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IL RUOLO DELL’INFERMIERE
NELL’AMBULATORIO DIABETOLOGICO
Vent’anni di attività nell’ambulatorio della UO di
Diabetologia presso il polo sanitario territoriale di
Squillace, afferente all’Asp di Catanzaro, mi hanno
fatto crescere come Sanitaria e come persona.
Figlia della Scuola di Ostetricia dell’Università degli
Studi di Napoli sede di Catanzaro, ho potuto
implementare la mia formazione e maturare
esperienze nuove e appassionanti.
Il contatto diretto con gli specialisti e l’approccio
quotidiano con i pazienti, non solo in ambulatorio, mi
hanno formata in questa straordinaria disciplina
rendendomi un elemento essenziale, insieme alla figura
della dietista e degli altri infermieri, con i quali abbiamo
dato vita ad un team che riesce a fronteggiare la
specificità del singolo caso
Il rapporto con il paziente diabetico è caratterizzato da elementi tipici che
lo differenziano dalle altre mansioni e professionalità infermieristiche.
Essere “infermieri dedicati alla diabetologia” significa avere sviluppato
una specifica competenza in chiave di:
ACCOGLIENZA DEL PAZIENTE;
ESECUZIONE DEGLI ESAMI EMATOCHIMICI SPECIFICI:
ANALISI DEL DATO SCARICO DATI: CGM, SMBG;
SCREENING DI PREVENZIONE;
CORRETTO UTILIZZO DELL’INSULINA;
TEST PER LA PREVENZIONE e la diagnosi DEL PIEDE DIABETICO;
Utilizzo del retinografo fisso;
condivisione con la DIETISTA di percorsi strutturati di educazione della
gestione del diabete
ACCOGLIENZA DEL PAZIENTE
Nel colloquio con il paziente noi applichiamo i principi del
counseling e dell’ascolto attivo:
• bisogno di conoscere e padronanza della patologia
• concetto di sé e autonomia
• disponibilità ad apprendere e selettività
• funzionalità di quanto proposto
• motivazione
La relazione con il paziente per noi
comporta una preparazione
tecnico-scientifica ben precisa ma,
soprattutto, l’acquisizione di competenze
relazionali che sono indispensabili al fine di
comprendere se il paziente è aderente
alla terapia ed a un adguato stile di vita.
La conoscenza di tanto sarà
fondamentale al medico per poter
assegnare al paziente la terapia più
adeguata
ESECUZIONE DEGLI ESAMI
EMATOCHIMICI SPECIFICI:dal
prelievo alla consegna dei risultati
CONTROLLO DEL COMPENSO METABOLICO
1.1) GLICEMIA
1.2) EMOGLOBINA GLICATA
1.3)
2) CONTROLLO DELL’ASSETTOLIPIDICO
2.1) COLESTEROLO TOTALE
2.2)COLESTEROLO HDL
2.2) TRIGLICERIDI
3) CONTROLLO DELLA FUNZIONALITÀ DEI RENI
3.1) ALBUMINURIA
3.2) CREATININA
3.3) URINE
3.4) NT-PROBNP (NEI DM CON HF IN TERAPIA
GLIFOZINA)
Compito dell'infermiere dedicato è quello di
effettuare lo scarico dei dati glicemici sia da
SMBG,che da FGM e CGM
UNA PARTICOLARE ATTENZIONE LA DEDICHIAMO AL
MONITORAGGIO CONTINUO DEL GLUCOSIO (CGM) CHE
FORNISCE UN QUADRO COMPLETO DEL CONTROLLO
GLICEMICO DELLA PERSONA CON DIABETE, RILEVANDO
SINGOLI PICCHI DI IPO E IPERGLICEMIE CHE
L’EMOGLOBINA GLICATA E LA GLICEMIA CAPILLARE DA
SOLE NON POSSONO SEMPRE INDIVIDUARE.
Il corretto utilizzo DELL’INSULINA
Costante è l’impegno a istruire i pazienti su
come praticare l’iniezione di insulina.
Il nostro suggerimento è di eseguirla in zone
del corpo sempre diverse, soprattutto quando si
usano terapie di tipo intensivo (3-4 iniezioni
giornaliere), in modo da evitare complicanze
lipoipertrofiche nella zona dell’iniezione.
