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SOVERATO VECCHIA
IL CASTELLO
Una relazione del 1651 segnala "li vestiggi d'uno Castello Diruto” E dai suoi mura
trovate, insomma pare essere stato castello regio. Il termine castello è nella
terminologia calabrese ambiguo. Si può intendere come il bizantino kastellion che
significa borgo fortificato di contadini soldati o nel senso medioevale di fortezza,
tenuta da un feudatario o da ufficiali regi. Ma non è di questo castello che si parla
nel 1651, bensì di un maniero, una fortezza che dovette sorgere in riva al mare. Il
Faglia e Valente, storici dei sistemi fortificati Calabresi, ricordano a Soverato una
torre Poliporto intendendola, pare di capire, come l'attuale casa privata posta sulla
collina Santicelli (Via Panoramica), ristrutturata tra il XIX e XX secolo, in stile
neogotico e conosciuta, ma per certo per leggenda, come "di Carlo V". Ma questa è
sempre stata chiamata la torre di Galilea o più semplicemente Turrazzo e,
considerata la posizione, può dirsi una torre di avvistamento eretta tra la fine del
secolo XVI e i primi del seguente, secondo il Caminiti nell'ambito della difesa del
Regno contro i turchi. La torre di Poliporto è, a modesta impressione, un piccolo e
robusto maniero, un Regio Fortino che ospitava dei soldati invalidi (così troviamo in
documenti del 1759).
La Grotta
L’alone di leggenda che la tradizione popolare ha tramandato nel tempo, fanno di
questa piccola costruzione una delle mete più caratteristiche dell’antico borgo
abbandonato. La Grotta dei Regnanti anche conosciuta come Grotta di terra
Cutugno, dal nome del rione nel quale è ubicata, o come Grotta dei Sette Cavalieri di
Spada poiché la leggenda ci racconta che un tempo in questa grotta vi erano proprio
sette sedili in pietra con i nomi in latino dei sette cavalieri che vi si sedevano. Questi
sette cavalieri erano, probabilmente, le maggiori autorità del villaggio. Questa
leggenda è stata purtroppo smentita poiché in realtà la piccola costruzione era
utilizzata come cisterna d’acqua, forse di proprietà del barone, secondo un brano
della Platea: “Horto con la Cisterna dentro limito la detta casa, e mura della terra il
loco detto Cutugno”.
SOVERATO MARINA
IL CASTELLO
Una relazione del 1651 segnala: "li vestiggi d'uno Castello Diruto” E dai suoi mura
trovate, insomma pare essere stato castello regio.
Il termine castello è nella terminologia calabrese ambiguo.
Si può intendere come il bizantino kastellion che significa borgo fortificato di
contadini soldati o nel senso medioevale di fortezza, tenuta da un feudatario o da
ufficiali regi. Ma non è di questo castello che si parla nel 1651, bensì di un maniero,
una fortezza che dovette sorgere in riva al mare. Il Faglia e Valente, storici dei
sistemi fortificati Calabresi, ricordano a Soverato una torre Poliporto intendendola,
pare di capire, come l'attuale casa privata posta sulla collina Santicelli (Via
Panoramica), ristrutturata tra il XIX e XX secolo, in stile neogotico e conosciuta, ma
per certo per leggenda, come "di Carlo V". Ma questa è sempre stata chiamata
la torre di Galilea o più semplicemente Turrazzo e, considerata la posizione, può dirsi
una torre di avvistamento eretta tra la fine del secolo XVI e i primi del seguente,
secondo il Caminiti nell'ambito della difesa del Regno contro i turchi. La torre di
Poliporto è, a modesta impressione, un piccolo e robusto maniero, un Regio Fortino
che ospitava dei soldati invalidi (così troviamo in documenti del 1759).
DOVE SI TROVA IL CASTELLO OGGI?
Oggi il cospicuo edificio è sito al civico 34 del Corso Umberto I. Sappiamo per fama
ed indagine diretta, che all'interno di questo edificio si trovano quattro antiche torri
cilindriche: una all'interno di una casa privata e ne è visibile l'arco esterno; una è
avvolta da una costruzione semi circolare posteriore; una è nel palazzo Gregoraci;
l'altra è inglobata tra l'edificio originario ed un corpo avanzato sulla sinistra. Il
castello o fortino assolveva ad una funzione di difesa dell'insenatura regolare di
Santa Maria di Poliporto, la marina di Soverato, approdo di navi da trasporto e facile
passaggio verso l'interno.
