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 Nei successivi „80, si diffondono e si applicano ovunque idee
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membri non devono superare il 60% del PIL, i deficit annuali
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membri
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 Ha tre funzioni:
 Unità di conto
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nasce la moneta fiat.
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finanziari da parte del settore pubblico.
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 Tre requisiti per una moneta sovrana:
 È di proprietà dello Stato
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spendere.
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ricchezza netta per il settore privato.
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I saldi settoriali
15
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Governativo
Settore
Governativo
Settore
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Le implicazioni
 La spesa pubblica è reddito privato
 Per finanziare i propri deficit, lo Stato sovrano non ha vincoli di
bilancio e può finanziarsi presso la Banca Centrale.
 Pareggio di bilancio  no creazione netta di ricchezza.
 Surplus di bilancio  diminuzione netta di ricchezza.
 Lo Stato può e deve intervenire per regolare il
mercato, sostenere la domanda aggregata e rilanciare
l‟occupazione.
16
Deficit pubblico e surplus privato
Elaborazione di New Economic Perspectives
17
+
Il ruolo della tassazione
 Le tasse creano una domanda minima di moneta: ogni
agente deve procurarsi almeno il denaro utile per pagarle
(taxes drive money).
 Regolano i deficit pubblici.
 Svolgono una funzione redistributiva del reddito.
 Sono utili per disincentivare alcuni comportamenti.
 Non sono indispensabili per finanziare la spesa: il Governo non
ha vincoli finanziari.
18
+
Il circuito monetario
Banca
Centrale
Banche
Imprese
Lavoratori
Tesoro
Estero
19
Spesa pubblica,
credito bancario
Tasse,
Restituzione debiti
+
Inflazione: miti e realtà
 L‟inflazione non dipende dalla quantità di moneta.
 Misura la crescita del livello dei prezzi misurato da un indice.
 Le imprese fissano i prezzi applicando diverse forme di ricarico
sui costi medi.
 Il miglior livello dei prezzi in un‟economia non è il più basso: è
quello che assicura alle imprese adeguate entrate per la
copertura degli investimenti.
 Non dipende automaticamente dalla svalutazione monetaria.
20
La svalutazione non è inflazione
Elaborazione di http://goofynomics.blogspot.it
21
+
Programmi di lavoro garantito
 Non avendo vincoli finanziari, il Governo può sempre garantire
un impiego ai lavoratori disoccupati (Job Guarantee) ad un
salario prefissato.
 I PLG sono stabilizzatori: nei momenti di recessione, più
lavoratori possono accedervi
 I PLG contrastano la deflazione da debiti.
 Aprono la strada alla piena occupazione: il programma
dovrebbe includere il 3% circa della forza lavoro.
22
+
Programmi di lavoro garantito
 Permettono di redistribuire più equamente il potere
d‟acquisto, e danno impulso ai salari offerti dal settore privato.
 Eliminano i costi sociali della disoccupazione involontaria ed
assicurano un salario dignitoso.
 Danno attuazione ai princìpi costituzionali dell‟uguaglianza
sostanziale (art. 3) e del diritto al lavoro (art. 4)
 Consentono una gestione più efficiente delle risorse intellettuali
e fisiche dei lavoratori
23
24
…e l‟Eurozona?
+ “Se un Governo non ha la propria Banca
Centrale, attraverso la quale creare denaro liberamente, i
suoi utilizzatori (spenditori) possono essere finanziati
solo attraverso il prestito nel libero mercato in
competizione con le imprese, e questo può risultare
eccessivamente caro o addirittura impossibile,
25
Wynne Godley, 1992
particolarmente quando si è
in condizione di estrema
emergenza; il
pericolo, allora, è che le
restrizioni di bilancio alle
quali i Governi sono
singolarmente impegnati
faranno conoscere una
tendenza disinflazionistica
che chiuderà l„ Europa, in
blocco, in una
depressione, senza più
alcun potere di ripresa.”
+
“I tassi di cambio flessibili sono un
potentissimo meccanismo per gli shock che
colpiscono in vari modi le diverse entità. Vale
la pena mettere da parte questo meccanismo
per godere dei vantaggi dei minori costi di
transazione e di un vincolo esterno solo se ci
sono adeguati meccanismi alternativi
d’aggiustamento.”
