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Il trattamento delle
ferIte dIffIcIlI
OMBRETTA SUARDI
Infermiera Specialist in Wound Care
A.O. “Ospedale Civile di Legnano”
Ambulatorio Infermieristico Lesioni Cutanee S.I.T.R.A.
Infermiera Referente Gruppo Lesioni cutanee
26 giugno 2015Corso di Laurea in Infermieristica
Ambulatorio Infermieristico Lesioni Cutanee
S.I.T.R.A.
A.O. “ Ospedale Civile di Legnano”
Ospedale di
Abbiategrasso
Ospedale di
Abbiategrasso
Ospedale di
Legnano
Ospedale di
Legnano
RESPONSABILE:RESPONSABILE:
Dr.ssa Maria Josè ROCCODr.ssa Maria Josè ROCCO
Responsabile Settore Ricerca e SviluppoResponsabile Settore Ricerca e Sviluppo
Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo AziendaleServizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale
1.INFERMIERA di base Formazione
permanente
per tutti
2.INFERMIERA
REFERENTE
Lesioni Cutanee
DI SETTORE
specifiche
Formazione
continua e
sviluppo
3.INFERMIERA
ESPERTA IN
WOUND CARE
avanzate
Ambulatori
infermieristi
ci lesioni
cutanee
SVILUPPO E DIVERSIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
FORMALIZZAZIONE DELLE
COMPETENZE
(job description – abilitazione alla
funzione)
SEDE DI STAGE PER MASTER
WOUND CARE
SVIlUPPo e dIVerSIfIcaZIone
delle comPetenZe
1. PER L’UTENZA INTERNA
orGanIZZaZIone
2. PER L’UTENZA ESTERNA
orGanIZZaZIone
MOLTI INFERMIERI HANNO COMPETENZE
SPECIFICHE con PERCORSI FORMATIVI
FORMALIZZATI
INFERMIERI SONO IN GRADO DI INDIVIDUARE
LA NECESSITA’ DI ALTRE COMPETENZE
SPESSO IN AMBULATORI AFFILIATI AD UNA
SPECIALITA’ CLINICA, COMUNQUE CHI
EFFETTUA IL TRATTAMENTO LOCALE E’
L’INFERMIERA
Perché l’ambulatorio infermieristicoPerché l’ambulatorio infermieristico
•EFFICACIA
•OTTIMIZZAZIONE DELLE RISORSE
•CONTENIMENTO DEI COSTI
AMBULATORIO INFERMIERISTICO DOVE
L’INFERMIERA
PRENDE IN CARICO L’ASSISTITO
CON FERITA-LESIONE CUTANEA ED
EVENTUALMENTE PROVVEDE
ALL’ATTIVAZIONE DI CONSULENZE
MEDICHE SPECIALISTICHE
SPECIALISTA
OSPEDALIERO
MEDICO MEDICINA
GENERALE
DIMISSIONE OSPEDALE
AMBULATORIO
INFERMIERISTICO
LESIONI CUTANEE
DEA/DEU/PS
PreStaZIonI offerte
Trattamento locale della ferita-lesione
Monitoraggio
Educazione sanitaria comportamentale
Facilitazione e integrazione dei percorsi
diagnostici e clinici
Attivazione di strategie per garantire la
maggior compliance possibile
SVILUPPI FUTURI …
BUON TERRENO DI CULTURA PER
SVILUPPARE LA RICERCA
INTENSIFICARE LA RETE CON IL
TERRITORIO E CON ALTRI
AMBULATORI
LA GIORNATA DI OGGI …
OBIETTIVI
Approfondire le conoscenze sulla valutazione delle
lesioni cutanee
Approfondimento delle conoscenze sul trattamento
delle feriti difficili, con particolare riferimento alla
gestione di lesioni infette
Approfondimento sullutilizzo delle medicazioni
avanzate
IL PROGRAMMA DI OGGI
PRIMA PARTE
 Valutazione del paziente
 Valutazione della lesione
 Criteri di identificazione
delle ferite infette
 Differente eziologia delle
lesioni
 WBP e TIME
SECONDA PARTE
 Trattamento sistemico-
topico
 Fasi del trattamento
 Scelta della medicazione
 Le medicazioni
LA VALUTAZIONE
TESSUTO TEGUMENTARIO
Apparato più importante del corpo umano
Apparato più vasto del corpo umano 16%
Il più grande organo di senso
Apparato con più funzioni
TESSUTO TEGUMENTARIO
FUNZIONI
PROTEZIONE TERMOREGOLAZIONE
RESPIRAZIONE
DIFENSIVA
SENSORIALE
SECRETIVA
RIPRODUTTIVA
TESSUTO TEGUMENTARIO
Definizioni…
COS’E’ UNA LESIONE…
Alterazione reversibile o irreversibile dei caratteri
anatomo-istologici di un tessuto o di un organo che
altera l’integrità dell’organismo
Le lesioni cutanee
Aldo Calosso ed. Carocci
Definizioni…
COS’E’ UN’ULCERA…
Lesione della cute caratterizzata da perdita di
sostanza in profondità e da scarsa tendenza alla
guarigione che avviene con esiti cicatriziali.
E’ l’espressione di processi degenerativi e
necrobiotici provocati da fenomeni
infiammatori, infettivi, da disturbi circolatori o
da danneggiamento tissutale per cause chimiche
e fisiche
Definizioni…
LESIONE CUTANEA CRONICALESIONE CUTANEA CRONICA
è una lesione che ripara per seconda intenzione la quale
nonostante una terapia localecausale corretta non
presenta alcuna tendenza alla guarigione dopo 6
settimane.
Fowler E. Chronic wounds. In: Krasner D. (Ed). Chronic wound care. A clinical
sourcebook for healthcare professionals. Health management Publications, King
of Prussia, PA, USA, 1990
Definizioni…
Tuttavia il termine lesione cronicalesione cronica fa riferimento solo
alla necessità di più tempo per la guarigione, ma non
esprime in modo efficace la complessità del problema
“lesioni cutanee”.
È per questo motivo che attualmente si preferisce
ricorrere al termine ferite difficiliferite difficili oo lesionilesioni
complessecomplesse, proprio allo scopo di abbracciare i differenti
criteri per classificare quelle lesioni la cui cura spesso
rappresenta un sfida per i professionisti della salute.
Ferreira MC, Tuma P Jr, Carvalho VF, Kamamoto F. Complex wounds. Clinics. 2006
Dec;61(6):571-8
Fisiopatologia della
riparazione tissutale
La riparazione tissutale è un processo
dinamico ed interattivo che avviene
normalmente nel nostro organismo e che
coinvolge mediatori solubili, matrice
extracellulare, cellule ematiche e
parenchimali.
Fisiopatologia della
riparazione tissutale
Indipendentemente dal tipo di ferita , sia
essa acuta o cronica o dall’entità della
perdita tissutale la guarigione procede per
fasi che si sovrappongono nei tempi e che
non si possono separare l’una dall’altra
EmostasiEmostasi
InfiammazioneInfiammazione
Da 0 a 3 giorni
ProliferazioneProliferazione
Da 3 a 24 giorni
ModellamentoModellamento
Da 6-10 giorni a 12-24 mesi
emostasi
neutrofili
linfociti
macrofagi
modellamento
proliferazione
piastrine
fibrina
fibroblasti
collagene
Cellule epiteliali
Cellule endoteliali
Fibre collagene intrecciate
maturazione
Verso la guarigione
infiammazione
Tempi di riparazione tissutale
L
E
S
I
O
N
E
… MA PERCHE’
E’ NECESSARIA UNA
VALUTAZIONE
DELLE LESIONI?
MR BEAN
MISS MURPLE
MAGGIE IMPSON
POLLYANNA
MINNY
POCAHONTAS
PETER PAN
CANDY CANDY
ROGER RABBIT
POLLYANNA
BIANCANEVE
APE MAIA
PERCHE’…
“… una accurata valutazione delle ferite è un PREREQUISITO
PER LA PIANIFICAZIONE DELLE CURE,
ed è qualcosa che riesce ancora difficile …“
Gould 1984
Per monitorare i progressi di una lesione.
“La valutazione delle lesioni è l’unico mezzo per
determinare l’efficacia degli interventi terapeutici”.
Van Risjwijk, 1996
PERCHE’…
Per ottenere una OMOGENEITA’ DI LINGUAGGIO
che ci permetta di andare oltre a:
… io credo … secondo me … oggi va meglio/peggio
Per migliorare le comunicazioni fra gli operatori
attraverso una corretta trasmissione delle informazioni
promuovendo la continuità assistenziale.
PERCHE’…
Per avere la possibilità di comparare le diverse rilevazioni
effettuate in
 luoghi
 Tempi
 Persone diverse
Per documentare il nostro operato
PERCHE’…
Gli esperti nel settore del Wound Care concordano sul
fatto che la regolare valutazione delle lesioni usando la
stessa tecnica, per quanto deficitaria essa sia, è
comunque meglio della mancanza di valutazione
 Keast DH, Bowering K, Evans W, et al. Measure: A proposed assessment framework for
 developing best practice recommendations for wound assessment. Wound Repair
 Regen. 2004; 12:S1 S17‐
PERCHE’…
Una valutazione strutturata della lesione è una parte
cruciale della gestione di qualsiasi paziente con ulcera.
Sono attualmente esistenti molti strumenti di valutazione
delle lesioni, ma le informazioni che vengono utilizzate
per la registrazione sono poco standardizzate.
Br J Nurs. 2007 Apr 26 May 9;16(8):462 4, 446.‐ ‐ Wound assessment and the TIME framework.
QUANDO,
COME,
COSA
VALUTIAMO
RACCOMANDAZIONI:
Diverse Linee Guida danno indicazioni precise sul perché
valutare, su cosa valutare e su come valutare…
Vediamo qualche esempio …
RACCOMANDAZIONI:
LDP
Eseguire l’anamnesi e l’esame fisico del paziente /utente/cliente/
persona assistita poiché una LdP dovrebbe essere valutata nel
contesto della salute fisica e psicosociale generale del soggetto.
Sede, stadio (I,II,III,IV, …), dimensioni, tratti cavi, tessuto,
sottominature, tunnelizzazione, essudato, tessuto necrotico e
presenza o assenza di tessuto di granulazione e epitelizzazione…
Eseguire su tutti i pazienti la valutazione del dolore provocato dalle
lesioni da decubito o dal loro trattamento.
(EVIDENZA C)
Linee Guida AHRQ ( a cura di A. Calosso e E. Zanetti)
RACCOMANDAZIONI:
VALUTAZIONE E GESTIONE DELLE ULCERE DEL PIEDE
NELLE PERSONE AFFETTE DA DIABETE - 2005 -
 3.0 Descrivere e documentare le caratteristiche dell’ulcera.
(livel. Evidenza IV )
 3.1 Identificare sede, lunghezza, ampiezza, profondità e
classificazione delle ulcere (Liv. Evidenza IV )
 3.2. Valutare il letto dell’ulcera, essudato, odore e cute
perilesionale (Liv. Evidenza IV)
 5.0 Identificare ed ottimizzare fattori sistemici, locali e
estrinseci che possono influenzare la guarigione
dell’ulcera (Liv. Evidenza IV)
RACCOMANDAZIONI:
La ricerca raccomanda fortemente che la persona che
conduce la valutazione abbia la consapevolezza del
fatto che le ulcere possono avere diverse cause e/o
concause.
