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PASQUALE. STANZIALE
LACAN E LA VERITÁ
Il tema della verità è ampiamente presente nelle teorie lacaniane sia come categoria pertinente
all'ambito proprio della psicanalisi lacaniana (la verità del/per il soggetto) che per ciò che riguarda
l'ambito epistemologico (il soggetto della scienza ecc.) e filosofico. Costruire in qualche modo un
andamento sintomale della verità chez Lacan significa far emergere una
significatività di importanza teorica e funzionale.
1
Una prima formulazione del concetto di verità con cui Lacan viene a confrontarsi fu certamente
quella emergente dalle lezioni di A. Kojève sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel. In
tale contesto la verità è quella relativa alla storia compiuta, alla fine della storia stessa, per cui la
verità è lo spirito attuato conseguentemente alla scomparsa del soggetto. Si tratta così di una verità
senza soggetto
2
Verità è quella che affiora nella dialettica della coscienza di sé hegeliana . Si tratta del desiderio che
è fondamentalmente desiderio del desiderio dell'altro (1). Compito dell'analista è definire quindi un
percorso della verità un percorso che è dell'ordine della conoscenza (BJ 124). Ma verità è anche il
desiderio come nulla, come morte: il padrone assoluto (S II 267).
3
Ciò che lega inizialmente Lacan ed Heidegger sul tema della verità è la traduzione del Frammento
50 di Eraclito in cui è presente una verità che obbliga il soggetto a cancellarsi di fronte ad essa. Una
verità che, enunciata dal soggetto, lo supera, facendo emergere la preminenza dell'udire sul dire (R
246).
4
L'etica spinoziana in Lacan si collega a Freud e a Hegel: la verità dell'essere è il dispiegamento del
desiderio. La prospettiva etica riguarda il cedere o il non cedere al desiderio (R 337 339), riguarda
la verità del soggetto come essere desiderante: ciò che costituisce anche la sua libertà come
desiderio di libertà.
5
Il rapporto tra rimozione e menzogna non è di riduzione della seconda alla prima. Ovvero la
menzogna è la verità. Non c'è dimenticanza. La rimozione si rivela come il non-essere del desiderio
(S III 21 94). La rimozione è la verità del desiderio e quindi rimuovere significa percorrere la
verità. La verità dunque è dell'ordine della menzogna e della rimozione del desiderio. Si tratta di un
movimento di svelamento e di velamento che richiama la verità chez Heidegger ripresa dalla
filosofia greca. Svelamento, aletheia, ciò che si offre allo sguardo retto ma che non è però totale
essendo sempre parziale: ciò che è svelato implica anche il velamento di ciò non può offrirsi alla
rettitudine dello sguardo. La verità tende ad avere questo stesso andamento (BJ 131 132).
6
Il linguaggio, parimenti, è svelamento/velamento ovvero adeguazione/inadeguazione del discorso
alle cose. Questo andamento, richiamabile come erranza (BJ 15) pertiene alla verità stessa.
7
Lacan segue il sentiero heideggeriano verso la verità fino ad un certo punto. Allo stesso modo
procede rispetto al desiderio hegelo-kojèviano. Il luogo freudiano-lacaniano della verità è
quello relativo al logos-rimozione che è l'aletheia del desiderio. La verità del soggetto resta il
desiderio (S I 24 segg.).
8
La verità per Lacan-Kojève differisce dalla realtà, si oppone ad essa come oggetto di linguaggio. Il
discorso del soggetto come tale implica la negazione della realtà dato che è in questione la verità-
per-il-soggetto. La verità, in questo caso, si presenta come certitude di un soggetto (BJ 135)
(qui Lacan abbandona Heidegger). Essa è quindi autoenunciazione del soggetto, ovvero
convergenza di un soggetto autoenunciante di un logos-aletheia (E 526 587). Il soggetto qui
appare/sparisce come soggetto dell'enunciazione rispetto al soggetto dell'enunciato (BJ 136): è la
crisi del cogito cartesiano.
