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                                               Disponibile su www.sciencedirect.com




                                       journal homepage: www.elsevier.com/locate/quip



REVIEW ARTICLE

Interventi psicosociali nel disturbo bipolare:
una revisione critica della letteratura recente
Psychosocial interventions for bipolar disorder: a critical review of the
recent literature

Umberto Albert ∗, Laura Silvia Candiloro, David De Cori, Giuseppe Maina,
Filippo Bogetto

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino

Ricevuto il 27 dicembre 2010 ; accettato il 28 gennaio 2011
Disponibile online 12 marzo 2011




  PAROLE CHIAVE                         Riassunto
  Disturbo bipolare;                    Introduzione: Il disturbo bipolare (DB) è una patologia cronica che può alterare significativa-
  Psicoterapia;                         mente il funzionamento e la qualità di vita di chi ne è affetto e di coloro che se ne prendono
  Psicoeducazione;                      cura. Poiché la terapia farmacologica con stabilizzatori del tono dell’umore, trattamento di
  Terapia cognitivo-                    prima scelta per questo disturbo, non è sempre sufficiente a garantire il raggiungimento di
  comportamentale;                      un completo recupero sintomatico e funzionale, negli ultimi anni sono stati proposti e validati
  Terapia                               interventi psicosociali di varia natura da associare a tale intervento terapeutico.
  interpersonale e dei                  Materiali e metodi: Il presente articolo effettua una revisione sistematica degli studi, pubblicati
  ritmi sociali.                        tra il 1984 e il 2010, relativi a modelli di intervento psicosociale che si sono dimostrati efficaci
                                        in associazione alla terapia farmacologica nel trattamento del DB.
  KEYWORDS                              Risultati: Gli interventi psicosociali specifici per il trattamento del DB hanno mostrato una docu-
  Bipolar disorder;                     mentata efficacia nel ridurre, a lungo termine, il numero delle ricorrenze. L’effetto specifico
  Psychotherapy;                        sulle ricorrenze maniacali o depressive varia a seconda del tipo di intervento: gli interventi psi-
  Psychoeducation;                      coeducazionali individuali sono efficaci nel ridurre il numero di ricorrenze maniacali e non
  Cognitive-behavioral                  depressive; gli interventi focalizzati sulla famiglia e la terapia cognitivo-comportamentale
  therapy;                              sembrano maggiormente efficaci nel ridurre la sintomatologia depressiva; gli interventi psi-
  Interpersonal and                     coeducazionali di gruppo, infine, sembrano efficaci nel ridurre le ricorrenze di entrambe le
  social-rhythm                         polarità.
  therapy.                              © 2011 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.




 ∗ Corrispondenza. Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino, via

Cherasco 11, 10126 Torino.
   E-mail: umberto albert@hotmail.com (U. Albert).

0393-0645/$ – see front matter © 2011 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.
doi:10.1016/j.quip.2011.01.001
4                                                                                                                U. Albert et al.

                                   Abstract
                                   Introduction: Bipolar Disorder (BD) is a chronic illness that significantly impairs functioning
                                   and the quality of life of patients and their relatives. Pharmacological treatment with mood
                                   stabilizers, first-line treatment, is not always sufficient to completely relieve symptoms and
                                   restore functioning. In recent years, psychosocial interventions have been proposed as possible
                                   adjuncts to pharmacological treatments.
                                   Materials and methods: We reviewed all trial data published between 1984 and 2000 regarding
                                   combined treatment of BD with psychosocial interventions and drug therapy.
                                   Results: Psychosocial interventions specifically designed for BD are effective in preventing
                                   recurrences during follow-up. Each approach has a specific effect on the type of recurrences:
                                   individual psychoeducation is effective in preventing the recurrence of manic but not depres-
                                   sive episodes. Family-focused treatments and cognitive-behavioral therapy are more effective
                                   in reducing acute depressive symptoms, and group psychoeducation is effective for preventing
                                   both types of symptoms.
                                   © 2011 Elsevier Srl. All rights reserved.




Introduzione                                                      disturbo, volte a renderli il più possibile autonomi nel rico-
                                                                  noscimento dei sintomi e nella tempestiva messa in atto di
Il disturbo bipolare (DB) è una patologia cronica che può         condotte volte al miglioramento del proprio stato clinico.
alterare significativamente il funzionamento e la qualità di           L’importanza dell’associazione della terapia farmacolo-
vita di chi ne è affetto e di coloro che se ne prendono cura.     gica a interventi psicosociali nel DB è confermata dal fatto
    La terapia farmacologica con stabilizzatori del tono          che anche le linee guida più recenti consigliano tale metodo
dell’umore, trattamento di prima scelta per questo                combinato. In particolare, questi interventi vengono segna-
disturbo, non è sempre sufficiente a garantire il raggiungi-       lati come trattamenti opportuni da impiegarsi, a seconda
mento di un completo recupero sintomatico e funzionale.           del tipo di approccio, sia durante gli intervalli liberi da sin-
Infatti, anche quando i pazienti assumono regolarmente            tomi come trattamento di mantenimento per la prevenzione
un adeguato trattamento farmacologico, spesso residuano           di eventuali ulteriori ricadute, sia nel corso di episodi di
nel cosiddetto intervallo libero (o, meglio, lucido) sintomi      alterazione dell’umore in senso depressivo [3].
invalidanti e il decorso a lungo termine è comunque carat-            L’obiettivo del presente lavoro è presentare una revisione
terizzato da elevati tassi di ricorrenza [1].                     aggiornata della letteratura circa gli interventi psicosociali
    Uno dei principali fattori che contribuiscono a ridurre la    proposti per pazienti o familiari di soggetti con DB. Ven-
potenziale efficacia della terapia farmacologica è la scarsa       gono presi in considerazione tutti gli studi relativi a modelli
aderenza al trattamento; Colom et al. [2] hanno eviden-           di intervento psicosociale che si sono dimostrati efficaci in
ziato, per esempio, che solo il 60% dei pazienti con DB           associazione alla terapia farmacologica nel trattamento del
in remissione totale risulta completamente aderente alla          DB [4,5]. Tali modelli di intervento sono raggruppabili come
terapia farmacologica. La mancata aderenza alle indica-           segue:
zioni terapeutiche non è tuttavia l’unico fattore a incidere      • interventi psicoeducazionali (Psychoeducation, PE);
negativamente sul decorso dei soggetti con DB; altri fat-         • terapia cognitivo-comportamentale, TCC;
tori sono, per esempio, la mancanza di uno stile di vita          • terapia focalizzata sulla famiglia (Family Focused The-
regolare, la presenza di rilevanti conflitti interpersonali           rapy, FFT) e altri approcci multifamiliari;
soprattutto all’interno della famiglia, l’uso di sostanze, il     • terapia interpersonale e dei ritmi sociali (Interpersonal
mancato riconoscimento della natura cronica e ciclica del            and Social Rhythm Therapy, IPSRT).
disturbo da parte dei pazienti, con scarsa consapevolezza
(e quindi scarsa capacità di riconoscimento) dei sintomi o
segni precoci degli episodi affettivi.
    Queste considerazioni hanno indotto numerosi ricerca-         Materiali e metodi
tori, negli ultimi 10 anni, a proporre e validare interventi
psicosociali di varia natura da associare all’intervento far-     Il presente articolo effettua una revisione sistematica
macologico. Tali interventi psicosociali si propongono di         degli studi pubblicati tra il 1984 e il 2010 riguar-
agire sui fattori che influiscono negativamente sul decorso        danti terapie associabili alla terapia farmacologica nella
del disturbo come la ridotta consapevolezza di malattia,          cura del DB. Gli studi selezionati sono stati indi-
la scarsa aderenza alla terapia farmacologica, l’alterazione      viduati attraverso una ricerca effettuata in MEDLINE
dei ritmi di vita, l’eventuale uso e abuso di sostanze, con       usando come parole chiave: ‘‘interventi psicosociali’’,
l’obiettivo finale di massimizzare la qualità di vita del          ‘‘psicoterapia’’, ‘‘psicoeducazione’’, ‘‘terapia cognitivo-
paziente ristabilendone il funzionamento psicosociale attra-      comportamentale’’, ‘‘cura sistematica’’, ‘‘terapia fami-
verso la prevenzione di nuove ricadute e il miglioramento         liare’’, ‘‘terapia di gruppo’’ e ‘‘terapia interpersonale e
del decorso del disturbo. Questo obiettivo, indipendente-         dei ritmi sociali e disturbo bipolare’’. La ricerca eseguita ci
mente dal tipo di approccio psicosociale, viene raggiunto         ha permesso di identificare 28 studi sperimentali. Abbiamo
attraverso la messa a punto di strategie concepite per faci-      inoltre consultato gli studi di review e metanalisi preceden-
litare i pazienti nella comprensione e gestione del proprio       temente pubblicati.
Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente                                 5

Risultati                                                         migliore aderenza alla terapia farmacologica (seppure valu-
                                                                  tata come percezione soggettiva dei pazienti) rispetto a
                                                                  quanti avevano seguito il trattamento di routine.
PE individuale e di gruppo per pazienti                               Sebbene i due lavori pioneristici appena citati non siano
                                                                  caratterizzati dal rigore metodologico dei moderni studi ran-
L’intervento psicoeducazionale, come già accennato, rap-          domizzati e controllati, essi hanno comunque contribuito in
presenta l’elemento condiviso da numerosi approcci                grande misura a sottolineare l’importanza dell’associazione
psicosociali. Si tratta di un intervento composito che asso-      di interventi psicosociali al trattamento farmacologico del
cia la trasmissione di informazioni (componente che non           DB. Alcuni degli elementi di tali interventi, poi, sono stati
sembra, da sola, possedere particolari effetti terapeutici)       recentemente ripresi da autori che hanno standardizzato e
[4] a un vero e proprio addestramento comportamentale             manualizzato gli interventi psicoeducazionali attualmente a
(training). Non implica, quindi, la semplice educazione sul       disposizione dei clinici.
disturbo e sulle strategie di trattamento, quanto piuttosto           Pochi anni più tardi, in uno studio randomizzato e control-
un addestramento mirato all’acquisizione di specifiche abi-        lato su un intervento psicoeducazionale individuale, Perry
lità.                                                             et al. [8] hanno assegnato 69 pazienti con DB caratteriz-
    Scopo ultimo degli interventi psicoeducazionali è ridurre     zati da un alto rischio di ricaduta (decorso del disturbo
le ricorrenze del disturbo; questo obiettivo è raggiunto          caratterizzato da almeno una ricaduta nei precedenti 12
se i pazienti acquisiscono l’abilità di aderire alle terapie      mesi) rispettivamente a un gruppo sottoposto al trattamento
farmacologiche e discutere gli eventuali effetti collate-         terapeutico di routine oppure a un gruppo sottoposto al
rali con i propri terapeuti, di monitorare i sintomi e i          trattamento terapeutico di routine associato a 6-12 ses-
segni precoci di un episodio affettivo riconoscendo quindi        sioni psicoeducazionali individuali, specificamente volte a
quando stanno sviluppando una ricorrenza, di differenziare        addestrare i soggetti a identificare e gestire i propri sintomi
tra normali oscillazioni del tono dell’umore e dell’energia e     precoci di ricaduta. Nel corso delle sessioni psicoeducazio-
sintomi/segni di un episodio affettivo, di sviluppare e met-      nali, i pazienti, con l’aiuto del terapeuta, sviluppavano piani
tere in atto strategie efficaci per la gestione dei sintomi        di azione volti a evitare che sintomi prodromici evolves-
precoci, di riconoscere eventi/fattori in grado di alterare       sero in veri e propri episodi di alterazione dell’umore. Il
la regolarità dei ritmi di vita (per esempio, la regolarità       gruppo sottoposto all’intervento psicoeducazionale indivi-
del ciclo sonno-veglia) e di imparare a evitare altri fattori     duale, valutato nell’arco di 18 mesi, presentava un decorso
potenzialmente scatenanti (eventi di vita potenzialmente          caratterizzato sia da un numero significativamente infe-
stressanti purché controllabili e sostanze di abuso).             riore di ricadute maniacali (27% versus 57%) e di giorni di
    Gli interventi psicoeducazionali, inoltre, forniscono a       ospedalizzazione sia da livelli di funzionamento sociale e
pazienti e familiari gli strumenti necessari per collaborare      lavorativo più elevati rispetto al gruppo di controllo. Non
attivamente con il curante e promuovono una riduzione             sono stati identificati effetti dell’intervento psicoeducazio-
dello stigma e una maggiore accettazione della malattia,          nale sui tassi di ricaduta depressiva.
aumentando così la probabilità che i pazienti accettino di            Tale studio sembra suggerire che un intervento psicoe-
sottoporsi ai trattamenti di cura necessari.                      ducazionale esclusivamente focalizzato sul riconoscimento
    I numerosi studi relativi all’applicazione di tale inter-     dei sintomi precoci è molto efficace nel ridurre le ricorrenze
vento si differenziano in base alla popolazione di riferimento    maniacali e meno efficace nel ridurre le ricorrenze depres-
(pazienti bipolari in eutimia o in episodio acuto; familiari      sive, in ragione o di una maggiore difficoltà a differenziare
di pazienti DB) e al setting nel quale si svolge la terapia       sintomi precoci di depressione da normali deflessioni timi-
(PE individuale o di gruppo). Ci focalizzeremo qui di seguito     che oppure della difficoltà di intervenire precocemente ed
sull’analisi dei più recenti studi randomizzati e controllati     efficacemente sui sintomi depressivi precoci.
relativi agli interventi psicoeducativi strutturati.                  Il modello di intervento psicoeducazionale più conosciuto
    Uno dei primi studi sull’applicazione di interventi di        e studiato, attualmente, è quello proposto e validato da
tipo psicoeducazionale è stato condotto nel 1988 da van           Colom e colleghi presso l’Università di Barcellona (Spagna).
Gent et al. [6]. Gli autori hanno indagato l’effetto di           Il primo studio è stato condotto su un campione di 120
un breve intervento psicoeducazionale di gruppo (10 ses-          pazienti bipolari in condizione di eutimia, tutti sottoposti
sioni) in un campione di 20 pazienti con DB. I risultati          al trattamento terapeutico di routine (terapia farmacolo-
mostrano miglioramenti nella condizione sintomatologica           gica monitorata attraverso regolari visite psichiatriche). In
e nel funzionamento dei pazienti, presenti già al termine         questo studio i pazienti sono stati randomizzati, rispetti-
dell’intervento e riconfermati a 3 e 6 mesi dal termine dello     vamente, a un intervento psicoeducazionale di gruppo o
stesso. Un altro studio, effettuato pochi anni più tardi da       a un intervento supportivo non strutturato di gruppo [9].
Peet et al. [7], ha indagato le variazioni nell’aderenza alla     Entrambi gli interventi, organizzati in 21 sessioni, sono stati
terapia con sali di litio (valutazione soggettiva) di un gruppo   condotti da due psicologi specificamente formati. Le ses-
di pazienti in condizione di eutimia assegnati, rispettiva-       sioni di PE includevano letture informative, giochi di ruolo,
mente, a un breve programma psicoeducazionale (N = 30)            discussioni relative a credenze e attitudini disfunzionali,
oppure a una terapia standard (gruppo di controllo; N = 30).      interventi comportamentali e assegnazione di compiti da
Il programma psicoeducazionale consisteva in un video             svolgere a casa tra una sessione e l’altra. Nel corso della
sull’utilizzo del litio nel trattamento del DB; la valutazione    fase di trattamento (della durata di circa 5 mesi), il 60% dei
dell’aderenza alla terapia con litio veniva effettuata dopo       pazienti appartenenti al gruppo sottoposto all’intervento
6 settimane. Al follow-up, i pazienti che avevano parteci-        non strutturato ha risposto ai criteri per una ricorrenza (di
pato al breve intervento psicoeducazionale mostravano una         tipo maniacale, ipomaniacale, mista o depressiva), rispetto
6                                                                                                                 U. Albert et al.

