2. Argomenti
La “fame d’aria” e le contrazioni diaframmatiche
La preparazione al tuffo: come respirare ed il pericolo
dell’iperventilazione
Cenni sul riflesso d’immersione, blood shift e la diuresi
3. “FAME D’ARIA” E CONTRAZIONI DIAFRAMMATICHE
PREMESSA:
Quando si interrompe volontariamente la respirazione per
l’esecuzione dell’apnea, l’organismo prosegue con il proprio
metabolismo e nell’apparato respiratorio continuano gli
scambi gassosi, cioè si continua a prelevare dall’aria
contenuta nei polmoni l’ossigeno necessario a tutti i processi
vitali e vi si immette l’anidride carbonica prodotta .
Gli stimoli alla respirazione sono regolati da :
Centri nervosi bulbari, impulsi dei chemiocettori.
4. “FAME D’ARIA” E CONTRAZIONI DIAFRAMMATICHE
DEFINIZIONE:
Il “senso di fame d’aria” è quella sensazione caratteristica ,
che in un soggetto in apnea diventa progressivamente
sempre più intensa, dovuta agli stimoli trasmessi dai centri
respiratori al fine di consentire all’organismo di espellere
l’anidride carbonica in eccesso per acquisire una maggiore
quantità di ossigeno.
5. “FAME D’ARIA” E CONTRAZIONI DIAFRAMMATICHE
DEFINIZIONI :
Proseguendo a lungo le condizioni di apnea, la fame d’aria
diventa sempre più intensa e a seguito dei forti stimoli inviati
dai centri respiratori possono comparire delle contrazioni
spontanee, incontrollabili e più o meno frequenti dei muscoli
respiratori e soprattutto del diaframma:
le cosidette “contrazioni diaframmatiche” .
Quando gli stimoli ad interrompere l’apnea divengono
sempre più insistenti il soggetto è costretto a riprendere a
respirare: questo viene definito “punto di rottura dell’apnea”.
7. IPERVENTILAZIONE
DEFINIZIONE: L’iperventilazione forzata preliminare è la
ripetizione di profondi e frequenti atti respiratori prima
dell’immersione.
E’ potenzialmente una operazione pericolosa per
l’apneista.
Con l’iperventilazione si modifica la condizione di stabilità
della composizione dell’aria alveolare che si ha in situazioni
di respirazione normale.
La pressione parziale di anidride carbonica presente
nell’apparato respiratorio diventa minore nel maggiore
volume d’aria ventilata e col ripetersi dei profondi atti
respiratori viene diminuita ancor più.
8. IPERVENTILAZIONE
Gli effetti sono più rilevanti se l’iperventilazione viene
effettuata aumentando soprattutto la fase espiratoria,
riducendo cioè il più possibile l’aria che rimane nei polmoni.
Ne risulta in un primo momento una diminuzione della
pressione parziale di CO2 , che partendo dai valori abituali di
40 mmHg arriva a valori di 25-20 mmHg.
Aumenta invece la pressione parziale dell’ossigeno, che
passa da 100 fino a 125 mm Hg.
9. IPERVENTILAZIONE
Con l’iperventilazione viene emessa dapprima
l’anidride carbonica liberamente disciolta nel plasma
sotto forma di acido carbonico e poi quella legata
all’emoglobina.
IN ALTRE PAROLE: In seguito ad una iperventilazione,
che ne provoca una eccessiva eliminazione, la
quantità totale del gas presente nel sangue sotto
qualsiasi forma risulta diminuita.
Ne sono state rilevate pressioni fino a 15 mm Hg.
10. IPERVENTILAZIONE
ESEMPIO
Interessanti sono le misurazioni effettuate al termine
di iperventilazione di volumi tripli del normale
teorico.
La pressione alveolare di CO2 , partendo da circa 40
mm Hg in condizioni di base, risultava:
dopo 1 minuto = 32 mmHg
dopo 2 minuti = 28 mmHg
dopo 5 minuti = 25 mmHg
dopo 10 minuti = 22,5 mm Hg.
11. IPERVENTILAZIONE
SECONDO EFFETTO :
Altro effetto dell’iperventilazione è che con
l’eliminazione dell’anidride carbonica attraverso le
vie respiratorie si interviene sulla regolazione
dell’equilibrio acido-base dell’organismo e
dell’acidità del sangue (ph).
Quando si iperventila e si provoca una
diminuzione della CO2, si verifica una diminuzione
dell’acido carbonico disciolto nel plasma
12. IPERVENTILAZIONE
Si genera un progressivo aumento del rapporto
bicarbonati/acido carbonico e quindi
spostamento del ph verso un’alcalosi
respiratoria.
Sono stati rilevati dopo iperventilazione valori
di ph fino a 7.85 rispetto a valori normali di
7,35/ 7,40.
13. IPERVENTILAZIONE
Iperventilazione di breve durata
Nell’iperventilazione di breve durata si ha una modesta
diminuzione di pressione di CO2 alveolare ed ematica e
modesto aumento del ph ematico, mentre la riserva
alcalina diminuisce o rimane invariata.
La pressione arteriosa si abbassa nel grande circolo,
mentre nel piccolo circolo rimane invariata e si ha
aumento del flusso
Può essere assente ogni sintomatologia soggettiva.
14. IPERVENTILAZIONE
Iperventilazione intensa - Sintomatologia
L’iperventilazione protratta è caratterizzata dai seguenti
sintomi più o meno marcati :
senso di costrizione alla gola
senso di stordimento
nausea ed astenia
parestesie agli arti inferiori fino a rigidità delle dita
delle mani e dei piedi
Perdita di coscienza
Si tratta, di disturbi transitori
15. IPERVENTILAZIONE - Apnea dopo iperventilazione
Per prima cosa, risulta aumentata la possibilità di
mantenere l’apnea.
E’ vero infatti che per ristabilire le condizioni di base,
riequilibrando il ph ed il normale rapporto acido carbonico
- bicarbonati ed arrivare a valori elevati di pressione di CO2
nel sangue e nei tessuti, tali da raggiungere il punto di
rottura dell’apnea, l’organismo dovrà produrre
nuovamente notevoli quantità di CO2, impiegando in
questo processo un tempo prolungato.
17. APNEA PROFONDA DOPO IPERVENTILAZIONE
La pericolosità degli effetti dell’iperventilazione risulta
notevolmente maggiore quando l’apnea viene effettuata in
immersioni profonde.
In queste condizioni, infatti, entrano in gioco gli effetti
delle modificazioni di pressione ambientale e quindi di
pressione parziale dei gas respiratori .
18. APNEA PROFONDA DOPO IPERVENTILAZIONE
Una apnea profonda preceduta da iperventilazione è
caratterizzata dall’abbassamento dei livelli degli stimoli
respiratori, per i seguenti motivi:
sia quelli dovuti a ipercapnia (eccesso di CO2 ) perché
eliminata con la iperventilazione
sia quelli per ipossia ( basso livello di O2 ) per effetto della
legge di Dalton che aumenta la ppO2 in profondità .
19. APNEA PROFONDA DOPO IPERVENTILAZIONE
Quindi, se l’apnea fosse troppo prolungata per l’assenza
degli stimoli ipossici ed ipercapnici in profondità, alla
risalita le condizioni ipossiche risulterebbero gravi e tali
da compromettere le possibilità funzionali dei centri
nervosi.
21. DIVING REFLEX
(Riflesso Trigeminale d’immersione)
A causa del contatto prevalentemente,
dell'acqua fredda col viso , avviene una
stimolazione del nervo vago, il quale fa sì che
repentinamente il battito cardiaco si abbassi
in modo sensibile ( Bradicardia )
- Bradicardia : riduzione della frequenza
cardiaca del 10 -25%
- Comune all’uomo e ai mammiferi marini
- Finalizzato alla conservazione dell’Ossigeno
- Provocato dal contatto del viso con l’acqua
- Dovuto a stimolazione termica dei recettori
trigeminali
DIVING REFLEX
22. DIVING REFLEX
(Riflesso Trigeminale d’immersione)
Il Diving Reflex espone ad aritmie cardiache,
questa comparsa di aritmie e l’aumento
graduale della pressione arteriosa sono la
prova dell’imperfezione del diving reflex nella
nostra specie.
Splenocontrazione ( contrazione della milza )
- Immette in circolo la “riserva” di Globuli Rossi
dal +3% al +15% ( SIMSI 03-2005 )
- Aumenta l’Emoglobina nel sangue
- Consente una maggiore riserva di ossigeno
- Ritarda il punto di rottura dell’apnea
DIVING REFLEX
23. Bradicardia
Abbassamento del battito cardiaco
Sistema di difesa del ns. corpo
all’aumento della pressione in acqua,
definito “bradicardia riflessa”, ovvero
abbassamento del battito cardiaco,
dovuta alla semplice immersione in
acqua.
Vediamo nelle diapositive che seguono
alcuni esempi di bradicardia nei
mammiferi marini
BRADICARDIA
24. Economia dell’Ossigeno
• Più marcata nei mammiferi marini rispetto
all’uomo per mezzo del rallentamento
dell’attività cardiaca che raggiunge valori
bassissimi (nella Foca di Weddel 6 – 8 battiti x
minuto in immersione)
25. DELFINI E IMMERSIONEDELFINI E IMMERSIONE
I delfini aumentano la disponibilità dell'ossigenoI delfini aumentano la disponibilità dell'ossigeno
escludendo dalla circolazione gli organi “inutili”.escludendo dalla circolazione gli organi “inutili”.
Il sangue si distribuisce principalmente agli organiIl sangue si distribuisce principalmente agli organi
“nobili” cuore e cervello. La bradicardia diminuisce il“nobili” cuore e cervello. La bradicardia diminuisce il
consumo di ossigeno.consumo di ossigeno.
