Con la presente relazione ho voluto verificare se in letteratura fossero presenti studi evidenti che comparassero l'uso delle medicazioni avanzate in sostituzione delle medicazioni tradizionali.
Ferite e lesioni di origine traumatica: prima valutazione e trattamentoMassimo Di Benedetto
Argomento presentato all'interno del seminario organizzato nel 2017 dall'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della provincia autonoma di Trento.
25 Corso TSSA - Il soccorritore volontario nelle maxi emergenzeEmergency Live
Il corso TSSA (corso nazionale per l’attività di trasporto sanitario e soccorso in ambulanza) è il corso sanitario avanzato della Croce Rossa Italiana che si prefigge di formare il SOCCORRITORE, cioè il Volontario che svolgerà la sua attività sulle ambulanza e perciò il percorso addestrativo è tipicamente sanitario. I corsi sono tenuti da Istruttori di Croce Rossa qualificati con un apposito percorso specifico. I moduli formativi sono 6. Bastano i primi 4 moduli per diventare soccorritore, gli altri due moduli sono di approfondimento e completamento di percorsi regionali. L’accesso a questo corso prevede l’obbligatorietà di essere Socio Attivo CRI e quindi di aver frequentato il Corso Base. Gli incontri vertono principalmente sulle problematiche del soccorso extra-ospedaliero e si dividono in lezioni teoriche e parti pratiche con particolare riferimento alla Traumatologia, alla Rianimazione cardio-polmonare con l’ottenimento del brevetto BLS-D (defibrillazione) ed all’uso dei Presidi disponibili sulle ambulanze. La cooperazione che ha portato alla creazione di queste dispense di TSSA è molto importante. Infatti non esiste materiale univoco e ufficiale per tutto il territorio Nazionale. Il materiale delle lezioni che stiamo ripubblicando è nato grazie alla collaborazione dei formatori e degli istruttori di Croce Rossa, specializzati in PSTI (Pronto Soccorso e Trasporto Infermi). Questi istruttori hanno realizzato le schede che potete liberamente consultare. Il team è costituito da 15 istruttori qualificati, il cui lavoro è stato controllato da 5 revisori (formatori, medici specialistici e tecnici esperti) che hanno corretto alcuni contenuti scientifici, rendendo poi omogeneo l'aspetto visivo del corso. In questo modo sono nate delle wikiSLIDES che ad oggi hanno più di 5.000 download dal link ufficiale. Il ringraziamento di Emergency Live va al gruppo TSSA e al coordinatore Egidio Tuccio.
La valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro: quali sono i rischi da valutare, il processo da seguire per la loro identificazione, valutazione e le azioni da intraprendere per il trattamento dei rischi. Le diverse classi di rischio: i rischi per la salute, per la sicurezza e i rischi trasversali.
Sacs 2.0 a review of the original sacs scale WUWHS Florence 29.09.2016Mario Antonini
About eight years have passed since the publication of the SACS Classification, the use of which has proved to be essential in Italy, not only on account of the particular characteristics of this instrument but also and above all as it is a point of reference for debate and discussion and aims to facilitate an objective awareness of peristomal skin lesions.
lesiones que se desarrollan en partes de la piel sometidas a presión por el hecho de que el paciente debe permanecer en cama, estar sentado en una silla de ruedas, llevar un yeso o estar inmovilizado durante un período prolongado
Presentazione del progetto SOS Ulcera della Ulss 16 di Padova e del relativo programma formativo in elearning www.sosulcera.it . Presentazione di Daniele Donato 23 settembre 2010. Per informazioni: www.uneba.org , info@uneba.org
Con la presente relazione ho voluto verificare se in letteratura fossero presenti studi evidenti che comparassero l'uso delle medicazioni avanzate in sostituzione delle medicazioni tradizionali.
Ferite e lesioni di origine traumatica: prima valutazione e trattamentoMassimo Di Benedetto
Argomento presentato all'interno del seminario organizzato nel 2017 dall'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della provincia autonoma di Trento.
25 Corso TSSA - Il soccorritore volontario nelle maxi emergenzeEmergency Live
Il corso TSSA (corso nazionale per l’attività di trasporto sanitario e soccorso in ambulanza) è il corso sanitario avanzato della Croce Rossa Italiana che si prefigge di formare il SOCCORRITORE, cioè il Volontario che svolgerà la sua attività sulle ambulanza e perciò il percorso addestrativo è tipicamente sanitario. I corsi sono tenuti da Istruttori di Croce Rossa qualificati con un apposito percorso specifico. I moduli formativi sono 6. Bastano i primi 4 moduli per diventare soccorritore, gli altri due moduli sono di approfondimento e completamento di percorsi regionali. L’accesso a questo corso prevede l’obbligatorietà di essere Socio Attivo CRI e quindi di aver frequentato il Corso Base. Gli incontri vertono principalmente sulle problematiche del soccorso extra-ospedaliero e si dividono in lezioni teoriche e parti pratiche con particolare riferimento alla Traumatologia, alla Rianimazione cardio-polmonare con l’ottenimento del brevetto BLS-D (defibrillazione) ed all’uso dei Presidi disponibili sulle ambulanze. La cooperazione che ha portato alla creazione di queste dispense di TSSA è molto importante. Infatti non esiste materiale univoco e ufficiale per tutto il territorio Nazionale. Il materiale delle lezioni che stiamo ripubblicando è nato grazie alla collaborazione dei formatori e degli istruttori di Croce Rossa, specializzati in PSTI (Pronto Soccorso e Trasporto Infermi). Questi istruttori hanno realizzato le schede che potete liberamente consultare. Il team è costituito da 15 istruttori qualificati, il cui lavoro è stato controllato da 5 revisori (formatori, medici specialistici e tecnici esperti) che hanno corretto alcuni contenuti scientifici, rendendo poi omogeneo l'aspetto visivo del corso. In questo modo sono nate delle wikiSLIDES che ad oggi hanno più di 5.000 download dal link ufficiale. Il ringraziamento di Emergency Live va al gruppo TSSA e al coordinatore Egidio Tuccio.
La valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro: quali sono i rischi da valutare, il processo da seguire per la loro identificazione, valutazione e le azioni da intraprendere per il trattamento dei rischi. Le diverse classi di rischio: i rischi per la salute, per la sicurezza e i rischi trasversali.