Raccomandiamo anche, come da protocollo, di
usare la siringa o le penne.
Spieghiamo, altresì, che le penne
preriempite monouso sono
facilmente utilizzabili in ogni
situazione.
Istruiamo il paziente come somministrarsi l’insulina preoccupandoci di
raccomandare di:
• lavarsi le mani;
• controllare la data di scadenza della fiala;
• controllare il tipo di insulina che si sta per somministrare e verificare la
corrispondenza con quanto prescritto dal medico. Prima di procedere alla
somministrazione bisogna scegliere la sede dove iniettare il farmaco.
Informiamo anche che le zone utilizzabili sono:
• l’addome, a una distanza di almeno 2-3 centimetri dall’ombelico: questa
sede garantisce un rapido assorbimento;
• il braccio, tra gomito e spalla, sul lato esterno: zona poco indicata per
l’iniezione ai bambini per il rischio di somministrazione intramuscolare;
Somministrazione dell’insulina
• le cosce nella parte anteriore o laterale: sito utilizzato per la
somministrazione insulina a lunga durata d’azione per il più lento
assorbimento del farmaco);
• i glutei (quadrante superiore): indicate soprattutto per i bambini perché ci
sono poche terminazioni nervose.
Prima di procedere alla spiegazione della tecnica di
iniezione raccomandiamo al paziente di controllare
sempre la data di scadenza del flaconcino prima di
effettuare l’iniezione (ricordando che i flaconcini già
aperti non possono essere usati dopo un mese) e di
accertarsi che l’aspetto della soluzione che sta per
iniettarsi non sia alterato, cioè che il colore sia quello
caratteristico e che non vi siano precipitati.
Un’attenzione particolare, che distingue il nostro
ambulatorio, è quella che dedichiamo alla prevenzione e alla
cura del piede diabetico.
Sappiamo che si tratta di una delle principali complicanze
croniche del Diabete ed è quella che comporta il maggior
numero di ricoveri ospedalieri e i costi più ingenti. Secondo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 15% dei
diabetici va incontro a un’ulcera del piede che richiede cure
mediche.
. Si parla di piede diabetico quando la neuropatia
diabetica e/o l’arteriopatia degli arti
inferiori compromettono la struttura del piede e la
sua funzionalità.
Il Ruolo dell'infermiere al proposito è quello di educare il paziente alla prevenzione
dell'ulcera diabetica ed effettuare lo screening di base previsto alla visita annuale del
paziente diabetico:
La Neuropatia diabetica può alterare la sensibilità cutanea e
quindi la percezione di dolore e temperatura,
soprattutto a livello delle estremità; per questo motivo il
soggetto diabetico può procurarsi più facilmente lesioni ai
piedi, che talvolta progrediscono fino a formare ulcere;
queste, in caso di vasculopatia, diventato particolarmente
difficili da rimarginare.
Ma per prevenire tutto ciò, nel nostro ambulatorio effettuiamo degli
screening specifici.
SENSIBILITÀ TATTILE MEDIANTE MONOFILAMENTO
Illustriamo la metodica al paziente sulla cui mano avviene la prova.
Il test si esegue con il paziente ad occhi chiusi. Il filamento,
preliminarmente, va “pre – stressato” applicandolo
perpendicolarmente sul primo dito della mano dell’esaminatore per
4 – 6 volte.
L’applicazione del filamento deve essere effettuato
perpendicolarmente e brevemente sul dorso dell’alluce tra unghia e
articolazione metatarso – faringea distale per 10 volte con 3 stimoli
falsi con il piede appoggiato su una superficie piana e calda senza
sorreggere direttamente il dito.
SENSIBILITA’ PRESSORIA
SENSIBILITA’ TATTILE
Prevenzione
SENSIBILITA’ NOCICETTIVA
SENSIBILITÀ VIBRATORIA (VPT)
Spieghiamo al paziente la manovra che viene eseguita effettuando
una prova sul braccio o sulla mano.
Si esegue mediante Biotesiometro o diapason. Si esegue
sull’articolazione dell’alluce e sul malleolo esterno o interno destro
o sinistro. Va eseguito lentamente. Non è attendibile in presenza di
edemi importanti. Va preso in considerazione il valore minimo
avvertito dal paziente. Un paziente ha un deficit di sensibilità
vibratoria quando la soglia è maggiore di 25 volt al biotesiometro.