26. Blood Shift –
Adattamenti fisiologici dell‘organismo
dovuti all‘immersione in acqua
• Ad accentuare questa modificazione
fisiologica, si aggiunge il fatto che,
quando siamo immersi in acqua, siamo
virtualmente privi di peso e la forza di
gravità sembra sparire;
• perciò il cuore dovrà faticare meno per
spingere il sangue in circolo, anche se la
variazione di pressione idrostatica gioca
un ruolo importante.
BLOOD SHIFT
27. BLOOD SHIFT
Scendendo in profondità, si verificano dei fenomeni, causati
dall'aumento di pressione esterna.
Aumentando la pressione esterna, aumenta anche la
pressione interna del nostro corpo, che deve per forza
rimanere in equilibrio con l'esterno.
Questo fa sì che il cuore faccia più fatica a spingere il sangue
nella circolazione periferica (grande circolo), rispetto a quella
intra-toracica (piccolo circolo).
Tutti i fenomeni che avvengono durante l'immersione in
acqua e durante un'immersione profonda in apnea hanno
come conseguenza che il volume di sangue nel grande circolo
diminuisce.
28. BLOOD SHIFT
La bradicardia e la vasocostrizione periferica,
insieme alla pressione che aumenta,
contribuiscono sinergicamente.
Se il volume di sangue nel grande circolo
diminuisce, per forza deve aumentare il volume
di sangue nel piccolo circolo. Da qualche parte il
sangue deve pur andare...
29. BLOOD SHIFT
E se aumenta il volume di sangue nel piccolo circolo,
vuol dire che aumenta il diametro di tutte le arterie, le
vene ed i capillari del circolo polmonare.
Anche il cuore, per gli stessi motivi, si troverà a
lavorare un po' più "gonfio" del normale. Ciò avviene
anche mentre siamo solo in superficie. Naturalmente più
si scende e più il fenomeno si accentua, ma, anche con la
testa fuori dall'acqua, queste modificazioni sono
misurabili.
30. BLOOD SHIFT
Nei libri spesso si legge che "il sangue prende il posto
dell'aria", e questo è vero, a patto di avere chiaro che
l'aria è sempre negli alveoli polmonari ed il sangue è
sempre nei vasi sanguigni. Non sarebbe affatto bello se il
sangue uscisse dai capillari o dalle vene, per andare negli
alveoli al posto dell'aria!!!
Quando si è molto profondi, l'aria all'interno dei
polmoni è, se pur in maniera molto piccola, in leggera,
leggerissima, depressione; ciò favorisce, ancora una
volta, il richiamo di sangue nel piccolo circolo.
31. BLOOD SHIFT
Il richiamo di sangue dal grande al piccolo
circolo prende il nome di SCIVOLAMENTO
EMATICO (scivolamento del sangue) o,
per dirla come gli inglesi, BLOOD SHIFT.
34. DIURESI DELL’APNEISTA
PROBLEMA : pressione troppo alta del sangue nel piccolo
circolo. Soluzione possibile: mandare via il sangue dal piccolo
circolo. Non si può fare. La fisica ce lo impedisce. Il sangue
tende a rimanere nel piccolo circolo, e fa fatica ad andare in
periferia.
SOLUZIONE: diminuire il volume
del sangue. Proprio il volume di tutto il
sangue. Ma il nostro organismo sa che
nel sangue ci sono un sacco di cose che
gli servono: globuli rossi, globuli
bianchi, piastrine, ecc., e non può
privarsene. Cosa eliminare?
35. DIURESI DELL’APNEISTA
La soluzione, quindi, è di eliminare dal sangue semplicemente
l'acqua. Il sangue diventa più denso, è vero, ma diminuisce di
volume totale.
Viene secreto un ormone, che si chiama
Peptide Natriuretico, e che serve proprio
per far eliminare l'acqua dal sangue, che
viene poi smaltita attraverso i reni.
36. DIURESI DELL’APNEISTA
Proprio perché generata da un
meccanismo diverso rispetto all'urina
"tradizionale", la composizione di questo
tipo di "urina dell'apneista" sarà diversa.
Questa è praticamente "acqua minerale",
con una buona percentuale di sodio ed una
piccola percentuale di potassio e magnesio.
Il colore è totalmente chiaro e trasparente,
ed è praticamente inodore.
REGOLA DI COMPORTAMENTO:
Bere acqua non gassata per reintegrare le
perdite, senza addizionare alcun sale.
IL BLOOD SHIFT
Autore: Salvatore Rovella
Data di pubblicazione: 27-01-2005
L'acqua è un ambiente molto diverso da quello in cui siamo abituati ed adattati a vivere. Quando ci immergiamo, tuttavia, il nostro organismo comincia ad adattarsi alle nuove condizioni a cui è sottoposto, mostrandoci come la natura acquatica dell'uomo sia più evidente di quanto possiamo pensare.I meccanismi che si mettono in moto e i fattori che li causano, sono molti e, per alcuni aspetti, ancora poco conosciuti.Proveremo ad analizzare quali sono i principali adattamenti dell'organismo all'immersione in acqua e, successivamente, all'apnea profonda.Foto: Alberto Balbi
ENTRIAMO IN ACQUAL'acqua in cui ci immergiamo, sia mare o piscina, sarà di solito fresca, se non addirittura fredda. Anche l'acqua a 30°C, comparata con la nostra temperatura corporea -di circa 37°C- risulterà comunque fresca; tanto più in mare, anche se siamo coperti da una buona muta.La prima cosa che il nostro organismo farà all'atto dell'immersione, sarà di cercare di ridurre al minimo la dispersione di calore. Ciò è possibile grazie ad una vasocostrizione periferica che, riducendo il diametro dei vasi sanguigni vicini alla superficie del corpo, riduce di conseguenza il volume di sangue che vi scorre dentro. Così facendo, viene limitato il raffreddamento del sangue stesso e di tutto l'organismo.Altro fenomeno importante è la bradicardia riflessa, ovvero l'abbassamento del battito cardiaco, dovuta alla semplice immersione in acqua. Ciò avviene, prevalentemente, a causa del contatto dell'acqua fredda col viso che, causando una stimolazione vagale, fa sì che, repentinamente, il battito cardiaco si abbassi in modo sensibile. Questo accade anche immergendo solo la faccia in acqua fresca, e per questo tale fenomeno è noto anche col nome di "riflesso del lavandino".Ad accentuare questa modificazione fisiologica, si aggiunge il fatto che, quando siamo immersi in acqua, siamo virtualmente privi di peso e la forza di gravità sembra sparire; perciò il cuore dovrà faticare meno per spingere il sangue in circolo, anche se la variazione di pressione idrostatica gioca un ruolo importante, come vedremo in seguito.Tutto questo, ribadiamo, vale sempre quando siamo semplicemente immersi in acqua. Vediamo ora di capire cosa accade quando scendiamo in apnea in profondità.PRIMA DI SCENDERE: FISIOLOGIA E STORIARicordiamo brevemente, per capire i concetti che esporremo in seguito, alcune particolarità dell'apparato respiratorio in relazione all'apnea profonda.Per semplicità prenderemo ad esempio un "uomo-tipo", che abbia 5 litri di capacità vitale (quella misurata con la spirometria) ed 1 litro di volume residuo e di spazio morto bronco-tracheale. Tale "uomo-tipo" avrà quindi, dopo un'inspirazione massima, 5+1=6 litri d'aria all'interno del suo corpo.Foto: Alberto Balbi
Il volume minimo d'aria che tale uomo può avere al suo interno è di 1 litro; ciò si verifica quando egli si trova in condizioni di espirazione massima. Questo litro d'aria residuo non potrà mai uscire dal suo corpo, dato che la gabbia toracica più di quel tanto non si può comprimere e che il diaframma si trova già in posizione totalmente alzata.I medici ed i fisiologi, fino a non molti anni fa, facevano un semplice ragionamento, che li portava ad affermare che immergersi oltre i 50 metri in apnea voleva dire andare incontro alla morte. Vediamo di capire cosa pensavano...L'uomo-tipo fa un'inspirazione massima e si trova con 6 litri d'aria al suo interno. Poi inizia a scendere. La legge di Boyle, dice: "A temperatura costante il volume di una data quantità di gas è inversamente proporzionale alla sua pressione". Questa legge vale sempre e, perciò, quando il nostro uomo-tipo arriva a -10 metri (pressione assoluta = 2 atmosfere), il volume d'aria al suo interno sarà dimezzato: 3 litri.Proseguendo, quando arriva a -20 metri (3 ata) il volume d'aria sarà 2 litri. E così via.Ma quando egli arriva a -50 metri?A -50 metri la pressione è 6 ata ed il volume è, ovviamente, un sesto di quello iniziale: 1 litro!L'uomo-tipo si trova, praticamente, in condizioni simili a quelle di espirazione massima: la gabbia toracica non si può più comprimere, perché è elastica solo fino a quel punto, ed il diaframma è già alzato al massimo. Non è più possibile una ulteriore diminuzione di volume dell'aria nei polmoni.Morale: se si prosegue nella discesa, la pressione dell'acqua, non più equilibrata dalla riduzione di volume polmonare, schiaccerà l'uomo-tipo.Il medico francese Cabarrou, uno dei massimi esperti dell'epoca, rispondeva così a chi gli chiedeva se l'uomo potesse superare i 50 metri in apnea: "...après il s'écrasse....", cioè: "...dopo si rompe...."Quando Enzo Majorca staccò il cartellino a -51 metri, tutto il mondo scientifico capì che in questo ragionamento c'era qualcosa che non tornava. O meglio, c'era qualcosa che ancora non si sapeva. L'uomo aveva superato la scienza.COME E' POSSIBILEScendendo in profondità, oltre alle modificazioni fisiologiche descritte inizialmente, si hanno altri fenomeni, causati dall'aumento di pressione esterna.Senza entrare troppo del dettaglio, basta dire che, aumentando la pressione esterna, aumenta anche la pressione interna del nostro corpo, che deve per forza rimanere in equilibrio con l'esterno. Questo fa sì che il cuore faccia più fatica a spingere il sangue nella circolazione periferica (grande circolo), rispetto a quella intra-toracica (piccolo circolo).Se ricordiamo adesso tutti i fenomeni che avvengono durante l'immersione in acqua e durante un'immersione profonda in apnea, ci possiamo rendere conto che tutto porta ad un'unica conseguenza: il volume di sangue nel grande circolo diminuisce. La bradicardia e la vasocostrizione periferica, insieme alla pressione che aumenta, contribuiscono sinergicamente.Se il volume di sangue nel grande circolo diminuisce, per forza deve aumentare il volume di sangue nel piccolo circolo. Da qualche parte il sangue deve pur andare...Foto: Alberto Balbi