Occorre documentare qualsiasi aspetto insolito e
segnalarlo
Livello di evidenza =D SIGN 2010
RACCOMANDAZIONI:
Un’ anamnesi clinica e un esame fisico completi in cui
siano inclusi la rilevazione della pressione sanguigna,
peso corporeo, analisi delle urine, glicemia e
misurazione mediante Doppler dell’Indice Caviglia
Braccio (Ankle Brachial Pressure Index), dovrebbero
essere registrati in caso di un assistito che presenti per
la prima volta un ulcera dell’arto inferiore oppure in
caso di recidiva, e dovrebbero continuare ad essere
registrati da quel momento in poi.
Livello di evidenza C RNAO Pannel
2004
VALUTAZIONE
- Patologie di base
- Stato nutrizionale -
Qualità di vita (es, dolore)
- Adesione al piano di cura
- UP: gestione dei carichi
- LV: teapia compressiva
- LD: rivascolarizzazione
C’E’ UNA PERSONA
APPICCICATA ALLA LESIONE
Valutare PRIMA il paziente…
Indipendentemente dal tipo, agente eziologico,
meccanismo patogenetico, ecc., le principali linee
guida concordano che una lesione cutanea dovrebbe
essere valutata nel contesto della salute generale della
persona che ne è portatrice.
Valutare PRIMA il paziente…
Per definire la prognosi (anche se difficile)
Per stabilire gli obiettivi della gestione
(palliativa vs curativa)
Per individuare le priorità degli interventi (per
es. prima il dolore, l’odore, ecc…)
Per identificare e indirizzare i fattori che
possono influire sulla guarigione della lesione
(alimentazione, patologie autoimmuni,
circolazione, …)
Raccolta di dati e parametri oggettivi e soggettivi
consentono all’infermiere di programmare la
presa in carico del soggetto portatore di ulcera in
una visione OLISTICA e multidisciplinare
Il Primo incontro con il paziente è decisivo per
impostare una relazione terapeutica positiva.
Instaurare un rapporto di fiducia è lo strumento
per raggiungere gli outcomes dell’assistito,
specialmente se si parte dal presupposto che alcune
lesioni implicano tempi di guarigione molto lunghi,
come per esempio lesioni agli arti inferiori
Zink et al. (2000)
VALUTAZIONE GLOBALE DELLA PERSONA
ANALIZZANDO:
ETA’
PATOLOGIE DI BASE
COMORBILITA’
STATO NUTRIZIONALE
INTERVENTI CHIRURGICI PREGRESSI
TERAPIA FARMACOLOGICA IN ATTO
SITUAZIONE PSICOSOCIALE
MOBILITA’ E UTILIZZO DI AUSILI
IL WOUND CARE… OGGI
“… in nessuna patologia come nel caso delle lesioni
Cutanee, il trattamento è stato e rimane così
eterogeneo, diversificato, scarsamente controllato o,
a volte, addirittura indiscriminato.
In letteratura si
annoverano più di 2500
trattamenti
Miselli M. “Assistenza al paziente domiciliare. Il pensiero Scentifico
Editore, Roma, 1995
VALUTAZIONE DELLA LESIONE
OSSERVARE
OSSERVARE
OSSERVARE
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
SEDE
Documentare la sede d’insorgenza delle lesioni è
importante sia per identificare l’origine che per dare
indicazioni in riferimento ad un piano di prevenzione.
L’identificazione della sede può essere validata da
supporti iconografici
Donna, 62 anni, sottoposta
ad interevento chirurgico a
2 ore, III giornata post-
operatoria
LDP?
SEDE
Alcuni esempi …
 LDP: sacro, trocantere, tallone, tuberosità
ischiatiche, malleoli, …
 L. VENOSE:terzo medio inferiore, caviglia, zona
perimalleolare, …
 L. ARTERIOSE: terzo medio inferiore, apice
dita, zone molto distali, …
 DIABETICHE: nocche dita, pianta piede, dita, …
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
CUTE PERILESIONALE
AREA CUTANEA che parte dal bordo della
lesione e si estende per circa 10 cm della lesione
stessa
Si valuta:
INTEGRITA’
COLORE
CALORE – TEMPERATURA
UMIDITA’ (o secchezza)
FRAGILITA’
…CUTE PERILESIONALE
- INTEGRITA’:
Normalmente dovrebbe essere normotonica, elastica,
rosea e ben idrata. Desquamazione e disidrosi devono
essere segnalati
- COLORE:
Rossa, bianca, cerea, marezzata
- TEMPERATURA
Un alone caldo ed eritematoso interno alla lesione spesso
è indice di infezione
…CUTE PERILESIONALE
- UMIDITA’
Con macerazione si intende la presenza di tessuti biancastri
e traslucidi, dall’aspetto molle e bagnato con possibili aree
di disepitelizzazione.
La cute macerata segnala alti livelli di essudato o umidità
presso la base della lesione e un prolungato tempo di
esposizione della cute all’umidità eccessiva.
SECCHEZZA
Si manifesta con cute squamosa, fissurata con possibili
lesioni da grattamento (si parla ache di Ipoidrosi, Anidrosi)
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
BORDO/ MARGINE
BORDO:
Estremità, contorno
MARGINE:
Spazio che delimita una superficie
Dizionario
Zanichelli
…BORDO/ MARGINE
In base al rapporto tra le due unità funzionali (fondo e
cute perilesionale) per descrivere la dinamica di
miglioramento-stato-estensione della lesione si
distingue:
BORDO ATTIVO: la riepitelizzazione è presente e la ferita
è avviata alla chiusura. Si presenta in genere di colore
rosa chiaro, translucido, con un orlo di riepitelizzazione
che crea una linea di continuità tra cute perilesionale e
fondo della lesione
…BORDO/ MARGINE
BORDO A SCALINO: non c’è presenza di attività, la lesione
non si chiude e non peggiora. Esiste una netta
demercazione tra le due unità funzionale (fondo e cute
perilesionale)
BORDO NON ATTIVO: la lesione aumenta di superficie. Si
associa spesso ad aree di macerazione Possibili cause:
processi di colonizzazione, peggioramento delle
condizioni generali del paziente, inadeguata terapia
locale-generale
ALTRI TERMINI UTILIZZATI:
REGOLARI: margini ben definiti (per lesioni arteriose,
definite anche a stampo)
IRREGOLARI: margini non definiti, detti anche a
cartina geografica, tipico aspetto di lesioni di origine
vascolare venosa
A PICCO: altro modo per definire bordo a scalino
IPERCHERATOSICI: formazione di un colletto
cheratosico intorno alla ferita
INTROFLESSI: il margine appare introflesso,
“arricciato”
…BORDO/ MARGINE
…BORDO/ MARGINE
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE –
TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
TRATTI CAVI O SOTTOMINATI
DEFINIZIONE:
Perdita di contiguità al di sotto della superficie cutanea
che si traduce in uno scollamento dei margini dai tessuti
sottostanti
Spesso presente nelle Lesioni da Pressione
Canale o cavità al di sotto della lesione che interessa
un’area più estesa della superficie visibile della lesione
stessa.
Lo spazio cavo esistente potrebbe in via potenziale essere
sede di formazioni si un ascesso
…TRATTI CAVI O SOTTOMINATI
Si individuano ricercando la presenza di sinuosità sotto i
bordi della lesione.
E’ importante segnalare la direzione della sottominatura
con il sistema dell’orologio
…TRATTI CAVI O SOTTOMINATI
METODO DELL’OROLOGIO
Quando si utilizza questo metodo, segnalare
sempre il decubito del paziente.
…TRATTI CAVI O SOTTOMINATI
La guarigione non avviene fino a quando i
margini della lesione non sono ben adesi al
letto della stessa, ed ogni area sottominata si è
risolta.
Le lesioni sottominate hanno una carica
batterica maggiore rispetto a quelle non
sottominate
L’estensione e il livello di sottominatura sono
correlate alla gravità della necrosi tissutale
…TRATTI CAVI O SOTTOMINATI
Cosa utilizzare per esplorare…
 PINZA ANATOMICA CHIUSA
 TAMPONE
Meno consigliati, poiché hanno la punta piccola, sono:
 SPECILLO
 AGO BOTTONUTO
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
DIMENSIONI
AREA: massima lunghezza x massima larghezza
(individuando i punti peggiori)
Metodo per calcolare la superficie dell’ulcera secondo
Browser: la superficie è uguale al prodotto della lunghezza
maggiore (A) per la larghezza maggiore (B)
A
B
…DIMENSIONI
Durante la guarigione di una lesione, il tessuto di
granulazione crescendo fa diminuire la profondità ed
il volume della lesione stessa e la proliferazione e la
migrazione del neo-epitelio ne fa diminuire l’area.
La variazione dell’area di estensione della lesione sta
emergendo come l’indicatore più affidabile per la
guarigione della lesione.
Flanagan M. Wound measurement: can it help us to monitor
progression to healing?
Wound Care 2003; 12:189-94
…DIMENSIONI
La variazione dell’area di estensione della lesione sta
emergendo come l’indicatore più affidabile per la
guarigione della lesione.
La sfida consiste nel misurare l’area di estensione della
lesione con un metodo valido e affidabile.
La sfida consiste nel misurare l’area di estensione della
lesione con un metodo valido e affidabile
Flanagan M. Wound measurement: can it help us to monitor
progression to healing?
Wound Care 2003; 12:189-94
…DIMENSIONI - AREA
E QUANDO LA LESIONE E ‘ ….
…DIMENSIONI
AREA
…DIMENSIONI
FOTOGRAFIA DIGITALE
La fotografia digitale con planimetria computerizzata è una
metodica affidabile e precisa.
…DIMENSIONI
FORMA –. SEDE ANATOMICA – AREA
L’identificazione della causa eziologica della
lesione, deducibile anche dalla sede, dalla forma e
dai sintomi correlati.
E’ di fondamentale importanza per il trattamento
della lesione stessa che deve iniziare appunto con
la rimozione della causa.
Holloway GA Jr. Arterial ulcers: assessment, classification and management. In:
Krasner D, Kane D, editors. Chronic
wound care. 2nd ed. Wayne, PA: Health Management Publications, 1997: 158–64.
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
TIPO DI TESSUTO
TIPO DI TESSUTO
TIPO DI TESSUTO
TIPO DI TESSUTO
TIPO DI TESSUTO
TIPO DI TESSUTO
TESSUTO DETERSO
Il fondo della lesione si presenta Rosso vivo,
spesso rutilante, con presenza di tessuto di
granulazione. E’ tipico della ferita in via di
guarigione.