9
La verità nel discorso lacaniano parla di se stessa nelle parole di Freud: "Io la verità parlo" (S 399
segg.). Una verità che appare e si sottrae, che vienedissimulata in relazione a convenienze, a
commerci. Che si lega alla lettera dal momento che entra nel discorso del mondo.
10
La verità è un registro che si colloca là dove il soggetto si coglie come costituente l'altro. Ovvero:"..
perché mi menti dicendomi che vai a Cracovia perché intenda che vai a Lemberg quando in realtà
vai proprio a Cracovia?" (S 16).
11
La verità è presente nella morte, asserisce Lacan (E 436), con riferimento al Bagno di Diana di
P. Klossowsky (2). Essa tende a sfuggire ai mortali, è proibita al soggetto come il reale stesso (BJ
237). Ciò conduce ad una radicale inadeguazione del soggetto rispetto alla verità stessa dato che
questo soggetto, nell'enunciazione, è essere che non è, ovvero il Je.
12
L'aletheia heideggeriana viene da Lacan modificata e integrata a più riprese, tendendo ad annullarsi
rispetto all'insistere lacaniano sulla menzogna rivelante, una change rispetto
ad una inadeguazione adeguante originaria presente nell'universo di discorso del soggetto.
13
Il soggetto non può dirsi né pensarsi nella sua verità (BJ 140) che tende ad abolire come realtà. La
verità che si dice è parola e essenzialmente ambigua e rimanda all'algoritmo saussuriano S/s. Si
tratta della parola, manifestazione del desiderio come essere-nulla della verità offerta alla realtà (BJ
143). Traspare qui il nulla legato all'essere della parola (S I 297).
14
La verità lacaniana va posta in relazione a due tipi di parola: quella alienata e quella di mediazione.
La prima è riconducibile alla resistenza immaginaria per cuiil soggetto si rivolge all'/a/ltro e la
seconda si presenta come rivelazione simbolica, menzogna rispetto all'/A/ltro. Si tratta di una
parola ad un tempo vera e falsa (BJ 156), ovvero la parola di mediazione è l'altra faccia della parola
di rivelazione (S I 59 segg.). Tra le due modalità della parola (basculante) emerge la resistenza che
introduce l'analista al gioco delle intenzioni e dei silenzi, del dire una cosa per parlare di altro,
dei ritorni della parola (SI 312). È la strada che conduce dalla parola vuota alla parola piena, alla
verità che guarisce, pacifica e stipula accordi. Si tratta della parola che produce un autentico
contratto sociale (E 272 S I 178). Si tratta, infine, del desiderio del soggetto finalmente
riconosciuto da altri.
15
Verità è desiderio di sapersi attraverso l'altro, quindi è desiderio di morte. In qualche modo tensione
verso l'impossibile. Dunque "..essere realisti significa chiedere l'impossibile.." (muri
della Sorbona 1968).
16
La parola non parla altro che di se stessa e si produce quindi come verità che non
richiama niente altro che una beanza nel reale (S I 297), cioè il soggetto parlante.
17
La parola piena, la parola di verità è quella che ri-dona , la parola data, quella che impegna (S I 125
segg.) e che stabilisce un fare, analoga al performativo ed all'illocutorio di Austin (BJ 167).
18
Non è importante la capacità della parola di rappresentare in modo adeguato una realtà. Ciò che è
importante è la delineazione della verità del soggetto nel suo desiderio (BJ 274).
19
L'analista lacaniano attesta la fiction del soggetto e vi individua la verità (BJ 190). Mentendo il
soggetto si occupa della sua verità ed è sempre un rivenire del reale allo stesso posto (BJ 140) in
cui il soggetto pensante non lo incontra. Si tratta qui della ripetizione incessante della domanda che
ritorna ad un livello diverso lungo la circonferenza del toro, intorno ad un vuoto costituente due
volte.
20
La resistenza alla verità rivelata dal desiderio avviene attraverso il moi o attraverso l'/A/ltro.
21
La parola è pertinente ai registri del simbolico e dell'immaginario. La parola alienata nell'Altro
rivela la resistenza verso la verità. L'Altro qui è il testimone attraverso cui viene evitata la verità-
ma in cui la parola si de-grada .