E se aumenta il volume di sangue nel piccolo circolo, vuol dire che aumenta il diametro di tutte le arterie, le vene ed i capillari del circolo polmonare. Anche il cuore, per gli stessi motivi, si troverà a lavorare un po' più "gonfio" del normale. Facciamo notare che ciò avviene anche mentre siamo solo in superficie; naturalmente più si scende e più il fenomeno si accentua, ma, anche con la testa fuori dall'acqua, queste modificazioni sono misurabili.Ecco allora la soluzione del nostro dilemma:è vero che a -50 metri l'aria all'interno dell'uomo-tipo è 1 litro, ma non è vero che le condizioni sono pari a quelle di un'espirazione massima. Infatti, nel suo torace sarà presente una notevole quantità di sangue in più del normale, perciò l'aria può continuare a diminuire ulteriormente di volume, senza che la gabbia toracica ed il diaframma raggiungano condizioni limite.Nei libri spesso si legge che "il sangue prende il posto dell'aria", e questo è vero, a patto di avere chiaro che l'aria è sempre negli alveoli polmonari ed il sangue è sempre nei vasi sanguigni. Non sarebbe affatto bello se il sangue uscisse dai capillari o dalle vene, per andare negli alveoli al posto dell'aria!!!Oltre ai fenomeni descritti, probabilmente possiamo aggiungere anche che quando si è molto profondi, l'aria all'interno dei polmoni è, se pur in maniera molto piccola, in leggera, leggerissima, depressione; ciò favorisce, ancora una volta, il richiamo di sangue nel piccolo circolo.Il richiamo di sangue dal grande al piccolo circolo prende il nome, alquanto esplicativo, di SCIVOLAMENTO EMATICO (scivolamento del sangue) o, per dirla come gli inglesi, BLOOD SHIFT.MA A NOI COSA CI INTERESSA?Quando scendiamo in apnea non dobbiamo certo fare i conti di quanto sangue si sposta e neanche ci interessa come e perché ciò avviene.E' però interessante ed importante evitare di crearci problemi relativi al Blood shift.E' bene essere chiari e schietti: ci sono alcune cose che, per quanto sembrino banali, possono costarci molto care.COSA NON FAREDiscese in apnea in espirazione massima = pericolosissimo!!!Se facciamo un'espirazione massima e poi iniziamo a scendere, per quanto poco profondi andiamo, non possiamo più contare sulla variazione di volume della gabbia toracica. Se il nostro uomo-tipo partisse in espirazione massima, con 1 litro d'aria nei polmoni e, ammesso che ci riesca, arrivasse a -10 metri, si troverebbe con 0,5 litri d'aria nei polmoni e con 0,5 litri di sangue che devono per forza, in pochissimo tempo, spostarsi nel piccolo circolo, per poi andare via appena riemersi. Mezzo litro di sangue da spostare in così poco tempo è troppo. Il cuore, sovraccaricato di lavoro per pompare tutto questo sangue che si deve spostare, potrebbe decidere di "far sciopero" e di fermarsi.Prendere contatto in profondità con un erogatore = Pericolosissimo!!!Questa cosa potrebbe capitare. Siamo a fare apnea, più o meno profonda, e mentre siamo sott'acqua, un nostro amico "bombolaro" ci offre il suo erogatore per darci aria. Ma noi, in apnea profonda, abbiamo molto sangue accumulato nel piccolo circolo e, se prendiamo aria, espandiamo improvvisamente i polmoni, senza dare tempo al sangue di ritornare in circolo. Il cuore potrebbe, anche in questo caso, sentirsi sovraccaricato di lavoro e "fare sciopero".Foto: Alberto Balbi
Nei protocolli di sicurezza ed assistenza ai record di immersione in apnea non è MAI previsto di dare aria all'apneista in profondità. MAI, proprio per questo motivo.Addirittura, nei record No Limits, in cui si risale tirati da un pallone e si raggiungono velocità di risalita elevatissime, tutti gli atleti abbandonano il pallone molto prima di raggiungere la superficie (alcuni addirittura a -50 metri), per poi completare la risalita più lentamente e dare modo al sangue di ritornare gradualmente in circolo.QUALCHE IDEA ANCORA DA DIMOSTRAREOra entriamo nel campo delle teorie ancora tutte da verificare. Quanto esporrò fa parte di studi che sono in corso e di idee personali. Prendete queste righe come spunto di riflessione e non come verità accertate.A causa del blood shift, alcuni apneisti hanno avuto piccoli problemi. Alcuni in profondità, altri in prossimità della superficie.Spremitura diaframmaticaCon questo termine, a mio avviso piuttosto infelice, alcuni medici indicano la particolare sensazione che apneisti di buon livello hanno avuto, in particolari circostanze ed a profondità elevate. E' la sensazione di strizzamento, di spremitura, che si ha quando si arriva per la prima volta a quote mai toccate prima. A seguito di questa "spremitura" sono stati riscontrati alcuni casi di "escreato ematico", proveniente dai polmoni. Accade, cioè, che alcuni capillari degli alveoli si rompano generando una piccola, seppur dannosa, emorragia. Questo sangue si mescola con catarro e con liquido proveniente dai polmoni e, una volta in superficie, provoca notevole fastidio. Se il fenomeno è stato intenso, si può generare addirittura ciò che alcuni classificano come edema polmonare [ndr: si noti che solo alcuni parlano di edema, mentre altra parte della comunità scientifica contesta alla radice questo assunto, in quanto non esiste edema polmonare a risoluzione spontanea ed in quanto l'esperienza clinica ha dimostrato l'efficacia di trattamenti cortisonici, assolutamente inefficaci, se non dannosi, nel trattamento dell'edema polmonare cardiogeno]. La mia personale opinione è che ciò accada quando si arriva a determinate quote e non si è del tutto rilassati. La mancanza di rilassamento dei muscoli addominali, intercostali e diaframma, può far sì che l'aria nei polmoni si trovi in leggera depressione rispetto all'esterno. Se questa depressione raggiunge valori sufficienti, si può verificare la rottura di alcuni capillari degli alveoli. E' un meccanismo simile al colpo di ventosa delle maschera, che genera la rottura di capillari nell'occhio. Il richiamo di liquidi a livello polmonare potrebbe essere causato proprio da questa leggera depressione.Sovradistensione in risalita da un'apnea profondaIl fenomeno del blood shift perdura anche dopo l'emersione. Questo è stato verificato anche in recentissime ricerche, che anno dimostrato come si possa continuare ad avere una ipertensione polmonare anche dopo alcune ore dalla fine delle apnee profonde. In pratica ci vuole molto tempo, molto più di quello che si pensava fino ad ora, affinché l'apparato circolatorio e respiratorio ritornino in condizioni normali.Specialmente se si risale velocemente, si può avvertire la sensazione di sovradistensione polmonare; questo perché l'aria sta ritornando al volume iniziale (inspirazione massima) ma nel piccolo circolo c'è ancora del sangue in più. Questo fa sì che non ci sia abbastanza spazio per aria e sangue all'interno della gabbia toracica. Alcuni medici iperbarici, per questo motivo, consigliano di risalire "a glottide aperta" per far sì che l'eventuale aria in eccesso possa uscire senza creare sovradistensioni.Questi inconvenienti si sono moltiplicati specialmente negli ultimi tempi, con l'aumentare delle profondità toccate dagli apneisti e con l'avvento della monopinna per immersioni in apnea, che ha fatto crescere notevolmente le velocità di discesa e risalita.Foto: Alberto Balbi
BLOOD SHIFT E PIPI'Niente nel nostro organismo avviene per caso; siamo una macchina molto efficiente, quasi perfetta. Vediamo una piccola curiosità, anche se in realtà è una cosa piuttosto importante.Quando siamo immersi in acqua, lo stimolo ad urinare aumenta notevolmente. Forse non ci avete fatto caso, ma più si scende profondi in apnea e più lo stimolo si fa frequente. E non è solo uno stimolo, è proprio la produzione di urina che aumenta molto."E che c'azzecca?", potrebbe chiedersi qualcuno. Abbiamo chiaro il fenomeno del blood shift; in immersione abbiamo molto più sangue del normale al livello polmonare. Quindi aumenta la pressione del sangue nel piccolo circolo. Questo aumento di pressione non piace molto al nostro organismo; non c'è abituato e sa che se si raggiungono livelli elevati si possono avere problemi, allora cerca di risolvere questa situazione.Problema: pressione troppo alta del sangue nel piccolo circolo. Soluzione possibile: mandare via il sangue dal piccolo circolo. Non si può fare. La fisica ce lo impedisce. Il sangue tende a rimanere nel piccolo circolo, e fa fatica ad andare in periferia.Soluzione alternativa: diminuire il volume del sangue. Proprio il volume di tutto il sangue. Quando un palloncino è troppo gonfio e sta per scoppiare, dobbiamo levarci da dentro un po' d'aria. Ma il nostro organismo sa che nel sangue ci sono un sacco di cose che gli servono: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, ecc., e non può privarsene. La soluzione, quindi, è di eliminare dal sangue semplicemente l'acqua. Il sangue diventa più denso, è vero, ma diminuisce di volume totale.Questa è una prima soluzione che serve per tamponare la situazione. Viene secreto un ormone, che si chiama Peptide Natriuretico, e che serve proprio per far eliminare l'acqua dal sangue, che viene poi smaltita attraverso i reni.Proprio perché generata da un meccanismo diverso rispetto all'urina "tradizionale", la composizione di questo tipo di "urina dell'apneista" sarà diversa. Questa è praticamente "acqua minerale", con una buona percentuale di sodio ed una piccola percentuale di potassio e magnesio. Il colore è totalmente chiaro e trasparente, ed è praticamente inodore.Verificate..... CONCLUDENDOL'apnea è ancora uno sport giovane e ci sono aspetti ancora da chiarire o forse addirittura da scoprire. Come queste teorie, che sono oggetto di studio, proprio in questi giorni. Forse tra qualche tempo potremmo avere informazioni più precise e dettagliate.Affascinante, vero?