Sacs 2.0 a review of the original sacs scale WUWHS Florence 29.09.2016Mario Antonini
About eight years have passed since the publication of the SACS Classification, the use of which has proved to be essential in Italy, not only on account of the particular characteristics of this instrument but also and above all as it is a point of reference for debate and discussion and aims to facilitate an objective awareness of peristomal skin lesions.
lesiones que se desarrollan en partes de la piel sometidas a presión por el hecho de que el paciente debe permanecer en cama, estar sentado en una silla de ruedas, llevar un yeso o estar inmovilizado durante un período prolongado
Presentazione del progetto SOS Ulcera della Ulss 16 di Padova e del relativo programma formativo in elearning www.sosulcera.it . Presentazione di Daniele Donato 23 settembre 2010. Per informazioni: www.uneba.org , info@uneba.org
Valutazione clinica e classificazione delle complicanze del complesso stomaleMario Antonini
L’integrità della cute peristomale è l’obiettivo principale del paziente stomizzato e dello stomaterapista. Sfortunatamente, le alterazioni della cute peristomale sono un rilevante problema, colpendo circa 1/3 delle persone portatrici di colostomia e più di 2/3 dei pazienti portatori di ileostomia e urostomia.
Gestione delle complicanze precoci e tardive e medicazioni avanzate - Assiste...Mario Antonini
Proposta di nuova classificazione delle complicanze della stomia e della cute peristomale. Classificazione delle alterazioni cutanee peristomali (SACS); medicazioni avanzate e casi clinici.
I Rischi Reali nel Trattamento della Ccsviccsvisardegna
Note personali: un medico dovrebbe informare i propri pazienti nella maniera più seria e scientifica possibile sui reali rischi di un intervento, che pur essendo mini invasivo, può comportare eventi avversi di vario genere. Un medico non può basarsi su fonti aneddotiche, chiacchiere o dicerie, spacciandole per verità incontrovertibili, terrorizzando i pazienti con lo spauracchio della “morte per angioplastica”. Trovo persino imbarazzante che siano i pazienti ad essere costretti a fare una seria trattazione sui rischi reali del trattamento della CCSVI, mentre cresce il numero dei presunti morti smerciati dalla neurologia come deterrente al desiderio dei pazienti di essere trattati. E trovo altrettanto imbarazzante che coloro che ci dovrebbero tutelare dall’alto della loro competenza medico-scientifica, improvvisino impressionanti scalate sugli specchi che mancano non solo del carattere scientifico, ma persino di quello logico. Dall’ottobre scorso ad oggi è imbarazzante riscontrare l’assoluta negazione, da parte di una certa classe medica, di uno studio ed approfondimento personale della questione, che ci costringe ad imbatterci in manifestazioni di crassa ignoranza ed incapacità di un moto di intelligenza e di umiltà. Per un paziente è disperatamente imbarazzante.
Fa sorridere tanta preoccupazione per le sorti dei pazienti con SM che rischiano la morte per leucemia, cancro, PML, oltre alla comparsa di numerose altre malattie dalla depressione all’epatite, per l’uso di farmaci sempre più potenti, ovvero sempre più devastanti per l’organismo. Un sorriso amaro che nasconde ovviamente il cinico sarcasmo di chi ha smesso di “credere alla befana”.
Crediamo sia indispensabile che il trattamento della CCSVI avvenga in maniera controllata in appositi studi di trattamento che servano alla giusta evoluzione della pratica clinica della stessa CCSVI. Crediamo, come afferma anche il nostro progetto, che né la diagnosi, né l’intervento possa essere fatto adeguatamente da un sonologo o radiologo interventista qualsiasi, ma deve passare sempre, in questa fase primaria di studio, da un’adeguata preparazione specifica del sistema venoso profondo, in particolare della CCSVI. Spuntano come funghi radiologi che, per bocca dei pazienti e dei medici, hanno annesso nei loro curricula la dicitura “anche più bravo di Galeotti”, un po’ come per il doppler che tra le sue caratteristiche pare avere persino la nota “anche meglio di quello dell’ESAOTE”. Tutto ciò ha del ridicolo!
Tentativi zoppicanti di trattamento accadono qua e là per il Paese, noi non vogliamo che questo pressapochismo diventi la regola a causa dell’ostruzionismo della neurologia: noi vogliamo che l’iter di trattamento affronti in maniera esaustiva la questione dei benefici e dei rischi, ma questo non può avvenire senza la pratica clinica, senza degli studi approfonditi su larghi campioni. Noi abbiamo chiesto uno studio, non di aprire una macelleria.
Medicina Assicurativa e malattia coronarica di Clemente Cipresso clemente1983
Numerosi studi di follow-up a lungo termine nella popolazione ha dimostrato che la mortalità iniziale a breve termine dopo la diagnosi di malattia coronarica era relativamente alta (stimata fino al 1150 %).
Questo periodo iniziale di rischio instabile è seguito da una fase di plateau durante il quale il tasso di mortalità( 390%) è relativamente stabile e quindi più prevedibile.
Ciò ha portato alla pratica comune di posporre le valutazioni per un’assicurazione sulla vita per periodi fino a un anno dopo la comparsa di cardiopatia coronarica.
Il caso clinico
in Flebologia
Titoli:
Simulazione paziente-medico.
Risk Managment in flebologia
Tipologia degli errori in flebologia
RC Professionale
Medical Malpractice in Italia
Valutazione del rischio
Tutela legale in flebologia
Consenso informato
Glossario
Contatti
Il Clinical Nurse Specialist e rete infermieristica nella gestione delle Lesi...serenella savini
In letteratura esistono diverse ricerche inerenti modelli gestiti dal CNSwc, protocolli e strumenti operativi atti a migliorare la gestione dei pazienti affetti da LDP, ma pochi sono gli studi che hanno avuto come obiettivo principale quello di verificare l’efficacia di un modello unico e multidimensionale, che preveda la sinergia di interventi messi in atto dallo specialista mediante la consulenza informatizzata, al fine di migliorare gli outcomes quali Wound Healing, qualità di vita e soddisfazione.
Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equ...Emergency Live
Il 90% dei poliziotti impegnati nell'operazione Mare Nostrum sarebbero attualmente in malattia perché contagiato da Tubercolosi. Lo riferisce in un comunicato stampa il sindacato Consap, che insieme all'associazione Assotutela sta portando avanti una class action contro il Ministero dell'Interno, a cui possono aderire tutti i poliziotti impegnati nell'operazione di accoglienza o in attività correlate con l'arrivo dei migranti in Italia.