Potrebbe essere stato danneggiato dai Turchi durante l'incursione del 1594 di
Scipione Cicala, pirata turco di origini siciliane, che devastò la Costa Jonica da Reggio
Calabria a Soverato.
Quando a metà del XIX secolo cominciarono a giungere a Soverato i primi
commercianti forestieri che la resero ricca, i resti del maniero finirono inglobati in
costruzioni private che tuttavia non riuscirono a nascondere la sua antica natura.
La Torre di Carlo V
Solitaria sullo sperone a nord di Soverato, seppure ormai assediata da agglomerati
urbani, si affaccia sullo Jonio una Torre Antica. E’ una delle 339 Torri marittime,
castelli o fortini, edificate tre secoli addietro lungo le coste del Mezzogiorno. E’ una
delle 339 Torri marittime, castelli o fortini, edificate tre secoli addietro lungo le coste
del Mezzogiorno; oggi parecchio scomparse, altre distrutte. Il regno di Napoli a quel
tempo era dominio di Carlo V, ritrovatosi padrone di un vasto impero, tanto da
poter dire che dal suo regno non tramontava mai il sole, estesi come erano i suoi
possedimenti dall’Europa all’ America. Dal mare le scorrere piratesche minacciavano
da sempre le indifese borgate costiere, bruciando e saccheggiando interi villaggi. Sul
finire del quindicesimo secolo i pirati turchi e algerini presero maggiore audacia
nelle loro imprese; e le spiagge della Calabria furono teatro di insolita violenza dei
remi Caireddin e Oruc, detti i Barbarossa; del famigerato Dragut, conosciuto col
nome di Sirra, sospettato di magia nera; del rinnegato Kiligi-Alì (la sfida) noto come
Occhiali per gli storici cattolici nativo delle Cautela; del Pascià Sinan, Hassan Cicala,
anch’egli rinnegatore della fede e della patria.
Fu proprio a causa di sempre maggiori pericoli che il Viceré di Napoli don Pedro de
Toledo, nella metà del 1500 pensò di edificare lungo tutto il litorale del regno una
serie di manieri disposti in ordine e a distanza tali da costituire una valida catena di
posti di avvistamento e un efficiente sistema difensivo. Le torri disseminate su tutto
il litorale erano divise in cavallare o di allarme, e di difesa vera e propria. Le
«cavallare» avevano il compito specifico di avvistamento e quello di consentire il
cambio dei cavalli per coloro che percorrevano la costa, portando dispacci o in
esecuzione di altri incarichi reali. Erano affidate a un torriere o a cavallari e
sopracavallari che perlustravano il litorale; in occasione di avvistamento di navi
sospette veniva dato repentinamente l’allarme a mezzo di spari, di fuochi o con un
suono di campana; i cavallai avevano anche, e soprattutto il compito di percorrere a
cavallo le marine suonando la tromba affinché le persone addette alla pesca ed ai
lavori campestri potessero rifugiarsi nei borghi fortificati.
La Torre di Soverato, comunemente e genericamente indicata di Carlo V, a ricordo
del periodo in cui fu edificata, o anche di Galilea, ma il cui esatto nome storico è
quello di Santa Maria di Poliporto. Nel Liber Mortuorum dell’Archivio Parrocchiale di
Soverato Superiore è annotato che il 18 gennaio del 1796 morì Francesco Ghareri di
Satriano «custode della Torris Polipori». In un altro documento del 1880 si legge:
«Fabbricato denominato Torre Antica e di recente restaurata ed ampliata, prima
detta Santa Maria di Poliporto, alla contrada Santicelli alla Marina di Soverato». Alle
spese generali di manutenzione, ai salari e per l’acquisto di polvere da sparo
partecipava per un terzo il Casale di Argusto, altra partecipazione era a carico del
Comune di Petrizzi.
Il nome deriva dalla località, detta nel passato Marina di Santa Maria di Poliporto, a
ricordo dello antico nome del primo sito di Soverato, la greca Poliporto bruciata e
distrutta verso il mille dagli arabi e che sorgeva sulla collina dov’è la torre, con
propaggini verso mare in località San Nicola. Le antiche fabbriche di quel villaggio
sono oggi interrate e sotto mare. Nacque poi la Vecchia Soverato, distrutta dal
terremoto del 1783 e i cui ruderi, solitari e abbandonati, mariterebbero una degna
attenzione; quindi la Nuova Soverato (l’attuale Soverato Superiore); e infine la
moderna Soverato, nuovamente a mare ufficialmente (trasferimento del Municipio)
dal 1881.
