“Il candidato pianifichi un percorso didattico finalizzato all’utilizzo del corpo per rappresentare situazioni fantastiche.
Il candidato progetti l’unità di apprendimento per una sezione di bambini di cinque anni.”
“Il candidato pianifichi un percorso didattico finalizzato all’utilizzo del corpo per rappresentare situazioni fantastiche.
Il candidato progetti l’unità di apprendimento per una sezione di bambini di cinque anni.”
Proposta di un format per la stesura di UdA. L'esempio del format compilato con UdA per una classe II di scuola primaria è al link http://giusilandi.blogspot.it/2016/08/piano-di-lavoro-per-la-classe-ii.html
Proposta di un format per la stesura di UdA. L'esempio del format compilato con UdA per una classe II di scuola primaria è al link http://giusilandi.blogspot.it/2016/08/piano-di-lavoro-per-la-classe-ii.html
Su http://www.psicologialavoro.it. Molti giovani psicologi scelgono di specializzarsi in Psicologia Scolastica e provano a inserirsi nelle scuole proponendo uno Sportello d’Ascolto. Tuttavia, non sempre sono chiare le procedure per strutturare un progetto di questo tipo, proporlo alle scuole e gestirlo.
Succede quindi che i progetti non vengano approvati, che non vengano finanziati o talvolta vengono attivati, ma non incontrano la cooperazione di docenti e studenti. Ecco alcune indicazioni basilari per ottimizzare il processo di progettazione, presentazione e gestione di uno Sportello d’Ascolto, trasformandolo in opportunità di sviluppo professionale
Slide del seminario "GIOCHI PER LA FORMAZIONE" Seminario dell'associazione Formatori Professionisti, Tenutosi a Napoli a luglio 2009.
Il seminario, rivolto per lo più a formatori e coach, ha affrontato il tema del gioco come strumento a disposizione dell'educatore e del formatore.
Le Slide solo quelle utilizzate nel corso dell'intervento di Luciano Cassese.
Il Gioco viene presentato come strumento e metafora dell'apprendimento. Volutamente le slide presentano tante immagini e poco testo in quanto Sono servite come un semplice supporto al discorso sui giochi e erano finalizzate a stimolare il canale visivo e immaginazione della platea.
Campi di esperienza del bambino nella scuola dell'infanzia. Lavoro per l'attivita di stage di Gloria Spada, classe III sB Liceo delle Scienze Umane' J.Joyce' di Ariccia, Rm.
Il Progetto Multikulty, ideato dall'insegnante Caterina Cosentino, ha coinvolto gli alunni della scuola dell'infanzia del plesso San Teodoro del 3° Circolo di Sarno. Esso è stato finalizzato a promuovere la piena integrazione di tutti i bambini stranieri anche con il coinvolgimento delle famiglie. L'obiettivo prioritario del progetto è stato quello di far acquisire ai bambini la capacità di rispettare ogni forma di cultura, di valorizzare il diverso e far sì che la divergenza costituisca un importante arricchimento per tutti.
Il piacere di Leggere - dal testo di Aidan Chambers (Sonda Edizioni)Milena Galeoto
Leggere non è solo decodificare i segni tracciati sulla carta: significa vivere infinite vite e storie, immergersi e riflettere sulle vicende virtuali dei personaggi per comprendere meglio noi stessi. Leggendo insieme ad altri e discutendo di quanto abbiamo letto, la comunicazione diviene poi un mezzo di conoscenza collettivo.
Come si guida al piacere della lettura nelle scuole italiane?
Ancora oggi si continua a proporre un solo libro di narrativa per tutta la classe, a cui si fanno seguire analisi, verifiche sulle comprensione del testo attraverso schede preconfezionate. Per Chambers il problema fondamentale è proprio quello della scelta, che va messa in relazione alle capacità del giovane lettore ma anche ai suoi interessi.
L’insegnante, come «facilitatore», deve pertanto conoscere bene il mondo del lettore, bambino o adolescente che sia, i suoi pensieri, comportamenti, desideri.
A questo deve aggiungere una conoscenza approfondita della letteratura contemporanea, per offrire quei testi in cui i ragazzi possano ritrovare se stessi e il loro mondo. Testi in cui potranno riconoscersi perché i protagonisti pensano, agiscono e si comportano come loro.