26
Milton Friedman, 1997
+ “Quello che è successo è che entrando
nell‟euro, la Spagna e l‟Italia hanno
ridotto loro stessi a paesi del Terzo
Mondo, che prendono in prestito la
moneta di qualcun’altro, con tutte le
perdite di flessibilità che tale operazione
comporta. In particolare, siccome i
paesi dell‟area euro non possono
stampare moneta neanche in casi di
emergenza, sono soggetti a interruzioni
di finanziamenti, a differenza dei paesi
che invece hanno mantenuto la propria
moneta. Il risultato è quello che
abbiamo tutti sotto gli occhi.”
27
Paul Krugman, 2012
+
Il circuito monetario (Eurozona)
Banca
Centrale
Banche
Imprese
Lavoratori
Tesoro
Estero
28
Spesa pubblica,
credito bancario
Tasse,
Restituzione debiti
+
Le conseguenze dopo 20 anni
 L‟Euro è una moneta senza Stato: i Governi devono
competere con le imprese nei mercati di capitali per reperire
fondi.
 La rigidità del cambio dentro l‟Eurozona ha premiato chi svaluta
i salari (ad esempio la Germania) e punito chi svalutava la
moneta (ad esempio l‟Italia).
 Non ci sono trasferimenti fiscali da parte dell‟UE ai Paesi in
deficit commerciale.
 I diversi rendimenti dei titoli di Stato riflettono le differenze di
competitività dei Paesi, che impediscono ad alcuni di essere
debitori affidabili (Standard & Poor‟s, 2012).
29
+
Le conseguenze dopo 20 anni
 Privatizzazioni massicce: smantellamento dell‟IRI, ENEL, ENI e
molte altre imprese pubbliche.
 Crisi degli spread determina l‟arrivo di governi tecnici in Italia e in
Grecia.
 Politiche di austerità per reperire fondi: Fiscal Compact (riduzione
del debito pari a 3% del PIL ogni anno) e MES (circa 125 miliardi
nel 2013)
 Disoccupazione record: Italia (10,5 %), Spagna e Grecia in crisi.
 Fuga di capitali dall‟Italia: “Investimenti esteri in Italia. Lusso per
pochi spiccioli. I cinesi e altri compratori si pappano i marchi
italiani.” (The Economist, 17/03/2012)
30
+ La disoccupazione
31
+ 32
L‟andamento del PIL
+
Prestiti bancari
al settore non finanziario
33
Fonte: Banca d‟Italia, Bollettino economico n° 70
+
Le prospettive politiche
L‟Euro e l‟Unione Europea al bivio
34
+
Una riforma dell‟euro?
 I Paesi creditori dovrebbero accettare trasferimenti fiscali verso
i Paesi debitori.
 Le istituzioni europee dovrebbero diventare rappresentative
della volontà popolare e contribuire attivamente alle economie
dei Paesi membri.
 La BCE dovrebbe poter finanziare direttamente gli Stati.
 La BCE dovrebbe intervenire sui mercati per calmierare i
differenziali fra i tassi d‟interesse dei titoli di Stato dei Paesi
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 I Trattati dovrebbero essere rivisti e/o cancellati.
35
+
La fine dell‟euro?
 I Paesi membri tornerebbero alle loro valute
nazionali, recuperando la sovranità monetaria e riunificando
politica monetaria e fiscale
 Lo Stato tornerebbe a tassare e spendere esclusivamente in
lire
 Le stime di molti istituti bancari parlano di una potenziale
moneta italiana svalutata tra il 25 e il 35% [Nomura 2012]
 Lo Stato potrebbe convertire i debiti dei cittadini contratti in
euro (Lex Monetae), oppure lasciare i depositi in euro
36
+
Fonti
 Gennaro Zezza – Economia e finanza per il benessere dei popoli
(intervento del 24 marzo 2012)
 Warren Mosler, Mathew Forstater – A general analytical
framework
 Riccardo Bellofiore, Joseph Halevi – Could Be Raining?
 Dimitri Papadimitriou, Randall Wray – Endgame for the Euro?
 Banca d‟Italia, Bollettino statistico n°70
 Milton Friedman – The Euro: Monetary Unity to Political Disunity?
(1997)
 Wynne Godley – Maastricht and all that (1992)
37
+
Grazie dell‟attenzione!
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http://economiapericittadini.it
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L'energia delle imprese: tra rinnovabili, innovazioni ed export | Presentazio...
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L'energia delle imprese: tra rinnovabili, innovazioni ed export | Presentazio...