al 38% dei pazienti sottoposti all’intervento psicoeducazio-       con sintomatologia mista o attenuata potrebbero incontrare
nale (p < 0,05). Al termine della fase di follow-up (a 24 mesi     difficoltà a riconoscersi nelle descrizioni del disturbo pre-
dal termine degli interventi), i pazienti che hanno avuto          sentate durante gli incontri psicoeducazionali dal terapeuta
almeno una ricaduta sono stati 55 tra gli appartenenti al          o dagli altri pazienti, e ciò potrebbe inficiare l’efficacia della
gruppo di controllo (92%) e 40 tra gli appartenenti al gruppo      loro partecipazione al gruppo. Una recente analisi dei dati
sottoposto a PE (67%) (p < 0,001). Inoltre, anche il numero        pubblicati [14] conclude che l’intervento è efficace anche
di ricadute specifiche per ciascun tipo di episodio di alte-        nel sottogruppo di pazienti con DB di tipo II, ma sono neces-
razione dell’umore è risultato significativamente inferiore         sarie ulteriori conferme.
tra i pazienti appartenenti al gruppo sperimentale: 49% dei            In alcune tipologie di pazienti, inoltre, tale approccio non
pazienti appartenenti al gruppo psicoeducazionale versus           solo potrebbe non essere efficace, ma potrebbe addirittura
75% dei pazienti sottoposti al trattamento non strutturato         produrre ‘‘effetti collaterali’’ (come qualunque intervento
per quanto riguarda le ricadute di tipo maniacale o ipoma-         terapeutico, d’altronde): pazienti con disturbo ossessivo-
niacale; 20% versus 45% per le ricadute di tipo misto; 41%         compulsivo di personalità in comorbilità, per esempio,
versus 72% per le ricadute depressive.                             potrebbero concentrarsi in modo eccessivo nel tentativo
    Uno dei fattori che rende conto del diverso decorso dei        di rilevare eventuali segni di ricaduta con il rischio di
due gruppi è costituito dai più stabili livelli ematici di litio   effettuare controlli psichiatrici troppo frequenti e ricevere
mostrati dai pazienti sottoposti a PE di gruppo rispetto ai        eccessivi trattamenti farmacologici, spesso non necessari.
pazienti assegnati al gruppo non strutturato (range medio          Altri potrebbero conformarsi troppo rigidamente alle indi-
0,75-0,79 mEq/L versus 0,64-0,72 mEq/L) [10]. L’intervento         cazioni sulla regolarizzazione dei ritmi di vita, rinunciando
psicoeducazionale di gruppo, quindi, è risultato efficace           così a partecipare a eventi sociali o a viaggi e attività di
nel ridurre le ricorrenze del disturbo attraverso la speci-        svago per non rischiare di incappare in una ricorrenza.
fica azione sull’aderenza ai trattamenti. Tuttavia l’effetto            Non tutti i pazienti bipolari, quindi, possono trarre bene-
terapeutico dell’intervento si esplica attraverso altri fattori    ficio dalla partecipazione a tali interventi, e molti rifiutano
(ingredienti attivi), come dimostrato dal fatto che, anche         di partecipare quando invitati a farlo. Even et al. [15] hanno
selezionando solo pazienti perfettamente aderenti alla tera-       esplorato le variabili che si ponevano come predittori di
pia con litio, è riscontrabile una differenza significativa in      partecipazione a un programma di PE di gruppo rivolto a
termini di ricorrenze a 24 mesi tra i due gruppi [10].             95 pazienti eutimici trattati con litio. Dai risultati ottenuti
    Un follow-up a lungo termine del medesimo studio ha            emerge che i pazienti più anziani, meno scolarizzati, con
mostrato che i benefici dell’intervento psicoeducazionale           una ridotta conoscenza iniziale del disturbo e della terapia
rimangono stabili nel tempo: nel corso dei 5 anni di follow-       farmacologica e con un maggiore locus of control esterno
up, i pazienti sottoposti all’intervento psicoeducazionale di      erano quelli che con meno probabilità avrebbero parteci-
gruppo hanno avuto un decorso caratterizzato da un numero          pato al programma. Tali dati sottolineano l’importanza di
significativamente inferiore di ricadute (3,86 versus 8,37)         studiare, in futuro, modelli di intervento psicoeducazionale
e hanno trascorso un tempo significativamente inferiore in          per pazienti con queste caratteristiche, reticenti a sotto-
condizione di alterazione dell’umore (154 versus 586 giorni)       porsi al trattamento, e incoraggiarne la partecipazione.
rispetto ai pazienti assegnati al trattamento di gruppo non            È possibile che la messa a punto di programmi psi-
strutturato. Inoltre, se si considera il sottogruppo di pazienti   coeducazionali via web possa, in futuro, permettere a
sottoposti a ricovero nell’arco dei 5 anni, il numero totale       un numero di pazienti molto maggiore di beneficiare
di giorni di ricovero è significativamente inferiore per coloro     di questo tipo di interventi, anche se, verosimilmente,
che avevano partecipato al gruppo psicoeducazionale (30            l’interazione di gruppo e la componente di addestramento
versus 45 giorni) [11].                                            insite nei programmi ‘‘classici’’ verrà persa, con una ridu-
    I risultati relativi agli studi fin qui citati sembrano         zione dell’efficacia [16,17].
indicare che la terapia psicoeducazionale di gruppo sia
caratterizzata da un buon rapporto tra efficacia clinica e
costi rispetto alla terapia psicoeducativa individuale [12].       Terapia cognitivo-comportamentale
    La PE è un trattamento particolarmente efficace nella
profilassi delle nuove ricorrenze quando è impiegata in             Sebbene         l’approccio       terapeutico     cognitivo-
pazienti bipolari in condizione di eutimia [13]; non è altret-     comportamentale sia da tempo considerato un trattamento
tanto efficace quando viene effettuata in pazienti in fase di       di primo livello nella cura della depressione maggiore e dei
scompenso psicopatologico perché i soggetti, in questo caso,       disturbi d’ansia, la sua applicazione nel trattamento del DB
non riescono a beneficiare delle informazioni ricevute e            è relativamente recente.
dell’addestramento all’acquisizione di abilità. Uno dei limiti        Il primo studio di TCC in pazienti con DB è stato effet-
di tale intervento risiede, quindi, nella difficoltà di adattare    tuato da Cochran nel 1984 [18]. L’autore ha sottoposto 28
l’approccio affinché sia utilizzabile da pazienti con inter-        pazienti con DB, in condizione di eutimia, rispettivamente
vallo lucido non libero (pazienti che non soddisfano i criteri     alla condizione ‘‘cura di routine’’ (terapia farmacologica
per un episodio affettivo, ma che presentano importanti sin-       con sali di litio) oppure a una condizione sperimentale
tomi residui e funzionamento psicosociale compromesso).            in cui il trattamento di routine era associato a un breve
Altro limite consiste nel fatto che l’intervento è disegnato       intervento cognitivo-comportamentale individuale compo-
per pazienti con episodi affettivi chiaramente delimitati nel      sto da 6 sedute a cadenza settimanale. Tale intervento si
tempo (con esordio e risoluzione dei sintomi affettivi chia-       proponeva di modificare le cognizioni disfunzionali e altri
ramente identificabili) e caratterizzati da episodi ‘‘puliti’’;     fattori che potevano interferire con l’aderenza del paziente
molti pazienti con decorso irregolare, o a cicli rapidi, o         alla terapia farmacologica; l’approccio cognitivo veniva
Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente                                  7

applicato esclusivamente per migliorare l’aderenza alle           L’effetto dell’intervento cognitivo sembra quindi specifico
terapie farmacologiche con stabilizzatori. Al termine delle       sulla sintomatologia depressiva, a differenza, per esempio,
6 sessioni e al follow-up a 6 mesi, i pazienti sottoposti         dell’effetto specifico di interventi psicoeducativi focalizzati
all’intervento di TCC mostravano una maggiore aderenza            solo sul riconoscimento dei sintomi precoci, che sem-
alla terapia (21% versus 57% dei pazienti mostrava scarsa         brano efficaci soltanto sulla componente (ipo)maniacale
aderenza). Inoltre, i pazienti sottoposti all’intervento          [8].
presentavano un numero di ricadute significativamente infe-            Gli studi fin qui citati hanno incluso pazienti in condi-
riore rispetto a quelli sottoposti alla sola cura di routine.     zione di eutimia da almeno alcuni mesi. Altri protocolli di
Questo studio, quindi, sottolinea l’utilità di modificare con      intervento hanno invece incluso sia pazienti stabilizzati sia
interventi specifici di matrice cognitivo-comportamentale le       pazienti in attuale episodio affettivo.
credenze del paziente circa la dipendenza dai farmaci o gli           Scott et al. [22] hanno effettuato, nel 2006, uno studio
effetti potenzialmente dannosi dei farmaci a lungo termine,       multicentrico condotto su un ampio campione di pazienti
e ciò si traduce in un decorso più favorevole del disturbo.       con DB ad alto rischio di ricaduta (N = 253). I pazienti sono
    I più recenti modelli di trattamento cognitivo-               stati sottoposti, rispettivamente, a 22 sessioni di TCC volta
comportamentale per il DB nascono da un adattamento               alla prevenzione delle ricadute oppure mantenuti in trat-
del modello di TCC di Beck per il trattamento dei disturbi        tamento di routine. Poiché gli autori hanno definito minimi
dell’umore unipolari (modificazione dei pattern cognitivi          criteri di esclusione dallo studio (decorso a cicli rapidi, alto
disadattativi con conseguente miglioramento della con-            rischio di suicidio, gravi disturbi di personalità, mania acuta)
dizione sintomatologica). Sono stati proposti interventi          molti pazienti, all’inclusione nello studio, erano sintoma-
specifici che integrano il lavoro cognitivo con aspetti            tici e/o affetti da disturbi di Asse I in comorbilità (circa
comuni ad altri interventi (per esempio, a quelli psicoedu-       il 30% rispondeva ai criteri clinici di episodio depressivo
cazionali già analizzati) tra cui, per menzionarne alcuni,        maggiore e più del 40% presentava un disturbo da abuso
informazioni circa il disturbo e i trattamenti, monitoraggio      o dipendenza da sostanze in comorbilità). In questo stu-
dei sintomi/segni precoci, addestramento allo sviluppo di         dio, l’intervento aggiuntivo cognitivo non è risultato di alcun
programmi di gestione dello stress (per esempio, strategie        beneficio: i pazienti presentavano lo stesso numero di ricor-
di problem solving) e dei sintomi/segni precoci.                  renze nei due gruppi di trattamento nei 18 mesi di follow-up.
    Lam et al. [19], nel corso di uno studio pilota, hanno        Un’analisi successiva ha evidenziato che gli individui con un
assegnato, in modo randomizzato, 25 pazienti con DB in con-       decorso clinico caratterizzato da un numero di precedenti
dizione di eutimia rispettivamente a 12-20 sessioni di TCC        episodi di alterazione dell’umore inferiore a 12 ottenevano
oppure alla sola condizione di trattamento di routine. Nei        un beneficio maggiore dalla TCC (relativamente al numero
pazienti sottoposti a TCC erano osservabili un numero signifi-     di ricadute) rispetto a coloro che avevano avuto un numero
cativamente inferiore di ricadute, un maggiore adattamento        maggiore di episodi di alterazione dell’umore nel corso della
sociale e migliori strategie di coping per la gestione dei sin-   vita (≥ 12).
tomi prodromici rispetto ai pazienti assegnati alla cura di           Questo dato, benché non confermato da altri studi,
routine. Lo stesso gruppo di ricerca ha effettuato, pochi         potrebbe suggerire che l’intervento psicosociale deve essere
anni più tardi [20], uno studio randomizzato su un cam-           proposto nelle fasi iniziali del decorso del disturbo.
pione clinico di più ampia numerosità (N = 103) composto da           Un altro aspetto di interesse clinico consiste nel fatto che
pazienti con DB in condizione di eutimia, rispettivamente         i soggetti sottoposti a TCC nel corso di un episodio depres-
sottoposti al trattamento sperimentale (terapia cognitiva         sivo maggiore (41 versus 37 soggetti) rispondevano ai criteri
individuale + stabilizzatori dell’umore e supporto ambula-        di remissione circa 5 settimane prima rispetto a coloro che
toriale di routine) oppure assegnati al solo trattamento di       erano rimasti in condizione di trattamento di routine (73
routine (stabilizzatori dell’umore e supporto ambulatoriale       versus 118 giorni necessari al raggiungimento di una remis-
di routine). Il gruppo sottoposto a TCC ha partecipato a 14       sione completa) [22]. Un approccio cognitivo individuale può
sessioni nel corso dei primi 6 mesi e a 2 sessioni di man-        quindi essere di beneficio per il trattamento dell’episodio
tenimento nei 6 mesi successivi. Il follow-up a 12 mesi ha        depressivo maggiore bipolare.
evidenziato, nel gruppo di pazienti sottoposti a TCC, una             Questo dato, relativo a uno specifico effetto
riduzione significativa dei tassi di ricadute sia maniacali        dell’intervento cognitivo nel ridurre la durata dell’episodio
sia depressive (44% versus 75% dei pazienti), del numero          depressivo bipolare in atto e nel ridurre il numero di giorni
di ricoveri (15% versus 33% dei pazienti) e del numero di         spesi in condizione depressiva nel lungo termine, è confer-
giorni trascorsi in condizione di alterazione dell’umore (27      mato da un recente studio di confronto con l’intervento
versus 88 giorni) rispetto al gruppo di controllo. Il gruppo      psicoeducazionale. Considerata, infatti, la presenza di
sperimentale era caratterizzato, inoltre, da un aumento           un’importante sovrapposizione tra gli elementi cardine
dell’aderenza alla terapia farmacologica e da un funzio-          della PE e quelli della TCC individuale volta alla prevenzione
namento psicosociale più elevato rispetto al gruppo di            delle ricadute, Zaretsky et al. [23] hanno confrontato gli
controllo. Il follow-up a 24 mesi ha sottolineato che le          outcome di pazienti sottoposti alla sola PE con quelli di
differenze tra i due gruppi di pazienti erano significative        pazienti sottoposti a un percorso psicoeducazionale seguito
solo per gli episodi di alterazione dell’umore se conside-        da un intervento cognitivo-comportamentale. In uno studio
rati globalmente (i pazienti sottoposti a TCC hanno trascorso     pilota, 79 pazienti in remissione parziale o totale sono stati
110 giorni in meno in condizione di alterazione dell’umore        randomizzati in due gruppi e sottoposti, rispettivamente,
rispetto al gruppo di controllo) e per gli episodi depressivi     a un intervento psicoeducazionale individuale (7 sessioni)
maggiori [21]. L’effetto benefico dell’intervento cogni-           o al medesimo intervento psicoeducazionale seguito da 13
tivo non si estende agli episodi maniacali/ipomaniacali.          sessioni di TCC come trattamento di mantenimento. Non
8                                                                                                                  U. Albert et al.

sono state evidenziate differenze significative tra i due           Terapia focalizzata sulla famiglia
gruppi relativamente al numero di ricadute, di ricoveri, ai
tassi di aderenza alla terapia farmacologica o ai sintomi          Lo sviluppo di trattamenti rivolti alle famiglie di pazienti
maniacali, ma le attitudini disfunzionali e i giorni trascorsi     schizofrenici [32—34] ha fortemente influenzato la nascita
con umore depresso risultavano, nel periodo di follow-up di        di approcci analoghi finalizzati a sostenere le famiglie di
12 mesi, significativamente inferiori nei pazienti sottoposti,      pazienti con DB.
oltre che a PE, anche a TCC, confermando uno specifico                  Il DB produce un forte impatto non solo sul paziente
effetto della terapia cognitiva.                                   che ne è affetto ma anche su coloro che se ne pren-
    È verosimile, quindi, concludere che l’addestramento           dono cura e, viceversa, la presenza di tensioni o eventi
cognitivo al riconoscimento e alla modificazione dei pensieri       stressanti all’interno del nucleo familiare può provocare
e degli schemi disfunzionali insito in una terapia cognitiva       un’esacerbazione del disturbo stesso. A tale riguardo è
classica (non presente in un intervento psicoeducazionale)         stato dimostrato che elevati livelli di emotività espressa
si traduca nell’effetto sulla sintomatologia depressiva. Que-      all’interno del nucleo familiare sono un importante predit-
sto è ulteriormente confermato dall’analisi dei risultati di       tore di ricaduta. Sulla scia di queste considerazioni, sono
un altro studio, condotto nel 2006 [24], in cui l’intervento       stati sviluppati differenti interventi focalizzati sulla fami-
cognitivo era focalizzato più su tali aspetti che sul ricono-      glia per lavorare su pazienti e loro congiunti in maniera
scimento dei sintomi/segni precoci come nell’intervento di         individuale oppure in un setting di gruppo (inserendoli nel
Lam et al. [21].                                                   medesimo gruppo o in due gruppi separati).
    Ball et al. [24] hanno sottoposto 52 pazienti con DB di            La FFT per il DB, sviluppata da Miklowitz et al. [35], è un
tipo I e II, eutimici o in remissione parziale, rispettiva-        intervento focalizzato sulle relazioni familiari e di coppia e si
mente a 20 sessioni di TCC a cadenza settimanale focalizzata       propone di migliorare la comunicazione, la comprensione e il
sugli schemi disfunzionali e associata alla terapia di sta-        supporto all’interno della famiglia. Tale intervento consiste
bilizzazione dell’umore oppure alla condizione di cura di          in 21 sessioni individuali rivolte al paziente e ai rispet-
routine (stabilizzatori dell’umore + controlli di routine). Al     tivi familiari (solitamente genitori o partner); si compone
termine dell’intervento i pazienti sottoposti a TCC riporta-       essenzialmente di tre moduli distinti, uno strettamente psi-
vano punteggi meno elevati alle scale di valutazione per i         coeducazionale (segni e sintomi degli episodi affettivi, segni
sintomi depressivi e livelli di attitudini disfunzionali signifi-   e sintomi precoci, prevenzione di ricorrenze, aderenza tera-
cativamente ridotti rispetto al gruppo di controllo. I pazienti    peutica, fattori potenzialmente scatenanti), uno di training
sottoposti a TCC presentavano, inoltre, minori tassi di ricor-     per promuovere lo sviluppo delle capacità di comunicazione
renze depressive durante il periodo di follow-up di 12 mesi,       (per esempio, ascolto attivo, feedback costruttivo) e uno di
mentre non erano presenti differenze significative per gli          training alla risoluzione di problemi [36].
episodi (ipo)maniacali.                                                In uno studio condotto nel 2003 da Miklowitz et al. [37],
    I risultati di questo studio, sebbene relativi a un cam-       101 pazienti con DB di tipo I, l’80% dei quali in regime
pione con numerosità ridotta, insieme a quelli degli altri         di ricovero, sono stati assegnati in maniera randomizzata,
citati precedentemente, suggeriscono quindi che, così come         in seguito a un episodio di alterazione dell’umore, rispet-
avviene nel corso del trattamento dei disturbi unipolari, i        tivamente a un gruppo sottoposto a FFT oppure a un
cambiamenti nelle attitudini disfunzionali possano essere un       gruppo sottoposto a un intervento per la gestione della
mediatore di miglioramento anche nella depressione bipo-           crisi, entrambi in associazione alla terapia farmacologica.
lare [25].                                                         La FFT si componeva di 21 sessioni condotte nell’arco di
    Più di recente, alcuni autori hanno cercato di esten-          9 mesi, mentre l’intervento, meno strutturato, di gestione
dere l’applicazione dell’intervento cognitivo a pazienti           della crisi prevedeva 2 sessioni di PE per pazienti e familiari
considerati difficili, o in termini di refrattarietà o perché       seguite da un monitoraggio telefonico a cadenza mensile
caratterizzati da decorso a cicli rapidi o perché adolescenti,     dello stato clinico del paziente e dalla gestione clinica di
con risultati per ora dubbi [26,27].                               routine per i successivi 9 mesi. Al follow-up a 24 mesi, i
    In conclusione, la TCC per il DB è stata testata in molti      pazienti sottoposti a FFT hanno avuto significativamente
più studi randomizzati che qualsiasi altro approccio psi-          meno ricadute (35% versus 54% di pazienti FFT ricaduti),
cologico per il trattamento di questo disturbo. I diversi          intervalli liberi più lunghi e sintomi depressivi e maniacali
ricercatori hanno testato interventi che, sebbene rientrino        meno severi rispetto ai pazienti sottoposti al trattamento
tutti nella definizione classica di TCC, utilizzano modelli dif-    di gestione della crisi. Gli effetti positivi della FFT sui sin-
ferenti (TCC come intervento singolo o associata a PE) o           tomi depressivi sembrano mediati dai miglioramenti nelle
si propongono il raggiungimento di obiettivi diversi (pre-         interazioni tra i pazienti e i familiari. I miglioramenti
venzione delle ricadute in soggetti eutimici, trattamento          della sintomatologia maniacale risultano invece mediati
acuto dell’episodio depressivo maggiore bipolare). Gli studi,      dall’aumento dell’aderenza alla terapia del paziente, più
inoltre, differiscono considerevolmente anche per le carat-        elevata nei pazienti appartenenti al gruppo FFT che in quelli
teristiche dei campioni selezionati (pazienti in remissione        sottoposti al trattamento di gestione della crisi.
totale versus pazienti in acuto o con sintomi subsindromici).          Un altro studio, condotto da Rea et al. [38] nel medesimo
Pur con i limiti derivanti da tali considerazioni, è possi-        anno, ha confermato l’efficacia della FFT; gli autori hanno
bile concludere, in accordo con quanto rilevato dai vari           indagato in un campione di pazienti bipolari di tipo I (N = 53),
studi di metanalisi, che la TCC gioca un ruolo chiave nella        reclutati subito dopo un ricovero per un episodio maniacale,
gestione del paziente con DB, ottenendo il massimo dei risul-      gli effetti della FFT rispetto a una terapia psicoeducazionale
tati soprattutto nella prevenzione delle ricadute depressive       individuale, entrambe condotte per un periodo di 12 mesi
[13,28—31].                                                        in associazione alla terapia farmacologica di stabilizzazione
Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente                                    9