22
La parola analitica è quella che genera la spirale che produce, alla fine, la verità su cui ci si accorda,
ovvero una verità vuota: quella del desiderio antropogeno. Ciò avviene nella dialettica di due
resistenze: quella del soggetto e quella dell'analista. La spirale della parola tocca
l'analista lacaniano che rinvia al soggetto il silenzio e la sua resistenza. Il progresso avviene
nell'ordine della relazione simbolica.
23
Il luogo della verità in Lacan è quello in cui questa va esibita, esteriorizzata, mostrata, (BJ 160)
anche pubblicamente (E 431 255).
24
Ciò che è tendenza inconscia è dell'ordine della verità, più importante delle difese che escogita il
soggetto.
25
La verità attiene all'ambito del tratto unario, alla messa in moto del significante in connessione con
le identificazioni freudiane (3). La ripetizione, ciò che ritorna sempre allo stesso posto, è messa in
moto dall'inconscio, nella ricerca dell'identità delle percezioni. Ciò che è percepito
perduto viene presentificato come essente (4).
26
Non esiste metalinguaggio in grado di dire il vero sul vero.
-----------------------------------------------------------------------
(1) A. Kojève, Introduzione alla lettura di Hegel, Adelphi, Milano 1996, pag. 20 segg.
(2) P. Klossowski, Le bain de Diane, J. J. Pauvert, Paris 1956- 1972
(3) S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'io, Boringhieri , Torino 1975
(4) Scilicet 1/4 pag. 197.
Le sigle sottoindicate rimandano a opere o seminari di/su Jacques Lacan
CF : Les complexes familiux dans la formation de l'individu, Paris , Navarin, 1984.
E : Écrits , Paris, Seuil, 1966 edizione originale francese.
S : Scritti, Torino, Einaudi, 1984 edizione italiana (tr. it. a cura di Giacomo Contri).
S I : Les écrits techniques de Freud, Paris,Seuil,1975 (tr. It. Gli scritti tecnici di Freud- 1953-54-
Torino, Einaudi, 1978).
S II : Le moi dans la thèorie de Freud e dans la technique de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1978 (tr. It. L'io
nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi- 1954-55- Torino, Einaudi, 1991).
S III : Les psychoses, Paris,Seuil, 1981 (tr. It. Le psicosi- 1955-56- Torino, Einaudi, 1985).
S IV : La relation d'objet et les structurs freudiennes (1956-57) in La relation d'objet, a cura di J. Alain-
Miller, Paris, Seuil, 1994 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche,1978),
(La relazione d'oggetto, Einaudi, Torino 1996).
S V : Les formations de l'inconscient (1957-58), Bulletin de psychologie t XI 1957-78- t XII-
1958-59 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma,Pratiche,1978).
S VI : Le désir et son interprètation (1958-59) in Bulletin de psychologie T XIII 1959-60 (tr. it.
in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche, 1978).
S VII : L'èthique de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1986 (tr. it. L'etica della psicoanalisi- 1959-60,
Torino, Einaudi, 1994).
S IX : L'identification (1961-62), dattiloscritto.
S X : L'angoisse (1962-63), dattiloscritto.
S XI : Les quatre concepts fondamentaux de la psychanalyse, Paris,Seuil, 1973 (tr. it. I quattro concetti
fondamentali della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 1979).
S XVII : L'envers de la psychanalyse (1969-70), Paris, Seuil, 1991.
S XX : Encore, Paris, Seuil, 1975 (tr. it. Ancora,Torino, Einaudi, 1983)..
S XXIII : Le Sinthome (1975-76), Ornicar? 6-11, 1976-77.
------------
BJ : M. BORCH-JACOBSEN,Lacan:le maître absolu, Paris, Champs Flammarion, 1995
R : E. ROUDINESCO, Jacques Lacan, Milano, R. Cortina Editore, 1995.
RL : A. RIFFLET-LEMAIRE,Introduzione a Jacques Lacan,Roma, Astrolabio, 1972.
