3. Cosa sono i gruppi di
auto-aiuto
«Se tanti credono, se tanti hanno provato, perché io non posso?
L'essere qui in mezzo a queste persone mi fa capire che non sono
solo. Forse possono aiutarmi.. Ok! Vi racconto la mia storia»
Definizione:
Secondo l’OMS il self-help è dato dall’insieme di «tutte le misure
adottate da non professionisti per promuovere, mantenere, o
recuperare la salute -intesa come completo benessere
fisico, psicologico e sociale- di una determinata comunità». Sono
solitamente «strutture volontarie, a piccoli gruppi, costituite per
un fine comune», che adottano «nuovi modi di fronteggiare le
situazioni, di autodeterminarsi, di umanizzare l’assistenza
sanitaria e di migliorare la salute».
4. Quando nascono i gruppi di
auto-aiuto?
1935, Stati Uniti: anno di fondazione degli Alcolisti Anonimi
(Alcoholics Anonymous) periodo della Grande Depressione: le
politiche proibizioniste, che bandivano la fabbricazione, la
vendita, l’importazione e il trasporto di alcool, relegavano gli alcolisti
al ruolo di falliti sociali; essi erano puniti dalle istituzioni oppure
venivano ignorati e, in ogni caso, non ricevevano alcun tipo di
trattamento medico poiché il loro problema era considerato un
problema morale.
5. Quando il dottor Bob, alcolista che aveva conquistato la “sobrietà
temporanea”, incontra Bill, anch’egli impegnato nel difficile tentativo di
mantenere una sobrietà appena conquistata, capisce che la capacità di
rimanere sobri è legata all’aiuto e all’incoraggiamento che è possibile
offrire ad altri alcolisti. Così, i due cominciano ad aiutarsi
reciprocamente e ad aiutare anche altri con lo stesso problema.
Sostenuti dalla condivisione dei principi dell’Oxford Group (un
movimento luterano orientato alla rinascita spirituale attraverso
l’adesione a valori di solidarietà, onestà e purezza), i due iniziano ad
incontrare periodicamente altri alcolisti e insieme elaborano un
programma di crescita personale e di recupero della sobrietà, chiamato
“I dodici passi”.
6. 1. Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte alla dipendenza dall’alcool e che le nostre
vite erano divenute incontrollabili.
2. Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi avrebbe potuto riportarci alla
ragione.
3. Abbiamo deciso di affidare la nostra volontà e le nostre vite alle cure di Dio, così come noi
possiamo concepirLo.
4. Abbiamo proceduto ad un inventario morale profondo e coraggioso di noi stessi.
5. Abbiamo ammesso davanti a Dio, a noi stessi e ad un altro essere umano la natura esatta dei
nostri torti.
6. Siamo giunti ad accettare, senza riserve, che Dio eliminasse tutti questi difetti del nostro
carattere.
7. Abbiamo umilmente chiesto a Dio di porre rimedio alle nostre insufficienze.
8. Abbiamo fatto una lista di tutte le persone a cui abbiamo fatto del male e abbiamo deciso di
fare ammenda verso queste persone.
9. Abbiamo fatto direttamente ammenda verso queste persone, quando possibile, salvo nei casi
in cui questo avrebbe potuto recare danno a loro o ad altri.
10. Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale, e quando ci siamo trovati in torto
lo abbiamo ammesso senza esitare.
11. Abbiamo cercato, attraverso la preghiera e la meditazione, di migliorare il nostro contatto
cosciente con Dio, così come noi possiamo concepirlo, chiedendo solo di conoscere la Sua
volontà per noi e di avere la forza di metterla in atto.
12. Avendo ottenuto, per mezzo di questi passi, un risveglio spirituale abbiamo cercato di
trasmettere questo messaggio ad altri alcolisti e di praticare questi princìpi in tutti i campi
della nostra vita.
