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PASQUALE STANZIALE




 ASCOLTARE LACAN
      (Note su luoghi, logiche ed economie del soggetto)



                    Ascoltare Lacan

J. Lacan: elementi per la definizione di un percorso

        Ichspaltung e alienazioni in Lacan

                      Cyberanalisis

                 Schemi, grafi e figure


                         OKA 2012
SIGLE BIBLIOGRAFICHE




Le sigle sottoindicate rimandano a opere o seminari di/su Jacques
Lacan


CF : Les complexes familiux dans la formation de l'individu, Paris ,
Navarin, 1984.
E : Ecrits , Paris, Seuil, 1966 edizione originale francese.
S : Scritti, Torino, Einaudi, 1984 edizione italiana (tr. it. a cura di
Giacomo Contri).
S I : Les écrits techniques de Freud, Paris, Seuil,1975 (tr. It. Gli
scritti tecnici di Freud- 1953-54- Torino, Einaudi, 1978).
S II : Le moi dans la thèorie de Freud e dans la technique de la
psychanalyse, Paris, Seuil, 1978 (tr. It. L'io nella teoria di Freud e
nella tecnica della psicoanalisi- 1954-55- Torino, Einaudi, 1991).
S III : Les psychoses, Paris, Seuil, 1981 (tr. It. Le psicosi- 1955-56-
Torino, Einaudi, 1985).
S IV : La relation d'objet et les structurs freudiennes (1956-57) in La
relation d'objet, a cura di J. Alain-Miller, Paris, Seuil, 1994 (tr. it. in
Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche, 1978), (La
relazione d'oggetto, Einaudi, Torino 1996).
S V : Les formations de l'inconscient (1957-58), Bulletin de
psychologie t XI 1957-78- t XII-
1958-59 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma,
Pratiche, 1978).
S VI : Le désir et son interprètation (1958-59) in Bulletin de
psychologie T XIII 1959-60 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan-
1956-59, Parma, Pratiche, 1978).
S VII : L'èthique de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1986 (tr. it. L'etica
della psicoanalisi- 1959-60, Torino, Einaudi, 1994).
S IX : L'identification (1961-62), dattiloscritto.
S X : L'angoisse (1962-63), dattiloscritto.
S XI : Les quatre concepts fondamentaux de la psychanalyse, Paris,
Seuil, 1973 (tr. it. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi,
Torino, Einaudi, 1979).
S XVII : L'envers de la psychanalyse (1969-70), Paris, Seuil, 1991.
S XX : Encore, Paris, Seuil, 1975 (tr. it. Ancora, Torino, Einaudi,
1983)..
S XXIII : Le Sinthome (1975-76), Ornicar? 6-11, 1976-77.

------------
JACQUES LACAN

Elementi biografici




 Discendente da una famiglia di commercianti di aceto Jacques, Marie, Emile Lacan
 nasce, alle 14,30 il 13 aprile del 1901 a Parigi, nel III arrondissement.
 I valori della famiglia sono ispirati ad una stretta osservanza religiosa, ma ciò non
 esclude la presenza di conflitti tra le famiglie del ceppo Lacan, principalmente a
 causa del carattere autoritario del nonno di Jacques, Emile, che spesso umilia Alfred,
 il padre di Jacques.
 Negli anni della prima guerra mondiale Jacques risulta essere un adolescente
 piuttosto arrogante con molti interessi intellettuali. Insofferente rispetto ai valori
 della tradizione familiare si appassiona a Spinoza prima, ed a Nietzsche poi,
 ostentando un certo desiderio di distinguersi rispetto all'ambiente familiare e
 scolastico.
 A diciassette anni ha il primo rapporto sessuale.
 Si occupa con un certo affetto del fratello Jean-Marc, il quale in seguito, decide di
 entrare nell'ordine dei benedettini invece di diventare ispettore alle finanze, come
 vorrebbe Jacques.
 Nel 1919 termina i suoi studi al collège Stanislas. Incontra C. Maurras.
 Jacques si laurea, quindi, in medicina e, il 4 novembre del 1926, presenta il suo
 primo malato.
 Passa poi dalla neurologia alla psichiatria e presta servizio negli ospedali di Sainte-
 Anne e Henri-Rousselle. Per un periodo viene anche assegnato all'Infermeria della
 Prefettura di Polizia.
 Nel 1930 lavora alla clinica del Burgholzli sotto la direzione di Hans Maier.
 Successivamente ritorna all'ospedale di Sainte-Anne.
 Nel 1931 pubblica STRUTTURA DELLE PSICOSI PARANOICHE in cui risulta
 evidente l'influenza del suo maestro Clérambault con il quale, subito dopo, entra in
 conflitto. Si occupa quindi di follie simultanee, di paranoia femminile, di disturbi del
 linguaggio e viene a conoscenza della teoria saussuriana della lingua.
 Entra poi in contatto con l'ambiente surrealista e si occupa del caso di Marguerite
 Pantaine, un caso di paranoia che ha molta eco sulla stampa dell'epoca per i suoi
 risvolti cronachistici e giudiziari.
 Lacan, alla fine degli anni venti, diviene l'amante di Marie-Therese Bergerot.
 Successivamente si innamora, ricambiato, di Olesia Sinkiewicz, moglie di Pierre
 Drieu la Rochelle.
 Vari viaggi in Europa.
 Discute la tesi del dottorato in medicina nel 1932. La tesi LA PSICOSI
 PARANOICA NEI SUOI RAPPORTI CON LA PERSONALITÀ ha molti riscontri
 positivi nell'ambiente letterario. Successivamente Lacan comincia l'analisi con
 Rudolph Lowenstein con il quale entra presto in conflitto.
Nel 1933 si interessa al famoso caso delle sorelle Papin e comincia a seguire il
Seminario di A. Kojève.
Nel 1934 sposa Marie-Louise Blondin nel municipio del XVIII arrondissement.
Viaggio di nozze in Italia. Successivamente Lacan supera il concorso come
primario nei manicomi, posto che non occuperà mai.
Nel 1936 comincia a formulare la teoria dello STADIO DELLO SPECCHIO
tenendo presente gli studi di Henri Wallon, Kojève e Koyré. A Marienbad- il 3
agosto 1936, alle 15,40- viene esposta ufficialmente la teoria dello STADIO DELLO
SPECCHIO che risente anche degli studi di Melanie Klein di cui prende le parti
nella disputa tra questa e Anna Freud. L'esposizione viene interrotta da E. Jones
dopo quaranta minuti. Prime riflessioni sulla teoria dell'IMMAGINARIO.
Il 20 dicembre del 1938 Lacan è ORDINARIO SPP per l'intercessione decisiva di
Eduard Pichon e malgrado che Lowenstein ritenga poco ortodosso il training fatto
presso di lui da Lacan.
Continua ad interessarsi di filosofia sulla scia di quanto recepito attraverso Koyré e
Kojève, in particolare il confronto tra Hegel e Freud.
Frequenta sempre l'ambiente dei surrealisti ed ha una relazione con la moglie di
Bataille, Sylvia.
L'8 gennaio 1937 nasce Caroline Image Lacan.
Nel frattempo Lacan frequenta anche l'ambiente dei pittori parigini di cui comincia
a collezionare opere.
Sempre nel 1937 viene chiamato a collaborare all'Enciclopédie Française per la
voce sulla famiglia.
Il 3 luglio 1941, sotto l'occupazione nazista, Sylvia Bataille mette al mondo Judith-
Sophie figlia di Lacan.
Lacan è medico personale di Pablo Picasso.
Nel 1941 compra un appartamento al n. 5 di Rue de Lille, appartamento che
diventerà il suo studio.
Nel 1945 Lacan si occupa del SOFISMA DELLA LIBERTÀ e procede ad una
revisione della teoria freudiana.
Nel 1949 tiene una conferenza a Zurigo sullo STADIO DELLO SPECCHIO COME
FORMATORE DELLA FUNZIONE DELL'IO in cui riprende organicamente la
formulazione del 1936.
Nel 1951 acquista una villetta a Guitrancourt che diventerà luogo di feste e di
ospitalità per molti intellettuali europei dell'epoca. È vicepresidente della SPP.
Dal 1951 al 1953 Lacan sviluppa la sua teoria del TEMPO DI DURATA della
seduta psicoanalitica.
Lacan assiste ad una seduta pubblica di Pio XII a Roma.
Dà inizio al SEMINARIO.
Studia l'antropologia di C. Lévi-Strauss. Tiene una conferenza a Roma su
FUNZIONE E CAMPO DELLA PAROLA IN PSICOANALISI. Elabora la teoria dei
registri di IMMAGINARIO- SIMBOLICO - REALE.
Nel 1953 si scinde la SPP. Fondazione della Societé Française de Psychanalyse
(SFP).
Nel 1954 incontra C. G. Jung.
Nel 1955 incontra M. Heidegger a Friburgo. Heidegger, successivamente, è ospite di
Lacan a Guitrancourt.
In questo periodo Lacan formula i concetti di NOME-DEL-PADRE e di
FORCLUSIONE
Lacan tiene una conferenza a Vienna nel 1956 sulla COSA FREUDIANA.
Nel 1957 studia la linguistica di Roman Jakobson. Lacan concede, quindi, una
intervista a L'EXPRESS dal titolo CLEFS POUR LA PSYCHANALYSE.
Nel 1958 a Royaumont Lacan presenta LA DIREZIONE DELLA CURA E I
PRINCIPI DEL SUO POTERE.
Nel 1960 partecipa a Bonneval al dibattito sullo STRUTTURALISMO. Tiene poi il
Seminario sulla LETTERA RUBATA cui aveva già lavorato nel 1957. Il 15
ottobre 1960 muore il padre di Lacan Alfred.
Nel 1961 Lacan dedica il Seminario al TRASFERT e sviluppa un commento al
SIMPOSIO platonico. Elabora, nel frattempo una struttura topologica del soggetto
in opposizione alla EGO-PSYCHOLOGY.
Nel 1963 J. Lacan e F. Dolto vengono espulsi dalla International Psychoanalytic
Association dopo una serie di vicende e di conflitti. Lascia S. Anne e tiene i suoi
Seminari all'Ecole Normale Supérieure di Rue d'Ulm.
Dal 1963 al 1968 Jacques Alain-Miller rielabora e presenta la summa delle teorie
lacaniane. In questo periodo Lacan entra in contatto con Umberto Eco. Si reca poi
in viaggio in Giappone.
Lacan fonda nel 1964 l'Ècole Freudienne de Paris che, nel 1971, conta 271
membri.
Nel novembre del 1966, per la decisa iniziativa di F. Wahl escono LES ECRITS per
le ED. DE SEUIL. Lacan quindi si reca ad un simposio a Baltimora. In questo
periodo Lacan si occupa dell'elaborazione del MATEMA e studia i NODI.
Nel 1967 Lacan firma il manifesto a favore di R. Debray e il manifesto a sostegno
degli studenti in rivolta. Contatti con D. Cohn-Bendit.
Lacan, nel 1968, fonda la rivista SCILICET che pubblica articoli senza firma.
Nel 1969 Lacan subisce due tentativi di aggressione. Gli viene negata la sala per le
conferenze all'ENS, così Lacan si trasferisce alla Facoltà di Diritto del Pantheon.
Tiene il Seminario L'ENVERS DE LA PSYCHANALYSE su L. Wittgenstein.
Lacan si reca per la seconda volta in Giappone nel 1971. Si occupa ancora del
MATEMA in relazione a Wittgenstein.
G. Deleuze e F. Guattari pubblicano, nel 1972, L'ANTI-EDIPO.
Viaggio mancato di Lacan in Cina, nel 1973, con M. A. Macciocchi. Studio del
cinese e incontro con rappresentanti del governo cinese. Muore la figlia Caroline
mentre Lacan è in Albania.
J. Alain-Miller, genero di Lacan, tiene una conferenza a Roma. Fondazione della
rivista ORNICAR? J. Soury studia i problemi logici e topologici connessi con le
teorie lacaniane.
Nel 1973 Lacan presenta il MATEMA dell'identità sessuale. Sviluppa quindi il
quadrato logico di Apuleio e la FORMULA DELLA SESSUAZIONE.
Allocuzione di Lacan alla Sorbona, il 16 gennaio 1975, su J. Joyce e quindi
Seminario LE SINTHOME sullo scrittore irlandese. Giro di conferenze negli Stati
Uniti nel 1975.
Nel 1980 Lacan scioglie l'Ècole Freudienne de Paris. Fondazione de La Cause
Freudienne e de l’Ècole de la cause freudienne.
Il 9 settembre 1981 Jacques Lacan muore a Guitrancourt.
ASCOLTARE LACAN
(Note su luoghi, logiche ed economie del soggetto)




 In un'epoca sempre più visionaria e piena di rumori di fondo ascoltare è sempre più
difficile. L'invito è dunque ad ascoltare per rintracciare, in qualche modo, la
delineazione di un senso. È questa una metafora ma anche il compito fondamentale del
soggetto supposto sapere. Ascoltare dunque il logos-aletheia del soggetto: ciò che
Lacan ha fatto per più di mezzo secolo. Ascoltare le voci di fondo della sua epoca, ciò
che Lacan ha fatto in modo sapiente, isolando i discorsi più significativi: Kojève, Lèvi-
Strauss, Heidegger ed altri. E tutto questo ascoltare ha attenuto ad un parlare, più che ad
uno scrivere, un parlare teso ad essere metafora totale, che comprende il silenzio, che
comprende la confidenza con il nulla e con il padrone assoluto: la morte. Da qui parte
quello che deleuzianamente1 può ben definirsi il nomadismo dell'elaborazione
lacaniana, cosa sono, in particolare, i Seminari se non quel deterritorializzare e
riterritorializzare saperi, definire nuove direzioni di flussi, interpretare ed aprire accessi
a nuovi campi di forze.... Di là da ogni liquidatoria incomprensibilità ora è possibile
confrontarsi in pieno con un pensiero forte2 che si colloca al centro del contemporaneo
e/o del post-moderno dato che Lacan è pure ciò che è venuto dopo di lui, sulla sua scia,
da Deleuze e Guattari a Luce Irigaray ed altri, alle varie associazioni e scuole che si
ispirano alle teorie lacaniane. In particolare a tutte quelle contaminazioni produttive che
nascono da suggestioni ed applicazioni lacaniane, valga per tutti l'ampio ed
indubbiamente innovativo itinerario di ricerca di S. Zizek3 per quanto riguarda l'ambito
storico e i comportamenti di massa.
Ascoltare Lacan significa accedere ad un confronto con l'erranza dei saperi, significa
operare, ancora deleuzianamente, il taglio nel caos come piano d'immanenza produttivo
di concetti, significa fare i conti con la logica del significante, con i giochi cruenti che
la verità instaura col desiderio, significa accedere al mondo dell'oggetto /a/: l'universo
dei sostituti originato dalla alienazione strutturale del soggetto (... i prodotti, dice Lacan,
alla cui qualità, nella prospettiva marxista del plusvalore, i produttori potrebbero
chiedere conto, invece che al padrone, dello sfruttamento che subiscono4), l'universo
dell'io, a sua volta preda di una alienazione seconda, di un ordine simbolico dominante e
costituente, dominio relativo alla predominanza nel mondo contemporaneo dell'universo
relativo all'oggetto /a/ ed ai quattro discorsi lacaniani. Ciò che può costituire lo spazio




 1 Deleuze- Guattari, Che cos'è la filosofia? Einaudi, Torino 1996
  2
     F. Papi, Un pensiero forte, in La psicoanalisi n. 10, Astrolabio
  Roma 1991 pag. 155
 3
    S. Zizek, Il Grande Altro, Feltrinelli, Milano 1999
 4
    J. Lacan, Radiofonia Televisione, Einaudi, Torino 1982, pag. 16
critico di una economia politica dell'immaginario di cui abbiamo già parlato altrove5 e
di cui è necessario individuare segmenti, percorsi e coaguli in vista di una
consapevolezza critica, sempre più urgente, rispetto alle aree di dominio incombenti.
Altro spazio, inoltre, in cui comincia a farsi interessante, di là da ogni interessatato
pregiudizio, è il confronto con i modelli teorici lacaniani da parte delle neuroscienze,
campo ancora in gran parte da dissodare malgrado che alcuni contributi siano già
illuminanti6 in senso generale. Un esempio in tal senso è il campo percettivo: quando si
ritiene che la normale percezione.... è una sorta di allucinazione con gradi di libertà
ridotta7 non siamo in pieno nel concetto di fantasma che regge la realtà del Lacan
degli anni ‘60 con tutti gli annessi e connessi...


1
Un in-fans davanti ad uno specchio: Lacan ci mostra le sue reazioni in tre momenti,
fino a quando la sua prima conquista è una alienazione strutturale (Vedi Schema
Stadio dello specchio ed Edipo), primaria identificazione di una lunga serie, emergere
dell'immaginario e di nuove dimensioni delle psicosi infantili. Così il soggetto comincia
a costituir-si, ma il suo percorso deve giungere ad un'altra alienazione strutturante: è il
passaggio edipico ripreso da Lacan con un diverso approdo. La differenziazione
sessuale comporta l'identificazione del bambino con il fallo, desiderio della madre (il
desiderio, hegelianamente è desiderio del desiderio dell'altro); ma ecco che questa
identificazione viene ostacolata dalla figura paterna nella forma della Legge del Padre:
ciò che viene riconosciuto pure dalla Madre. Cosi abbiamo che il fallo torna al Padre
che viene a rappresentarne il detentore ma anche un ordine: ordine di linguaggio, ordine
simbolico, simbolismo che marca l'immaginario. Castrazione, come dire, istituzionale,
alienazione strutturante e quindi soggettivizzazione che definisce ormai il soggetto
come terzo nella struttura familiare.
A livello linguistico si tratta di rapporti tra significanti in cui emerge un significante
padrone (il fallo) nell'ambito di una struttura metaforica che si converte nel Nome del
Padre, simbolo marcante l'identificazione secondaria.
Un momento anche importante è quello relativo al rapporto tra il soggetto e il suo
corpo. Si tratta del rimando ad una fase precedente allo stadio dello specchio, ma
riguardante pure la formazione dell'ideale dell'io e del narcisismo (S 669) (Vedi Figure
1, 2, 3).

2
Il reale qui è causalità psichica, l'omologo della pulsione freudiana, è la causa motrice.
Le altre due dimensioni o registri del soggetto sono l'immaginario e il simbolico (reale,
imaginario e simbolico- il cosiddetto nodo borromeo- costituiscono la struttura dei
piani del soggetto8 determinandolo) la cui relazione fa da schermo rispetto al reale.
Questa relazione ha una consistenza fantasmatica ed instaura il rapporto tra il soggetto
e l'oggetto del suo desiderio secondo la formula $ <> a'ltro. L'immaginario è la
scansione/rapporto che si produce dall'impossibilità di accedere all'oggetto del desiderio
pervenendo alla costituzione dell'io. L'ordine dell'Altro è quello dell'ineliminabille
condizione simbolica di ordine sociale e inconscio: l'Altro luogo dell'inconscio, il
Grande Altro simbolico, l'Altro come mediatore della verità9.

3
Parlare, ascoltare, ancora, un bambino che gioca, da solo, con un rocchetto e dice fort-
da infinite volte. Così il bambino lascia trasparire il desiderio ma soprattutto l'apertura
al linguaggio, questo linguaggio che ha la stessa struttura dell'inconscio, questa


  5
     Debord, Vaneigem ecc., SITUAZIONISMO- Materiali per una
  economia politica dell'immaginario, a cura di P. Stanziale, R. Massari
  Ed. Bolsena (Viterbo) 1998
 6
    G. Edelman, Natural darwinism 1987, S. Kauffman, The origin of Order 1993,
  A. Modell, Other Times, Other Realities 1990, S. Jordan, Systems
  Theories and Apriori Aspect of Perception 1998
 7
    F. Napolitano, Alla ricerca di un luogo comune tra mente e cervello, il manifesto
  10.8.2000
 8
    B. Ogilvie, Lacan. Le sujet, PUF Paris 1987 pag.117
 9
    Clément, Bruno, Seve, Per una critica marxista della teoria psicoanalitica, Ed.
 Riuniti, Roma 1975 pag. 127
parola che sottende una barra di separazione, una barra che barra il soggetto, che taglia
la significazione.
Il rapporto Significante/significato è la legge saussuriana che Lacan assume come
fondamentale nel linguaggio. Sono due reti con una barratura piuttosto consistente. A
predominare è quella superiore del significante, di cui già abbiamo visto come elemento
primordiale il fallo che viene poi a rappresentare il significante fondamentale
dell'inconscio: simbolo per eccellenza, senza realtà d'oggetto, indicatore della mancanza
-a-essere.
Slittare è il termine che si addice al significato, movimento incessante rispetto alla
supremazia del significante: ciò che nel Seminario sulla 'Lettera rubata' (S 7) di Poe,
sapientemente delineato da Lacan, prende forma come catena del linguaggio in cui si
afferma il predominio del significante nel suo legarsi e coprire altri significanti in un
trama che si fa Ordine in cui il soggetto può trovare riconoscimento nella misura in cui
vi si rivolge, necessariamente soggiacendovi.
La dialettica intersoggettiva lacaniana nasce da questi ordini di relazioni e si visualizza ,
completandosi, nello Schema L (Vedi) in cui il Soggetto (che rimanda all'Es freudiano)
si rivolge agli oggetti (a'ltro) del suo desiderio i quali, nell'essergli proibiti, originano
una relazione immaginaria del soggetto con altri oggetti (a) costituendo l'Io. Ma chi tira
le file di tutto ciò è l'Altro, sia esso, l'altra scena dell'inconscio sia esso l'ordine
simbolico: in ogni caso si tratta sempre di significanti in funzione predominante.

4
Parlare è domandare, incessantemente, domande che ricevono se stesse invertite. In tale
spazio giocheranno l'analista e il soggetto. Basculazione della parola, quindi, e
basculazione della verità, verità della parola piena, performativa. Parola che conduce al
significante originario, sempre il fallo, questa mancanza della madre, che è il ritorno
continuo del soggetto.
Si ascolta dunque un soggetto costitutivamente decaduto perché scisso, diviso tra un io
della maschera e ciò che si pone sull'altra scena, il luogo costituente del rimosso.
Il parlare del soggetto rimanda ad un altro soggetto, il soggetto dell'inconscio, soggetto
che è un effetto, effetto di linguaggio, effetto di un ordine e dunque di una struttura.
Questa struttura è generatrice, crea nella misura in cui è originata da una mancanza, un
difetto centrale che dà il moto all'inconscio, alle sue rappresentazioni, ai suoi ritorni
continui sulla stessa soddisfazione la quale, più che riguardare un oggetto ben definito,
riguarda sempre e solo il ritrovamento di sé, in tal modo l'oggetto è sempre perduto10. È
il gioco di una mancanza senza fine: ciò che costituisce il destino del soggetto, ciò che
produce il ritorno dell'oggetto come non-rappresentabile, ovvero come significante-
oggetto diverso, allucinazione o altra scena che sia.
Infine è la mancanza, essa si localizza in un corpo, si espande verso il piacere e si
scopre desiderante, si volge così agli oggetti, sostituti molteplici, e si fa parola che
chiede, come si è visto, e torna poi all'Altro di cui non può fare a meno: Ordine in cui
deve perdersi per ri-trovarsi come ri-conosciuto (Vedi Schema della coscienza
infelice).
All'ascolto la scena si presenta con un nuovo modello di struttura. Una struttura che
implica una epistemologia non tradizionale ma riferita ad una logica diversa anche dal
punto di vista temporale. La divisione, il dentro e il fuori, un rapporto particolare tra il
prima e il poi, una mancanza che non riguarda il reale: ecco i nuovi termini di una
logica strutturale della soggettività. È da questa logica che emerge l'insoddisfazione,
l'insufficienza di ogni oggetto rispetto ad un soggetto diviso e marcato da una
mancanza.

5
 Un soggetto parla. Il suo discorso è un testo che lascia trasparire un pre-testo nelle sue
lacunosità, nelle sue forzature, nelle sue cadute logiche. Il testo che opera al di sotto
rimanda all'inconscio, alle sue formazioni: produzione ineliminabile, giocata tra visioni,
desideri, domande. Come il fantasma, formazione che si produce tra conscio e
inconscio, schermo e scena mediante cui la realtà acquista sostegno11. Formazione
importante quella del fantasma sia perché ha in sé i fondamenti dell'io, sia perché le sue
modalità di articolazione sono direttamente connesse con l'erranza del desiderio rispetto
all'oggetto verso cui è diretto. E, mentre nella parola la mancanza-a-essere (mancanza
come privazione, frustrazione, castrazione) viene ad essere rappresentata da un
significante, nel fantasma vi è un eccesso ad un qualche modo d'essere12 .