Matteo Chiaravalloti
Giovanni Maida
Gruppo Soverato 3B

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  • 1. SOVERATO VECCHIA IL CASTELLO Una relazione del 1651 segnala "li vestiggi d'uno Castello Diruto” E dai suoi mura trovate, insomma pare essere stato castello regio. Il termine castello è nella terminologia calabrese ambiguo. Si può intendere come il bizantino kastellion che significa borgo fortificato di contadini soldati o nel senso medioevale di fortezza, tenuta da un feudatario o da ufficiali regi. Ma non è di questo castello che si parla nel 1651, bensì di un maniero, una fortezza che dovette sorgere in riva al mare. Il Faglia e Valente, storici dei sistemi fortificati Calabresi, ricordano a Soverato una torre Poliporto intendendola, pare di capire, come l'attuale casa privata posta sulla collina Santicelli (Via Panoramica), ristrutturata tra il XIX e XX secolo, in stile neogotico e conosciuta, ma per certo per leggenda, come "di Carlo V". Ma questa è sempre stata chiamata la torre di Galilea o più semplicemente Turrazzo e, considerata la posizione, può dirsi una torre di avvistamento eretta tra la fine del secolo XVI e i primi del seguente, secondo il Caminiti nell'ambito della difesa del Regno contro i turchi. La torre di Poliporto è, a modesta impressione, un piccolo e robusto maniero, un Regio Fortino che ospitava dei soldati invalidi (così troviamo in documenti del 1759).
  • 2. La Grotta L’alone di leggenda che la tradizione popolare ha tramandato nel tempo, fanno di questa piccola costruzione una delle mete più caratteristiche dell’antico borgo abbandonato. La Grotta dei Regnanti anche conosciuta come Grotta di terra Cutugno, dal nome del rione nel quale è ubicata, o come Grotta dei Sette Cavalieri di Spada poiché la leggenda ci racconta che un tempo in questa grotta vi erano proprio sette sedili in pietra con i nomi in latino dei sette cavalieri che vi si sedevano. Questi sette cavalieri erano, probabilmente, le maggiori autorità del villaggio. Questa leggenda è stata purtroppo smentita poiché in realtà la piccola costruzione era utilizzata come cisterna d’acqua, forse di proprietà del barone, secondo un brano della Platea: “Horto con la Cisterna dentro limito la detta casa, e mura della terra il loco detto Cutugno”. SOVERATO MARINA IL CASTELLO Una relazione del 1651 segnala: "li vestiggi d'uno Castello Diruto” E dai suoi mura trovate, insomma pare essere stato castello regio. Il termine castello è nella terminologia calabrese ambiguo. Si può intendere come il bizantino kastellion che significa borgo fortificato di contadini soldati o nel senso medioevale di fortezza, tenuta da un feudatario o da ufficiali regi. Ma non è di questo castello che si parla nel 1651, bensì di un maniero, una fortezza che dovette sorgere in riva al mare. Il Faglia e Valente, storici dei sistemi fortificati Calabresi, ricordano a Soverato una torre Poliporto intendendola, pare di capire, come l'attuale casa privata posta sulla collina Santicelli (Via Panoramica), ristrutturata tra il XIX e XX secolo, in stile neogotico e conosciuta, ma per certo per leggenda, come "di Carlo V". Ma questa è sempre stata chiamata la torre di Galilea o più semplicemente Turrazzo e, considerata la posizione, può dirsi una torre di avvistamento eretta tra la fine del secolo XVI e i primi del seguente, secondo il Caminiti nell'ambito della difesa del Regno contro i turchi. La torre di Poliporto è, a modesta impressione, un piccolo e robusto maniero, un Regio Fortino che ospitava dei soldati invalidi (così troviamo in documenti del 1759).
  • 3. DOVE SI TROVA IL CASTELLO OGGI? Oggi il cospicuo edificio è sito al civico 34 del Corso Umberto I. Sappiamo per fama ed indagine diretta, che all'interno di questo edificio si trovano quattro antiche torri cilindriche: una all'interno di una casa privata e ne è visibile l'arco esterno; una è avvolta da una costruzione semi circolare posteriore; una è nel palazzo Gregoraci; l'altra è inglobata tra l'edificio originario ed un corpo avanzato sulla sinistra. Il castello o fortino assolveva ad una funzione di difesa dell'insenatura regolare di Santa Maria di Poliporto, la marina di Soverato, approdo di navi da trasporto e facile passaggio verso l'interno. Potrebbe essere stato danneggiato dai Turchi durante l'incursione del 1594 di Scipione Cicala, pirata turco di origini siciliane, che devastò la Costa Jonica da Reggio Calabria a Soverato. Quando a metà del XIX secolo cominciarono a giungere a Soverato i primi commercianti forestieri che la resero ricca, i resti del maniero finirono inglobati in costruzioni private che tuttavia non riuscirono a nascondere la sua antica natura.