TESSUTO NECROTICO
Tessuto non vitale che si presenta di un colore che
può variare dal nero al giallastro, generalmente di
consistenza dura, può andare incontro a fenomeni
colliquativi
TIPO DI TESSUTO
TESSUTO DETERSO
Il fondo della lesione si presenta Rosso vivo,
spesso rutilante, con presenza di tessuto di
granulazione. E’ tipico della ferita in via di
guarigione.
TESSUTO NECROTICO
Tessuto non vitale che si presenta di un colore che
può variare dal nero al giallastro, generalmente di
consistenza dura, può andare incontro a fenomeni
colliquativi
TIPO DI TESSUTO
TESSUTO INFETTO
E’ un tessuto generalmente di colorito scuro,
con segni di congestione ed essudato solitamente
purulento.
LESIONE MISTA
Qual è la percentuale dei tessuti che ricoprono il
letto della lesione?
Documentare il tipo di tessuti presenti nella loro
percentuale
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
PROFONDITA’
La profondità dovrebbe essere
misurata preferibilemnte
usando un tampone sterile e
flessibile, o specilli.
Inserire il tampne nella parte più
profonda della lesione e portare
l’indice e il pollice a livello della
superficie cutanea
…PROFONDITA’
Estraendo il tampone e
misurando dalle dita
alla punta del tampone
si ha la profondità della
lesione.
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
ANNESSI CUTANEI
PRESENTIPRESENTI
ASSENTIASSENTI
LESIONE
ACUTA
LESIONE
CRONICA
INSUF.
VENOSA
INSUFF.
ARTERIOSA
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
ODORE
La valutazione dell’odore di una lesione è una parte
importante dell’osservazione della lesione stessa,
nonostante la descrizione sia necessariamente
SOGGETTIVA
e non sia stata adottata una terminologia standard
. van Rijswijk L. Wound assessment and documentation. In: Krasner, DL, Rodeheaver, GT, Sibbald, RG,
editors.
Chronic wound care: a clinical source book for healthcare professionals. 3rd ed. Wayne, PA: HMP
Communications,
2001:101–15.
…ODORE
E’ necessario documentare la presenza ed il tipo di
odore perché può essere un indicatore precoce di
CAMBIAMENTO DELLO STATO DELLA LESIONE
Per esempio prima che si verifichino altre condizioni
tipiche dell’infezione
…ODORE
DA INFEZIONE
DA PRODOTTO
…ODORE
Odore pungente, che “prende alla gola” e pervade
l’aria. Un odore sgradevole di solito è associato
alla presenza in un’alta carica batterica. Ma non
sempre… (per esempio: da Pseudomonas A.
“dolciastro e nauseante”)
DA INFEZIONE
Dato da medicazione semiocclusiva: in particolare
con l’uso di idrogel od idrocolloide. Tipico
odore di “cipolla marcia”.
DA PRODOTTO
…ODORE
ANNUSARE IL
PRODOTTO PRIMA E
DOPO L’USO
AVVISARE IL
PAZIENTE
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
DOLORE
Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale
spiacevole associata a danno tissutale, in atto o
potenziale, o descritta in termini di danno
IASP (International Association for the Study of Pain - 1986):
e O.M.S.
…DOLORE
Valutare tutti i pazienti in merito al
dolore associato all’ulcera da
pressione o al suo trattamento. (IV)
Valutazione e Gestione delle Ulcere da Pressione
dallo Stadio I a IV (marzo 2007)
…DOLORE
Esistono una serie di strumenti validati per la valutazione
del dolore, come ad esempio le scale analogiche visive
…DOLORE
DOLORE ACUTO:
Unico episodio
(es. debridement chiururgico)
DOLORE ACUTO CLINICO:
dolore ricorrente periodico associato
ad interventi chirurgici
(es. sostituzione quotidiana della
medicazione)
DOLORE CRONICO:
Dolore persistente che
sopraggiunge senza
manipolazione
Krasner D. Chronic wound pain. ln: Krasner D, Kane D, eds. Chronic wound care: A clinical
source book for healthcare
professionals, 2nd ed.Wayne, Pa: Health Management Publications, Inc.; 1997: 336 343.‐
…DOLORE
ACUTO
NOCICETTIVO
Dato da una risposta
infimmatoria al danno
tissutale
ACUTO
NOCICETTIVO
Dato da una risposta
infimmatoria al danno
tissutale
ACUTO
NEUROPATICO
Lesione persistente
delle strutture nervose.
Non hanno un preciso
momento di inizio.
Descritto come
sensazione di bruciore.
ACUTO
NEUROPATICO
Lesione persistente
delle strutture nervose.
Non hanno un preciso
momento di inizio.
Descritto come
sensazione di bruciore.
La derminazione e l’individuazione dei meccanismi
fisiopotologici che causano la lesione sono il primo
passo per poter gestire il dolore
La derminazione e l’individuazione dei meccanismi
fisiopotologici che causano la lesione sono il primo
passo per poter gestire il dolore
…DOLORE
Fattori locali associabili a dolore sono molto spesso
correlabili al metodo di medicazione usato.
L’irrigazione “forzata”, alcuni metodi di debridement,
medicazioni troppo secche, antisettici troppo concentrati,
sono tutte fonti possibili di dolore e dovrebbero essere
evitati.
A volte il dolore può essere
dovuto anche alla presenza di
infezione.
…DOLORE
E’ importante rilevare la presenza di dolore sia durante
la medicazione che negli intervalli tra una medicazione e
l’altra.
L’assenza di dolore, va documentata come possibile
segno di danno neurologico.
Verificare sempre se il paziente è in grado di
comunicare.
In caso contrario, l’assenza di comunicazione verbale da
parte del paziente deve essere sostituita da una attenta
osservazione della persona per controllare i segni tipici
del dolore quali smorfie facciali e/o rigidità diffusa.
…DOLORE
…DOLORE
…DOLORE
…DOLORE
…DOLORE
Da ulcera ischemica: è di tipo oppressivo,
gravativo, che “schiaccia la gamba”, danno
causato da ischemia tissutale
Da infezione: tipo pulsante
Da cicatrizzazione: tipo urente, causato dalla
grossa moltiplicazione cellulare dove le
terminazioni nervose sono molto sensibili
Da riepitelizzazione: formicolii, prurito
intenso
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
ESSUDATO
L’essudato consiste in un liquido che fuoriesce
dai vasi sanguigni ed è molto simile al
plasma. Il tasso di fuoriuscita di liquido dai
capillari al tessuto circostante è determinato
dalla permeabilità dei capillari stessi e dalla
pressione (idrostatica ed osmotica) esistente
attraverso le pareti capillari.
…ESSUDATO
GIOCO DI PRESSIONI
PRESSIONE
IDROSTATICA
PRESSIONE
OSMOTICA
La pressione idrostatica del
sangue equivale alla forza
esercitata dal
fluido sulla parete del vaso,
influenzata dunque dalle
variazioni della pressione
arteriosa media e dalla
volemia.
La pressione osmotica è
definita come quella forza
che spinge
secondo gradiente i soluti
da un compartimento in cui
la loro
concentrazione è maggiore
ad uno in cui la loro
…ESSUDATO
…ESSUDATO
QUESTI MECCANISMI, A LIVELLO
CAPILLARE, SONO ALLA BASE DELLA
FISIOPATOLOGIA DEGLI EDEMI, OVVERO
DEGLI STRAVASI DI FLUIDO NEGLI
INTERSTIZI. QUANDO AL PRESSIONE
IDROSTATICA AUMENTA E/O QUANDO LA
PRESSIONE ONCOTICA (CONCENTRAZIONE
DELLE PROTEINE NEL SANGUE, CHE
ESERCITA LA FORZA DI CONTENIMENTO
DEL FLUIDO NEL VASO) DIMINUISCE, SI
VERIFICA UNA FUORIUSCITA DI LIQUIDI
NEL COMPARTIMENTO EXTRAVASALE
…ESSUDATO
DOVE SI FORMA L’EDEMA?
…ESSUDATO
L’EDEMA SI FORMA
…ESSUDATO
FATTORI CAUSANTI L’EDEMA
 Infiammazione: aumento della permeabilità capillare
all’acqua e alle proteine
Aumento della perfusione
Ipoproteinemia: 1 gr di albumina può richiamare nel
torrente circolatorio 18 gr di acqua
Ipossia
…ESSUDATO
COMPOSIZIONE DELL’ESSUDATO
 Acqua
 Elettroliti (Na, K)
 Sostanze nutritive
 Mediatori di infiammazione
 Leucociti
 Enzimi proteolitici (per esempio Metallo Proteinasi di Matrice)
 Fattori di crescita
 Materiali di rifiuto
…ESSUDATO
COLORE
Giallo paglierino, trasparente, ma in
presenza di infezione diventa viscoso
e opalescente
(Cutting And White, 2007)
…ESSUDATO
…ESSUDATO
L’essudato è spesso erroneamente considerato negativo. In
realtà è vero il contrario:
L’ESSUDATO CONTRIBUISCE ALLA GUARIGIONE.
Perché:
Evita che il fondo della ferita si secchi
Contribuisce alla migrazione delle cellule riparatrici dei
tessuti
Fornisci principi nutritivi indispensabili al metabolismo
cellulare
Consente la diffusione di fattori immunitari e di crescita
Coadiuva l’eliminazione del tessuto devitalizzato o
danneggiato (autolisi)
…ESSUDATO
Sebbene la quantità e la composizione dell’essudato
possano essere nocivi o ritardare la riparazione dei
tessuti, la teoria della guarigione in ambiente umido si
fonda proprio sulla presenza dell’essudato stesso.
E’ di fondamentale importanza l’individuazione dei
fattori predisponenti (nella produzione eccessiva di
essudato) e trattarli.
In questo caso la medicazione gioca un ruolo importante,
perché deve riuscire a gestire l’essudato (per eccesso e
per difetto)
…ESSUDATO
MEDICAZIONE
…ESSUDATO
…ESSUDATO
La valutazione della quantità dell’essudato è
soggettiva. Termini usati per descrivere il
volume dell’essudato sono: assente, scarso,
minimo, moderato, abbondante e copioso
La percezione del significato di questi
terminivaria considerevolmente e, benché siano
state proposte delle definizioni standardizzate,
non èstato raggiunto un accordo.¹
1. Fletcher J. Managing wound exudate. Nurs Times 2003;99:51–2.
…ESSUDATO
MULDER – 1994
Ha identificato dei criteri per la determinazione quantitativa
dell’essudato:
Minimo: da 5 a 10 cc/24h
Moderato: a 10 cc/24h
Elevato: superiore a 10 cc/24
…ESSUDATO
SCARSO O ASSENTE:
(ferita asciutta)
Il fondo della lesione è
Pallido o arancione, i
Tessuti circostanti sono
Secchi e la riepitelizzazione
È generalmente bloccata
…ESSUDATO
MODERATO (ferita umida)
Il fondo della lesione è lucente. Le medicazioni si presentano
Inumidite nell’arco delle 24 ore.