 10
     G. Contri, Nozioni fondamentali della teoria di Lacan, in Cahiers
  pour l'analyse, Boringhieri, Torino 1972, pag. 250
 11
    J.A. Miller, Schede di lettura lacaniane, in AA VV, Il mito individuale del nevrotico,
 Astrolabio, Roma 1986
 12
    J.A. Miller, cit. pag. 89
6
L'altro testo, quello cancellato, nelle sue formazioni segue regole relative ad una
strutturazione su due assi linguistici fondamentali13 che sono quelli della metafora
(sostituzione/condensazione)      e      della    metonimia/sineddoche      (combinazione/
spostamento). La metafora riguarda l'inserimento di un significante in una catena
significante in sostituzione di un'altro significante che rimane latente e disponibile per
un'altra catena significante. La metonimia/sineddoche riguarda la sostituzione di
significanti per rapporto di continuità, sostituzioni per cui va ad intendersi tra altre
figurazioni: la causa per l'effetto, l'effetto per la causa, il contenente per il contenuto,
l'astratto per il concreto la materia per l'oggetto. Si può affermare che l'universo del
sintomo ha una consistenza metaforica mentre la metonimia nel suo non-senso
apparente produce una processualità particolarmente importante come quello del
sapere->dominio->godimento. Qui il desiderio metonimicamente si separa dalla
domanda in una dialettica che richiama l'Altro /A/ il quale come inconscio (discorso
dell'Altro- sapere senza soggetto) non rimanda che a se stesso, a ciò di cui fa difetto.
Tale processualità in Lacan, nel passaggio dalle riflessione degli Scritti a quelle dei
Seminari, acquista una marcata centralità nella teoria dei quattro discorsi (Vedi schema
Discorso del rovescio della Psicoanalisi).


7
Ascoltiamo un discorso amoroso e vediamo che l'amore cerca una infinita differenza e
si procura infinite unificazioni (S IV 22). Ma il problema centrale resta il dare nel
rapporto amoroso, ovvero la relazione d'oggetto in cui l'oggetto è immaginario,
simbolico e reale, come Lacan ci ha insegnato. L'oggetto ovviamente rimanda a una
mancanza, per cui si ama ciò di cui si manca, ciò di cui si è privi, ciò per cui si è
frustrati, ciò che è riconducibile alla castrazione: tutte figurazioni che il desiderio
gioca tra l'immaginario e il simbolico. Per Lacan questi percorsi, questi coaguli,
conducono al tema freudiano del Padre, la cui scomparsa (morte, uccisione) produce
uno spazio simbolico di presenze richiamate il cui complemento è sempre immaginario
(castrazione come mancanza simbolica, fallo immaginario ecc.).
Lacan procede per ambiti paradossali che poi si chiariscono nell'articolazione: dopo ciò
che dalla mancanza conduce al padre ecco che ritorna sul dono in amore. Il dono è dato
dal vuoto del proprio desiderio. Lo scambio amoroso diventa così una dialettica della
mancanza strutturata su tre figure: il soggetto, l'altro, l'Altro come vettore della
mancanza. In tale spazio il dono è appello, richiesta, domanda, ovvero la parola sospesa
sul vuoto, parola che rivela in quanto vela il nulla generatore.


8
Ascoltiamo il soggetto parlare di sesso. Lacan ci dice che la sessualità è un luogo in cui
l'uomo non si trova assolutamente a suo agio14, ovvero niente va così male come i
rapporti tra uomo e donna. Rapporti tra parlanti, ciò che già complica le cose rispetto
agli animali (il sesso fa corpo in quanto essere parlante15), rapporti che riguardano il
godimento dei corpi, godere come jouer, godere come parola ma anche come emozione.
Rapporti che non sono rapporti: non c'è rapporto sessuale, sostiene Lacan, dato che il
rapporto non è propriamente sessuale e d'altra parte il godimento non stabilisce un
rapporto16.
Lacan ritiene che tutto ciò che è godimento nell'essere parlante comporta uno scarto,
una devianza: ciò che impedisce l'instaurarsi di qualcosa che possa definirsi rapporto.
Nel godimento il soggetto com-prende qualcosa che si nasconde in quanto in-dicibile,
vale a dire che, come in gran parte delle formulazione lacaniane, anche qui il centro,
l'elemento attivante è altrove, spiazzamento, eccentricità. Ciò riguarda pure il godimento
femminile di cui Lacan parla (1978) come qualcosa di cui non ci siamo ancora ben resi
conto... riguarda gli effetti secondari successivi all'atto sessuale, in particolare nella
donna.....17 la quale viene raggiunta dall'uomo solo fallendo nell'ambito della
perversione o anche l'uomo incontra una donna con la quale succede di tutto: cioè quel
fallimento in cui consiste la riuscita dell'atto sessuale18.

9


    13
       R. Jakobson, Essais de linguistique général, Ed. de Minuit, Paris 1963, pag. 61
    14
       J. Lacan, Del discoro psicoanalitico, in Lacan in Italia, La Salamandra, Milano 1978,
     pag. 190
    15
       J. Lacan, Alla " Scuola freudiana", in Lacan in Italia, pag. 239
    16
       J. Lacan, op. cit. pag. 211
    17
       J. Lacan, Excursus, in Lacan in Italia cit. pag. 219
    18
       J. Lacan, Radiofonia Televisione, Einaudi Torino 1982 pag. 93
La struttura e il soggetto: ecco il rapporto fondamentale che costituisce uno dei poli
teorici più produttivi in Lacan.
Struttura qui oltrepassa l'accezione strutturalista pur comprendendone             precise
coordinate di ordine linguistico e antropologico (Jakobson, Lévi-Strauss). Essa tende ad
assumere una connotazione dialettico-determinante (assoggetta il soggetto e lo dirige) di
tipo marxiano, ma nella misura in cui si articola col soggetto intorno ad una mancanza
attivante rivelata dalla psicoanalisi.
Il soggetto non è un dato di partenza19 ma si costituisce da un qualcosa che gli preesiste,
l'Altro, ovvero emerge come soggetto dell'inconscio, come significante per un altro
significante, soggetto di linguaggio nella struttura metonimica del desiderio.
In ogni caso il soggetto e la struttura sono presi nella logica del significante che è una
logica strutturale della mancanza, come si è detto. Questi elementi di teoria convergono,
dopo un percorso di elaborazioni, in un sistema di sole quattro lettere (che ricorda il
quadrato logico AEIO delle proposizioni aristoteliche) nello sviluppo topologico della
teoria dei quattro discorsi. In tale ambito il soggetto, come opportunamente rileva J.
A. Miller20, soggiacendo alla dinamica delle identificazioni non obbedisce al principio
di identità e si specifica come $, barrato come mancante-a-essere, o algebricamente
come √-1. La catena significante è data da S1.....S2. La lettera a rappresenta l'oggetto
come prodotto del soggetto in una prima fase. Successivamente questa lettera assume
una funzione abbastanza importante. Essa è l'oggetto nella formula del fantasma $ <> a
che inquadra l'andamento del desiderio. Successivamente essa viene ad assumere una
consistenza reale come scarto, elemento irriducibile, produzione, resto. Questo sistema
a quattro lettere ormai piuttosto in via di giusto abuso è il seguente.

                                  S1 --> S2
                                 ----    ----
                                  $ <-- a

Questo schema è il discorso dominante, discours du Maître, matrice per la produzione
di altri tre discorsi fondamentali quali quelli dell'isterico, dell'università e dell'analista
(Vedi Schema del Discorso del rovescio della psicoanalisi).

10
Marguerite Duras, James Joyce, l'Amleto shakespeariano: tra altri, territori letterari in
cui Lacan porta la sua peste. Così vengono riterritorializzati ulteriormente ambiti quali
l'angoscia, il rapporto tra sguardo e visione21, il Joyce-sinthomo22, il desiderio nella sua
interpretazione (S VI) (Vedi Grafi 1, 2, 3, completo).
In particolare i Seminari di J.A. Miller23 mostrano, come il Finnegans Wake è un
trionfo del sapere sulla verità, ovvero il godimento della scrittura che traduce una
lingua che è dell'inconscio e che non passa per l'immaginario, rimanendo simbolico
puro. Per quanto riguarda invece l'Amleto, inteso lacanianamente come soggetto
moderno, Lacan, tratta del desiderio oltre l'hegelismo e il freudismo, desiderio nella sua
dinamica metonimica di rinvio ai vari significanti, vettore di una mancanza nell'Altro24.
Amleto viene confrontato con Edipo e ne esce come colui che dispone di un sapere, ma
che è dell'Altro, ne esce come il soggetto che ha il proprio desiderio ancorato alle
modalità di una mancanza, di un perduto che è da scontare e che ritorna come barratura
dell'Altro.
Questi alcuni rimandi al continente della critica d'arte di derivazione freudiana ed a cui
Lacan ha contribuito con sollecitanti itinerari di indagine.

11
I matemi lacaniani oggi sono variamente applicati e la terminologia lacaniana, come
nelle intenzioni del suo creatore, si adatta in modo dialetticamente produttivo ad ambiti
diversi come rete significante utilizzabile nelle predisposta estensibilità della sua
lettera. Ancora una volta il riferimento è a Zizek che sembra, più di altri, aver
sviluppato una parte di ciò che è definibile come l'al di là della psicoanalisi,
proponendo una lettura di Lacan              oltre la clinica, ovvero proponendo una
interpretazione innovativa dei termini lacaniani. In tal senso Zizek articola molto
provocatoriamente la sua visione critica del Grande Altro richiamando, con una certa
continuità, la dialettica hegeliana. Si delinea così una omologia tra il Geist hegeliano ed
il Grande Altro da intendersi, questo, come un universo di discorso che nella sua trama

 19
    J.A. Miller, cit. pag. 80
 20
    J.A. Miller, cit. pag. 81
 21
    J. Lacan, in Marguerite Duras, Albatros, Paris 1975
 22
    J. Lacan, in Joyce & Paris, CNRS 1975
 Roma 1998 pag. 31 e segg.
 24
    J. Lacan, Amleto, in La Psicoanalisi, n. 5, Astrolabio Ubaldini Roma1989 pag. 12
 segg.
di significanti involge il soggetto secondo una specie di astuzia della ragione25. Tale
universo del Grande Altro presenta come elementi costitutivi: la fiction e la fantasy,
ovvero il plot simbolico generale e la strutturazione immaginaria apparentemente
trasgressiva 26 rispetto al potere che sostiene strutturalmente questo universo. Tra il
soggetto e il Grande Altro viene poi a stabilirsi una serie di rapporti dialettici attraverso
cui è possibile leggere la cultura di massa e non solo.
Zizek segue Lacan con una certa costanza di riferimenti anche per quanto riguarda le
dimensioni soggettive del'immaginario, del simbolico e del reale, ma anche per quanto
riguarda l'applicazione della teoria dei quattro discorsi ad ambiti storico-geografici ed
alla critica d'arte, in particolare per ciò che riguarda il cinema come ambito ricco di
indicatori in grado di rendere conto di vari aspetti della realtà contemporanea27. In tale
percorso la dimensione filosofica è preminente come modalità di approccio alla critica
del Potere (Grande Altro) nei suoi risvolti osceni (il Grande Altro può collassare
mostrando il suo vero volto) e nelle sue strategie di discorso28.


12
Ascoltare Lacan che individua nella dimensione linguistica ciò che istituisce un
rapporto tra psicoanalisi e cibernetica: si tratta di ordini di pensiero e di scienza (S II
371). Partendo dalla distinzione tra scienze esatte e scienze congetturali Lacan pone
la domanda: cos'è il reale ? La risposta univoca che giunge, in una prima fase, dalle
scienze è che il reale è ciò che si ri-trova sempre allo stesso posto. Ma qui nasce la
divaricazione tra le scienze, dato che se da una parte il reale pertiene all'esattezza esso
nondimeno, in altro ambito riguarda l'impossibile, riguarda l'annodarsi e lo snodarsi con
il simbolico e l'immaginario.
Attraverso un'altra domanda: che cos'è una porta ? Lacan delinea il concetto di
messaggio cibernetico e di rete banale (S II 383), ovvero parla dello sforzo della
cibernetica di collegare il reale ad una sintassi. Si ripropone così, ancora una volta, il
problema delle semantica e quindi del senso (orientamento della macchina da parte
dell'uomo) e quindi del desiderio.
La cibernetica, indica Lacan, pone in risalto la frattura tra ordine simbolico e
immaginario, questo immaginario che di fatto tende a invertire i discorsi, a spiazzare le
alterità dei desideri, a configurare realtà fantasmatiche (Vedi Cap. Cyberanalysis).

13
Ascoltare Lacan per il discorso sul soggetto come soggetto della scienza. Una scienza,
quella della psicoanalisi, che nel suo statuto viene a comprendere, attraverso il matema,
i canoni di una trasmissibilità necessaria di questo sapere.
Lacan ci dice che noi possiamo sapere, ci è lecito accedere al sapere della sua Scuola,
ad una teoria del pensiero che procede anzitutto con un trattamento trascendentale del
significante29 che conduce al funzionamento di base del pensabile e ciò in relazione con
una critica della filosofia che va da Aristotele a Galilei, a Cartesio, a Kant.
L'altra prospettiva che emerge in modo complementare a questa è quella di una
matematizzazione del significante e della delineazione del suo spazio logico. Viene così
a compimento il progetto di una teoria del pensiero che si completa con il passaggio
dalla logica del significante alla teoria della lettera, ovvero di ciò che produce, in
qualche modo, un sapere: la lettera, appunto (vedi l'Istanza della lettera e il Seminario
Encore).
Si tratta di una teoria che tiene ben conto del bourbakismo nel distinguere il calcolo
dalla deduzione, nel dare alla lettera un valore di costituzione e non solo di referenza.
Una teoria aperta questa che Lacan ci propone e che negli ultimi esiti si propone come
un mostrare di più oltre il linguaggio scritto: è un invito e una indicazione che
sottendono una necessità di sviluppo.

 25
    A. Piotti, Voci, in S. Zizek cit. pag. 203
 26
    A. Piotti, cit. pag. 204
 27
    S. Zizek, The sublime object of ideology, Verso London- New York, 1989
    S. Zizek, Looking awry: an introduction to Jacques Lacan troght popular culture,
     Mit Press, Cambridge Mass., 1991
    S. Zizek, Enjoy your symptom!: Jacques Lacan in Hollywood and
  out,
     Routlege, London- New York, 1992
    S. Zizek, Everything you always wanted to know about lacan (but were afraid
    to ask Hitchcock), Verso SZ, London, New York, 1992
    S. Zizek, Gaze and voice as love objects, R. Salecl and SZ Ed. Duhram, Duke
    Un. Press, 1996
    S. Zizek, Cogito and the inconscious, SZ Ed. Duhram Duke Un. Press, 1998
 28
    S. Zizek, Il grande altro cit., pag. 112
 29
    J.C. Milner, Jacques Lacan, pensiero e sapere, La Psicoanalisi, cit. pag 134
14
E dunque un soggetto e la scienza, ovvero le modalità di esistenza della
psicoanalisi (S 859). Temi questi affrontati negli anni sessanta da Lacan e centrati su
alcuni fondamenti quali i cambiamenti radicali attraverso cui la scienza procede, il
soggetto in causa in questi mutamenti, la posizione propria del soggetto come soggetto
della scienza (la psicoanalisi).
È dal concetto di discontinuità epistemologica di Koyré (differenza tra episteme
moderna ed episteme antica- alogicità dello sviluppo del pensiero scientifico- analisi
della dinamica dei rapporti tra scienze e filosofia- unità formale dei saperi-30) che
Lacan parte per porre in discussione il rapporto tra la scienza e la temporalità ponendo
in evidenza cambiamenti radicali, immissioni e reazioni31 .
Lacan pone in questione il soggetto in rapporto ai saperi. Si tratta del soggetto
cartesiano, questo soggetto che Lacan enuclea dal cogito considerandolo il soggetto
della scienza. È questa disconnessione che taglia i saperi e instaura un nuovo piano di
discorso scientifico. È questo nuovo soggetto che viene a contrapporsi al discorso
scientifico che cerca di sopprimerlo. Un soggetto dotato di statuto 32 uno statuto che è
relativo perché pertinente ad un discorso altro e ad un sapere altro, al di fuori di ogni
essenza ritenuta assoluta ed eterna.

15
Ascoltando Lacan è concretamente emergente una epistemologia come correlato ad un
pensiero forte. Gault, in tale ambito33 mostra come affrontando il rapporto tra scienza e
temporalità Lacan individui nel Dio degli Ebrei la nascita della scienza moderna, con
riferimento ad un percorso che va dall'ordine monoteistico instaurato da Mosè (rispetto
al disordine pagano) alla teoria copernicana (ideale monocentrico) a Cartesio ed a
Newton che preparano e già delineano un mondo-sistema in cui Dio tende a non
intervenire più.
La creazione stessa, come qualcosa che nasce dal nulla, per Lacan autorizza lo sviluppo
di saperi scientifici staccati e distinti da ogni riferimento alla divinità.
Il messaggio di Dio agli Ebrei, infine, quello che Lacan pone nella bocca dell'Angelo di
Yahvè, alla domanda di Mosè su chi fosse, la risposta Je suis ce qui je suis, sta ad
indicare un autoreferenzialità per cui il sapere si scinde dalla verità improntando di
questa distinzione tutto il pensiero medievale.
La psicoanalisi riprende questi temi studiando proprio i rapporti tra la verità e il sapere
scientifico.




 30
    A. Koyré, Studi galileiani, Einaudi Torino 1969
 31
    J.L. Gault, Pour une èpistemologie lacanienne, in Connaissez-vous Lacan?,
  Seuil Paris 1992, pag. 211
 32
    J.L. Gault, op. cit. pag. 214
 33
    J.L. Gault, op. cit. pag. 216
J. Lacan: elementi per la definizione di un percorso




LA FILOSOFIA
L'insegnamento di J. Lacan si presenta con notevoli risvolti filosofici. C'è un
richiamo continuo a vari filosofi e, nello stesso tempo, una utilizzazione sapiente di
alcune tematiche filosofiche nell'ambito delle elaborazioni lacaniane. Tutto ciò
porta ad un percorso filosofico interessante il cui polo di riferimento è la verità del
soggetto e che è utile individuare sinteticamente nei suoi assi principali -. Lacan
interessa i filosofi disponibili a recepire sollecitazioni di tipo epistemologico
provenienti dalle scienze umane (congetturali, come direbbe Lacan) nonché i
filosofi della soggettività (o di ciò che resta di essa) nella crisi della modernità e
della postmodernità. Ciò perché anche per quanto riguarda il postmoderno Lacan
viene a costituire un punto di riferimento- diretto o indiretto- anche per i filosofi
della deterritorializzazione soggettiva..
È quindi utile, per l'individuazione del percorso filosofico di Lacan, muoversi a due
livelli: una ricognizione sui riferimenti filosofici presenti nelle sue elaborazioni e
una delimitazione delle implicazioni filosofiche- dirette o indirette- relativamente a
ciò che riguarda il linguaggio, il soggetto- nella sua verità che è il desiderio- e
l'epistemologia della psicoanalisi e della scienza in generale. Va quindi considerato
il fatto che conseguenza del pensiero di Lacan è che la conoscenza è illusione o
mito34, al contrario vi sono saperi, saperi a palate e quindi l'inevitabile fading della
filosofia, data la preminenza dell'inconscio.
ERACLITO- Questo filosofo viene chiamato in causa                            relativamente
all'interpretazione del significante logos operata da Heidegger e su cui Lacan ritorna
al fine di recuperare il senso di un esserci presocratico di là dalle stratificazioni delle
filosofie successive. Come sempre Lacan ricerca ciò che può costituire, in qualche
modo, referenza anticipatoria rispetto alle sue teorie. In questo caso si tratta di
assegnare al linguaggio, attraverso il logos eracliteo-heideggeriano, un ruolo
decisivo per ciò che riguarda l'intenzionalità locutoria.
SOCRATE- Il filosofo ateniese è ritenuto la figura emblematica di colui che è alla
ricerca della verità dell'uomo. Colui che fa della comunicazione linguistica una virtù
(maieutica dell'Interlocutore) (E 128) atta a muoversi verso l'assoluto. Colui che
inizia il movimento dialettico della coscienza di sé, movimento che giungerà fino a
Hegel. (E 292). Prima figura d'analista, dunque che, attraverso la maieutica, riesce a
far emergere, nel soggetto, il linguaggio del desiderio (BJ 185) ma anche assertore
della possibilità (filosofica) del trionfo della via razionale (S 100)- attraverso il
dialogo- rispetto all'aggressività.
Socrate è pure, per Lacan un vettore di Giustizia che riconosce - e fa riconoscere-
la Legge e la Tradizione della Città. Iniziatore della psicoanalisi, quindi, per Lacan,
quando afferma che "..la voce dell'intelletto è bassa, ma non si arresta fino a che
non la si è intesa " (S 123) e maestro perfetto quando è riconosciuto da Alcibiade, il
seduttore, (Simposio platonico) e di cui l'analista Socrate- con un gioco di transfert
ante litteram (la figura socratica è portatrice di agalma, meraviglia e quindi è
l'oggetto del desiderio /a/ lacaniano)- fa risaltare la divisione del soggetto. È
quest'ultimo riferimento uno dei tipici mixage lacaniani di cui parla Borch-
Jacobsen a varie riprese nel suo libro su Lacan, un ri-leggere la tradizione filosofica
puntando là dove già altri avevano anticipato, in qualche modo, ciò che Lui ora
teorizza rendendolo omogeneo. In questo caso si tratta del transfert e
dell'ichspaltung.
Non va comunque eluso, anche per quanto riguarda Socrate, il problema
dell'influenza di Kojève su Lacan. E certamente Lacan fu suggestionato dall'articolo
di Kojève sul Journal philosophique (1917) in cui il filosofo russo prendeva le parti
34
     Scilicet 1-4, Milano, Feltrinelli 1977 pag. 179
di Socrate rispetto alla battaglia delle Isole Arginuse. Il tema dell'articolo
riguardava l'inevitabilità del crimine a fin di bene (posizione sostenuta da Socrate) e
l'affermazione di un'etica dell'uomo nel primato del bene collettivo (posizione
sostenuta da Kojève) (R 106). Socrate quindi come prima figura in cui si identifica,
in qualche modo, Lacan. Socrate alla ricerca della verità: ciò che lo rende
insuperabile (S 187) come Marx, come Freud, come Cartesio, come ...... Lacan
stesso.
PLATONE- Per Lacan anche in Platone sono presenti temi pertinenti al suo campo
di indagine. Platone è il saggio che mostra la dialettica comune alle passioni
dell'anima della città (S 114). Il filosofo ateniese ha avuto il merito di farci
conoscere l'elasticità della maieutica socratica attraverso un procedimento
affascinante (S 286). Da ciò emerge l'enigma intatto dello psicanalista per ciò che
riguarda la via che conduce alla verità. E le reminiscenze rientrano a pieno titolo
nella tecnica analitica come l'idea che non è niente altro che una figurazione
originaria dell'archetipo (S 383).
Vari sono quindi i richiami ai miti platonici per il loro simbolismo: la diade, Eros,
l'Uomo primordiale, l'Uomo sferico ovvero l'uovo, che nel rompersi fa uscire
l'Homo ma anche ciò che, con un gioco di parole, Lacan chiama Homelette ovvero
una ameba, un debordare, una lamella. Ciò che rappresenta la libido umana, un
campo di forze (S 849). È poi nel Seminario del 1960-61 (S XII) che Lacan si
dedica specificatamente a Platone ed anche in questo caso aleggia nell'aria la
figura di Kojève. Lacan commenta in modo magistrale il Simposio platonico
nell'ambito tematico del Transfert. Come sappiamo nel Simposio il tema dell'amore
viene affrontato in modo diverso da sei personaggi maschili ma con l'intervento di
una donna, Diotima. Lacan individua nelle parole di ciascun personaggio il desiderio
inconscio ed al Socrate platonico assegna, come si è visto, il ruolo dello
psicoanalista. In tale contesto Lacan individua anche gli oggetti del desiderio
indicatori della mancanza-a-essere. Dirà Lacan (R 274) che l'amore è dare ciò che
non si ha a qualcuno che non lo vuole (o che /pensa/ di volere altro).
Altri riferimenti a tematiche della filosofia platonica riguardano il tema lacaniano
della verità. I riferimenti sono alla Repubblica ed al concetto di verità come
adaequatio e rectitude du regard (BJ 79), una verità che mentre in Platone si
collega al tema della politica, in Lacan si confonde con l'elaborazione di un mito
della verità (BJ 159).
AGOSTINO- Lacan afferma di aver letto almeno trenta volte le Confessioni. In
effetti, vari sono i riferimenti lacaniani al pensiero agostiniano dato che il Vescovo
di Ippona viene esplicitamente ritenuto un anticipatore della psicoanalisi. In
particolare Lacan si riferisce ad Agostino là dove questi descrive un bambino- in-
fans- in preda alla gelosia, che guarda torvo il fratello di latte. Tale descrizione per
Lacan corrisponde alla frustrazione primordiale e all'aggressività originaria, (S
109) come coordinate psichiche dell'in-fans. Questa formulazione viene ripresa
anche più avanti negli Scritti a proposito del Discorso sulla causalità psichica (S
175). Agostino, poi, unitamente a Quintiliano, viene ritenuto tra quelli che in
epoca antica avevano già compreso la distinzione tra significato e significante
successivamente studiata da Ferdinand De Saussure (S 461). Ed è sempre
nell'ambito linguistico pertinente a De Saussure che si colloca il Seminario che il
23 giugno 1954 Lacan dedica al De significatione locutionis dal De Magistro
agostiniano. Siamo qui ad una ripresa dei temi dell'Istanza della lettera
dell'inconscio (S 493) in cui Lacan viene a delineare le modalità per cui l'inconscio è
strutturato come un linguaggio. Altro richiamo ad Agostino è presente nella
Posizione dell'inconscio (S 845) in cui viene chiamato a sostegno del fatto che
l'Altro è per il soggetto il luogo della sua causa significante dato che nessun
soggetto può essere causa di sé. Si tratta di un'alienazione costitutiva del soggetto
che si riferisce al concetto agostiniano del rifiuto dell'attributo della causa in sé al
Dio personale pensato come soggetto. Tema questo ripreso anche in ambito
epistemologico nel capitolo La scienza della verità (S 878) in cui Lacan esorta i
suoi uditori ad armarsi anzitutto di Agostino.
CARTESIO- Vari sono i riferimenti a Cartesio nelle teorie lacaniane ma un posto
centrale viene ad assumere la critica al Cogito. Anche in questo caso troviamo la
presenza di Kojève con cui Lacan doveva scrivere, nel 1936, un saggio (R 113) su
Hegel e Freud. L'introduzione a questo saggio, scritta da Kojève, tratta proprio del
Cogito cartesiano posto a confronto con l'autocoscienza hegeliana. Qui Kojève
delinea tre concetti che poi Lacan svilupperà, vale a dire l'io penso cartesiano che
diviene l'io desidero hegeliano - e quindi l'emergere della verità dell'essere che è il
desiderio- l'io come soggetto desiderante e lo scarto tra un je e un moi.
Negli anni '40 Lacan sposta sempre di più il Cogito in una prospettiva hegeliana per
cui è solamente nel dialogo con l'altro, solo attraverso un'alienazione nella comune
rete linguistica, che il soggetto costruisce una rappresentazione di sé, unica strada
per accedere, in qualche modo ad una coscienza di sé (E 229). E si tratta di un
Cogito a livello linguistico, sociale, immesso nella serie delle relazioni
intersoggettive.
In seguito, partendo proprio da questo soggetto diviso Lacan sviluppa una critica
che si può riassumere nella torsione del Cogito per cui io penso dove non sono e
quindi il soggetto è là dove non pensa. Lacan puntualizza poi che il je, soggetto
dell'enunciazione, shifter, viene usato per designare il soggetto senza significarlo (R
295), ciò che rimanda necessariamente al soggetto parlante e all'inconscio. Lacan
quindi non può non tener presente la critica heideggeriana del Cogito che traduce l'io
penso in un io rappresento, una forzatura che tuttavia è produttiva (BJ 75)
rientrando in quella metafisica della soggettività che, per Heidegger, si sviluppa da
Cartesio a Hegel. Su questa strada Lacan definisce il soggetto cartesiano un occhio,
un occhio che si vede in tutto ciò in cui si oggettiva e che costituisce il fondamento
della scienza galileo-cartesiana. Il Cogito per Lacan è dunque fondamentalmente
visuale, il soggetto si vede vedersi (S XI 76) e ciò è strettamente connesso con lo
stadio dello specchio.
In un altro Seminario, quindi, la riflessione lacaniana sul Cogito si connette con il
tema della verità: il soggetto come res cogitans incrocia- mancando-
incessantemente il reale e ciò perché questo soggetto è in-adeguato rispetto alla
verità (S XI 49) nel senso che è portato a negare la realtà a vantaggio di una
continua autorappresentazione. Ovvero l'io penso si traduce in un je/me/ dis e
quindi ad una adesione all'interpretazione heideggeriana del Cogito je/me/
représente (BJ 225) sottolineando così la distanza tra il soggetto dell'enunciazione e
l'enunciato che lo rappresenta. Come sottolinea Borch-Jacobsen Lacan ritiene che il
soggetto non può rapportarsi a se stesso nell'atto dell'enunciazione se non a
condizione di alienarsi nell'atto dell'enunciazione stesso in cui il soggetto se
re/prèsente: in qualche modo un monologo che diventa dialogo (BJ 226) (S XI 201).