ESECUZIONE DEI TEST PER La PAD
A.B.I.: ANKLEBRACHIAL INDEX O INDICE CAVIGLIA – BRACCIO
Si basa sulla misurazione della pressione arteriosa massima
“sistolica” delle caviglie e delle braccia. Nei soggetti sani la
pressione sistolica della caviglia è maggiore a quella del braccio
quindi, il rapporto di queste due pressioni è superiore all’unità.
E’ un buon indicatore di rischio cardio – vascolare nella
progressione della malattia. Può essere significativo se ripetuto nel
tempo.
Le condizioni fisiologiche che influenzano L’ABI possono essere:
età avanzate (le arterie sono più rigide);
sesso (le donne hanno ABI minore);
etnia;
effetto “camice bianco”
Indice di Winsor
Un ruolo di particolare
importanza lo stiamo
attribuendo alla
Retinografia, esame
oculistico che ci consente di
valutare le strutture interne
del segmento posteriore
dell’occhio, composto dalla
retina e dalla testa del nervo
ottico.
Le immagini catturate dal retinografo verranno poi
elaborate al computer per evidenziare le sezioni che
interessano all’oculista, e il formato digitale ci consentirà
inoltre di catalogarle e memorizzarle in modo semplice e
sicuro, rendendole facilmente consultabili nei successivi
controlli o per valutazioni da parte di altri specialisti.
L’esame retinografico è un passaggio estremamente
importante e qualificante del nostro percorso
diagnostico, in quanto consente di valutare lo stato di
salute di una delle strutture più importanti e delicate che
costituiscono l’occhio, consentendo allo specialista di
individuare/escludere la presenza di patologie specifiche,
valutarne l’evoluzione e l’efficacia di terapie mirate.
Questo appena illustrato è il “modello” di approccio socio-sanitario che da
alcuni anni pratichiamo nell'UO di Diabetologia,diretta dal dottor Raffaele
Mancini.
Riteniamo fondamentale l'applicazione delle linee guida armonizzate nella
ricerca della “patient friendly care”,che sicuramente porta ad una migliore
gestione della terapia
Grazie per l'attenzione

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  • 2. Vent’anni di attività nell’ambulatorio della UO di Diabetologia presso il polo sanitario territoriale di Squillace, afferente all’Asp di Catanzaro, mi hanno fatto crescere come Sanitaria e come persona. Figlia della Scuola di Ostetricia dell’Università degli Studi di Napoli sede di Catanzaro, ho potuto implementare la mia formazione e maturare esperienze nuove e appassionanti.
  • 3. Il contatto diretto con gli specialisti e l’approccio quotidiano con i pazienti, non solo in ambulatorio, mi hanno formata in questa straordinaria disciplina rendendomi un elemento essenziale, insieme alla figura della dietista e degli altri infermieri, con i quali abbiamo dato vita ad un team che riesce a fronteggiare la specificità del singolo caso
  • 4. Il rapporto con il paziente diabetico è caratterizzato da elementi tipici che lo differenziano dalle altre mansioni e professionalità infermieristiche. Essere “infermieri dedicati alla diabetologia” significa avere sviluppato una specifica competenza in chiave di: ACCOGLIENZA DEL PAZIENTE; ESECUZIONE DEGLI ESAMI EMATOCHIMICI SPECIFICI: ANALISI DEL DATO SCARICO DATI: CGM, SMBG; SCREENING DI PREVENZIONE; CORRETTO UTILIZZO DELL’INSULINA; TEST PER LA PREVENZIONE e la diagnosi DEL PIEDE DIABETICO; Utilizzo del retinografo fisso; condivisione con la DIETISTA di percorsi strutturati di educazione della gestione del diabete
  • 6. Nel colloquio con il paziente noi applichiamo i principi del counseling e dell’ascolto attivo: • bisogno di conoscere e padronanza della patologia • concetto di sé e autonomia • disponibilità ad apprendere e selettività • funzionalità di quanto proposto • motivazione
  • 7. La relazione con il paziente per noi comporta una preparazione tecnico-scientifica ben precisa ma, soprattutto, l’acquisizione di competenze relazionali che sono indispensabili al fine di comprendere se il paziente è aderente alla terapia ed a un adguato stile di vita. La conoscenza di tanto sarà fondamentale al medico per poter assegnare al paziente la terapia più adeguata
  • 8. ESECUZIONE DEGLI ESAMI EMATOCHIMICI SPECIFICI:dal prelievo alla consegna dei risultati
  • 9. CONTROLLO DEL COMPENSO METABOLICO 1.1) GLICEMIA 1.2) EMOGLOBINA GLICATA 1.3) 2) CONTROLLO DELL’ASSETTOLIPIDICO 2.1) COLESTEROLO TOTALE 2.2)COLESTEROLO HDL 2.2) TRIGLICERIDI 3) CONTROLLO DELLA FUNZIONALITÀ DEI RENI 3.1) ALBUMINURIA 3.2) CREATININA 3.3) URINE 3.4) NT-PROBNP (NEI DM CON HF IN TERAPIA GLIFOZINA)
  • 10. Compito dell'infermiere dedicato è quello di effettuare lo scarico dei dati glicemici sia da SMBG,che da FGM e CGM
  • 11.