7. Diffusione del fenomeno negli
Stati Uniti e in Europa
• 1953, Stati Uniti: Narcotics Anonymous
• gruppi di auto-aiuto che vanno dal gioco d’azzardo (Gamblers
Anonymous) ai disturbi dell’alimentazione (Overeaters Anonymous)
fino ai disturbi emotivi (Emotion Anonymous).
• tra il 1930 e il 1950, Stati Uniti: associazioni di familiari anonimi di
Alcolisti (Al-Anon e Al-Ateen) e associazioni di familiari di bambini con
handicap (American Association of Retarded Children).
• 1958: Synanon (comunità per il recupero dei tossicodipendenti).
• negli stessi anni: Recovery Inc. (associazione di utenti ed ex pazienti
psichiatrici che nasce per iniziativa dello psichiatra Abraham Low).
• 1965, Giappone: ZENKAREN, organizzazione nazionale di mutua
assistenza delle famiglie di pazienti psichiatrici.
• anni ’70, Stati Uniti: NAMI (National Alliance for the Mentally
Ill, associazione nazionale per i malati mentali).
8. Possibili spiegazioni della diffusione dei gruppi di
auto-aiuto negli Stati Uniti e in Europa:
• Hurvitz (1974): tradizione culturale degli USA, cioè protestante,
democratica e individualista.
• Noventa (1996): bisogno di unità e coesione legato all’eterogeneità della
popolazione americana.
• Clima socio-culturale degli anni ’70 che dà origine ai movimenti per i
diritti civili e sociali: i gruppi di auto-aiuto nascono in questo contesto di
rivoluzione, di protesta e di ribellione.
Clearing house (“stanza di compensazione”)
Gruppi di auto-aiuto online
9. Cosa succede in Italia?
Nel nostro paese l’auto-aiuto è caratterizzato da:
• FRAMMENTAZIONE
• ISOLAMENTO
E la ricerca italiana?
1. livello provinciale
2. livello regionale
3. livello nazionale
1985 (Noventa, Nava e Oliva): Padova e Vicenza
1988 (Volpi): Toscana
1990 (Filippi): Umbria
1992 (Carosini): Genova e Savona
1990-1994: “Un’indagine nel mondo dei gruppi di mutuo aiuto presenti in Italia”,
condotta dal Centro nazionale del volontariato
1999 (Lucernoni): Sardegna
10. Ricerca sulle “Associazioni di auto-aiuto e di tutela della salute”
presentata dalla Fondazione Istituto Andrea Devoto (1999):
caratteristiche peculiari di ogni esperienza;
aspetti organizzativi di ogni singolo gruppo;
valutazione dei principali ostacoli incontrati nel percorso di
crescita del gruppo.
13. 2. Distribuzionedeigruppidiauto-aiutoinbasealtipodiproblema
Tipo di problema N°gruppi
Alcolismo 868
Disturbi alimentazione 271
Tossicodipendenza 178
Disagio mentale 105
AIDS 33
Patologie 20
Dipendenza affettiva 18
Adozioni 17
Tabagismo 15
Famiglie in crisi 14
Depressione 14
Trapianto organi 11
Violenza donne 8
Handicap 7
Tumore 6
Anziani 6
Persone senza dimora 4
Gioco d'azzardo 3
Disagio minorile 2
Lutto 2
Omosessualità 1
Totale 1603
Fonte: Fondazione Istituto Andrea Devoto (1999)
14. 3. Per quanto riguarda la natura giuridica dei gruppi, è emerso dalla
ricerca che il 75% di essi non risulta iscritto ad Albi Regionali mentre il
71% è iscritto all’albo delle ONLUS.
4. L’ 87% dei gruppi possiede un operatore che non svolge una
professione nel campo socio-sanitario: a-professionalità dei gruppi di
auto-aiuto. All’interno del restante 13% troviamo figure professionali
quali l’educatore, lo psicologo, l’assistente sociale e lo psichiatra.