 

Viaggio nella crisi (EPIC)

  • 1. + Viaggio nella crisi I problemi del presente e le nuove direzioni possibili 1 Economia Per I Cittadini http://epici.it
  • 2. + Uno sguardo sulla crisi Le ragioni storiche 2
  • 3. + La politica economica  L‟economia politica è una scienza sociale.  Spiega il comportamento economico degli uomini, ed è quindi teatro di scontro fra diverse concezioni politiche.  Il capitalismo è un sistema in grado di assicurare la piena occupazione?  Se no, quali agenti economici devono intervenire per assicurarla? 3
  • 4. + Le politiche keynesiane  Teoria Generale: il capitalismo è un sistema che non tende naturalmente alla piena occupazione.  L‟occupazione e la domanda di beni e servizi sono caratterizzati da un‟incertezza sugli andamenti ciclici dell‟economia.  Investimenti privati non sono coordinati.  Lo Stato deve intervenire per sostenere la domanda di beni e servizi, l‟occupazione ed investire a beneficio della collettività.  Ridurre i salari per abbattere i costi delle imprese non porta a maggiori livelli di produzione, ma alla deflazione. 4
  • 5. + Il neoliberismo  Redistribuire ricchezza dai salari ai profitti, e dimnuire le tasse sui redditi alti genera maggiori investimenti e crescita.  Eliminare ogni vincolo all‟attività bancaria riduce il rischio ed aumenta il benessere.  Il settore pubblico è inefficiente e corrotto. Privatizzare i beni pubblici e ridurre la spesa pubblica farà sì che i governi non sottraggano più eccessive risorse al settore privato.  I salari devono essere flessibili nei confronti del ciclo economico, e perciò il potere contrattuale dei lavoratori va ridotto. 5
  • 6. + Un po‟ di storia: le origini  Fino alla metà degli anni „70, è dominante nella politica economica occidentale l‟idea dello Stato come garante del welfare e motore della crescita economica.  Gli shock petroliferi e la stagflazione vengono utilizzati dagli studiosi di area neoliberista e monetarista come dimostrazione del fallimento delle politiche keynesiane.  Per la prima volta dal dopoguerra, si verifica una situazione di inflazione galoppante e disoccupazione in aumento. 6
  • 7. + Un po‟ di storia: le origini  Nei successivi „80, si diffondono e si applicano ovunque idee neoliberiste e si procede a riforme delle istituzioni economiche.  1981: Divorzio Banca d‟Italia-Tesoro in Italia  Politiche restrittive di Volcker negli USA: la grande moderazione  Lo “Stato minimo” di Nozick, Reagan e Thatcher  Abolizione della scala mobile in Italia  Deregulation - abolizione della separazione fra banche ordinarie e banche d‟investimento (1989 per l‟UE, 1999 per gli USA). 7
  • 8. + L‟UE e il neoliberismo 8 Prospetto tratto da http://www.ecb.int/ecb/history/emu/html/index.it.html
  • 9. + Gli USA e il neoliberismo  Fase monetarista (dalla metà dei „70): controllo della quantità di moneta della Banca Centrale, per mantenere un tasso naturale di disoccupazione (Friedman, Volcker).  Fase politica (anni „80): il governo di Ronald Reagan pratica enormi tagli alla spesa pubblica per il welfare  caduta dei salari e dei consumi  Ma come mai non si è verificato un crollo della domanda aggregata, e quindi una recessione? 9
  • 10. + Gli USA e il neoliberismo  Doppio deficit di Reagan: sia il debito pubblico che quello estero americano aumentano  sostegno alla produzione asiastica ed europea e alle spese militari  Cadono i salari, ma la crisi di domanda è risolta dalla finanza: prestiti e fondi pensione (money manager capitalism, Minsky).  Il cittadino americano diventa contemporaneamente un lavoratore traumatizzato, un risparmiatore maniacale, ed un consumatore indebitato  mutui subprime  La grande recessione (2007) provoca insolvenza diffusa delle famiglie, comportando un crollo del settore finanziario e dell‟economia reale. 10
  • 11. + La moneta unica  Trattato di Maastricht (1992): i debiti pubblici dei Paesi membri non devono superare il 60% del PIL, i deficit annuali devono fermarsi sotto al 3%.  Divieto di finanziamento monetario da parte della BCE agli Stati membri  Neomercantilismo: gli Stati devono tendere verso il pareggio di bilancio e il surplus commerciale con l‟estero  Mentre alcune economie basate sulla deflazione dei salari traggono beneficio dai cambi nominali fissi (Sme fino al 1992, Euro dal 2001), quelle basate sulla svalutazione competitiva devono entrare in recessione. 11