IL BLOOD SHIFT
Autore: Salvatore Rovella
Data di pubblicazione: 27-01-2005
L'acqua è un ambiente molto diverso da quello in cui siamo abituati ed adattati a vivere. Quando ci immergiamo, tuttavia, il nostro organismo comincia ad adattarsi alle nuove condizioni a cui è sottoposto, mostrandoci come la natura acquatica dell'uomo sia più evidente di quanto possiamo pensare.I meccanismi che si mettono in moto e i fattori che li causano, sono molti e, per alcuni aspetti, ancora poco conosciuti.Proveremo ad analizzare quali sono i principali adattamenti dell'organismo all'immersione in acqua e, successivamente, all'apnea profonda.Foto: Alberto Balbi
ENTRIAMO IN ACQUAL'acqua in cui ci immergiamo, sia mare o piscina, sarà di solito fresca, se non addirittura fredda. Anche l'acqua a 30°C, comparata con la nostra temperatura corporea -di circa 37°C- risulterà comunque fresca; tanto più in mare, anche se siamo coperti da una buona muta.La prima cosa che il nostro organismo farà all'atto dell'immersione, sarà di cercare di ridurre al minimo la dispersione di calore. Ciò è possibile grazie ad una vasocostrizione periferica che, riducendo il diametro dei vasi sanguigni vicini alla superficie del corpo, riduce di conseguenza il volume di sangue che vi scorre dentro. Così facendo, viene limitato il raffreddamento del sangue stesso e di tutto l'organismo.Altro fenomeno importante è la bradicardia riflessa, ovvero l'abbassamento del battito cardiaco, dovuta alla semplice immersione in acqua. Ciò avviene, prevalentemente, a causa del contatto dell'acqua fredda col viso che, causando una stimolazione vagale, fa sì che, repentinamente, il battito cardiaco si abbassi in modo sensibile. Questo accade anche immergendo solo la faccia in acqua fresca, e per questo tale fenomeno è noto anche col nome di "riflesso del lavandino".Ad accentuare questa modificazione fisiologica, si aggiunge il fatto che, quando siamo immersi in acqua, siamo virtualmente privi di peso e la forza di gravità sembra sparire; perciò il cuore dovrà faticare meno per spingere il sangue in circolo, anche se la variazione di pressione idrostatica gioca un ruolo importante, come vedremo in seguito.Tutto questo, ribadiamo, vale sempre quando siamo semplicemente immersi in acqua. Vediamo ora di capire cosa accade quando scendiamo in apnea in profondità.PRIMA DI SCENDERE: FISIOLOGIA E STORIARicordiamo brevemente, per capire i concetti che esporremo in seguito, alcune particolarità dell'apparato respiratorio in relazione all'apnea profonda.Per semplicità prenderemo ad esempio un "uomo-tipo", che abbia 5 litri di capacità vitale (quella misurata con la spirometria) ed 1 litro di volume residuo e di spazio morto bronco-tracheale. Tale "uomo-tipo" avrà quindi, dopo un'inspirazione massima, 5+1=6 litri d'aria all'interno del suo corpo.Foto: Alberto Balbi
Il volume minimo d'aria che tale uomo può avere al suo interno è di 1 litro; ciò si verifica quando egli si trova in condizioni di espirazione massima. Questo litro d'aria residuo non potrà mai uscire dal suo corpo, dato che la gabbia toracica più di quel tanto non si può comprimere e che il diaframma si trova già in posizione totalmente alzata.I medici ed i fisiologi, fino a non molti anni fa, facevano un semplice ragionamento, che li portava ad affermare che immergersi oltre i 50 metri in apnea voleva dire andare incontro alla morte. Vediamo di capire cosa pensavano...L'uomo-tipo fa un'inspirazione massima e si trova con 6 litri d'aria al suo interno. Poi inizia a scendere. La legge di Boyle, dice: "A temperatura costante il volume di una data quantità di gas è inversamente proporzionale alla sua pressione". Questa legge vale sempre e, perciò, quando il nostro uomo-tipo arriva a -10 metri (pressione assoluta = 2 atmosfere), il volume d'aria al suo interno sarà dimezzato: 3 litri.Proseguendo, quando arriva a -20 metri (3 ata) il volume d'aria sarà 2 litri. E così via.Ma quando egli arriva a -50 metri?A -50 metri la pressione è 6 ata ed il volume è, ovviamente, un sesto di quello iniziale: 1 litro!L'uomo-tipo si trova, praticamente, in condizioni simili a quelle di espirazione massima: la gabbia toracica non si può più comprimere, perché è elastica solo fino a quel punto, ed il diaframma è già alzato al massimo. Non è più possibile una ulteriore diminuzione di volume dell'aria nei polmoni.Morale: se si prosegue nella discesa, la pressione dell'acqua, non più equilibrata dalla riduzione di volume polmonare, schiaccerà l'uomo-tipo.Il medico francese Cabarrou, uno dei massimi esperti dell'epoca, rispondeva così a chi gli chiedeva se l'uomo potesse superare i 50 metri in apnea: "...après il s'écrasse....", cioè: "...dopo si rompe...."Quando Enzo Majorca staccò il cartellino a -51 metri, tutto il mondo scientifico capì che in questo ragionamento c'era qualcosa che non tornava. O meglio, c'era qualcosa che ancora non si sapeva. L'uomo aveva superato la scienza.COME E' POSSIBILEScendendo in profondità, oltre alle modificazioni fisiologiche descritte inizialmente, si hanno altri fenomeni, causati dall'aumento di pressione esterna.Senza entrare troppo del dettaglio, basta dire che, aumentando la pressione esterna, aumenta anche la pressione interna del nostro corpo, che deve per forza rimanere in equilibrio con l'esterno. Questo fa sì che il cuore faccia più fatica a spingere il sangue nella circolazione periferica (grande circolo), rispetto a quella intra-toracica (piccolo circolo).Se ricordiamo adesso tutti i fenomeni che avvengono durante l'immersione in acqua e durante un'immersione profonda in apnea, ci possiamo rendere conto che tutto porta ad un'unica conseguenza: il volume di sangue nel grande circolo diminuisce. La bradicardia e la vasocostrizione periferica, insieme alla pressione che aumenta, contribuiscono sinergicamente.Se il volume di sangue nel grande circolo diminuisce, per forza deve aumentare il volume di sangue nel piccolo circolo. Da qualche parte il sangue deve pur andare...Foto: Alberto Balbi
E se aumenta il volume di sangue nel piccolo circolo, vuol dire che aumenta il diametro di tutte le arterie, le vene ed i capillari del circolo polmonare. Anche il cuore, per gli stessi motivi, si troverà a lavorare un po' più "gonfio" del normale. Facciamo notare che ciò avviene anche mentre siamo solo in superficie; naturalmente più si scende e più il fenomeno si accentua, ma, anche con la testa fuori dall'acqua, queste modificazioni sono misurabili.Ecco allora la soluzione del nostro dilemma:è vero che a -50 metri l'aria all'interno dell'uomo-tipo è 1 litro, ma non è vero che le condizioni sono pari a quelle di un'espirazione massima. Infatti, nel suo torace sarà presente una notevole quantità di sangue in più del normale, perciò l'aria può continuare a diminuire ulteriormente di volume, senza che la gabbia toracica ed il diaframma raggiungano condizioni limite.Nei libri spesso si legge che "il sangue prende il posto dell'aria", e questo è vero, a patto di avere chiaro che l'aria è sempre negli alveoli polmonari ed il sangue è sempre nei vasi sanguigni. Non sarebbe affatto bello se il sangue uscisse dai capillari o dalle vene, per andare negli alveoli al posto dell'aria!!!Oltre ai fenomeni descritti, probabilmente possiamo aggiungere anche che quando si è molto profondi, l'aria all'interno dei polmoni è, se pur in maniera molto piccola, in leggera, leggerissima, depressione; ciò favorisce, ancora una volta, il richiamo di sangue nel piccolo circolo.Il richiamo di sangue dal grande al piccolo circolo prende il nome, alquanto esplicativo, di SCIVOLAMENTO EMATICO (scivolamento del sangue) o, per dirla come gli inglesi, BLOOD SHIFT.MA A NOI COSA CI INTERESSA?Quando scendiamo in apnea non dobbiamo certo fare i conti di quanto sangue si sposta e neanche ci interessa come e perché ciò avviene.E' però interessante ed importante evitare di crearci