Ecco cosa dice il ministero della Salute in merito alla prevenzione da contagio di TBC per operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati
http://www.emergency-live.com/it/news/maxiemergenze/paura-tbc-fra-le-forze-dellordine-impegnate-nelloperazione-mare-nostrum
2. INDICE
1. INTRODUZIONE.................................................................................................................................................................................2
2. VALUTAZIONE DEL RISCHIO LESIONI DA DECUBITO......................................................................................................3
3. ATTUAZIONE MISURE DI PREVENZIONE NELL’INSORGENZA DELLE LESIONI DA DECUBITO NEI
SOGGETTI A RISCHIO................................................................................................................................................................................4
4. STADIAZIONE E VALUTAZIONE DELLA LESIONE DA DECUBITO................................................................................8
5. TRATTAMENTO DELLE LESIONI DA DECUBITO.................................................................................................................9
LE VARIANTI DELLE LESIONI ED IL LORO TRATTAMENTO........................................................................................12
6. PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE................................................................................................................................. 28
7. EDUCAZIONE SANITARIA E TERAPEUTICA....................................................................................................................... 29
8. MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DELLE LESIONI DA DECUBITO......................................................................... 30
9. ALLEGATI..................................................................................................................................................................................... 35
3. 1.INTRODUZIONE
La presente procedura descrive i comportamenti e gli strumenti da adottare per prevenire
l’insorgenza di lesione da pressione all’interno della residenza sanitaria-assistenziale, “RSA di
Formigine”. La procedura inoltre indica i comportamenti di trattamento e monitoraggio da adottare
nel caso in cui si sviluppi una lesione da decubito.
SCOPO: Garantire omogeneità alle modalità operative relative a prevenzione, trattamento e
monitoraggio delle LdD.
OBIETTIVI:
Uniformare le modalità operative volte a individuare il livello di rischio nello sviluppare
lesioni da
decubito utilizzando la scala Braden;
Uniformare le modalità operative volte a stadiare le lesioni da decubito utilizzando la scala
NPUAP;
Omogeneizzare le modalità di trattamento delle lesioni da decubito;
Uniformare le modalità operative di monitoraggio della lesione da decubito;
Uniformare l’educazione sanitaria e terapeutica nella prevenzione e trattamento lesioni da
decubito.
RESPONSABILITA’
ATTIVITA’ MEDICO COORDINATORE INFERMIERE
I. Valutazione Rischio di lesione da
decubito
C C R
II. Attuazione misure di prevenzione
nell’insorgenza delle lesioni da decubito
nei soggetti a rischio
I C R
III. Stadiazione e valutazione delle lesioni C C R
IV. Trattamento lesione da decubito R C C
V. Prevenzione delle complicanze R C C
VI. Educazione sanitaria e terapeutica C C R
VII. Monitoraggio e valutazione delle lesioni I R C
LEGENDA: R= Responsabile, C= Coinvolto, I= informato.
4. 2. VALUTAZIONE DEL RISCHIO LESIONI DA DECUBITO
L’individuazione del rischio di insorgenza della LdD rappresenta uno dei primi interventi
assistenziali da attuare al momento della presa in carico della persona (Allegato 1). Per concentrare
gli interventi di prevenzione sui soggetti che hanno una maggiore probabilità di sviluppare lesioni
da pressione è necessario individuare i pazienti effettivamente a rischio.
L’identificazione del rischio di sviluppare una lesione è resa più agevole utilizzando una scala di
valutazione molto diffusa e di semplice applicazione: la SCALA di BRADEN.
- COME INDIVIDUARE I PAZIENTI A RISCHIO?
CHI DEVE ESSERE VALUTATO?
Tutti i pazienti allettati o costretti su una sedia o coloro con grave limitazioni della mobilizzazione
devono essere valutati in relazione agli ulteriori fattori che aumentano il loro rischio di sviluppare
lesioni da decubito.
QUANDO ?
La valutazione del rischio deve essere effettuata nel momento del ricovero. I dati non rilevabili
all’ingresso devono essere trascritti appena noti. Si ripete settimanalmente ed ogni qualvolta si
modificano le condizioni cliniche del paziente in modo significativo. Compilando la scheda
valutazione lesioni da decubito. (Allegato 2)
CHI ESEGUE LA VALUTAZIONE?
L’infermiere che prende in carico il paziente ed effettua la raccolta dati.
COME?
- Ispezione completa della cute, dedicando particolare attenzione alle sedi corrispondenti
alle prominenze ossee. Bisogna controllare: secchezza, fissurazioni, screpolature, edemi
generalizzati o localizzati della cute, arrossamenti. Negli individui con pelle scura i parametri
da tenere in considerazione sono principalmente: ipertermia e indurimento della zona
interessata. Successivamente compilare la scheda valutazione lesioni da decubito (Allegato
2).
- Applicazione di una scala di valutazione del rischio: Lo strumento utilizzato è la scala di
BRADEN. Il punteggio inferiore o uguale a 16 è utile come riferimento per poter valutare la
necessità di superfici antidecubito. A seconda del punteggio individuato si rendono
necessarie diverse tipologie di interventi. Se il punteggio della scala di Braden è:
o 17- 20 Occorre attuare un piano di monitoraggio.
o 13-16 Occorre attuare un piano di monitoraggio ed un piano preventivo con l'utilizzo
di eventualipresidi antidecubito anche sulla base della valutazione complessiva del
paziente.
o < 13 Occorre attuare un piano di monitoraggio ed un piano preventivo con il ricorso a
presidi antidecubito (letto a pressione alternata o a cessione d'aria) fatto salvo di una
diversa valutazione clinica.
La scala Braden va compilata ed allegata alla documentazione che segue il paziente anche
alla dimissione o trasferimento ad altra unità operativa o servizio territoriale.
Tutte le valutazioni del rischio e le rivalutazioni devono essere documentate e registrate in cartella.
5. 3. ATTUAZIONE MISURE DI PREVENZIONE
NELL’INSORGENZA DELLE LESIONI DA DECUBITO
NEI SOGGETTI A RISCHIO
CAUSE D’INSORGENZA DELLE LESIONI DA DECUBITO: La lesione da decubito è la
conseguenza di fattori locali e fattori sistemici:
I FATTORI LOCALI derivano da meccanismi prevalentemente di tipo meccanico e fisico:
• Pressione: Una pressione maggiore di 32mmHg applicata per un tempo sufficientemente
prolungato (>2 ore) alla cute provoca un’occlusione del flusso capillare con conseguente
ipoperfusione tissutale. Si sviluppano a cascata: ipossia, acidosi, emorragia interstiziale (eritema
fisso), accumulo di cataboliti tossici e infine necrosi cellulare. La lesione visibile rappresenta spesso
soltanto la “punta dell’iceberg” di una lesione molto più vasta perché la necrosi non inizia dalla cute
ma dai piani sottocutanei, più esposti alla pressione delle prominenze ossee, e prende la forma di
un cono la cui base è posta a livello del piano osseo e l’apice a livello cutaneo. Per questo motivo le
lesioni da pressione si presentano spesso con bordi sottominati;
• Stiramento: Quando il paziente viene posto in posizione seduta o semiseduta la cute (in
particolare in zona sacrale) tende ad aderire alla superficie del piano d’appoggio mentre lo
scheletro tende a scivolare in avanti verso il basso. Si provocano così zone di stiramento dei tessuti
superficiali su quelli profondi con strozzatura dei vasi con conseguente ischemia e necrosi dei
tessuti più profondi.
