2. Luigi Pirandello
È uno dei pochi autori italiani famoso
in tutto il mondo
Con Pirandello entrano nella
letteratura italiana alcuni caratteri
fondamentali dell’avanguardia
europea.
• la consapevolezza della crisi
ideologica e il relativismo
• il gusto per il paradosso
• la tendenza alla scomposizione e
alla deformazione grottesca ed
espressionistica
• la scelta della dissonanza,
dell’ironia, dell’umorismo,
dell’allegoria.
3. Luigi Pirandello
1904 -1908:
Pirandello definisce la
“poetica dell’umorismo” (“L’umorismo”, 1908)
alla base di nuove strutture artistiche,
aperte e inconcluse, in antitesi con le
gerarchie e i valori dell’arte classica,
romantica e decadente.
4. Luigi Pirandello
1904 -1908
La poetica dell’umorismo rifiuta:
• l’armonia classica
• il mito romantico di un’arte
naturale
• l’estetismo decadente
• il Simbolismo.
5. Luigi Pirandello
La sua vicenda artistica si suddivide in cinque fasi
1. 1867 – 1892: la formazione
2. 1892 – 1903: la coscienza della crisi e il primo
affiorare di tematiche relativistiche
3. 1904 -1915: la narrativa umoristica (Il fu Mattia
Pascal, Racconti di Serafino Gubbio operatore, ovvero
"Si gira …“)
4. 1916 – 1925: il teatro umoristico
5. 1926 – 1636: la stagione surrealista
6. Luigi Pirandello
La formazione (1867 – 1892)
In Sicilia, Pirandello è educato al
patriottismo e ai valori risorgimentali.
All’Università di Palermo entra in contatto
con ambienti intellettuali dove sono presenti
fermenti anarchici e sovversivi, ma egli non
accetterà mai del tutto le soluzioni
irrazionalistiche dei “giovani”.
Il rapporto con il padre è conflittuale: lo porta a sviluppare un senso di
inettitudine verso alcuni aspetti della vita pratica e alla decisione di
dedicarsi alla letteratura
Si trasferisce poi a Roma dove conosce Capuana e inizia a scrivere le prime
poesie
Nel 1889-1891 si reca a Bonn dove si laureò con la tesi "Voci e sviluppi di suoni
nel dialetto di Girgenti" .
7. Luigi Pirandello
La formazione (1867 – 1892)
Caratteristiche
Influenza di
• positivismo pessimista (Verga – De Roberto)
la scienza è la potenza demistificatrice che corrode
miti e credenze
• materialismo leopardiano
A fine secolo comincia a porre in discussione il
postulato di fondo del positivismo
cioè la separazione fra soggetto e oggetto
1908: “il mondo soggettivo è solo una proiezione
del nostro sentimento” soggettivismo
8. Luigi Pirandello
La coscienza della crisi (1892-1903)
E’ il periodo delle prime novelle (Amori senza
amore), del primo romanzo (L’esclusa), di vari
saggi.
Il 1903 fu un anno cruciale:
dissesto economico
malattia della moglie (paralisi che ne mina
l’equilibrio mentale)
I suoi interessi si volgono a
• autori che si aprono a studi dei fenomeni psichici
(Binet)
• parapsicologia, ipnosi, spiritismo
9. Luigi Pirandello
La narrativa umoristica (1904 -1915)
1904: Il fu Mattia Pascal
1908: L’umorismo
1909-1913: I vecchi e i giovani
1911: Suo marito
1915: Si gira
Inizia “Uno, nessuno , centomila”
10. Luigi Pirandello
La narrativa umoristica (1904 -1915)
E’ la fase del materialismo e dell’influenza del verismo siciliano che si
esprime come critica al simbolismo e all’estetismo decadente
(d’Annunzio)
Pirandello vede la contraddizione tra
• pensiero estetico e
• poetica (che si risolve solo con la poetica dell’umorismo)
cioè fra
• esigenza di sintesi e di armonia e
• propensione alla scissione, all’ironia, alla scomposizione.