  • 12. UNA PARTICOLARE ATTENZIONE LA DEDICHIAMO AL MONITORAGGIO CONTINUO DEL GLUCOSIO (CGM) CHE FORNISCE UN QUADRO COMPLETO DEL CONTROLLO GLICEMICO DELLA PERSONA CON DIABETE, RILEVANDO SINGOLI PICCHI DI IPO E IPERGLICEMIE CHE L’EMOGLOBINA GLICATA E LA GLICEMIA CAPILLARE DA SOLE NON POSSONO SEMPRE INDIVIDUARE.
  • 13.
  • 14. Il corretto utilizzo DELL’INSULINA
  • 15. Costante è l’impegno a istruire i pazienti su come praticare l’iniezione di insulina. Il nostro suggerimento è di eseguirla in zone del corpo sempre diverse, soprattutto quando si usano terapie di tipo intensivo (3-4 iniezioni giornaliere), in modo da evitare complicanze lipoipertrofiche nella zona dell’iniezione. Raccomandiamo anche, come da protocollo, di usare la siringa o le penne.
  • 16. Spieghiamo, altresì, che le penne preriempite monouso sono facilmente utilizzabili in ogni situazione.
  • 17. Istruiamo il paziente come somministrarsi l’insulina preoccupandoci di raccomandare di: • lavarsi le mani; • controllare la data di scadenza della fiala; • controllare il tipo di insulina che si sta per somministrare e verificare la corrispondenza con quanto prescritto dal medico. Prima di procedere alla somministrazione bisogna scegliere la sede dove iniettare il farmaco. Informiamo anche che le zone utilizzabili sono: • l’addome, a una distanza di almeno 2-3 centimetri dall’ombelico: questa sede garantisce un rapido assorbimento; • il braccio, tra gomito e spalla, sul lato esterno: zona poco indicata per l’iniezione ai bambini per il rischio di somministrazione intramuscolare; Somministrazione dell’insulina • le cosce nella parte anteriore o laterale: sito utilizzato per la somministrazione insulina a lunga durata d’azione per il più lento assorbimento del farmaco); • i glutei (quadrante superiore): indicate soprattutto per i bambini perché ci sono poche terminazioni nervose.
  • 18. Prima di procedere alla spiegazione della tecnica di iniezione raccomandiamo al paziente di controllare sempre la data di scadenza del flaconcino prima di effettuare l’iniezione (ricordando che i flaconcini già aperti non possono essere usati dopo un mese) e di accertarsi che l’aspetto della soluzione che sta per iniettarsi non sia alterato, cioè che il colore sia quello caratteristico e che non vi siano precipitati.
  • 19. Un’attenzione particolare, che distingue il nostro ambulatorio, è quella che dedichiamo alla prevenzione e alla cura del piede diabetico. Sappiamo che si tratta di una delle principali complicanze croniche del Diabete ed è quella che comporta il maggior numero di ricoveri ospedalieri e i costi più ingenti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 15% dei diabetici va incontro a un’ulcera del piede che richiede cure mediche.