• Attrito/Frizione: Lo sfregamento della cute contro la superficie del piano d’appoggio causa
piccole abrasioni che rendono la cute più vulnerabile alla pressione.
• Macerazione: Il contatto prolungato della cute con urine, feci o sudore determina un danno
diretto alle cellule epiteliali rendendole più suscettibili agli altri eventi lesivi.
I FATTORI SISTEMICI comprendono condizioni morbose e non, di varia natura: età avanzata,
cachessia neoplastica, diabete, ipertermia, insufficienza renale, neuropatie centrali e periferiche,
alterato livello di coscienza, malnutrizione. Appare perciò importante sottolineare come le lesioni
da decubito costituiscano l’espressione, il sintomo localizzato di condizioni patologiche che ne
sostengono l’insorgenza. Una valutazione di tali fattori finalizzata alla prevenzione delle lesioni ci
induce a fare una distinzione tra fattori modificabili, su cui possiamo intervenire, e fattori non
modificabili, su cui è molto difficile o non è possibile intervenire.
TABELLA 1
Fattori locali di rischio Fattori sistemici di rischio
Fattori non modificabili Sofferenza vascolare diffusa
Prominenze ossee
Postura inadeguata
Pressione
Piano di appoggio
Stiramento
Attrito
Macerazione
Igiene della cute
Incontinenza urinaria
Età avanzata
Cachessia neoplastica
Obesità
Alterato livello di coscienza
Diabete
Insufficienza renale
Ipotensione
Immobilità
Ipertermia
Malnutrizione
↓
↓↓
↓↓↓
↓↓↓↓
Fattori modificabili
6. Dal riquadro precedente (TABELLA 1) si evince che tra i fattori che sostengono l’insorgenza delle
lesioni da decubito sono di particolare interesse infermieristico quelli che riguardano l’igiene della
cute, la gestione dell’incontinenza urinaria, lo stato nutrizionale, la postura adeguata e soprattutto il
controllo della pressione mediante la scelta del piano di appoggio e la gestione della mobilizzazione.
PIANO DI PREVENZIONE LESIONI DA DECUBITO:
Il piano di prevenzione prevede l’applicazione di comportamenti operativi sui fattori di rischio
maggiori ma modificabili e ha come obiettivo il mantenimento dell’integrità cutanea.
Si articola in quattro tipologie di intervento:
1. Educazione sanitaria del paziente e/o dei familiari;
2. Cure igieniche e protezione della cute;
3. Gestione della pressione sui tessuti;
4. Valutazione e sostegno nutrizionale.
1. EDUCAZIONE SANITARIA DEL PAZIENTE E/O DEI FAMILIARI:
Il paziente, quando le condizioni cliniche e lo stato mentale lo consentono, dovrebbe essere
informato sul rischio di comparsa di lesione quando la pressione del corpo su una determinata area
viene esercitata per più di due ore. Il coinvolgimento del paziente e dei familiari, la loro
partecipazione attiva al piano di prevenzione, contribuiscono ad un miglior risultato dell’attività
assistenziale. I familiari infatti possono concorrere alla mobilizzazione passiva se adeguatamente
istruiti e motivati in merito. Anche in relazione alle cure igieniche è importante sottolineare
l’importanza di mantenere la cute pulita e asciutta per ridurre il rischio di macerazione e infezioni
batteriche e micotiche. Il programma educativo dovrebbe inoltre illustrare le posture corrette e
quelle sconsigliate (testata del letto molto inclinata, decubito laterale a 90°, decubito prolungato su
zone a rischio o già lese, appoggio calcaneare in decubito supino) nonché l’importanza di una
adeguata alimentazione.
2. CURE IGIENICHE E PROTEZIONE DELLA CUTE
Per rendersi conto delle condizioni della cute bisogna ispezionarla almeno una volta al
giorno (ad esempio durante il riassesto del letto), dedicando particolare attenzione alle zone con
prominenze ossee (tallone, sacro, trocantere, malleoli, etc..). Tutte le alterazioni cutanee come
cute disidratata, macerata o edematosa rappresentano un ulteriore fatt ore di rischio.
Le cure igieniche quotidiane e secondo necessità sono di importanza basilare per il mantenimento
dell’integrità cutanea poiché la presenza di sporco e di secrezioni favoriscono la colonizzazione
batterica e la macerazione dei tessuti. Tuttavia la cute, provvista di una barriera fisiologica
costituita da un film idrolipidico deve essere trattata usando dei prodotti che non alterino questo
equilibrio naturale. Il lavaggio cutaneo deve essere eseguito con acqua tiepida e un prodotto
detergente non troppo aggressivo seguito da un risciacquo con sola acqua. Poi asciugare
tamponando delicatamente senza frizionare eccessivamente la cute soprattutto in prossimità di
prominenze ossee per non danneggiare i capillari. Sono inoltre sconsigliati i detergenti–
disinfettanti perché possono selezionare microrganismi resistenti. Gli antisettici coloranti
(eosina) impiegati a scopo preventivo mascherano il colore reale della cute e come le
soluzioni a base di alcool applicate a zone a rischio di lesione provocano disidratazione cutanea.
Dopo il lavaggio per ripristinare il film idrolipidico è opportuno applicare sulle zone a rischio un
prodotto emolliente come ad esempio Ossido di Zinco, Vasellina, evitando il massaggio delle
prominenze ossee. Sono invece sconsigliate le polveri perché riducono il film idrolipidico per
assorbimento e le paste perché difficili da rimuovere senza l’uso di un olio detergente e talvolta
responsabili dell’insorgenza di infezioni da es. Candida.
7. 3. GESTIONE DELLA PRESSIONE DEI TESSUTI
Una pressione maggiore di 32 mmHg applicata per un tempo sufficientemente
prolungato (più di 2 ore) alla cute provoca un’occlusione del flusso capillare
con conseguente ipoperfusione tissutale.
La pressione indotta da diversi sistemi di supporto supera questo valore abbondantemente con
conseguente lesioni da decubito. La gestione della pressione dei tessuti viene eseguita in
collaborazione con la figura della Fisioterapista.