SPINOZA- Spinoza rimane un amore di gioventù di Lacan. In particolare l'Etica
costituì negli anni '30 un punto di riferimento per Lacan strategicamente produttivo.
Lo spinozismo lacaniano di questo periodo riflette il tentativo di delineare, in modo
innovativo, una teoria della personalità basata sul parallelismo tra l'ordine delle
cose e l'ordine del pensiero. Lacan sottoscrive volentieri la tesi spinoziana
(proposizione sette del secondo libro dell'Etica) secondo cui tra il pensiero e le cose
c'è un rapporto di traduzione. Ed è in questa direzione che Lacan svilupperà la tesi
che la personalità è parallela alla totalità formata dall'individuo e dal suo ambiente
(R 56). Lacan trascrive la proposizione 57 del terzo libro dell'Etica sulla prima
pagina della sua Tesi e la commenta alla fine di questa, poi traduce ancora la
proposizione sette ma la traduce secondo una angolatura freudiana funzionale ai
suoi assunti. Utilizzerà ancora Spinoza privilegiando, ovviamente, la sua teoria del
desiderio e, negli anni '60, in particolare, scriverà un commento del kherem, pietra
miliare sul percorso che lo porterà fuori dalla International Psychoanalytical
Association (Seminario EPHE 1964). Nello stesso anno Spinoza viene dapprima
ripreso come il filosofo dell'amor intellectualis e poi sarà ripudiato a favore di
Kant.
KANT- Lacan si occupa di Kant anzitutto negli Scritti (Nota sulla relazione di
Daniel Lagache) a proposito della struttura del Superio (S 679) che viene posta in
relazione con l'eteronomia dell'essere riscontrata nelle istanze kantiane della via
stellata e della legge morale per cui Lacan fa coincidere la voce del Superio con la
voce stessa della coscienza, ovvero con la legge morale la quale, dice Lacan usando
una delle sue ellissi, è la stessa che udì il popolo ebraico sul monte Sinai.
Ed è sempre negli Scritti che troviamo Kant fuso con il Divino Marchese. In Kant
con Sade (S 764) abbiamo un incontro che lo stesso Lacan, nel finale, definisce una
bizzarria che è tutt'al più un tono di ragione e in cui sono presenti suggestioni che
Lacan ha ricavato (R 338) prima dalla lettura di Horkheimer e Adorno e poi da
Foucault. Secondo Lacan Sade porta a compimento la verità kantiana della Critica
della Ragion Pratica. Lacan individua della morale kantiana una teoria del desiderio
che però si realizza attraverso una rimozione dell'oggetto del desiderio stesso.
L'imperativo kantiano trova il suo approdo nel diritto ma attraverso la messa a morte
del desiderio. In una posizione simmetrica ma opposta l'imperativo sadiano porta al
godimento non rimuovendo l'oggetto /a/ del desiderio (che è sempre desiderio
dell'Altro che- in questo caso- è il torturatore). Anche in questo caso la fusione
Kant-Sade rientra in una strategia teorica che, come puntualmente sottolinea E.
Roudinesco (R.340), partendo dalla sovversione sadiana porta al centro del
pensiero del ventesimo secolo la sovversione freudiana e le nuove riflessioni
sviluppate da Lacan sul concetto di libertà (partendo da Spinoza, Kant-Sade e H.
Harendt) una libertà che per Lacan mal si conciliava con il sistema di potere della
     solita International Psychoanalytical Association. Per Lacan si trattava di affermare
     una nuova libertà di ricerca e di sviluppi terapeutici di là da ogni standardizzazione.
     HEGEL- La Fenomenologia dello Spirito di Hegel è senza dubbio l'opera che ha
     segnato più di tutte lo sviluppo delle teorie lacaniane. Già al tempo de La psicosi
     paranoica nei suoi rapporti con la personalità (tesi di dottorato in medicina, 1932)
     troviamo in Lacan un modo di leggere Hegel attraverso Freud indubbiamente
     inedito e produttivo. La paranoia criminale viene da Lacan letta secondo gli schemi
     della dialettica hegeliana, la dialettica servo-padrone (nel caso specifico, per quanto
     riguarda il caso Aimée si può parlare di una dialettica serva-padrona). L'alienazione,
     la coscienza di sé, la legge del cuore e il delirio di presunzione hegeliani vengono,
     per Lacan, a costituire elementi di una formula generale della follia applicabile in
     ambito psichiatrico e relativa ad una più generale dialettica dell'essere umano (E
     171 e segg.).
     Borch-Jacobsen, poi, mostra come a Hegel si riferisca Lacan quando si occupa dello
     specchio, ovvero della riflessione, re-flectere e della speculazione (speculum). È nel
     gioco dialettico tra riflessione e speculazione che si situa lo stadio dello specchio
     lacaniano in modo chiaramente hegeliano (BJ 71) là dove la riflessione ha un posto
     fondamentale nel processo speculativo (l'essere per Hegel deve necessariamente
     esporsi).
     Ma è attraverso le lezioni di Alexandre Kojève35 sulla Fenomenologia dello Spirito-
     una lettura antropologizzante e paraheideggeriana di Hegel- che Lacan trova nel
     filosofo tedesco il motore della sua teoria del soggetto. Chiaramente nella Tesi V
     della Relazione L'aggressività in psicoanalisi (1948) Lacan indica nella dialettica
     servo/padrone la legge di ferro dell'ontologia umana (S 115) e nella formula tesi-
     antitesi-sintesi la legge generatrice della realtà (S 135), oltre ad individuare nel
     lavoro dello schiavo il segno di una doppia alienazione relativa al prodotto ed
     all'essenza del lavoro stesso: ciò che porta l'immaginario del servo ad impigliarsi nel
     desiderio della morte del padrone che, per Lacan, coincide con la morte del servo
     stesso (E 805) e quindi ad un proiettarsi di rapporti tra ego e superego che Lacan
     riscontra, criticandoli, nel discorso analitico tradizionale.
     E quindi la centralità del desiderio antropogeno (Begierde), il desiderio come
     desiderio del desiderio dell'Altro, vale a dire che per Lacan il desiderio è sempre
     strutturalmente mediato (S 175). Al desiderio è collegata la domanda incessante
     del soggetto e la serie delle sue identificazioni. Il desiderio come percorso ai bordi di
     un vuoto sul nastro di Möebius: ciò che porta il soggetto a di-venire sempre altro da
     sé (BJ 115).
     Lacan, dunque, è segnato in modo decisivo dalla lettura kojeviana della
     Fenomenologia dello Spirito ma il suo interesse viene catturato dalla prospettiva
     heideggeriana che emerge dalle lezioni di Kojeve. La coscienza di sé kojeviana è
     assai vicina al dasein heideggeriano (BJ 116) ed è in questo ambito che la dialettica
     servo/padrone viene da Lacan considerata come impasse immaginaria (S I 248) ed
     alienazione irriducibile dato che il desiderio di riconoscimento rimanda a qualcosa
     d'altro che non se stessi. Desiderando il desiderio-dell'Altro si desidera se-stessi, ma
     non c'è identità tra il soggetto e lui-stesso e quindi ciò che è in questione è un altro
     sé. Per Lacan oltre il desiderio di riconoscimento, oltre un sé decentrato, c'è un
     rimando ad una entità che satura ed è il soggetto stesso: il nulla, o meglio il maestro
     assoluto (des absoluten Herrn), il quarto elemento del triangolo edipico cioè la
     morte. Una morte che non ha uno spazio fenomenologico in Hegel che tende ad
     evitarla, a differirla (BJ 118) e che invece Lacan ritrova in varie modalità nello
     spazio dell'immaginario.
     Tra i molti rimandi lacaniani a Hegel, attraverso e non Kojève, troviamo la teoria
     che vede nell'atto linguistico una simultaneità di presenza-assenza, di essere e non
     essere e che Borch-Jacobsen pone in analogia con l'hegeliano aspetto negatore del
     linguaggio là dove la parola, nel nominare la cosa la nega, la uccide nel momento
     in cui diviene idea, rivelando così che l'essenza dell'essere della cosa coincide con
     il nulla. Ma anche la parola è, kojèvianamente, la vita di questa morte e di questo
     nulla (BJ 204).
     Lacan, infine, tende a distaccarsi da Hegel sulla questione della verità, la quale viene
     dallo psicoanalista francese fatta uscire dall'ambito della astuzia della ragione per
     farla rientrare materialisticamente in un ambito marxiano (S 227).


     MARX- Varie sono nell'Opera lacaniana le disseminazioni che hanno come

35
     A. Kojève, Introduzione alla lettura di Hegel, Adelphi, Milano 1996
riferimento Marx, talvolta in passaggi che rimandano ad Hegel. È in tale ambito che
si potrebbe parlare di una economia politica dell'Immaginario36 quasi
individuando in Lacan una ellisse epistemologica pertinente ad una omologia tra la
critica dell'economia capitalistica marxiana e l'economia del soggetto. Scrive infatti
P. Bruno37 che ... come il discorso, costituendo l'oggetto al di fuori del soggetto del
godimento, gli conferisce il potere di supplire, mediante il desiderio, al godimento
che si perde- funzione del plus-godere, allo stesso modo la trasformazione della
forza lavoro in merce producendo un oggetto che è di fatto una perdita, quella del
plus-lavoro non pagato all'operaio, conferisce a questo oggetto il suo valore
aggiuntivo- funzione del plus-valore. L'oggetto a cui ci si riferisce qui è
naturalmente l'oggetto /piccolo a/. Il concetto del plus-godere38 rientra in questo
ambito, plus-godere che è prodotto dall'effetto di linguaggio come pure il discorso
del padrone e il discorso del capitalista39 (Lo sfruttamento del desiderio è la grande
invenzione del discorso del capitalista, perché dopotutto bisogna indicarlo col
proprio nome. Devo dire che è un marchingeno maledettamente riuscito.40). Ma è il
linguaggio che Lacan pone in primo piano, in un ambito strutturale per il soggetto,
linguaggio che pure ha a che fare41 con il valore di scambio e con il valore d'uso.
Lacan sottolinea la predominanza linguistica del valore di scambio a scapito del
valore d'uso il quale però implica il godimento.
Lacan però a varie riprese, in particolare negli Scritti si è pure soffermato su Marx
per ciò che riguarda il sintomo posto in relazione con la verità rispetto a Freud (S
187 227 433 813 480). La posizione di Lacan in tale ambito è che mentre per Marx
il sintomo rappresenta un ritorno (materialistico) alla verità, per Freud il sintomo è
verità. Ciò viene posto giustamente in rilievo da P. Bruno che dedica al rapporto
Lacan-Marx due esaurienti saggi 42 indicando come poi Lacan si distacca da Marx
per il fatto che il desiderio non può essere riassorbito in una distribuzione inedita
del suo oggetto43, ovvero che non è possibile regolare il rapporto del soggetto con il
godimento allo stesso modo di una ripartizione del plus-valore.
Altro spazio di riferimenti critici di Lacan a Marx è sia quello relativo alla
materialità del significante, per la sua incidenza rispetto al soggetto, sia quello che
riguarda il problema della scienza affrontato a due livelli: sul versante del soggetto
(cartesiano) della scienza, sul versante del discorso scientifico collocato nella teoria
dei quattro discorsi. In tale teoria dapprima Lacan distingue il discorso universitario
(per la sua coincidenza con il discorso scientifico dalla parte di Marx) da quello
dell'analista, per rilevare, successivamente (RT 76) l'analogia tra il discorso
universitario e quello isterico. Il problema di fondo, in ogni caso, da cui muove
Lacan è che la verità coincide con il reale che implica il godimento, tale processo
produce sempre un resto44.

HEIDEGGER- Martin Heidegger è uno dei filosofi che maggiormente ha
influenzato Lacan e da Lacan stesso spesso usato in chiave antisartriana. Si può così
certamente parlare di un'ottica heideggeriana in Lacan. Si tratta di un'ottica
attraverso cui vengono rielaborate, in ambito psicoanalitico, alcune problematiche
filosofiche. Abbiamo già visto la problematica connessa con il logos eracliteo e con
il cogito cartesiano e quindi si è accennato alla trattazione del concetto di verità. Ma
in senso generale Lacan mostra di accettare in pieno la filosofia heideggeriana
dall'antiumanesimo alla critica dell'idea di progresso, dalla finitezza dell'essere
all'alienazione linguistica ed esistenziale, al dis-velamento del desiderio. Dalla
lettura di Essere e Tempo (1927) e delle opere successive di Heidegger Lacan si
confronta con una visione dell'essere che è essere-gettati-nel-mondo ma anche ek-
sistere, progetto, tensione continua. Prima e dopo vi è il nulla, la morte: ciò che è la
possibilità propria e incondizionata del soggetto storico (S 312). Tematiche, queste,
presenti e spesso in primo piano- sapientemente amalgamate con la lettura kojèviana
di Hegel- nell'ambito della psicoanalisi lacaniana.


36
    P Stanziale, Per un'economia politica dell'immaginario in Situazionismo, Massari
  Editore, Bolsena 1998 pag. 47
 37
    P. Bruno, Ritratto di Marx, visto da Lacan, in La psicoanalisi n. 10 Astrolabio,
  Roma 1991, pag. 249
38
    J. Lacan, in Lacan in Italia, La Salamandra, Milano 1978, pag. 197
 39
    J. Lacan, cit. pag. 40
40
  J. Lacan, cit. pag. 239
41
  J. Lacan, cit. pag. 209
42
    P. Bruno, cit.
   P. Bruno, Marx, la psicoanalisi, il sintomo, in La Psicoanalisi, n. 21
 Astrolabio, Roma 1997
 43
    P. Bruno, Ritratto cit. pag. 250
44
  J. A. Miller, Silet, in La Psicoanalisi n. 21 cit. pag. 227
In particolare l'ampia trattazione lacaniana della verità trae da Heidegger i suoi
assunti di partenza. La verità è per Heidegger l'a-letheia dei presocratici, ovvero
svelamento e quindi vero è ciò che viene a mostrarsi chiaramente allo sguardo.
Vedere, dunque, ma nella dimensione che consente lo sguardo. Rimane però sempre
qualcosa di non-visibile, nascosto e dimenticato. E allora non c'è rivelazione della
verità senza un velamento, un nascondere: una erranza originaria. Come nel logos
che è un far-vedere (BJ 132) che necessariamente rimanda ad un non-svelato. È nel
nascondersi che la verità si offre nel modo più vero (S 18). Tutto ciò è anche
pertinente al linguaggio. Lacan ritiene che il linguaggio dell'uomo è attraversato da
parte a parte dal problema della SUA verità (E 160): una verità che può essere
manifestata come intenzione ma che può anche tradire esprimendo modalità della
formazione storica del soggetto stesso. Ma anche tutto ciò riguarda il desiderio (S
XI 129), la sua verità paradossale che è rimozione e dimenticanza (BJ 134).
Questa rimozione fa si che il logos che rimuove viene a rappresentare l'aletheia del
desiderio. Ovvero è mentendo che il soggetto dice (parola piena e parola vuota) la
verità del suo desiderio. La verità del soggetto viene poi posta da Lacan in relazione
con la realtà convenendo kojèvianamente che la verità si oppone alla realtà (S I
28). Lacan così raggiunge posizioni diverse da quelle heideggeriane di partenza pur
facendone restare sullo sfondo la struttura concettuale. Egli dirà che la verità parla
mentendo, che la verità si mostra nella truffa, nell'inganno e nella menzogna, ovvero
con tutto ciò che ha a che fare con la rimozione ( S I 216- S III 21 segg.).
WITTGENSTEIN- Nel Seminario del 1969-70 (XVII) Lacan si occupa del
Tractatus logico-philosophicus di Ludwig Wittgenstein. Il commento che Lacan fa
del Tractatus rientra in quella fase che la Roudinesco definisce Riforma matematica,
successiva alla precedente Riforma logica posta in atto negli anni sessanta da Lacan.
Siamo nell'ambito dei rapporti tra linguaggio, logica e filosofia per ciò che riguarda
le possibilità espressive del linguaggio, le sue rappresentazioni, i suoi rimandi
comunicativi. Ma anche si tratta di intendere la filosofia in senso terapeutico là dove
si vengono a stabilire i limiti del dicibile in relazione all'indicibile o ineffabile e alla
necessità del silenzio. Per Lacan la divaricazione tra il dire e il mostrare tende a
rientrare in una concezione della psicoanalisi che produce due esiti: uno di tipo
sciamanico-religioso e uno di tipo dogmatico, veicolabile nella misura in cui è
formalizzabile. È in tale prospettiva (R 372) che nasce, dallo sviluppo della
nozione di        gruppo quaternario quell'oggetto matematico che Lacan chiama
quadripode. Si tratta di quattro poli: il discorso del padrone, S1 significante
primordiale, S2 sapere inconscio, lavoro; $ soggetto barrato, indicibile, verità;
oggetto /a/ perdita, mancanza ma anche plusgodimento (quello del Padrone). La
rotazione dei quattro poli comporta la definizione di vari tipi di discorsi: quello
isterico, quello psicoanalitico, quello universitario. Lacan viene così a delineare una
teoria della discorsività che riguarda anche la libertà delle masse, la tirannide, la
necessità di un maître e la rivoluzione: concetti in cui risulta abbastanza evidente
l'impostazione antisartriana.

L'ANTROPOLOGIA
L'interesse di Lacan per gli studi di CLAUDE LÉVI-STRAUSS nasce nell'ambito
della convergenza e dell'incontro tra Scienze Umane che porta all'insieme di teorie
che prese il nome di Strutturalismo. L'Antropologia Strutturale di Lévi-Strauss
costituì, dal punto di vista metodologico- e per i risultati conseguiti- uno dei
maggiori punti di riferimento dello Strutturalismo. Le problematiche di fondo che
troviamo nello strutturalismo di Lacan e Lévi-Strauss- ma anche in Freud- sono
relative al fatto che il soggetto vive qualcosa che gli sfugge: una struttura di leggi e
di significanti che è pertinente all'inconscio umano ed ai rapporti tra natura e
cultura. C'è una relazione tra l'inconscio freudiano e la psico-logica dell'uomo che è
rilevabile nei miti, nelle strutture della parentela, nella costruzione dell'immaginario
in generale e del simbolico. Inoltre ciò che accomuna Lacan a Lévi-Strauss è il
produttivo interesse metodologico per la Linguistica. Per l'antropologo, come per lo
psicoanalista, la rete delle significazioni avvolge il soggetto (anche prima della
nascita, direbbe Lacan) e quindi è necessario possedere dei saperi (ancora Lacan)
che possano rendere conto delle leggi che presiedono all'uso del segno. Le strutture
della parentela, l'analisi dei miti, l'inconscio, attraverso la linguistica, acquistano una
intelligibilità notevole.
Lacan si rifà alle teorie lèvistraussiane nella delineazione dei tre registri del
soggetto: immaginario, simbolico e reale. Il simbolico, in particolare è quello posto
in evidenza dall'antropologo per ciò che riguarda lo scambio e la trasformazione
nell'area della significazione simbolica (E 272 - 380). Questa significazione è
strettamente connessa con la dialettica del desiderio. E quindi, in effetti, l'inconscio
lacaniano viene a coincidere con il simbolico lèvistraussiano.
Inoltre Lacan a più riprese (S I II          III) ha ripreso la formula lèvistraussiana
dell'inversione del proprio messaggio che riceve l'emittente da parte del ricevente.
Lacan, infine, come Lèvi-Strauss sostiene l'autonomia- e la non dipendenza- del
significante dal significato (S III 282, S XX 20- 31 segg.), vale a dire che il
significante è l'origine del significato come EFFETTO. E il significante originario è
- androcentricamente- il fallo.