problemi relativi al Blood shift.E' bene essere chiari e schietti: ci sono alcune cose che, per quanto sembrino banali, possono costarci molto care.COSA NON FAREDiscese in apnea in espirazione massima = pericolosissimo!!!Se facciamo un'espirazione massima e poi iniziamo a scendere, per quanto poco profondi andiamo, non possiamo più contare sulla variazione di volume della gabbia toracica. Se il nostro uomo-tipo partisse in espirazione massima, con 1 litro d'aria nei polmoni e, ammesso che ci riesca, arrivasse a -10 metri, si troverebbe con 0,5 litri d'aria nei polmoni e con 0,5 litri di sangue che devono per forza, in pochissimo tempo, spostarsi nel piccolo circolo, per poi andare via appena riemersi. Mezzo litro di sangue da spostare in così poco tempo è troppo. Il cuore, sovraccaricato di lavoro per pompare tutto questo sangue che si deve spostare, potrebbe decidere di "far sciopero" e di fermarsi.Prendere contatto in profondità con un erogatore = Pericolosissimo!!!Questa cosa potrebbe capitare. Siamo a fare apnea, più o meno profonda, e mentre siamo sott'acqua, un nostro amico "bombolaro" ci offre il suo erogatore per darci aria. Ma noi, in apnea profonda, abbiamo molto sangue accumulato nel piccolo circolo e, se prendiamo aria, espandiamo improvvisamente i polmoni, senza dare tempo al sangue di ritornare in circolo. Il cuore potrebbe, anche in questo caso, sentirsi sovraccaricato di lavoro e "fare sciopero".Foto: Alberto Balbi
Nei protocolli di sicurezza ed assistenza ai record di immersione in apnea non è MAI previsto di dare aria all'apneista in profondità. MAI, proprio per questo motivo.Addirittura, nei record No Limits, in cui si risale tirati da un pallone e si raggiungono velocità di risalita elevatissime, tutti gli atleti abbandonano il pallone molto prima di raggiungere la superficie (alcuni addirittura a -50 metri), per poi completare la risalita più lentamente e dare modo al sangue di ritornare gradualmente in circolo.QUALCHE IDEA ANCORA DA DIMOSTRAREOra entriamo nel campo delle teorie ancora tutte da verificare. Quanto esporrò fa parte di studi che sono in corso e di idee personali. Prendete queste righe come spunto di riflessione e non come verità accertate.A causa del blood shift, alcuni apneisti hanno avuto piccoli problemi. Alcuni in profondità, altri in prossimità della superficie.Spremitura diaframmaticaCon questo termine, a mio avviso piuttosto infelice, alcuni medici indicano la particolare sensazione che apneisti di buon livello hanno avuto, in particolari circostanze ed a profondità elevate. E' la sensazione di strizzamento, di spremitura, che si ha quando si arriva per la prima volta a quote mai toccate prima. A seguito di questa "spremitura" sono stati riscontrati alcuni casi di "escreato ematico", proveniente dai polmoni. Accade, cioè, che alcuni capillari degli alveoli si rompano generando una piccola, seppur dannosa, emorragia. Questo sangue si mescola con catarro e con liquido proveniente dai polmoni e, una volta in superficie, provoca notevole fastidio. Se il fenomeno è stato intenso, si può generare addirittura ciò che alcuni classificano come edema polmonare [ndr: si noti che solo alcuni parlano di edema, mentre altra parte della comunità scientifica contesta alla radice questo assunto, in quanto non esiste edema polmonare a risoluzione spontanea ed in quanto l'esperienza clinica ha dimostrato l'efficacia di trattamenti cortisonici, assolutamente inefficaci, se non dannosi, nel trattamento dell'edema polmonare cardiogeno]. La mia personale opinione è che ciò accada quando si arriva a determinate quote e non si è del tutto rilassati. La mancanza di rilassamento dei muscoli addominali, intercostali e diaframma, può far sì che l'aria nei polmoni si trovi in leggera depressione rispetto all'esterno. Se questa depressione raggiunge valori sufficienti, si può verificare la rottura di alcuni capillari degli alveoli. E' un meccanismo simile al colpo di ventosa delle maschera, che genera la rottura di capillari nell'occhio. Il richiamo di liquidi a livello polmonare potrebbe essere causato proprio da questa leggera depressione.Sovradistensione in risalita da un'apnea profondaIl fenomeno del blood shift perdura anche dopo l'emersione. Questo è stato verificato anche in recentissime ricerche, che anno dimostrato come si possa continuare ad avere una ipertensione polmonare anche dopo alcune ore dalla fine delle apnee profonde. In pratica ci vuole molto tempo, molto più di quello che si pensava fino ad ora, affinché l'apparato circolatorio e respiratorio ritornino in condizioni normali.Specialmente se si risale velocemente, si può avvertire la sensazione di sovradistensione polmonare; questo perché l'aria sta ritornando al volume iniziale (inspirazione massima) ma nel piccolo circolo c'è ancora del sangue in più. Questo fa sì che non ci sia abbastanza spazio per aria e sangue all'interno della gabbia toracica. Alcuni medici iperbarici, per questo motivo, consigliano di risalire "a glottide aperta" per far sì che l'eventuale aria in eccesso possa uscire senza creare sovradistensioni.Questi inconvenienti si sono moltiplicati specialmente negli ultimi tempi, con l'aumentare delle profondità toccate dagli apneisti e con l'avvento della monopinna per immersioni in apnea, che ha fatto crescere notevolmente le velocità di discesa e risalita.Foto: Alberto Balbi
BLOOD SHIFT E PIPI'Niente nel nostro organismo avviene per caso; siamo una macchina molto efficiente, quasi perfetta. Vediamo una piccola curiosità, anche se in realtà è una cosa piuttosto importante.Quando siamo immersi in acqua, lo stimolo ad urinare aumenta notevolmente. Forse non ci avete fatto caso, ma più si scende profondi in apnea e più lo stimolo si fa frequente. E non è solo uno stimolo, è proprio la produzione di urina che aumenta molto."E che c'azzecca?", potrebbe chiedersi qualcuno. Abbiamo chiaro il fenomeno del blood shift; in immersione abbiamo molto più sangue del normale al livello polmonare. Quindi aumenta la pressione del sangue nel piccolo circolo. Questo aumento di pressione non piace molto al nostro organismo; non c'è abituato e sa che se si raggiungono livelli elevati si possono avere problemi, allora cerca di risolvere questa situazione.Problema: pressione troppo alta del sangue nel piccolo circolo. Soluzione possibile: mandare via il sangue dal piccolo circolo. Non si può fare. La fisica ce lo impedisce. Il sangue tende a rimanere nel piccolo circolo, e fa fatica ad andare in periferia.Soluzione alternativa: diminuire il volume del sangue. Proprio il volume di tutto il sangue. Quando un palloncino è troppo gonfio e sta per scoppiare, dobbiamo levarci da dentro un po' d'aria. Ma il nostro organismo sa che nel sangue ci sono un sacco di cose che gli servono: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, ecc., e non può privarsene. La soluzione, quindi, è di eliminare dal sangue semplicemente l'acqua. Il sangue diventa più denso, è vero, ma diminuisce di volume totale.Questa è una prima soluzione che serve per tamponare la situazione. Viene secreto un ormone, che si chiama Peptide Natriuretico, e che serve proprio per far eliminare l'acqua dal sangue, che viene poi smaltita attraverso i reni.Proprio perché generata da un meccanismo diverso rispetto all'urina "tradizionale", la composizione di questo tipo di "urina dell'apneista" sarà diversa. Questa è praticamente "acqua minerale", con una buona percentuale di sodio ed una piccola percentuale di potassio e magnesio. Il colore è totalmente chiaro e trasparente, ed è praticamente inodore.Verificate..... CONCLUDENDOL'apnea è ancora uno sport giovane e ci sono aspetti ancora da chiarire o forse addirittura da scoprire. Come queste teorie, che sono oggetto di studio, proprio in questi giorni. Forse tra qualche tempo potremmo avere informazioni più precise e dettagliate.Affascinante, vero?