dell’umore. Nel corso dei 24 mesi di studio, solo il 12% dei       sua volta, svolge un ruolo cruciale nel motivare il paziente
pazienti sottoposti a FFT era stato nuovamente ricoverato          nella regolazione delle proprie routine quotidiane. La fase
rispetto al 60% dei pazienti sottoposti a terapia individuale;     introduttiva include, inoltre, una parte educativa relativa
inoltre, i tassi di ricorrenza post-trattamento erano del 28%      al DB e un’analisi delle relazioni interpersonali del paziente
per il gruppo FFT e del 60% per il gruppo terapia individuale.     volta a identificare eventuali aree problematiche su cui
    In uno studio randomizzato effettuato con la collabo-          focalizzarsi. Le fasi intermedia e di mantenimento a lungo
razione di due differenti siti di ricerca su un campione di        termine sono volte alla stabilizzazione dei ritmi quotidiani
pazienti con DB in età adolescenziale, Miklowitz et al. [39]       del paziente e al miglioramento delle relazioni interperso-
hanno assegnato 58 soggetti rispettivamente a un adatta-           nali. Nel corso della fase intermedia il clinico e il paziente
mento della FFT per pazienti in età adolescenziale (FFT-A)         lavorano congiuntamente per sviluppare un piano finalizzato
oppure a 3 sessioni psicoeducazionali, entrambi associati          a stabilizzare i ritmi sociali e circadiani del paziente e ad
alla terapia farmacologica. I pazienti reclutati potevano          esaminare e risolvere i suoi problemi interpersonali contin-
essere in episodio corrente o in remissione. I risultati al        genti. Durante la fase di mantenimento il clinico e il paziente
follow-up a 24 mesi dimostrano un significativo vantag-             esplorano vie per stabilizzare le routine sociali e prevenire la
gio della FFT-A relativamente al tempo necessario alla             ricomparsa futura di problemi interpersonali sovrapponibili
remissione dei sintomi depressivi se presenti all’inizio del       a quelli appena risolti.
trattamento, alla quantità di tempo trascorso in condizione            Numerosi studi hanno evidenziato l’efficacia dell’IPSRT
depressiva e al decorso dei sintomi depressivi nell’arco dei       nel trattamento del DB. Frank et al. [42] hanno para-
24 mesi. Tali benefici, tuttavia, non si estendevano ai sin-        gonato l’IPSRT associata alla terapia farmacologica a un
tomi di tipo maniacale. Un ulteriore approfondimento dei           approccio clinico di routine chiamato ‘‘gestione clinica
dati ottenuti ha permesso di sottolineare che le riduzioni di      attiva’’. Un campione di pazienti con DB (N = 175) in fase
maggiore ampiezza dei sintomi depressivi e maniacali erano         acuta è stato assegnato a diverse combinazioni di condi-
riscontrabili negli adolescenti appartenenti a famiglie con        zioni di trattamento riassumibili come segue: IPSRT in fase
elevati livelli di emotività espressa [40].                        sia acuta (sessioni a cadenza settimanale per 4 settimane)
    Questo tipo di approccio molto specifico sembra dunque          sia di mantenimento (sessioni a cadenza bisettimanale per
efficace prevalentemente (come nel caso della tera-                 12 settimane e mensile per 24 mesi); ‘‘gestione clinica
pia cognitiva) sulla sintomatologia depressiva. I limiti           attiva’’ in fase sia acuta sia di mantenimento; IPSRT in
all’applicabilità di tale approccio consistono nella necessità     fase acuta e ‘‘gestione clinica attiva’’ in fase di mante-
di essere formati specificamente alla FFT e nel fatto che tale      nimento; ‘‘gestione clinica attiva’’ in fase acuta e IPSRT
trattamento è rivolto a un solo nucleo familiare per volta.        in fase di mantenimento. L’intervento di ‘‘gestione clinica
                                                                   attiva’’ include sessioni di monitoraggio della terapia far-
                                                                   macologica e di controllo dello stato clinico del paziente.
Terapia interpersonale e dei ritmi sociali                         Relativamente ai pazienti sottoposti alle sessioni settima-
                                                                   nali di IPSRT nel corso della fase acuta, è evidenziabile un
La IPSRT si fonda sulla terapia interpersonale sviluppata per      aumento significativo della stabilità delle routine quotidiane
il disturbo depressivo maggiore che, come già dimostrato           proporzionale alla durata della terapia, se comparato a
in numerosi studi, è efficace nella stabilizzazione e nella         quello dei pazienti sottoposti alla ‘‘gestione clinica attiva’’.
prevenzione degli episodi depressivi maggiori [41].                Inoltre, l’IPSRT effettuata nel corso della fase acuta è
    Il modello della IPSRT per pazienti con DB, sviluppata da      associata a un intervallo libero precedente la successiva
Frank et al. [42,43], si propone di raggiungere tre principali     ricaduta (valutato nella fase di mantenimento) significati-
obiettivi:                                                         vamente più lungo rispetto a quello dei pazienti sottoposti
• stabilizzazione dei ritmi sociali e del ciclo sonno-veglia       alla ‘‘gestione clinica attiva’’. I pazienti sottoposti a
   del paziente;                                                   IPSRT durante la fase acuta mostrano anche un impor-
• aumento della consapevolezza del paziente riguardo alla          tante miglioramento nel funzionamento occupazionale
   relazione reciproca tra relazioni interpersonali, eventi di     rispetto ai pazienti sottoposti alla ‘‘gestione clinica attiva’’
   vita ed esordio dei sintomi;                                    [43]. L’IPSRT è maggiormente efficace nella riduzione del
• miglioramento della capacità di gestione dei conflitti            numero di ricadute quando i pazienti vengono sottoposti
   interpersonali connessi con le esperienze legate al             a tale intervento nella fase acuta, indipendentemente dal
   disturbo (perdite, liti, deficit interpersonali, variazioni      tipo di intervento ricevuto durante la successiva fase di
   nell’assunzione di ruolo ecc.).                                 mantenimento.
    Nella fase introduttiva della terapia il clinico ripercorre        I risultati ottenuti dagli studi descritti suggeriscono che
la storia di malattia del paziente, attribuendo particolare        l’IPSRT sarebbe un intervento efficace se effettuato nel
enfasi ai precedenti episodi di alterazione dell’umore vero-       periodo immediatamente successivo a un episodio acuto di
similmente causati da alterazioni dei ritmi di vita. Il clinico,   alterazione dell’umore. Al contrario, la TCC e la PE di gruppo
inoltre, promuove l’utilizzo della Social Rhythm Metric, una       possono apportare maggiori benefici se attuate dopo un ade-
tabella in cui il paziente deve annotare i tipi di attività,       guato periodo di eutimia.
gli orari in cui le svolge e le variazioni d’umore a esse              Un approccio psicosociale integrato (definito Integrated
associate. Tale tabella rappresenta un vero e proprio stru-        Family and Individual Therapy, IFIT) ha combinato elementi
mento terapeutico poiché, attraverso il suo uso prolungato,        della FFT con elementi della IPSRT [44]; gli autori hanno sot-
il paziente acquisisce la capacità di riconoscere eventuali        toposto 30 pazienti bipolari di tipo I, subito dopo un episodio
relazioni causali tra il proprio ciclo sonno-veglia, i propri      acuto, a un trattamento che prevedeva 25 sessioni di IPSRT e
pattern di attivazione sociale e il proprio umore che, a           25 sessioni di FFT. Il decorso a 12 mesi di tali pazienti è stato
10                                                                                                               U. Albert et al.

confrontato con quello di un gruppo costituito da 70 pazienti     clinico postintervento dei pazienti i cui caregiver erano stati
arruolati come controlli (crisis management group) in un          assegnati al gruppo di controllo. La durata degli intervalli
altro studio [35]. I pazienti trattati con IFIT hanno mostrato    liberi precedenti le ricadute depressive o miste non differiva
tempi di sopravvivenza (rispetto a un nuovo episodio) signi-      significativamente tra i due gruppi. L’intervento psicoeduca-
ficativamente più lunghi e sintomi depressivi durante i 12         zionale rivolto ai familiari è risultato, quindi, efficace solo
mesi di follow-up significativamente inferiori rispetto ai con-    nel prevenire le ricorrenze maniacali.
trolli. Rimane tuttavia da verificare in altri studi se un             Nonostante vi siano indicazioni di efficacia degli inter-
intervento psicosociale che integri due approcci, entrambi        venti psicoeducazionali rivolti a familiari di pazienti con DB,
complessi quanto a durata e formazione del terapeuta, sia         rimangono molti aspetti da approfondire, tra cui la com-
effettivamente più efficace rispetto a un unico intervento         plessità, l’articolazione e il numero ottimale di componenti
psicosociale (solo FFT o solo IPSRT).                             dell’intervento, la partecipazione o meno dei pazienti a
                                                                  tali interventi, il numero di nuclei familiari da includere
                                                                  nell’intervento (uno solo o molti?).
Approcci multifamiliari

Poiché una delle più diffuse critiche mosse all’approccio di
Miklowitz e colleghi riguarda la limitazione derivante dal        Studi di confronto diretto tra interventi psicosociali
potersi dedicare a un solo nucleo familiare per volta, sono
stati parallelamente condotti numerosi studi relativi a pro-      Nella maggior parte degli studi fin qui citati, gli autori hanno
tocolli di intervento in grado di coinvolgere più famiglie        messo a confronto i differenti trattamenti psicosociali attivi
simultaneamente.                                                  o con un trattamento di routine (gestione clinica consueta)
    Miller et al. [45,46] hanno arruolato 92 pazienti bipolari    o con un trattamento di controllo, spesso paragonabile al
di tipo I in fase attiva di malattia e li hanno assegnati a       trattamento attivo per numero e frequenza delle sessioni
tre trattamenti distinti: sola terapia farmacologica (gruppo      ma caratterizzato da minore specificità di contenuto (per
di controllo); terapia farmacologica e 12 sessioni di terapia     esempio, il gruppo supportivo nei lavori di Colom e Vieta,
familiare individuale orientata alla risoluzione dei problemi;    l’intervento per la gestione della crisi di Miklowitz).
terapia farmacologica e 6 sessioni psicoeducazionali mul-             Nell’ambito del Systematic Treatment Enhancement Pro-
tifamiliari. Considerando tutti i pazienti inclusi, non sono      gram for Bipolar Disorders (STEP-BD) sono stati confrontati
emerse differenze significative fra i tre gruppi in termini di     tra loro tre interventi psicosociali strutturati intensivi (TCC,
tempo necessario per raggiungere la remissione o tempo fino        FFT e IPSRT per 9 mesi di trattamento) e un intervento
alla successiva ricaduta; un’ulteriore analisi ha però rive-      di controllo di cura collaborativa (CC) consistente in un
lato che i pazienti provenienti da famiglie caratterizzate da     breve intervento psicoeducazionale di 3 sessioni in 6 mesi
elevata conflittualità o scarse capacità di problem solving        [49]. I tre interventi sono stati iniziati durante un episodio
hanno beneficiato maggiormente dell’intervento psicoedu-           depressivo maggiore in 293 pazienti bipolari (163 randomiz-
cazionale familiare, individuale o di gruppo, in termini di       zati a un intervento psicosociale intensivo, 130 alla CC).
maggiore riduzione sia del numero sia della durata degli epi-     Complessivamente, i pazienti sottoposti a intervento psi-
sodi depressivi maggiori. Tale effetto non si è esteso alla       cosociale intensivo hanno mostrato tassi di remissione a
prevenzione degli episodi di polarità opposta [47]. Questo        12 mesi significativamente superiori rispetto al gruppo di
tipo di approccio, mirato alla risoluzione di problemi, può       controllo (64,4% versus 51,5%) e tempi di remissione signifi-
quindi essere indicato laddove lo stile comunicativo o la         cativamente inferiori: il tempo intercorso fino alla completa
capacità della famiglia di far fronte a problemi rilevanti        remissione dall’episodio depressivo maggiore non differiva
siano carenti.                                                    tra FFT (in media 103 giorni), TCC (112 giorni) e IPSRT (128
    Un approccio diverso, di tipo psicoeducazionale classico,     giorni), sebbene in tutte e tre le condizioni tale tempo
è stato proposto dal gruppo di Barcellona per soli familiari      fosse ridotto rispetto alla condizione di cura collaborativa
[48]. Un campione di 113 caregiver di pazienti bipolari di tipo   (146 giorni). In uno studio effettuato nel corso del mede-
I e II è stato assegnato, rispettivamente, a un gruppo sotto-     simo anno, gli stessi autori [50] hanno indagato, in un
posto a 12 sessioni psicoeducazionali a cadenza settimanale       campione di pazienti selezionato da quello valutato nello
oppure a un gruppo di controllo (assenza di intervento).          studio precedente, gli effetti dei differenti interventi psico-
Affinché i caregiver potessero essere inclusi nello studio, i      sociali sul funzionamento dei soggetti. I risultati ottenuti
rispettivi pazienti con DB dovevano essere in condizione di       segnalano un’associazione significativa tra l’aver parteci-
eutimia, sottoposti a terapia farmacologica adeguata, non         pato a un intervento psicoterapeutico intensivo, un migliore
avere ulteriori disturbi di Asse I in comorbilità e convivere     funzionamento complessivo e relazionale e una maggiore
con i caregiver. Il gruppo psicoeducazionale si proponeva di      soddisfazione relativamente alla propria vita rispetto a
fornire ai familiari le competenze necessarie per attuare         coloro che erano stati assegnati alla condizione di CC.
una precoce ed efficace identificazione dei sintomi prodro-             Questi studi dimostrano la pari efficacia dei tre inter-
mici, per promuovere nel paziente una migliore aderenza           venti psicosociali intensivi in pazienti arruolati durante un
alla terapia farmacologica e per migliorare le proprie abi-       episodio depressivo; rimane da valutare il rapporto costi-
lità comunicazionali e di problem solving. Al follow-up a 12      benefici di ciascun trattamento e soprattutto rimangono
mesi, il decorso clinico dei pazienti i cui familiari avevano     da identificare i predittori di risposta specifici per cia-
partecipato al gruppo era caratterizzato da intervalli liberi     scun trattamento, in modo tale da giungere ad algoritmi
da sintomi, precedenti una ricaduta ipomaniacale o mania-         di trattamento specifici per ciascun paziente o gruppo
cale, più lunghi rispetto a quelli caratterizzanti il decorso     paziente-familiare.
Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente                                   11