LA LINGUISTICA
Come già accennato la Linguistica ha un ruolo importante nella psicoanalisi
lacaniana. Negli anni '50 nelle sue conferenze Lacan mostra di aver ben fatte proprie
le teorie linguistiche a partire dall'insegnamento saussuriano, compreso Benveniste e
Jakobson.
La formula di DE SAUSSURE S/s viene invertita da Lacan attribuendo al
significante un valore strategico decisivo Esiste così una rete di significanti e di
significati ovvero si tratta di due royaumes flottans (S III 135 segg.-E 502 segg.- BJ
216), la barretta di separazione rappresenta la rimozione del significato e, quindi, si
ha che il soggetto viene a costituirsi come un significante per un altro significante
in un insieme strutturale, inoltre c'è un momento in cui un significante va a
collegarsi con un significato dando origine alla significazione: questo momento è
detto da Lacan punto di capitone. Il significante qui va inteso come dotato di piena
autonomia rispetto al significato (S III 223), comunque il significante non significa
niente (BJ 211- S III 210) ma origina il significato che ne è un effetto (S XX 22
segg.). Si comprende così ciò che dice Lacan affermando che il senso si produce
dal non-senso (E 508). Infine anche la saussuriana dicotomia lingua/parola viene
in ambito psicoanalitico lacaniano ad acquisire una produttiva connotazione
significativa: la lingua non è più il linguaggio meno la parola ma viene in primo
piano il linguaggio che è la lingua più la parola.
Anche BENVENISTE viene chiamato in causa in vario modo nella psicoanalisi
lacaniana. Anzitutto per ciò che riguarda la relazione tra enunciazione, soggettività e
intersoggettività. Di cosa parla il soggetto quando dice io e tu, si chiede Benveniste.
Si tratta di realtà di discorso attraverso cui vanno a fondarsi soggettività e
intersoggettività. Vale a dire che è il linguaggio l'ambito di costituzione della
soggettività e della intersoggettività. Una teoria questa che Lacan sposa in pieno
quando parla del soggetto ridotto al puro fatto di dire: soggetto della parola che si
costituisce attraverso la mediazione del TU (BJ 173). C'è poi una linea concettuale
Saussure-Benveniste-Lacan relativa al rapporto significante/significato, rapporto di
arbitrarietà corretto da Benveniste nel senso che il significato va ricercato nelle
relazioni tra significanti. Lacan, a sua volta, aggiunge alla tesi di Benveniste, già
assai significativa in senso psicoanalitico, che il corpo letterale del significante non
ha nessuna anima (senso) e che un certo senso (esprit) emerge de son accouplement
avec d'autres corps aussi stupides que lui (BJ 212).
Ma punto nodale dei rapporti tra psicoanalisi è linguistica è quello genialmente
enunciato da Lacan per il quale L'INCONSCIO È STRUTTURATO COME UN
LINGUAGGIO (tesi questa che darà luogo a controversie con J. Laplanche per cui
l'inconscio è la condizione del linguaggio) (RL 299). La rimozione è pertinente alla
rete dei significanti che costituiscono l'inconscio il quale è organizzato secondo
connessioni di tipo METAFORICO e METONIMICO. Tra l'area del conscio e
quella dell'inconscio c'è una articolata dinamica di significanti funzionalmente
riferibile ad un modello linguistico le cui formazioni vengono ad emergere
nell'analisi... Siamo così ora in grado di esaminare quello che rappresenta il
modello linguistico-strutturale privilegiato da Lacan: quello di JAKOBSON. Dal
linguista di Praga Lacan mutua distinzioni che diventano importanti in ambito
psicoanalitico. L'icona, così è un significante che riproduce le qualità effettive del
significato; l'indice allude al significato attraverso relazioni tra significante e
significato; il simbolo è un significante che implica una regola relazionale tra
significante e significato. E quindi l'acquisizione degli assi attraverso cui si
articola il linguaggio: l'asse della selezione e l'asse della combinazione. Il primo
asse riguarda la possibilità di sostituzione di un termine con un altro per similarità,
per opposizione; l'altro asse riguarda la connessione, il contesto, il legame tra segni
per contiguità, per contrasto. Si può dunque costruire il seguente schema
esplicativo come propone A. Rifflet-Lemaire (RL 65):
SELEZIONE: similarità, opposizioni, paradigma, sostituzioni-associazioni,
(lingua), (sincronia), METAFORA.
COMBINAZIONE: contiguità, contrasti, contesto, sintagma, (parola), (diacronia),
METONIMIA.
La metafora e la metonimia (jakobsoniane) sono forme di articolazione del pensiero
ma sono anche pertinenti, come si è visto, all'inconscio e al linguaggio nelle loro
risposte oniriche, associative e sintomatologiche. La metafora può essere
ricondotta (BJ 219) per Lacan :
1-   alla sostituzione di una parola con un'altra sull'asse paradigmatico;
2-   alla metafora in senso retorico;
3-   alla condensazione freudiana;
4-   al sintomo psicoanalitico (E 507-518).

Mentre la metonimia viene a riguardare:
1-   la parola sull'asse sintagmatico;
2-   la metonimia in senso retorico;
3-   lo spostamento freudiano;
4-   il desiderio come continuo desiderio di un'altra cosa (E 505-518).

Vi sono infine nella psicoanalisi lacaniana notazioni di carattere linguistico che
possono essere riferite ad ambiti che vanno al di là della generalità dell'ottica
linguistica lacaniana e di cui si è cercato di rendere conto nelle brevi note precedenti.
È il caso della linguistica di J. L. AUSTIN di cui Borch-Jacobsen riprende alcuni
concetti-chiave mostrandone la corrispondenza con alcuni assunti lacaniani e
mostrando anche come vi sia qualche punto di contatto tra la pragmatica del
linguaggio (filosofia analitica sulla linea Ryle- Strawson- Watzlawich) e la visione
linguistica di Lacan. Il punto di partenza è la distinzione lacaniana tra parola vuota e
parola piena. Per Borch-Jacobsen (BJ 175 segg.) la parola piena lacaniana
corrisponde alla parola performativa di Austin (enunciato intenzionale di eseguire
un'azione che perciò stesso viene realizzata). Ciò perché:
1- si tratta di una parola non constativa (che non rappresenta né descrive niente di
precedente alla sua enunciazione);
2- non è di fatto né vera né falsa nel senso della corrispondenza ai fatti (esempio
tipico: il si nel matrimonio, enunciato che afferma e comporta il compimento di una
azione);
3- la parola piena lacaniana impegna, agisce, istituisce, trasforma, è atto, come la
parola performativa di Austin;
4- si tratta di una parola che impegna il soggetto ed acquista così un carattere
specificatamente soggettivo;
5- la parola piena lacaniana suppone e chiama una risposta che la definisce di
ritorno come l'atto illocutorio di Austin, vale a dire enunciato di comando,
intenzione, richiesta, proibizione (E 29 segg.);
6- l'efficacia o l'inefficacia della parola piena rientra nell'ambito del simbolico e va
a riferirsi ad una convenzione, ad un codice extralinguistico di pertinenza
antropologica.
La parola piena lacaniana, assimilabile al performativo austiniano, conduce
paradossalmente alla realizzazione del soggetto (E 247- BJ 177) che assume valore
di entità attraverso la potenza della Parola. Ma anche la parola vuota ha la sua
importanza afferma Lacan (E 291) e non va rigettata dato che in analisi quella più
frequente è la parola vuota la quale è anche piena dato che mentire è anche dire il
vero, come si è visto, per Lacan. Del resto anche Austin è sulle stesse posizioni
quando scrive che spesso la parola performativa è spesso formulata in modo
constativo.
Altro linguista pure chiamato in causa per la compatibilità e la conciliabilità delle
sue teorie con l'ottica linguistica lacaniana è N. E. CHOMSKY (RL 59). Questa
conciliabilità riguarda principalmente la differenza che Chomsky stabilisce tra la
struttura superficiale e la struttura profonda riscontrabili nel linguaggio. La prima
riguarda l'organizzazione della significazione e la sua consistenza materiale, la
seconda invece è relativa all'aspetto semantico, mentale. Per Chomsky (e Lacan non
potrebbe non essere d'accordo) la struttura profonda origina quella superficiale
attraverso un sistema di grammatica trasformazionale delle relazioni e delle regole
di base degli elementi significanti. Ciò richiama evidenti analogie tra le strutture
profonde chomskyane e le figurazioni metaforiche e metonimiche che caratterizzano
l'inconscio lacaniano.
Per concludere diremo che per Lacan il linguaggio è un modo di ri-produrre la
realtà, con ciò che ne consegue. Se il pensiero esiste per il linguaggio così ogni
conoscenza o sapere rispetto a se stessi e agli altri è determinata dalla lingua nel
senso che ogni accesso al linguaggio implica un assoggettamento a questo stesso. Il
linguaggio, inoltre, comporta anche una spaltung, una frattura- e una alienazione
conseguente- tra il vissuto e ciò che segnicamente, in qualche modo, viene a
sostituirlo. Questa alienazione allontana sempre più il soggetto da sé lungo la spirale
del tempo e ciò anche attraverso la dimensione linguistica che è in funzione della
coscienza. Ciò perché il linguaggio è connesso alle rimozioni costitutive
dell'inconscio.

FREUD
Per quanto riguarda Freud il problema per Lacan- ciò va sempre sottolineato- è
ritornarvi (in senso foucaultiano), ritornare a leggere Freud di là da ogni uso
strumentale e di là da ogni proliferazione incontrollata degli ambiti della
psicoanalisi. Si tratta di un ritorno alla lettera, al recupero di una ortodossia che nel
suo spirito è potenzialmente produttiva di autentici e validi sviluppi analitici. È
questo che propone Lacan proponendosi come continuatore dell'Opera freudiana.
Ma per muoversi su questa strada occorre recuperare anzitutto l'autonomia della
psicoanalisi rispetto ad altre scienze umane che vogliono fagocitarla, una autonomia
che Lacan recupera anche attraverso nuovi e originali apporti epistemologici.
 Poi vi sono quelle che Lacan ritiene essere degenerazioni strumentali della
psicoanalisi, si tratta della psicoanalisi americana che Lacan denuncia come una
tecnica di reintegrazione sociale. Vi sono poi tutti gli psicoanalisti che si sono
perduti in altri ambiti disciplinari o che non si sono attenuti correttamente ai
paradigmi dei vari ambiti analitici. Lacan, infine, è contro tutti i traduttori di Freud
che hanno tradito il senso della Lettera freudiana e condanna ogni riduzione della
psicoanalisi ad una tecnica trasmessa mediante insegnamenti mediocri (MP 120).
Ritornare a Freud significa per Lacan anzitutto realizzare una lettura diretta e
rigorosa del testo freudiano, ciò che Lacan stesso fa (MP 123) quando produce
originali e puntuali interpretazioni di analisi freudiane. Significa poi costruire una
struttura concettuale per illuminare e specificare meglio aspetti diversi dell'Opera
freudiana. Anche in tale direzione Lacan ha operato correttamente e sarebbe
certamente utile una ricognizione definitiva su tutti i punti della psicoanalisi
freudiana che Lacan riprende. A tale proposito va sottolineato il fatto che
Althusser45 mostra come Lacan abbia dato inizio ad una articolata delucidazione
dell'Opera freudiana.
Altra direzione è quella di porre in relazione le teorie psicoanalitiche con altre
discipline, ovvero rileggere i concetti freudiani alla luce dei risultati conseguiti da
altre scienze umane. E in tal senso abbiamo visto quale fecondo campo teorico viene
a generarsi dal riferirsi della psicoanalisi alla linguistica, all'antropologia, ma anche
alla matematica. Per ciò che riguarda l'aspetto sovversivo della psicoanalisi, infine,
tale aspetto, per la Roudinesco è da connettere (R 286), in Lacan, ad una eredità
culturale del Surrealismo.


LA TOPOLOGIA
L'interesse di Lacan per la Topologia emerge in modo evidente dopo gli anni '70. Gli
obiettivi di Lacan in questo ambito sono quelli di giungere ad una formalizzazione
del sapere psicoanalitico- e non solo- capace di rendere conto di ciò che non è
sempre dicibile o insegnabile, nonché di delineare sempre più un sapere teso verso
l'assoluto. In questa prospettiva Lacan lavora nell'ultimo decennio della sua vita
unitamente ad un gruppo di giovani matematici che riesce a coinvolgere nel suo
progetto. Risultati di questi studi sono teorie, figure topologiche- e nodi- che
traducono in vario modo le teorie lacaniane.
-C'è anzitutto il matema psicoanalitico ovvero un'algebra lacaniana capace di
trasmettere l'insegnamento psicoanalitico.
-Abbiamo poi il nodo borromeo composto da tre cerchi relativi ai tre registri del
soggetto: l'immaginario, il simbolico, il reale. Per Lacan il simbolico annoda e
snoda l'immaginario col reale.
-Il nastro di Möbius, invece, è una striscia che curvata si unisce con l'altro suo capo
invertito. Si tratta di una figura topologica in cui non vi è né rovescio né diritto, in
cui il bordo rimanda ad una ambivalenza tra esterno e interno e ad un percorso
intorno ad un vuoto costituente. Questa figura per Lacan rappresenta il soggetto
dell'inconscio.
-Vi è poi il toro o camera d'aria in cui una doppia circolarità di percorsi si snoda
intorno ad un vuoto sempre costituente.

45
     L. Althusser, Freud e Lacan, Ed. Riuniti, Roma 1981
-Altre figure topologiche sono il cross-cap, che è la chiusura del nastro di Möebius,
e la bottiglia di Klein che è la trasformazione di una doppia sfera in una unica
superficie in cui il soggetto può arrivare ad un punto che è il suo stesso rovescio e
che manifesta lui stesso come rovescio del limite della superficie stessa46.

La Topologia lacaniana si basa sull'uso di superfici che vengono impegnate in
operazioni logiche. Il toro, in particolare, serve a visualizzare il percorso della
domanda del soggetto che incessantemente ritorna ma sempre con uno scarto
raffigurabile come una spirale a molla lungo la superficie del toro stesso, ovvero una
superficie circolarizzata intorno ad un vuoto centrale costitutivo47. In queste
figurazioni la domanda e il desiderio visualizzano il soggetto nei loro andamenti su
cerchi irriducibili.


LAO-TZU
Buon conoscitore della lingua cinese Lacan si è occupato di Lao-Tzu (o Lao-Tse o
Laozi) in un lavoro di ricerca con F. CHENG. Tra i temi di ricerca un posto
fondamentale viene assunto dal concetto di vuoto intermedio, un concetto che Lacan
studia nella prospettiva di riuscire a formalizzare in modo valido la figurazione dei
tre registri del soggetto: l'immaginario, il simbolico e il reale (R 377). Quello che
cercava Lacan era una entità dinamica, una forza originata dal nulla e costitutiva di
una struttura triadica in grado di animare questa stessa struttura la quale richiamava
i tre registri lacaniani. Questo vuoto intermedio Lacan lo trova in Lao-tzu là dove
parla del Tao.
Il Tao all'origine genera l'Uno/ L'Uno genera il Due/ Il Due genera il Tre/ Il Tre
genera diecimila esseri/ I diecimila esseri s'appoggiano allo Yin/ E abbracciano lo
Yang/ L'armonia nasce dal soffio vuoto intermedio.
Nello studiare questo passo Lacan e Cheng si rendono conto che il vuoto intermedio
corrisponde al Tre, che emerge da un vuoto originario come soffio che anima gli due
altri soffi vitali, lo Yin ( forza passiva) e lo Yang (forza attiva), nello spazio del
divenire48. Questo vuoto intermedio servirà a Lacan a ridefinire la categoria del reale
nella psicoanalisi nell'ambito dei tre registri del soggetto.




46
   Scilicet, 1/4, Feltrinelli 1977, pag. 193
47
   D. Arbizzoni, L'uso lacaniano della topologia, in Cahiers pour l'Analyse,
  Boringhieri Torino 1972 pag. 235
48
   F.Cheng, Lacan nel quotidiano, in La Psicoanalisi- n.10, Astrolabio,
  Roma 7/12 1991 pag. 50 e segg.
ICHSPALTUNG E ALIENAZIONI IN LACAN




 1
 ....l'io dell'uomo moderno ha assunto la propria forma nella impasse dialettica
dell'anima bella che non riconosce la ragione stessa del suo essere nel disordine
che essa denuncia nel mondo. (S 258).
È questo lo stile inconfondibile di Jacques Lacan, geniale continuatore
dell'opera freudiana, che con le sue conferenze ha segnato i nuovi destini della
psicanalisi di là da ogni uso americano di questa. Nelle parole di Lacan (1953,
Roma) risulta evidente la crisi della alienata soggettività contemporanea che si
trova in una impasse dialettica come anima bella che non si ri-conosce in un
denunciato dis-ordine del mondo .
Lacan vede l'individuo costretto in una modalità comunicativa all'interno di una
enorme oggettivazione - originata dalla scienza moderna- in cui viene a dissolversi
proprio l'individualità. Con l'ironia che gli è propria cosi Lacan tesse la sua tela:
Egli (il soggetto) collaborerà efficacemente all'opera comune col suo lavoro
quotidiano e ornerà i suoi svaghi di tutte le gradevolezze di una cultura profusa
che, tra il romanzo giallo e le memorie storiche, tra le conferenze educative e
l'ortopedia delle relazioni di gruppo, gli darà di che dimenticare la sua esistenza e la
sua morte e insieme di che misconoscere in una FALSA COMUNICAZIONE il
senso particolare della sua vita. (S 274).
Lo psicanalista francese nota come in questa falsa comunicazione, che
caratterizza l'evo contemporaneo, ogni precauzione non fa che rinforzare lo
spessore di un verbalismo ...che non sarebbe vano misurare in base alla
somma statisticamente determinata dei chilogrammi di carta stampata, dei
chilometri di solchi discografici, delle ore di emissione radiofonica... (S 251) e, si
potrebbe aggiungere, alle tonnellate di nastri magnetici e di migliaia di ore di
televisione. È un mondo di hollow men, degli uomini vuoti ed imbottiti che si
appoggiano l'un l'altro con la testa piena di paglia, secondo l'immagine che Lacan
mutua da T.S. Eliot. Un mondo in cui Lacan riscontra una somiglianza tra la
situazione dell'individuo- nella società contemporanea- e l'alienazione della follia
..nella misura in cui..il soggetto vi e parlato più che non parli (S 294).

2
Ma, se questo e un quadro critico relativo al rapporto tra l'individuo ed il mondo
contemporaneo, c'è un         rimando d'obbligo che è quello che riguarda la
costituzione del soggetto        lacaniano.     Abbastanza       intrigante   sarebbe
ripercorrere il periplo della psicanalisi lacaniana rispetto al soggetto- e lo faremo
altrove- quello che non può non interessarci ora è invece l'evidenza di una doppia
alienazione soggettiva (strutturale e strutturante) dialetticamente operante.
Premesso che il riferimento a figurazioni hegeliane ed heideggeriane sono
presenti nel discorso lacaniano, il luogo di queste alienazioni- costitutive ed
originarie del soggetto- è quello in cui un bambino di sei mesi viene messo di
fronte ad uno specchio (S 87). È lo stadio dello specchio (Vedi schema) di cui parla
Lacan e in cui viene a scandirsi una dialettica delle alienazioni in varie fasi.
In un primo tempo il bambino vede la propria immagine nello specchio come
quella di un altro bambino, reale, e cerca gioiosamente di afferrarlo. In un secondo
tempo il bambino capisce che quella che vede e una immagine e non un essere reale.
In un terzo tempo, infine, il bambino si rende conto che nello specchio e riflessa
la propria immagine.
In questo processo è in questione l'identità del soggetto e la costituzione dell'io
freudiano e ciò avviene attraverso la mediazione di una immagine che costituisce
anche l'avvio a tutte le identificazioni successive.
Varie sono le significazioni connesse con lo stadio dello specchio lacaniano: dal
corpo disgregato al masochismo primordiale, dall'aggressività al narcisismo
che ben         rappresenta una alienazione fascinatrice (S 92). Nello stadio dello
specchio comincia la costruzione dell'io, ma comincia anche l'alienazione e
la scansione dell'immaginario che precede il simbolico. È l'affermazione di una
mediazione, quella della immagine, che decide del rapporto tra l'organismo e il
sé (S 91). Da questo momento l'alienazione diviene destino. Con lo stadio dello
specchio, infine, abbiamo l'alienazione che, nella costituzione del soggetto è
strutturale e strutturante per tutta una serie di inneschi:
un rapporto (erotico) tra il soggetto e la sua immagine alienata,
una tensione verso l'oggetto del desiderio dell'Altro,
una tensione aggressiva verso la conquista dell'Altro (S 90).
3
In seguito Lacan, analizzando ancora la costruzione della soggettività, mostra
come il fenomeno edipico rappresenti un secondo crocevia strutturale decisivo
(Vedi Schema Stadio dello specchio ed Edipo). Nel fenomeno edipico il passaggio
dalla natura alla cultura avviene attraverso una sequenza:
-l'in-fans desidera il genitore di sesso opposto;
-l'altro genitore viene, cosi, a rappresentare la proibizione, l'interdetto, l'autorità;
-l'in-fans si identifica con questo genitore per poter accedere al genitore che
desidera.
Nel fenomeno edipico Lacan individua tutta una serie di funzioni
dell'immaginario ed il il passaggio dall'immaginario al simbolico, alla legge. Anche
in questo caso abbiamo alienazioni strutturali e strutturanti, ma soprattutto
abbiamo una sublimazione originaria del soggetto e l'interiorizzazione della
legge del Padre (S 683).
Ma l'accesso all'ordine simbolico significa anche inserimento nell'ordine del
linguaggio: ciò che è fondamentale per la costituzione del soggetto. Anche in
questo caso troviamo una alienazione strutturante per cui il linguaggio nasce
laddove si verifica una frattura tra il soggetto e il segno che viene a sostituirlo.
Lacan mostra come in questo passaggio il soggetto si costituisce come tale: l'io
dice io. Si tratta di un processo dialettico- che lascia intravedere sullo sfondo La
Fenomenologia dello Spirito- basato sulla opposizione io-tu attraverso la quale il
soggetto si origina come tale (RL 34).
Ma l'accesso all'ordine simbolico del linguaggio non comporta l'affermazione del
soggetto ma la subordinazione di questi alla rete dei significanti pre-determinati. Si
tratta di una alienazione che vede la svalutazione dell'intuizione a vantaggio di
un ordine formale e formalizzante.
Scrive Lacan: I simboli avvolgono infatti la vita dell'uomo con una rete cosi totale
da congiungere prima ancora della sua nascita coloro che lo genereranno IN
CARNE E OSSA, da apportare alla sua nascita insieme ai doni degli astri, se non
ai doni delle fate, il disegno del suo destino, da dare alle parole che lo faranno
fedele o rinnegato, la legge degli atti che lo seguiranno persino là dove non è ancora
e persino al di là della sua morte, e da far si che per mezzo loro la sua fine trovi
il suo senso nel giudizio finale in cui il verbo assolve il suo essere o lo condanna-
salvo raggiungere la realizzazione soggettiva dell'essere-per-la-morte. (La cifra
di questo passo riflette l'ineluttabilità della catena simbolica quale era già stata
strutturalmente delineata da Lévi-Strauss nonché un esito heideggeriano: due autori
spessi presenti nel logos ellittico lacaniano) (S 391).
Entrare nell'ordine del linguaggio significa                anche partecipare ad un
simbolismo sociale caratterizzato da regole, consuetudini, interdetti. È questo
uno spazio articolato tra l'immaginario e il simbolico, di rapporti sociali ri-
costruiti nel discorso, dei feticci, delle rappresentazioni fantasmatiche (RL
138)49.
Nell'accesso all'ordine del linguaggio per Lacan vi e un percorso che comporta
una doppia spaltung, una frattura doppia:

1-soggetto/linguaggio 2- ri-costruzione nel linguaggio.
In questo percorso la prima spaltung (originante la prima alienazione) riguarda la
distinzione della relazione tra sé e sé (soggetto/linguaggio); la seconda spaltung
(originante la seconda alienazione) riguarda la costruzione della maschera,
dell'io che diventa personaggio (ri-costruzione nel linguaggio) (RL 203).
Lacan afferma che in questo alternarsi di alienazioni si genera l'inconscio in
corrispondenza dell'emergere di una apparenza e di un ruolo- il soggetto nel verbo
denuncia la sua mancanza-a-essere (RL 131).

49E. Ortigues, Le discours et le symbole, Aubier, Paris 196
 E. Ortigues, L'Oedipe africain, Plon, Paris 1966
Viene a costruirsi così uno scenario di alienazioni proprie del soggetto partendo
dall'accesso al logos e sostanziando l'io di ciò che si oppone alla verità dell'essere.
A. Rifflet-Lemaire, nel suo fondamentale libro su Lacan, sottolinea anche il fatto
che fino a quando la catena simbolica viene soggettivizzata nella pienezza delle
sue referenzialità viene a confermarsi la supremazia dell'uomo come specie, ma
quando vi è una caduta della referenzialità simbolica- ed un isolamento
relazionale rispetto alla catena significante- allora resta solo L'IMMAGINE ed
una alienazione come caduta in un vissuto immaginario: alienazione che è .. il fatto
di cedere una parte di sé ad un altro sé, di rendersi estraneo a se stesso (RL 99).

4
Lacan, sulla scorta di una notevole esperienza clinica, è portato ad affermare che
ancora prima di venire al mondo l'individuo e assimilato in una catena causale di
cui non sarà altro che un effetto. La potenza dell'ordine sociale e simbolico si
sviluppa in modo tale da condizionare l'individuo fin nell'inconscio.
In una dialettica di alienazioni- e di conflitti per il riconoscimento di sé- il
soggetto deve dis-conoscere la propria verità per affermare un JE decentrato
originariamente da un MOI: ciò che e definibile come alienazione naturale.
La psicanalisi lacaniana ha mosso grandi adesioni ma anche molti rifiuti. La
complessa macchina significante- attraverso cui Lacan si e rivolto agli analisti -
costituisce ancora oggi un riferimento per antropologi, linguisti e filosofi che vedono
nella cifra lacaniana uno dei tentativi più geniali di re-visione evolutiva della
psicanalisi, e ciò sia per quanto riguarda la clinica che per quanto riguarda i rimandi
filosofici. Se si volesse parlare di una ideologia lacaniana non si potrebbe non
riprendere quanto ha affermato Jacques- Alain Miller: ..è una sola l'ideologia di cui
Lacan fa la teoria: quella dell'IO MODERNO, vale a dire del SOGGETTO
PARANOICO DELLA CIVILTÀ' SCIENTIFICA, di cui la psicologia aberrante
teorizza il carattere immaginario a servizio della libera impresa (S 901).
Quest'ultimo tema e stato ripreso in varie occasioni da Lacan con accenni
decisamente critici verso il behaviorismo, verso le human relations, i patterns di
comportamento rimodellanti, la basic personality structure.