IL BLOOD SHIFT
Autore: Salvatore Rovella
Data di pubblicazione: 27-01-2005
L'acqua è un ambiente molto diverso da quello in cui siamo abituati ed adattati a vivere. Quando ci immergiamo, tuttavia, il nostro organismo comincia ad adattarsi alle nuove condizioni a cui è sottoposto, mostrandoci come la natura acquatica dell'uomo sia più evidente di quanto possiamo pensare.I meccanismi che si mettono in moto e i fattori che li causano, sono molti e, per alcuni aspetti, ancora poco conosciuti.Proveremo ad analizzare quali sono i principali adattamenti dell'organismo all'immersione in acqua e, successivamente, all'apnea profonda.Foto: Alberto Balbi
ENTRIAMO IN ACQUAL'acqua in cui ci immergiamo, sia mare o piscina, sarà di solito fresca, se non addirittura fredda. Anche l'acqua a 30°C, comparata con la nostra temperatura corporea -di circa 37°C- risulterà comunque fresca; tanto più in mare, anche se siamo coperti da una buona muta.La prima cosa che il nostro organismo farà all'atto dell'immersione, sarà di cercare di ridurre al minimo la dispersione di calore. Ciò è possibile grazie ad una vasocostrizione periferica che, riducendo il diametro dei vasi sanguigni vicini alla superficie del corpo, riduce di conseguenza il volume di sangue che vi scorre dentro. Così facendo, viene limitato il raffreddamento del sangue stesso e di tutto l'organismo.Altro fenomeno importante è la bradicardia riflessa, ovvero l'abbassamento del battito cardiaco, dovuta alla semplice immersione in acqua. Ciò avviene, prevalentemente, a causa del contatto dell'acqua fredda col viso che, causando una stimolazione vagale, fa sì che, repentinamente, il battito cardiaco si abbassi in modo sensibile. Questo accade anche immergendo solo la faccia in acqua fresca, e per questo tale fenomeno è noto anche col nome di "riflesso del lavandino".Ad accentuare questa modificazione fisiologica, si aggiunge il fatto che, quando siamo immersi in acqua, siamo virtualmente privi di peso e la forza di gravità sembra sparire; perciò il cuore dovrà faticare meno per spingere il sangue in circolo, anche se la variazione di pressione idrostatica gioca un ruolo importante, come vedremo in seguito.Tutto questo, ribadiamo, vale sempre quando siamo semplicemente immersi in acqua. Vediamo ora di capire cosa accade quando scendiamo in apnea in profondità.PRIMA DI SCENDERE: FISIOLOGIA E STORIARicordiamo brevemente, per capire i concetti che esporremo in seguito, alcune particolarità dell'apparato respiratorio in relazione all'apnea profonda.Per semplicità prenderemo ad esempio un "uomo-tipo", che abbia 5 litri di capacità vitale (quella misurata con la spirometria) ed 1 litro di volume residuo e di spazio morto bronco-tracheale. Tale "uomo-tipo" avrà quindi, dopo un'inspirazione massima, 5+1=6 litri d'aria all'interno del suo corpo.Foto: Alberto Balbi
Il volume minimo d'aria che tale uomo può avere al suo interno è di 1 litro; ciò si verifica quando egli si trova in condizioni di espirazione massima. Questo litro d'aria residuo non potrà mai uscire dal suo corpo, dato che la gabbia toracica più di quel tanto non si può comprimere e che il diaframma si trova già in posizione totalmente alzata.I medici ed i fisiologi, fino a non molti anni fa, facevano un semplice ragionamento, che li portava ad affermare che immergersi oltre i 50 metri in apnea voleva dire andare incontro alla morte. Vediamo di capire cosa pensavano...L'uomo-tipo fa un'inspirazione massima e si trova con 6 litri d'aria al suo interno. Poi inizia a scendere. La legge di Boyle, dice: "A temperatura costante il volume di una data quantità di gas è inversamente proporzionale alla sua pressione". Questa legge vale sempre e, perciò, quando il nostro uomo-tipo arriva a -10 metri (pressione assoluta = 2 atmosfere), il volume d'aria al suo interno sarà dimezzato: 3 litri.Proseguendo, quando arriva a -20 metri (3 ata) il volume d'aria sarà 2 litri. E così via.Ma quando egli arriva a -50 metri?A -50 metri la pressione è 6 ata ed il volume è, ovviamente, un sesto di quello iniziale: 1 litro!L'uomo-tipo si trova, praticamente, in condizioni simili a quelle di espirazione massima: la gabbia toracica non si può più comprimere, perché è elastica solo fino a quel punto, ed il diaframma è già alzato al massimo. Non è più possibile una ulteriore diminuzione di volume dell'aria nei polmoni.Morale: se si prosegue nella discesa, la pressione dell'acqua, non più equilibrata dalla riduzione di volume polmonare, schiaccerà l'uomo-tipo.Il medico francese Cabarrou, uno dei massimi esperti dell'epoca, rispondeva così a chi gli chiedeva se l'uomo potesse superare i 50 metri in apnea: "...après il s'écrasse....", cioè: "...dopo si rompe...."Quando Enzo Majorca staccò il cartellino a -51 metri, tutto il mondo scientifico capì che in questo ragionamento c'era qualcosa che non tornava. O meglio, c'era qualcosa che ancora non si sapeva. L'uomo aveva superato la scienza.COME E' POSSIBILEScendendo in profondità, oltre alle modificazioni fisiologiche descritte inizialmente, si hanno altri fenomeni, causati dall'aumento di pressione esterna.Senza entrare troppo del dettaglio, basta dire che, aumentando la pressione esterna, aumenta anche la pressione interna del nostro corpo, che deve per forza rimanere in equilibrio con l'esterno. Questo fa sì che il cuore faccia più fatica a spingere il sangue nella circolazione periferica (grande circolo), rispetto a quella intra-toracica (piccolo circolo).Se ricordiamo adesso tutti i fenomeni che avvengono durante l'immersione in acqua e durante un'immersione profonda in apnea, ci possiamo rendere conto che tutto porta ad un'unica conseguenza: il volume di sangue nel grande circolo diminuisce. La bradicardia e la vasocostrizione periferica, insieme alla pressione che aumenta, contribuiscono sinergicamente.Se il volume di sangue nel grande circolo diminuisce, per forza deve aumentare il volume di sangue nel piccolo circolo. Da qualche parte il sangue deve pur andare...Foto: Alberto Balbi
E se aumenta il volume di sangue nel piccolo circolo, vuol dire che aumenta il diametro di tutte le arterie, le vene ed i capillari del circolo polmonare. Anche il cuore, per gli stessi motivi, si troverà a lavorare un po' più "gonfio" del normale. Facciamo notare che ciò avviene anche mentre siamo solo in superficie; naturalmente più si scende e più il fenomeno si accentua, ma, anche con la testa fuori dall'acqua, queste modificazioni sono misurabili.Ecco allora la soluzione del nostro dilemma:è vero che a -50 metri l'aria all'interno dell'uomo-tipo è 1 litro, ma non è vero che le condizioni sono pari a quelle di un'espirazione massima. Infatti, nel suo torace sarà presente una notevole quantità di sangue in più del normale, perciò l'aria può continuare a diminuire ulteriormente di volume, senza che la gabbia toracica ed il diaframma raggiungano condizioni limite.Nei libri spesso si legge che "il sangue prende il posto dell'aria", e questo è vero, a patto di avere chiaro che l'aria è sempre negli alveoli polmonari ed il sangue è sempre nei vasi sanguigni. Non sarebbe affatto bello se il sangue uscisse dai capillari o dalle vene, per andare negli alveoli al posto dell'aria!!!Oltre ai fenomeni descritti, probabilmente possiamo aggiungere anche che quando si è molto profondi, l'aria all'interno dei polmoni è, se pur in maniera molto piccola, in leggera, leggerissima, depressione; ciò favorisce, ancora una volta, il richiamo di sangue nel piccolo circolo.Il richiamo di sangue dal grande al piccolo circolo prende il nome, alquanto esplicativo, di SCIVOLAMENTO EMATICO (scivolamento del sangue) o, per dirla come gli inglesi, BLOOD SHIFT.MA A NOI COSA CI INTERESSA?Quando scendiamo in apnea non dobbiamo certo fare i conti di quanto sangue si sposta e neanche ci interessa come e perché ciò avviene.E' però interessante ed importante evitare di crearci problemi relativi al Blood shift.E' bene essere chiari e schietti: ci sono alcune cose che, per quanto sembrino banali, possono costarci molto care.COSA NON FAREDiscese in apnea in espirazione massima = pericolosissimo!!!Se facciamo un'espirazione massima e poi iniziamo a scendere, per quanto poco profondi andiamo, non possiamo più contare sulla variazione di volume della gabbia toracica. Se il nostro uomo-tipo partisse in espirazione massima, con 1 litro d'aria nei polmoni e, ammesso che ci riesca, arrivasse a -10 metri, si troverebbe con 0,5 litri d'aria nei polmoni e con 0,5 litri di sangue che devono per forza, in pochissimo tempo, spostarsi nel piccolo circolo, per poi andare via appena riemersi. Mezzo litro di sangue da spostare in così poco tempo è troppo. Il cuore, sovraccaricato di lavoro per pompare tutto questo sangue che si deve spostare, potrebbe decidere di "far sciopero" e di fermarsi.Prendere contatto in profondità con un erogatore = Pericolosissimo!!!Questa cosa potrebbe capitare. Siamo a fare apnea, più o meno profonda, e mentre siamo sott'acqua, un nostro amico "bombolaro" ci offre il suo erogatore per darci aria. Ma noi, in apnea profonda, abbiamo molto sangue accumulato nel piccolo circolo e, se prendiamo aria, espandiamo improvvisamente i polmoni, senza dare tempo al sangue di ritornare in circolo. Il cuore potrebbe, anche in questo caso, sentirsi sovraccaricato di lavoro e "fare sciopero".Foto: Alberto Balbi