Cardine fondamentale in ogni piano di prevenzione deve essere perciò la riduzione della
Pressione sulla cute che può essere ottenuta con un regolare cambiamento manuale della
posizione del paziente o usando superfici antidecubito. Il riposizionamento manuale, girando il
paziente sui fianchi, è la modalità abitualmente utilizzata per prevenire le lesioni da decubito.
Potrebbe sembrare la tecnica più economica e sufficiente alla prevenzione; tuttavia nel calcolo dei
costi si deve tener conto del tempo impiegato dal personale e del rischio elevato di lombalgia per gli
operatori. Inoltre risulta difficile garantire il cambiamento di posizione ogni 2 ore come viene
raccomandato. Dunque anche per i pazienti a basso/medio rischio deve essere valutata la
necessità di utilizzare un sovramaterasso sia pure a bassa tecnologia (sovramaterassi in schiuma o
sovramaterassi in fibra cava) che superano in termini di efficacia di prevenzione il materasso
standard. All’impiego del sovramaterasso deve essere associata la mobilizzazione attiva assistita
stimolando il paziente ad un cambio frequente di postura o la mobilizzazione passiva ad intervalli
di 2 ore. L’ispezione cutanea nell’ambito delle cure igieniche quotidiane consentirà inoltre di
sorvegliare l’eventuale comparsa di segni di sofferenza tissutale e di modificare quindi le misure di
prevenzione. I pazienti a medio o alto rischio e coloro che presentano già lesioni dovrebbero
essere posizionati su materassi a pressione alternata o su materassi a cessione d’aria associando il
riposizionamento manuale regolare e diminuendo eventualmente la frequenza.
RIPOSIZIONAMENTO MANUALE
Il riposizionamento manuale è finalizzato alla riduzione della compressione locale, alternando le
zone di appoggio al piano del letto, e alla riduzione delle forza di stiramento dovute a posture
scorrette. Per ridurre il traumatismo da trazione (stiramento e attrito) provocato dal
riposizionamento manuale è opportuno usare i presidi di mobilizzazione come i teli ad alto
scorrimento o impiegare le traverse per spostare il paziente e se possibile invitare all’uso del
trapezio ma evitare sempre di trascinare il paziente. Nel paziente allettato immobile è possibile
alternare la postura in decubito laterale destro, sinistro, supino, seduto e più raramente in
posizione prona. Occorre evitare comunque l’appoggio su cute già lesa in quanto la pressione
può impedire o ritardare sensibilmente la guarigione.
4. VALUTAZIONE E SOSTEGNO NUTRIZIONALE
La nutrizione è uno degli elementi fondamentali per mantenere l’integrità tissutale e per
promuovere il processo di cicatrizzazione. La gravità di una lesione cutanea è correlata all’entità del
deficit nutrizionale.
L’Obiettivo è garantire un adeguato apporto calorico, proteico, vitaminico e di oligoelementi.
Questa valutazione viene eseguita dal medico.
8. CONSIGLI E SUGGERIMENTI
Si consiglia di evitare l’uso di supporti circolari (ciambelle) in quanto causano una congestione dei
tessuti nella parte centrale ostacolando così ulteriormente la circolazione nell’area compromessa.
Altrettanto da evitare è l’utilizzo di ausili in plastica (per esempio cerate,..). La plastica provoca
un innalzamento della temperatura locale e causa perciò sudorazione e un aumento della domanda
metabolica cui il corpo non può far fronte, velocizzando in questo modo lo sviluppo delle lesioni. Se
è indispensabile l’utilizzo di traverse impermeabili ai liquidi, si consigliano quelle in materiale
traspirante. Inoltre occorre porre attenzione alla disposizione del catetere vescicale o di tubi di
drenaggi eventualmente presenti che non devono decorrere tra piano di appoggio e cute. Talvolta
anche i presidi per ossigeno terapia per via nasale possono determinare lesioni da decubito
nella regione superiore dell’orecchio: in tal caso è indicato sostituire il presidio con una cannula
nasale oppure rivestire il sondino all’altezza del orecchio con del materiale morbido (per esempio
Cotone di Germania fissato con del cerotto). Nel caso di lesioni da pressione da sondini naso-
gastrici occorre cambiare regolarmente la posizione del sondino nella narice oppure spostarlo nella
narice opposta.
9. 4.STADIAZIONE E VALUTAZIONE DELLA
LESIONE DA DECUBITO
Ai fini di una corretta ed uniforme gestione delle LdD è fondamentale la rilevazione e
descrizione sistematica delle caratteristiche principali sia della lesione, che della cute
perilesionale, impiegando la scala di valutazione NPUAP (TABELLA 2).
STADIAZIONE SECONDO LA SCALA DI VALUTAZIONE NPUAP
STADIO DESCRIZIONE
1° STADIO
Arrossamento della cute
intatta che non scompare
alla digitopressione
(eritema irreversibile).
Preannuncia l’ulcerazione
cutanea.
2° STADIO
Lesione superficiale che
coinvolge l’epidermide e
il derma. Si presenta
clinicamente come
un’abrasione, una vescica
o una leggera cavità
3° STADIO
Lesione a tutto spessore
con danneggiamento o
necrosi del tessuto
sottocutaneo fino alla fascia
sottostante senza però
attraversarla. L’ulcera si
presenta clinicamente come
una profonda cavità.
4° STADIO
lesione a tutto spessore
con distruzione estesa,
necrosi tissutale o danni
ai muscoli, ossa, o
strutture di supporto
(tendini, capsula
articolare).
TABELLA 2
10. 5. TRATTAMENTO DELLE LESIONI DA DECUBITO
L’obiettivo principale, in presenza di lesioni, è quello di favorire le condizioni locali che permettono lo
sviluppo dei processi di riparazione tissutale quali, la granulazione e la riepitelizzazione, ed evitare le
condizioni che la rallentano come le variazione di umidità, pH e temperatura.
TRATTAMENTO LOCALE o WOUND BED PREPARATION (preparazione del letto della lesione)
I principi generali del trattamento locale, validi per ogni tipo di lesione cutanea oltre che per le
lesioni da decubito, sono:
• detergere il fondo della lesione
• rimuovere il tessuto necrotico
• mantenere la lesione umida proteggendo allo stesso tempo la cute circostante dalla macerazione
Il trattamento della lesione da decubito prevede pertanto:
• detersione
• sbrigliamento (autolitico / enzimatico / chirurgico)
• antisepsi
• medicazione
DETERSIONE
Occorre detergere la lesione ad ogni cambio di medicazione.