  • 4. La Torre di Carlo V Solitaria sullo sperone a nord di Soverato, seppure ormai assediata da agglomerati urbani, si affaccia sullo Jonio una Torre Antica. E’ una delle 339 Torri marittime, castelli o fortini, edificate tre secoli addietro lungo le coste del Mezzogiorno. E’ una delle 339 Torri marittime, castelli o fortini, edificate tre secoli addietro lungo le coste del Mezzogiorno; oggi parecchio scomparse, altre distrutte. Il regno di Napoli a quel tempo era dominio di Carlo V, ritrovatosi padrone di un vasto impero, tanto da poter dire che dal suo regno non tramontava mai il sole, estesi come erano i suoi possedimenti dall’Europa all’ America. Dal mare le scorrere piratesche minacciavano da sempre le indifese borgate costiere, bruciando e saccheggiando interi villaggi. Sul finire del quindicesimo secolo i pirati turchi e algerini presero maggiore audacia nelle loro imprese; e le spiagge della Calabria furono teatro di insolita violenza dei remi Caireddin e Oruc, detti i Barbarossa; del famigerato Dragut, conosciuto col nome di Sirra, sospettato di magia nera; del rinnegato Kiligi-Alì (la sfida) noto come Occhiali per gli storici cattolici nativo delle Cautela; del Pascià Sinan, Hassan Cicala, anch’egli rinnegatore della fede e della patria.
  • 5. Fu proprio a causa di sempre maggiori pericoli che il Viceré di Napoli don Pedro de Toledo, nella metà del 1500 pensò di edificare lungo tutto il litorale del regno una serie di manieri disposti in ordine e a distanza tali da costituire una valida catena di posti di avvistamento e un efficiente sistema difensivo. Le torri disseminate su tutto il litorale erano divise in cavallare o di allarme, e di difesa vera e propria. Le «cavallare» avevano il compito specifico di avvistamento e quello di consentire il cambio dei cavalli per coloro che percorrevano la costa, portando dispacci o in esecuzione di altri incarichi reali. Erano affidate a un torriere o a cavallari e sopracavallari che perlustravano il litorale; in occasione di avvistamento di navi sospette veniva dato repentinamente l’allarme a mezzo di spari, di fuochi o con un suono di campana; i cavallai avevano anche, e soprattutto il compito di percorrere a cavallo le marine suonando la tromba affinché le persone addette alla pesca ed ai lavori campestri potessero rifugiarsi nei borghi fortificati. La Torre di Soverato, comunemente e genericamente indicata di Carlo V, a ricordo del periodo in cui fu edificata, o anche di Galilea, ma il cui esatto nome storico è quello di Santa Maria di Poliporto. Nel Liber Mortuorum dell’Archivio Parrocchiale di Soverato Superiore è annotato che il 18 gennaio del 1796 morì Francesco Ghareri di Satriano «custode della Torris Polipori». In un altro documento del 1880 si legge: «Fabbricato denominato Torre Antica e di recente restaurata ed ampliata, prima detta Santa Maria di Poliporto, alla contrada Santicelli alla Marina di Soverato». Alle spese generali di manutenzione, ai salari e per l’acquisto di polvere da sparo partecipava per un terzo il Casale di Argusto, altra partecipazione era a carico del Comune di Petrizzi. Il nome deriva dalla località, detta nel passato Marina di Santa Maria di Poliporto, a ricordo dello antico nome del primo sito di Soverato, la greca Poliporto bruciata e distrutta verso il mille dagli arabi e che sorgeva sulla collina dov’è la torre, con propaggini verso mare in località San Nicola. Le antiche fabbriche di quel villaggio sono oggi interrate e sotto mare. Nacque poi la Vecchia Soverato, distrutta dal terremoto del 1783 e i cui ruderi, solitari e abbandonati, mariterebbero una degna attenzione; quindi la Nuova Soverato (l’attuale Soverato Superiore); e infine la moderna Soverato, nuovamente a mare ufficialmente (trasferimento del Municipio) dal 1881.