…ESSUDATO
ABBONDANTE:
(ferita iperessudante)
Il fondo della lesione è
sempre velato da uno
strato di liquido, le
medicazioni si imbibiscono
nel giro di poche ore ed i
tessuti circostanti sono spesso
macerati
…ESSUDATO
LESIONI MAGGIORMENTEESSUDANTI
Vascolari di eziologia venosa e linfatica (AI)
Neoplastiche secernenti
Da Pressione al III e IV stadio
Ustioni minori estese
Siti di prelievo cutaneo
Ulcere infiammatorie (per esempio ulcere
reumatoidi)
…ESSUDATO
…ESSUDATO
COSA VALUTIAMO…
 SEDE
CUTE PERILESIONALE
BORDI – MARGINI
SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE
DIMENSIONI - AREA
TIPO DI TESSUTO
VOLUME
PROFONDITA’
ANNESSI
ODORE
DOLORE
ESSUDATO
INFEZIONE
Quando le lesioni si infettano…
Cosa definisce l’infezione?
NON ESISTONO LESIONI STERILINON ESISTONO LESIONI STERILI
– La completa rimozione di batteri da una lesione
non solo non è praticabile, ma non è neppure
necessaria per promuovere la guarigione.
– È stato ipotizzato che la presenza di alcuni tipi di
batteri all’interno di una lesione possa perfino
facilitare il processo di guarigione.¹²
1. De Haan B, Ellis H and Wilkes M. (1974) The role of infection in wound healing. Surgery, Gynaecology
and Obstetrics 138:693-700..
2. Pollack S. (1984) The wound healing process. Clinical Dermatology 2:8-16.
…INFEZIONE
La cute, per il suo ph e per il continuo rinnovamento
cellulare, è un ambiente ostile per la maggior parte dei
batteri
Alcuni però trovano condizioni ottimali di riproduzione
in presenza di secrezioni e formazioni pilifere
A livello cutaneo, esiste una popolazione di batteri
resistenti che costituisce la microflora batterica
normale
…INFEZIONE
Una lesione cutanea, anche quando viene definita
DETERSA, è sempre contaminata da batteri, ma
non può definita infetta
Una ferita, a causa di una perdita di continuità cutanea
e della presenza di tessuto necrotico è terreno ideale
per la moltiplicazione dei germi
…INFEZIONE
L’INFEZIONE è quindi il principale nemico di una lesione
perché ne ritarda la guarigione e favorisce la
cronicizzazione.
PUO’ CAUSARE INDESIDERATI EFFETTI SISTEMICI
CHE IN ALCUNI CASI POSSONO ESSERE FATALI
…INFEZIONE
…INFEZIONE
…INFEZIONE
Controllo ferite
chirurgiche
Controllo ferite
chirurgiche
Anni ‘60 USA
Classificazione in 4 categorie
Rapporti di sorveglianza
Anni ‘60 USA
Classificazione in 4 categorie
Rapporti di sorveglianza
CDC Atlanta hanno formulato delle
definizioni per varie infezioni
ospedaliere
CDC Atlanta hanno formulato delle
definizioni per varie infezioni
ospedaliereModifica nel 1992 con
nuova definizione:
Infezione del Sito
Chirurgico (ISC)
Modifica nel 1992 con
nuova definizione:
Infezione del Sito
Chirurgico (ISC)
…INFEZIONE
L’acquisizione di specie microbiche da parte delle lesioni
può sfociare in 3 conseguenze distinte:
CONTAMINAZIONECONTAMINAZIONE
COLONIZZAZIONECOLONIZZAZIONE
INFEZIONEINFEZIONE
…INFEZIONE
…INFEZIONE
E’ stata descritta un’altra situazione denominata
COLONIZZAZIONE CRITICA.
La distinzione tra colonizzazone critica e
infezione di una ferita si esegue
attraverso criteri clinici.
…INFEZIONE
COSA DEFINISCE L’INFEZIONE?
In realtà, il dannomalattia causato dai batteri
che invadono una lesione è determinato dalla
seguente equazione:
Se ne deduce che l’infezione è il risultato
delle interazioni dinamicheinterazioni dinamiche fra un ospite, un
agente patogeno e l’ambiente.
COSA DEFINISCE L’INFEZIONE?
BATTERI = INFEZIONE (???)BATTERI = INFEZIONE (???)
Tutte le lesioni croniche vengono
inevitabilmente colonizzate dai batteri,
ma
LA PRESENZA DI BATTERI DI PER SÉ
NON EQUIVALE IN AUTOMATICO
AL FATTO CHE VI SIA
UN’INFEZIONE IN ATTO.¹-²
1. Dow G, Browne A, Sibbald RG. lnfection in chronic wounds. Controversies in diagnosis and treatment.
Ostomy/Wound Management 1999: 45: 23-40
2. Kerstein MD.The scientific basis of healing. Adv Wound Care 1997; 10: 30-36.
L’IDENTIFICAZIONE DELLE
LESIONI INFETTE
In genere, la presenza di una carica
infettante significativa, cioè di una
concentrazione di microrganismi
superiore a 10 CFU per grammo di
tessuto, comporta un effettoeffetto
negativonegativo sulla cicatrizzazione.
Gardner SE, Frantz RA, Doebbeling BN. The validity of the clinical signs and symptoms used to identify
localized chronic wound infection. Wound Repair Regen 2001; 9: 178-86
L’IDENTIFICAZIONE DELLE
LESIONI INFETTE…
Un’ulteriore complicazione è rappresentata dalla possibilità
che le comunità microbiche nelle ferite possano formare
dei BIOFILM.
L’IDENTIFICAZIONE DELLE
LESIONI INFETTE…
BIOFILM:
COMUNITA’ STRUTTURATA DI
CELLULE BATTERICHE
RACCHIUSE IN UNA MATRICE
POLIMERICA AUTOPRODUTTA
AD ASDESA AD UNA
SUPERFICIE INERTE O
VIVENTE
BIOFILM:
COMUNITA’ STRUTTURATA DI
CELLULE BATTERICHE
RACCHIUSE IN UNA MATRICE
POLIMERICA AUTOPRODUTTA
AD ASDESA AD UNA
SUPERFICIE INERTE O
VIVENTE
La formazione dei queste comunità sessili e la oro
restistenza naturale agli agenti antimicrobici, ONO LA
CAUSA DI MOLTE INFEZIONI BATTERICHE
PERSISTENTI E CRONICHE
L’IDENTIFICAZIONE DELLE
LESIONI INFETTE…
BIOFILM
 E’ molto idratato e in alcuni casi IDROFOBICO
 La lesione può apparire TRASLUCIDA
CRITERI STRUMENTALI DI
INFEZIONE
Altro dibattito irrisolto
riguarda i diversi i test
che consentono di
effettuare l’analisi
microbiologica di
un’ulcera cronica.
1. Tampone
2. Ago-aspirato
3. Biopsia
Caville, K. (2005) Wound Care Manual 5th Ed. Silver Chain Nursing Association, Western Australia.
CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE
BIOPSIA CUTANEA: metodo più appropriato per
la determinazione della carica microbica
e l’identificazione degli agenti causali di infezione
(il CDC di Atlanta la definisce il “GOLD
STANDARD”)
 a causa della sua complessità non è entrata nella
pratica routinaria.
CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE
TAMPONE
CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE
TECNICA SEMI-QUANTITATIVA SEMPLICE DEL
TAMPONE:
1 Risciacquare completamente la ferita con soluzione salina.
NON STROFINARE su pus, essudato, escara dura o
tessuto necrotico
2 Ruotare la punta del tampone in un’area di 1 cm nel
tessuto di granulazione pulito usando abbastanza
pressione per rilasciare l’essudato dal tessuto per 5
secondi
I risultati del tampone semi-quantitativo sono ugualmente attendibili con i risultati
della biopsia quantitativa se la ferita è adeguatamente preparata (al di et di Dow.,
1999).
CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE
TECNICA DI
LEVIN
CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE
QUESTO ATTO PUO’ ESSERE DOLOROSO, E’ BENE
AVVERTIRE IL PAZIENTE DELLA POSSIBILITA’ DI
SENTIRE DOLORE E SE POSSIBILE,
SOMMINISTRARE UNA PREMEDICAZIONE
ANALGESICA
CRITERI STRUMENTALI VERSUS
CRITERI CLINICI
 In assenza quindi di test diagnostici risolutivi, se ne
deduce che il ruolo del personale infermieristico
assume una fondamentale importanza in merito al
saper riconoscere quelle lesioni che stanno
subendo un’influenza negativa da parte dei batteri
attraverso un’attenta e sistematica osservazioneosservazione
della lesione alla ricerca di segni e sintomi di
infezione..
 Quali sono quindi i criteri clinici indicatori di
infezione in una lesione cronica?
Kingsley A (2001) A proactive approach to wound infection. Nursing Standard. 15, 30, 50-58.
CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI
INFEZIONE
CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI
INFEZIONE
L’immissione sul mercato di sempre nuove molecole di
antibiotici per il controllo delle infezioni, associata ad
un incremento degli organismi resistenti hanno
amplificato il problema della gestione delle infezioni sia
dal punto di vista clinico, ma anche sul versante dei
costi di gestione per la spesa sanitaria nazionale.
CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI
INFEZIONE
PUNTI CHIAVE
CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI
INFEZIONE
CRITERI
CLINICI –
INIDCATORI DI
INFEZIONE
CRITERI
CLINICI –
INIDCATORI
DI
INFEZIONE
CRITERI
CLINICI –
INIDCATORI
DI INFEZIONE
CRITERI
CLINICI –
INIDCATORI
DI
INFEZIONE
CRITERI
CLINICI –
INIDCATORI
DI INFEZIONE
CRITERI
CLINICI –
INIDCATORI
DI INFEZIONE
CRITERI
CLINICI –
INIDCATORI
DI INFEZIONE
Lipsky PE at al. Autoimmunity and autoimmune disease. In: Harrison’s Internal Medicin 17° edition, 2008
ULCERE DI ORIGINE VENOSAULCERE DI ORIGINE VENOSA
Soluzioni di continuo a evoluzione cronica
ingravescente che possono interessare
esclusivamente i piano dermo- epidermici (ulcere
varicose, vasculitiche o linfatiche)
A volte possono interessare piani profondi come
nel caso delle ulcere post-trombotiche
Ulcere di origine arteriosaUlcere di origine arteriosa
Sono lesioni trofiche degli arti inferiori che appaiono in
soggetti portatori di arteriopatia obliterante in cui vi
sia una riduzione del flusso arterioso superiore al 50%
(B.Paggi, E. Ricci)
Ulcere misteUlcere miste
Sono lesioni sostenute da alterazioni microcircolatorie
conseguenti a patologie macrovascolari sia di tipo
venoso che di tipo arterioso. Si tratta in genere di ulcere
che associano a una sede tipica , deponente per una
forma arteriosa, una costante pigmentazione
perilesionale o un aspetto più tipico di una forma
venosa
(B.Paggi, E. Ricci)
Lesione neoplastica (= LN): coinvolge la cute, che è aperta e può
essere essudante. Queste lesioni sono comunemente note anche
come lesioni fungiformi. Il termine “fungating” è usato
interscambiabilmente con il termine LN, ed entrambi si
riferiscono al processo di infiltrazione  proliferazione di cellule
cancerose attraverso i tessuti cutanei. (Grocott P, 1995; Bycroft L,
1994)
Le LN che hanno uno schema di crescita prevalentemente
proliferativo possono svilupparsi in una lesione nodulare
morfologicamente fungiforme o simile ad un cavolfiore, mentre
una lesione ulcerativainfiltrante produrrà una lesione sottoforma
di cratere che può essere complicata dalla presenza di seni o fistole
associate. (Grocott P, 1999; Collier M, 1997) A volte una LN si
manifesta clinicamente con un aspetto misto, con aree sia
ulcerative che proliferanti. (Young T, 1997; Carville K, 1995)
British Columbia Cancer Agency (British Columbia Cancer Agency, 2001)
Quelli che si innamorano di pratica senza scienza son come il
nocchiere che entra in porto senza timone o senza bussola, che mai
ha certezza dove si vada. Sempre la pratica deve essere edificata
sopra la buona teoria”
(Leonardo Da Vinci)
COL SENNO DI POI…

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Corso elettivo legnano 2015

  • 1. Il trattamento delle ferIte dIffIcIlI OMBRETTA SUARDI Infermiera Specialist in Wound Care A.O. “Ospedale Civile di Legnano” Ambulatorio Infermieristico Lesioni Cutanee S.I.T.R.A. Infermiera Referente Gruppo Lesioni cutanee 26 giugno 2015Corso di Laurea in Infermieristica
  • 2. Ambulatorio Infermieristico Lesioni Cutanee S.I.T.R.A. A.O. “ Ospedale Civile di Legnano” Ospedale di Abbiategrasso Ospedale di Abbiategrasso Ospedale di Legnano Ospedale di Legnano RESPONSABILE:RESPONSABILE: Dr.ssa Maria Josè ROCCODr.ssa Maria Josè ROCCO Responsabile Settore Ricerca e SviluppoResponsabile Settore Ricerca e Sviluppo Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo AziendaleServizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale
  • 3. 1.INFERMIERA di base Formazione permanente per tutti 2.INFERMIERA REFERENTE Lesioni Cutanee DI SETTORE specifiche Formazione continua e sviluppo 3.INFERMIERA ESPERTA IN WOUND CARE avanzate Ambulatori infermieristi ci lesioni cutanee SVILUPPO E DIVERSIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
  • 4. FORMALIZZAZIONE DELLE COMPETENZE (job description – abilitazione alla funzione) SEDE DI STAGE PER MASTER WOUND CARE SVIlUPPo e dIVerSIfIcaZIone delle comPetenZe
  • 5. 1. PER L’UTENZA INTERNA orGanIZZaZIone
  • 6. 2. PER L’UTENZA ESTERNA orGanIZZaZIone
  • 7. MOLTI INFERMIERI HANNO COMPETENZE SPECIFICHE con PERCORSI FORMATIVI FORMALIZZATI INFERMIERI SONO IN GRADO DI INDIVIDUARE LA NECESSITA’ DI ALTRE COMPETENZE SPESSO IN AMBULATORI AFFILIATI AD UNA SPECIALITA’ CLINICA, COMUNQUE CHI EFFETTUA IL TRATTAMENTO LOCALE E’ L’INFERMIERA Perché l’ambulatorio infermieristicoPerché l’ambulatorio infermieristico
  • 8. •EFFICACIA •OTTIMIZZAZIONE DELLE RISORSE •CONTENIMENTO DEI COSTI AMBULATORIO INFERMIERISTICO DOVE L’INFERMIERA PRENDE IN CARICO L’ASSISTITO CON FERITA-LESIONE CUTANEA ED EVENTUALMENTE PROVVEDE ALL’ATTIVAZIONE DI CONSULENZE MEDICHE SPECIALISTICHE
  • 10. PreStaZIonI offerte Trattamento locale della ferita-lesione Monitoraggio Educazione sanitaria comportamentale Facilitazione e integrazione dei percorsi diagnostici e clinici Attivazione di strategie per garantire la maggior compliance possibile
  • 11.
  • 12. SVILUPPI FUTURI … BUON TERRENO DI CULTURA PER SVILUPPARE LA RICERCA INTENSIFICARE LA RETE CON IL TERRITORIO E CON ALTRI AMBULATORI
  • 13. LA GIORNATA DI OGGI …
  • 14. OBIETTIVI Approfondire le conoscenze sulla valutazione delle lesioni cutanee Approfondimento delle conoscenze sul trattamento delle feriti difficili, con particolare riferimento alla gestione di lesioni infette Approfondimento sullutilizzo delle medicazioni avanzate
  • 15. IL PROGRAMMA DI OGGI PRIMA PARTE  Valutazione del paziente  Valutazione della lesione  Criteri di identificazione delle ferite infette  Differente eziologia delle lesioni  WBP e TIME SECONDA PARTE  Trattamento sistemico- topico  Fasi del trattamento  Scelta della medicazione  Le medicazioni
  • 17.
  • 18. TESSUTO TEGUMENTARIO Apparato più importante del corpo umano Apparato più vasto del corpo umano 16% Il più grande organo di senso Apparato con più funzioni
  • 21. Definizioni… COS’E’ UNA LESIONE… Alterazione reversibile o irreversibile dei caratteri anatomo-istologici di un tessuto o di un organo che altera l’integrità dell’organismo Le lesioni cutanee Aldo Calosso ed. Carocci
  • 22. Definizioni… COS’E’ UN’ULCERA… Lesione della cute caratterizzata da perdita di sostanza in profondità e da scarsa tendenza alla guarigione che avviene con esiti cicatriziali. E’ l’espressione di processi degenerativi e necrobiotici provocati da fenomeni infiammatori, infettivi, da disturbi circolatori o da danneggiamento tissutale per cause chimiche e fisiche
  • 23. Definizioni… LESIONE CUTANEA CRONICALESIONE CUTANEA CRONICA è una lesione che ripara per seconda intenzione la quale nonostante una terapia localecausale corretta non presenta alcuna tendenza alla guarigione dopo 6 settimane. Fowler E. Chronic wounds. In: Krasner D. (Ed). Chronic wound care. A clinical sourcebook for healthcare professionals. Health management Publications, King of Prussia, PA, USA, 1990
  • 24. Definizioni… Tuttavia il termine lesione cronicalesione cronica fa riferimento solo alla necessità di più tempo per la guarigione, ma non esprime in modo efficace la complessità del problema “lesioni cutanee”. È per questo motivo che attualmente si preferisce ricorrere al termine ferite difficiliferite difficili oo lesionilesioni complessecomplesse, proprio allo scopo di abbracciare i differenti criteri per classificare quelle lesioni la cui cura spesso rappresenta un sfida per i professionisti della salute. Ferreira MC, Tuma P Jr, Carvalho VF, Kamamoto F. Complex wounds. Clinics. 2006 Dec;61(6):571-8
  • 25. Fisiopatologia della riparazione tissutale La riparazione tissutale è un processo dinamico ed interattivo che avviene normalmente nel nostro organismo e che coinvolge mediatori solubili, matrice extracellulare, cellule ematiche e parenchimali.
  • 26. Fisiopatologia della riparazione tissutale Indipendentemente dal tipo di ferita , sia essa acuta o cronica o dall’entità della perdita tissutale la guarigione procede per fasi che si sovrappongono nei tempi e che non si possono separare l’una dall’altra
  • 27. EmostasiEmostasi InfiammazioneInfiammazione Da 0 a 3 giorni ProliferazioneProliferazione Da 3 a 24 giorni ModellamentoModellamento Da 6-10 giorni a 12-24 mesi
  • 28. emostasi neutrofili linfociti macrofagi modellamento proliferazione piastrine fibrina fibroblasti collagene Cellule epiteliali Cellule endoteliali Fibre collagene intrecciate maturazione Verso la guarigione infiammazione Tempi di riparazione tissutale L E S I O N E
  • 29. … MA PERCHE’ E’ NECESSARIA UNA VALUTAZIONE DELLE LESIONI?
  • 34. MINNY
  • 42. PERCHE’… “… una accurata valutazione delle ferite è un PREREQUISITO PER LA PIANIFICAZIONE DELLE CURE, ed è qualcosa che riesce ancora difficile …“ Gould 1984 Per monitorare i progressi di una lesione. “La valutazione delle lesioni è l’unico mezzo per determinare l’efficacia degli interventi terapeutici”. Van Risjwijk, 1996
  • 43. PERCHE’… Per ottenere una OMOGENEITA’ DI LINGUAGGIO che ci permetta di andare oltre a: … io credo … secondo me … oggi va meglio/peggio Per migliorare le comunicazioni fra gli operatori attraverso una corretta trasmissione delle informazioni promuovendo la continuità assistenziale.
  • 44. PERCHE’… Per avere la possibilità di comparare le diverse rilevazioni effettuate in  luoghi  Tempi  Persone diverse Per documentare il nostro operato
  • 45. PERCHE’… Gli esperti nel settore del Wound Care concordano sul fatto che la regolare valutazione delle lesioni usando la stessa tecnica, per quanto deficitaria essa sia, è comunque meglio della mancanza di valutazione  Keast DH, Bowering K, Evans W, et al. Measure: A proposed assessment framework for  developing best practice recommendations for wound assessment. Wound Repair  Regen. 2004; 12:S1 S17‐
  • 46. PERCHE’… Una valutazione strutturata della lesione è una parte cruciale della gestione di qualsiasi paziente con ulcera. Sono attualmente esistenti molti strumenti di valutazione delle lesioni, ma le informazioni che vengono utilizzate per la registrazione sono poco standardizzate. Br J Nurs. 2007 Apr 26 May 9;16(8):462 4, 446.‐ ‐ Wound assessment and the TIME framework.