Si utilizza soluzione fisiologica prelevata dal flacone. Non è indicato l’utilizzo di detergenti per la
cute direttamente sulla lesione. Usare una minima forza meccanica se si utilizzano delle garze per la
detersione. Per migliorare la pulizia senza causare trauma al letto della ferita, può essere utile una
siringa da 20 ml con ago N°19G che garantisce una pressione di irrigazione adeguata.
SBRIGLIAMENTO (Debridement):
La presenza di tessuto devitalizzato rappresenta un ostacolo alla riparazione tissutale, favorendo il
rischio di infezione e costituendo una barriera fisica alla rigenerazione cellulare. E’ indispensabile
perciò iniziare il trattamento con la rimozione del tessuto necrotico. Esistono vari tipi di
sbrigliamento che possono essere combinati fra di loro:
Sbrigliamento autolitico:
E’ caratterizzata dalla dissoluzione spontanea del tessuto devitalizzato attraverso l’azione di enzimi
prodotti dalla lesione stessa. Per favorire l’autolisi è necessario creare un ambiente umido
nell’interfaccia tra medicazione ed il fondo della lesione, mediante l’applicazione di idrogel (NU-
GEL) sul tessuto necrotico coprendo poi con medicazioni avanzate come idrocolloide, film o
schiuma di poliuretano.
Sbrigliamento enzimatico:
Consiste nell’applicazione di pomate contenenti enzimi proteolitici (NORUXOL/IRUXOL) i quali sono
in grado di degradare i tessuti devitalizzati. Devono essere applicate quotidianamente,
eventualmente proteggendo la cute perilesionale con prodotti ad effetto barriera come Vaselina o
pomata all’Ossido di Zinco per evitare fenomeni irritativi e macerazione. Per non inibire l’attività
enzimatica è controindicato l’uso contemporaneo di antisettici, metalli pesanti, detergenti
ed è necessario assicurare una sufficiente umidità sulla superficie della lesione (eventualmente
utilizzando medicazioni avanzate). Per facilitare la penetrazione della pomata si possono praticare
11. delle incisioni lineari nell’escara con un bisturi, previa esecuzione di impacco di garze e soluzione
fisiologia per circa 15-20 minuti.
Sbrigliamento meccanico / chirurgico:
Il tessuto necrotico può essere rimosso con l’aiuto di garze e/o pinze. La toilette chirurgica è la
tecnica di sbrigliamento più rapida per rimuovere escare spesse e ben adese. Nel caso di emorragia
dopo un’escarectomia si applicano per 24 ore medicazioni tradizionali (garze sterili) oppure
medicazioni emostatiche come l’alginato o collagene. Nel caso di insufficienza arteriosa lo
sbrigliamento chirurgico è controindicato. Anche nelle escare dei talloni non è consigliato
nessun tipo di sbrigliamento perché si rischia di mettere a nudo il periostio del calcagno con
pericolo di osteomielite. Se rimangono secche e non compare drenaggio e se non si manifestano
edema ed eritema queste possono essere lasciate in sede tenendole sotto controllo.
ANTISEPSI
Non è indicato l’uso sistematico di antisettici, perché:
- un’efficace detersione e lo sbrigliamento sono sufficienti a minimizzare la colonizzazione batterica
della lesione;
- gli antisettici sono istolesivi e possono ritardare la guarigione dell’ulcera;
- possono interferire con l’azione di alcune medicazioni avanzate ed enzimi proteolitici.
L’uso di antisettici va pertanto limitato alle fasi iniziali del trattamento di ulcere chiaramente infette
e nelle lesioni sacrali di pazienti con incontinenza fecale, e in ogni caso seguito da abbondante
lavaggio con soluzione fisiologica.
Prodotti consigliati:
• Iodopovidone (BRAUNOL, POVIDERM)
• Cloro elettrolitico (AMUKINE MED)
• Argento micronizzato (SOFARGEN): preferibilmente solo su cute macerata non ancora ulcerata e
in caso di micosi.
Sono sconsigliati gli antisettici coloranti (Eosina) perché disidratano la cute perilesionale e ne
mascherano il colore reale.
MEDICAZIONE
La medicazione ideale (medicazione avanzata) è in grado di:
• creare un ambiente umido, diminuendo così il dolore, favorendo lo sbrigliamento del tessuto
necrotico e stimolando il tessuto di granulazione;
• controllare la produzione di essudato senza asciugare il fondo della lesione e senza macerare la
cute perilesionale.
• garantire un isolamento termico. Una medicazione avanzata permette di raggiungere una
temperatura maggiore (ca. 32°) rispetto alle medicazioni convenzionali (25-27°) creando un
ambiente più favorevole alla riparazione tissutale;
• permettere lo scambio dei gas ed essere impermeabile ai liquidi;
• proteggere la lesione da infezioni;
• non aderire alla lesione e permettere una rimozione senza causare traumi.
• allungare gli intervalli fra un cambio di medicazione e l’altro; le medicazioni dovrebbero
rimanere in sede per il maggior tempo possibile per non disturbare i processi di riparazione
tissutale.
Le medicazioni tradizionali (garze, garze iodoformiche, cerotti medicati) non hanno queste
caratteristiche, in particolare provocano essicamento, creano un ambiente sfavorevole per la
guarigione e perciò non vanno utilizzate.
12. La scelta del tipo di medicazione deve avvenire tenendo conto della valutazione della lesione
eseguita in precedenza. I parametri fondamentali che devono influenzare la scelta sono:
• le caratteristiche del tessuto presente nella lesione (tessuto granuleggiante, fibrinoso, necrotico,
infetto)
• la quantità dell’essudato;
La frequenza del cambio della medicazione dipende dalle condizioni cliniche della lesione
(quantità di essudato, necrosi da eliminare, infezione) e dal tipo di medicazione. Le medicazioni
vanno controllate quotidianamente, ma il cambio deve essere effettuato soltanto quando è
effettivamente necessario (per esempio: medicazione satura, medicazione distaccata, necessità di
sorvegliare la lesione quotidianamente nel caso di infezioni, applicazione quotidiana di pomate
enzimatiche…). Le medicazioni di lesioni in posizioni “difficili” come la zona sacro-lombare tendono
a staccarsi e dovranno essere sostituite più frequentemente. La registrazione della medicazione o
del controllo effettuato avviene ogni volta sulla SCHEDA DECUBITI (ALLEGATO ). Al momento
della dimissione si allegano alla lettera di dimissione le indicazioni al trattamento locale.