  • 12. + La moneta Moneta, occupazione e lavoro secondo la Modern Money Theory 12
  • 13. + La moneta  Ha tre funzioni:  Unità di conto  Mezzo di pagamento  Riserva di valore  Dal 1971 è stata sospesa la convertibilità aurea della moneta: nasce la moneta fiat.  Ad esempio, una banconota da 10 euro è una promessa di pagamento di 10 euro da parte della Banca Centrale.  Non è una grandezza scarsa: viene emessa senza vincoli finanziari da parte del settore pubblico. 13
  • 14. + La Modern Money Theory  “La moneta è una creatura dello Stato” (Abba Lerner)  Tre requisiti per una moneta sovrana:  È di proprietà dello Stato  Non è convertibile in oro o altra valuta  Tasso di cambio flessibile  Il Governo non deve ottenere la sua moneta prima di poterla spendere.  Se il governo spende più di quanto tassa, si crea nuova ricchezza netta per il settore privato. 14
  • 15. + I saldi settoriali 15 Settore Non Governativo Settore Governativo Settore Estero
  • 16. + Le implicazioni  La spesa pubblica è reddito privato  Per finanziare i propri deficit, lo Stato sovrano non ha vincoli di bilancio e può finanziarsi presso la Banca Centrale.  Pareggio di bilancio  no creazione netta di ricchezza.  Surplus di bilancio  diminuzione netta di ricchezza.  Lo Stato può e deve intervenire per regolare il mercato, sostenere la domanda aggregata e rilanciare l‟occupazione. 16
  • 17. Deficit pubblico e surplus privato Elaborazione di New Economic Perspectives 17
  • 18. + Il ruolo della tassazione  Le tasse creano una domanda minima di moneta: ogni agente deve procurarsi almeno il denaro utile per pagarle (taxes drive money).  Regolano i deficit pubblici.  Svolgono una funzione redistributiva del reddito.  Sono utili per disincentivare alcuni comportamenti.  Non sono indispensabili per finanziare la spesa: il Governo non ha vincoli finanziari. 18
  • 20. + Inflazione: miti e realtà  L‟inflazione non dipende dalla quantità di moneta.  Misura la crescita del livello dei prezzi misurato da un indice.  Le imprese fissano i prezzi applicando diverse forme di ricarico sui costi medi.  Il miglior livello dei prezzi in un‟economia non è il più basso: è quello che assicura alle imprese adeguate entrate per la copertura degli investimenti.  Non dipende automaticamente dalla svalutazione monetaria. 20
  • 21. La svalutazione non è inflazione Elaborazione di http://goofynomics.blogspot.it 21
  • 22. + Programmi di lavoro garantito  Non avendo vincoli finanziari, il Governo può sempre garantire un impiego ai lavoratori disoccupati (Job Guarantee) ad un salario prefissato.  I PLG sono stabilizzatori: nei momenti di recessione, più lavoratori possono accedervi  I PLG contrastano la deflazione da debiti.  Aprono la strada alla piena occupazione: il programma dovrebbe includere il 3% circa della forza lavoro. 22
  • 23. + Programmi di lavoro garantito  Permettono di redistribuire più equamente il potere d‟acquisto, e danno impulso ai salari offerti dal settore privato.  Eliminano i costi sociali della disoccupazione involontaria ed assicurano un salario dignitoso.  Danno attuazione ai princìpi costituzionali dell‟uguaglianza sostanziale (art. 3) e del diritto al lavoro (art. 4)  Consentono una gestione più efficiente delle risorse intellettuali e fisiche dei lavoratori 23
  • 25. + “Se un Governo non ha la propria Banca Centrale, attraverso la quale creare denaro liberamente, i suoi utilizzatori (spenditori) possono essere finanziati solo attraverso il prestito nel libero mercato in competizione con le imprese, e questo può risultare eccessivamente caro o addirittura impossibile, 25 Wynne Godley, 1992 particolarmente quando si è in condizione di estrema emergenza; il pericolo, allora, è che le restrizioni di bilancio alle quali i Governi sono singolarmente impegnati faranno conoscere una tendenza disinflazionistica che chiuderà l„ Europa, in blocco, in una depressione, senza più alcun potere di ripresa.”