Nei protocolli di sicurezza ed assistenza ai record di immersione in apnea non è MAI previsto di dare aria all'apneista in profondità. MAI, proprio per questo motivo.Addirittura, nei record No Limits, in cui si risale tirati da un pallone e si raggiungono velocità di risalita elevatissime, tutti gli atleti abbandonano il pallone molto prima di raggiungere la superficie (alcuni addirittura a -50 metri), per poi completare la risalita più lentamente e dare modo al sangue di ritornare gradualmente in circolo.QUALCHE IDEA ANCORA DA DIMOSTRAREOra entriamo nel campo delle teorie ancora tutte da verificare. Quanto esporrò fa parte di studi che sono in corso e di idee personali. Prendete queste righe come spunto di riflessione e non come verità accertate.A causa del blood shift, alcuni apneisti hanno avuto piccoli problemi. Alcuni in profondità, altri in prossimità della superficie.Spremitura diaframmaticaCon questo termine, a mio avviso piuttosto infelice, alcuni medici indicano la particolare sensazione che apneisti di buon livello hanno avuto, in particolari circostanze ed a profondità elevate. E' la sensazione di strizzamento, di spremitura, che si ha quando si arriva per la prima volta a quote mai toccate prima. A seguito di questa "spremitura" sono stati riscontrati alcuni casi di "escreato ematico", proveniente dai polmoni. Accade, cioè, che alcuni capillari degli alveoli si rompano generando una piccola, seppur dannosa, emorragia. Questo sangue si mescola con catarro e con liquido proveniente dai polmoni e, una volta in superficie, provoca notevole fastidio. Se il fenomeno è stato intenso, si può generare addirittura ciò che alcuni classificano come edema polmonare [ndr: si noti che solo alcuni parlano di edema, mentre altra parte della comunità scientifica contesta alla radice questo assunto, in quanto non esiste edema polmonare a risoluzione spontanea ed in quanto l'esperienza clinica ha dimostrato l'efficacia di trattamenti cortisonici, assolutamente inefficaci, se non dannosi, nel trattamento dell'edema polmonare cardiogeno]. La mia personale opinione è che ciò accada quando si arriva a determinate quote e non si è del tutto rilassati. La mancanza di rilassamento dei muscoli addominali, intercostali e diaframma, può far sì che l'aria nei polmoni si trovi in leggera depressione rispetto all'esterno. Se questa depressione raggiunge valori sufficienti, si può verificare la rottura di alcuni capillari degli alveoli. E' un meccanismo simile al colpo di ventosa delle maschera, che genera la rottura di capillari nell'occhio. Il richiamo di liquidi a livello polmonare potrebbe essere causato proprio da questa leggera depressione.Sovradistensione in risalita da un'apnea profondaIl fenomeno del blood shift perdura anche dopo l'emersione. Questo è stato verificato anche in recentissime ricerche, che anno dimostrato come si possa continuare ad avere una ipertensione polmonare anche dopo alcune ore dalla fine delle apnee profonde. In pratica ci vuole molto tempo, molto più di quello che si pensava fino ad ora, affinché l'apparato circolatorio e respiratorio ritornino in condizioni normali.Specialmente se si risale velocemente, si può avvertire la sensazione di sovradistensione polmonare; questo perché l'aria sta ritornando al volume iniziale (inspirazione massima) ma nel piccolo circolo c'è ancora del sangue in più. Questo fa sì che non ci sia abbastanza spazio per aria e sangue all'interno della gabbia toracica. Alcuni medici iperbarici, per questo motivo, consigliano di risalire "a glottide aperta" per far sì che l'eventuale aria in eccesso possa uscire senza creare sovradistensioni.Questi inconvenienti si sono moltiplicati specialmente negli ultimi tempi, con l'aumentare delle profondità toccate dagli apneisti e con l'avvento della monopinna per immersioni in apnea, che ha fatto crescere notevolmente le velocità di discesa e risalita.Foto: Alberto Balbi
BLOOD SHIFT E PIPI'Niente nel nostro organismo avviene per caso; siamo una macchina molto efficiente, quasi perfetta. Vediamo una piccola curiosità, anche se in realtà è una cosa piuttosto importante.Quando siamo immersi in acqua, lo stimolo ad urinare aumenta notevolmente. Forse non ci avete fatto caso, ma più si scende profondi in apnea e più lo stimolo si fa frequente. E non è solo uno stimolo, è proprio la produzione di urina che aumenta molto."E che c'azzecca?", potrebbe chiedersi qualcuno. Abbiamo chiaro il fenomeno del blood shift; in immersione abbiamo molto più sangue del normale al livello polmonare. Quindi aumenta la pressione del sangue nel piccolo circolo. Questo aumento di pressione non piace molto al nostro organismo; non c'è abituato e sa che se si raggiungono livelli elevati si possono avere problemi, allora cerca di risolvere questa situazione.Problema: pressione troppo alta del sangue nel piccolo circolo. Soluzione possibile: mandare via il sangue dal piccolo circolo. Non si può fare. La fisica ce lo impedisce. Il sangue tende a rimanere nel piccolo circolo, e fa fatica ad andare in periferia.Soluzione alternativa: diminuire il volume del sangue. Proprio il volume di tutto il sangue. Quando un palloncino è troppo gonfio e sta per scoppiare, dobbiamo levarci da dentro un po' d'aria. Ma il nostro organismo sa che nel sangue ci sono un sacco di cose che gli servono: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, ecc., e non può privarsene. La soluzione, quindi, è di eliminare dal sangue semplicemente l'acqua. Il sangue diventa più denso, è vero, ma diminuisce di volume totale.Questa è una prima soluzione che serve per tamponare la situazione. Viene secreto un ormone, che si chiama Peptide Natriuretico, e che serve proprio per far eliminare l'acqua dal sangue, che viene poi smaltita attraverso i reni.Proprio perché generata da un meccanismo diverso rispetto all'urina "tradizionale", la composizione di questo tipo di "urina dell'apneista" sarà diversa. Questa è praticamente "acqua minerale", con una buona percentuale di sodio ed una piccola percentuale di potassio e magnesio. Il colore è totalmente chiaro e trasparente, ed è praticamente inodore.Verificate..... CONCLUDENDOL'apnea è ancora uno sport giovane e ci sono aspetti ancora da chiarire o forse addirittura da scoprire. Come queste teorie, che sono oggetto di studio, proprio in questi giorni. Forse tra qualche tempo potremmo avere informazioni più precise e dettagliate.Affascinante, vero?
IL BLOOD SHIFT
Autore: Salvatore Rovella
Data di pubblicazione: 27-01-2005
L'acqua è un ambiente molto diverso da quello in cui siamo abituati ed adattati a vivere. Quando ci immergiamo, tuttavia, il nostro organismo comincia ad adattarsi alle nuove condizioni a cui è sottoposto, mostrandoci come la natura acquatica dell'uomo sia più evidente di quanto possiamo pensare.I meccanismi che si mettono in moto e i fattori che li causano, sono molti e, per alcuni aspetti, ancora poco conosciuti.Proveremo ad analizzare quali sono i principali adattamenti dell'organismo all'immersione in acqua e, successivamente, all'apnea profonda.Foto: Alberto Balbi
ENTRIAMO IN ACQUAL'acqua in cui ci immergiamo, sia mare o piscina, sarà di solito fresca, se non addirittura fredda. Anche l'acqua a 30°C, comparata con la nostra temperatura corporea -di circa 37°C- risulterà comunque fresca; tanto più in mare, anche se siamo coperti da una buona muta.La prima cosa che il nostro organismo farà all'atto dell'immersione, sarà di cercare di ridurre al minimo la dispersione di calore. Ciò è possibile grazie ad una vasocostrizione periferica che, riducendo il diametro dei vasi sanguigni vicini alla superficie del corpo, riduce di conseguenza il volume di sangue che vi scorre dentro. Così facendo, viene limitato il raffreddamento del sangue stesso e di tutto l'organismo.Altro fenomeno importante è la bradicardia riflessa, ovvero l'abbassamento del battito cardiaco, dovuta alla semplice immersione in acqua. Ciò avviene, prevalentemente, a causa del contatto dell'acqua fredda col viso che, causando una stimolazione vagale, fa sì che, repentinamente, il battito cardiaco si abbassi in modo sensibile. Questo accade anche immergendo solo la faccia in acqua fresca, e per questo tale fenomeno è noto anche col nome di "riflesso del lavandino".Ad accentuare questa modificazione fisiologica, si aggiunge il fatto che, quando siamo immersi in acqua, siamo virtualmente privi di peso e la forza di gravità sembra sparire; perciò il cuore dovrà faticare meno per spingere il sangue in circolo, anche se la variazione di pressione idrostatica gioca un ruolo importante, come vedremo in seguito.Tutto questo, ribadiamo, vale sempre quando siamo semplicemente immersi in acqua. Vediamo ora di capire cosa accade quando scendiamo in apnea in profondità.PRIMA DI SCENDERE: FISIOLOGIA E STORIARicordiamo brevemente, per capire i concetti che esporremo in seguito, alcune particolarità dell'apparato respiratorio in relazione all'apnea profonda.Per semplicità prenderemo ad esempio un "uomo-tipo", che abbia 5 litri di capacità vitale (quella misurata con la spirometria) ed 1 litro di volume residuo e di spazio morto bronco-tracheale. Tale "uomo-tipo" avrà quindi, dopo un'inspirazione massima, 5+1=6 litri d'aria all'interno del suo corpo.Foto: Alberto Balbi
Il volume minimo d'aria che tale uomo può avere al suo interno è di 1 litro; ciò si verifica quando egli si trova in condizioni di espirazione massima. Questo litro d'aria residuo non potrà mai uscire dal suo corpo, dato che la gabbia toracica più di quel tanto non si può comprimere e che il diaframma si trova già in posizione totalmente alzata.I medici ed i fisiologi, fino a non molti anni fa, facevano un semplice ragionamento, che li portava ad affermare che immergersi oltre i 50 metri in apnea voleva dire andare incontro alla morte. Vediamo di capire cosa pensavano...L'uomo-tipo fa un'inspirazione massima e si trova con 6 litri d'aria al suo interno. Poi inizia a scendere. La legge di Boyle, dice: "A temperatura costante il volume di una data quantità di gas è inversamente proporzionale alla sua pressione". Questa legge vale sempre e, perciò, quando il nostro uomo-tipo arriva a -10 metri (pressione assoluta = 2 atmosfere), il volume d'aria al suo interno sarà dimezzato: 3 litri.Proseguendo, quando arriva a -20 metri (3 ata) il volume d'aria sarà 2 litri. E così via.Ma quando egli arriva a -50 metri?A -50 metri la pressione è 6 ata ed il volume è, ovviamente, un sesto di quello iniziale: 1 litro!L'uomo-tipo si trova, praticamente, in condizioni simili a quelle di espirazione massima: la gabbia toracica non si può più comprimere, perché è elastica solo fino a quel punto, ed il diaframma è già alzato al massimo. Non è più possibile una ulteriore diminuzione di volume dell'aria nei polmoni.Morale: se si prosegue nella discesa, la pressione dell'acqua, non più equilibrata dalla riduzione di volume polmonare, schiaccerà l'uomo-tipo.Il medico francese Cabarrou, uno dei massimi esperti dell'epoca, rispondeva così a chi gli chiedeva se l'uomo potesse superare i 50 metri in apnea: "...après il s'écrasse....", cioè: "...dopo si rompe...."Quando Enzo Majorca staccò il cartellino a -51 metri, tutto il mondo scientifico capì che in questo ragionamento c'era qualcosa che non tornava. O meglio, c'era qualcosa che ancora non si sapeva. L'uomo aveva superato la scienza.COME E' POSSIBILEScendendo in profondità, oltre alle modificazioni fisiologiche descritte inizialmente, si hanno altri fenomeni, causati dall'aumento di pressione esterna.Senza entrare troppo del dettaglio, basta dire che, aumentando la pressione esterna, aumenta anche la pressione interna del nostro corpo, che deve per forza rimanere in equilibrio con l'esterno. Questo fa sì che il cuore faccia più fatica a spingere il sangue nella circolazione periferica (grande circolo), rispetto a quella intra-toracica (piccolo circolo).Se ricordiamo adesso tutti i fenomeni che avvengono durante l'immersione in acqua e durante un'immersione profonda in apnea, ci possiamo rendere conto che tutto porta ad un'unica conseguenza: il volume di sangue nel grande circolo diminuisce. La bradicardia e la vasocostrizione periferica, insieme alla pressione che aumenta, contribuiscono sinergicamente.Se il volume di sangue nel grande circolo diminuisce, per forza deve aumentare il volume di sangue nel piccolo circolo. Da qualche parte il sangue deve pur andare...Foto: Alberto Balbi