  • 48. RACCOMANDAZIONI: Diverse Linee Guida danno indicazioni precise sul perché valutare, su cosa valutare e su come valutare… Vediamo qualche esempio …
  • 49. RACCOMANDAZIONI: LDP Eseguire l’anamnesi e l’esame fisico del paziente /utente/cliente/ persona assistita poiché una LdP dovrebbe essere valutata nel contesto della salute fisica e psicosociale generale del soggetto. Sede, stadio (I,II,III,IV, …), dimensioni, tratti cavi, tessuto, sottominature, tunnelizzazione, essudato, tessuto necrotico e presenza o assenza di tessuto di granulazione e epitelizzazione… Eseguire su tutti i pazienti la valutazione del dolore provocato dalle lesioni da decubito o dal loro trattamento. (EVIDENZA C) Linee Guida AHRQ ( a cura di A. Calosso e E. Zanetti)
  • 50. RACCOMANDAZIONI: VALUTAZIONE E GESTIONE DELLE ULCERE DEL PIEDE NELLE PERSONE AFFETTE DA DIABETE - 2005 -  3.0 Descrivere e documentare le caratteristiche dell’ulcera. (livel. Evidenza IV )  3.1 Identificare sede, lunghezza, ampiezza, profondità e classificazione delle ulcere (Liv. Evidenza IV )  3.2. Valutare il letto dell’ulcera, essudato, odore e cute perilesionale (Liv. Evidenza IV)  5.0 Identificare ed ottimizzare fattori sistemici, locali e estrinseci che possono influenzare la guarigione dell’ulcera (Liv. Evidenza IV)
  • 51. RACCOMANDAZIONI: La ricerca raccomanda fortemente che la persona che conduce la valutazione abbia la consapevolezza del fatto che le ulcere possono avere diverse cause e/o concause. Occorre documentare qualsiasi aspetto insolito e segnalarlo Livello di evidenza =D SIGN 2010
  • 52. RACCOMANDAZIONI: Un’ anamnesi clinica e un esame fisico completi in cui siano inclusi la rilevazione della pressione sanguigna, peso corporeo, analisi delle urine, glicemia e misurazione mediante Doppler dell’Indice Caviglia Braccio (Ankle Brachial Pressure Index), dovrebbero essere registrati in caso di un assistito che presenti per la prima volta un ulcera dell’arto inferiore oppure in caso di recidiva, e dovrebbero continuare ad essere registrati da quel momento in poi. Livello di evidenza C RNAO Pannel 2004
  • 53.
  • 55. - Patologie di base - Stato nutrizionale - Qualità di vita (es, dolore) - Adesione al piano di cura - UP: gestione dei carichi - LV: teapia compressiva - LD: rivascolarizzazione
  • 57. Valutare PRIMA il paziente… Indipendentemente dal tipo, agente eziologico, meccanismo patogenetico, ecc., le principali linee guida concordano che una lesione cutanea dovrebbe essere valutata nel contesto della salute generale della persona che ne è portatrice.
  • 58. Valutare PRIMA il paziente… Per definire la prognosi (anche se difficile) Per stabilire gli obiettivi della gestione (palliativa vs curativa) Per individuare le priorità degli interventi (per es. prima il dolore, l’odore, ecc…) Per identificare e indirizzare i fattori che possono influire sulla guarigione della lesione (alimentazione, patologie autoimmuni, circolazione, …)
  • 59. Raccolta di dati e parametri oggettivi e soggettivi consentono all’infermiere di programmare la presa in carico del soggetto portatore di ulcera in una visione OLISTICA e multidisciplinare
  • 60. Il Primo incontro con il paziente è decisivo per impostare una relazione terapeutica positiva. Instaurare un rapporto di fiducia è lo strumento per raggiungere gli outcomes dell’assistito, specialmente se si parte dal presupposto che alcune lesioni implicano tempi di guarigione molto lunghi, come per esempio lesioni agli arti inferiori Zink et al. (2000)
  • 61. VALUTAZIONE GLOBALE DELLA PERSONA ANALIZZANDO: ETA’ PATOLOGIE DI BASE COMORBILITA’ STATO NUTRIZIONALE INTERVENTI CHIRURGICI PREGRESSI TERAPIA FARMACOLOGICA IN ATTO SITUAZIONE PSICOSOCIALE MOBILITA’ E UTILIZZO DI AUSILI
  • 62.
  • 63.
  • 64. IL WOUND CARE… OGGI “… in nessuna patologia come nel caso delle lesioni Cutanee, il trattamento è stato e rimane così eterogeneo, diversificato, scarsamente controllato o, a volte, addirittura indiscriminato. In letteratura si annoverano più di 2500 trattamenti Miselli M. “Assistenza al paziente domiciliare. Il pensiero Scentifico Editore, Roma, 1995
  • 66. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 67. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 68. SEDE Documentare la sede d’insorgenza delle lesioni è importante sia per identificare l’origine che per dare indicazioni in riferimento ad un piano di prevenzione. L’identificazione della sede può essere validata da supporti iconografici
  • 69. Donna, 62 anni, sottoposta ad interevento chirurgico a 2 ore, III giornata post- operatoria LDP?
  • 70. SEDE Alcuni esempi …  LDP: sacro, trocantere, tallone, tuberosità ischiatiche, malleoli, …  L. VENOSE:terzo medio inferiore, caviglia, zona perimalleolare, …  L. ARTERIOSE: terzo medio inferiore, apice dita, zone molto distali, …  DIABETICHE: nocche dita, pianta piede, dita, …
  • 71. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 72. CUTE PERILESIONALE AREA CUTANEA che parte dal bordo della lesione e si estende per circa 10 cm della lesione stessa Si valuta: INTEGRITA’ COLORE CALORE – TEMPERATURA UMIDITA’ (o secchezza) FRAGILITA’
  • 73. …CUTE PERILESIONALE - INTEGRITA’: Normalmente dovrebbe essere normotonica, elastica, rosea e ben idrata. Desquamazione e disidrosi devono essere segnalati - COLORE: Rossa, bianca, cerea, marezzata - TEMPERATURA Un alone caldo ed eritematoso interno alla lesione spesso è indice di infezione
  • 74. …CUTE PERILESIONALE - UMIDITA’ Con macerazione si intende la presenza di tessuti biancastri e traslucidi, dall’aspetto molle e bagnato con possibili aree di disepitelizzazione. La cute macerata segnala alti livelli di essudato o umidità presso la base della lesione e un prolungato tempo di esposizione della cute all’umidità eccessiva. SECCHEZZA Si manifesta con cute squamosa, fissurata con possibili lesioni da grattamento (si parla ache di Ipoidrosi, Anidrosi)
  • 75.
  • 76.
  • 77.
  • 78. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 79. BORDO/ MARGINE BORDO: Estremità, contorno MARGINE: Spazio che delimita una superficie Dizionario Zanichelli
  • 80. …BORDO/ MARGINE In base al rapporto tra le due unità funzionali (fondo e cute perilesionale) per descrivere la dinamica di miglioramento-stato-estensione della lesione si distingue: BORDO ATTIVO: la riepitelizzazione è presente e la ferita è avviata alla chiusura. Si presenta in genere di colore rosa chiaro, translucido, con un orlo di riepitelizzazione che crea una linea di continuità tra cute perilesionale e fondo della lesione
  • 81. …BORDO/ MARGINE BORDO A SCALINO: non c’è presenza di attività, la lesione non si chiude e non peggiora. Esiste una netta demercazione tra le due unità funzionale (fondo e cute perilesionale) BORDO NON ATTIVO: la lesione aumenta di superficie. Si associa spesso ad aree di macerazione Possibili cause: processi di colonizzazione, peggioramento delle condizioni generali del paziente, inadeguata terapia locale-generale
  • 82. ALTRI TERMINI UTILIZZATI: REGOLARI: margini ben definiti (per lesioni arteriose, definite anche a stampo) IRREGOLARI: margini non definiti, detti anche a cartina geografica, tipico aspetto di lesioni di origine vascolare venosa A PICCO: altro modo per definire bordo a scalino IPERCHERATOSICI: formazione di un colletto cheratosico intorno alla ferita INTROFLESSI: il margine appare introflesso, “arricciato” …BORDO/ MARGINE
  • 84. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 85. TRATTI CAVI O SOTTOMINATI DEFINIZIONE: Perdita di contiguità al di sotto della superficie cutanea che si traduce in uno scollamento dei margini dai tessuti sottostanti Spesso presente nelle Lesioni da Pressione Canale o cavità al di sotto della lesione che interessa un’area più estesa della superficie visibile della lesione stessa. Lo spazio cavo esistente potrebbe in via potenziale essere sede di formazioni si un ascesso
  • 86. …TRATTI CAVI O SOTTOMINATI Si individuano ricercando la presenza di sinuosità sotto i bordi della lesione. E’ importante segnalare la direzione della sottominatura con il sistema dell’orologio
  • 87. …TRATTI CAVI O SOTTOMINATI
  • 88. METODO DELL’OROLOGIO Quando si utilizza questo metodo, segnalare sempre il decubito del paziente.
  • 89. …TRATTI CAVI O SOTTOMINATI La guarigione non avviene fino a quando i margini della lesione non sono ben adesi al letto della stessa, ed ogni area sottominata si è risolta. Le lesioni sottominate hanno una carica batterica maggiore rispetto a quelle non sottominate L’estensione e il livello di sottominatura sono correlate alla gravità della necrosi tissutale
  • 90. …TRATTI CAVI O SOTTOMINATI Cosa utilizzare per esplorare…  PINZA ANATOMICA CHIUSA  TAMPONE Meno consigliati, poiché hanno la punta piccola, sono:  SPECILLO  AGO BOTTONUTO
  • 91.
  • 92. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 93. DIMENSIONI AREA: massima lunghezza x massima larghezza (individuando i punti peggiori) Metodo per calcolare la superficie dell’ulcera secondo Browser: la superficie è uguale al prodotto della lunghezza maggiore (A) per la larghezza maggiore (B) A B
  • 94. …DIMENSIONI Durante la guarigione di una lesione, il tessuto di granulazione crescendo fa diminuire la profondità ed il volume della lesione stessa e la proliferazione e la migrazione del neo-epitelio ne fa diminuire l’area. La variazione dell’area di estensione della lesione sta emergendo come l’indicatore più affidabile per la guarigione della lesione. Flanagan M. Wound measurement: can it help us to monitor progression to healing? Wound Care 2003; 12:189-94
  • 95. …DIMENSIONI La variazione dell’area di estensione della lesione sta emergendo come l’indicatore più affidabile per la guarigione della lesione. La sfida consiste nel misurare l’area di estensione della lesione con un metodo valido e affidabile. La sfida consiste nel misurare l’area di estensione della lesione con un metodo valido e affidabile Flanagan M. Wound measurement: can it help us to monitor progression to healing? Wound Care 2003; 12:189-94
  • 96. …DIMENSIONI - AREA E QUANDO LA LESIONE E ‘ ….
  • 98. …DIMENSIONI FOTOGRAFIA DIGITALE La fotografia digitale con planimetria computerizzata è una metodica affidabile e precisa.
  • 99. …DIMENSIONI FORMA –. SEDE ANATOMICA – AREA L’identificazione della causa eziologica della lesione, deducibile anche dalla sede, dalla forma e dai sintomi correlati. E’ di fondamentale importanza per il trattamento della lesione stessa che deve iniziare appunto con la rimozione della causa. Holloway GA Jr. Arterial ulcers: assessment, classification and management. In: Krasner D, Kane D, editors. Chronic wound care. 2nd ed. Wayne, PA: Health Management Publications, 1997: 158–64.