5
Lacan ci ha introdotto ad alienazioni strutturali e strutturanti del soggetto, ci
ha disegnato un ordine caratterizzato        da identificazioni   originarie, da
disconoscimenti necessitanti e da riconoscimenti strumentali.
Nella topologia del soggetto Lacan ha indicato:

-la supremazia del simbolico sul reale e l'immaginario;
-la determinazione dell'immaginario ad opera del simbolico;
-la precedenza dell'immaginario sul reale;
-la produzione del reale ad opera del simbolico;
-l'intrusione dell'immaginario nel reale50.

È in questo ordine di rapporti            che si iscrivono le stereotipizzazioni
strumentali dell'immaginario e le apposite offerte simboliche nella costruzione di
vaste aree di assoggettamento.
Nell'uomo AFFRANCATO della società moderna ecco che questa lacerazione
(una tensione soggettiva che, nel disagio della civiltà, va a intersecare quella
dell'angoscia) rivela fino al fondo dell'essere la sua formidabile crepa. È la
nevrosi di autopunizione, con i sintomi isterico-ipocondriaci delle sue inibizioni
funzionali, con le forme psicasteniche delle sue derealizzazioni dell'altro e dal
mondo, con le sue sequele sociali di scacco e di crimine. È questa vittima
commovente, e d'altronde irresponsabile, in rotta col bando che vota l'uomo
moderno alla più formidabile GALERA SOCIALE, che noi raccogliamo quando
viene da noi; e per questo essere di niente che il nostro compito quotidiano e di
aprire nuovamente la via del suo senso in una FRATERNITÀ discreta alla cui
misura siamo sempre troppo ineguali (S 118).




50
     G. Contri, Trad. e indice rag. in Scritti cit.
Lacan
Lacan
Lacan
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Lacan
Lacan
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Lacan