Leggere è importante? Secondo Aidan Chambers, che alla scrittura e alla critica letteraria ha dedicato tutta la sua attività, ogni bambino, imparando a leggere e a parlare dei libri che legge a scuola, potrà conservare sia l’amore per la lettura che la capacità di comunicare in modo appropriato ed efficace.
Partendo dunque da questo presupposto, l’autore propone il suo «approccio», più che un metodo sistematicamente definito che ogni insegnante può applicare adattandolo ai propri alunni, grazie alle informazioni pratiche per condurre un incontro a scuola, alle diverse tecniche e ai suggerimenti per guidare i bambini a esprimersi nel modo migliore.
Chambers si sofferma soprattutto sui diversi criteri di scelta delle letture, sulle domande e le frasi chiave per avviare e far procedere la lettura coinvolgendo anche i non lettori.
Arricchito da esperienze e approfondimenti a cura di Maria Pia Alignani e da un saggio introduttivo di Livio Sossi sugli elementi fondamentali della scrittura per ragazzi, questo manuale è indispensabile per gli insegnanti della scuola elementare e media, ma anche per gli studenti universitari di Scienze dell’educazione.
Una miniera di esperienze pratiche, approfondimenti e riferimenti bibliografici italiani e stranieri a cura di Maria Pia Alignani, e un saggio di Livio Sossi sulla scrittura per ragazzi e il valore del contributo di Chambers nel campo della letteratura.
1. S
I DISCORSI E LE
PAROLE
Il bambino, attraverso le esperienze formative riconducibili al campo di
esperienza “I discorsi e le parole”, impara ad utilizzare la lingua nelle funzioni e
forme necessarie per giocare ed esprimersi in modo personale, creativo e
sempre più articolato; raccontare e dialogare, pensare logicamente,
approfondire le conoscenze, chiedere spiegazioni, ecc.
2.
3. MOTIVAZIONE
Molti studiosi ritengono che l’umanità si sia evoluta, quando l’uomo in un
territorio della sperduta Africa, ha iniziato ad usare un codice per farsi
comprendere dall’interlocutore. Da lì si è poi spostato verso il nord
conquistando il mondo, piegandolo ai suoi bisogni con la forza della parola.
Poi a poco a poco, lungo un graduale processo storico, l’uomo ha inventato la
scrittura. Questa stessa evoluzione la ripercorre il bambino; quando nasce
non sa esprimersi con le parole, anche se esprime i suoi bisogni attraverso
suoni da interpretare, particolarmente con il pianto. A uno o due anni impara a
parlare, a tre anni sa strutturare le parole in una frase, quindi è in grado di
comunicare. La funzione della lingua però non si limita ad essere solo uno
strumento per la semplice comunicazione.
Le funzioni sono tante: la funzione personale che permette di esprimere i
propri sentimenti, la funzione euristica/referenziale/argomentativa, per
comunicare con il mondo circostante. Il bambino che arriva alla scuola
dell’Infanzia ha già scoperto che le espressioni verbali hanno un significato e
che attraverso il linguaggio può manifestare i suoi bisogni, esteriorizzare le
sue esperienze, i suoi dubbi e le sue convinzioni. Ma sempre nell’arco d’età
che va dai 3 ai 6 anni i bambini compiono un grande passo, iniziano ad
utilizzare il linguaggio non più esclusivamente come strumento di
comunicazione ma anche come oggetto di pensiero. Per questi motivi il
campo “I discorsi e le parole” riveste una particolare importanza, ai fini della
strutturazione di un linguaggio ricco e articolato.
4.
5. I DISCORSI
E LE
PAROLE
La lingua, in tutte le sue funzioni e
forme, è uno strumento essenziale
per comunicare e conoscere, per
rendere via via più complesso e
meglio definito, il proprio pensiero,
anche grazie al confronto con gli altri
e con l’esperienza concreta e
l’osservazione. È il mezzo per
esprimersi in modi personali, creativi
e sempre più articolati. La lingua
materna è parte dell’identità di ogni
bambino, ma la conoscenza di altre
lingue apre all’incontro con nuovi
mondi e culture.
DALLE INDICAZIONI NAZIONALI
PER IL CURRICOLO, 2012
6. Quindi…
S Tale Campo di esperienza è lo specifico ambito di esercizio delle capacità comunicative riferite al
linguaggio orale e al primo contatto con la lingua scritta, la cui impostazione muove dal principio che la
lingua si apprende all'interno di una varietà di contesti comunicativi e che essa, nella complessità dei suoi
aspetti costitutivi (fonologico, lessicale, semantico, morfologico, sintattico, pragmatico), è un sistema
governato da regole implicite, che si applicano anche se non si sanno descrivere.