LA MEDICAZIONE SECONDARIA
La medicazione secondaria ha la funzione di fissare la medicazione primaria applicata direttamente
sulla lesione. Potranno essere di volta in volta utilizzati:
- Film di poliuretano in rotolo (TEGADERM ROLL): ha il vantaggio di essere trasparente e consentire
il controllo quotidiano della medicazione sottostante. Non è indicato su lesioni infette o
eccessivamente essudanti;
- Cerotto adesivo in rotolo (FIXOMULL ROLL);
- Bende elastiche;
- Rete elastica (SURGIFIX).
CONSIGLI E SUGGERIMENTI
Per coprire lesioni molto estese si possono applicare più medicazioni una sull’altra,
sovrapponendone un lato (foto 1 e 2).
Foto 1 Foto 2 Foto 3
Se una lesione si trova in una posizione “difficile” come per esempio nella zona sacrale si consiglia
di sovrapporre alla medicazione primaria delle strisce di film di poliuretano per aumentarne il
potere adesivo sulla ristretta porzione di cute tra la regione perianale e il bordo della medicazione
stessa (foto 3).
Foto 4 Foto 5 Foto 6
Per adattare le medicazioni a zone corporee come tallone o gomito si possono praticare dei tagli ai
lati delle medicazioni (foto 4 e 5) oppure sovrapporre parzialmente delle strisce (foto 6).
13. LE VARIANTI DELLE LESIONI ED IL LORO TRATTAMENTO
Di seguito saranno riportati i seguenti casi di lesioni da decubito e i rispettivi trattamenti in base al
caso nello specifico.
- PROTOCOLLO LESIONE DA DECUBITO PRIMO STADIO;
- PROTOCOLLO LESIONE DA DECUBITO SECONDO STADIO;
- PROTOCOLLO LESIONE DA DECUBITO TERZO STADIO;
- PROTOCOLLO LESIONE DA DECUBITO QUARTO STADIO;
- PROTOCOLLO LESIONE GRANULEGGIANTE;
- PROTOCOLLO LESIONE: FLITTENA;
- PROTOCOLLO LESIONE A FONDO FIBRINOSO GIALLO;
- PROTOCOLLO LESIONE A FONDO NECROTICO GIALLO/SLOUGH;
- PROTOCOLLO LESIONE A FONDO NECROTICO NERO;
- PROTOCOLLO LESIONE: ESCARA;
- PROTOCOLLO LESIONE EMORRAGICA;
- PROTOCOLLO LESIONE INFETTA;
- PROTOCOLLO LESIONE INFETTA A FONDO GRANULEGGIANTE;
- PROTOCOLLO LESIONE INFETTA A FONDO FIBRINOSO;
- PROTOCOLLO LESIONE INFETTA A FONDO NECROTICO.
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29. 6. PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE
Quando non sia stato attuato un trattamento adeguato alla lesione o in presenza di particolari
condizioni fisiche psichiche e sociali del paziente possono insorgere delle complicanze più o meno
gravi che compromettono il processo di guarigione e mettere a rischio la vita stessa del paziente.
Tra le complicazioni che si possono manifestare vi sono:
1. colonizzazione e infezione della lesione
2. osteiti ed osteomieliti
3. ascessi saccati
4. batteriemie e sepsi
30. 7. EDUCAZIONE SANITARIA E TERAPEUTICA
I programmi di educazione alla prevenzione devono essere strutturati, organizzati, completi e
supportati da opuscoli per rafforzare le informazioni trasmesse.
I programmi di informazione devono riguardare i seguenti punti:
- Le lesioni da pressione cosa sono e quali sono i fattori di rischio;
- Valutazione della cute;
- Identificazione delle zone a rischio di sviluppo LdD;
- Prevenzione: cura e protezione della cute, mobilizzazione precoce ed insegnamento
tecniche di posizionamento, corretta alimentazione;
- Quale aspetto può avere una lesione da pressione.
- Il programma di istruzione deve essere aggiornato ad intervalli, inoltre il contenuto deve
essere modificato conforme alle esigenze dei destinatari
- Corretta compilazione e gestione della sezione “DECUBITI” e relativa scheda “Push-tool”.
-
Deve essere garantita la continuità assistenziale all’utente a rischio o portatore di lesioni da
pressione che viene trasferito da una struttura sanitaria al territorio o domicilio o viceversa.
Per fare ciò occorre predisporre gli strumenti per la trasmissione delle informazioni: es.
scheda di valutazione delle lesioni da decubito, scala di Braden, piano di trattamento.
31. 8. MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DELLE LESIONI DA
DECUBITO
Il ruolo della medicazione, intesa come rivestimento e protezione, è quello di “promuovere e
mantenere le migliori condizioni affinché il complesso processo della riparazione tissutale possa
iniziare e proseguire senza ostacoli fino alla guarigione della lesione”.
Il nostro compito diventa quello di mettere in atto una serie di procedure che conducano ad una
scelta congrua del prodotto di medicazione, avendo ben chiare le esigenze della ferita e del
paziente.
OSSERVAZIONE E VALUTAZIONE DELLA FERITA:
Prima di medicare una lesione cutanea è importante osservarla e valutarla. Affinché tale
valutazione sia il più possibile oggettiva e riproducibile, è opportuno utilizzare strumenti di
classificazione riconosciuti.
MISURAZIONE DELLA LESIONE
Lo scopo di tenere aggiornate le misurazioni nella sezione “DECUBITI con relativa PUSH-TOOL”
(ALLEGATO 3 e 4) e sulla scheda di Valutazione è quello di definire l’andamento della lesione e
l’effettiva efficacia della terapia intrapresa.
La prima valutazione dovrebbe essere corredata di misure ed immagini fotografiche.
La misurazione va ripetuta a cadenza mensile oppure più frequentemente in base alle esigenze
cliniche.
La lesione può essere misurata nella sua massima lunghezza (in senso cranio-caudale) e lunghezza,
utilizzando un righello. Tuttavia, avendo spesso margini irregolari, è preferibile riprodurre la forma
dell’ulcera sovrapponendovi un foglio di acetato (trasparente) e disegnandone i contorni con un
pennarello indelebile. Nelle lesioni cavitarie l’indicazione sulla profondità si può ottenere con
l’ausilio di specilli (indicando il punto di massima profondità).
L’utilizzo combinato di fotografia e traccia su foglio trasparente permette di ottenere il maggior
numero di informazioni utili, oggettivandole e consentendone la trasmissione fra operatori.