15. Cosa succede in Europa?
Organizzazioni di self-help europee:
• Alcolisti Anonimi Regione Europea
• ITACA Europe (Associazione per le dipendenze da alcool e droghe)
• ILSMHEA (Lega di associazione di persone con handicap mentale)
• EASG (Associazione europea per lo studio dei dipendenti dal gioco)
• Alzheimer Europe
• Autism Europe
• …
Manifestazioni internazionali nate negli anni ‘90:
“The european expert meeting on self-help”
“Meeting europeo sul self-help”
16. Differenzeeanalogie
• ≠ Europa, Stati Uniti: la ricerca e la letteratura in Europa non sono
così dettagliate come negli Stati Uniti.
• = Europa, Stati Uniti: analogamente agli Stati Uniti, anche il self-help
in Europa è concepito come un insieme di persone che condividono
lo stesso problema e la conduzione del gruppo non è affidata ad un
esperto/professionista, bensì ad un “pari”.
• ≠ Europa, Italia: i gruppi italiani rispetto ai gruppi europei sembrano
accettare più tranquillamente la presenza di un professionista in
qualità di facilitatore che conduca le riunioni e favorisca lo scambio
di esperienze tra i membri del gruppo.
• ≠ Europa, Italia: a differenza dell’Italia, in Europa si rileva la presenza
di molte clearing houses che coordinano e supportano l’attività dei
gruppi di auto-aiuto.
17. Uno sguardo sulla letteratura…
GLI ASPETTI DISTINTIVI DEI GRUPPI DI SELF-HELP SECONDO LA
TEORIA DI LEVY (1979)
Teoria che viene sviluppata a partire dal bisogno di individuare alcuni
elementi che differenzino i gruppi di self-help dalle diverse proposte
alternative.
L’autore Individua cinque condizioni che devono essere presenti
affinché un gruppo possa essere definito self-help
• SCOPO: fornire aiuto e supporto ai membri e migliorare le capacità
psicologiche e l’efficienza comportamentale.
• ORIGINE E SANZIONE: origine e sanzione non dipendono dalle
autorità ma risiedono nel gruppo stesso.
• FONTE DI AIUTO: affidata alle capacità degli stessi membri.
Fondamentale il concetto di relazione tra pari.
• COMPOSIZIONE: membri che condividono un nucleo simile di
problemi o la stessa situazione di disagio.
• CONTROLLO: struttura e attività sotto il controllo dei membri stessi.
18. Tipologie di gruppi di
auto-aiuto
LA TEORIA DI LEVY (1979)
Tipologia più conosciuta, tiene presente la composizione e la
finalità dei gruppi di aiuto aiuto, individuando così 4 tipologie:
• GRUPPI DI CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO O
RIORGANIZZAZIONE DELLA RISPOSTA
• GRUPPI DI SOSTEGNO E DIFESA DALLO STRESS
• GRUPPI DI AZIONE SOCIALE
• GRUPPI DI CRESCITA PERSONALE E AUTOREALIZZAZIONE
Punti deboli Teoria che considera tra i gruppi self help quelli
di azione sociale (categoria 3) e quelli formati da persone che
sono accumunate da un progetto di crescita (categoria 4),
maggiormente vicini ad un’ottica di prevenzione primaria.
19. Tipologie di gruppi di
auto-aiuto
LA TEORIA DI FRANCESCATO E PUTTON (1995)
Teoria centrata su:
- caratteristiche dei problemi affrontati dai partecipanti
- meccanismi di aiuto e/o cambiamento che attivati rendono
più efficace l’azione del gruppo
Individua quattro tipologie:
• CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO
• GRUPPI DI PORTATORI DI HANDICAP O MALATTIE CRONICHE
• GRUPPI DI PARENTI DI PERSONE CON PROBLEMI GRAVI
• GRUPPI DI PERSONE CHE ATTRAVERSANO UN PERIODO DI
CRISI
20.