S Il conseguimento di una reale capacità di comunicazione richiede che la scuola promuova l'esercizio di
tutte le funzioni (personale, interpersonale, euristica, immaginativa, argomentativa, metalinguistica) che
risultano indispensabili per un comportamento linguistico rispondente alla complessità dei contesti ed alla
ricchezza delle intenzioni, evitando di restringersi alle funzioni semplicemente regolative e informative.
S Le principali abilità da far progressivamente acquisire agli alunni possono consistere: nel prestare
attenzione ai discorsi altrui e nel cercare di comprenderli; nel farsi capire dagli altri pronunciando
correttamente le parole, indicando appropriatamente oggetti, persone, azioni ed eventi, formulando frasi di
senso compiuto; nel descrivere una situazione ad altri; nel dar conto di una propria esperienza e nel
rievocare un fatto.
7. I DISCORSI
E LE
PAROLE
I bambini si presentano alla scuola
dell’infanzia con un patrimonio linguistico
significativo, ma con competenze
differenziate, che vanno attentamente
osservate e valorizzate. In un ambiente
linguistico curato e stimolante i bambini
sviluppano nuove capacità quando
interagiscono tra di loro, chiedono
spiegazioni, confrontano punti di vista,
progettano giochi e attività, elaborano e
condividono conoscenze. I bambini
imparano ad ascoltare storie e racconti,
dialogano con adulti e compagni, giocano
con la lingua che usano, provano il piacere
di comunicare, si cimentano con
l’esplorazione della lingua scritta.
DALLE INDICAZIONI NAZIONALI PER IL
CURRICOLO, 2012
8. Quindi…
S Il bambino di tre anni ha già acquisito una serie complessa di abilità linguistiche e può diventare sempre più capace ad utilizzarle anche in
virtù delle sollecitazioni offerte dalla scuola. La scuola accetta il modo di comunicare e di esprimersi di tutti i bambini programmando ed
attuando una molteplice varietà di situazioni di apprendimento, ampliando lo sviluppo linguistico del bambino che è favorito, in primo luogo,
dalla conversazione regolata dall'adulto e dall'interazione con i coetanei.
S La conversazione regolata dall'adulto appare molto produttiva nel piccolo gruppo in cui tutti possono parlare e ascoltare. Il grande gruppo (il
circolo di tutta la sezione), invece, sebbene non faciliti lo scambio comunicativo, è comunque utile (purché non ecceda nella durata) a
sviluppare un senso di appartenenza ed a condividere le informazioni e le proposte dell'insegnante. Nel piccolo gruppo regolato da un adulto
si può parlare delle proprie esperienze personali, discutere di eventi condivisi a scuola, ragionare su fatti ed avvenimenti, eseguire un gioco
collettivo, ascoltare fiabe, filastrocche, poesie e racconti, produrre e confrontare scritture spontanee, fare giochi di parole, scambiare
significati e usi linguistici. Il racconto, il resoconto e l'invenzione di storie contribuiscono a far acquisire, nelle forme del pensiero narrativo, gli
strumenti per comprendere il mondo naturale e sociale e per costruire la propria identità.
S Anche nella scuola dell’infanzia, così come per alcuni bambini già avviene nella famiglia, l'interazione fra lingua orale e lingua scritta può
continuare a svilupparsi in modo non casuale attraverso la familiarizzazione con i libri, la lettura dell'adulto, la conversazione e la
formulazione di ipotesi sui contenuti dei testi letti. Il primo accostamento alla lingua scritta, infatti, è ormai avvertito come un nucleo
qualificante per l'attività educativa della scuola dell'infanzia, sia come avvio all'incontro col libro e alla comprensione del testo, sia come
interessamento al sistema di scrittura, nei cui confronti il bambino elabora congetture ed effettua tentativi sin da quando comincia a
differenziarlo dal disegno.