MP : J.M. PALMIER,Guida a Lacan,Milano, Rizzoli, 1975.
© by P. Stanziale 2001- 2014 - 2016

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Verità ok

  • 1. PASQUALE. STANZIALE LACAN E LA VERITÁ Il tema della verità è ampiamente presente nelle teorie lacaniane sia come categoria pertinente all'ambito proprio della psicanalisi lacaniana (la verità del/per il soggetto) che per ciò che riguarda l'ambito epistemologico (il soggetto della scienza ecc.) e filosofico. Costruire in qualche modo un andamento sintomale della verità chez Lacan significa far emergere una significatività di importanza teorica e funzionale. 1 Una prima formulazione del concetto di verità con cui Lacan viene a confrontarsi fu certamente quella emergente dalle lezioni di A. Kojève sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel. In tale contesto la verità è quella relativa alla storia compiuta, alla fine della storia stessa, per cui la verità è lo spirito attuato conseguentemente alla scomparsa del soggetto. Si tratta così di una verità senza soggetto 2 Verità è quella che affiora nella dialettica della coscienza di sé hegeliana . Si tratta del desiderio che è fondamentalmente desiderio del desiderio dell'altro (1). Compito dell'analista è definire quindi un percorso della verità un percorso che è dell'ordine della conoscenza (BJ 124). Ma verità è anche il desiderio come nulla, come morte: il padrone assoluto (S II 267). 3 Ciò che lega inizialmente Lacan ed Heidegger sul tema della verità è la traduzione del Frammento 50 di Eraclito in cui è presente una verità che obbliga il soggetto a cancellarsi di fronte ad essa. Una verità che, enunciata dal soggetto, lo supera, facendo emergere la preminenza dell'udire sul dire (R 246). 4 L'etica spinoziana in Lacan si collega a Freud e a Hegel: la verità dell'essere è il dispiegamento del desiderio. La prospettiva etica riguarda il cedere o il non cedere al desiderio (R 337 339), riguarda la verità del soggetto come essere desiderante: ciò che costituisce anche la sua libertà come desiderio di libertà. 5 Il rapporto tra rimozione e menzogna non è di riduzione della seconda alla prima. Ovvero la menzogna è la verità. Non c'è dimenticanza. La rimozione si rivela come il non-essere del desiderio (S III 21 94). La rimozione è la verità del desiderio e quindi rimuovere significa percorrere la verità. La verità dunque è dell'ordine della menzogna e della rimozione del desiderio. Si tratta di un movimento di svelamento e di velamento che richiama la verità chez Heidegger ripresa dalla filosofia greca. Svelamento, aletheia, ciò che si offre allo sguardo retto ma che non è però totale essendo sempre parziale: ciò che è svelato implica anche il velamento di ciò non può offrirsi alla rettitudine dello sguardo. La verità tende ad avere questo stesso andamento (BJ 131 132).
  • 2. 6 Il linguaggio, parimenti, è svelamento/velamento ovvero adeguazione/inadeguazione del discorso alle cose. Questo andamento, richiamabile come erranza (BJ 15) pertiene alla verità stessa. 7 Lacan segue il sentiero heideggeriano verso la verità fino ad un certo punto. Allo stesso modo procede rispetto al desiderio hegelo-kojèviano. Il luogo freudiano-lacaniano della verità è quello relativo al logos-rimozione che è l'aletheia del desiderio. La verità del soggetto resta il desiderio (S I 24 segg.). 8 La verità per Lacan-Kojève differisce dalla realtà, si oppone ad essa come oggetto di linguaggio. Il discorso del soggetto come tale implica la negazione della realtà dato che è in questione la verità- per-il-soggetto. La verità, in questo caso, si presenta come certitude di un soggetto (BJ 135) (qui Lacan abbandona Heidegger). Essa è quindi autoenunciazione del soggetto, ovvero convergenza di un soggetto autoenunciante di un logos-aletheia (E 526 587). Il soggetto qui appare/sparisce come soggetto dell'enunciazione rispetto al soggetto dell'enunciato (BJ 136): è la crisi del cogito cartesiano. 9 La verità nel discorso lacaniano parla di se stessa nelle parole di Freud: "Io la verità parlo" (S 399 segg.). Una verità che appare e si sottrae, che vienedissimulata in relazione a convenienze, a commerci. Che si lega alla lettera dal momento che entra nel discorso del mondo. 