21. Lungo un continuum…
Gruppi
terapeutici
Gruppi di
auto-aiutoGruppi di
sostegno
Nella pratica è difficile stabilire un confine.
Kurtz distingue tra gruppi di auto-aiuto e gruppi di sostegno
sulla base di alcune caratteristiche:
• Criteri di inclusione dei membri
• Obiettivi
• Rapporto con i professionisti
22. Caratteristiche gruppi di self-
help e di volontariato.
Gruppi di self-help sono caratterizzati da:
• Condivisione di una determinata condizione da parte di tutti i
membri
• Assenza di ruoli tecnici rigidi e ascritti
Gruppi di servizio e di solidarietà sono le aggregazioni
caratterizzate da:
• Presenza contemporanea di membri che vivono direttamente
una determinata condizione e membri che partecipano per
offrire il loro sostegno e aiuto
• Coesistenza di ruoli rigidi e di figure professionali coinvolte in
quanto tali con prassi di rotazione delle funzioni
23. Differenze tra gruppi di auto-
aiuto, gruppi di sostegno e gruppi
terapeutici
OBIETTIVI
• Self-help: sostegno, educativo
• Gruppo di sostegno: sostegno, educativo, informativo
• Gruppo terapeutico: curativo
SCOPO
• Self-help: cambiamento personale/sociale
• Gruppi di sostegno: sostegno emotivo, informazione
• Gruppo terapeutico: ristrutturazione della personalità
IDEOLOGIA
• Self-help: condivisione di un’ideologia
• Gruppo di sostegno: generalmente non presente
• Gruppo terapeutico: generalmente non presente
24. Differenze tra gruppi di auto-aiuto,
gruppidi sostegno e gruppi terapeutici
LEADERSHIP
• Self-help: interna
• Gruppi di sostegno: non specificata
• Gruppo terapeutico: professionista
QUOTE ASSOCIATIVE
• Self-help: assenza quota di iscrizione
• Gruppi di sostegno: assenza quota di iscrizione
• Gruppi terapeutici: generalmente presente una quota di
partecipazione
PROFESSIONISTI
• Self-help: assenti
• Gruppi di sostegno: possono essere presenti anche con il ruolo di
facilitatori
• Gruppi terapeutici: indispensabili
25. Differenze tra gruppi di auto-
aiuto, gruppi di sostegno e gruppi
terapeutici
CRITERI DI INCLUSIONE
• Self-help: condivisione del problema e/o identità comune
• Gruppi di sostegno: condivisione del problema e affiliazione
• Gruppi terapeutici: condivisione del problema
RAPPORTO CON I COORDINAMENTI NAZIONALI
• Self-help: presente, autonomi
• Gruppi di sostegno: presente, non autonomo
• Gruppi terapeutici: presente, autonomo/non autonomo
26. Meccanismi di cambiamento
Fattorichiavenell’azionedeigruppidiself-help
1. Scambio tra pari: informativo, di sostegno, di rinforzo, di
identificazione
Consente di:
• Abbassare le abituali difese e resistenze psicologiche
• Comunicare in modo più diretto sulla base di esperienze comuni
• Identificarsi nel cammino evolutivo di persone percepite come
simili a sé
• Scambio di informazioni, conoscenze, capacità, sostegno emotivo,
feedback, rinforzi
• Sviluppare e facilitare le opportunità di socializzazione sia
all’interno che all’esterno del gruppo
• Usufruire di uno status di gruppo
27. Meccanismi di cambiamento
Fattorichiavenell’azionedeigruppidiself-help
2. Ruolo di helper (prestatore di cure).
• Riessman (1965), Helper-Therapy: chi aiuta riceve egli stesso aiuto. Il
ruolo di helper accresce il nostro senso di controllo, di autostima, di
competenza. La condivisione di una conoscenza esperienziale come
questa permette di innescare un processo di sblocco della
passività, superando la situazione di inerzia che può caratterizzare le
persone con un problema o una situazione di sofferenza.