32. PUSH-TOOL 3.0
Punteggio
Push-tool
Lunghezza x
larghezza (cm2)
0 0 cm2
1 < 0,3 cm2
2 0,3 – 0,6 cm2
3 0,7 – 1 cm2
4 1,1 – 2,0 cm2
5 2,1 – 3,0 cm2
6 3,1 – 4,0 cm2
7 4,1 – 8,0 cm2
8 8,1 – 12 cm2
9 12,1 – 24 cm2
10 >24 cm2
PARAMETRI PER LA LETTURA
Leggere una ferita vuol dire saper osservare con metodo:
- Cute perilesionale cioè bordo e margini;
- I tessuti di cui è composta la lesione;
- L’essudato prodotto (quantità e qualità).
La corretta interpretazione di questi parametri fornisce indicazione per la scelta dei materiali di
medicazione più idonei da utilizzare.
CUTE PERILESIONALE: si intende la porzione di cute che si estende per 10cm e oltre il
margine di lesione. Essa guida l’utilizzo di medicazioni adesive, potenziali irritanti, analizza la
compresenza di mico-batteriosi che compromettono la riparazione propria della lesione ulcerativa.
CUTE MANIFESTAZIONE
CLINICA
INTERVENTO
INTEGRA Rosea, ben idratata,
elastica
Adeguata igiene
Creme emollienti – idratanti
MACERATA Biancastra, aree di
disepitelizzazione,
umidità eccessiva
Gestione dell’incontinenza,
Correzione dell’ambiente,
Gestione dell’essudato
ARROSSATA Arrossamento,
termotatto + prurito
con lesioni da
grattamento
Valutare la presenza di irritanti nella
medicazione in uso,
Adeguata igiene,
Emollienti e cortisonici a livello topico
33. BORDO-MARGINE
Può essere descritto dal punto di vista funzionale e anatomico.
Stato funzionale: identifica la dinamica di miglioramento-stato-estensione della lesione, può
essere:
- Attivo: in cui la riepitelizzazione è presente e la ferita è avviata alla chiusura;
- Non attivo: in cui non c’è presenza di attività, la lesione non si chiude e non peggiora;
- In estensione: in cui la lesione aumenta di superficie.
Stato anatomico: descrive il disegno della lesione e lo stato anatomo-patologico del margine, la
descrizione consente di formulare un’ipotesi diagnostica in caso di peggioramento.
FONDO DELLA LESIONE
Unità funzionale che definisce l’obiettivo di primaria importanza in termini di atteggiamento
terapeutico. (vedi Wound Bed Preparation)
- Chiuso: no presenza di lesione;
- Epidermico: esposizione dell’epiderma a seguito di abrasione o frizionamento;
- Granuloso/deterso: di colore rosso, e l’immagine della ferita si presenta pulita e avviata
alla guarigione;
- Necrosi gialla/slough: di consistenza molle e giallastra, esito di una rimozione della
necrosi nera, spesso accompagnata da accumuli di fibrina;
- Necrotico: presenza di evidenza clinica di morte tissutale dovuta a fattori circolatori di
tipo ischemico. Più variare di consistenza e colore, la sua presenza interessa gli stadi
profondi.
ESSUDATO: liquido di produzione patologica che fuoriesce dai tessuti infiammati.
In presenza di essudato, bisogna valutare la quantità:
- Niente;
- Poco;
- Moderato;
- Abbondante;
E possibilmente bisogna segnalarne anche la qualità:
- Colore: limpido, verde, giallo scuro, opalescente, ematico;
- Odore: assente, presente.
34. INDICAZIONI SINSTETICHE AL TRATTAMENTO
PREVENZIONE
Emollienti e idratanti
Idrocolloidi
FLITTENA
Betadine garza 10%
Schiuma di poliuretano
LESIONE A FONDO FIBRINOSO GIALLO
Idrocolloidi
Idrogel
Idrogel associato a schiuma di poliuretano
EROSIONE SUPERFICIALE
Essudato non presente o scarso:
Idrocolloidi
Schiuma di poliuretano
Essudato di quantità moderato o abbondante:
Alginato o nastro di alginato
LESIONE A FONDO NECROTICO GIALLO/SLOUGH
Idrogel
LESIONE CAVITARIA
Essudato non presente o scarso:
Idrocolloidi
Schiuma di poliuretano
Essudato di quantità moderato o abbondante:
Alginato o nastro di alginato
LESIONE A FONDO NECROTICO NERO
Idrogel
ESCARA
Enzimi proteolitici
EMORRAGICA
Alginato o nastro di alginato
Collagene equino
LESIONE INFETTA
Antibiotici a livello topico
Antibatterici
LESIONE INFETTA A FONDO GRANULEGGIANTE
Antibiotici a livello topico
Antibatterici
LESIONE INFETTA A FONDO FIBRINOSO
Antibiotici a livello topico
Antibatterici
Enzimi proteolitici combinati ad antibiotici
LESIONE INFETTA A FONDO NECROTICO
Antibiotici a livello topico
Antibatterici
Enzimi proteolitici combinati ad antibiotici
35. CARATTERISTICA DEI DISPOSITIVI MEDICI
TIPO DI MEDICAZIONE SCOPO
Pellicola trasparente Prevenzione o medicazione
secondaria, non assorbente utile
per tenere in sede gli idrogel
Idrocolloidi Stimola la granulazione e favorisce
la detersione autolitica, indicato
per le lesioni non essudative o con
presenza scarsa di essudato
Schiuma di poliuretano Indicato nelle lesioni non
essudative o con presenza scarsa di
essudato, non indicato per lesioni
infette
Alginato e nastro di alginato Indicato nelle lesioni con
essudazione moderata –
abbondante. Si utilizza anche nelle
lesioni emorragiche e infette
Idrogel Idrata i tessuti e favorisce lo
sbrigliamento autolitico
Collagene Emostatico
Enzimi proteolitici Degrada il collagene, la fibrina e
favorisce la rimozione del tessuto
necrotico.
37. ALLEGATO 2: SCHEDA DI VALUTAZIONE DELLE LdD
COGNOME: _________________ NOME: ___________________
REPARTO: __________________
STADIAZIONE (Secondo NPUAP)
Stadio I: arrossamento della cute, eritema irreversibile
Stadio II: lesione superficiale, fliettena, lieve cavità
Stadio III: profonda cavità con estensione fino alla fascia muscolare
Stadio IV: profonda cavità con interessamento di muscoli, ossa,
tendini e articolazioni
DATA
SEDE
STADIO
DIMENSIONI (in cm)
Lunghezza
Larghezza
………………
ASPETTO
Necrotico
Necrosi gialla
Granuloso
Epidermico
Chiuso
ESSUDATO
Molto
Moderato
Poco
Niente
CUTE PERILESIONALE
Macerata
Arrossata
Integra
DOLORE
Si
No
NO LESIONI PRESENTI
FIRMA