Interventi strutturati di cura collaborativa                        benefici riguardo alla prevenzione delle ricorrenze depres-
                                                                    sive.
Accanto agli interventi psicosociali associati alla cura far-           Gli interventi sistematici di cura fondati sul Life Goals
macologica per il DB, negli ultimi anni sono stati testati          Program hanno quindi mostrato di essere efficaci nella ridu-
programmi strutturati di interventi definiti variamente come         zione dell’intensità dei sintomi maniacali e della frequenza
gestione sistematica della cura o programmi di cura colla-          delle future ricorrenze maniacali. Non sono stati rilevati
borativa, fondati sulla partecipazione coordinata di figure          effetti significativi sulla sintomatologia di tipo depres-
professionali diverse: medico psichiatra, altro specialista,        sivo. Gli autori ipotizzano che tale discrepanza sia dovuta
infermieri, assistenti sociali e così via.                          al fatto che i pazienti, in seguito all’intervento psicoe-
    Numerosi interventi terapeutici di cura sistematica hanno       ducativo, riescono a identificare con più facilità franchi
dimostrato la propria efficacia in pazienti affetti da disturbo      episodi maniacali o ipomaniacali rispetto alla sintomatolo-
depressivo maggiore e da patologie croniche di vario tipo.          gia di tipo depressivo, la quale, riducendosi più lentamente,
Sviluppati sulla base di tali programmi di intervento, che          tende a mantenersi a lungo con un’intensità sfumata;
si fondano sul modello per le patologie croniche messo              inoltre è possibile che tale effetto sugli episodi di alte-
a punto da Wagner et al. [51] e Von Korff et al. [52],              razione dell’umore sia dovuto alla maggiore rapidità con
gli interventi di cura sistematica per il DB sono inter-            cui agiscono i farmaci impiegati per il trattamento di tale
venti multicomponenziali, di solito impiegati nella gestione        sintomatologia.
di pazienti ambulatoriali, che, attraverso il monitorag-                Questi interventi strutturati di cura collaborativa si avvi-
gio sistematico della condizione clinica del soggetto, si           cinano molto al modello di presa in carico dei pazienti
propongono di promuovere la compliance al trattamento               gravi da parte dei Servizi Psichiatrici territoriali ita-
farmacologico.                                                      liani; se ne differenziano, tuttavia, per alcuni aspetti di
    Due studi, effettuati su campioni con elevata numerosità,       strutturazione degli interventi, che spesso non vengono
hanno testato modelli di cura sistematica che includevano,          adeguatamente implementati e controllati nella pratica
come porzione del format terapeutico, un modulo di PE. In           clinica quotidiana italiana. Per esempio, la valutazione
entrambi gli studi i pazienti coinvolti erano caratterizzati        strutturata e continua dell’adeguatezza della terapia far-
da una varietà di stati clinici differenti e da condizioni cli-     macologica prescritta rispetto alle indicazioni delle linee
niche complesse. Nello studio svolto da Simon et al. [53]           guida ci sembra un aspetto che occorrerebbe conside-
su un campione complessivo di 441 pazienti, 212 soggetti            rare con maggiore attenzione, così come la diffusione
sono stati sottoposti a un programma di cura sistematica            degli interventi psicoeducazionali di gruppo strutturati e
che includeva il Life Goals Program implementato da Bauer           manualizzati.
et al. [54], consistente in un intervento psicoeducazionale
di gruppo strutturato in 61 incontri (5 a cadenza settima-
nale e 56 a cadenza bisettimanale per i successivi 24 mesi)         Discussione
con una componente di addestramento al problem solving
orientata alla definizione di obiettivi di vita realistici e rag-    Limiti degli studi condotti
giungibili [53]. Per tutta la durata dello studio, i pazienti
sono stati regolarmente sottoposti a un monitoraggio della          Gli studi sugli interventi psicosociali nel DB sono gravati da
cura effettuato da un infermiere coordinatore e a un moni-          alcuni limiti intrinseci al tipo di intervento oggetto di stu-
toraggio esterno volto a valutare l’adeguatezza della cura          dio, che vanno tenuti in considerazione quando si esamina la
farmacologica rispetto alle linee guida farmacologiche. La          possibilità di applicazione di tali interventi alla popolazione
restante parte del campione (229 pazienti) è stata sottopo-         clinica.
sta al solo trattamento di routine (visite psichiatriche per            Innanzitutto occorre sottolineare che per molti interventi
il controllo della terapia farmacologica + servizi di routine).     psicosociali mancano ancora studi di replicazione condotti
I risultati ottenuti al follow-up a 24 mesi dimostrano che          da gruppi di ricerca indipendenti. Infatti, la maggior parte
l’intervento di cura sistematica riduce significativamente la        degli studi di efficacia relativi ai differenti interventi psico-
gravità dei sintomi maniacali e il tempo in cui i pazienti          sociali è stata condotta da coloro che li avevano ideati e,
presentano sintomi maniacali significativi (19,2 versus 24,7         plausibilmente, tentavano di promuoverne l’utilità clinica;
settimane). L’intervento non ha prodotto effetti significa-          è quindi possibile ipotizzare che la valutazione degli effetti
tivi sul livello di gravità dei sintomi depressivi o sul tempo      conseguenti all’applicazione di tali interventi nei pazienti
trascorso in condizione di acuzie depressiva.                       con DB sia influenzata da tale bias. Un’ulteriore potenziale
    Nel secondo studio [55] sono riportati i risultati al follow-   lacuna relativa a tutto il corpo di pubblicazioni esaminate
up a 36 mesi di un campione di 166 pazienti con DB                  riguarda il meccanismo per cui, in linea di massima, gli studi
afferenti al Department of Veterans Affairs per l’assistenza        i cui risultati non raggiungono una significatività statistica
sanitaria dei veterani di guerra dell’esercito americano.           tendono a non essere pubblicati.
Dai risultati ottenuti emerge che i pazienti sottoposti al              Un’analisi comparativa circa l’efficacia relativa di inter-
programma di cura collaborativa (strutturato come il pre-           venti psicosociali diversi è poi resa difficile dalle diverse
cedente) continuavano a mostrare, anche a 36 mesi dal               metodologie utilizzate nei vari studi. Il livello di gravità
termine dell’intervento, una riduzione significativa della           sintomatologica dei pazienti inclusi durante un episodio di
durata degli episodi maniacali e un funzionamento sociale,          malattia, per esempio, in alcuni studi non viene indicato [9]
una qualità di vita e una soddisfazione riguardo il tratta-         e in altri viene segnalato ma sotto forma di punteggio a scale
mento farmacologico significativamente maggiori rispetto al          di valutazione differenti tra studio e studio e quindi non
gruppo di controllo. Anche in questo studio non emergono            confrontabili. Tale disuguaglianza rende difficile investigare
12                                                                                                                 U. Albert et al.

l’eventuale influenza del livello di gravità sintomatologica        Conclusioni cliniche
sull’efficacia clinica dell’intervento.
    Ci sembra inoltre importante sottolineare che il numero        Come emerge dalla letteratura selezionata e analizzata nel
di precedenti episodi, considerato in molti studi un possi-        presente articolo, gli interventi psicosociali specifici per il
bile mediatore dell’efficacia dell’intervento, potrebbe non         trattamento del DB hanno mostrato di avere una documen-
essere un dato attendibile poiché viene spesso ricostruito         tata efficacia clinica. Tutte le recenti metanalisi condotte
retrospettivamente facendo affidamento alla memoria dello           confermano che, complessivamente, l’aggiunta di un inter-
stesso paziente.                                                   vento psicosociale strutturato riduce significativamente il
    Anche i dati riguardanti i tassi di ricaduta vengono           numero delle ricorrenze affettive nel lungo termine, anche
riportati in maniera spesso eterogenea nei differenti studi;       se l’effetto specifico sulle ricorrenze maniacali o depressive
alcuni, infatti, segnalano disgiuntamente i dati relativi alle     varia a seconda del tipo di intervento e del momento in cui
ricadute maniacali e a quelle depressive, mentre altri segna-      viene proposto [4,13,30,56,57].
lano unicamente il numero di ricadute totali. In altri studi,          L’effetto positivo generale degli interventi psicosociali
infine, viene riportato il tempo medio intercorso fino al suc-       strutturati sembra essere presente indipendentemente dal
cessivo episodio affettivo, anziché il tasso di ricorrenze.        tipo di trattamento cui viene sottoposto, quando è pre-
    Anche l’estrema variabilità della durata dei differenti tipi   sente, il gruppo di controllo: cura psichiatrica di routine
di intervento contribuisce a rendere difficile il confronto tra     [8,9,19—21,24], brevi sessioni psicoeducazionali [37], infor-
studi.                                                             mazioni, supporto e strategie di problem solving [38] o
    Un altro dato che spesso non viene riportato dai vari studi    incontri non strutturati di gruppo [9].
è il tasso di partecipazione dei pazienti al percorso terapeu-         Come accennato in precedenza, tuttavia, gli interventi
tico (rapporto tra pazienti cui viene proposto l’intervento        si differenziano per il loro prevalente effetto sulla sinto-
e pazienti che effettivamente ricevono l’intervento), che          matologia depressiva o espansiva, anche in relazione alla
potrebbe inficiare molte delle considerazioni precedente-           specificità dei contenuti dell’intervento (Tab. 1). Interventi
mente svolte sull’efficacia dei trattamenti esaminati.              psicoeducazionali individuali focalizzati sull’addestramento
    Vi sono poi notevoli differenze tra studio e studio circa      al riconoscimento dei sintomi precoci sono efficaci nel
la durata del periodo di follow-up; questo aspetto è parti-        ridurre il numero di ricorrenze maniacali e non depres-
colarmente rilevante se si considera che alcuni interventi         sive. Viceversa, interventi focalizzati sulla famiglia (FFT)
sono efficaci a 12 mesi dalla fine dell’intervento su mol-           sembrano maggiormente efficaci nel ridurre la sintoma-
teplici variabili di outcome, mentre a 24 mesi l’efficacia          tologia depressiva e prevenire le ricorrenze depressive,
è confinata alla sola prevenzione delle ricorrenze depres-          verosimilmente agendo tramite un addestramento alla riso-
sive (si vedano, per esempio, gli studi sul trattamento            luzione di conflitti intrafamiliari, alla comunicazione e alla
cognitivo).                                                        risoluzione di problemi da parte dell’interno nucleo fami-
    Un ulteriore elemento che potrebbe compromettere la            liare. Anche la TCC sembra maggiormente efficace sulla
comparazione dei risultati dei diversi studi selezionati è         sintomatologia depressiva; tale effetto è verosimilmente
l’assenza di specificazioni in merito ai ‘‘trattamenti clinici      mediato dall’intervento specifico sugli schemi disfunzionali
di routine’’ ampiamente utilizzati come trattamento di con-        e dall’addestramento alla risoluzione di problemi. Alcuni
trollo. Di fatto, tali ‘‘trattamenti di routine’’ potrebbero       interventi di matrice cognitivo-comportamentale possono
non solo variare notevolmente da uno studio clinico a un           contribuire a una maggiore aderenza alle terapie farmacolo-
altro ma, quasi sicuramente, differenziarsi in base al Paese       giche nella misura in cui il focus della terapia è centrato sulle
in cui viene condotto lo studio per via delle disomogeneità        credenze disfunzionali legate all’assunzione dei farmaci.
nelle licenze per l’uso dei farmaci e nelle linee guida di trat-   Gli interventi psicoeducazionali di gruppo, infine, sembrano
tamento. Inoltre, ciò che veniva considerato trattamento di        efficaci nel ridurre le ricorrenze di entrambe le polarità,
routine venti o trent’anni fa potrebbe non corrispondere ai        anche se va evidenziato che la maggior parte degli studi è
trattamenti clinici di routine attualmente erogati dai servizi     stata condotta dal medesimo gruppo di ricerca.
psichiatrici.                                                          L’effetto degli interventi psicoeducazionali di gruppo
    È necessario sottolineare, infine, che i partecipanti agli      su entrambe le polarità del disturbo si esplica attra-
studi clinici sono generalmente selezionati sulla base di cri-     verso l’azione su molteplici componenti. Innanzitutto, è
teri di inclusione ed esclusione altamente restrittivi; questo,    mediato da una maggiore aderenza alle terapie farma-
mentre permette di attribuire con certezza l’effetto cli-          cologiche, come dimostrato per esempio dal riscontro di
nico al trattamento ricevuto e di validare quindi un tipo di       valori di litiemia più stabili durante il periodo di follow-
trattamento, rende poi difficile estrapolare alla realtà cli-       up, e questo verosimilmente rende ragione dell’azione sulle
nica quotidiana i risultati degli studi controllati. Per quanto    ricorrenze sia depressive sia maniacali. La componente di
riguarda nello specifico gli interventi psicosociali per il DB,     addestramento al riconoscimento dei segni e sintomi precoci
poiché la maggior parte dei campioni selezionati negli studi       probabilmente rende ragione maggiormente dell’effetto
è composta prevalentemente da pazienti con DB di tipo              sulle ricorrenze maniacali. La componente di regolarizza-
I (in media intorno al 90% del campione), rimane in dub-           zione dei ritmi di vita e del ciclo sonno-veglia (specifica,
bio l’efficacia dello stesso tipo di intervento in campioni di      tra l’altro, della IPSRT), così come l’identificazione dei
pazienti bipolari di tipo II.                                      potenziali fattori scatenanti, potrebbe nuovamente spie-
    Nonostante tutti i limiti degli studi menzionati nel pre-      gare l’azione benefica su entrambe le polarità del
sente articolo, tuttavia, è possibile trarre alcune indicazioni    disturbo.
cliniche circa l’efficacia e l’applicabilità di tali interventi         Molti degli interventi che sono stati esaminati nel pre-
nella pratica clinica.                                             sente articolo necessitano di ulteriori validazioni. È tuttavia
Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente                                        13


 Tabella 1      Efficacia dei differenti tipi di intervento sulla sintomatologia depressiva o espansiva.

 Intervento                 Condizioni del                             Efficacia nella                       Efficacia sulla
                         paziente al momento                         prevenzione delle                     sintomatologia
                          dell’arruolamento                              ricorrenze                           depressiva
                                                                        M                          D

 PE individuale             Eutimia                          +                                 −                NA

 PE di gruppo               Eutimia                          +                                 +                NA

 TCC                        Eutimia                          + (12 mesi)− (24 mesi)            +                NA

                            D lieve-moderato                 −                                 +                +
 FFT                        Eutimia                          ±                                 +                NA

                            D lieve-moderato                 −                                 +                +

 IPSRT                      D lieve-moderato                 −                                 +                +

 PE familiare               Paziente in eutimia              +                                 −                NA
 Legenda: M = episodio (ipo)maniacale; D = episodio depressivo maggiore; PE = psicoeducazione; NA = non applicabile; TCC = terapia
 cognitivo-comportamentale; FFT = Family Focused Therapy, terapia focalizzata sulla famiglia; IPSRT = Interpersonal and Social Rhythm
 Therapy, terapia interpersonale e dei ritmi sociali.



possibile, allo stato attuale della ricerca, disporre di modelli          Un secondo elemento che varia da un trattamento psi-
di intervento tra loro differenziati che potrebbero essere             cosociale all’altro è la durata. Non è possibile, utilizzando
impiegati in condizioni cliniche diverse a seconda del tipo di         i dati sperimentali a oggi disponibili, definire quale sia il
pazienti (e nuclei familiari) che si presentano all’attenzione         numero ideale di sessioni per i trattamenti psicosociali nel
del clinico (per esempio, interventi centrati sulla fami-              DB. È comunque importante segnalare che i trattamenti
glia laddove vi siano gravi problemi all’interno del nucleo            che prevedono la partecipazione dei pazienti a un elevato
familiare).                                                            numero di incontri (per esempio, STEP-BD: 30 sessioni per
    Occorre segnalare alcuni aspetti pratici che differenziano         la durata di 9 mesi) comportano tassi di partecipazione
i vari interventi. Uno di questi elementi è la condizione cli-         inferiori rispetto a trattamenti di durata minore. Occorre
nica del paziente al momento dell’inclusione nel programma             quindi, a nostro avviso, sviluppare programmi di intervento
psicosociale. Negli studi sperimentali relativi agli interventi        che, pur mantenendo un’efficacia clinica, risultino maggior-
psicoeducazionali di gruppo condotti da Colom et al. [9—11]            mente applicabili a realtà cliniche complesse quali quelle
la condizione necessaria all’inclusione era che i pazienti fos-        dei nostri servizi.
sero eutimici da almeno 6 mesi, condizione necessaria per                 In conclusione, sebbene la ricerca sui modelli di
poter sostenere il setting di gruppo per 90 minuti a sessione          trattamento da impiegarsi in associazione alla terapia
con un adeguato livello di attenzione e concentrazione. I              farmacologica nel trattamento del DB si sia sviluppata
pazienti reclutati per la partecipazione ad alcuni interventi          esponenzialmente negli ultimi vent’anni, gli studi finora
focalizzati sulla famiglia erano generalmente in una condi-            effettuati si sono prevalentemente concentrati sulla valu-
zione clinica acuta o parzialmente sintomatica, presupposto            tazione dell’efficacia dei modelli terapeutici psicosociali
necessario per lavorare sulle emozioni espresse all’interno            spesso trascurando le variabili che potrebbero rendere
del nucleo familiare; allo stesso modo, la IPSRT ottiene i             ragione dell’efficacia di tali interventi.
maggiori benefici se condotta in pazienti in condizione di                 In tal senso, non solo sarebbe utile replicare gli studi
episodio depressivo lieve-moderato, perché tale condizione             finora svolti in modo da poter generalizzare i risultati
di sofferenza clinica è presupposto alla motivazione al cam-           riportati in letteratura, ma sarebbe auspicabile estendere
biamento [42,43]. Infine, i pazienti sottoposti agli interventi         l’attenzione alla possibile applicazione di tali interventi
di tipo cognitivo-comportamentale possono avere sintomi                a pazienti con caratteristiche complesse, a campioni,
residui [20].                                                          quindi, maggiormente rappresentativi della realtà clinica
    Si può quindi concludere che per l’intervento psicoedu-            quotidiana. Ancora, oltre a stimare i benefici derivanti
cazionale di gruppo è necessario assicurarsi che i pazienti            dall’associazione di un intervento psicoterapeutico alla
siano eutimici da un adeguato periodo di tempo; per gli                terapia farmacologica, sarebbe utile illustrare l’eventuale
interventi psicosociali che coinvolgono anche i familiari,             presenza di controindicazioni nell’utilizzo di tali tipi di inter-
i pazienti possono iniziare la terapia anche se non hanno              venti. Allo stesso modo, sarebbe utile identificare non solo
raggiunto il pieno compenso clinico; per gli interventi con            i predittori di un buon outcome, ma anche le variabili che
matrice cognitivo-comportamentale, le evidenze disponibili             predicono una bassa risposta a tali tipologie di interventi.
assicurano un maggior effetto clinico di prevenzione delle                Occorrerebbe definire, inoltre, eventuali modificazioni
ricadute per i pazienti caratterizzati da una sintomatologia           da apportare agli attuali modelli di terapia per adeguarli
residua [20].                                                          alle caratteristiche di alcune specifiche sottopopolazioni di
14                                                                                                                             U. Albert et al.

pazienti con DB, caratterizzate per esempio da decorsi cli-                     ducation enhances the stability of serum lithium levels. Bipolar
nici con elevato numero di ricorrenze, intervalli liberi con                    Disord 2005;7(Suppl 5):32—6.
sintomi residui, decorso a cicli rapidi, esordio precoce o               [11]   Colom F, Vieta E, Sánchez-Moreno J, Martínez-Arán A, Reinares
altri disturbi in comorbilità (per esempio disturbi d’ansia,                    M, Goikolea JM, et al. Group psychoeducation for stabilized
disturbi da uso di sostanze e disturbi di Asse II) che influi-                   bipolar disorders: 5-year outcome of a randomised clinical
                                                                                trial. Br J Psychiatry 2009;194(3):260—5.
scono negativamente sulla prognosi a lungo termine del
                                                                         [12]   Scott J, Colom F. Gaps and limitations of psychologi-
disturbo.                                                                       cal interventions for bipolar disorders. Psychoth Psychosom
    Nonostante tutti questi limiti, sono a disposizione del                     2008;77(1):4—11.
clinico interventi psicosociali strutturati e manualizzati di            [13]   Scott J, Colom F, Vieta E. A meta-analysis of relapse rates
documentata efficacia per la risoluzione dei sintomi depres-                     with adjunctive psychological therapies compared to usual
sivi e per la prevenzione delle ricorrenze, quando associati                    psychiatric treatment for bipolar disorders. Int J Neuropsycho-
alla terapia farmacologica. È auspicabile che tali interventi                   pharmacol 2007;10(1):123—9.
trovino maggiore applicazione nella realtà clinica italiana.             [14]   Colom F, Vieta E, Sánchez-Moreno J, Goikolea JM, Popova
                                                                                E, Bonnin CM, et al. Psychoeducation for bipolar II disorder:
                                                                                an exploratory, 5-year outcome subanalysis. J Affect Disord
Conflitto di interesse                                                           2009;112(1—3):30—5.
                                                                         [15]   Even C, Richard H, Thuile J, Friedman S, Rouillon F. Charac-
                                                                                teristics of voluntary participants versus nonparticipants in a
Gli autori dichiarano di essere esenti da conflitto di inte-
                                                                                psychoeducation program for euthymic patients with bipolar
resse.                                                                          disorder. J Nerv Ment Dis 2007;195(3):262—5.
                                                                         [16]   Proudfoot J, Parker G, Hyett M, Manicavasagar V, Smith M,
                                                                                Grdovic S, et al. Next generation of self-management educa-
Finanziamenti allo studio
                                                                                tion: Web-based bipolar disorder program. Aust N Z J Psychiatry
                                                                                2007;41(11):903—9.
Gli autori dichiarano di non aver ricevuto finanziamenti isti-            [17]   Simpson S, Barnes E, Griffiths E, Hood K, Cohen D, Craddock N,
tuzionali per il presente studio.                                               et al. The Bipolar Interactive Psychoeducation (BIPED) study:
                                                                                trial design and protocol. BMC Psychiatry 2009;9:50.
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Interventi psicosociali nel disturbo bipolare

