di lì fino ai mercati
europei ed orientali. Gli schiavi inviati da Berta avevano un valore complessivo di
circa 40000 dinari
giovedì 22 marzo 12
20. Pirateria e commercio
Fenomeno reciproco: le navi bizantine tendevano agguati alle navi musulmane al
largo delle coste della Siria e dell’Egitto; le navi toscane in pattugliamento
catturano navi aghlabidi
la pirateria musulmana è diffusa e alimentata dalle strategie degli emiri;
esistevano minacce alla libera circolazione della navi a ciascun capo dei percorsi
commerciali transmediterranei
MA almeno fino al secolo X è difficile e scorretto separare le attività commerciali
dalla pirateria: le due attività erano praticate congiuntamente ed insieme hanno
contribuito, in maniera diversa ma non distinguibile, a diffondere merci e
tecnologie, conoscenze e manufatti. Il medesimo equipaggio si comportava da
«pirata» all’andata e da «commerciante» al ritorno, razziando dapprima le
imbarcazioni che la buona sorte gli faceva incontrare e andando a vendere
successivamente il bottino preso.
Gli obiettivi dei raid sono spesso testimonianza della capacità del luogo rapinato di
attrarre l’attenzione saracena
Lo sviluppo, a partire dalla metà del IX secolo, di alcune comunità di marinai-
pirati sulla costa andalusa (Tortosa, Algeciras, Tudmîr, Pechina-Almeria) potrebbe
costituire un forse segnale della ripresa di commerci marittimi.
giovedì 22 marzo 12
21. Considerazioni
Certamente attestato dal poema di Teudulfo e dalla lettera di Berta una circolazione
di beni a lunga distanza e di lusso
Esistevano centri di raccolta e di smistamento di questi beni (empori)
anche questo tipo di circolazione, pure spinta da legami di tipo diplomatico e da
scambi fondati sul DONO può aver costituito l’innesco di traffici più intensi
Perché questo si sia verificato bisogna comunque che ai due estremi ci siano
economie di una certa complessità capaci di produrre (ferro), raccogliere (tasse,
pirateria, commercio) e inviare (flotta) alcuni prodotti preziosi.
giovedì 22 marzo 12
22. L’inizio
Ch. Wickham: nel IX secolo il Mediterraneo era un mare relativamente tranquillo,
formato da un set di economie regionali con scarsi legami tra loro.
Probabilmente la Sicilia faceva da cerniera nel traffico Est-Ovest.
Dal punto di vista dei beni di massa, si trattava di un epoca di scambi interni in
diverse parti del bacino; le regioni erano legate tra loro da uno strato sottile di traffico
di beni di lusso e dal movimento costante di piccole imbarcazioni da un porto a quello
vicino che non smise mai.
Il Mediterraneo orientale era più ricco con economie più complesse di quello
occidentale. Dal punto di vista degli scambi marittimi la rotta più battuta era fuori del
dominio islamico, tra Egeo e Tirreno meridionale (testimoniata dall’arrivo a Roma
della glazed pottery e delle conoscenze per la sua produzione da Costantinopoli nel
IX sec.)
Nel IX i traffici a lunga distanza rinacquero probabilmente a causa della ricchezza (e
quindi domanda) dell’impero carolingio a ovest e del califfato abbaside a est. Questo
diede innesco a Venezia e ad altre rotte MA SOLO PER I BENI DI LUSSO
giovedì 22 marzo 12