10 La verità è un registro che si colloca là dove il soggetto si coglie come costituente l'altro. Ovvero:".. perché mi menti dicendomi che vai a Cracovia perché intenda che vai a Lemberg quando in realtà vai proprio a Cracovia?" (S 16). 11 La verità è presente nella morte, asserisce Lacan (E 436), con riferimento al Bagno di Diana di P. Klossowsky (2). Essa tende a sfuggire ai mortali, è proibita al soggetto come il reale stesso (BJ 237). Ciò conduce ad una radicale inadeguazione del soggetto rispetto alla verità stessa dato che questo soggetto, nell'enunciazione, è essere che non è, ovvero il Je. 12 L'aletheia heideggeriana viene da Lacan modificata e integrata a più riprese, tendendo ad annullarsi rispetto all'insistere lacaniano sulla menzogna rivelante, una change rispetto ad una inadeguazione adeguante originaria presente nell'universo di discorso del soggetto. 13 Il soggetto non può dirsi né pensarsi nella sua verità (BJ 140) che tende ad abolire come realtà. La verità che si dice è parola e essenzialmente ambigua e rimanda all'algoritmo saussuriano S/s. Si tratta della parola, manifestazione del desiderio come essere-nulla della verità offerta alla realtà (BJ 143). Traspare qui il nulla legato all'essere della parola (S I 297). 14 La verità lacaniana va posta in relazione a due tipi di parola: quella alienata e quella di mediazione. La prima è riconducibile alla resistenza immaginaria per cuiil soggetto si rivolge all'/a/ltro e la seconda si presenta come rivelazione simbolica, menzogna rispetto all'/A/ltro. Si tratta di una
  • 3. parola ad un tempo vera e falsa (BJ 156), ovvero la parola di mediazione è l'altra faccia della parola di rivelazione (S I 59 segg.). Tra le due modalità della parola (basculante) emerge la resistenza che introduce l'analista al gioco delle intenzioni e dei silenzi, del dire una cosa per parlare di altro, dei ritorni della parola (SI 312). È la strada che conduce dalla parola vuota alla parola piena, alla verità che guarisce, pacifica e stipula accordi. Si tratta della parola che produce un autentico contratto sociale (E 272 S I 178). Si tratta, infine, del desiderio del soggetto finalmente riconosciuto da altri. 15 Verità è desiderio di sapersi attraverso l'altro, quindi è desiderio di morte. In qualche modo tensione verso l'impossibile. Dunque "..essere realisti significa chiedere l'impossibile.." (muri della Sorbona 1968). 16 La parola non parla altro che di se stessa e si produce quindi come verità che non richiama niente altro che una beanza nel reale (S I 297), cioè il soggetto parlante. 17 La parola piena, la parola di verità è quella che ri-dona , la parola data, quella che impegna (S I 125 segg.) e che stabilisce un fare, analoga al performativo ed all'illocutorio di Austin (BJ 167). 18 Non è importante la capacità della parola di rappresentare in modo adeguato una realtà. Ciò che è importante è la delineazione della verità del soggetto nel suo desiderio (BJ 274). 19 L'analista lacaniano attesta la fiction del soggetto e vi individua la verità (BJ 190). Mentendo il soggetto si occupa della sua verità ed è sempre un rivenire del reale allo stesso posto (BJ 140) in cui il soggetto pensante non lo incontra. Si tratta qui della ripetizione incessante della domanda che ritorna ad un livello diverso lungo la circonferenza del toro, intorno ad un vuoto costituente due volte. 20 La resistenza alla verità rivelata dal desiderio avviene attraverso il moi o attraverso l'/A/ltro. 21 La parola è pertinente ai registri del simbolico e dell'immaginario. La parola alienata nell'Altro rivela la resistenza verso la verità. L'Altro qui è il testimone attraverso cui viene evitata la verità- ma in cui la parola si de-grada . 22 La parola analitica è quella che genera la spirale che produce, alla fine, la verità su cui ci si accorda, ovvero una verità vuota: quella del desiderio antropogeno. Ciò avviene nella dialettica di due resistenze: quella del soggetto e quella dell'analista. La spirale della parola tocca l'analista lacaniano che rinvia al soggetto il silenzio e la sua resistenza. Il progresso avviene nell'ordine della relazione simbolica. 23 Il luogo della verità in Lacan è quello in cui questa va esibita, esteriorizzata, mostrata, (BJ 160) anche pubblicamente (E 431 255).