  • 1. Quaderni Italiani di Psichiatria 2011;30(1):3—15 Disponibile su www.sciencedirect.com journal homepage: www.elsevier.com/locate/quip REVIEW ARTICLE Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente Psychosocial interventions for bipolar disorder: a critical review of the recent literature Umberto Albert ∗, Laura Silvia Candiloro, David De Cori, Giuseppe Maina, Filippo Bogetto Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino Ricevuto il 27 dicembre 2010 ; accettato il 28 gennaio 2011 Disponibile online 12 marzo 2011 PAROLE CHIAVE Riassunto Disturbo bipolare; Introduzione: Il disturbo bipolare (DB) è una patologia cronica che può alterare significativa- Psicoterapia; mente il funzionamento e la qualità di vita di chi ne è affetto e di coloro che se ne prendono Psicoeducazione; cura. Poiché la terapia farmacologica con stabilizzatori del tono dell’umore, trattamento di Terapia cognitivo- prima scelta per questo disturbo, non è sempre sufficiente a garantire il raggiungimento di comportamentale; un completo recupero sintomatico e funzionale, negli ultimi anni sono stati proposti e validati Terapia interventi psicosociali di varia natura da associare a tale intervento terapeutico. interpersonale e dei Materiali e metodi: Il presente articolo effettua una revisione sistematica degli studi, pubblicati ritmi sociali. tra il 1984 e il 2010, relativi a modelli di intervento psicosociale che si sono dimostrati efficaci in associazione alla terapia farmacologica nel trattamento del DB. KEYWORDS Risultati: Gli interventi psicosociali specifici per il trattamento del DB hanno mostrato una docu- Bipolar disorder; mentata efficacia nel ridurre, a lungo termine, il numero delle ricorrenze. L’effetto specifico Psychotherapy; sulle ricorrenze maniacali o depressive varia a seconda del tipo di intervento: gli interventi psi- Psychoeducation; coeducazionali individuali sono efficaci nel ridurre il numero di ricorrenze maniacali e non Cognitive-behavioral depressive; gli interventi focalizzati sulla famiglia e la terapia cognitivo-comportamentale therapy; sembrano maggiormente efficaci nel ridurre la sintomatologia depressiva; gli interventi psi- Interpersonal and coeducazionali di gruppo, infine, sembrano efficaci nel ridurre le ricorrenze di entrambe le social-rhythm polarità. therapy. © 2011 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati. ∗ Corrispondenza. Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino, via Cherasco 11, 10126 Torino. E-mail: umberto albert@hotmail.com (U. Albert). 0393-0645/$ – see front matter © 2011 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati. doi:10.1016/j.quip.2011.01.001
  • 2. 4 U. Albert et al. Abstract Introduction: Bipolar Disorder (BD) is a chronic illness that significantly impairs functioning and the quality of life of patients and their relatives. Pharmacological treatment with mood stabilizers, first-line treatment, is not always sufficient to completely relieve symptoms and restore functioning. In recent years, psychosocial interventions have been proposed as possible adjuncts to pharmacological treatments. Materials and methods: We reviewed all trial data published between 1984 and 2000 regarding combined treatment of BD with psychosocial interventions and drug therapy. Results: Psychosocial interventions specifically designed for BD are effective in preventing recurrences during follow-up. Each approach has a specific effect on the type of recurrences: individual psychoeducation is effective in preventing the recurrence of manic but not depres- sive episodes. Family-focused treatments and cognitive-behavioral therapy are more effective in reducing acute depressive symptoms, and group psychoeducation is effective for preventing both types of symptoms. © 2011 Elsevier Srl. All rights reserved. Introduzione disturbo, volte a renderli il più possibile autonomi nel rico- noscimento dei sintomi e nella tempestiva messa in atto di Il disturbo bipolare (DB) è una patologia cronica che può condotte volte al miglioramento del proprio stato clinico. alterare significativamente il funzionamento e la qualità di L’importanza dell’associazione della terapia farmacolo- vita di chi ne è affetto e di coloro che se ne prendono cura. gica a interventi psicosociali nel DB è confermata dal fatto La terapia farmacologica con stabilizzatori del tono che anche le linee guida più recenti consigliano tale metodo dell’umore, trattamento di prima scelta per questo combinato. In particolare, questi interventi vengono segna- disturbo, non è sempre sufficiente a garantire il raggiungi- lati come trattamenti opportuni da impiegarsi, a seconda mento di un completo recupero sintomatico e funzionale. del tipo di approccio, sia durante gli intervalli liberi da sin- Infatti, anche quando i pazienti assumono regolarmente tomi come trattamento di mantenimento per la prevenzione un adeguato trattamento farmacologico, spesso residuano di eventuali ulteriori ricadute, sia nel corso di episodi di nel cosiddetto intervallo libero (o, meglio, lucido) sintomi alterazione dell’umore in senso depressivo [3]. invalidanti e il decorso a lungo termine è comunque carat- L’obiettivo del presente lavoro è presentare una revisione terizzato da elevati tassi di ricorrenza [1]. aggiornata della letteratura circa gli interventi psicosociali Uno dei principali fattori che contribuiscono a ridurre la proposti per pazienti o familiari di soggetti con DB. Ven- potenziale efficacia della terapia farmacologica è la scarsa gono presi in considerazione tutti gli studi relativi a modelli aderenza al trattamento; Colom et al. [2] hanno eviden- di intervento psicosociale che si sono dimostrati efficaci in ziato, per esempio, che solo il 60% dei pazienti con DB associazione alla terapia farmacologica nel trattamento del in remissione totale risulta completamente aderente alla DB [4,5]. Tali modelli di intervento sono raggruppabili come terapia farmacologica. La mancata aderenza alle indica- segue: zioni terapeutiche non è tuttavia l’unico fattore a incidere • interventi psicoeducazionali (Psychoeducation, PE); negativamente sul decorso dei soggetti con DB; altri fat- • terapia cognitivo-comportamentale, TCC; tori sono, per esempio, la mancanza di uno stile di vita • terapia focalizzata sulla famiglia (Family Focused The- regolare, la presenza di rilevanti conflitti interpersonali rapy, FFT) e altri approcci multifamiliari; soprattutto all’interno della famiglia, l’uso di sostanze, il • terapia interpersonale e dei ritmi sociali (Interpersonal mancato riconoscimento della natura cronica e ciclica del and Social Rhythm Therapy, IPSRT). disturbo da parte dei pazienti, con scarsa consapevolezza (e quindi scarsa capacità di riconoscimento) dei sintomi o segni precoci degli episodi affettivi. Queste considerazioni hanno indotto numerosi ricerca- Materiali e metodi tori, negli ultimi 10 anni, a proporre e validare interventi psicosociali di varia natura da associare all’intervento far- Il presente articolo effettua una revisione sistematica macologico. Tali interventi psicosociali si propongono di degli studi pubblicati tra il 1984 e il 2010 riguar- agire sui fattori che influiscono negativamente sul decorso danti terapie associabili alla terapia farmacologica nella del disturbo come la ridotta consapevolezza di malattia, cura del DB. Gli studi selezionati sono stati indi- la scarsa aderenza alla terapia farmacologica, l’alterazione viduati attraverso una ricerca effettuata in MEDLINE dei ritmi di vita, l’eventuale uso e abuso di sostanze, con usando come parole chiave: ‘‘interventi psicosociali’’, l’obiettivo finale di massimizzare la qualità di vita del ‘‘psicoterapia’’, ‘‘psicoeducazione’’, ‘‘terapia cognitivo- paziente ristabilendone il funzionamento psicosociale attra- comportamentale’’, ‘‘cura sistematica’’, ‘‘terapia fami- verso la prevenzione di nuove ricadute e il miglioramento liare’’, ‘‘terapia di gruppo’’ e ‘‘terapia interpersonale e del decorso del disturbo. Questo obiettivo, indipendente- dei ritmi sociali e disturbo bipolare’’. La ricerca eseguita ci mente dal tipo di approccio psicosociale, viene raggiunto ha permesso di identificare 28 studi sperimentali. Abbiamo attraverso la messa a punto di strategie concepite per faci- inoltre consultato gli studi di review e metanalisi preceden- litare i pazienti nella comprensione e gestione del proprio temente pubblicati.
  • 3. Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente 5 Risultati migliore aderenza alla terapia farmacologica (seppure valu- tata come percezione soggettiva dei pazienti) rispetto a quanti avevano seguito il trattamento di routine. PE individuale e di gruppo per pazienti Sebbene i due lavori pioneristici appena citati non siano caratterizzati dal rigore metodologico dei moderni studi ran- L’intervento psicoeducazionale, come già accennato, rap- domizzati e controllati, essi hanno comunque contribuito in presenta l’elemento condiviso da numerosi approcci grande misura a sottolineare l’importanza dell’associazione psicosociali. Si tratta di un intervento composito che asso- di interventi psicosociali al trattamento farmacologico del cia la trasmissione di informazioni (componente che non DB. Alcuni degli elementi di tali interventi, poi, sono stati sembra, da sola, possedere particolari effetti terapeutici) recentemente ripresi da autori che hanno standardizzato e [4] a un vero e proprio addestramento comportamentale manualizzato gli interventi psicoeducazionali attualmente a (training). Non implica, quindi, la semplice educazione sul disposizione dei clinici. disturbo e sulle strategie di trattamento, quanto piuttosto Pochi anni più tardi, in uno studio randomizzato e control- un addestramento mirato all’acquisizione di specifiche abi- lato su un intervento psicoeducazionale individuale, Perry lità. et al. [8] hanno assegnato 69 pazienti con DB caratteriz- Scopo ultimo degli interventi psicoeducazionali è ridurre zati da un alto rischio di ricaduta (decorso del disturbo le ricorrenze del disturbo; questo obiettivo è raggiunto caratterizzato da almeno una ricaduta nei precedenti 12 se i pazienti acquisiscono l’abilità di aderire alle terapie mesi) rispettivamente a un gruppo sottoposto al trattamento farmacologiche e discutere gli eventuali effetti collate- terapeutico di routine oppure a un gruppo sottoposto al rali con i propri terapeuti, di monitorare i sintomi e i trattamento terapeutico di routine associato a 6-12 ses- segni precoci di un episodio affettivo riconoscendo quindi sioni psicoeducazionali individuali, specificamente volte a quando stanno sviluppando una ricorrenza, di differenziare addestrare i soggetti a identificare e gestire i propri sintomi tra normali oscillazioni del tono dell’umore e dell’energia e precoci di ricaduta. Nel corso delle sessioni psicoeducazio- sintomi/segni di un episodio affettivo, di sviluppare e met- nali, i pazienti, con l’aiuto del terapeuta, sviluppavano piani tere in atto strategie efficaci per la gestione dei sintomi di azione volti a evitare che sintomi prodromici evolves- precoci, di riconoscere eventi/fattori in grado di alterare sero in veri e propri episodi di alterazione dell’umore. Il la regolarità dei ritmi di vita (per esempio, la regolarità gruppo sottoposto all’intervento psicoeducazionale indivi- del ciclo sonno-veglia) e di imparare a evitare altri fattori duale, valutato nell’arco di 18 mesi, presentava un decorso potenzialmente scatenanti (eventi di vita potenzialmente caratterizzato sia da un numero significativamente infe- stressanti purché controllabili e sostanze di abuso). riore di ricadute maniacali (27% versus 57%) e di giorni di Gli interventi psicoeducazionali, inoltre, forniscono a ospedalizzazione sia da livelli di funzionamento sociale e pazienti e familiari gli strumenti necessari per collaborare lavorativo più elevati rispetto al gruppo di controllo. Non attivamente con il curante e promuovono una riduzione sono stati identificati effetti dell’intervento psicoeducazio- dello stigma e una maggiore accettazione della malattia, nale sui tassi di ricaduta depressiva. aumentando così la probabilità che i pazienti accettino di Tale studio sembra suggerire che un intervento psicoe- sottoporsi ai trattamenti di cura necessari. ducazionale esclusivamente focalizzato sul riconoscimento I numerosi studi relativi all’applicazione di tale inter- dei sintomi precoci è molto efficace nel ridurre le ricorrenze vento si differenziano in base alla popolazione di riferimento maniacali e meno efficace nel ridurre le ricorrenze depres- (pazienti bipolari in eutimia o in episodio acuto; familiari sive, in ragione o di una maggiore difficoltà a differenziare di pazienti DB) e al setting nel quale si svolge la terapia sintomi precoci di depressione da normali deflessioni timi- (PE individuale o di gruppo). Ci focalizzeremo qui di seguito che oppure della difficoltà di intervenire precocemente ed sull’analisi dei più recenti studi randomizzati e controllati efficacemente sui sintomi depressivi precoci. relativi agli interventi psicoeducativi strutturati. Il modello di intervento psicoeducazionale più conosciuto Uno dei primi studi sull’applicazione di interventi di e studiato, attualmente, è quello proposto e validato da tipo psicoeducazionale è stato condotto nel 1988 da van Colom e colleghi presso l’Università di Barcellona (Spagna). Gent et al. [6]. Gli autori hanno indagato l’effetto di Il primo studio è stato condotto su un campione di 120 un breve intervento psicoeducazionale di gruppo (10 ses- pazienti bipolari in condizione di eutimia, tutti sottoposti sioni) in un campione di 20 pazienti con DB. I risultati al trattamento terapeutico di routine (terapia farmacolo- mostrano miglioramenti nella condizione sintomatologica gica monitorata attraverso regolari visite psichiatriche). In e nel funzionamento dei pazienti, presenti già al termine questo studio i pazienti sono stati randomizzati, rispetti- dell’intervento e riconfermati a 3 e 6 mesi dal termine dello vamente, a un intervento psicoeducazionale di gruppo o stesso. Un altro studio, effettuato pochi anni più tardi da a un intervento supportivo non strutturato di gruppo [9]. Peet et al. [7], ha indagato le variazioni nell’aderenza alla Entrambi gli interventi, organizzati in 21 sessioni, sono stati terapia con sali di litio (valutazione soggettiva) di un gruppo condotti da due psicologi specificamente formati. Le ses- di pazienti in condizione di eutimia assegnati, rispettiva- sioni di PE includevano letture informative, giochi di ruolo, mente, a un breve programma psicoeducazionale (N = 30) discussioni relative a credenze e attitudini disfunzionali, oppure a una terapia standard (gruppo di controllo; N = 30). interventi comportamentali e assegnazione di compiti da Il programma psicoeducazionale consisteva in un video svolgere a casa tra una sessione e l’altra. Nel corso della sull’utilizzo del litio nel trattamento del DB; la valutazione fase di trattamento (della durata di circa 5 mesi), il 60% dei dell’aderenza alla terapia con litio veniva effettuata dopo pazienti appartenenti al gruppo sottoposto all’intervento 6 settimane. Al follow-up, i pazienti che avevano parteci- non strutturato ha risposto ai criteri per una ricorrenza (di pato al breve intervento psicoeducazionale mostravano una tipo maniacale, ipomaniacale, mista o depressiva), rispetto
  • 4. 6 U. Albert et al. al 38% dei pazienti sottoposti all’intervento psicoeducazio- con sintomatologia mista o attenuata potrebbero incontrare nale (p < 0,05). Al termine della fase di follow-up (a 24 mesi difficoltà a riconoscersi nelle descrizioni del disturbo pre- dal termine degli interventi), i pazienti che hanno avuto sentate durante gli incontri psicoeducazionali dal terapeuta almeno una ricaduta sono stati 55 tra gli appartenenti al o dagli altri pazienti, e ciò potrebbe inficiare l’efficacia della gruppo di controllo (92%) e 40 tra gli appartenenti al gruppo loro partecipazione al gruppo. Una recente analisi dei dati sottoposto a PE (67%) (p < 0,001). Inoltre, anche il numero pubblicati [14] conclude che l’intervento è efficace anche di ricadute specifiche per ciascun tipo di episodio di alte- nel sottogruppo di pazienti con DB di tipo II, ma sono neces- razione dell’umore è risultato significativamente inferiore sarie ulteriori conferme. tra i pazienti appartenenti al gruppo sperimentale: 49% dei In alcune tipologie di pazienti, inoltre, tale approccio non pazienti appartenenti al gruppo psicoeducazionale versus solo potrebbe non essere efficace, ma potrebbe addirittura 75% dei pazienti sottoposti al trattamento non strutturato produrre ‘‘effetti collaterali’’ (come qualunque intervento per quanto riguarda le ricadute di tipo maniacale o ipoma- terapeutico, d’altronde): pazienti con disturbo ossessivo- niacale; 20% versus 45% per le ricadute di tipo misto; 41% compulsivo di personalità in comorbilità, per esempio, versus 72% per le ricadute depressive. potrebbero concentrarsi in modo eccessivo nel tentativo Uno dei fattori che rende conto del diverso decorso dei di rilevare eventuali segni di ricaduta con il rischio di due gruppi è costituito dai più stabili livelli ematici di litio effettuare controlli psichiatrici troppo frequenti e ricevere mostrati dai pazienti sottoposti a PE di gruppo rispetto ai eccessivi trattamenti farmacologici, spesso non necessari. pazienti assegnati al gruppo non strutturato (range medio Altri potrebbero conformarsi troppo rigidamente alle indi- 0,75-0,79 mEq/L versus 0,64-0,72 mEq/L) [10]. L’intervento cazioni sulla regolarizzazione dei ritmi di vita, rinunciando psicoeducazionale di gruppo, quindi, è risultato efficace così a partecipare a eventi sociali o a viaggi e attività di nel ridurre le ricorrenze del disturbo attraverso la speci- svago per non rischiare di incappare in una ricorrenza. fica azione sull’aderenza ai trattamenti. Tuttavia l’effetto Non tutti i pazienti bipolari, quindi, possono trarre bene- terapeutico dell’intervento si esplica attraverso altri fattori ficio dalla partecipazione a tali interventi, e molti rifiutano (ingredienti attivi), come dimostrato dal fatto che, anche di partecipare quando invitati a farlo. Even et al. [15] hanno selezionando solo pazienti perfettamente aderenti alla tera- esplorato le variabili che si ponevano come predittori di pia con litio, è riscontrabile una differenza significativa in partecipazione a un programma di PE di gruppo rivolto a termini di ricorrenze a 24 mesi tra i due gruppi [10]. 