• Skouholt, 4 fattori motivano l’efficacia dei principi di Helper-therapy
• Avverte un elevato livello di competenza interpersonale dato il risultato
della sua azione su un’altra persona
• Avverte equilibrio nelle sue relazioni interpersonali tra il dare e il ricevere
• Apprende e fa proprie strategie di cambiamento nel lavorare con il suo
assistito
• Ricava un riconoscimento e una approvazione sociale per il ruolo che
svolge anche per il fatto di poter osservare a distanza problemi simili ai
propri.
28. Meccanismi di cambiamento
Fattorichiavenell’azionedeigruppidiself-help
3. Spinta ideologica.
I gruppi di self-help strutturano un sistema di principi, insegnamenti
e valori condivisi all’interno del gruppo che sono fortemente
persuasivi. La costruzione e adesione dei membri a tali ideali gli
permette di:
• Favorire una funzione attiva e trasformativa
• Accrescere la propria autostima, migliorando il vissuto della
propria condizione
• Rimuovere pregiudizi e atteggiamenti lesionisti, allargando la
gamma delle alternative, obiettivi e strategie costruttive
• Creare una critica collettiva anziché puramente individuale e
qualunquista.
29. Meccanismi di cambiamento
Fattoridiefficacia
I fattori precedentemente elencati hanno un peso diverso e una
funzione diversa all’interno dei vari tipi di gruppi.
• Gruppi di controllo del cambiamento
• Identificazione
• Modellamento
• Gruppi di portatori di handicap o malattie croniche
• Sostegno emotivo
• Scambio informativo
• Identificazione con il gruppo dei pari
• Stimolo dato dalla carica ideologica del gruppo alla modificazione
di atteggiamenti e pregiudizi
• Valore terapeutico connesso alla possibilità di aiutare gli altri
30. Meccanismi di cambiamento
Fattoridiefficacia
• Gruppi di parenti di persone con problemi gravi
• Sostegno affettivo
• Sostegno strumentale
• Sostegno informativo
• Sostegno sociale
• Gruppi di persone che attraversano un periodo di crisi
• Sostegno sociale
• Identificazione
• Aiuto reciproco
31. Gruppi di auto-aiuto e operatori di
servizi formali
Riconosciuto come strumento di intervento l’evoluzione del gruppo di
autoaiuto va verso l’integrazione con il sistema formale di cura.
Presupposto di base per tale incontro è un atteggiamento di stima
reciproca, di accettazione e apprezzamento di competenze diverse.
Rischi nei rapporti tra gruppi di auto-aiuto e sistemi formali di cura
• Ognuno dei due sistemi di cura possa ritenere il proprio livello di
conoscenza superiore a quello della controparte e che possa ambire
a un controllo dell’operato dell’altro
• Da parte dei professionisti c’è il rischio di snaturare alcune delle
caratteristiche dei gruppi self-help (spontaneità, motivazione
fondata su base personale e alto grado di coinvolgimento)
• Sfruttamento o uso come surrogato dei servizi e delle strutture
pubbliche, spesso carenti
32. Gruppi di auto-aiuto e operatori di
servizi formali
Silvermann; ci sono 4 fattori che rendono difficile la
collaborazione
• Contrapposizione tra conoscenza professionale e conoscenza
esperenziale: la prima fondata su competenze tecniche, teorie di
riferimento e modelli di intervento codificati in cui il rapporto tra
helper e helpee è fortemente asimmetrico (prestazione->
compenso).
La conoscenza esperenziale deriva invece dalla conoscenza
diretta, dalle caratteristiche personali di chi aiuta.