  • 1. PASQUALE STANZIALE ASCOLTARE LACAN (Note su luoghi, logiche ed economie del soggetto) Ascoltare Lacan J. Lacan: elementi per la definizione di un percorso Ichspaltung e alienazioni in Lacan Cyberanalisis Schemi, grafi e figure OKA 2012
  • 2. SIGLE BIBLIOGRAFICHE Le sigle sottoindicate rimandano a opere o seminari di/su Jacques Lacan CF : Les complexes familiux dans la formation de l'individu, Paris , Navarin, 1984. E : Ecrits , Paris, Seuil, 1966 edizione originale francese. S : Scritti, Torino, Einaudi, 1984 edizione italiana (tr. it. a cura di Giacomo Contri). S I : Les écrits techniques de Freud, Paris, Seuil,1975 (tr. It. Gli scritti tecnici di Freud- 1953-54- Torino, Einaudi, 1978). S II : Le moi dans la thèorie de Freud e dans la technique de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1978 (tr. It. L'io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi- 1954-55- Torino, Einaudi, 1991). S III : Les psychoses, Paris, Seuil, 1981 (tr. It. Le psicosi- 1955-56- Torino, Einaudi, 1985). S IV : La relation d'objet et les structurs freudiennes (1956-57) in La relation d'objet, a cura di J. Alain-Miller, Paris, Seuil, 1994 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche, 1978), (La relazione d'oggetto, Einaudi, Torino 1996). S V : Les formations de l'inconscient (1957-58), Bulletin de psychologie t XI 1957-78- t XII- 1958-59 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche, 1978). S VI : Le désir et son interprètation (1958-59) in Bulletin de psychologie T XIII 1959-60 (tr. it. in Seminari di Jacques Lacan- 1956-59, Parma, Pratiche, 1978). S VII : L'èthique de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1986 (tr. it. L'etica della psicoanalisi- 1959-60, Torino, Einaudi, 1994). S IX : L'identification (1961-62), dattiloscritto. S X : L'angoisse (1962-63), dattiloscritto. S XI : Les quatre concepts fondamentaux de la psychanalyse, Paris, Seuil, 1973 (tr. it. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 1979). S XVII : L'envers de la psychanalyse (1969-70), Paris, Seuil, 1991. S XX : Encore, Paris, Seuil, 1975 (tr. it. Ancora, Torino, Einaudi, 1983).. S XXIII : Le Sinthome (1975-76), Ornicar? 6-11, 1976-77. ------------
  • 3. JACQUES LACAN Elementi biografici Discendente da una famiglia di commercianti di aceto Jacques, Marie, Emile Lacan nasce, alle 14,30 il 13 aprile del 1901 a Parigi, nel III arrondissement. I valori della famiglia sono ispirati ad una stretta osservanza religiosa, ma ciò non esclude la presenza di conflitti tra le famiglie del ceppo Lacan, principalmente a causa del carattere autoritario del nonno di Jacques, Emile, che spesso umilia Alfred, il padre di Jacques. Negli anni della prima guerra mondiale Jacques risulta essere un adolescente piuttosto arrogante con molti interessi intellettuali. Insofferente rispetto ai valori della tradizione familiare si appassiona a Spinoza prima, ed a Nietzsche poi, ostentando un certo desiderio di distinguersi rispetto all'ambiente familiare e scolastico. A diciassette anni ha il primo rapporto sessuale. Si occupa con un certo affetto del fratello Jean-Marc, il quale in seguito, decide di entrare nell'ordine dei benedettini invece di diventare ispettore alle finanze, come vorrebbe Jacques. Nel 1919 termina i suoi studi al collège Stanislas. Incontra C. Maurras. Jacques si laurea, quindi, in medicina e, il 4 novembre del 1926, presenta il suo primo malato. Passa poi dalla neurologia alla psichiatria e presta servizio negli ospedali di Sainte- Anne e Henri-Rousselle. Per un periodo viene anche assegnato all'Infermeria della Prefettura di Polizia. Nel 1930 lavora alla clinica del Burgholzli sotto la direzione di Hans Maier. Successivamente ritorna all'ospedale di Sainte-Anne. Nel 1931 pubblica STRUTTURA DELLE PSICOSI PARANOICHE in cui risulta evidente l'influenza del suo maestro Clérambault con il quale, subito dopo, entra in conflitto. Si occupa quindi di follie simultanee, di paranoia femminile, di disturbi del linguaggio e viene a conoscenza della teoria saussuriana della lingua. Entra poi in contatto con l'ambiente surrealista e si occupa del caso di Marguerite Pantaine, un caso di paranoia che ha molta eco sulla stampa dell'epoca per i suoi risvolti cronachistici e giudiziari. Lacan, alla fine degli anni venti, diviene l'amante di Marie-Therese Bergerot. Successivamente si innamora, ricambiato, di Olesia Sinkiewicz, moglie di Pierre Drieu la Rochelle. Vari viaggi in Europa. Discute la tesi del dottorato in medicina nel 1932. La tesi LA PSICOSI PARANOICA NEI SUOI RAPPORTI CON LA PERSONALITÀ ha molti riscontri positivi nell'ambiente letterario. Successivamente Lacan comincia l'analisi con Rudolph Lowenstein con il quale entra presto in conflitto.
  • 4. Nel 1933 si interessa al famoso caso delle sorelle Papin e comincia a seguire il Seminario di A. Kojève. Nel 1934 sposa Marie-Louise Blondin nel municipio del XVIII arrondissement. Viaggio di nozze in Italia. Successivamente Lacan supera il concorso come primario nei manicomi, posto che non occuperà mai. Nel 1936 comincia a formulare la teoria dello STADIO DELLO SPECCHIO tenendo presente gli studi di Henri Wallon, Kojève e Koyré. A Marienbad- il 3 agosto 1936, alle 15,40- viene esposta ufficialmente la teoria dello STADIO DELLO SPECCHIO che risente anche degli studi di Melanie Klein di cui prende le parti nella disputa tra questa e Anna Freud. L'esposizione viene interrotta da E. Jones dopo quaranta minuti. Prime riflessioni sulla teoria dell'IMMAGINARIO. Il 20 dicembre del 1938 Lacan è ORDINARIO SPP per l'intercessione decisiva di Eduard Pichon e malgrado che Lowenstein ritenga poco ortodosso il training fatto presso di lui da Lacan. Continua ad interessarsi di filosofia sulla scia di quanto recepito attraverso Koyré e Kojève, in particolare il confronto tra Hegel e Freud. Frequenta sempre l'ambiente dei surrealisti ed ha una relazione con la moglie di Bataille, Sylvia. L'8 gennaio 1937 nasce Caroline Image Lacan. Nel frattempo Lacan frequenta anche l'ambiente dei pittori parigini di cui comincia a collezionare opere. Sempre nel 1937 viene chiamato a collaborare all'Enciclopédie Française per la voce sulla famiglia. Il 3 luglio 1941, sotto l'occupazione nazista, Sylvia Bataille mette al mondo Judith- Sophie figlia di Lacan. Lacan è medico personale di Pablo Picasso. Nel 1941 compra un appartamento al n. 5 di Rue de Lille, appartamento che diventerà il suo studio. Nel 1945 Lacan si occupa del SOFISMA DELLA LIBERTÀ e procede ad una revisione della teoria freudiana. Nel 1949 tiene una conferenza a Zurigo sullo STADIO DELLO SPECCHIO COME FORMATORE DELLA FUNZIONE DELL'IO in cui riprende organicamente la formulazione del 1936. Nel 1951 acquista una villetta a Guitrancourt che diventerà luogo di feste e di ospitalità per molti intellettuali europei dell'epoca. È vicepresidente della SPP. Dal 1951 al 1953 Lacan sviluppa la sua teoria del TEMPO DI DURATA della seduta psicoanalitica. Lacan assiste ad una seduta pubblica di Pio XII a Roma. Dà inizio al SEMINARIO. Studia l'antropologia di C. Lévi-Strauss. Tiene una conferenza a Roma su FUNZIONE E CAMPO DELLA PAROLA IN PSICOANALISI. Elabora la teoria dei registri di IMMAGINARIO- SIMBOLICO - REALE. Nel 1953 si scinde la SPP. Fondazione della Societé Française de Psychanalyse (SFP). Nel 1954 incontra C. G. Jung. Nel 1955 incontra M. Heidegger a Friburgo. Heidegger, successivamente, è ospite di Lacan a Guitrancourt. In questo periodo Lacan formula i concetti di NOME-DEL-PADRE e di FORCLUSIONE Lacan tiene una conferenza a Vienna nel 1956 sulla COSA FREUDIANA. Nel 1957 studia la linguistica di Roman Jakobson. Lacan concede, quindi, una intervista a L'EXPRESS dal titolo CLEFS POUR LA PSYCHANALYSE. Nel 1958 a Royaumont Lacan presenta LA DIREZIONE DELLA CURA E I PRINCIPI DEL SUO POTERE. Nel 1960 partecipa a Bonneval al dibattito sullo STRUTTURALISMO. Tiene poi il Seminario sulla LETTERA RUBATA cui aveva già lavorato nel 1957. Il 15 ottobre 1960 muore il padre di Lacan Alfred. Nel 1961 Lacan dedica il Seminario al TRASFERT e sviluppa un commento al SIMPOSIO platonico. Elabora, nel frattempo una struttura topologica del soggetto in opposizione alla EGO-PSYCHOLOGY.
  • 5. Nel 1963 J. Lacan e F. Dolto vengono espulsi dalla International Psychoanalytic Association dopo una serie di vicende e di conflitti. Lascia S. Anne e tiene i suoi Seminari all'Ecole Normale Supérieure di Rue d'Ulm. Dal 1963 al 1968 Jacques Alain-Miller rielabora e presenta la summa delle teorie lacaniane. In questo periodo Lacan entra in contatto con Umberto Eco. Si reca poi in viaggio in Giappone. Lacan fonda nel 1964 l'Ècole Freudienne de Paris che, nel 1971, conta 271 membri. Nel novembre del 1966, per la decisa iniziativa di F. Wahl escono LES ECRITS per le ED. DE SEUIL. Lacan quindi si reca ad un simposio a Baltimora. In questo periodo Lacan si occupa dell'elaborazione del MATEMA e studia i NODI. Nel 1967 Lacan firma il manifesto a favore di R. Debray e il manifesto a sostegno degli studenti in rivolta. Contatti con D. Cohn-Bendit. Lacan, nel 1968, fonda la rivista SCILICET che pubblica articoli senza firma. Nel 1969 Lacan subisce due tentativi di aggressione. Gli viene negata la sala per le conferenze all'ENS, così Lacan si trasferisce alla Facoltà di Diritto del Pantheon. Tiene il Seminario L'ENVERS DE LA PSYCHANALYSE su L. Wittgenstein. Lacan si reca per la seconda volta in Giappone nel 1971. Si occupa ancora del MATEMA in relazione a Wittgenstein. G. Deleuze e F. Guattari pubblicano, nel 1972, L'ANTI-EDIPO. Viaggio mancato di Lacan in Cina, nel 1973, con M. A. Macciocchi. Studio del cinese e incontro con rappresentanti del governo cinese. Muore la figlia Caroline mentre Lacan è in Albania. J. Alain-Miller, genero di Lacan, tiene una conferenza a Roma. Fondazione della rivista ORNICAR? J. Soury studia i problemi logici e topologici connessi con le teorie lacaniane. Nel 1973 Lacan presenta il MATEMA dell'identità sessuale. Sviluppa quindi il quadrato logico di Apuleio e la FORMULA DELLA SESSUAZIONE. Allocuzione di Lacan alla Sorbona, il 16 gennaio 1975, su J. Joyce e quindi Seminario LE SINTHOME sullo scrittore irlandese. Giro di conferenze negli Stati Uniti nel 1975. Nel 1980 Lacan scioglie l'Ècole Freudienne de Paris. Fondazione de La Cause Freudienne e de l’Ècole de la cause freudienne. Il 9 settembre 1981 Jacques Lacan muore a Guitrancourt.
  • 6. ASCOLTARE LACAN (Note su luoghi, logiche ed economie del soggetto) In un'epoca sempre più visionaria e piena di rumori di fondo ascoltare è sempre più difficile. L'invito è dunque ad ascoltare per rintracciare, in qualche modo, la delineazione di un senso. È questa una metafora ma anche il compito fondamentale del soggetto supposto sapere. Ascoltare dunque il logos-aletheia del soggetto: ciò che Lacan ha fatto per più di mezzo secolo. Ascoltare le voci di fondo della sua epoca, ciò che Lacan ha fatto in modo sapiente, isolando i discorsi più significativi: Kojève, Lèvi- Strauss, Heidegger ed altri. E tutto questo ascoltare ha attenuto ad un parlare, più che ad uno scrivere, un parlare teso ad essere metafora totale, che comprende il silenzio, che comprende la confidenza con il nulla e con il padrone assoluto: la morte. Da qui parte quello che deleuzianamente1 può ben definirsi il nomadismo dell'elaborazione lacaniana, cosa sono, in particolare, i Seminari se non quel deterritorializzare e riterritorializzare saperi, definire nuove direzioni di flussi, interpretare ed aprire accessi a nuovi campi di forze.... Di là da ogni liquidatoria incomprensibilità ora è possibile confrontarsi in pieno con un pensiero forte2 che si colloca al centro del contemporaneo e/o del post-moderno dato che Lacan è pure ciò che è venuto dopo di lui, sulla sua scia, da Deleuze e Guattari a Luce Irigaray ed altri, alle varie associazioni e scuole che si ispirano alle teorie lacaniane. In particolare a tutte quelle contaminazioni produttive che nascono da suggestioni ed applicazioni lacaniane, valga per tutti l'ampio ed indubbiamente innovativo itinerario di ricerca di S. Zizek3 per quanto riguarda l'ambito storico e i comportamenti di massa. Ascoltare Lacan significa accedere ad un confronto con l'erranza dei saperi, significa operare, ancora deleuzianamente, il taglio nel caos come piano d'immanenza produttivo di concetti, significa fare i conti con la logica del significante, con i giochi cruenti che la verità instaura col desiderio, significa accedere al mondo dell'oggetto /a/: l'universo dei sostituti originato dalla alienazione strutturale del soggetto (... i prodotti, dice Lacan, alla cui qualità, nella prospettiva marxista del plusvalore, i produttori potrebbero chiedere conto, invece che al padrone, dello sfruttamento che subiscono4), l'universo dell'io, a sua volta preda di una alienazione seconda, di un ordine simbolico dominante e costituente, dominio relativo alla predominanza nel mondo contemporaneo dell'universo relativo all'oggetto /a/ ed ai quattro discorsi lacaniani. Ciò che può costituire lo spazio 1 Deleuze- Guattari, Che cos'è la filosofia? Einaudi, Torino 1996 2 F. Papi, Un pensiero forte, in La psicoanalisi n. 10, Astrolabio Roma 1991 pag. 155 3 S. Zizek, Il Grande Altro, Feltrinelli, Milano 1999 4 J. Lacan, Radiofonia Televisione, Einaudi, Torino 1982, pag. 16
  • 7. critico di una economia politica dell'immaginario di cui abbiamo già parlato altrove5 e di cui è necessario individuare segmenti, percorsi e coaguli in vista di una consapevolezza critica, sempre più urgente, rispetto alle aree di dominio incombenti. Altro spazio, inoltre, in cui comincia a farsi interessante, di là da ogni interessatato pregiudizio, è il confronto con i modelli teorici lacaniani da parte delle neuroscienze, campo ancora in gran parte da dissodare malgrado che alcuni contributi siano già illuminanti6 in senso generale. Un esempio in tal senso è il campo percettivo: quando si ritiene che la normale percezione.... è una sorta di allucinazione con gradi di libertà ridotta7 non siamo in pieno nel concetto di fantasma che regge la realtà del Lacan degli anni ‘60 con tutti gli annessi e connessi... 1 Un in-fans davanti ad uno specchio: Lacan ci mostra le sue reazioni in tre momenti, fino a quando la sua prima conquista è una alienazione strutturale (Vedi Schema Stadio dello specchio ed Edipo), primaria identificazione di una lunga serie, emergere dell'immaginario e di nuove dimensioni delle psicosi infantili. Così il soggetto comincia a costituir-si, ma il suo percorso deve giungere ad un'altra alienazione strutturante: è il passaggio edipico ripreso da Lacan con un diverso approdo. La differenziazione sessuale comporta l'identificazione del bambino con il fallo, desiderio della madre (il desiderio, hegelianamente è desiderio del desiderio dell'altro); ma ecco che questa identificazione viene ostacolata dalla figura paterna nella forma della Legge del Padre: ciò che viene riconosciuto pure dalla Madre. Cosi abbiamo che il fallo torna al Padre che viene a rappresentarne il detentore ma anche un ordine: ordine di linguaggio, ordine simbolico, simbolismo che marca l'immaginario. Castrazione, come dire, istituzionale, alienazione strutturante e quindi soggettivizzazione che definisce ormai il soggetto come terzo nella struttura familiare. A livello linguistico si tratta di rapporti tra significanti in cui emerge un significante padrone (il fallo) nell'ambito di una struttura metaforica che si converte nel Nome del Padre, simbolo marcante l'identificazione secondaria. Un momento anche importante è quello relativo al rapporto tra il soggetto e il suo corpo. Si tratta del rimando ad una fase precedente allo stadio dello specchio, ma riguardante pure la formazione dell'ideale dell'io e del narcisismo (S 669) (Vedi Figure 1, 2, 3). 2 Il reale qui è causalità psichica, l'omologo della pulsione freudiana, è la causa motrice. Le altre due dimensioni o registri del soggetto sono l'immaginario e il simbolico (reale, imaginario e simbolico- il cosiddetto nodo borromeo- costituiscono la struttura dei piani del soggetto8 determinandolo) la cui relazione fa da schermo rispetto al reale. Questa relazione ha una consistenza fantasmatica ed instaura il rapporto tra il soggetto e l'oggetto del suo desiderio secondo la formula $ <> a'ltro. L'immaginario è la scansione/rapporto che si produce dall'impossibilità di accedere all'oggetto del desiderio pervenendo alla costituzione dell'io. L'ordine dell'Altro è quello dell'ineliminabille condizione simbolica di ordine sociale e inconscio: l'Altro luogo dell'inconscio, il Grande Altro simbolico, l'Altro come mediatore della verità9. 3 Parlare, ascoltare, ancora, un bambino che gioca, da solo, con un rocchetto e dice fort- da infinite volte. Così il bambino lascia trasparire il desiderio ma soprattutto l'apertura al linguaggio, questo linguaggio che ha la stessa struttura dell'inconscio, questa 5 Debord, Vaneigem ecc., SITUAZIONISMO- Materiali per una economia politica dell'immaginario, a cura di P. Stanziale, R. Massari Ed. Bolsena (Viterbo) 1998 6 G. Edelman, Natural darwinism 1987, S. Kauffman, The origin of Order 1993, A. Modell, Other Times, Other Realities 1990, S. Jordan, Systems Theories and Apriori Aspect of Perception 1998 7 F. Napolitano, Alla ricerca di un luogo comune tra mente e cervello, il manifesto 10.8.2000 8 B. Ogilvie, Lacan. Le sujet, PUF Paris 1987 pag.117 9 Clément, Bruno, Seve, Per una critica marxista della teoria psicoanalitica, Ed. Riuniti, Roma 1975 pag. 127
  • 8. parola che sottende una barra di separazione, una barra che barra il soggetto, che taglia la significazione. Il rapporto Significante/significato è la legge saussuriana che Lacan assume come fondamentale nel linguaggio. Sono due reti con una barratura piuttosto consistente. A predominare è quella superiore del significante, di cui già abbiamo visto come elemento primordiale il fallo che viene poi a rappresentare il significante fondamentale dell'inconscio: simbolo per eccellenza, senza realtà d'oggetto, indicatore della mancanza -a-essere. Slittare è il termine che si addice al significato, movimento incessante rispetto alla supremazia del significante: ciò che nel Seminario sulla 'Lettera rubata' (S 7) di Poe, sapientemente delineato da Lacan, prende forma come catena del linguaggio in cui si afferma il predominio del significante nel suo legarsi e coprire altri significanti in un trama che si fa Ordine in cui il soggetto può trovare riconoscimento nella misura in cui vi si rivolge, necessariamente soggiacendovi. La dialettica intersoggettiva lacaniana nasce da questi ordini di relazioni e si visualizza , completandosi, nello Schema L (Vedi) in cui il Soggetto (che rimanda all'Es freudiano) si rivolge agli oggetti (a'ltro) del suo desiderio i quali, nell'essergli proibiti, originano una relazione immaginaria del soggetto con altri oggetti (a) costituendo l'Io. Ma chi tira le file di tutto ciò è l'Altro, sia esso, l'altra scena dell'inconscio sia esso l'ordine simbolico: in ogni caso si tratta sempre di significanti in funzione predominante. 4 Parlare è domandare, incessantemente, domande che ricevono se stesse invertite. In tale spazio giocheranno l'analista e il soggetto. Basculazione della parola, quindi, e basculazione della verità, verità della parola piena, performativa. Parola che conduce al significante originario, sempre il fallo, questa mancanza della madre, che è il ritorno continuo del soggetto. Si ascolta dunque un soggetto costitutivamente decaduto perché scisso, diviso tra un io della maschera e ciò che si pone sull'altra scena, il luogo costituente del rimosso. Il parlare del soggetto rimanda ad un altro soggetto, il soggetto dell'inconscio, soggetto che è un effetto, effetto di linguaggio, effetto di un ordine e dunque di una struttura. Questa struttura è generatrice, crea nella misura in cui è originata da una mancanza, un difetto centrale che dà il moto all'inconscio, alle sue rappresentazioni, ai suoi ritorni continui sulla stessa soddisfazione la quale, più che riguardare un oggetto ben definito, riguarda sempre e solo il ritrovamento di sé, in tal modo l'oggetto è sempre perduto10. È il gioco di una mancanza senza fine: ciò che costituisce il destino del soggetto, ciò che produce il ritorno dell'oggetto come non-rappresentabile, ovvero come significante- oggetto diverso, allucinazione o altra scena che sia. Infine è la mancanza, essa si localizza in un corpo, si espande verso il piacere e si scopre desiderante, si volge così agli oggetti, sostituti molteplici, e si fa parola che chiede, come si è visto, e torna poi all'Altro di cui non può fare a meno: Ordine in cui deve perdersi per ri-trovarsi come ri-conosciuto (Vedi Schema della coscienza infelice). All'ascolto la scena si presenta con un nuovo modello di struttura. Una struttura che implica una epistemologia non tradizionale ma riferita ad una logica diversa anche dal punto di vista temporale. La divisione, il dentro e il fuori, un rapporto particolare tra il prima e il poi, una mancanza che non riguarda il reale: ecco i nuovi termini di una logica strutturale della soggettività. È da questa logica che emerge l'insoddisfazione, l'insufficienza di ogni oggetto rispetto ad un soggetto diviso e marcato da una mancanza. 5 Un soggetto parla. Il suo discorso è un testo che lascia trasparire un pre-testo nelle sue lacunosità, nelle sue forzature, nelle sue cadute logiche. Il testo che opera al di sotto rimanda all'inconscio, alle sue formazioni: produzione ineliminabile, giocata tra visioni, desideri, domande. Come il fantasma, formazione che si produce tra conscio e inconscio, schermo e scena mediante cui la realtà acquista sostegno11. Formazione importante quella del fantasma sia perché ha in sé i fondamenti dell'io, sia perché le sue modalità di articolazione sono direttamente connesse con l'erranza del desiderio rispetto all'oggetto verso cui è diretto. E, mentre nella parola la mancanza-a-essere (mancanza come privazione, frustrazione, castrazione) viene ad essere rappresentata da un significante, nel fantasma vi è un eccesso ad un qualche modo d'essere12 . 10 G. Contri, Nozioni fondamentali della teoria di Lacan, in Cahiers pour l'analyse, Boringhieri, Torino 1972, pag. 250 11 J.A. Miller, Schede di lettura lacaniane, in AA VV, Il mito individuale del nevrotico, Astrolabio, Roma 1986 12 J.A. Miller, cit. pag. 89
  • 9. 6 L'altro testo, quello cancellato, nelle sue formazioni segue regole relative ad una strutturazione su due assi linguistici fondamentali13 che sono quelli della metafora (sostituzione/condensazione) e della metonimia/sineddoche (combinazione/ spostamento). La metafora riguarda l'inserimento di un significante in una catena significante in sostituzione di un'altro significante che rimane latente e disponibile per un'altra catena significante. La metonimia/sineddoche riguarda la sostituzione di significanti per rapporto di continuità, sostituzioni per cui va ad intendersi tra altre figurazioni: la causa per l'effetto, l'effetto per la causa, il contenente per il contenuto, l'astratto per il concreto la materia per l'oggetto. Si può affermare che l'universo del sintomo ha una consistenza metaforica mentre la metonimia nel suo non-senso apparente produce una processualità particolarmente importante come quello del sapere->dominio->godimento. Qui il desiderio metonimicamente si separa dalla domanda in una dialettica che richiama l'Altro /A/ il quale come inconscio (discorso dell'Altro- sapere senza soggetto) non rimanda che a se stesso, a ciò di cui fa difetto. Tale processualità in Lacan, nel passaggio dalle riflessione degli Scritti a quelle dei Seminari, acquista una marcata centralità nella teoria dei quattro discorsi (Vedi schema Discorso del rovescio della Psicoanalisi). 7 Ascoltiamo un discorso amoroso e vediamo che l'amore cerca una infinita differenza e si procura infinite unificazioni (S IV 22). Ma il problema centrale resta il dare nel rapporto amoroso, ovvero la relazione d'oggetto in cui l'oggetto è immaginario, simbolico e reale, come Lacan ci ha insegnato. L'oggetto ovviamente rimanda a una mancanza, per cui si ama ciò di cui si manca, ciò di cui si è privi, ciò per cui si è frustrati, ciò che è riconducibile alla castrazione: tutte figurazioni che il desiderio gioca tra l'immaginario e il simbolico. Per Lacan questi percorsi, questi coaguli, conducono al tema freudiano del Padre, la cui scomparsa (morte, uccisione) produce uno spazio simbolico di presenze richiamate il cui complemento è sempre immaginario (castrazione come mancanza simbolica, fallo immaginario ecc.). Lacan procede per ambiti paradossali che poi si chiariscono nell'articolazione: dopo ciò che dalla mancanza conduce al padre ecco che ritorna sul dono in amore. Il dono è dato dal vuoto del proprio desiderio. Lo scambio amoroso diventa così una dialettica della mancanza strutturata su tre figure: il soggetto, l'altro, l'Altro come vettore della mancanza. In tale spazio il dono è appello, richiesta, domanda, ovvero la parola sospesa sul vuoto, parola che rivela in quanto vela il nulla generatore. 8 Ascoltiamo il soggetto parlare di sesso. Lacan ci dice che la sessualità è un luogo in cui l'uomo non si trova assolutamente a suo agio14, ovvero niente va così male come i rapporti tra uomo e donna. Rapporti tra parlanti, ciò che già complica le cose rispetto agli animali (il sesso fa corpo in quanto essere parlante15), rapporti che riguardano il godimento dei corpi, godere come jouer, godere come parola ma anche come emozione. Rapporti che non sono rapporti: non c'è rapporto sessuale, sostiene Lacan, dato che il rapporto non è propriamente sessuale e d'altra parte il godimento non stabilisce un rapporto16. Lacan ritiene che tutto ciò che è godimento nell'essere parlante comporta uno scarto, una devianza: ciò che impedisce l'instaurarsi di qualcosa che possa definirsi rapporto. Nel godimento il soggetto com-prende qualcosa che si nasconde in quanto in-dicibile, vale a dire che, come in gran parte delle formulazione lacaniane, anche qui il centro, l'elemento attivante è altrove, spiazzamento, eccentricità. Ciò riguarda pure il godimento femminile di cui Lacan parla (1978) come qualcosa di cui non ci siamo ancora ben resi conto... riguarda gli effetti secondari successivi all'atto sessuale, in particolare nella donna.....17 la quale viene raggiunta dall'uomo solo fallendo nell'ambito della perversione o anche l'uomo incontra una donna con la quale succede di tutto: cioè quel fallimento in cui consiste la riuscita dell'atto sessuale18. 9 13 R. Jakobson, Essais de linguistique général, Ed. de Minuit, Paris 1963, pag. 61 14 J. Lacan, Del discoro psicoanalitico, in Lacan in Italia, La Salamandra, Milano 1978, pag. 190 15 J. Lacan, Alla " Scuola freudiana", in Lacan in Italia, pag. 239 16 J. Lacan, op. cit. pag. 211 17 J. Lacan, Excursus, in Lacan in Italia cit. pag. 219 18 J. Lacan, Radiofonia Televisione, Einaudi Torino 1982 pag. 93
  • 10. La struttura e il soggetto: ecco il rapporto fondamentale che costituisce uno dei poli teorici più produttivi in Lacan. Struttura qui oltrepassa l'accezione strutturalista pur comprendendone precise coordinate di ordine linguistico e antropologico (Jakobson, Lévi-Strauss). Essa tende ad assumere una connotazione dialettico-determinante (assoggetta il soggetto e lo dirige) di tipo marxiano, ma nella misura in cui si articola col soggetto intorno ad una mancanza attivante rivelata dalla psicoanalisi. Il soggetto non è un dato di partenza19 ma si costituisce da un qualcosa che gli preesiste, l'Altro, ovvero emerge come soggetto dell'inconscio, come significante per un altro significante, soggetto di linguaggio nella struttura metonimica del desiderio. In ogni caso il soggetto e la struttura sono presi nella logica del significante che è una logica strutturale della mancanza, come si è detto. Questi elementi di teoria convergono, dopo un percorso di elaborazioni, in un sistema di sole quattro lettere (che ricorda il quadrato logico AEIO delle proposizioni aristoteliche) nello sviluppo topologico della teoria dei quattro discorsi. In tale ambito il soggetto, come opportunamente rileva J. A. Miller20, soggiacendo alla dinamica delle identificazioni non obbedisce al principio di identità e si specifica come $, barrato come mancante-a-essere, o algebricamente come √-1. La catena significante è data da S1.....S2. La lettera a rappresenta l'oggetto come prodotto del soggetto in una prima fase. Successivamente questa lettera assume una funzione abbastanza importante. Essa è l'oggetto nella formula del fantasma $ <> a che inquadra l'andamento del desiderio. Successivamente essa viene ad assumere una consistenza reale come scarto, elemento irriducibile, produzione, resto. Questo sistema a quattro lettere ormai piuttosto in via di giusto abuso è il seguente. S1 --> S2 ---- ---- $ <-- a Questo schema è il discorso dominante, discours du Maître, matrice per la produzione di altri tre discorsi fondamentali quali quelli dell'isterico, dell'università e dell'analista (Vedi Schema del Discorso del rovescio della psicoanalisi). 10 Marguerite Duras, James Joyce, l'Amleto shakespeariano: tra altri, territori letterari in cui Lacan porta la sua peste. Così vengono riterritorializzati ulteriormente ambiti quali l'angoscia, il rapporto tra sguardo e visione21, il Joyce-sinthomo22, il desiderio nella sua interpretazione (S VI) (Vedi Grafi 1, 2, 3, completo). In particolare i Seminari di J.A. Miller23 mostrano, come il Finnegans Wake è un trionfo del sapere sulla verità, ovvero il godimento della scrittura che traduce una lingua che è dell'inconscio e che non passa per l'immaginario, rimanendo simbolico puro. Per quanto riguarda invece l'Amleto, inteso lacanianamente come soggetto moderno, Lacan, tratta del desiderio oltre l'hegelismo e il freudismo, desiderio nella sua dinamica metonimica di rinvio ai vari significanti, vettore di una mancanza nell'Altro24. Amleto viene confrontato con Edipo e ne esce come colui che dispone di un sapere, ma che è dell'Altro, ne esce come il soggetto che ha il proprio desiderio ancorato alle modalità di una mancanza, di un perduto che è da scontare e che ritorna come barratura dell'Altro. Questi alcuni rimandi al continente della critica d'arte di derivazione freudiana ed a cui Lacan ha contribuito con sollecitanti itinerari di indagine. 11 I matemi lacaniani oggi sono variamente applicati e la terminologia lacaniana, come nelle intenzioni del suo creatore, si adatta in modo dialetticamente produttivo ad ambiti diversi come rete significante utilizzabile nelle predisposta estensibilità della sua lettera. Ancora una volta il riferimento è a Zizek che sembra, più di altri, aver sviluppato una parte di ciò che è definibile come l'al di là della psicoanalisi, proponendo una lettura di Lacan oltre la clinica, ovvero proponendo una interpretazione innovativa dei termini lacaniani. In tal senso Zizek articola molto provocatoriamente la sua visione critica del Grande Altro richiamando, con una certa continuità, la dialettica hegeliana. Si delinea così una omologia tra il Geist hegeliano ed il Grande Altro da intendersi, questo, come un universo di discorso che nella sua trama 19 J.A. Miller, cit. pag. 80 20 J.A. Miller, cit. pag. 81 21 J. Lacan, in Marguerite Duras, Albatros, Paris 1975 22 J. Lacan, in Joyce & Paris, CNRS 1975 Roma 1998 pag. 31 e segg. 24 J. Lacan, Amleto, in La Psicoanalisi, n. 5, Astrolabio Ubaldini Roma1989 pag. 12 segg.