95 pazienti eutimici trattati con litio. Dai risultati ottenuti Un follow-up a lungo termine del medesimo studio ha emerge che i pazienti più anziani, meno scolarizzati, con mostrato che i benefici dell’intervento psicoeducazionale una ridotta conoscenza iniziale del disturbo e della terapia rimangono stabili nel tempo: nel corso dei 5 anni di follow- farmacologica e con un maggiore locus of control esterno up, i pazienti sottoposti all’intervento psicoeducazionale di erano quelli che con meno probabilità avrebbero parteci- gruppo hanno avuto un decorso caratterizzato da un numero pato al programma. Tali dati sottolineano l’importanza di significativamente inferiore di ricadute (3,86 versus 8,37) studiare, in futuro, modelli di intervento psicoeducazionale e hanno trascorso un tempo significativamente inferiore in per pazienti con queste caratteristiche, reticenti a sotto- condizione di alterazione dell’umore (154 versus 586 giorni) porsi al trattamento, e incoraggiarne la partecipazione. rispetto ai pazienti assegnati al trattamento di gruppo non È possibile che la messa a punto di programmi psi- strutturato. Inoltre, se si considera il sottogruppo di pazienti coeducazionali via web possa, in futuro, permettere a sottoposti a ricovero nell’arco dei 5 anni, il numero totale un numero di pazienti molto maggiore di beneficiare di giorni di ricovero è significativamente inferiore per coloro di questo tipo di interventi, anche se, verosimilmente, che avevano partecipato al gruppo psicoeducazionale (30 l’interazione di gruppo e la componente di addestramento versus 45 giorni) [11]. insite nei programmi ‘‘classici’’ verrà persa, con una ridu- I risultati relativi agli studi fin qui citati sembrano zione dell’efficacia [16,17]. indicare che la terapia psicoeducazionale di gruppo sia caratterizzata da un buon rapporto tra efficacia clinica e costi rispetto alla terapia psicoeducativa individuale [12]. Terapia cognitivo-comportamentale La PE è un trattamento particolarmente efficace nella profilassi delle nuove ricorrenze quando è impiegata in Sebbene l’approccio terapeutico cognitivo- pazienti bipolari in condizione di eutimia [13]; non è altret- comportamentale sia da tempo considerato un trattamento tanto efficace quando viene effettuata in pazienti in fase di di primo livello nella cura della depressione maggiore e dei scompenso psicopatologico perché i soggetti, in questo caso, disturbi d’ansia, la sua applicazione nel trattamento del DB non riescono a beneficiare delle informazioni ricevute e è relativamente recente. dell’addestramento all’acquisizione di abilità. Uno dei limiti Il primo studio di TCC in pazienti con DB è stato effet- di tale intervento risiede, quindi, nella difficoltà di adattare tuato da Cochran nel 1984 [18]. L’autore ha sottoposto 28 l’approccio affinché sia utilizzabile da pazienti con inter- pazienti con DB, in condizione di eutimia, rispettivamente vallo lucido non libero (pazienti che non soddisfano i criteri alla condizione ‘‘cura di routine’’ (terapia farmacologica per un episodio affettivo, ma che presentano importanti sin- con sali di litio) oppure a una condizione sperimentale tomi residui e funzionamento psicosociale compromesso). in cui il trattamento di routine era associato a un breve Altro limite consiste nel fatto che l’intervento è disegnato intervento cognitivo-comportamentale individuale compo- per pazienti con episodi affettivi chiaramente delimitati nel sto da 6 sedute a cadenza settimanale. Tale intervento si tempo (con esordio e risoluzione dei sintomi affettivi chia- proponeva di modificare le cognizioni disfunzionali e altri ramente identificabili) e caratterizzati da episodi ‘‘puliti’’; fattori che potevano interferire con l’aderenza del paziente molti pazienti con decorso irregolare, o a cicli rapidi, o alla terapia farmacologica; l’approccio cognitivo veniva
  • 5. Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente 7 applicato esclusivamente per migliorare l’aderenza alle L’effetto dell’intervento cognitivo sembra quindi specifico terapie farmacologiche con stabilizzatori. Al termine delle sulla sintomatologia depressiva, a differenza, per esempio, 6 sessioni e al follow-up a 6 mesi, i pazienti sottoposti dell’effetto specifico di interventi psicoeducativi focalizzati all’intervento di TCC mostravano una maggiore aderenza solo sul riconoscimento dei sintomi precoci, che sem- alla terapia (21% versus 57% dei pazienti mostrava scarsa brano efficaci soltanto sulla componente (ipo)maniacale aderenza). Inoltre, i pazienti sottoposti all’intervento [8]. presentavano un numero di ricadute significativamente infe- Gli studi fin qui citati hanno incluso pazienti in condi- riore rispetto a quelli sottoposti alla sola cura di routine. zione di eutimia da almeno alcuni mesi. Altri protocolli di Questo studio, quindi, sottolinea l’utilità di modificare con intervento hanno invece incluso sia pazienti stabilizzati sia interventi specifici di matrice cognitivo-comportamentale le pazienti in attuale episodio affettivo. credenze del paziente circa la dipendenza dai farmaci o gli Scott et al. [22] hanno effettuato, nel 2006, uno studio effetti potenzialmente dannosi dei farmaci a lungo termine, multicentrico condotto su un ampio campione di pazienti e ciò si traduce in un decorso più favorevole del disturbo. con DB ad alto rischio di ricaduta (N = 253). I pazienti sono I più recenti modelli di trattamento cognitivo- stati sottoposti, rispettivamente, a 22 sessioni di TCC volta comportamentale per il DB nascono da un adattamento alla prevenzione delle ricadute oppure mantenuti in trat- del modello di TCC di Beck per il trattamento dei disturbi tamento di routine. Poiché gli autori hanno definito minimi dell’umore unipolari (modificazione dei pattern cognitivi criteri di esclusione dallo studio (decorso a cicli rapidi, alto disadattativi con conseguente miglioramento della con- rischio di suicidio, gravi disturbi di personalità, mania acuta) dizione sintomatologica). Sono stati proposti interventi molti pazienti, all’inclusione nello studio, erano sintoma- specifici che integrano il lavoro cognitivo con aspetti tici e/o affetti da disturbi di Asse I in comorbilità (circa comuni ad altri interventi (per esempio, a quelli psicoedu- il 30% rispondeva ai criteri clinici di episodio depressivo cazionali già analizzati) tra cui, per menzionarne alcuni, maggiore e più del 40% presentava un disturbo da abuso informazioni circa il disturbo e i trattamenti, monitoraggio o dipendenza da sostanze in comorbilità). In questo stu- dei sintomi/segni precoci, addestramento allo sviluppo di dio, l’intervento aggiuntivo cognitivo non è risultato di alcun programmi di gestione dello stress (per esempio, strategie beneficio: i pazienti presentavano lo stesso numero di ricor- di problem solving) e dei sintomi/segni precoci. renze nei due gruppi di trattamento nei 18 mesi di follow-up. Lam et al. [19], nel corso di uno studio pilota, hanno Un’analisi successiva ha evidenziato che gli individui con un assegnato, in modo randomizzato, 25 pazienti con DB in con- decorso clinico caratterizzato da un numero di precedenti dizione di eutimia rispettivamente a 12-20 sessioni di TCC episodi di alterazione dell’umore inferiore a 12 ottenevano oppure alla sola condizione di trattamento di routine. Nei un beneficio maggiore dalla TCC (relativamente al numero pazienti sottoposti a TCC erano osservabili un numero signifi- di ricadute) rispetto a coloro che avevano avuto un numero cativamente inferiore di ricadute, un maggiore adattamento maggiore di episodi di alterazione dell’umore nel corso della sociale e migliori strategie di coping per la gestione dei sin- vita (≥ 12). tomi prodromici rispetto ai pazienti assegnati alla cura di Questo dato, benché non confermato da altri studi, routine. Lo stesso gruppo di ricerca ha effettuato, pochi potrebbe suggerire che l’intervento psicosociale deve essere anni più tardi [20], uno studio randomizzato su un cam- proposto nelle fasi iniziali del decorso del disturbo. pione clinico di più ampia numerosità (N = 103) composto da Un altro aspetto di interesse clinico consiste nel fatto che pazienti con DB in condizione di eutimia, rispettivamente i soggetti sottoposti a TCC nel corso di un episodio depres- sottoposti al trattamento sperimentale (terapia cognitiva sivo maggiore (41 versus 37 soggetti) rispondevano ai criteri individuale + stabilizzatori dell’umore e supporto ambula- di remissione circa 5 settimane prima rispetto a coloro che toriale di routine) oppure assegnati al solo trattamento di erano rimasti in condizione di trattamento di routine (73 routine (stabilizzatori dell’umore e supporto ambulatoriale versus 118 giorni necessari al raggiungimento di una remis- di routine). Il gruppo sottoposto a TCC ha partecipato a 14 sione completa) [22]. Un approccio cognitivo individuale può sessioni nel corso dei primi 6 mesi e a 2 sessioni di man- quindi essere di beneficio per il trattamento dell’episodio tenimento nei 6 mesi successivi. Il follow-up a 12 mesi ha depressivo maggiore bipolare. evidenziato, nel gruppo di pazienti sottoposti a TCC, una Questo dato, relativo a uno specifico effetto riduzione significativa dei tassi di ricadute sia maniacali dell’intervento cognitivo nel ridurre la durata dell’episodio sia depressive (44% versus 75% dei pazienti), del numero depressivo bipolare in atto e nel ridurre il numero di giorni di ricoveri (15% versus 33% dei pazienti) e del numero di spesi in condizione depressiva nel lungo termine, è confer- giorni trascorsi in condizione di alterazione dell’umore (27 mato da un recente studio di confronto con l’intervento versus 88 giorni) rispetto al gruppo di controllo. Il gruppo psicoeducazionale. Considerata, infatti, la presenza di sperimentale era caratterizzato, inoltre, da un aumento un’importante sovrapposizione tra gli elementi cardine dell’aderenza alla terapia farmacologica e da un funzio- della PE e quelli della TCC individuale volta alla prevenzione namento psicosociale più elevato rispetto al gruppo di delle ricadute, Zaretsky et al. [23] hanno confrontato gli controllo. Il follow-up a 24 mesi ha sottolineato che le outcome di pazienti sottoposti alla sola PE con quelli di differenze tra i due gruppi di pazienti erano significative pazienti sottoposti a un percorso psicoeducazionale seguito solo per gli episodi di alterazione dell’umore se conside- da un intervento cognitivo-comportamentale. In uno studio rati globalmente (i pazienti sottoposti a TCC hanno trascorso pilota, 79 pazienti in remissione parziale o totale sono stati 110 giorni in meno in condizione di alterazione dell’umore randomizzati in due gruppi e sottoposti, rispettivamente, rispetto al gruppo di controllo) e per gli episodi depressivi a un intervento psicoeducazionale individuale (7 sessioni) maggiori [21]. L’effetto benefico dell’intervento cogni- o al medesimo intervento psicoeducazionale seguito da 13 tivo non si estende agli episodi maniacali/ipomaniacali. sessioni di TCC come trattamento di mantenimento. Non
  • 6. 8 U. Albert et al. sono state evidenziate differenze significative tra i due Terapia focalizzata sulla famiglia gruppi relativamente al numero di ricadute, di ricoveri, ai tassi di aderenza alla terapia farmacologica o ai sintomi Lo sviluppo di trattamenti rivolti alle famiglie di pazienti maniacali, ma le attitudini disfunzionali e i giorni trascorsi schizofrenici [32—34] ha fortemente influenzato la nascita con umore depresso risultavano, nel periodo di follow-up di di approcci analoghi finalizzati a sostenere le famiglie di 12 mesi, significativamente inferiori nei pazienti sottoposti, pazienti con DB. oltre che a PE, anche a TCC, confermando uno specifico Il DB produce un forte impatto non solo sul paziente effetto della terapia cognitiva. che ne è affetto ma anche su coloro che se ne pren- È verosimile, quindi, concludere che l’addestramento dono cura e, viceversa, la presenza di tensioni o eventi cognitivo al riconoscimento e alla modificazione dei pensieri stressanti all’interno del nucleo familiare può provocare e degli schemi disfunzionali insito in una terapia cognitiva un’esacerbazione del disturbo stesso. A tale riguardo è classica (non presente in un intervento psicoeducazionale) stato dimostrato che elevati livelli di emotività espressa si traduca nell’effetto sulla sintomatologia depressiva. Que- all’interno del nucleo familiare sono un importante predit- sto è ulteriormente confermato dall’analisi dei risultati di tore di ricaduta. Sulla scia di queste considerazioni, sono un altro studio, condotto nel 2006 [24], in cui l’intervento stati sviluppati differenti interventi focalizzati sulla fami- cognitivo era focalizzato più su tali aspetti che sul ricono- glia per lavorare su pazienti e loro congiunti in maniera scimento dei sintomi/segni precoci come nell’intervento di individuale oppure in un setting di gruppo (inserendoli nel Lam et al. [21]. medesimo gruppo o in due gruppi separati). Ball et al. [24] hanno sottoposto 52 pazienti con DB di La FFT per il DB, sviluppata da Miklowitz et al. [35], è un tipo I e II, eutimici o in remissione parziale, rispettiva- intervento focalizzato sulle relazioni familiari e di coppia e si mente a 20 sessioni di TCC a cadenza settimanale focalizzata propone di migliorare la comunicazione, la comprensione e il sugli schemi disfunzionali e associata alla terapia di sta- supporto all’interno della famiglia. Tale intervento consiste bilizzazione dell’umore oppure alla condizione di cura di in 21 sessioni individuali rivolte al paziente e ai rispet- routine (stabilizzatori dell’umore + controlli di routine). Al tivi familiari (solitamente genitori o partner); si compone termine dell’intervento i pazienti sottoposti a TCC riporta- essenzialmente di tre moduli distinti, uno strettamente psi- vano punteggi meno elevati alle scale di valutazione per i coeducazionale (segni e sintomi degli episodi affettivi, segni sintomi depressivi e livelli di attitudini disfunzionali signifi- e sintomi precoci, prevenzione di ricorrenze, aderenza tera- cativamente ridotti rispetto al gruppo di controllo. I pazienti peutica, fattori potenzialmente scatenanti), uno di training sottoposti a TCC presentavano, inoltre, minori tassi di ricor- per promuovere lo sviluppo delle capacità di comunicazione renze depressive durante il periodo di follow-up di 12 mesi, (per esempio, ascolto attivo, feedback costruttivo) e uno di mentre non erano presenti differenze significative per gli training alla risoluzione di problemi [36]. episodi (ipo)maniacali. In uno studio condotto nel 2003 da Miklowitz et al. [37], I risultati di questo studio, sebbene relativi a un cam- 101 pazienti con DB di tipo I, l’80% dei quali in regime pione con numerosità ridotta, insieme a quelli degli altri di ricovero, sono stati assegnati in maniera randomizzata, citati precedentemente, suggeriscono quindi che, così come in seguito a un episodio di alterazione dell’umore, rispet- avviene nel corso del trattamento dei disturbi unipolari, i tivamente a un gruppo sottoposto a FFT oppure a un cambiamenti nelle attitudini disfunzionali possano essere un gruppo sottoposto a un intervento per la gestione della mediatore di miglioramento anche nella depressione bipo- crisi, entrambi in associazione alla terapia farmacologica. lare [25]. La FFT si componeva di 21 sessioni condotte nell’arco di Più di recente, alcuni autori hanno cercato di esten- 9 mesi, mentre l’intervento, meno strutturato, di gestione dere l’applicazione dell’intervento cognitivo a pazienti della crisi prevedeva 2 sessioni di PE per pazienti e familiari considerati difficili, o in termini di refrattarietà o perché seguite da un monitoraggio telefonico a cadenza mensile caratterizzati da decorso a cicli rapidi o perché adolescenti, dello stato clinico del paziente e dalla gestione clinica di con risultati per ora dubbi [26,27]. routine per i successivi 9 mesi. Al follow-up a 24 mesi, i In conclusione, la TCC per il DB è stata testata in molti pazienti sottoposti a FFT hanno avuto significativamente più studi randomizzati che qualsiasi altro approccio psi- meno ricadute (35% versus 54% di pazienti FFT ricaduti), cologico per il trattamento di questo disturbo. I diversi intervalli liberi più lunghi e sintomi depressivi e maniacali ricercatori hanno testato interventi che, sebbene rientrino meno severi rispetto ai pazienti sottoposti al trattamento tutti nella definizione classica di TCC, utilizzano modelli dif- di gestione della crisi. Gli effetti positivi della FFT sui sin- ferenti (TCC come intervento singolo o associata a PE) o tomi depressivi sembrano mediati dai miglioramenti nelle si propongono il raggiungimento di obiettivi diversi (pre- interazioni tra i pazienti e i familiari. I miglioramenti venzione delle ricadute in soggetti eutimici, trattamento della sintomatologia maniacale risultano invece mediati acuto dell’episodio depressivo maggiore bipolare). Gli studi, dall’aumento dell’aderenza alla terapia del paziente, più inoltre, differiscono considerevolmente anche per le carat- elevata nei pazienti appartenenti al gruppo FFT che in quelli teristiche dei campioni selezionati (pazienti in remissione sottoposti al trattamento di gestione della crisi. totale versus pazienti in acuto o con sintomi subsindromici). Un altro studio, condotto da Rea et al. [38] nel medesimo Pur con i limiti derivanti da tali considerazioni, è possi- anno, ha confermato l’efficacia della FFT; gli autori hanno bile concludere, in accordo con quanto rilevato dai vari indagato in un campione di pazienti bipolari di tipo I (N = 53), studi di metanalisi, che la TCC gioca un ruolo chiave nella reclutati subito dopo un ricovero per un episodio maniacale, gestione del paziente con DB, ottenendo il massimo dei risul- gli effetti della FFT rispetto a una terapia psicoeducazionale tati soprattutto nella prevenzione delle ricadute depressive individuale, entrambe condotte per un periodo di 12 mesi [13,28—31]. in associazione alla terapia farmacologica di stabilizzazione