  • 4. 24 Ciò che è tendenza inconscia è dell'ordine della verità, più importante delle difese che escogita il soggetto. 25 La verità attiene all'ambito del tratto unario, alla messa in moto del significante in connessione con le identificazioni freudiane (3). La ripetizione, ciò che ritorna sempre allo stesso posto, è messa in moto dall'inconscio, nella ricerca dell'identità delle percezioni. Ciò che è percepito perduto viene presentificato come essente (4). 26 Non esiste metalinguaggio in grado di dire il vero sul vero. ----------------------------------------------------------------------- (1) A. Kojève, Introduzione alla lettura di Hegel, Adelphi, Milano 1996, pag. 20 segg. (2) P. Klossowski, Le bain de Diane, J. J. Pauvert, Paris 1956- 1972 (3) S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'io, Boringhieri , Torino 1975 (4) Scilicet 1/4 pag. 197. Le sigle sottoindicate rimandano a opere o seminari di/su Jacques Lacan CF : Les complexes familiux dans la formation de l'individu, Paris , Navarin, 1984. E : Écrits , Paris, Seuil, 1966 edizione originale francese. S : Scritti, Torino, Einaudi, 1984 edizione italiana (tr. it. a cura di Giacomo Contri). S I : Les écrits techniques de Freud, Paris,Seuil,1975 (tr. It. Gli scritti tecnici di Freud- 1953-54- Torino, Einaudi, 1978). S II : Le moi dans la thèorie de Freud e dans la technique de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1978 (tr. It. L'io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi- 1954-55- Torino, Einaudi, 1991). S III : Les psychoses, Paris,Seuil, 1981 (tr. It. Le psicosi- 1955-56- Torino, Einaudi, 1985). S IV : La relation d'objet et les structurs freudiennes (1956-57) in La relation d'objet, a cura di J. Alain- Miller, Paris, Seuil, 1994 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche,1978), (La relazione d'oggetto, Einaudi, Torino 1996). S V : Les formations de l'inconscient (1957-58), Bulletin de psychologie t XI 1957-78- t XII- 1958-59 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma,Pratiche,1978). S VI : Le désir et son interprètation (1958-59) in Bulletin de psychologie T XIII 1959-60 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche, 1978). S VII : L'èthique de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1986 (tr. it. L'etica della psicoanalisi- 1959-60, Torino, Einaudi, 1994). S IX : L'identification (1961-62), dattiloscritto. S X : L'angoisse (1962-63), dattiloscritto. S XI : Les quatre concepts fondamentaux de la psychanalyse, Paris,Seuil, 1973 (tr. it. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 1979). S XVII : L'envers de la psychanalyse (1969-70), Paris, Seuil, 1991. S XX : Encore, Paris, Seuil, 1975 (tr. it. Ancora,Torino, Einaudi, 1983).. S XXIII : Le Sinthome (1975-76), Ornicar? 6-11, 1976-77. ------------ BJ : M. BORCH-JACOBSEN,Lacan:le maître absolu, Paris, Champs Flammarion, 1995 R : E. ROUDINESCO, Jacques Lacan, Milano, R. Cortina Editore, 1995. RL : A. RIFFLET-LEMAIRE,Introduzione a Jacques Lacan,Roma, Astrolabio, 1972. MP : J.M. PALMIER,Guida a Lacan,Milano, Rizzoli, 1975. © by P. Stanziale 2001- 2014 - 2016