  • 11. di significanti involge il soggetto secondo una specie di astuzia della ragione25. Tale universo del Grande Altro presenta come elementi costitutivi: la fiction e la fantasy, ovvero il plot simbolico generale e la strutturazione immaginaria apparentemente trasgressiva 26 rispetto al potere che sostiene strutturalmente questo universo. Tra il soggetto e il Grande Altro viene poi a stabilirsi una serie di rapporti dialettici attraverso cui è possibile leggere la cultura di massa e non solo. Zizek segue Lacan con una certa costanza di riferimenti anche per quanto riguarda le dimensioni soggettive del'immaginario, del simbolico e del reale, ma anche per quanto riguarda l'applicazione della teoria dei quattro discorsi ad ambiti storico-geografici ed alla critica d'arte, in particolare per ciò che riguarda il cinema come ambito ricco di indicatori in grado di rendere conto di vari aspetti della realtà contemporanea27. In tale percorso la dimensione filosofica è preminente come modalità di approccio alla critica del Potere (Grande Altro) nei suoi risvolti osceni (il Grande Altro può collassare mostrando il suo vero volto) e nelle sue strategie di discorso28. 12 Ascoltare Lacan che individua nella dimensione linguistica ciò che istituisce un rapporto tra psicoanalisi e cibernetica: si tratta di ordini di pensiero e di scienza (S II 371). Partendo dalla distinzione tra scienze esatte e scienze congetturali Lacan pone la domanda: cos'è il reale ? La risposta univoca che giunge, in una prima fase, dalle scienze è che il reale è ciò che si ri-trova sempre allo stesso posto. Ma qui nasce la divaricazione tra le scienze, dato che se da una parte il reale pertiene all'esattezza esso nondimeno, in altro ambito riguarda l'impossibile, riguarda l'annodarsi e lo snodarsi con il simbolico e l'immaginario. Attraverso un'altra domanda: che cos'è una porta ? Lacan delinea il concetto di messaggio cibernetico e di rete banale (S II 383), ovvero parla dello sforzo della cibernetica di collegare il reale ad una sintassi. Si ripropone così, ancora una volta, il problema delle semantica e quindi del senso (orientamento della macchina da parte dell'uomo) e quindi del desiderio. La cibernetica, indica Lacan, pone in risalto la frattura tra ordine simbolico e immaginario, questo immaginario che di fatto tende a invertire i discorsi, a spiazzare le alterità dei desideri, a configurare realtà fantasmatiche (Vedi Cap. Cyberanalysis). 13 Ascoltare Lacan per il discorso sul soggetto come soggetto della scienza. Una scienza, quella della psicoanalisi, che nel suo statuto viene a comprendere, attraverso il matema, i canoni di una trasmissibilità necessaria di questo sapere. Lacan ci dice che noi possiamo sapere, ci è lecito accedere al sapere della sua Scuola, ad una teoria del pensiero che procede anzitutto con un trattamento trascendentale del significante29 che conduce al funzionamento di base del pensabile e ciò in relazione con una critica della filosofia che va da Aristotele a Galilei, a Cartesio, a Kant. L'altra prospettiva che emerge in modo complementare a questa è quella di una matematizzazione del significante e della delineazione del suo spazio logico. Viene così a compimento il progetto di una teoria del pensiero che si completa con il passaggio dalla logica del significante alla teoria della lettera, ovvero di ciò che produce, in qualche modo, un sapere: la lettera, appunto (vedi l'Istanza della lettera e il Seminario Encore). Si tratta di una teoria che tiene ben conto del bourbakismo nel distinguere il calcolo dalla deduzione, nel dare alla lettera un valore di costituzione e non solo di referenza. Una teoria aperta questa che Lacan ci propone e che negli ultimi esiti si propone come un mostrare di più oltre il linguaggio scritto: è un invito e una indicazione che sottendono una necessità di sviluppo. 25 A. Piotti, Voci, in S. Zizek cit. pag. 203 26 A. Piotti, cit. pag. 204 27 S. Zizek, The sublime object of ideology, Verso London- New York, 1989 S. Zizek, Looking awry: an introduction to Jacques Lacan troght popular culture, Mit Press, Cambridge Mass., 1991 S. Zizek, Enjoy your symptom!: Jacques Lacan in Hollywood and out, Routlege, London- New York, 1992 S. Zizek, Everything you always wanted to know about lacan (but were afraid to ask Hitchcock), Verso SZ, London, New York, 1992 S. Zizek, Gaze and voice as love objects, R. Salecl and SZ Ed. Duhram, Duke Un. Press, 1996 S. Zizek, Cogito and the inconscious, SZ Ed. Duhram Duke Un. Press, 1998 28 S. Zizek, Il grande altro cit., pag. 112 29 J.C. Milner, Jacques Lacan, pensiero e sapere, La Psicoanalisi, cit. pag 134
  • 12. 14 E dunque un soggetto e la scienza, ovvero le modalità di esistenza della psicoanalisi (S 859). Temi questi affrontati negli anni sessanta da Lacan e centrati su alcuni fondamenti quali i cambiamenti radicali attraverso cui la scienza procede, il soggetto in causa in questi mutamenti, la posizione propria del soggetto come soggetto della scienza (la psicoanalisi). È dal concetto di discontinuità epistemologica di Koyré (differenza tra episteme moderna ed episteme antica- alogicità dello sviluppo del pensiero scientifico- analisi della dinamica dei rapporti tra scienze e filosofia- unità formale dei saperi-30) che Lacan parte per porre in discussione il rapporto tra la scienza e la temporalità ponendo in evidenza cambiamenti radicali, immissioni e reazioni31 . Lacan pone in questione il soggetto in rapporto ai saperi. Si tratta del soggetto cartesiano, questo soggetto che Lacan enuclea dal cogito considerandolo il soggetto della scienza. È questa disconnessione che taglia i saperi e instaura un nuovo piano di discorso scientifico. È questo nuovo soggetto che viene a contrapporsi al discorso scientifico che cerca di sopprimerlo. Un soggetto dotato di statuto 32 uno statuto che è relativo perché pertinente ad un discorso altro e ad un sapere altro, al di fuori di ogni essenza ritenuta assoluta ed eterna. 15 Ascoltando Lacan è concretamente emergente una epistemologia come correlato ad un pensiero forte. Gault, in tale ambito33 mostra come affrontando il rapporto tra scienza e temporalità Lacan individui nel Dio degli Ebrei la nascita della scienza moderna, con riferimento ad un percorso che va dall'ordine monoteistico instaurato da Mosè (rispetto al disordine pagano) alla teoria copernicana (ideale monocentrico) a Cartesio ed a Newton che preparano e già delineano un mondo-sistema in cui Dio tende a non intervenire più. La creazione stessa, come qualcosa che nasce dal nulla, per Lacan autorizza lo sviluppo di saperi scientifici staccati e distinti da ogni riferimento alla divinità. Il messaggio di Dio agli Ebrei, infine, quello che Lacan pone nella bocca dell'Angelo di Yahvè, alla domanda di Mosè su chi fosse, la risposta Je suis ce qui je suis, sta ad indicare un autoreferenzialità per cui il sapere si scinde dalla verità improntando di questa distinzione tutto il pensiero medievale. La psicoanalisi riprende questi temi studiando proprio i rapporti tra la verità e il sapere scientifico. 30 A. Koyré, Studi galileiani, Einaudi Torino 1969 31 J.L. Gault, Pour une èpistemologie lacanienne, in Connaissez-vous Lacan?, Seuil Paris 1992, pag. 211 32 J.L. Gault, op. cit. pag. 214 33 J.L. Gault, op. cit. pag. 216
  • 13. J. Lacan: elementi per la definizione di un percorso LA FILOSOFIA L'insegnamento di J. Lacan si presenta con notevoli risvolti filosofici. C'è un richiamo continuo a vari filosofi e, nello stesso tempo, una utilizzazione sapiente di alcune tematiche filosofiche nell'ambito delle elaborazioni lacaniane. Tutto ciò porta ad un percorso filosofico interessante il cui polo di riferimento è la verità del soggetto e che è utile individuare sinteticamente nei suoi assi principali -. Lacan interessa i filosofi disponibili a recepire sollecitazioni di tipo epistemologico provenienti dalle scienze umane (congetturali, come direbbe Lacan) nonché i filosofi della soggettività (o di ciò che resta di essa) nella crisi della modernità e della postmodernità. Ciò perché anche per quanto riguarda il postmoderno Lacan viene a costituire un punto di riferimento- diretto o indiretto- anche per i filosofi della deterritorializzazione soggettiva.. È quindi utile, per l'individuazione del percorso filosofico di Lacan, muoversi a due livelli: una ricognizione sui riferimenti filosofici presenti nelle sue elaborazioni e una delimitazione delle implicazioni filosofiche- dirette o indirette- relativamente a ciò che riguarda il linguaggio, il soggetto- nella sua verità che è il desiderio- e l'epistemologia della psicoanalisi e della scienza in generale. Va quindi considerato il fatto che conseguenza del pensiero di Lacan è che la conoscenza è illusione o mito34, al contrario vi sono saperi, saperi a palate e quindi l'inevitabile fading della filosofia, data la preminenza dell'inconscio. ERACLITO- Questo filosofo viene chiamato in causa relativamente all'interpretazione del significante logos operata da Heidegger e su cui Lacan ritorna al fine di recuperare il senso di un esserci presocratico di là dalle stratificazioni delle filosofie successive. Come sempre Lacan ricerca ciò che può costituire, in qualche modo, referenza anticipatoria rispetto alle sue teorie. In questo caso si tratta di assegnare al linguaggio, attraverso il logos eracliteo-heideggeriano, un ruolo decisivo per ciò che riguarda l'intenzionalità locutoria. SOCRATE- Il filosofo ateniese è ritenuto la figura emblematica di colui che è alla ricerca della verità dell'uomo. Colui che fa della comunicazione linguistica una virtù (maieutica dell'Interlocutore) (E 128) atta a muoversi verso l'assoluto. Colui che inizia il movimento dialettico della coscienza di sé, movimento che giungerà fino a Hegel. (E 292). Prima figura d'analista, dunque che, attraverso la maieutica, riesce a far emergere, nel soggetto, il linguaggio del desiderio (BJ 185) ma anche assertore della possibilità (filosofica) del trionfo della via razionale (S 100)- attraverso il dialogo- rispetto all'aggressività. Socrate è pure, per Lacan un vettore di Giustizia che riconosce - e fa riconoscere- la Legge e la Tradizione della Città. Iniziatore della psicoanalisi, quindi, per Lacan, quando afferma che "..la voce dell'intelletto è bassa, ma non si arresta fino a che non la si è intesa " (S 123) e maestro perfetto quando è riconosciuto da Alcibiade, il seduttore, (Simposio platonico) e di cui l'analista Socrate- con un gioco di transfert ante litteram (la figura socratica è portatrice di agalma, meraviglia e quindi è l'oggetto del desiderio /a/ lacaniano)- fa risaltare la divisione del soggetto. È quest'ultimo riferimento uno dei tipici mixage lacaniani di cui parla Borch- Jacobsen a varie riprese nel suo libro su Lacan, un ri-leggere la tradizione filosofica puntando là dove già altri avevano anticipato, in qualche modo, ciò che Lui ora teorizza rendendolo omogeneo. In questo caso si tratta del transfert e dell'ichspaltung. Non va comunque eluso, anche per quanto riguarda Socrate, il problema dell'influenza di Kojève su Lacan. E certamente Lacan fu suggestionato dall'articolo di Kojève sul Journal philosophique (1917) in cui il filosofo russo prendeva le parti 34 Scilicet 1-4, Milano, Feltrinelli 1977 pag. 179
  • 14. di Socrate rispetto alla battaglia delle Isole Arginuse. Il tema dell'articolo riguardava l'inevitabilità del crimine a fin di bene (posizione sostenuta da Socrate) e l'affermazione di un'etica dell'uomo nel primato del bene collettivo (posizione sostenuta da Kojève) (R 106). Socrate quindi come prima figura in cui si identifica, in qualche modo, Lacan. Socrate alla ricerca della verità: ciò che lo rende insuperabile (S 187) come Marx, come Freud, come Cartesio, come ...... Lacan stesso. PLATONE- Per Lacan anche in Platone sono presenti temi pertinenti al suo campo di indagine. Platone è il saggio che mostra la dialettica comune alle passioni dell'anima della città (S 114). Il filosofo ateniese ha avuto il merito di farci conoscere l'elasticità della maieutica socratica attraverso un procedimento affascinante (S 286). Da ciò emerge l'enigma intatto dello psicanalista per ciò che riguarda la via che conduce alla verità. E le reminiscenze rientrano a pieno titolo nella tecnica analitica come l'idea che non è niente altro che una figurazione originaria dell'archetipo (S 383). Vari sono quindi i richiami ai miti platonici per il loro simbolismo: la diade, Eros, l'Uomo primordiale, l'Uomo sferico ovvero l'uovo, che nel rompersi fa uscire l'Homo ma anche ciò che, con un gioco di parole, Lacan chiama Homelette ovvero una ameba, un debordare, una lamella. Ciò che rappresenta la libido umana, un campo di forze (S 849). È poi nel Seminario del 1960-61 (S XII) che Lacan si dedica specificatamente a Platone ed anche in questo caso aleggia nell'aria la figura di Kojève. Lacan commenta in modo magistrale il Simposio platonico nell'ambito tematico del Transfert. Come sappiamo nel Simposio il tema dell'amore viene affrontato in modo diverso da sei personaggi maschili ma con l'intervento di una donna, Diotima. Lacan individua nelle parole di ciascun personaggio il desiderio inconscio ed al Socrate platonico assegna, come si è visto, il ruolo dello psicoanalista. In tale contesto Lacan individua anche gli oggetti del desiderio indicatori della mancanza-a-essere. Dirà Lacan (R 274) che l'amore è dare ciò che non si ha a qualcuno che non lo vuole (o che /pensa/ di volere altro). Altri riferimenti a tematiche della filosofia platonica riguardano il tema lacaniano della verità. I riferimenti sono alla Repubblica ed al concetto di verità come adaequatio e rectitude du regard (BJ 79), una verità che mentre in Platone si collega al tema della politica, in Lacan si confonde con l'elaborazione di un mito della verità (BJ 159). AGOSTINO- Lacan afferma di aver letto almeno trenta volte le Confessioni. In effetti, vari sono i riferimenti lacaniani al pensiero agostiniano dato che il Vescovo di Ippona viene esplicitamente ritenuto un anticipatore della psicoanalisi. In particolare Lacan si riferisce ad Agostino là dove questi descrive un bambino- in- fans- in preda alla gelosia, che guarda torvo il fratello di latte. Tale descrizione per Lacan corrisponde alla frustrazione primordiale e all'aggressività originaria, (S 109) come coordinate psichiche dell'in-fans. Questa formulazione viene ripresa anche più avanti negli Scritti a proposito del Discorso sulla causalità psichica (S 175). Agostino, poi, unitamente a Quintiliano, viene ritenuto tra quelli che in epoca antica avevano già compreso la distinzione tra significato e significante successivamente studiata da Ferdinand De Saussure (S 461). Ed è sempre nell'ambito linguistico pertinente a De Saussure che si colloca il Seminario che il 23 giugno 1954 Lacan dedica al De significatione locutionis dal De Magistro agostiniano. Siamo qui ad una ripresa dei temi dell'Istanza della lettera dell'inconscio (S 493) in cui Lacan viene a delineare le modalità per cui l'inconscio è strutturato come un linguaggio. Altro richiamo ad Agostino è presente nella Posizione dell'inconscio (S 845) in cui viene chiamato a sostegno del fatto che l'Altro è per il soggetto il luogo della sua causa significante dato che nessun soggetto può essere causa di sé. Si tratta di un'alienazione costitutiva del soggetto che si riferisce al concetto agostiniano del rifiuto dell'attributo della causa in sé al Dio personale pensato come soggetto. Tema questo ripreso anche in ambito epistemologico nel capitolo La scienza della verità (S 878) in cui Lacan esorta i suoi uditori ad armarsi anzitutto di Agostino. CARTESIO- Vari sono i riferimenti a Cartesio nelle teorie lacaniane ma un posto centrale viene ad assumere la critica al Cogito. Anche in questo caso troviamo la presenza di Kojève con cui Lacan doveva scrivere, nel 1936, un saggio (R 113) su Hegel e Freud. L'introduzione a questo saggio, scritta da Kojève, tratta proprio del Cogito cartesiano posto a confronto con l'autocoscienza hegeliana. Qui Kojève delinea tre concetti che poi Lacan svilupperà, vale a dire l'io penso cartesiano che diviene l'io desidero hegeliano - e quindi l'emergere della verità dell'essere che è il desiderio- l'io come soggetto desiderante e lo scarto tra un je e un moi. Negli anni '40 Lacan sposta sempre di più il Cogito in una prospettiva hegeliana per cui è solamente nel dialogo con l'altro, solo attraverso un'alienazione nella comune
  • 15. rete linguistica, che il soggetto costruisce una rappresentazione di sé, unica strada per accedere, in qualche modo ad una coscienza di sé (E 229). E si tratta di un Cogito a livello linguistico, sociale, immesso nella serie delle relazioni intersoggettive. In seguito, partendo proprio da questo soggetto diviso Lacan sviluppa una critica che si può riassumere nella torsione del Cogito per cui io penso dove non sono e quindi il soggetto è là dove non pensa. Lacan puntualizza poi che il je, soggetto dell'enunciazione, shifter, viene usato per designare il soggetto senza significarlo (R 295), ciò che rimanda necessariamente al soggetto parlante e all'inconscio. Lacan quindi non può non tener presente la critica heideggeriana del Cogito che traduce l'io penso in un io rappresento, una forzatura che tuttavia è produttiva (BJ 75) rientrando in quella metafisica della soggettività che, per Heidegger, si sviluppa da Cartesio a Hegel. Su questa strada Lacan definisce il soggetto cartesiano un occhio, un occhio che si vede in tutto ciò in cui si oggettiva e che costituisce il fondamento della scienza galileo-cartesiana. Il Cogito per Lacan è dunque fondamentalmente visuale, il soggetto si vede vedersi (S XI 76) e ciò è strettamente connesso con lo stadio dello specchio. In un altro Seminario, quindi, la riflessione lacaniana sul Cogito si connette con il tema della verità: il soggetto come res cogitans incrocia- mancando- incessantemente il reale e ciò perché questo soggetto è in-adeguato rispetto alla verità (S XI 49) nel senso che è portato a negare la realtà a vantaggio di una continua autorappresentazione. Ovvero l'io penso si traduce in un je/me/ dis e quindi ad una adesione all'interpretazione heideggeriana del Cogito je/me/ représente (BJ 225) sottolineando così la distanza tra il soggetto dell'enunciazione e l'enunciato che lo rappresenta. Come sottolinea Borch-Jacobsen Lacan ritiene che il soggetto non può rapportarsi a se stesso nell'atto dell'enunciazione se non a condizione di alienarsi nell'atto dell'enunciazione stesso in cui il soggetto se re/prèsente: in qualche modo un monologo che diventa dialogo (BJ 226) (S XI 201). SPINOZA- Spinoza rimane un amore di gioventù di Lacan. In particolare l'Etica costituì negli anni '30 un punto di riferimento per Lacan strategicamente produttivo. Lo spinozismo lacaniano di questo periodo riflette il tentativo di delineare, in modo innovativo, una teoria della personalità basata sul parallelismo tra l'ordine delle cose e l'ordine del pensiero. Lacan sottoscrive volentieri la tesi spinoziana (proposizione sette del secondo libro dell'Etica) secondo cui tra il pensiero e le cose c'è un rapporto di traduzione. Ed è in questa direzione che Lacan svilupperà la tesi che la personalità è parallela alla totalità formata dall'individuo e dal suo ambiente (R 56). Lacan trascrive la proposizione 57 del terzo libro dell'Etica sulla prima pagina della sua Tesi e la commenta alla fine di questa, poi traduce ancora la proposizione sette ma la traduce secondo una angolatura freudiana funzionale ai suoi assunti. Utilizzerà ancora Spinoza privilegiando, ovviamente, la sua teoria del desiderio e, negli anni '60, in particolare, scriverà un commento del kherem, pietra miliare sul percorso che lo porterà fuori dalla International Psychoanalytical Association (Seminario EPHE 1964). Nello stesso anno Spinoza viene dapprima ripreso come il filosofo dell'amor intellectualis e poi sarà ripudiato a favore di Kant. KANT- Lacan si occupa di Kant anzitutto negli Scritti (Nota sulla relazione di Daniel Lagache) a proposito della struttura del Superio (S 679) che viene posta in relazione con l'eteronomia dell'essere riscontrata nelle istanze kantiane della via stellata e della legge morale per cui Lacan fa coincidere la voce del Superio con la voce stessa della coscienza, ovvero con la legge morale la quale, dice Lacan usando una delle sue ellissi, è la stessa che udì il popolo ebraico sul monte Sinai. Ed è sempre negli Scritti che troviamo Kant fuso con il Divino Marchese. In Kant con Sade (S 764) abbiamo un incontro che lo stesso Lacan, nel finale, definisce una bizzarria che è tutt'al più un tono di ragione e in cui sono presenti suggestioni che Lacan ha ricavato (R 338) prima dalla lettura di Horkheimer e Adorno e poi da Foucault. Secondo Lacan Sade porta a compimento la verità kantiana della Critica della Ragion Pratica. Lacan individua della morale kantiana una teoria del desiderio che però si realizza attraverso una rimozione dell'oggetto del desiderio stesso. L'imperativo kantiano trova il suo approdo nel diritto ma attraverso la messa a morte del desiderio. In una posizione simmetrica ma opposta l'imperativo sadiano porta al godimento non rimuovendo l'oggetto /a/ del desiderio (che è sempre desiderio dell'Altro che- in questo caso- è il torturatore). Anche in questo caso la fusione Kant-Sade rientra in una strategia teorica che, come puntualmente sottolinea E. Roudinesco (R.340), partendo dalla sovversione sadiana porta al centro del pensiero del ventesimo secolo la sovversione freudiana e le nuove riflessioni sviluppate da Lacan sul concetto di libertà (partendo da Spinoza, Kant-Sade e H.
  • 16. Harendt) una libertà che per Lacan mal si conciliava con il sistema di potere della solita International Psychoanalytical Association. Per Lacan si trattava di affermare una nuova libertà di ricerca e di sviluppi terapeutici di là da ogni standardizzazione. HEGEL- La Fenomenologia dello Spirito di Hegel è senza dubbio l'opera che ha segnato più di tutte lo sviluppo delle teorie lacaniane. Già al tempo de La psicosi paranoica nei suoi rapporti con la personalità (tesi di dottorato in medicina, 1932) troviamo in Lacan un modo di leggere Hegel attraverso Freud indubbiamente inedito e produttivo. La paranoia criminale viene da Lacan letta secondo gli schemi della dialettica hegeliana, la dialettica servo-padrone (nel caso specifico, per quanto riguarda il caso Aimée si può parlare di una dialettica serva-padrona). L'alienazione, la coscienza di sé, la legge del cuore e il delirio di presunzione hegeliani vengono, per Lacan, a costituire elementi di una formula generale della follia applicabile in ambito psichiatrico e relativa ad una più generale dialettica dell'essere umano (E 171 e segg.). Borch-Jacobsen, poi, mostra come a Hegel si riferisca Lacan quando si occupa dello specchio, ovvero della riflessione, re-flectere e della speculazione (speculum). È nel gioco dialettico tra riflessione e speculazione che si situa lo stadio dello specchio lacaniano in modo chiaramente hegeliano (BJ 71) là dove la riflessione ha un posto fondamentale nel processo speculativo (l'essere per Hegel deve necessariamente esporsi). Ma è attraverso le lezioni di Alexandre Kojève35 sulla Fenomenologia dello Spirito- una lettura antropologizzante e paraheideggeriana di Hegel- che Lacan trova nel filosofo tedesco il motore della sua teoria del soggetto. Chiaramente nella Tesi V della Relazione L'aggressività in psicoanalisi (1948) Lacan indica nella dialettica servo/padrone la legge di ferro dell'ontologia umana (S 115) e nella formula tesi- antitesi-sintesi la legge generatrice della realtà (S 135), oltre ad individuare nel lavoro dello schiavo il segno di una doppia alienazione relativa al prodotto ed all'essenza del lavoro stesso: ciò che porta l'immaginario del servo ad impigliarsi nel desiderio della morte del padrone che, per Lacan, coincide con la morte del servo stesso (E 805) e quindi ad un proiettarsi di rapporti tra ego e superego che Lacan riscontra, criticandoli, nel discorso analitico tradizionale. E quindi la centralità del desiderio antropogeno (Begierde), il desiderio come desiderio del desiderio dell'Altro, vale a dire che per Lacan il desiderio è sempre strutturalmente mediato (S 175). Al desiderio è collegata la domanda incessante del soggetto e la serie delle sue identificazioni. Il desiderio come percorso ai bordi di un vuoto sul nastro di Möebius: ciò che porta il soggetto a di-venire sempre altro da sé (BJ 115). Lacan, dunque, è segnato in modo decisivo dalla lettura kojeviana della Fenomenologia dello Spirito ma il suo interesse viene catturato dalla prospettiva heideggeriana che emerge dalle lezioni di Kojeve. La coscienza di sé kojeviana è assai vicina al dasein heideggeriano (BJ 116) ed è in questo ambito che la dialettica servo/padrone viene da Lacan considerata come impasse immaginaria (S I 248) ed alienazione irriducibile dato che il desiderio di riconoscimento rimanda a qualcosa d'altro che non se stessi. Desiderando il desiderio-dell'Altro si desidera se-stessi, ma non c'è identità tra il soggetto e lui-stesso e quindi ciò che è in questione è un altro sé. Per Lacan oltre il desiderio di riconoscimento, oltre un sé decentrato, c'è un rimando ad una entità che satura ed è il soggetto stesso: il nulla, o meglio il maestro assoluto (des absoluten Herrn), il quarto elemento del triangolo edipico cioè la morte. Una morte che non ha uno spazio fenomenologico in Hegel che tende ad evitarla, a differirla (BJ 118) e che invece Lacan ritrova in varie modalità nello spazio dell'immaginario. Tra i molti rimandi lacaniani a Hegel, attraverso e non Kojève, troviamo la teoria che vede nell'atto linguistico una simultaneità di presenza-assenza, di essere e non essere e che Borch-Jacobsen pone in analogia con l'hegeliano aspetto negatore del linguaggio là dove la parola, nel nominare la cosa la nega, la uccide nel momento in cui diviene idea, rivelando così che l'essenza dell'essere della cosa coincide con il nulla. Ma anche la parola è, kojèvianamente, la vita di questa morte e di questo nulla (BJ 204). Lacan, infine, tende a distaccarsi da Hegel sulla questione della verità, la quale viene dallo psicoanalista francese fatta uscire dall'ambito della astuzia della ragione per farla rientrare materialisticamente in un ambito marxiano (S 227). MARX- Varie sono nell'Opera lacaniana le disseminazioni che hanno come 35 A. Kojève, Introduzione alla lettura di Hegel, Adelphi, Milano 1996
  • 17. riferimento Marx, talvolta in passaggi che rimandano ad Hegel. È in tale ambito che si potrebbe parlare di una economia politica dell'Immaginario36 quasi individuando in Lacan una ellisse epistemologica pertinente ad una omologia tra la critica dell'economia capitalistica marxiana e l'economia del soggetto. Scrive infatti P. Bruno37 che ... come il discorso, costituendo l'oggetto al di fuori del soggetto del godimento, gli conferisce il potere di supplire, mediante il desiderio, al godimento che si perde- funzione del plus-godere, allo stesso modo la trasformazione della forza lavoro in merce producendo un oggetto che è di fatto una perdita, quella del plus-lavoro non pagato all'operaio, conferisce a questo oggetto il suo valore aggiuntivo- funzione del plus-valore. L'oggetto a cui ci si riferisce qui è naturalmente l'oggetto /piccolo a/. Il concetto del plus-godere38 rientra in questo ambito, plus-godere che è prodotto dall'effetto di linguaggio come pure il discorso del padrone e il discorso del capitalista39 (Lo sfruttamento del desiderio è la grande invenzione del discorso del capitalista, perché dopotutto bisogna indicarlo col proprio nome. Devo dire che è un marchingeno maledettamente riuscito.40). Ma è il linguaggio che Lacan pone in primo piano, in un ambito strutturale per il soggetto, linguaggio che pure ha a che fare41 con il valore di scambio e con il valore d'uso. Lacan sottolinea la predominanza linguistica del valore di scambio a scapito del valore d'uso il quale però implica il godimento. Lacan però a varie riprese, in particolare negli Scritti si è pure soffermato su Marx per ciò che riguarda il sintomo posto in relazione con la verità rispetto a Freud (S 187 227 433 813 480). La posizione di Lacan in tale ambito è che mentre per Marx il sintomo rappresenta un ritorno (materialistico) alla verità, per Freud il sintomo è verità. Ciò viene posto giustamente in rilievo da P. Bruno che dedica al rapporto Lacan-Marx due esaurienti saggi 42 indicando come poi Lacan si distacca da Marx per il fatto che il desiderio non può essere riassorbito in una distribuzione inedita del suo oggetto43, ovvero che non è possibile regolare il rapporto del soggetto con il godimento allo stesso modo di una ripartizione del plus-valore. Altro spazio di riferimenti critici di Lacan a Marx è sia quello relativo alla materialità del significante, per la sua incidenza rispetto al soggetto, sia quello che riguarda il problema della scienza affrontato a due livelli: sul versante del soggetto (cartesiano) della scienza, sul versante del discorso scientifico collocato nella teoria dei quattro discorsi. In tale teoria dapprima Lacan distingue il discorso universitario (per la sua coincidenza con il discorso scientifico dalla parte di Marx) da quello dell'analista, per rilevare, successivamente (RT 76) l'analogia tra il discorso universitario e quello isterico. Il problema di fondo, in ogni caso, da cui muove Lacan è che la verità coincide con il reale che implica il godimento, tale processo produce sempre un resto44. HEIDEGGER- Martin Heidegger è uno dei filosofi che maggiormente ha influenzato Lacan e da Lacan stesso spesso usato in chiave antisartriana. Si può così certamente parlare di un'ottica heideggeriana in Lacan. Si tratta di un'ottica attraverso cui vengono rielaborate, in ambito psicoanalitico, alcune problematiche filosofiche. Abbiamo già visto la problematica connessa con il logos eracliteo e con il cogito cartesiano e quindi si è accennato alla trattazione del concetto di verità. Ma in senso generale Lacan mostra di accettare in pieno la filosofia heideggeriana dall'antiumanesimo alla critica dell'idea di progresso, dalla finitezza dell'essere all'alienazione linguistica ed esistenziale, al dis-velamento del desiderio. Dalla lettura di Essere e Tempo (1927) e delle opere successive di Heidegger Lacan si confronta con una visione dell'essere che è essere-gettati-nel-mondo ma anche ek- sistere, progetto, tensione continua. Prima e dopo vi è il nulla, la morte: ciò che è la possibilità propria e incondizionata del soggetto storico (S 312). Tematiche, queste, presenti e spesso in primo piano- sapientemente amalgamate con la lettura kojèviana di Hegel- nell'ambito della psicoanalisi lacaniana. 36 P Stanziale, Per un'economia politica dell'immaginario in Situazionismo, Massari Editore, Bolsena 1998 pag. 47 37 P. Bruno, Ritratto di Marx, visto da Lacan, in La psicoanalisi n. 10 Astrolabio, Roma 1991, pag. 249 38 J. Lacan, in Lacan in Italia, La Salamandra, Milano 1978, pag. 197 39 J. Lacan, cit. pag. 40 40 J. Lacan, cit. pag. 239 41 J. Lacan, cit. pag. 209 42 P. Bruno, cit. P. Bruno, Marx, la psicoanalisi, il sintomo, in La Psicoanalisi, n. 21 Astrolabio, Roma 1997 43 P. Bruno, Ritratto cit. pag. 250 44 J. A. Miller, Silet, in La Psicoanalisi n. 21 cit. pag. 227