S “Il processo di concettualizzazione della lingua scritta inizia quindi prima dell'ingresso nella scuola Primaria ed è sostenuto dall'immersione in
un ambiente ricco di fonti di informazione e di immagini, capace di stimolare anche la curiosità per la lingua ed i modi di scriverla”( F. Anello,
2008)
9. I DISCORSI
E LE
PAROLE
2012
La scuola dell’infanzia ha la responsabilità di
promuovere in tutti i bambini la padronanza
della lingua italiana, rispettando l’uso della
lingua di origine. La vita di sezione offre la
possibilità di sperimentare una varietà di
situazioni comunicative ricche di senso, in cui
ogni bambino diventa capace di usare la lingua
nei suoi diversi aspetti, acquista fiducia nelle
proprie capacità espressive, comunica,
descrive, racconta, immagina. Appropriati
percorsi didattici sono finalizzati all’estensione
del lessico, alla corretta pronuncia di suoni,
parole e frasi, alla pratica delle diverse
modalità di interazione verbale (ascoltare,
prendere la parola, dialogare, spiegare),
contribuendo allo sviluppo di un pensiero
logico e creativo.
DALLE INDICAZIONI NAZIONALI PER IL
CURRICOLO, 2012
10. Quindi…
S Per quanto riguarda l'interazione con i coetanei, opportunità di grande ricchezza linguistica sono presenti nel gioco simbolico. Per i bambini
di questa fascia di età il parlare tra loro e con l'adulto mentre si svolgono delle attività motivanti, facendo piani e previsioni, costruendo
spiegazioni, formulando ipotesi e giudizi, è uno strumento fondamentale per lo sviluppo del pensiero e del ragionamento.
S Risulta importante anche l'organizzazione di angoli disposti in modo da favorire la libera consultazione di libri ed immagini, da parte dei
bambini.
S Lo strumento essenziale per accertare il livello di acquisizione delle abilità linguistiche è l'osservazione dei bambini in tutti i possibili contesti
di uso del linguaggio. È bene osservare in primo luogo le competenze relative a: conversare; narrare eventi personali o piccole storie;
comprendere ciò che viene raccontato o letto; usare un metalinguaggio (attraverso l'analisi di significati e di somiglianze semantiche e
fonologiche fra parole, la ricerca di assonanze e rime).
S Per sottolineare l’importanza dello scambio verbale e del discorso collettivo come facilitatori nei processi di costruzione delle conoscenze già
nell’infanzia, Clotilde Pontecorvo osserva come “Le esigenze della comunicazione linguistica, la necessità di controbattere delle affermazioni
o di rispondere a domande, costringono gli interlocutori ad essere più espliciti, ad argomentare, a trovare “ragioni” o “fondamenti” più validi,
rendendo più esplicito e quindi più chiaro e meglio fondato quello che si dice e si pensa” (C. Pontecorvo, 1999)
S In riferimento a ciò vi sono diverse strategie comunicative che un insegnante di scuola dell’infanzia può utilizzare per favorire lo sviluppo
linguistico del bambino: il rispecchiamento è una di esse, si riferisce ad un comportamento verbale dell’adulto che prevede la ripetizione e la
riformulazione di alcuni aspetti del discorso del bambino, senza l’aggiunta di valutazioni, siano esse positive o negative. Quest’atteggiamento
di interesse e di riconoscimento agisce sia su certi aspetti emotivi dell’apprendimento (ad esempio la paura di sbagliare, la motivazione,
ecc...) sia su aspetti cognitivi, fornendo al bambino la possibilità di riflettere su ciò che ha detto ed eventualmente rielaborarlo.
11. I DISCORSI
E LE
PAROLE
L’incontro e la lettura di libri
illustrati, l’analisi dei messaggi
presenti nell’ambiente
incoraggiano il progressivo
avvicinarsi dei bambini alla
lingua scritta, e motivano un
rapporto positivo con la lettura
e la scrittura.
DALLE INDICAZIONI
NAZIONALI PER IL
CURRICOLO, 2012
12. Quindi…
S Per quanto riguarda la lettura, le ricerche condotte da Ferreiro e Teberosky evidenziano innanzi tutto la
complessa relazione esistente tra lettura e scrittura nelle prime fasi dell’apprendimento.
S Già in età prescolare il bambino ha elaborato una serie di conoscenze sulla struttura dei testi scritti. Prima
ancora di sapere qual è il suono convenzionale delle lettere il bambino è in grado di fare delle
anticipazioni sul significato dei segni scritti con cui si confronta, utilizzando informazioni di tipo contestuale
(se la scritta è contenuta in un’insegna di un negozio di giocattoli, ci sarà scritto “giochi”) e informazioni di
tipo iconografico (se la scritta è accompagnata da raffigurazione di un cane, ci sarà scritto “cane”).