  • 20. . Si parla di piede diabetico quando la neuropatia diabetica e/o l’arteriopatia degli arti inferiori compromettono la struttura del piede e la sua funzionalità.
  • 21. Il Ruolo dell'infermiere al proposito è quello di educare il paziente alla prevenzione dell'ulcera diabetica ed effettuare lo screening di base previsto alla visita annuale del paziente diabetico:
  • 22. La Neuropatia diabetica può alterare la sensibilità cutanea e quindi la percezione di dolore e temperatura, soprattutto a livello delle estremità; per questo motivo il soggetto diabetico può procurarsi più facilmente lesioni ai piedi, che talvolta progrediscono fino a formare ulcere; queste, in caso di vasculopatia, diventato particolarmente difficili da rimarginare.
  • 23. Ma per prevenire tutto ciò, nel nostro ambulatorio effettuiamo degli screening specifici. SENSIBILITÀ TATTILE MEDIANTE MONOFILAMENTO Illustriamo la metodica al paziente sulla cui mano avviene la prova. Il test si esegue con il paziente ad occhi chiusi. Il filamento, preliminarmente, va “pre – stressato” applicandolo perpendicolarmente sul primo dito della mano dell’esaminatore per 4 – 6 volte. L’applicazione del filamento deve essere effettuato perpendicolarmente e brevemente sul dorso dell’alluce tra unghia e articolazione metatarso – faringea distale per 10 volte con 3 stimoli falsi con il piede appoggiato su una superficie piana e calda senza sorreggere direttamente il dito.
  • 27. SENSIBILITÀ VIBRATORIA (VPT) Spieghiamo al paziente la manovra che viene eseguita effettuando una prova sul braccio o sulla mano. Si esegue mediante Biotesiometro o diapason. Si esegue sull’articolazione dell’alluce e sul malleolo esterno o interno destro o sinistro. Va eseguito lentamente. Non è attendibile in presenza di edemi importanti. Va preso in considerazione il valore minimo avvertito dal paziente. Un paziente ha un deficit di sensibilità vibratoria quando la soglia è maggiore di 25 volt al biotesiometro.
  • 28.
  • 29. ESECUZIONE DEI TEST PER La PAD A.B.I.: ANKLEBRACHIAL INDEX O INDICE CAVIGLIA – BRACCIO Si basa sulla misurazione della pressione arteriosa massima “sistolica” delle caviglie e delle braccia. Nei soggetti sani la pressione sistolica della caviglia è maggiore a quella del braccio quindi, il rapporto di queste due pressioni è superiore all’unità. E’ un buon indicatore di rischio cardio – vascolare nella progressione della malattia. Può essere significativo se ripetuto nel tempo. Le condizioni fisiologiche che influenzano L’ABI possono essere: età avanzate (le arterie sono più rigide); sesso (le donne hanno ABI minore); etnia; effetto “camice bianco”
  • 30.
  • 32. Un ruolo di particolare importanza lo stiamo attribuendo alla Retinografia, esame oculistico che ci consente di valutare le strutture interne del segmento posteriore dell’occhio, composto dalla retina e dalla testa del nervo ottico.
  • 33.
  • 34.
  • 35.
  • 36. Le immagini catturate dal retinografo verranno poi elaborate al computer per evidenziare le sezioni che interessano all’oculista, e il formato digitale ci consentirà inoltre di catalogarle e memorizzarle in modo semplice e sicuro, rendendole facilmente consultabili nei successivi controlli o per valutazioni da parte di altri specialisti. L’esame retinografico è un passaggio estremamente importante e qualificante del nostro percorso diagnostico, in quanto consente di valutare lo stato di salute di una delle strutture più importanti e delicate che costituiscono l’occhio, consentendo allo specialista di individuare/escludere la presenza di patologie specifiche, valutarne l’evoluzione e l’efficacia di terapie mirate.
  • 37. Questo appena illustrato è il “modello” di approccio socio-sanitario che da alcuni anni pratichiamo nell'UO di Diabetologia,diretta dal dottor Raffaele Mancini. Riteniamo fondamentale l'applicazione delle linee guida armonizzate nella ricerca della “patient friendly care”,che sicuramente porta ad una migliore gestione della terapia