Prevalenza progressiva della seconda, della scomposizione critica e della
dissonanza umorismo.
La coscienza della crisi delle ideologie e dei valori culturali dell’800
(1893 “Arte e coscienza d’oggi”) fanno leggere la modernità come
intreccio contraddittorio di spinte e controspinte senza vie d’uscita.
Relativismo.
11. Luigi Pirandello
La narrativa umoristica (1904 -1915)
Una poetica moderna può nascere solo su discordanza e
contraddizione.
I concetti chiave:
• relativismo filosofico e poetica dell’umorismo
• i “personaggi” e le “maschere nude”
• la “forma” e la “vita”.
12. Luigi Pirandello
La narrativa umoristica (1904 -1915)
Umorismo
• è caratteristica perenne dell’arte (saggio del 1908)
• è espressione della cultura del RELATIVISMO FILOSOFICO
• presuppone la messa in discussione
– del positivismo
– delle ideologie romantiche rifiuto della verità soggettiva, della
centralità del soggetto e della sua capacità di dare forma e senso
al mondo
in crisi oggettività e soggettività e il concetto stesso di verità
rifiuto del criterio della verità oggettiva,
garantita dalla scienza
13. Luigi Pirandello
La narrativa umoristica (1904 -1915)
Umorismo
In effetti in P. la poetica dell’umorismo nasce da una
riflessione sulla modernità, epoca in cui sono
entrate in crisi le categorie di bene e di male, di
vero e di falso, su cui si basavano la tragedia e
l’epica;
perciò l’umorismo non propone valori, né eroi, ma un
atteggiamento esclusivamente critico – negativo e
personaggi problematici e dunque inetti nell’azione
pratica.
14. Luigi Pirandello
L’arte umoristica è volta continuamente a evidenziare il contrasto
tra forma e vita e tra personaggio e persona.
L’uomo ha bisogno di autoinganni: deve cioè credere che la vita
abbia un senso e perciò organizza l’esistenza secondo
convenzioni, riti, istituzioni, che devono rafforzare in lui tale
illusione.
autoinganni = forma (ideali, leggi, …) che
• blocca la spinta anarchica delle pulsioni vitali
• cristallizza e paralizza la vita.
Vita = forza profonda che riesce a erompere solo saltuariamente
Contrasto tra vita e forma = costituisce la poetica dell’umorismo,
che sottolinea, ironicamente, i modi in cui la forma reprime la
vita e rivela gli autoinganni
15. Luigi Pirandello
• Il soggetto, costretto a vivere nella forma, non è più
una persona integra, coerente e compatta, fondata
sull’armonia di passione e ragione, ma si riduce a una
maschera (o personaggio) che recita la parte che la
società esige da lui e che egli stesso si autoimpone.
• Nell’arte umoristica non sono più possibili né
persone , né eroi, ma solo maschere o personaggi
tutti gli uomini recitano una parte.
16. Luigi Pirandello
• Il personaggio non è coerente e unitario perché non è
più persona. Ha due possibilità:
1. sceglie l’incoscienza, l’adeguamento passivo alle forme
maschere
2. vive consapevolmente e autoironicamente la scissione fra
forma e vita maschera nuda (consapevole degli
autoinganni, ma impotente)
riflessione: interviene continuamente a porre una
distanza tra il soggetto e i propri gesti: si guarda vivere
si pone fuori dall’esperienza vitale.
17. Luigi Pirandello
Umorismo : distacco riflessivo, amaro, pietoso, ironico.
Non è comicità, in cui è assente la riflessione, c’è solo
avvertimento del contrario, non il sentimento del
contrario.
18. Luigi Pirandello
Caratteristiche dell’arte umoristica
• ama la discordanza, la disarmonia, indugia in
divagazioni, distrugge le gerarchie e i sistemi di valori,
predilige il difforme, il grottesco, il ridicolo, (l’arte
tradizionale tende alla coerenza, mira a comunicare
una verità, scarta gli elementi casuali)
• la vita non conclude strutture aperte e in- concluse
19. Luigi Pirandello
Caratteristiche dell’arte umoristica.