  • 100. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 106. TIPO DI TESSUTO TESSUTO DETERSO Il fondo della lesione si presenta Rosso vivo, spesso rutilante, con presenza di tessuto di granulazione. E’ tipico della ferita in via di guarigione. TESSUTO NECROTICO Tessuto non vitale che si presenta di un colore che può variare dal nero al giallastro, generalmente di consistenza dura, può andare incontro a fenomeni colliquativi
  • 107. TIPO DI TESSUTO TESSUTO DETERSO Il fondo della lesione si presenta Rosso vivo, spesso rutilante, con presenza di tessuto di granulazione. E’ tipico della ferita in via di guarigione. TESSUTO NECROTICO Tessuto non vitale che si presenta di un colore che può variare dal nero al giallastro, generalmente di consistenza dura, può andare incontro a fenomeni colliquativi
  • 108. TIPO DI TESSUTO TESSUTO INFETTO E’ un tessuto generalmente di colorito scuro, con segni di congestione ed essudato solitamente purulento. LESIONE MISTA Qual è la percentuale dei tessuti che ricoprono il letto della lesione? Documentare il tipo di tessuti presenti nella loro percentuale
  • 109. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 110. PROFONDITA’ La profondità dovrebbe essere misurata preferibilemnte usando un tampone sterile e flessibile, o specilli. Inserire il tampne nella parte più profonda della lesione e portare l’indice e il pollice a livello della superficie cutanea
  • 111. …PROFONDITA’ Estraendo il tampone e misurando dalle dita alla punta del tampone si ha la profondità della lesione.
  • 112. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 114. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 115. ODORE La valutazione dell’odore di una lesione è una parte importante dell’osservazione della lesione stessa, nonostante la descrizione sia necessariamente SOGGETTIVA e non sia stata adottata una terminologia standard . van Rijswijk L. Wound assessment and documentation. In: Krasner, DL, Rodeheaver, GT, Sibbald, RG, editors. Chronic wound care: a clinical source book for healthcare professionals. 3rd ed. Wayne, PA: HMP Communications, 2001:101–15.
  • 116. …ODORE E’ necessario documentare la presenza ed il tipo di odore perché può essere un indicatore precoce di CAMBIAMENTO DELLO STATO DELLA LESIONE Per esempio prima che si verifichino altre condizioni tipiche dell’infezione
  • 118. …ODORE Odore pungente, che “prende alla gola” e pervade l’aria. Un odore sgradevole di solito è associato alla presenza in un’alta carica batterica. Ma non sempre… (per esempio: da Pseudomonas A. “dolciastro e nauseante”) DA INFEZIONE Dato da medicazione semiocclusiva: in particolare con l’uso di idrogel od idrocolloide. Tipico odore di “cipolla marcia”. DA PRODOTTO
  • 119. …ODORE ANNUSARE IL PRODOTTO PRIMA E DOPO L’USO AVVISARE IL PAZIENTE
  • 120. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 121. DOLORE Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno IASP (International Association for the Study of Pain - 1986): e O.M.S.
  • 122. …DOLORE Valutare tutti i pazienti in merito al dolore associato all’ulcera da pressione o al suo trattamento. (IV) Valutazione e Gestione delle Ulcere da Pressione dallo Stadio I a IV (marzo 2007)
  • 123. …DOLORE Esistono una serie di strumenti validati per la valutazione del dolore, come ad esempio le scale analogiche visive
  • 124. …DOLORE DOLORE ACUTO: Unico episodio (es. debridement chiururgico) DOLORE ACUTO CLINICO: dolore ricorrente periodico associato ad interventi chirurgici (es. sostituzione quotidiana della medicazione) DOLORE CRONICO: Dolore persistente che sopraggiunge senza manipolazione Krasner D. Chronic wound pain. ln: Krasner D, Kane D, eds. Chronic wound care: A clinical source book for healthcare professionals, 2nd ed.Wayne, Pa: Health Management Publications, Inc.; 1997: 336 343.‐
  • 125. …DOLORE ACUTO NOCICETTIVO Dato da una risposta infimmatoria al danno tissutale ACUTO NOCICETTIVO Dato da una risposta infimmatoria al danno tissutale ACUTO NEUROPATICO Lesione persistente delle strutture nervose. Non hanno un preciso momento di inizio. Descritto come sensazione di bruciore. ACUTO NEUROPATICO Lesione persistente delle strutture nervose. Non hanno un preciso momento di inizio. Descritto come sensazione di bruciore. La derminazione e l’individuazione dei meccanismi fisiopotologici che causano la lesione sono il primo passo per poter gestire il dolore La derminazione e l’individuazione dei meccanismi fisiopotologici che causano la lesione sono il primo passo per poter gestire il dolore
  • 126. …DOLORE Fattori locali associabili a dolore sono molto spesso correlabili al metodo di medicazione usato. L’irrigazione “forzata”, alcuni metodi di debridement, medicazioni troppo secche, antisettici troppo concentrati, sono tutte fonti possibili di dolore e dovrebbero essere evitati. A volte il dolore può essere dovuto anche alla presenza di infezione.
  • 127. …DOLORE E’ importante rilevare la presenza di dolore sia durante la medicazione che negli intervalli tra una medicazione e l’altra. L’assenza di dolore, va documentata come possibile segno di danno neurologico. Verificare sempre se il paziente è in grado di comunicare. In caso contrario, l’assenza di comunicazione verbale da parte del paziente deve essere sostituita da una attenta osservazione della persona per controllare i segni tipici del dolore quali smorfie facciali e/o rigidità diffusa.
  • 132. …DOLORE Da ulcera ischemica: è di tipo oppressivo, gravativo, che “schiaccia la gamba”, danno causato da ischemia tissutale Da infezione: tipo pulsante Da cicatrizzazione: tipo urente, causato dalla grossa moltiplicazione cellulare dove le terminazioni nervose sono molto sensibili Da riepitelizzazione: formicolii, prurito intenso
  • 133. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 134. ESSUDATO L’essudato consiste in un liquido che fuoriesce dai vasi sanguigni ed è molto simile al plasma. Il tasso di fuoriuscita di liquido dai capillari al tessuto circostante è determinato dalla permeabilità dei capillari stessi e dalla pressione (idrostatica ed osmotica) esistente attraverso le pareti capillari.
  • 135. …ESSUDATO GIOCO DI PRESSIONI PRESSIONE IDROSTATICA PRESSIONE OSMOTICA La pressione idrostatica del sangue equivale alla forza esercitata dal fluido sulla parete del vaso, influenzata dunque dalle variazioni della pressione arteriosa media e dalla volemia. La pressione osmotica è definita come quella forza che spinge secondo gradiente i soluti da un compartimento in cui la loro concentrazione è maggiore ad uno in cui la loro
  • 137. …ESSUDATO QUESTI MECCANISMI, A LIVELLO CAPILLARE, SONO ALLA BASE DELLA FISIOPATOLOGIA DEGLI EDEMI, OVVERO DEGLI STRAVASI DI FLUIDO NEGLI INTERSTIZI. QUANDO AL PRESSIONE IDROSTATICA AUMENTA E/O QUANDO LA PRESSIONE ONCOTICA (CONCENTRAZIONE DELLE PROTEINE NEL SANGUE, CHE ESERCITA LA FORZA DI CONTENIMENTO DEL FLUIDO NEL VASO) DIMINUISCE, SI VERIFICA UNA FUORIUSCITA DI LIQUIDI NEL COMPARTIMENTO EXTRAVASALE
  • 140. …ESSUDATO FATTORI CAUSANTI L’EDEMA  Infiammazione: aumento della permeabilità capillare all’acqua e alle proteine Aumento della perfusione Ipoproteinemia: 1 gr di albumina può richiamare nel torrente circolatorio 18 gr di acqua Ipossia
  • 141. …ESSUDATO COMPOSIZIONE DELL’ESSUDATO  Acqua  Elettroliti (Na, K)  Sostanze nutritive  Mediatori di infiammazione  Leucociti  Enzimi proteolitici (per esempio Metallo Proteinasi di Matrice)  Fattori di crescita  Materiali di rifiuto
  • 142. …ESSUDATO COLORE Giallo paglierino, trasparente, ma in presenza di infezione diventa viscoso e opalescente (Cutting And White, 2007)
  • 144. …ESSUDATO L’essudato è spesso erroneamente considerato negativo. In realtà è vero il contrario: L’ESSUDATO CONTRIBUISCE ALLA GUARIGIONE. Perché: Evita che il fondo della ferita si secchi Contribuisce alla migrazione delle cellule riparatrici dei tessuti Fornisci principi nutritivi indispensabili al metabolismo cellulare Consente la diffusione di fattori immunitari e di crescita Coadiuva l’eliminazione del tessuto devitalizzato o danneggiato (autolisi)
  • 145. …ESSUDATO Sebbene la quantità e la composizione dell’essudato possano essere nocivi o ritardare la riparazione dei tessuti, la teoria della guarigione in ambiente umido si fonda proprio sulla presenza dell’essudato stesso. E’ di fondamentale importanza l’individuazione dei fattori predisponenti (nella produzione eccessiva di essudato) e trattarli. In questo caso la medicazione gioca un ruolo importante, perché deve riuscire a gestire l’essudato (per eccesso e per difetto)
  • 148. …ESSUDATO La valutazione della quantità dell’essudato è soggettiva. Termini usati per descrivere il volume dell’essudato sono: assente, scarso, minimo, moderato, abbondante e copioso La percezione del significato di questi terminivaria considerevolmente e, benché siano state proposte delle definizioni standardizzate, non èstato raggiunto un accordo.¹ 1. Fletcher J. Managing wound exudate. Nurs Times 2003;99:51–2.
  • 149. …ESSUDATO MULDER – 1994 Ha identificato dei criteri per la determinazione quantitativa dell’essudato: Minimo: da 5 a 10 cc/24h Moderato: a 10 cc/24h Elevato: superiore a 10 cc/24
  • 150. …ESSUDATO SCARSO O ASSENTE: (ferita asciutta) Il fondo della lesione è Pallido o arancione, i Tessuti circostanti sono Secchi e la riepitelizzazione È generalmente bloccata
  • 151. …ESSUDATO MODERATO (ferita umida) Il fondo della lesione è lucente. Le medicazioni si presentano Inumidite nell’arco delle 24 ore.