• Contrapposizione tra controllo ed autonomia
• Contrapposizione tra coinvolgimento personale e obbiettività
• Contrapposizione tra cambiamento superficiale e cambiamento
reale
33. Gruppi di auto-aiuto e operatori di
servizi formali
Modello evolutivo del rapporto tra professionisti e gruppi di
auto-aiuto. Ruolo del professionista:
• Avvio e formazione del gruppo: sostenere l’organizzazione
• Prima fase: facilitare la comunicazione nel gruppo incoraggiando i
processi nei quali i membri cercano di scoprire le similarità,
cercano informazioni e soluzioni alternative al problema
• Seconda fase: perdere progressivamente centralità nel gruppo
e/o abbandona la leadership, facilita l’emersione di leader diversi
e la transizione verso l’autonomia attraverso la valorizzazione
delle differenze e la flessibilità
• Terza fase: assumere un ruolo marginale, attivandosi in relazione
a bisogni specifici espressi dal gruppo, ne riconosce l’identità e
l’autonomia
34. Gruppi di auto-aiuto e operatori di
servizi formali
Maguire (1987), risorse che i professionisti possono fornire ai gruppi di
auto-aiuto:
• Supporti di tipo strumentale, formativo e di sostegno emotivo
• Credibilità nella comunità
• Credibilità negli altri operatori sociali professionali (operazione
sensibilizzazione)
I rapporto con gli operatori dei sistemi formali sono correlati con la
tipologia e l’obbiettivo del gruppo di auto-aiuto
• Gruppi con finalità di autorealizzazione personale sono quelli che
intrattengono meno rapporti con i professionisti
• Gruppi che hanno come finalità l’azione rivolta al sociale hanno la
percentuale maggiore di rapporti con professionisti
• Gruppi che hanno come finalità la modifica del comportamento e
l’alleviamento di uno stress hanno percentuali con l’andamento tra
loro simile: in entrambi i casi le percentuali negative più alte si
hanno per i singoli operatori non dipendenti da strutture pubbliche
ed enti pubblici amministrativi.
35. Gruppi di auto-aiuto e operatori di
servizi formali
Yalon (1978). La partecipazione a un gruppo di Alcolisti anonimi
risulta complementare a una tradizionale psicoterapia di
gruppo.
La specificità dell’approccio dei meccanismi di azioni presenti nei
gruppi di self-help e come questa eterogeneità non comporti
necessariamente gli effetti e la partecipazione a uno di questi
gruppi siano antagonisti rispetto a una psicoterapia o a un altro
tipo di intervento sociale.
Nell’ambito delle metodologie di gruppo, i gruppi terapeuti e
quelli di auto-aiuto si vanno sempre più definendo come
potenzialmente complementare.
36. Valutazione dei risultati e
fattori di efficacia
In letteratura numerose osservazioni descrittive ma è carente la
ricerca sulla valutazione dei risultati perché:
• Carattere non professionale dei gruppi
• Fattore temporale
37. Valutazione dei risultati e
fattori di efficacia
MODALITÀ DI VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA:
• Teoria di Lieberman e Bond (1979), è necessario fare un’analisi
che tenga conto di tre livelli:
• Singoli partecipanti
• Del gruppo
• Dell’osservatore esterno
Ad ognuno è chiesto di valutare il raggiungimento degli obiettivi.
Condizione fondamentale per la valutazione è distanziare le
rilevazioni nel tempo per quanto riguarda i partecipanti e il
gruppo. (evitare effetto autopresentazione)
38. Valutazione dei risultati e
fattori di efficacia
• Teoria di Vincenzi (1991), sottolinea l’importanza di informare
il gruppo sui risultati valutativi per elaborare le dinamiche
emotive e cognitive e verificare il raggiungimento degli
obiettivi.
• Teoria di Noventa (1990), propone alcuni indicatori per la
valutazione:
• Continuità della partecipazione al gruppo
• Miglioramento dello stato di qualità della vita
• Miglioramento dei rapporti sociali e civili
• Raggiungimento di obbiettivi particolari relativi al problema
affrontato
• Aspetti relazionali e comunicativi