E se aumenta il volume di sangue nel piccolo circolo, vuol dire che aumenta il diametro di tutte le arterie, le vene ed i capillari del circolo polmonare. Anche il cuore, per gli stessi motivi, si troverà a lavorare un po' più "gonfio" del normale. Facciamo notare che ciò avviene anche mentre siamo solo in superficie; naturalmente più si scende e più il fenomeno si accentua, ma, anche con la testa fuori dall'acqua, queste modificazioni sono misurabili.Ecco allora la soluzione del nostro dilemma:è vero che a -50 metri l'aria all'interno dell'uomo-tipo è 1 litro, ma non è vero che le condizioni sono pari a quelle di un'espirazione massima. Infatti, nel suo torace sarà presente una notevole quantità di sangue in più del normale, perciò l'aria può continuare a diminuire ulteriormente di volume, senza che la gabbia toracica ed il diaframma raggiungano condizioni limite.Nei libri spesso si legge che "il sangue prende il posto dell'aria", e questo è vero, a patto di avere chiaro che l'aria è sempre negli alveoli polmonari ed il sangue è sempre nei vasi sanguigni. Non sarebbe affatto bello se il sangue uscisse dai capillari o dalle vene, per andare negli alveoli al posto dell'aria!!!Oltre ai fenomeni descritti, probabilmente possiamo aggiungere anche che quando si è molto profondi, l'aria all'interno dei polmoni è, se pur in maniera molto piccola, in leggera, leggerissima, depressione; ciò favorisce, ancora una volta, il richiamo di sangue nel piccolo circolo.Il richiamo di sangue dal grande al piccolo circolo prende il nome, alquanto esplicativo, di SCIVOLAMENTO EMATICO (scivolamento del sangue) o, per dirla come gli inglesi, BLOOD SHIFT.MA A NOI COSA CI INTERESSA?Quando scendiamo in apnea non dobbiamo certo fare i conti di quanto sangue si sposta e neanche ci interessa come e perché ciò avviene.E' però interessante ed importante evitare di crearci problemi relativi al Blood shift.E' bene essere chiari e schietti: ci sono alcune cose che, per quanto sembrino banali, possono costarci molto care.COSA NON FAREDiscese in apnea in espirazione massima = pericolosissimo!!!Se facciamo un'espirazione massima e poi iniziamo a scendere, per quanto poco profondi andiamo, non possiamo più contare sulla variazione di volume della gabbia toracica. Se il nostro uomo-tipo partisse in espirazione massima, con 1 litro d'aria nei polmoni e, ammesso che ci riesca, arrivasse a -10 metri, si troverebbe con 0,5 litri d'aria nei polmoni e con 0,5 litri di sangue che devono per forza, in pochissimo tempo, spostarsi nel piccolo circolo, per poi andare via appena riemersi. Mezzo litro di sangue da spostare in così poco tempo è troppo. Il cuore, sovraccaricato di lavoro per pompare tutto questo sangue che si deve spostare, potrebbe decidere di "far sciopero" e di fermarsi.Prendere contatto in profondità con un erogatore = Pericolosissimo!!!Questa cosa potrebbe capitare. Siamo a fare apnea, più o meno profonda, e mentre siamo sott'acqua, un nostro amico "bombolaro" ci offre il suo erogatore per darci aria. Ma noi, in apnea profonda, abbiamo molto sangue accumulato nel piccolo circolo e, se prendiamo aria, espandiamo improvvisamente i polmoni, senza dare tempo al sangue di ritornare in circolo. Il cuore potrebbe, anche in questo caso, sentirsi sovraccaricato di lavoro e "fare sciopero".Foto: Alberto Balbi
Nei protocolli di sicurezza ed assistenza ai record di immersione in apnea non è MAI previsto di dare aria all'apneista in profondità. MAI, proprio per questo motivo.Addirittura, nei record No Limits, in cui si risale tirati da un pallone e si raggiungono velocità di risalita elevatissime, tutti gli atleti abbandonano il pallone molto prima di raggiungere la superficie (alcuni addirittura a -50 metri), per poi completare la risalita più lentamente e dare modo al sangue di ritornare gradualmente in circolo.QUALCHE IDEA ANCORA DA DIMOSTRAREOra entriamo nel campo delle teorie ancora tutte da verificare. Quanto esporrò fa parte di studi che sono in corso e di idee personali. Prendete queste righe come spunto di riflessione e non come verità accertate.A causa del blood shift, alcuni apneisti hanno avuto piccoli problemi. Alcuni in profondità, altri in prossimità della superficie.Spremitura diaframmaticaCon questo termine, a mio avviso piuttosto infelice, alcuni medici indicano la particolare sensazione che apneisti di buon livello hanno avuto, in particolari circostanze ed a profondità elevate. E' la sensazione di strizzamento, di spremitura, che si ha quando si arriva per la prima volta a quote mai toccate prima. A seguito di questa "spremitura" sono stati riscontrati alcuni casi di "escreato ematico", proveniente dai polmoni. Accade, cioè, che alcuni capillari degli alveoli si rompano generando una piccola, seppur dannosa, emorragia. Questo sangue si mescola con catarro e con liquido proveniente dai polmoni e, una volta in superficie, provoca notevole fastidio. Se il fenomeno è stato intenso, si può generare addirittura ciò che alcuni classificano come edema polmonare [ndr: si noti che solo alcuni parlano di edema, mentre altra parte della comunità scientifica contesta alla radice questo assunto, in quanto non esiste edema polmonare a risoluzione spontanea ed in quanto l'esperienza clinica ha dimostrato l'efficacia di trattamenti cortisonici, assolutamente inefficaci, se non dannosi, nel trattamento dell'edema polmonare cardiogeno]. La mia personale opinione è che ciò accada quando si arriva a determinate quote e non si è del tutto rilassati. La mancanza di rilassamento dei muscoli addominali, intercostali e diaframma, può far sì che l'aria nei polmoni si trovi in leggera depressione rispetto all'esterno. Se questa depressione raggiunge valori sufficienti, si può verificare la rottura di alcuni capillari degli alveoli. E' un meccanismo simile al colpo di ventosa delle maschera, che genera la rottura di capillari nell'occhio. Il richiamo di liquidi a livello polmonare potrebbe essere causato proprio da questa leggera depressione.Sovradistensione in risalita da un'apnea profondaIl fenomeno del blood shift perdura anche dopo l'emersione. Questo è stato verificato anche in recentissime ricerche, che anno dimostrato come si possa continuare ad avere una ipertensione polmonare anche dopo alcune ore dalla fine delle apnee profonde. In pratica ci vuole molto tempo, molto più di quello che si pensava fino ad ora, affinché l'apparato circolatorio e respiratorio ritornino in condizioni normali.Specialmente se si risale velocemente, si può avvertire la sensazione di sovradistensione polmonare; questo perché l'aria sta ritornando al volume iniziale (inspirazione massima) ma nel piccolo circolo c'è ancora del sangue in più. Questo fa sì che non ci sia abbastanza spazio per aria e sangue all'interno della gabbia toracica. Alcuni medici iperbarici, per questo motivo, consigliano di risalire "a glottide aperta" per far sì che l'eventuale aria in eccesso possa uscire senza creare sovradistensioni.Questi inconvenienti si sono moltiplicati specialmente negli ultimi tempi, con l'aumentare delle profondità toccate dagli apneisti e con l'avvento della monopinna per immersioni in apnea, che ha fatto crescere notevolmente le velocità di discesa e risalita.Foto: Alberto Balbi
BLOOD SHIFT E PIPI'Niente nel nostro organismo avviene per caso; siamo una macchina molto efficiente, quasi perfetta. Vediamo una piccola curiosità, anche se in realtà è una cosa piuttosto importante.Quando siamo immersi in acqua, lo stimolo ad urinare aumenta notevolmente. Forse non ci avete fatto caso, ma più si scende profondi in apnea e più lo stimolo si fa frequente. E non è solo uno stimolo, è proprio la produzione di urina che aumenta molto."E che c'azzecca?", potrebbe chiedersi qualcuno. Abbiamo chiaro il fenomeno del blood shift; in immersione abbiamo molto più sangue del normale al livello polmonare. Quindi aumenta la pressione del sangue nel piccolo circolo. Questo aumento di pressione non piace molto al nostro organismo; non c'è abituato e sa che se si raggiungono livelli elevati si possono avere problemi, allora cerca di risolvere questa situazione.Problema: pressione troppo alta del sangue nel piccolo circolo. Soluzione possibile: mandare via il sangue dal piccolo circolo. Non si può fare. La fisica ce lo impedisce. Il sangue tende a rimanere nel piccolo circolo, e fa fatica ad andare in periferia.Soluzione alternativa: diminuire il volume del sangue. Proprio il volume di tutto il sangue. Quando un palloncino è troppo gonfio e sta per scoppiare, dobbiamo levarci da dentro un po' d'aria. Ma il nostro organismo sa che nel sangue ci sono un sacco di cose che gli servono: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, ecc., e non può privarsene. La soluzione, quindi, è di eliminare dal sangue semplicemente l'acqua. Il sangue diventa più denso, è vero, ma diminuisce di volume totale.Questa è una prima soluzione che serve per tamponare la situazione. Viene secreto un ormone, che si chiama Peptide Natriuretico, e che serve proprio per far eliminare l'acqua dal sangue, che viene poi smaltita attraverso i reni.Proprio perché generata da un meccanismo diverso rispetto all'urina "tradizionale", la composizione di questo tipo di "urina dell'apneista" sarà diversa. Questa è praticamente "acqua minerale", con una buona percentuale di sodio ed una piccola percentuale di potassio e magnesio. Il colore è totalmente chiaro e trasparente, ed è praticamente inodore.Verificate..... CONCLUDENDOL'apnea è ancora uno sport giovane e ci sono aspetti ancora da chiarire o forse addirittura da scoprire. Come queste teorie, che sono oggetto di studio, proprio in questi giorni. Forse tra qualche tempo potremmo avere informazioni più precise e dettagliate.Affascinante, vero?