  • 7. Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente 9 dell’umore. Nel corso dei 24 mesi di studio, solo il 12% dei sua volta, svolge un ruolo cruciale nel motivare il paziente pazienti sottoposti a FFT era stato nuovamente ricoverato nella regolazione delle proprie routine quotidiane. La fase rispetto al 60% dei pazienti sottoposti a terapia individuale; introduttiva include, inoltre, una parte educativa relativa inoltre, i tassi di ricorrenza post-trattamento erano del 28% al DB e un’analisi delle relazioni interpersonali del paziente per il gruppo FFT e del 60% per il gruppo terapia individuale. volta a identificare eventuali aree problematiche su cui In uno studio randomizzato effettuato con la collabo- focalizzarsi. Le fasi intermedia e di mantenimento a lungo razione di due differenti siti di ricerca su un campione di termine sono volte alla stabilizzazione dei ritmi quotidiani pazienti con DB in età adolescenziale, Miklowitz et al. [39] del paziente e al miglioramento delle relazioni interperso- hanno assegnato 58 soggetti rispettivamente a un adatta- nali. Nel corso della fase intermedia il clinico e il paziente mento della FFT per pazienti in età adolescenziale (FFT-A) lavorano congiuntamente per sviluppare un piano finalizzato oppure a 3 sessioni psicoeducazionali, entrambi associati a stabilizzare i ritmi sociali e circadiani del paziente e ad alla terapia farmacologica. I pazienti reclutati potevano esaminare e risolvere i suoi problemi interpersonali contin- essere in episodio corrente o in remissione. I risultati al genti. Durante la fase di mantenimento il clinico e il paziente follow-up a 24 mesi dimostrano un significativo vantag- esplorano vie per stabilizzare le routine sociali e prevenire la gio della FFT-A relativamente al tempo necessario alla ricomparsa futura di problemi interpersonali sovrapponibili remissione dei sintomi depressivi se presenti all’inizio del a quelli appena risolti. trattamento, alla quantità di tempo trascorso in condizione Numerosi studi hanno evidenziato l’efficacia dell’IPSRT depressiva e al decorso dei sintomi depressivi nell’arco dei nel trattamento del DB. Frank et al. [42] hanno para- 24 mesi. Tali benefici, tuttavia, non si estendevano ai sin- gonato l’IPSRT associata alla terapia farmacologica a un tomi di tipo maniacale. Un ulteriore approfondimento dei approccio clinico di routine chiamato ‘‘gestione clinica dati ottenuti ha permesso di sottolineare che le riduzioni di attiva’’. Un campione di pazienti con DB (N = 175) in fase maggiore ampiezza dei sintomi depressivi e maniacali erano acuta è stato assegnato a diverse combinazioni di condi- riscontrabili negli adolescenti appartenenti a famiglie con zioni di trattamento riassumibili come segue: IPSRT in fase elevati livelli di emotività espressa [40]. sia acuta (sessioni a cadenza settimanale per 4 settimane) Questo tipo di approccio molto specifico sembra dunque sia di mantenimento (sessioni a cadenza bisettimanale per efficace prevalentemente (come nel caso della tera- 12 settimane e mensile per 24 mesi); ‘‘gestione clinica pia cognitiva) sulla sintomatologia depressiva. I limiti attiva’’ in fase sia acuta sia di mantenimento; IPSRT in all’applicabilità di tale approccio consistono nella necessità fase acuta e ‘‘gestione clinica attiva’’ in fase di mante- di essere formati specificamente alla FFT e nel fatto che tale nimento; ‘‘gestione clinica attiva’’ in fase acuta e IPSRT trattamento è rivolto a un solo nucleo familiare per volta. in fase di mantenimento. L’intervento di ‘‘gestione clinica attiva’’ include sessioni di monitoraggio della terapia far- macologica e di controllo dello stato clinico del paziente. Terapia interpersonale e dei ritmi sociali Relativamente ai pazienti sottoposti alle sessioni settima- nali di IPSRT nel corso della fase acuta, è evidenziabile un La IPSRT si fonda sulla terapia interpersonale sviluppata per aumento significativo della stabilità delle routine quotidiane il disturbo depressivo maggiore che, come già dimostrato proporzionale alla durata della terapia, se comparato a in numerosi studi, è efficace nella stabilizzazione e nella quello dei pazienti sottoposti alla ‘‘gestione clinica attiva’’. prevenzione degli episodi depressivi maggiori [41]. Inoltre, l’IPSRT effettuata nel corso della fase acuta è Il modello della IPSRT per pazienti con DB, sviluppata da associata a un intervallo libero precedente la successiva Frank et al. [42,43], si propone di raggiungere tre principali ricaduta (valutato nella fase di mantenimento) significati- obiettivi: vamente più lungo rispetto a quello dei pazienti sottoposti • stabilizzazione dei ritmi sociali e del ciclo sonno-veglia alla ‘‘gestione clinica attiva’’. I pazienti sottoposti a del paziente; IPSRT durante la fase acuta mostrano anche un impor- • aumento della consapevolezza del paziente riguardo alla tante miglioramento nel funzionamento occupazionale relazione reciproca tra relazioni interpersonali, eventi di rispetto ai pazienti sottoposti alla ‘‘gestione clinica attiva’’ vita ed esordio dei sintomi; [43]. L’IPSRT è maggiormente efficace nella riduzione del • miglioramento della capacità di gestione dei conflitti numero di ricadute quando i pazienti vengono sottoposti interpersonali connessi con le esperienze legate al a tale intervento nella fase acuta, indipendentemente dal disturbo (perdite, liti, deficit interpersonali, variazioni tipo di intervento ricevuto durante la successiva fase di nell’assunzione di ruolo ecc.). mantenimento. Nella fase introduttiva della terapia il clinico ripercorre I risultati ottenuti dagli studi descritti suggeriscono che la storia di malattia del paziente, attribuendo particolare l’IPSRT sarebbe un intervento efficace se effettuato nel enfasi ai precedenti episodi di alterazione dell’umore vero- periodo immediatamente successivo a un episodio acuto di similmente causati da alterazioni dei ritmi di vita. Il clinico, alterazione dell’umore. Al contrario, la TCC e la PE di gruppo inoltre, promuove l’utilizzo della Social Rhythm Metric, una possono apportare maggiori benefici se attuate dopo un ade- tabella in cui il paziente deve annotare i tipi di attività, guato periodo di eutimia. gli orari in cui le svolge e le variazioni d’umore a esse Un approccio psicosociale integrato (definito Integrated associate. Tale tabella rappresenta un vero e proprio stru- Family and Individual Therapy, IFIT) ha combinato elementi mento terapeutico poiché, attraverso il suo uso prolungato, della FFT con elementi della IPSRT [44]; gli autori hanno sot- il paziente acquisisce la capacità di riconoscere eventuali toposto 30 pazienti bipolari di tipo I, subito dopo un episodio relazioni causali tra il proprio ciclo sonno-veglia, i propri acuto, a un trattamento che prevedeva 25 sessioni di IPSRT e pattern di attivazione sociale e il proprio umore che, a 25 sessioni di FFT. Il decorso a 12 mesi di tali pazienti è stato
  • 8. 10 U. Albert et al. confrontato con quello di un gruppo costituito da 70 pazienti clinico postintervento dei pazienti i cui caregiver erano stati arruolati come controlli (crisis management group) in un assegnati al gruppo di controllo. La durata degli intervalli altro studio [35]. I pazienti trattati con IFIT hanno mostrato liberi precedenti le ricadute depressive o miste non differiva tempi di sopravvivenza (rispetto a un nuovo episodio) signi- significativamente tra i due gruppi. L’intervento psicoeduca- ficativamente più lunghi e sintomi depressivi durante i 12 zionale rivolto ai familiari è risultato, quindi, efficace solo mesi di follow-up significativamente inferiori rispetto ai con- nel prevenire le ricorrenze maniacali. trolli. Rimane tuttavia da verificare in altri studi se un Nonostante vi siano indicazioni di efficacia degli inter- intervento psicosociale che integri due approcci, entrambi venti psicoeducazionali rivolti a familiari di pazienti con DB, complessi quanto a durata e formazione del terapeuta, sia rimangono molti aspetti da approfondire, tra cui la com- effettivamente più efficace rispetto a un unico intervento plessità, l’articolazione e il numero ottimale di componenti psicosociale (solo FFT o solo IPSRT). dell’intervento, la partecipazione o meno dei pazienti a tali interventi, il numero di nuclei familiari da includere nell’intervento (uno solo o molti?). Approcci multifamiliari Poiché una delle più diffuse critiche mosse all’approccio di Miklowitz e colleghi riguarda la limitazione derivante dal Studi di confronto diretto tra interventi psicosociali potersi dedicare a un solo nucleo familiare per volta, sono stati parallelamente condotti numerosi studi relativi a pro- Nella maggior parte degli studi fin qui citati, gli autori hanno tocolli di intervento in grado di coinvolgere più famiglie messo a confronto i differenti trattamenti psicosociali attivi simultaneamente. o con un trattamento di routine (gestione clinica consueta) Miller et al. [45,46] hanno arruolato 92 pazienti bipolari o con un trattamento di controllo, spesso paragonabile al di tipo I in fase attiva di malattia e li hanno assegnati a trattamento attivo per numero e frequenza delle sessioni tre trattamenti distinti: sola terapia farmacologica (gruppo ma caratterizzato da minore specificità di contenuto (per di controllo); terapia farmacologica e 12 sessioni di terapia esempio, il gruppo supportivo nei lavori di Colom e Vieta, familiare individuale orientata alla risoluzione dei problemi; l’intervento per la gestione della crisi di Miklowitz). terapia farmacologica e 6 sessioni psicoeducazionali mul- Nell’ambito del Systematic Treatment Enhancement Pro- tifamiliari. Considerando tutti i pazienti inclusi, non sono gram for Bipolar Disorders (STEP-BD) sono stati confrontati emerse differenze significative fra i tre gruppi in termini di tra loro tre interventi psicosociali strutturati intensivi (TCC, tempo necessario per raggiungere la remissione o tempo fino FFT e IPSRT per 9 mesi di trattamento) e un intervento alla successiva ricaduta; un’ulteriore analisi ha però rive- di controllo di cura collaborativa (CC) consistente in un lato che i pazienti provenienti da famiglie caratterizzate da breve intervento psicoeducazionale di 3 sessioni in 6 mesi elevata conflittualità o scarse capacità di problem solving [49]. I tre interventi sono stati iniziati durante un episodio hanno beneficiato maggiormente dell’intervento psicoedu- depressivo maggiore in 293 pazienti bipolari (163 randomiz- cazionale familiare, individuale o di gruppo, in termini di zati a un intervento psicosociale intensivo, 130 alla CC). maggiore riduzione sia del numero sia della durata degli epi- Complessivamente, i pazienti sottoposti a intervento psi- sodi depressivi maggiori. Tale effetto non si è esteso alla cosociale intensivo hanno mostrato tassi di remissione a prevenzione degli episodi di polarità opposta [47]. Questo 12 mesi significativamente superiori rispetto al gruppo di tipo di approccio, mirato alla risoluzione di problemi, può controllo (64,4% versus 51,5%) e tempi di remissione signifi- quindi essere indicato laddove lo stile comunicativo o la cativamente inferiori: il tempo intercorso fino alla completa capacità della famiglia di far fronte a problemi rilevanti remissione dall’episodio depressivo maggiore non differiva siano carenti. tra FFT (in media 103 giorni), TCC (112 giorni) e IPSRT (128 Un approccio diverso, di tipo psicoeducazionale classico, giorni), sebbene in tutte e tre le condizioni tale tempo è stato proposto dal gruppo di Barcellona per soli familiari fosse ridotto rispetto alla condizione di cura collaborativa [48]. Un campione di 113 caregiver di pazienti bipolari di tipo (146 giorni). In uno studio effettuato nel corso del mede- I e II è stato assegnato, rispettivamente, a un gruppo sotto- simo anno, gli stessi autori [50] hanno indagato, in un posto a 12 sessioni psicoeducazionali a cadenza settimanale campione di pazienti selezionato da quello valutato nello oppure a un gruppo di controllo (assenza di intervento). studio precedente, gli effetti dei differenti interventi psico- Affinché i caregiver potessero essere inclusi nello studio, i sociali sul funzionamento dei soggetti. I risultati ottenuti rispettivi pazienti con DB dovevano essere in condizione di segnalano un’associazione significativa tra l’aver parteci- eutimia, sottoposti a terapia farmacologica adeguata, non pato a un intervento psicoterapeutico intensivo, un migliore avere ulteriori disturbi di Asse I in comorbilità e convivere funzionamento complessivo e relazionale e una maggiore con i caregiver. Il gruppo psicoeducazionale si proponeva di soddisfazione relativamente alla propria vita rispetto a fornire ai familiari le competenze necessarie per attuare coloro che erano stati assegnati alla condizione di CC. una precoce ed efficace identificazione dei sintomi prodro- Questi studi dimostrano la pari efficacia dei tre inter- mici, per promuovere nel paziente una migliore aderenza venti psicosociali intensivi in pazienti arruolati durante un alla terapia farmacologica e per migliorare le proprie abi- episodio depressivo; rimane da valutare il rapporto costi- lità comunicazionali e di problem solving. Al follow-up a 12 benefici di ciascun trattamento e soprattutto rimangono mesi, il decorso clinico dei pazienti i cui familiari avevano da identificare i predittori di risposta specifici per cia- partecipato al gruppo era caratterizzato da intervalli liberi scun trattamento, in modo tale da giungere ad algoritmi da sintomi, precedenti una ricaduta ipomaniacale o mania- di trattamento specifici per ciascun paziente o gruppo cale, più lunghi rispetto a quelli caratterizzanti il decorso paziente-familiare.
  • 9. Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente 11 Interventi strutturati di cura collaborativa benefici riguardo alla prevenzione delle ricorrenze depres- sive. Accanto agli interventi psicosociali associati alla cura far- Gli interventi sistematici di cura fondati sul Life Goals macologica per il DB, negli ultimi anni sono stati testati Program hanno quindi mostrato di essere efficaci nella ridu- programmi strutturati di interventi definiti variamente come zione dell’intensità dei sintomi maniacali e della frequenza gestione sistematica della cura o programmi di cura colla- delle future ricorrenze maniacali. Non sono stati rilevati borativa, fondati sulla partecipazione coordinata di figure effetti significativi sulla sintomatologia di tipo depres- professionali diverse: medico psichiatra, altro specialista, sivo. Gli autori ipotizzano che tale discrepanza sia dovuta infermieri, assistenti sociali e così via. al fatto che i pazienti, in seguito all’intervento psicoe- Numerosi interventi terapeutici di cura sistematica hanno ducativo, riescono a identificare con più facilità franchi dimostrato la propria efficacia in pazienti affetti da disturbo episodi maniacali o ipomaniacali rispetto alla sintomatolo- depressivo maggiore e da patologie croniche di vario tipo. gia di tipo depressivo, la quale, riducendosi più lentamente, Sviluppati sulla base di tali programmi di intervento, che tende a mantenersi a lungo con un’intensità sfumata; si fondano sul modello per le patologie croniche messo inoltre è possibile che tale effetto sugli episodi di alte- a punto da Wagner et al. [51] e Von Korff et al. [52], razione dell’umore sia dovuto alla maggiore rapidità con gli interventi di cura sistematica per il DB sono inter- cui agiscono i farmaci impiegati per il trattamento di tale venti multicomponenziali, di solito impiegati nella gestione sintomatologia. di pazienti ambulatoriali, che, attraverso il monitorag- Questi interventi strutturati di cura collaborativa si avvi- gio sistematico della condizione clinica del soggetto, si cinano molto al modello di presa in carico dei pazienti propongono di promuovere la compliance al trattamento gravi da parte dei Servizi Psichiatrici territoriali ita- farmacologico. liani; se ne differenziano, tuttavia, per alcuni aspetti di Due studi, effettuati su campioni con elevata numerosità, strutturazione degli interventi, che spesso non vengono hanno testato modelli di cura sistematica che includevano, adeguatamente implementati e controllati nella pratica come porzione del format terapeutico, un modulo di PE. In clinica quotidiana italiana. Per esempio, la valutazione entrambi gli studi i pazienti coinvolti erano caratterizzati strutturata e continua dell’adeguatezza della terapia far- da una varietà di stati clinici differenti e da condizioni cli- macologica prescritta rispetto alle indicazioni delle linee niche complesse. Nello studio svolto da Simon et al. [53] guida ci sembra un aspetto che occorrerebbe conside- su un campione complessivo di 441 pazienti, 212 soggetti rare con maggiore attenzione, così come la diffusione sono stati sottoposti a un programma di cura sistematica degli interventi psicoeducazionali di gruppo strutturati e che includeva il Life Goals Program implementato da Bauer manualizzati. et al. [54], consistente in un intervento psicoeducazionale di gruppo strutturato in 61 incontri (5 a cadenza settima- nale e 56 a cadenza bisettimanale per i successivi 24 mesi) Discussione con una componente di addestramento al problem solving orientata alla definizione di obiettivi di vita realistici e rag- Limiti degli studi condotti giungibili [53]. Per tutta la durata dello studio, i pazienti sono stati regolarmente sottoposti a un monitoraggio della Gli studi sugli interventi psicosociali nel DB sono gravati da cura effettuato da un infermiere coordinatore e a un moni- alcuni limiti intrinseci al tipo di intervento oggetto di stu- toraggio esterno volto a valutare l’adeguatezza della cura dio, che vanno tenuti in considerazione quando si esamina la farmacologica rispetto alle linee guida farmacologiche. La possibilità di applicazione di tali interventi alla popolazione restante parte del campione (229 pazienti) è stata sottopo- clinica. sta al solo trattamento di routine (visite psichiatriche per Innanzitutto occorre sottolineare che per molti interventi il controllo della terapia farmacologica + servizi di routine). psicosociali mancano ancora studi di replicazione condotti I risultati ottenuti al follow-up a 24 mesi dimostrano che da gruppi di ricerca indipendenti. Infatti, la maggior parte l’intervento di cura sistematica riduce significativamente la degli studi di efficacia relativi ai differenti interventi psico- gravità dei sintomi maniacali e il tempo in cui i pazienti sociali è stata condotta da coloro che li avevano ideati e, presentano sintomi maniacali significativi (19,2 versus 24,7 plausibilmente, tentavano di promuoverne l’utilità clinica; settimane). L’intervento non ha prodotto effetti significa- è quindi possibile ipotizzare che la valutazione degli effetti tivi sul livello di gravità dei sintomi depressivi o sul tempo conseguenti all’applicazione di tali interventi nei pazienti trascorso in condizione di acuzie depressiva. con DB sia influenzata da tale bias. Un’ulteriore potenziale Nel secondo studio [55] sono riportati i risultati al follow- lacuna relativa a tutto il corpo di pubblicazioni esaminate up a 36 mesi di un campione di 166 pazienti con DB riguarda il meccanismo per cui, in linea di massima, gli studi afferenti al Department of Veterans Affairs per l’assistenza i cui risultati non raggiungono una significatività statistica sanitaria dei veterani di guerra dell’esercito americano. tendono a non essere pubblicati. Dai risultati ottenuti emerge che i pazienti sottoposti al Un’analisi comparativa circa l’efficacia relativa di inter- programma di cura collaborativa (strutturato come il pre- venti psicosociali diversi è poi resa difficile dalle diverse cedente) continuavano a mostrare, anche a 36 mesi dal metodologie utilizzate nei vari studi. Il livello di gravità termine dell’intervento, una riduzione significativa della sintomatologica dei pazienti inclusi durante un episodio di durata degli episodi maniacali e un funzionamento sociale, malattia, per esempio, in alcuni studi non viene indicato [9] una qualità di vita e una soddisfazione riguardo il tratta- e in altri viene segnalato ma sotto forma di punteggio a scale mento farmacologico significativamente maggiori rispetto al di valutazione differenti tra studio e studio e quindi non gruppo di controllo. Anche in questo studio non emergono confrontabili. Tale disuguaglianza rende difficile investigare