S Queste idee evolvono nel tempo e il bambino, benché utilizzi l’anticipazione come strumento di accesso al
significato, prende in considerazione alcune proprietà grafiche del testo.
S Per la scuola dell’infanzia diventa indispensabile pianificare percorsi formativi, favorendo gradualmente la
scoperta della corrispondenza fra i fonemi e i segni scritti e rafforzare i prerequisiti fondamentali per la
letto-scrittura. Quando si lavora con i bambini non bisogna mai trascurare l’aspetto affettivo -emozionale
degli apprendimenti: l’insegnante, nei percorsi di alfabetizzazione precoce, deve sempre tenere presente
che la lingua scritta è per il bambino una realtà magica di scoperte e meraviglie, il libro è un oggetto e un
giocattolo insieme. A tal proposito dare l’opportunità ai bambini di creare un legame affettivo con il libro è
fondamentale, ad esempio attraverso attività di manipolazione e osservazione libera del libro stesso.
13. I DISCORSI
E LE
PAROLE
I bambini vivono spesso in
ambienti plurilingui e, se
opportunamente guidati,
possono familiarizzare con
una seconda lingua, in
situazioni naturali, di dialogo,
di vita quotidiana, diventando
progressivamente consapevoli
di suoni, tonalità, significati
diversi.
14. Quindi…
S Parlare è innanzitutto interagire con gli altri; la formazione linguistica, dunque,
riveste una valenza costruttiva, nel senso che concorre a «costruire» un soggetto
competente, capace, cioè, di difendere le proprie ragioni, sapendo accogliere quelle
degli altri. Detto in maniera più esplicita, la centralità di un progetto di educazione
linguistica è la persona, ovvero il bambino che dialoga con i coetanei, gli adulti, le
insegnanti e in questa comunità di parlanti egli ha la possibilità di agire, elaborare i
propri interventi sulle cose, stabilire rapporti e relazioni, esprimere sentimenti ed
emozioni.
S Il linguaggio, dunque, si sviluppa e si differenzia in ragione di queste esigenze che
permettono al bambino di maturare una varietà di rapporti linguistici e di collegare in
misura crescente i possibili usi alle specifiche situazioni.
S Il linguaggio del bambino nasce e si evolve in un contesto. È quindi opportuno far
conoscere ai bambini la ricchezza della diversità dei linguaggi.
15.
16. L’oralità riguarda il parlare e
l’ascoltare; la scrittura si
riferisce al leggere e allo
scrivere. A queste quattro
funzioni va aggiunta quella
del riflettere, che costituisce
una delle esperienze
preferenziali sia nell’ambito
della scuola dell’infanzia sia
negli ordini successivi.
17. LINGUA E PENSIERO
S Le parole, infatti, sono suoni e segni che danno forma al pensiero.
S In ambito psicologico, è soprattutto Vygotskij a sottolineare la forte
interdipendenza tra lo sviluppo delle funzioni mentali superiori e
l’evoluzione del linguaggio. Secondo lo psicologo russo, il
pensiero e il linguaggio del bambino procedono dall’esterno
all’interno, dal sociale all’individuale, dall’interpersonale al
personale. Nei primi anni di vita, il linguaggio del bambino è
esteriore e successivamente diventa interiore.
S Quando tale processo si è completato (verso i 6 – 7 anni), il
linguaggio coincide con il pensiero verbale, che si struttura in
modo sempre più sistematico attraverso il rispetto delle regole
della lingua e la scoperta del significato delle parole.
S La lingua è, dunque, strumento del pensiero e, per questa
ragione, costituisce la base per un’adeguata formazione
intellettuale.
18. LINGUA COME PRINCIPIO DI
UGUAGLIANZA
S La linguarappresenta un mezzo per stabilire rapporti sociali tra gli individui; per
questa sua funzione rappresenta il canale più importante per sostenere il principio di
uguaglianza tra le persone.
S A questo proposito Don Lorenzo Milani affermava che «solo la lingua ci fa uguali»;
solo chi sa parlare e sa intendere la parola altrui può vivere appieno la propria
dignità di persona, uomo, cittadino, lavoratore. L’uguaglianza effettiva presuppone la
«sovranità» della parola, che non coinvolge solo le competenze della lingua scritta,
ma anche una delle aspettative fondamentali del bambino: ascoltare ed essere
ascoltato per difendere i propri e gli altrui diritti.