  • 26. + “I tassi di cambio flessibili sono un potentissimo meccanismo per gli shock che colpiscono in vari modi le diverse entità. Vale la pena mettere da parte questo meccanismo per godere dei vantaggi dei minori costi di transazione e di un vincolo esterno solo se ci sono adeguati meccanismi alternativi d’aggiustamento.” 26 Milton Friedman, 1997
  • 27. + “Quello che è successo è che entrando nell‟euro, la Spagna e l‟Italia hanno ridotto loro stessi a paesi del Terzo Mondo, che prendono in prestito la moneta di qualcun’altro, con tutte le perdite di flessibilità che tale operazione comporta. In particolare, siccome i paesi dell‟area euro non possono stampare moneta neanche in casi di emergenza, sono soggetti a interruzioni di finanziamenti, a differenza dei paesi che invece hanno mantenuto la propria moneta. Il risultato è quello che abbiamo tutti sotto gli occhi.” 27 Paul Krugman, 2012
  • 28. + Il circuito monetario (Eurozona) Banca Centrale Banche Imprese Lavoratori Tesoro Estero 28 Spesa pubblica, credito bancario Tasse, Restituzione debiti
  • 29. + Le conseguenze dopo 20 anni  L‟Euro è una moneta senza Stato: i Governi devono competere con le imprese nei mercati di capitali per reperire fondi.  La rigidità del cambio dentro l‟Eurozona ha premiato chi svaluta i salari (ad esempio la Germania) e punito chi svalutava la moneta (ad esempio l‟Italia).  Non ci sono trasferimenti fiscali da parte dell‟UE ai Paesi in deficit commerciale.  I diversi rendimenti dei titoli di Stato riflettono le differenze di competitività dei Paesi, che impediscono ad alcuni di essere debitori affidabili (Standard & Poor‟s, 2012). 29
  • 30. + Le conseguenze dopo 20 anni  Privatizzazioni massicce: smantellamento dell‟IRI, ENEL, ENI e molte altre imprese pubbliche.  Crisi degli spread determina l‟arrivo di governi tecnici in Italia e in Grecia.  Politiche di austerità per reperire fondi: Fiscal Compact (riduzione del debito pari a 3% del PIL ogni anno) e MES (circa 125 miliardi nel 2013)  Disoccupazione record: Italia (10,5 %), Spagna e Grecia in crisi.  Fuga di capitali dall‟Italia: “Investimenti esteri in Italia. Lusso per pochi spiccioli. I cinesi e altri compratori si pappano i marchi italiani.” (The Economist, 17/03/2012) 30
  • 33. + Prestiti bancari al settore non finanziario 33 Fonte: Banca d‟Italia, Bollettino economico n° 70
  • 34. + Le prospettive politiche L‟Euro e l‟Unione Europea al bivio 34
  • 35. + Una riforma dell‟euro?  I Paesi creditori dovrebbero accettare trasferimenti fiscali verso i Paesi debitori.  Le istituzioni europee dovrebbero diventare rappresentative della volontà popolare e contribuire attivamente alle economie dei Paesi membri.  La BCE dovrebbe poter finanziare direttamente gli Stati.  La BCE dovrebbe intervenire sui mercati per calmierare i differenziali fra i tassi d‟interesse dei titoli di Stato dei Paesi membri.  I Trattati dovrebbero essere rivisti e/o cancellati. 35
  • 36. + La fine dell‟euro?  I Paesi membri tornerebbero alle loro valute nazionali, recuperando la sovranità monetaria e riunificando politica monetaria e fiscale  Lo Stato tornerebbe a tassare e spendere esclusivamente in lire  Le stime di molti istituti bancari parlano di una potenziale moneta italiana svalutata tra il 25 e il 35% [Nomura 2012]  Lo Stato potrebbe convertire i debiti dei cittadini contratti in euro (Lex Monetae), oppure lasciare i depositi in euro 36
  • 37. + Fonti  Gennaro Zezza – Economia e finanza per il benessere dei popoli (intervento del 24 marzo 2012)  Warren Mosler, Mathew Forstater – A general analytical framework  Riccardo Bellofiore, Joseph Halevi – Could Be Raining?  Dimitri Papadimitriou, Randall Wray – Endgame for the Euro?  Banca d‟Italia, Bollettino statistico n°70  Milton Friedman – The Euro: Monetary Unity to Political Disunity? (1997)  Wynne Godley – Maastricht and all that (1992) 37
  • 38. + Grazie dell‟attenzione! Economia Per I Cittadini http://economiapericittadini.it formazione@economiapericittadini.it 38

Editor's Notes

  1. Fonti:Zezza, Economia e benessere …Bellofiore,Halevi – Could Be RainingHyman Minsky, Keynes e l’instabilità del capitalismoBancad’Italia, Bollettinoeconomico n°70Hyman P. Minsky – John Maynard Keynes (1975)
  2. Far notarechementreilgovernofederaleamericanocontribuisceall’economiaamericana per il 35% del PIL, in Europa ilParlamentoEuropeocontribuisce solo per l’1%