  • 10. 12 U. Albert et al. l’eventuale influenza del livello di gravità sintomatologica Conclusioni cliniche sull’efficacia clinica dell’intervento. Ci sembra inoltre importante sottolineare che il numero Come emerge dalla letteratura selezionata e analizzata nel di precedenti episodi, considerato in molti studi un possi- presente articolo, gli interventi psicosociali specifici per il bile mediatore dell’efficacia dell’intervento, potrebbe non trattamento del DB hanno mostrato di avere una documen- essere un dato attendibile poiché viene spesso ricostruito tata efficacia clinica. Tutte le recenti metanalisi condotte retrospettivamente facendo affidamento alla memoria dello confermano che, complessivamente, l’aggiunta di un inter- stesso paziente. vento psicosociale strutturato riduce significativamente il Anche i dati riguardanti i tassi di ricaduta vengono numero delle ricorrenze affettive nel lungo termine, anche riportati in maniera spesso eterogenea nei differenti studi; se l’effetto specifico sulle ricorrenze maniacali o depressive alcuni, infatti, segnalano disgiuntamente i dati relativi alle varia a seconda del tipo di intervento e del momento in cui ricadute maniacali e a quelle depressive, mentre altri segna- viene proposto [4,13,30,56,57]. lano unicamente il numero di ricadute totali. In altri studi, L’effetto positivo generale degli interventi psicosociali infine, viene riportato il tempo medio intercorso fino al suc- strutturati sembra essere presente indipendentemente dal cessivo episodio affettivo, anziché il tasso di ricorrenze. tipo di trattamento cui viene sottoposto, quando è pre- Anche l’estrema variabilità della durata dei differenti tipi sente, il gruppo di controllo: cura psichiatrica di routine di intervento contribuisce a rendere difficile il confronto tra [8,9,19—21,24], brevi sessioni psicoeducazionali [37], infor- studi. mazioni, supporto e strategie di problem solving [38] o Un altro dato che spesso non viene riportato dai vari studi incontri non strutturati di gruppo [9]. è il tasso di partecipazione dei pazienti al percorso terapeu- Come accennato in precedenza, tuttavia, gli interventi tico (rapporto tra pazienti cui viene proposto l’intervento si differenziano per il loro prevalente effetto sulla sinto- e pazienti che effettivamente ricevono l’intervento), che matologia depressiva o espansiva, anche in relazione alla potrebbe inficiare molte delle considerazioni precedente- specificità dei contenuti dell’intervento (Tab. 1). Interventi mente svolte sull’efficacia dei trattamenti esaminati. psicoeducazionali individuali focalizzati sull’addestramento Vi sono poi notevoli differenze tra studio e studio circa al riconoscimento dei sintomi precoci sono efficaci nel la durata del periodo di follow-up; questo aspetto è parti- ridurre il numero di ricorrenze maniacali e non depres- colarmente rilevante se si considera che alcuni interventi sive. Viceversa, interventi focalizzati sulla famiglia (FFT) sono efficaci a 12 mesi dalla fine dell’intervento su mol- sembrano maggiormente efficaci nel ridurre la sintoma- teplici variabili di outcome, mentre a 24 mesi l’efficacia tologia depressiva e prevenire le ricorrenze depressive, è confinata alla sola prevenzione delle ricorrenze depres- verosimilmente agendo tramite un addestramento alla riso- sive (si vedano, per esempio, gli studi sul trattamento luzione di conflitti intrafamiliari, alla comunicazione e alla cognitivo). risoluzione di problemi da parte dell’interno nucleo fami- Un ulteriore elemento che potrebbe compromettere la liare. Anche la TCC sembra maggiormente efficace sulla comparazione dei risultati dei diversi studi selezionati è sintomatologia depressiva; tale effetto è verosimilmente l’assenza di specificazioni in merito ai ‘‘trattamenti clinici mediato dall’intervento specifico sugli schemi disfunzionali di routine’’ ampiamente utilizzati come trattamento di con- e dall’addestramento alla risoluzione di problemi. Alcuni trollo. Di fatto, tali ‘‘trattamenti di routine’’ potrebbero interventi di matrice cognitivo-comportamentale possono non solo variare notevolmente da uno studio clinico a un contribuire a una maggiore aderenza alle terapie farmacolo- altro ma, quasi sicuramente, differenziarsi in base al Paese giche nella misura in cui il focus della terapia è centrato sulle in cui viene condotto lo studio per via delle disomogeneità credenze disfunzionali legate all’assunzione dei farmaci. nelle licenze per l’uso dei farmaci e nelle linee guida di trat- Gli interventi psicoeducazionali di gruppo, infine, sembrano tamento. Inoltre, ciò che veniva considerato trattamento di efficaci nel ridurre le ricorrenze di entrambe le polarità, routine venti o trent’anni fa potrebbe non corrispondere ai anche se va evidenziato che la maggior parte degli studi è trattamenti clinici di routine attualmente erogati dai servizi stata condotta dal medesimo gruppo di ricerca. psichiatrici. L’effetto degli interventi psicoeducazionali di gruppo È necessario sottolineare, infine, che i partecipanti agli su entrambe le polarità del disturbo si esplica attra- studi clinici sono generalmente selezionati sulla base di cri- verso l’azione su molteplici componenti. Innanzitutto, è teri di inclusione ed esclusione altamente restrittivi; questo, mediato da una maggiore aderenza alle terapie farma- mentre permette di attribuire con certezza l’effetto cli- cologiche, come dimostrato per esempio dal riscontro di nico al trattamento ricevuto e di validare quindi un tipo di valori di litiemia più stabili durante il periodo di follow- trattamento, rende poi difficile estrapolare alla realtà cli- up, e questo verosimilmente rende ragione dell’azione sulle nica quotidiana i risultati degli studi controllati. Per quanto ricorrenze sia depressive sia maniacali. La componente di riguarda nello specifico gli interventi psicosociali per il DB, addestramento al riconoscimento dei segni e sintomi precoci poiché la maggior parte dei campioni selezionati negli studi probabilmente rende ragione maggiormente dell’effetto è composta prevalentemente da pazienti con DB di tipo sulle ricorrenze maniacali. La componente di regolarizza- I (in media intorno al 90% del campione), rimane in dub- zione dei ritmi di vita e del ciclo sonno-veglia (specifica, bio l’efficacia dello stesso tipo di intervento in campioni di tra l’altro, della IPSRT), così come l’identificazione dei pazienti bipolari di tipo II. potenziali fattori scatenanti, potrebbe nuovamente spie- Nonostante tutti i limiti degli studi menzionati nel pre- gare l’azione benefica su entrambe le polarità del sente articolo, tuttavia, è possibile trarre alcune indicazioni disturbo. cliniche circa l’efficacia e l’applicabilità di tali interventi Molti degli interventi che sono stati esaminati nel pre- nella pratica clinica. sente articolo necessitano di ulteriori validazioni. È tuttavia
  • 11. Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente 13 Tabella 1 Efficacia dei differenti tipi di intervento sulla sintomatologia depressiva o espansiva. Intervento Condizioni del Efficacia nella Efficacia sulla paziente al momento prevenzione delle sintomatologia dell’arruolamento ricorrenze depressiva M D PE individuale Eutimia + − NA PE di gruppo Eutimia + + NA TCC Eutimia + (12 mesi)− (24 mesi) + NA D lieve-moderato − + + FFT Eutimia ± + NA D lieve-moderato − + + IPSRT D lieve-moderato − + + PE familiare Paziente in eutimia + − NA Legenda: M = episodio (ipo)maniacale; D = episodio depressivo maggiore; PE = psicoeducazione; NA = non applicabile; TCC = terapia cognitivo-comportamentale; FFT = Family Focused Therapy, terapia focalizzata sulla famiglia; IPSRT = Interpersonal and Social Rhythm Therapy, terapia interpersonale e dei ritmi sociali. possibile, allo stato attuale della ricerca, disporre di modelli Un secondo elemento che varia da un trattamento psi- di intervento tra loro differenziati che potrebbero essere cosociale all’altro è la durata. Non è possibile, utilizzando impiegati in condizioni cliniche diverse a seconda del tipo di i dati sperimentali a oggi disponibili, definire quale sia il pazienti (e nuclei familiari) che si presentano all’attenzione numero ideale di sessioni per i trattamenti psicosociali nel del clinico (per esempio, interventi centrati sulla fami- DB. È comunque importante segnalare che i trattamenti glia laddove vi siano gravi problemi all’interno del nucleo che prevedono la partecipazione dei pazienti a un elevato familiare). numero di incontri (per esempio, STEP-BD: 30 sessioni per Occorre segnalare alcuni aspetti pratici che differenziano la durata di 9 mesi) comportano tassi di partecipazione i vari interventi. Uno di questi elementi è la condizione cli- inferiori rispetto a trattamenti di durata minore. Occorre nica del paziente al momento dell’inclusione nel programma quindi, a nostro avviso, sviluppare programmi di intervento psicosociale. Negli studi sperimentali relativi agli interventi che, pur mantenendo un’efficacia clinica, risultino maggior- psicoeducazionali di gruppo condotti da Colom et al. [9—11] mente applicabili a realtà cliniche complesse quali quelle la condizione necessaria all’inclusione era che i pazienti fos- dei nostri servizi. sero eutimici da almeno 6 mesi, condizione necessaria per In conclusione, sebbene la ricerca sui modelli di poter sostenere il setting di gruppo per 90 minuti a sessione trattamento da impiegarsi in associazione alla terapia con un adeguato livello di attenzione e concentrazione. I farmacologica nel trattamento del DB si sia sviluppata pazienti reclutati per la partecipazione ad alcuni interventi esponenzialmente negli ultimi vent’anni, gli studi finora focalizzati sulla famiglia erano generalmente in una condi- effettuati si sono prevalentemente concentrati sulla valu- zione clinica acuta o parzialmente sintomatica, presupposto tazione dell’efficacia dei modelli terapeutici psicosociali necessario per lavorare sulle emozioni espresse all’interno spesso trascurando le variabili che potrebbero rendere del nucleo familiare; allo stesso modo, la IPSRT ottiene i ragione dell’efficacia di tali interventi. maggiori benefici se condotta in pazienti in condizione di In tal senso, non solo sarebbe utile replicare gli studi episodio depressivo lieve-moderato, perché tale condizione finora svolti in modo da poter generalizzare i risultati di sofferenza clinica è presupposto alla motivazione al cam- riportati in letteratura, ma sarebbe auspicabile estendere biamento [42,43]. Infine, i pazienti sottoposti agli interventi l’attenzione alla possibile applicazione di tali interventi di tipo cognitivo-comportamentale possono avere sintomi a pazienti con caratteristiche complesse, a campioni, residui [20]. quindi, maggiormente rappresentativi della realtà clinica Si può quindi concludere che per l’intervento psicoedu- quotidiana. Ancora, oltre a stimare i benefici derivanti cazionale di gruppo è necessario assicurarsi che i pazienti dall’associazione di un intervento psicoterapeutico alla siano eutimici da un adeguato periodo di tempo; per gli terapia farmacologica, sarebbe utile illustrare l’eventuale interventi psicosociali che coinvolgono anche i familiari, presenza di controindicazioni nell’utilizzo di tali tipi di inter- i pazienti possono iniziare la terapia anche se non hanno venti. Allo stesso modo, sarebbe utile identificare non solo raggiunto il pieno compenso clinico; per gli interventi con i predittori di un buon outcome, ma anche le variabili che matrice cognitivo-comportamentale, le evidenze disponibili predicono una bassa risposta a tali tipologie di interventi. assicurano un maggior effetto clinico di prevenzione delle Occorrerebbe definire, inoltre, eventuali modificazioni ricadute per i pazienti caratterizzati da una sintomatologia da apportare agli attuali modelli di terapia per adeguarli residua [20]. alle caratteristiche di alcune specifiche sottopopolazioni di
  • 12. 14 U. Albert et al. pazienti con DB, caratterizzate per esempio da decorsi cli- ducation enhances the stability of serum lithium levels. Bipolar nici con elevato numero di ricorrenze, intervalli liberi con Disord 2005;7(Suppl 5):32—6. sintomi residui, decorso a cicli rapidi, esordio precoce o [11] Colom F, Vieta E, Sánchez-Moreno J, Martínez-Arán A, Reinares altri disturbi in comorbilità (per esempio disturbi d’ansia, M, Goikolea JM, et al. Group psychoeducation for stabilized disturbi da uso di sostanze e disturbi di Asse II) che influi- bipolar disorders: 5-year outcome of a randomised clinical trial. Br J Psychiatry 2009;194(3):260—5. scono negativamente sulla prognosi a lungo termine del [12] Scott J, Colom F. Gaps and limitations of psychologi- disturbo. cal interventions for bipolar disorders. Psychoth Psychosom Nonostante tutti questi limiti, sono a disposizione del 2008;77(1):4—11. clinico interventi psicosociali strutturati e manualizzati di [13] Scott J, Colom F, Vieta E. A meta-analysis of relapse rates documentata efficacia per la risoluzione dei sintomi depres- with adjunctive psychological therapies compared to usual sivi e per la prevenzione delle ricorrenze, quando associati psychiatric treatment for bipolar disorders. Int J Neuropsycho- alla terapia farmacologica. È auspicabile che tali interventi pharmacol 2007;10(1):123—9. trovino maggiore applicazione nella realtà clinica italiana. [14] Colom F, Vieta E, Sánchez-Moreno J, Goikolea JM, Popova E, Bonnin CM, et al. Psychoeducation for bipolar II disorder: an exploratory, 5-year outcome subanalysis. J Affect Disord Conflitto di interesse 2009;112(1—3):30—5. [15] Even C, Richard H, Thuile J, Friedman S, Rouillon F. Charac- teristics of voluntary participants versus nonparticipants in a Gli autori dichiarano di essere esenti da conflitto di inte- psychoeducation program for euthymic patients with bipolar resse. disorder. J Nerv Ment Dis 2007;195(3):262—5. [16] Proudfoot J, Parker G, Hyett M, Manicavasagar V, Smith M, Grdovic S, et al. Next generation of self-management educa- Finanziamenti allo studio tion: Web-based bipolar disorder program. Aust N Z J Psychiatry 2007;41(11):903—9. Gli autori dichiarano di non aver ricevuto finanziamenti isti- [17] Simpson S, Barnes E, Griffiths E, Hood K, Cohen D, Craddock N, tuzionali per il presente studio. et al. The Bipolar Interactive Psychoeducation (BIPED) study: trial design and protocol. BMC Psychiatry 2009;9:50. [18] Cochran SD. Preventing medical noncompliance in the out- Bibliografia patient treatment of bipolar affective disorders. J Consult Clinical Psychol 1984;52(5):873—8. 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  • 13. Interventi psicosociali nel disturbo bipolare: una revisione critica della letteratura recente 15 Royal College of Psychiatry. London: Royal College of Psychiatry [43] Frank E, Soreca I, Swartz HA, Fagiolini AM, Mallinger AG, Thase Press; 2009. ME, et al. The role of interpersonal and social rhythm therapy [29] Scott J, Gutierrez MJ. The current status of psychological treat- in improving occupational functioning in patients with bipolar ments in bipolar disorders: a systematic review of relapse I disorder. Am J Psychiatry 2008;165(12):1559—65. prevention. Bipolar Disord 2004;6(6):498—503. [44] Miklowitz DJ, Richards JA, George EL, Frank E, Suddath RL, [30] Beynon S, Soares-Weiser K, Woolacott N, Duffy S, Geddes JR. Powell KB, et al. Integrated family and individual therapy for Psychosocial interventions for the prevention of relapse in bipolar disorder: results of a treatment development study. J bipolar disorder: systematic review of controlled trials. 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