S La scuola dell’infanzia — si sostiene nel testo delle Indicazioni 2007 — sollecita
pratiche linguistiche che mettono «i bambini in condizione di scambiare punti di
vista, esprimere i propri pensieri, negoziare e condividere con gli altri le propri
opinioni». Sul piano educativo, la funzione «uguagliatrice» della lingua comporta
l’esigenza di iscrivere le esperienze che i bambini fanno in un contesto che permetta
loro un confronto attivo con le persone e le cose.
19. ASCOLTARE
S Gioca un ruolo determinante il rapporto con i genitori, a
cominciare dal dialogo interiore che egli sviluppa nel grembo
materno.
S Nei primi anni di vita la parola è fatta soprattutto di ascolto,
imitazione, riflessione. L’ascolto costituisce una capacità attiva
fondata sia su strategie percettive che cognitive. L’attribuzione del
carattere costruttivo all’ascolto comporta il riconoscimento che il
bambino fin da piccolo assuma un atteggiamento in parte passivo
(imitazione) ma in larga misura interpretativo dei messaggi
(comprensione). L’ascolto attivo si realizza con il concorso di due
fattori: la possibilità di interazione sociale e la maturazione
fisiologica del soggetto.
20. PARLARE
S lo sviluppo degli aspetti relativi alla fonazione dipende dall’
ascolto di suoni pronunciati da altri ma anche dallo sviluppo
dell’apparato fona- torio stesso.
S Ci sono suoni, infatti, che prima di una certa età il bambino non
riesce ad articolare perché, pur sentendoli pronunciare, non
può riprodurli per mancanza della struttura fonativa adeguata.
S Ascoltare e parlare sono funzioni linguistiche indipendenti,
anche se la comunicazione tra due o più persone presuppone
una reciprocità fra le due dimensioni.
21. EDUCAZIONE
“COMUNIVATIVA”
È importante che all’interno della sezione si instauri un clima favorevole allo scambio linguistico tra i bambini ed è altresì
importante che i docenti sappiano sollecitare il dialogo, la conversazione, l’ascolto di narrazioni e di storie.
Educare al parlare, in particolare, significa, nella scuola dell’infanzia, promuovere un ricco repertorio di funzioni entro cui la
comunicazione orale si snoda.
Accanto alla funzione strumentale (parlare per ottenere qualcosa), è compito dei docenti attivare altre funzioni linguistiche:
S Personale, per promuovere consapevolezza della propria identità, e il desiderio di esprimere sentimenti ed emozioni;
S Euristica, per risolvere problemi e per esplorare la realtà;
S Immaginativa, per inventare storie fantastiche e trasfigurare il mondo;
S Rappresentativa, per comunicare «sulle» cose e rappresentare la realtà.
Per promuovere queste diverse funzioni, occorre favorire un graduale processo di decontestualizzazione: la parola comincerà
ad assumere una funzione di decentramento linguistico e tale progressiva decontestualizzazione del parlato si inserirà in un
continuum che procede verso lo scritto.
22. PARLATO e
SCRITTO
S Parlato e scritto sono dimensioni distinte, ma
strettamente correlate.
S Nella scuola dell’infanzia lo snodo tra la lingua orale e la
lingua scritta va attentamente valorizzato, soprattutto per
il fatto che verso i tre-quattro anni il bambino parla con
esigenze funzionali allo scritto, formulando ipotesi,
congetture, teorie, e sperimenta le prime forme di
comunicazione attraverso la scrittura.
23. Bibbliografia
S Anello F., Didattica e promozione dell’espressione orale.
Quando i bambini prendono la parola, Palermo, Palombi, 2001
S Campioni L. (a cura di), Psicologia dello sviluppo del
linguaggio, Bologna, Il Mulino, 2001
S Pontecorvo C. _ A. Fasulo, Come si dice? Linguaggio e
apprendimento in famiglia e a scuola, Carocci, 1999
S Ricci Bitti P – Zani B., La comunicazione come processo
sociale, Bologna, Il Mulino, 2000
S Siri G., Genesi del sé e psicologia evolutiva. Personalità ed
educazione prescolare, Brescia, La Scuola, 2000
S G. Tassinari, Il linguaggio (pag.673-683), in F. Conti (a cura di),
Fisiologia medica (volume 2), Milano, Edi-ermes, 2005