  • 18. In particolare l'ampia trattazione lacaniana della verità trae da Heidegger i suoi assunti di partenza. La verità è per Heidegger l'a-letheia dei presocratici, ovvero svelamento e quindi vero è ciò che viene a mostrarsi chiaramente allo sguardo. Vedere, dunque, ma nella dimensione che consente lo sguardo. Rimane però sempre qualcosa di non-visibile, nascosto e dimenticato. E allora non c'è rivelazione della verità senza un velamento, un nascondere: una erranza originaria. Come nel logos che è un far-vedere (BJ 132) che necessariamente rimanda ad un non-svelato. È nel nascondersi che la verità si offre nel modo più vero (S 18). Tutto ciò è anche pertinente al linguaggio. Lacan ritiene che il linguaggio dell'uomo è attraversato da parte a parte dal problema della SUA verità (E 160): una verità che può essere manifestata come intenzione ma che può anche tradire esprimendo modalità della formazione storica del soggetto stesso. Ma anche tutto ciò riguarda il desiderio (S XI 129), la sua verità paradossale che è rimozione e dimenticanza (BJ 134). Questa rimozione fa si che il logos che rimuove viene a rappresentare l'aletheia del desiderio. Ovvero è mentendo che il soggetto dice (parola piena e parola vuota) la verità del suo desiderio. La verità del soggetto viene poi posta da Lacan in relazione con la realtà convenendo kojèvianamente che la verità si oppone alla realtà (S I 28). Lacan così raggiunge posizioni diverse da quelle heideggeriane di partenza pur facendone restare sullo sfondo la struttura concettuale. Egli dirà che la verità parla mentendo, che la verità si mostra nella truffa, nell'inganno e nella menzogna, ovvero con tutto ciò che ha a che fare con la rimozione ( S I 216- S III 21 segg.). WITTGENSTEIN- Nel Seminario del 1969-70 (XVII) Lacan si occupa del Tractatus logico-philosophicus di Ludwig Wittgenstein. Il commento che Lacan fa del Tractatus rientra in quella fase che la Roudinesco definisce Riforma matematica, successiva alla precedente Riforma logica posta in atto negli anni sessanta da Lacan. Siamo nell'ambito dei rapporti tra linguaggio, logica e filosofia per ciò che riguarda le possibilità espressive del linguaggio, le sue rappresentazioni, i suoi rimandi comunicativi. Ma anche si tratta di intendere la filosofia in senso terapeutico là dove si vengono a stabilire i limiti del dicibile in relazione all'indicibile o ineffabile e alla necessità del silenzio. Per Lacan la divaricazione tra il dire e il mostrare tende a rientrare in una concezione della psicoanalisi che produce due esiti: uno di tipo sciamanico-religioso e uno di tipo dogmatico, veicolabile nella misura in cui è formalizzabile. È in tale prospettiva (R 372) che nasce, dallo sviluppo della nozione di gruppo quaternario quell'oggetto matematico che Lacan chiama quadripode. Si tratta di quattro poli: il discorso del padrone, S1 significante primordiale, S2 sapere inconscio, lavoro; $ soggetto barrato, indicibile, verità; oggetto /a/ perdita, mancanza ma anche plusgodimento (quello del Padrone). La rotazione dei quattro poli comporta la definizione di vari tipi di discorsi: quello isterico, quello psicoanalitico, quello universitario. Lacan viene così a delineare una teoria della discorsività che riguarda anche la libertà delle masse, la tirannide, la necessità di un maître e la rivoluzione: concetti in cui risulta abbastanza evidente l'impostazione antisartriana. L'ANTROPOLOGIA L'interesse di Lacan per gli studi di CLAUDE LÉVI-STRAUSS nasce nell'ambito della convergenza e dell'incontro tra Scienze Umane che porta all'insieme di teorie che prese il nome di Strutturalismo. L'Antropologia Strutturale di Lévi-Strauss costituì, dal punto di vista metodologico- e per i risultati conseguiti- uno dei maggiori punti di riferimento dello Strutturalismo. Le problematiche di fondo che troviamo nello strutturalismo di Lacan e Lévi-Strauss- ma anche in Freud- sono relative al fatto che il soggetto vive qualcosa che gli sfugge: una struttura di leggi e di significanti che è pertinente all'inconscio umano ed ai rapporti tra natura e cultura. C'è una relazione tra l'inconscio freudiano e la psico-logica dell'uomo che è rilevabile nei miti, nelle strutture della parentela, nella costruzione dell'immaginario in generale e del simbolico. Inoltre ciò che accomuna Lacan a Lévi-Strauss è il produttivo interesse metodologico per la Linguistica. Per l'antropologo, come per lo psicoanalista, la rete delle significazioni avvolge il soggetto (anche prima della nascita, direbbe Lacan) e quindi è necessario possedere dei saperi (ancora Lacan) che possano rendere conto delle leggi che presiedono all'uso del segno. Le strutture della parentela, l'analisi dei miti, l'inconscio, attraverso la linguistica, acquistano una intelligibilità notevole. Lacan si rifà alle teorie lèvistraussiane nella delineazione dei tre registri del soggetto: immaginario, simbolico e reale. Il simbolico, in particolare è quello posto in evidenza dall'antropologo per ciò che riguarda lo scambio e la trasformazione nell'area della significazione simbolica (E 272 - 380). Questa significazione è strettamente connessa con la dialettica del desiderio. E quindi, in effetti, l'inconscio lacaniano viene a coincidere con il simbolico lèvistraussiano. Inoltre Lacan a più riprese (S I II III) ha ripreso la formula lèvistraussiana
  • 19. dell'inversione del proprio messaggio che riceve l'emittente da parte del ricevente. Lacan, infine, come Lèvi-Strauss sostiene l'autonomia- e la non dipendenza- del significante dal significato (S III 282, S XX 20- 31 segg.), vale a dire che il significante è l'origine del significato come EFFETTO. E il significante originario è - androcentricamente- il fallo. LA LINGUISTICA Come già accennato la Linguistica ha un ruolo importante nella psicoanalisi lacaniana. Negli anni '50 nelle sue conferenze Lacan mostra di aver ben fatte proprie le teorie linguistiche a partire dall'insegnamento saussuriano, compreso Benveniste e Jakobson. La formula di DE SAUSSURE S/s viene invertita da Lacan attribuendo al significante un valore strategico decisivo Esiste così una rete di significanti e di significati ovvero si tratta di due royaumes flottans (S III 135 segg.-E 502 segg.- BJ 216), la barretta di separazione rappresenta la rimozione del significato e, quindi, si ha che il soggetto viene a costituirsi come un significante per un altro significante in un insieme strutturale, inoltre c'è un momento in cui un significante va a collegarsi con un significato dando origine alla significazione: questo momento è detto da Lacan punto di capitone. Il significante qui va inteso come dotato di piena autonomia rispetto al significato (S III 223), comunque il significante non significa niente (BJ 211- S III 210) ma origina il significato che ne è un effetto (S XX 22 segg.). Si comprende così ciò che dice Lacan affermando che il senso si produce dal non-senso (E 508). Infine anche la saussuriana dicotomia lingua/parola viene in ambito psicoanalitico lacaniano ad acquisire una produttiva connotazione significativa: la lingua non è più il linguaggio meno la parola ma viene in primo piano il linguaggio che è la lingua più la parola. Anche BENVENISTE viene chiamato in causa in vario modo nella psicoanalisi lacaniana. Anzitutto per ciò che riguarda la relazione tra enunciazione, soggettività e intersoggettività. Di cosa parla il soggetto quando dice io e tu, si chiede Benveniste. Si tratta di realtà di discorso attraverso cui vanno a fondarsi soggettività e intersoggettività. Vale a dire che è il linguaggio l'ambito di costituzione della soggettività e della intersoggettività. Una teoria questa che Lacan sposa in pieno quando parla del soggetto ridotto al puro fatto di dire: soggetto della parola che si costituisce attraverso la mediazione del TU (BJ 173). C'è poi una linea concettuale Saussure-Benveniste-Lacan relativa al rapporto significante/significato, rapporto di arbitrarietà corretto da Benveniste nel senso che il significato va ricercato nelle relazioni tra significanti. Lacan, a sua volta, aggiunge alla tesi di Benveniste, già assai significativa in senso psicoanalitico, che il corpo letterale del significante non ha nessuna anima (senso) e che un certo senso (esprit) emerge de son accouplement avec d'autres corps aussi stupides que lui (BJ 212). Ma punto nodale dei rapporti tra psicoanalisi è linguistica è quello genialmente enunciato da Lacan per il quale L'INCONSCIO È STRUTTURATO COME UN LINGUAGGIO (tesi questa che darà luogo a controversie con J. Laplanche per cui l'inconscio è la condizione del linguaggio) (RL 299). La rimozione è pertinente alla rete dei significanti che costituiscono l'inconscio il quale è organizzato secondo connessioni di tipo METAFORICO e METONIMICO. Tra l'area del conscio e quella dell'inconscio c'è una articolata dinamica di significanti funzionalmente riferibile ad un modello linguistico le cui formazioni vengono ad emergere nell'analisi... Siamo così ora in grado di esaminare quello che rappresenta il modello linguistico-strutturale privilegiato da Lacan: quello di JAKOBSON. Dal linguista di Praga Lacan mutua distinzioni che diventano importanti in ambito psicoanalitico. L'icona, così è un significante che riproduce le qualità effettive del significato; l'indice allude al significato attraverso relazioni tra significante e significato; il simbolo è un significante che implica una regola relazionale tra significante e significato. E quindi l'acquisizione degli assi attraverso cui si articola il linguaggio: l'asse della selezione e l'asse della combinazione. Il primo asse riguarda la possibilità di sostituzione di un termine con un altro per similarità, per opposizione; l'altro asse riguarda la connessione, il contesto, il legame tra segni per contiguità, per contrasto. Si può dunque costruire il seguente schema esplicativo come propone A. Rifflet-Lemaire (RL 65): SELEZIONE: similarità, opposizioni, paradigma, sostituzioni-associazioni, (lingua), (sincronia), METAFORA. COMBINAZIONE: contiguità, contrasti, contesto, sintagma, (parola), (diacronia), METONIMIA. La metafora e la metonimia (jakobsoniane) sono forme di articolazione del pensiero
  • 20. ma sono anche pertinenti, come si è visto, all'inconscio e al linguaggio nelle loro risposte oniriche, associative e sintomatologiche. La metafora può essere ricondotta (BJ 219) per Lacan : 1- alla sostituzione di una parola con un'altra sull'asse paradigmatico; 2- alla metafora in senso retorico; 3- alla condensazione freudiana; 4- al sintomo psicoanalitico (E 507-518). Mentre la metonimia viene a riguardare: 1- la parola sull'asse sintagmatico; 2- la metonimia in senso retorico; 3- lo spostamento freudiano; 4- il desiderio come continuo desiderio di un'altra cosa (E 505-518). Vi sono infine nella psicoanalisi lacaniana notazioni di carattere linguistico che possono essere riferite ad ambiti che vanno al di là della generalità dell'ottica linguistica lacaniana e di cui si è cercato di rendere conto nelle brevi note precedenti. È il caso della linguistica di J. L. AUSTIN di cui Borch-Jacobsen riprende alcuni concetti-chiave mostrandone la corrispondenza con alcuni assunti lacaniani e mostrando anche come vi sia qualche punto di contatto tra la pragmatica del linguaggio (filosofia analitica sulla linea Ryle- Strawson- Watzlawich) e la visione linguistica di Lacan. Il punto di partenza è la distinzione lacaniana tra parola vuota e parola piena. Per Borch-Jacobsen (BJ 175 segg.) la parola piena lacaniana corrisponde alla parola performativa di Austin (enunciato intenzionale di eseguire un'azione che perciò stesso viene realizzata). Ciò perché: 1- si tratta di una parola non constativa (che non rappresenta né descrive niente di precedente alla sua enunciazione); 2- non è di fatto né vera né falsa nel senso della corrispondenza ai fatti (esempio tipico: il si nel matrimonio, enunciato che afferma e comporta il compimento di una azione); 3- la parola piena lacaniana impegna, agisce, istituisce, trasforma, è atto, come la parola performativa di Austin; 4- si tratta di una parola che impegna il soggetto ed acquista così un carattere specificatamente soggettivo; 5- la parola piena lacaniana suppone e chiama una risposta che la definisce di ritorno come l'atto illocutorio di Austin, vale a dire enunciato di comando, intenzione, richiesta, proibizione (E 29 segg.); 6- l'efficacia o l'inefficacia della parola piena rientra nell'ambito del simbolico e va a riferirsi ad una convenzione, ad un codice extralinguistico di pertinenza antropologica. La parola piena lacaniana, assimilabile al performativo austiniano, conduce paradossalmente alla realizzazione del soggetto (E 247- BJ 177) che assume valore di entità attraverso la potenza della Parola. Ma anche la parola vuota ha la sua importanza afferma Lacan (E 291) e non va rigettata dato che in analisi quella più frequente è la parola vuota la quale è anche piena dato che mentire è anche dire il vero, come si è visto, per Lacan. Del resto anche Austin è sulle stesse posizioni quando scrive che spesso la parola performativa è spesso formulata in modo constativo. Altro linguista pure chiamato in causa per la compatibilità e la conciliabilità delle sue teorie con l'ottica linguistica lacaniana è N. E. CHOMSKY (RL 59). Questa conciliabilità riguarda principalmente la differenza che Chomsky stabilisce tra la struttura superficiale e la struttura profonda riscontrabili nel linguaggio. La prima riguarda l'organizzazione della significazione e la sua consistenza materiale, la seconda invece è relativa all'aspetto semantico, mentale. Per Chomsky (e Lacan non potrebbe non essere d'accordo) la struttura profonda origina quella superficiale attraverso un sistema di grammatica trasformazionale delle relazioni e delle regole di base degli elementi significanti. Ciò richiama evidenti analogie tra le strutture profonde chomskyane e le figurazioni metaforiche e metonimiche che caratterizzano l'inconscio lacaniano. Per concludere diremo che per Lacan il linguaggio è un modo di ri-produrre la realtà, con ciò che ne consegue. Se il pensiero esiste per il linguaggio così ogni conoscenza o sapere rispetto a se stessi e agli altri è determinata dalla lingua nel senso che ogni accesso al linguaggio implica un assoggettamento a questo stesso. Il linguaggio, inoltre, comporta anche una spaltung, una frattura- e una alienazione conseguente- tra il vissuto e ciò che segnicamente, in qualche modo, viene a
  • 21. sostituirlo. Questa alienazione allontana sempre più il soggetto da sé lungo la spirale del tempo e ciò anche attraverso la dimensione linguistica che è in funzione della coscienza. Ciò perché il linguaggio è connesso alle rimozioni costitutive dell'inconscio. FREUD Per quanto riguarda Freud il problema per Lacan- ciò va sempre sottolineato- è ritornarvi (in senso foucaultiano), ritornare a leggere Freud di là da ogni uso strumentale e di là da ogni proliferazione incontrollata degli ambiti della psicoanalisi. Si tratta di un ritorno alla lettera, al recupero di una ortodossia che nel suo spirito è potenzialmente produttiva di autentici e validi sviluppi analitici. È questo che propone Lacan proponendosi come continuatore dell'Opera freudiana. Ma per muoversi su questa strada occorre recuperare anzitutto l'autonomia della psicoanalisi rispetto ad altre scienze umane che vogliono fagocitarla, una autonomia che Lacan recupera anche attraverso nuovi e originali apporti epistemologici. Poi vi sono quelle che Lacan ritiene essere degenerazioni strumentali della psicoanalisi, si tratta della psicoanalisi americana che Lacan denuncia come una tecnica di reintegrazione sociale. Vi sono poi tutti gli psicoanalisti che si sono perduti in altri ambiti disciplinari o che non si sono attenuti correttamente ai paradigmi dei vari ambiti analitici. Lacan, infine, è contro tutti i traduttori di Freud che hanno tradito il senso della Lettera freudiana e condanna ogni riduzione della psicoanalisi ad una tecnica trasmessa mediante insegnamenti mediocri (MP 120). Ritornare a Freud significa per Lacan anzitutto realizzare una lettura diretta e rigorosa del testo freudiano, ciò che Lacan stesso fa (MP 123) quando produce originali e puntuali interpretazioni di analisi freudiane. Significa poi costruire una struttura concettuale per illuminare e specificare meglio aspetti diversi dell'Opera freudiana. Anche in tale direzione Lacan ha operato correttamente e sarebbe certamente utile una ricognizione definitiva su tutti i punti della psicoanalisi freudiana che Lacan riprende. A tale proposito va sottolineato il fatto che Althusser45 mostra come Lacan abbia dato inizio ad una articolata delucidazione dell'Opera freudiana. Altra direzione è quella di porre in relazione le teorie psicoanalitiche con altre discipline, ovvero rileggere i concetti freudiani alla luce dei risultati conseguiti da altre scienze umane. E in tal senso abbiamo visto quale fecondo campo teorico viene a generarsi dal riferirsi della psicoanalisi alla linguistica, all'antropologia, ma anche alla matematica. Per ciò che riguarda l'aspetto sovversivo della psicoanalisi, infine, tale aspetto, per la Roudinesco è da connettere (R 286), in Lacan, ad una eredità culturale del Surrealismo. LA TOPOLOGIA L'interesse di Lacan per la Topologia emerge in modo evidente dopo gli anni '70. Gli obiettivi di Lacan in questo ambito sono quelli di giungere ad una formalizzazione del sapere psicoanalitico- e non solo- capace di rendere conto di ciò che non è sempre dicibile o insegnabile, nonché di delineare sempre più un sapere teso verso l'assoluto. In questa prospettiva Lacan lavora nell'ultimo decennio della sua vita unitamente ad un gruppo di giovani matematici che riesce a coinvolgere nel suo progetto. Risultati di questi studi sono teorie, figure topologiche- e nodi- che traducono in vario modo le teorie lacaniane. -C'è anzitutto il matema psicoanalitico ovvero un'algebra lacaniana capace di trasmettere l'insegnamento psicoanalitico. -Abbiamo poi il nodo borromeo composto da tre cerchi relativi ai tre registri del soggetto: l'immaginario, il simbolico, il reale. Per Lacan il simbolico annoda e snoda l'immaginario col reale. -Il nastro di Möbius, invece, è una striscia che curvata si unisce con l'altro suo capo invertito. Si tratta di una figura topologica in cui non vi è né rovescio né diritto, in cui il bordo rimanda ad una ambivalenza tra esterno e interno e ad un percorso intorno ad un vuoto costituente. Questa figura per Lacan rappresenta il soggetto dell'inconscio. -Vi è poi il toro o camera d'aria in cui una doppia circolarità di percorsi si snoda intorno ad un vuoto sempre costituente. 45 L. Althusser, Freud e Lacan, Ed. Riuniti, Roma 1981
  • 22. -Altre figure topologiche sono il cross-cap, che è la chiusura del nastro di Möebius, e la bottiglia di Klein che è la trasformazione di una doppia sfera in una unica superficie in cui il soggetto può arrivare ad un punto che è il suo stesso rovescio e che manifesta lui stesso come rovescio del limite della superficie stessa46. La Topologia lacaniana si basa sull'uso di superfici che vengono impegnate in operazioni logiche. Il toro, in particolare, serve a visualizzare il percorso della domanda del soggetto che incessantemente ritorna ma sempre con uno scarto raffigurabile come una spirale a molla lungo la superficie del toro stesso, ovvero una superficie circolarizzata intorno ad un vuoto centrale costitutivo47. In queste figurazioni la domanda e il desiderio visualizzano il soggetto nei loro andamenti su cerchi irriducibili. LAO-TZU Buon conoscitore della lingua cinese Lacan si è occupato di Lao-Tzu (o Lao-Tse o Laozi) in un lavoro di ricerca con F. CHENG. Tra i temi di ricerca un posto fondamentale viene assunto dal concetto di vuoto intermedio, un concetto che Lacan studia nella prospettiva di riuscire a formalizzare in modo valido la figurazione dei tre registri del soggetto: l'immaginario, il simbolico e il reale (R 377). Quello che cercava Lacan era una entità dinamica, una forza originata dal nulla e costitutiva di una struttura triadica in grado di animare questa stessa struttura la quale richiamava i tre registri lacaniani. Questo vuoto intermedio Lacan lo trova in Lao-tzu là dove parla del Tao. Il Tao all'origine genera l'Uno/ L'Uno genera il Due/ Il Due genera il Tre/ Il Tre genera diecimila esseri/ I diecimila esseri s'appoggiano allo Yin/ E abbracciano lo Yang/ L'armonia nasce dal soffio vuoto intermedio. Nello studiare questo passo Lacan e Cheng si rendono conto che il vuoto intermedio corrisponde al Tre, che emerge da un vuoto originario come soffio che anima gli due altri soffi vitali, lo Yin ( forza passiva) e lo Yang (forza attiva), nello spazio del divenire48. Questo vuoto intermedio servirà a Lacan a ridefinire la categoria del reale nella psicoanalisi nell'ambito dei tre registri del soggetto. 46 Scilicet, 1/4, Feltrinelli 1977, pag. 193 47 D. Arbizzoni, L'uso lacaniano della topologia, in Cahiers pour l'Analyse, Boringhieri Torino 1972 pag. 235 48 F.Cheng, Lacan nel quotidiano, in La Psicoanalisi- n.10, Astrolabio, Roma 7/12 1991 pag. 50 e segg.
  • 23. ICHSPALTUNG E ALIENAZIONI IN LACAN 1 ....l'io dell'uomo moderno ha assunto la propria forma nella impasse dialettica dell'anima bella che non riconosce la ragione stessa del suo essere nel disordine che essa denuncia nel mondo. (S 258). È questo lo stile inconfondibile di Jacques Lacan, geniale continuatore dell'opera freudiana, che con le sue conferenze ha segnato i nuovi destini della psicanalisi di là da ogni uso americano di questa. Nelle parole di Lacan (1953, Roma) risulta evidente la crisi della alienata soggettività contemporanea che si trova in una impasse dialettica come anima bella che non si ri-conosce in un denunciato dis-ordine del mondo . Lacan vede l'individuo costretto in una modalità comunicativa all'interno di una enorme oggettivazione - originata dalla scienza moderna- in cui viene a dissolversi proprio l'individualità. Con l'ironia che gli è propria cosi Lacan tesse la sua tela: Egli (il soggetto) collaborerà efficacemente all'opera comune col suo lavoro quotidiano e ornerà i suoi svaghi di tutte le gradevolezze di una cultura profusa che, tra il romanzo giallo e le memorie storiche, tra le conferenze educative e l'ortopedia delle relazioni di gruppo, gli darà di che dimenticare la sua esistenza e la sua morte e insieme di che misconoscere in una FALSA COMUNICAZIONE il senso particolare della sua vita. (S 274). Lo psicanalista francese nota come in questa falsa comunicazione, che caratterizza l'evo contemporaneo, ogni precauzione non fa che rinforzare lo spessore di un verbalismo ...che non sarebbe vano misurare in base alla somma statisticamente determinata dei chilogrammi di carta stampata, dei chilometri di solchi discografici, delle ore di emissione radiofonica... (S 251) e, si potrebbe aggiungere, alle tonnellate di nastri magnetici e di migliaia di ore di televisione. È un mondo di hollow men, degli uomini vuoti ed imbottiti che si appoggiano l'un l'altro con la testa piena di paglia, secondo l'immagine che Lacan mutua da T.S. Eliot. Un mondo in cui Lacan riscontra una somiglianza tra la situazione dell'individuo- nella società contemporanea- e l'alienazione della follia ..nella misura in cui..il soggetto vi e parlato più che non parli (S 294). 2 Ma, se questo e un quadro critico relativo al rapporto tra l'individuo ed il mondo contemporaneo, c'è un rimando d'obbligo che è quello che riguarda la costituzione del soggetto lacaniano. Abbastanza intrigante sarebbe ripercorrere il periplo della psicanalisi lacaniana rispetto al soggetto- e lo faremo altrove- quello che non può non interessarci ora è invece l'evidenza di una doppia alienazione soggettiva (strutturale e strutturante) dialetticamente operante. Premesso che il riferimento a figurazioni hegeliane ed heideggeriane sono presenti nel discorso lacaniano, il luogo di queste alienazioni- costitutive ed originarie del soggetto- è quello in cui un bambino di sei mesi viene messo di fronte ad uno specchio (S 87). È lo stadio dello specchio (Vedi schema) di cui parla Lacan e in cui viene a scandirsi una dialettica delle alienazioni in varie fasi. In un primo tempo il bambino vede la propria immagine nello specchio come quella di un altro bambino, reale, e cerca gioiosamente di afferrarlo. In un secondo tempo il bambino capisce che quella che vede e una immagine e non un essere reale. In un terzo tempo, infine, il bambino si rende conto che nello specchio e riflessa la propria immagine. In questo processo è in questione l'identità del soggetto e la costituzione dell'io freudiano e ciò avviene attraverso la mediazione di una immagine che costituisce anche l'avvio a tutte le identificazioni successive. Varie sono le significazioni connesse con lo stadio dello specchio lacaniano: dal corpo disgregato al masochismo primordiale, dall'aggressività al narcisismo che ben rappresenta una alienazione fascinatrice (S 92). Nello stadio dello
  • 24. specchio comincia la costruzione dell'io, ma comincia anche l'alienazione e la scansione dell'immaginario che precede il simbolico. È l'affermazione di una mediazione, quella della immagine, che decide del rapporto tra l'organismo e il sé (S 91). Da questo momento l'alienazione diviene destino. Con lo stadio dello specchio, infine, abbiamo l'alienazione che, nella costituzione del soggetto è strutturale e strutturante per tutta una serie di inneschi: un rapporto (erotico) tra il soggetto e la sua immagine alienata, una tensione verso l'oggetto del desiderio dell'Altro, una tensione aggressiva verso la conquista dell'Altro (S 90). 3 In seguito Lacan, analizzando ancora la costruzione della soggettività, mostra come il fenomeno edipico rappresenti un secondo crocevia strutturale decisivo (Vedi Schema Stadio dello specchio ed Edipo). Nel fenomeno edipico il passaggio dalla natura alla cultura avviene attraverso una sequenza: -l'in-fans desidera il genitore di sesso opposto; -l'altro genitore viene, cosi, a rappresentare la proibizione, l'interdetto, l'autorità; -l'in-fans si identifica con questo genitore per poter accedere al genitore che desidera. Nel fenomeno edipico Lacan individua tutta una serie di funzioni dell'immaginario ed il il passaggio dall'immaginario al simbolico, alla legge. Anche in questo caso abbiamo alienazioni strutturali e strutturanti, ma soprattutto abbiamo una sublimazione originaria del soggetto e l'interiorizzazione della legge del Padre (S 683). Ma l'accesso all'ordine simbolico significa anche inserimento nell'ordine del linguaggio: ciò che è fondamentale per la costituzione del soggetto. Anche in questo caso troviamo una alienazione strutturante per cui il linguaggio nasce laddove si verifica una frattura tra il soggetto e il segno che viene a sostituirlo. Lacan mostra come in questo passaggio il soggetto si costituisce come tale: l'io dice io. Si tratta di un processo dialettico- che lascia intravedere sullo sfondo La Fenomenologia dello Spirito- basato sulla opposizione io-tu attraverso la quale il soggetto si origina come tale (RL 34). Ma l'accesso all'ordine simbolico del linguaggio non comporta l'affermazione del soggetto ma la subordinazione di questi alla rete dei significanti pre-determinati. Si tratta di una alienazione che vede la svalutazione dell'intuizione a vantaggio di un ordine formale e formalizzante. Scrive Lacan: I simboli avvolgono infatti la vita dell'uomo con una rete cosi totale da congiungere prima ancora della sua nascita coloro che lo genereranno IN CARNE E OSSA, da apportare alla sua nascita insieme ai doni degli astri, se non ai doni delle fate, il disegno del suo destino, da dare alle parole che lo faranno fedele o rinnegato, la legge degli atti che lo seguiranno persino là dove non è ancora e persino al di là della sua morte, e da far si che per mezzo loro la sua fine trovi il suo senso nel giudizio finale in cui il verbo assolve il suo essere o lo condanna- salvo raggiungere la realizzazione soggettiva dell'essere-per-la-morte. (La cifra di questo passo riflette l'ineluttabilità della catena simbolica quale era già stata strutturalmente delineata da Lévi-Strauss nonché un esito heideggeriano: due autori spessi presenti nel logos ellittico lacaniano) (S 391). Entrare nell'ordine del linguaggio significa anche partecipare ad un simbolismo sociale caratterizzato da regole, consuetudini, interdetti. È questo uno spazio articolato tra l'immaginario e il simbolico, di rapporti sociali ri- costruiti nel discorso, dei feticci, delle rappresentazioni fantasmatiche (RL 138)49. Nell'accesso all'ordine del linguaggio per Lacan vi e un percorso che comporta una doppia spaltung, una frattura doppia: 1-soggetto/linguaggio 2- ri-costruzione nel linguaggio. In questo percorso la prima spaltung (originante la prima alienazione) riguarda la distinzione della relazione tra sé e sé (soggetto/linguaggio); la seconda spaltung (originante la seconda alienazione) riguarda la costruzione della maschera, dell'io che diventa personaggio (ri-costruzione nel linguaggio) (RL 203). Lacan afferma che in questo alternarsi di alienazioni si genera l'inconscio in corrispondenza dell'emergere di una apparenza e di un ruolo- il soggetto nel verbo denuncia la sua mancanza-a-essere (RL 131). 49E. Ortigues, Le discours et le symbole, Aubier, Paris 196 E. Ortigues, L'Oedipe africain, Plon, Paris 1966
  • 25. Viene a costruirsi così uno scenario di alienazioni proprie del soggetto partendo dall'accesso al logos e sostanziando l'io di ciò che si oppone alla verità dell'essere. A. Rifflet-Lemaire, nel suo fondamentale libro su Lacan, sottolinea anche il fatto che fino a quando la catena simbolica viene soggettivizzata nella pienezza delle sue referenzialità viene a confermarsi la supremazia dell'uomo come specie, ma quando vi è una caduta della referenzialità simbolica- ed un isolamento relazionale rispetto alla catena significante- allora resta solo L'IMMAGINE ed una alienazione come caduta in un vissuto immaginario: alienazione che è .. il fatto di cedere una parte di sé ad un altro sé, di rendersi estraneo a se stesso (RL 99). 4 Lacan, sulla scorta di una notevole esperienza clinica, è portato ad affermare che ancora prima di venire al mondo l'individuo e assimilato in una catena causale di cui non sarà altro che un effetto. La potenza dell'ordine sociale e simbolico si sviluppa in modo tale da condizionare l'individuo fin nell'inconscio. In una dialettica di alienazioni- e di conflitti per il riconoscimento di sé- il soggetto deve dis-conoscere la propria verità per affermare un JE decentrato originariamente da un MOI: ciò che e definibile come alienazione naturale. La psicanalisi lacaniana ha mosso grandi adesioni ma anche molti rifiuti. La complessa macchina significante- attraverso cui Lacan si e rivolto agli analisti - costituisce ancora oggi un riferimento per antropologi, linguisti e filosofi che vedono nella cifra lacaniana uno dei tentativi più geniali di re-visione evolutiva della psicanalisi, e ciò sia per quanto riguarda la clinica che per quanto riguarda i rimandi filosofici. Se si volesse parlare di una ideologia lacaniana non si potrebbe non riprendere quanto ha affermato Jacques- Alain Miller: ..è una sola l'ideologia di cui Lacan fa la teoria: quella dell'IO MODERNO, vale a dire del SOGGETTO PARANOICO DELLA CIVILTÀ' SCIENTIFICA, di cui la psicologia aberrante teorizza il carattere immaginario a servizio della libera impresa (S 901). Quest'ultimo tema e stato ripreso in varie occasioni da Lacan con accenni decisamente critici verso il behaviorismo, verso le human relations, i patterns di comportamento rimodellanti, la basic personality structure. 5 Lacan ci ha introdotto ad alienazioni strutturali e strutturanti del soggetto, ci ha disegnato un ordine caratterizzato da identificazioni originarie, da disconoscimenti necessitanti e da riconoscimenti strumentali. Nella topologia del soggetto Lacan ha indicato: -la supremazia del simbolico sul reale e l'immaginario; -la determinazione dell'immaginario ad opera del simbolico; -la precedenza dell'immaginario sul reale; -la produzione del reale ad opera del simbolico; -l'intrusione dell'immaginario nel reale50. È in questo ordine di rapporti che si iscrivono le stereotipizzazioni strumentali dell'immaginario e le apposite offerte simboliche nella costruzione di vaste aree di assoggettamento. Nell'uomo AFFRANCATO della società moderna ecco che questa lacerazione (una tensione soggettiva che, nel disagio della civiltà, va a intersecare quella dell'angoscia) rivela fino al fondo dell'essere la sua formidabile crepa. È la nevrosi di autopunizione, con i sintomi isterico-ipocondriaci delle sue inibizioni funzionali, con le forme psicasteniche delle sue derealizzazioni dell'altro e dal mondo, con le sue sequele sociali di scacco e di crimine. È questa vittima commovente, e d'altronde irresponsabile, in rotta col bando che vota l'uomo moderno alla più formidabile GALERA SOCIALE, che noi raccogliamo quando viene da noi; e per questo essere di niente che il nostro compito quotidiano e di aprire nuovamente la via del suo senso in una FRATERNITÀ discreta alla cui misura siamo sempre troppo ineguali (S 118). 50 G. Contri, Trad. e indice rag. in Scritti cit.