  • 152. …ESSUDATO ABBONDANTE: (ferita iperessudante) Il fondo della lesione è sempre velato da uno strato di liquido, le medicazioni si imbibiscono nel giro di poche ore ed i tessuti circostanti sono spesso macerati
  • 153. …ESSUDATO LESIONI MAGGIORMENTEESSUDANTI Vascolari di eziologia venosa e linfatica (AI) Neoplastiche secernenti Da Pressione al III e IV stadio Ustioni minori estese Siti di prelievo cutaneo Ulcere infiammatorie (per esempio ulcere reumatoidi)
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  • 163. COSA VALUTIAMO…  SEDE CUTE PERILESIONALE BORDI – MARGINI SOTTOMINATURE – TUNNELLIZZAZIONI - FISTOLE DIMENSIONI - AREA TIPO DI TESSUTO VOLUME PROFONDITA’ ANNESSI ODORE DOLORE ESSUDATO INFEZIONE
  • 164. Quando le lesioni si infettano…
  • 165. Cosa definisce l’infezione? NON ESISTONO LESIONI STERILINON ESISTONO LESIONI STERILI – La completa rimozione di batteri da una lesione non solo non è praticabile, ma non è neppure necessaria per promuovere la guarigione. – È stato ipotizzato che la presenza di alcuni tipi di batteri all’interno di una lesione possa perfino facilitare il processo di guarigione.¹² 1. De Haan B, Ellis H and Wilkes M. (1974) The role of infection in wound healing. Surgery, Gynaecology and Obstetrics 138:693-700.. 2. Pollack S. (1984) The wound healing process. Clinical Dermatology 2:8-16.
  • 166. …INFEZIONE La cute, per il suo ph e per il continuo rinnovamento cellulare, è un ambiente ostile per la maggior parte dei batteri Alcuni però trovano condizioni ottimali di riproduzione in presenza di secrezioni e formazioni pilifere A livello cutaneo, esiste una popolazione di batteri resistenti che costituisce la microflora batterica normale
  • 167. …INFEZIONE Una lesione cutanea, anche quando viene definita DETERSA, è sempre contaminata da batteri, ma non può definita infetta Una ferita, a causa di una perdita di continuità cutanea e della presenza di tessuto necrotico è terreno ideale per la moltiplicazione dei germi
  • 168. …INFEZIONE L’INFEZIONE è quindi il principale nemico di una lesione perché ne ritarda la guarigione e favorisce la cronicizzazione. PUO’ CAUSARE INDESIDERATI EFFETTI SISTEMICI CHE IN ALCUNI CASI POSSONO ESSERE FATALI
  • 171. …INFEZIONE Controllo ferite chirurgiche Controllo ferite chirurgiche Anni ‘60 USA Classificazione in 4 categorie Rapporti di sorveglianza Anni ‘60 USA Classificazione in 4 categorie Rapporti di sorveglianza CDC Atlanta hanno formulato delle definizioni per varie infezioni ospedaliere CDC Atlanta hanno formulato delle definizioni per varie infezioni ospedaliereModifica nel 1992 con nuova definizione: Infezione del Sito Chirurgico (ISC) Modifica nel 1992 con nuova definizione: Infezione del Sito Chirurgico (ISC)
  • 172. …INFEZIONE L’acquisizione di specie microbiche da parte delle lesioni può sfociare in 3 conseguenze distinte: CONTAMINAZIONECONTAMINAZIONE COLONIZZAZIONECOLONIZZAZIONE INFEZIONEINFEZIONE
  • 174. …INFEZIONE E’ stata descritta un’altra situazione denominata COLONIZZAZIONE CRITICA. La distinzione tra colonizzazone critica e infezione di una ferita si esegue attraverso criteri clinici.
  • 176. COSA DEFINISCE L’INFEZIONE? In realtà, il dannomalattia causato dai batteri che invadono una lesione è determinato dalla seguente equazione: Se ne deduce che l’infezione è il risultato delle interazioni dinamicheinterazioni dinamiche fra un ospite, un agente patogeno e l’ambiente.
  • 177. COSA DEFINISCE L’INFEZIONE? BATTERI = INFEZIONE (???)BATTERI = INFEZIONE (???) Tutte le lesioni croniche vengono inevitabilmente colonizzate dai batteri, ma LA PRESENZA DI BATTERI DI PER SÉ NON EQUIVALE IN AUTOMATICO AL FATTO CHE VI SIA UN’INFEZIONE IN ATTO.¹-² 1. Dow G, Browne A, Sibbald RG. lnfection in chronic wounds. Controversies in diagnosis and treatment. Ostomy/Wound Management 1999: 45: 23-40 2. Kerstein MD.The scientific basis of healing. Adv Wound Care 1997; 10: 30-36.
  • 178. L’IDENTIFICAZIONE DELLE LESIONI INFETTE In genere, la presenza di una carica infettante significativa, cioè di una concentrazione di microrganismi superiore a 10 CFU per grammo di tessuto, comporta un effettoeffetto negativonegativo sulla cicatrizzazione. Gardner SE, Frantz RA, Doebbeling BN. The validity of the clinical signs and symptoms used to identify localized chronic wound infection. Wound Repair Regen 2001; 9: 178-86
  • 179. L’IDENTIFICAZIONE DELLE LESIONI INFETTE… Un’ulteriore complicazione è rappresentata dalla possibilità che le comunità microbiche nelle ferite possano formare dei BIOFILM.
  • 180. L’IDENTIFICAZIONE DELLE LESIONI INFETTE… BIOFILM: COMUNITA’ STRUTTURATA DI CELLULE BATTERICHE RACCHIUSE IN UNA MATRICE POLIMERICA AUTOPRODUTTA AD ASDESA AD UNA SUPERFICIE INERTE O VIVENTE BIOFILM: COMUNITA’ STRUTTURATA DI CELLULE BATTERICHE RACCHIUSE IN UNA MATRICE POLIMERICA AUTOPRODUTTA AD ASDESA AD UNA SUPERFICIE INERTE O VIVENTE La formazione dei queste comunità sessili e la oro restistenza naturale agli agenti antimicrobici, ONO LA CAUSA DI MOLTE INFEZIONI BATTERICHE PERSISTENTI E CRONICHE
  • 181. L’IDENTIFICAZIONE DELLE LESIONI INFETTE… BIOFILM  E’ molto idratato e in alcuni casi IDROFOBICO  La lesione può apparire TRASLUCIDA
  • 182. CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE Altro dibattito irrisolto riguarda i diversi i test che consentono di effettuare l’analisi microbiologica di un’ulcera cronica. 1. Tampone 2. Ago-aspirato 3. Biopsia Caville, K. (2005) Wound Care Manual 5th Ed. Silver Chain Nursing Association, Western Australia.
  • 183. CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE BIOPSIA CUTANEA: metodo più appropriato per la determinazione della carica microbica e l’identificazione degli agenti causali di infezione (il CDC di Atlanta la definisce il “GOLD STANDARD”)  a causa della sua complessità non è entrata nella pratica routinaria.
  • 184. CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE TAMPONE
  • 185. CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE TECNICA SEMI-QUANTITATIVA SEMPLICE DEL TAMPONE: 1 Risciacquare completamente la ferita con soluzione salina. NON STROFINARE su pus, essudato, escara dura o tessuto necrotico 2 Ruotare la punta del tampone in un’area di 1 cm nel tessuto di granulazione pulito usando abbastanza pressione per rilasciare l’essudato dal tessuto per 5 secondi I risultati del tampone semi-quantitativo sono ugualmente attendibili con i risultati della biopsia quantitativa se la ferita è adeguatamente preparata (al di et di Dow., 1999).
  • 186. CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE TECNICA DI LEVIN
  • 187. CRITERI STRUMENTALI DI INFEZIONE QUESTO ATTO PUO’ ESSERE DOLOROSO, E’ BENE AVVERTIRE IL PAZIENTE DELLA POSSIBILITA’ DI SENTIRE DOLORE E SE POSSIBILE, SOMMINISTRARE UNA PREMEDICAZIONE ANALGESICA
  • 188. CRITERI STRUMENTALI VERSUS CRITERI CLINICI  In assenza quindi di test diagnostici risolutivi, se ne deduce che il ruolo del personale infermieristico assume una fondamentale importanza in merito al saper riconoscere quelle lesioni che stanno subendo un’influenza negativa da parte dei batteri attraverso un’attenta e sistematica osservazioneosservazione della lesione alla ricerca di segni e sintomi di infezione..  Quali sono quindi i criteri clinici indicatori di infezione in una lesione cronica? Kingsley A (2001) A proactive approach to wound infection. Nursing Standard. 15, 30, 50-58.
  • 189. CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI INFEZIONE
  • 190. CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI INFEZIONE L’immissione sul mercato di sempre nuove molecole di antibiotici per il controllo delle infezioni, associata ad un incremento degli organismi resistenti hanno amplificato il problema della gestione delle infezioni sia dal punto di vista clinico, ma anche sul versante dei costi di gestione per la spesa sanitaria nazionale.
  • 191. CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI INFEZIONE PUNTI CHIAVE
  • 192. CRITERI CLINICI – INIDCATORI DI INFEZIONE
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  • 214. Lipsky PE at al. Autoimmunity and autoimmune disease. In: Harrison’s Internal Medicin 17° edition, 2008
  • 215.
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  • 219. ULCERE DI ORIGINE VENOSAULCERE DI ORIGINE VENOSA Soluzioni di continuo a evoluzione cronica ingravescente che possono interessare esclusivamente i piano dermo- epidermici (ulcere varicose, vasculitiche o linfatiche) A volte possono interessare piani profondi come nel caso delle ulcere post-trombotiche
  • 220. Ulcere di origine arteriosaUlcere di origine arteriosa Sono lesioni trofiche degli arti inferiori che appaiono in soggetti portatori di arteriopatia obliterante in cui vi sia una riduzione del flusso arterioso superiore al 50% (B.Paggi, E. Ricci)
  • 221. Ulcere misteUlcere miste Sono lesioni sostenute da alterazioni microcircolatorie conseguenti a patologie macrovascolari sia di tipo venoso che di tipo arterioso. Si tratta in genere di ulcere che associano a una sede tipica , deponente per una forma arteriosa, una costante pigmentazione perilesionale o un aspetto più tipico di una forma venosa (B.Paggi, E. Ricci)
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  • 226. Lesione neoplastica (= LN): coinvolge la cute, che è aperta e può essere essudante. Queste lesioni sono comunemente note anche come lesioni fungiformi. Il termine “fungating” è usato interscambiabilmente con il termine LN, ed entrambi si riferiscono al processo di infiltrazione proliferazione di cellule cancerose attraverso i tessuti cutanei. (Grocott P, 1995; Bycroft L, 1994) Le LN che hanno uno schema di crescita prevalentemente proliferativo possono svilupparsi in una lesione nodulare morfologicamente fungiforme o simile ad un cavolfiore, mentre una lesione ulcerativainfiltrante produrrà una lesione sottoforma di cratere che può essere complicata dalla presenza di seni o fistole associate. (Grocott P, 1999; Collier M, 1997) A volte una LN si manifesta clinicamente con un aspetto misto, con aree sia ulcerative che proliferanti. (Young T, 1997; Carville K, 1995) British Columbia Cancer Agency (British Columbia Cancer Agency, 2001)
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  • 235. Quelli che si innamorano di pratica senza scienza son come il nocchiere che entra in porto senza timone o senza bussola, che mai ha certezza dove si vada. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la buona teoria” (Leonardo Da Vinci)
  • 236. COL SENNO DI POI…