• respinge le leggi esteriori della retorica classica per
adeguarsi al movimento spontaneo della riflessione –
linguaggio quotidiano
• sul piano tematico: destituzione dell’io, che non è più
il luogo dell’identità, dell’autenticità, ma è
compresenza di spinte contrarie e contrastanti e di
diverse personalità
• realtà contraddittoria e irriducibile al significato chi
percepisce tale condizione non si riconosce e può
studiarla da fuori estraneità
• unica arma la riflessione amara, ironica, paradossale
20. Luigi Pirandello
Caratteristiche dell’arte umoristica.
rifiuta
– la concezione classica: l’arte non nasce dal rispetto di regole
estranee
– la concezione romantica: l’arte non è espressione immediata
dell’autenticità della passione o del sentimento o della
natura
– la concezione decadente: l’arte non è manifestazione di un
significato ultimo e misterioso delle cose.
21. Luigi Pirandello
Caratteristiche dell’arte umoristica.
È letteratura allegorica:
perché prevale l’elemento raziocinante, lo sviluppo
ragionativi e “a tesi”, l’avversione al simbolismo, il
rifiuto dell’estetismo e del bello, la coscienza
dell’insignificanza della vita, la consapevolezza
dell’estraneità, la denuncia della fine delle
“corrispondenze” fra uomo e natura.
22. Luigi Pirandello
Teatro Umoristico (1916-
1925)
teatro del grottesco
• 1916: Pensaci,
Giacomino - Liolà
• 1917: Così è (se vi
pare), Il berretto a
sonagli, Il piacere
dell’onestà
• 1918: Il giuoco delle
parti”
23. Luigi Pirandello
Maschere nude
• 1921: Sei personaggi in cerca d’autore
• 1922: Enrico IV, Vestire gli ignudi
• Novelle per un anno
24. Luigi Pirandello
1924: dopo il delitto Matteotti si iscrive al partito
fascista
scelta umorale e viscerale, non politica
il partito fascista è per P. un movimento
rivoluzionario che rappresenta la forza della vita
capace di rompere le cristallizzazioni sociali
interpretazione anarchica
• l’educazione patriottica nazionalismo
• appoggio di Mussolini finanziamenti
25. Luigi Pirandello
Surrealismo (1926- 1936)
1925: Uno, nessuno, centomila
nuova e ottimistica conclusione, mistica fiducia
nella natura
tematica di tipo surreale, rivolta a valutare
positivamente l’elemento inconscio, ingenuo,
naturale, e a privilegiare non solo la “vita” (=energia
primitiva e disgregazione anarchica dell’io) contro
la “forma” (=norme e consuetudini), ma anche miti
e simboli contro la realtà delle convenzioni.
continua il “teatro nel teatro”
1934: Nobel
26. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
1904
È il terzo romanzo di Pirandello,
dopo L’esclusa e Il turno.
Venne pubblicato a puntate
(cinque) ogni due settimane
sulla rivista “Nuova
Antologia” : è cioè un
“romanzo d’appendice”
(come Mastro don Gesualdo,
come Uno, nessuno,
centomila).
27. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Pirandello sta particolarmente bene a
“puntate”: cfr. le conclusioni di igni puntata,
in cui alla
fine troviamo una sorta di ribaltamento
dell’impostazione di partenza
Prima puntata - Capp. 1-5
Nella Premessa
Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io
sapessi di certo era questa: che mi chiamavo
Mattia Pascal.
…
Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il
non sapere neppur questo,
…
Ecco: il mio caso è assai più strano e diverso;
tanto diverso e strano che mi faccio a
narrarlo.
28. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Prima puntata - Capp. 1-5
Nella Premessa
ora non mi sarei mai e poi mai messo a scrivere,
se, come
ho detto, non stimassi davvero strano il mio caso
e tale da
poter servire d'ammaestramento a qualche
curioso lettore,
che per avventura, riducendosi finalmente a
effetto l'antica
speranza della buon'anima di monsignor
Boccamazza,
capitasse in questa biblioteca, a cui io lascio
questo mio
manoscritto, con l'obbligo però che nessuno
possa aprirlo
se non cinquant'anni dopo la mia terza, ultima e
definitiva
29. Luigi Pirandello
Premessa seconda (filosofica) a mo’ di scusa
Pirandello dichiara che sta per scrivere un
romanzo
Questo romanzo si svolge nei primi capitoli in una
biblioteca
legato alla nascita della modernità Copernico
E dimentichiamo spesso e volentieri di essere
atomi infinitesimali per
rispettarci e ammirarci a vicenda, e siamo capaci
di azzuffarci per un
pezzettino di terra o di dolerci di certe cose, che,
ove fossimo veramente
compenetrati di quello che siamo, dovrebbero
parerci miserie
incalcolabili.
30. Luigi Pirandello
Premessa seconda (filosofica) a mo’ di
scusa
Ebbene, in grazia di questa distrazione provvidenziale, oltre
che
per la stranezza del mio caso, io parlerò di me, ma quanto
più
brevemente mi sarà possibile, dando cioè soltanto quelle
notizie che
stimerò necessarie.
Alcune di esse, certo, non mi faranno molto onore; ma io mi
trovo ora in
una condizione così eccezionale, che posso considerarmi
come già fuori
della vita, e dunque senza obblighi e senza scrupoli di sorta.
Cominciamo.
È quindi una sorta di romanzo di formazione, ma non è
“romanzescamente” canonico, perché Pascal ha coscienza
31. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Prima puntata - Capp. 1-5
…e furono – come dirò – la
cagione della mia prima
morte.
32. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Seconda puntata - Capp. 6-9
Io insomma dovevo vivere,
vivere, vivere.
33. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Terza puntata
Capp. 10-12. Non potendo con altri, mi
consigliai di nuovo con lo specchio. In
quella lastra l'immagine del fu Mattia
Pascal, venendo a galla come dal fondo
della gora, con quell'occhio che
solamente m'era rimasto di lui, mi parlò
così:
«In che brutto impiccio ti sei
cacciato, Adriano Meis! Tu hai paura di
Papiano, confessalo! e vorresti dar la
colpa a me, ancora a me, solo perché io a
Nizza mi bisticciai con lo Spagnuolo.
Eppure ne avevo ragione, tu lo sai. Ti
pare che possa bastare per il momento il
cancellarti dalla faccia l'ultima traccia di
me? Ebbene, segui il consiglio della
signorina Caporale e chiama il dottor
Ambrosini, che ti rimetta l'occhio a
posto. Poi... vedrai!»
34. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Quarta puntata
Capp. 13-15 Ma aveva un cuore,
quell'ombra, e non poteva amare;
aveva denari, quell'ombra, e
ciascuno poteva rubarglieli; aveva
una testa, ma per pensare e
comprendere ch'era la testa di
un'ombra, e non l'ombra d'una
testa. Proprio cosi!
Allora la sentii come cosa
viva, e sentii dolore per essa,
come il cavallo e le ruote del
carro e i piedi de' viandanti ne
avessero veramente fatto strazio.
E non volli lasciarla più lì,
esposta, per terra. Passò un tram,
e vi montai.
35. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Quinta puntata - Capp. 16-18
Io vi ho portato la corona di fiori
promessa e ogni tanto mi reco a
vedermi morto e sepolto là.
Qualche curioso mi segue da
lontano; poi, al ritorno,
s'accompagna con me, sorride, e -
considerando la mia condizione -
mi domanda:
- Ma voi, insomma, si può
sapere chi siete?
Mi stringo nelle spalle,
socchiudo gli occhi e gli rispondo:
- Eh, caro mio... Io sono
il fu Mattia Pascal.
36. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Novità strutturale e stilistica
• narrazione retrospettiva in prima persona che
comincia a vicenda conclusa e in cui l’inizio
coincide con la fine
• narrazione e metanarrazione si sovrappongono
(antiromanzo)
opera scritta “per distrazione” dall’unica verità: niente ha
senso
l’autore induce il lettore a diffidare della storia
e ne sollecita lo spirito critico
(crf. Svevo – cfr. romanzo dell’800)
• romanzo soliloquio:
– stile da recitativo teatrale narrazione non
naturale, estraniata
– ritrattistica deformante, espressionistica
– linguaggio: sembra grigio e burocratico, ma acquista
espressività grazie alla forma di esagitato soliloquio
37. Luigi Pirandello
La storia narrata è paradossale.
Pirandello è autore di paradossi.
Ne è testimonianza tra l’altro anche il saggio
L’umorismo che
nella prima edizione è dedicato «Alla buon'anima / di
/ Mattia
Pascal / bibliotecario», che evidenziava l'identità
d'ispirazione con
quel romanzo .
Il fu Mattia Pascal
38. Luigi Pirandello
Temi e ideologia
famiglia nido o prigione.
famiglia nido famiglia originaria
rapporto di tenerezza fra Pascal e la madre, idillio minacciato
dall’avidità
dell’amministratore
famiglia prigione
rapporto coniugale con Romilda
rapporto con la suocera
è possibile solo l’evasione
[cfr. elementi autobiografici]
Il fu Mattia Pascal
39. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Temi e ideologia
gioco d’azzardo e spiritismo
gioco d’azzardo:
affascina P. perché l’importanza del caso
e della sorte contribuisce a rafforzare la
teoria della relatività della condizione
umana, sottolineando i limiti della
volontà e della ragione.
spiritismo: stesse motivazioni
(all’epoca molto diffuso a causa della
crisi del razionalismo positivista)
40. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Temi e ideologia
l’inettitudine
Pascal è un velleitario: sogna un’evasione
Impossibile
Alla fine si trasforma consapevolmente in
un
antieroe, reso inadatto alla vita pratica dalla
sua
stessa tendenza allo sdoppiamento, dalla
sua
propensione a vedersi vivere
41. Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Temi e ideologia
lo specchio, il doppio, la crisi d’identità
Pascal ha un rapporto difficile
con la propria anima
con il proprio corpo
Ha difficoltà a identificarsi con se stesso
spia = occhio strabico
inclinazione a porsi davanti allo specchio
ripete sempre la stesa situazione.
42. Luigi Pirandello
• La vita è un flusso continuo che noi cerchiamo d'arrestare, di fissare in
forme stabili e determinate, dentro e fuori di noi, perché noi già siamo
forme fissate, forme che si muovono in mezzo ad altre immobili, e che però
possono seguire il flusso della vita, fino a tanto che, irrigidendosi man mano,
il movimento, già a poco a poco rallentato, non cessi. Le forme, in cui
cerchiamo d'arrestare, di fissare in noi questo flusso continuo, sono i
concetti, sono gli ideali a cui vorremo serbarci coerenti, tutte le finzioni che
ci creiamo, le condizioni, lo stato in cui tendiamo a stabilirci. Ma dentro noi
stessi, in ciò che noi chiamiamo anima, il flusso continua, indistinto, sotto
gli argini, oltre i limiti che noi imponiamo, componendoci una coscienza,
costruendoci una personalità. In certi momenti tempestosi, investite dal
flusso, tutte quelle nostre forme fittizie crollano miseramente; e anche quello
che non scorre sotto gli argini e oltre i limiti, ma che si scopre in noi distinto
e che noi abbiamo con cura incanalato nei nostri affetti, nei doveri che ci
siamo imposti, nelle abitudini che ci siamo tracciate, in certi momenti di
piena straripa e sconvolge tutto. (da L’umorismo, 1908)
43. Luigi Pirandello
oscilla tra visione eterna
visione storica
visione eterna: limite connaturato all’uomo, che vive in un m
umorismo = eterna tendenza dell’arte a svelare tale contradd
visione storica:
caduta dell’antropocentrismo
malessere che induce alla percezione della relatività di ogni
disinganno, tendenziale nihilismo