1. ENEIDE
Fu l’imperatore Augusto a volere che Virgilio componesse un poema epico per esaltare la potenza di Roma.
Dopo che Roma ebbe conquistato la Grecia nel 133 a.C., la poesia latina fu influenzata dalla cultura greca.
L’AUTORE DELL’ENEIDE
Publio Virgilio Marone era nato ad Andes, vicino a Mantova, nel 70 a.C., da una famiglia di piccoli
proprietari terrieri. Aveva già composto due poemi, le Bucoliche e le Georgiche, quando Augusto e il suo
consigliere Mecenate lo scelsero per comporre un grande poema epico che narrasse le mitiche origini di
Roma. Al poema l’Eneide, Virgilio lavorò fino alla morte nel 19 a.C. Era soddisfatto delle parti drammatiche
come la caduta di Troia, l’amore infelice della regina Didone per Enea e la discesa dell’eroe nel mondo dei
morti dove incontra l’anima del padre Anchise. Invece, non era soddisfatto dei canti sulle guerre che Enea
deve combattere in Italia e quindi, in punto di morte, chiese di distruggere il poema, che per fortuna non fu
fatto.
L’ANTEFATTO
L’Eneide narra la storia di Enea, figlio di Anchise e della dea Venere, dopo la distruzione della sua città
Troia. L’antefatto è quindi la stessa guerra di Troia dell’Iliade e dell’Odissea. Anche Enea come Ulisse è
perseguitato dal destino. Sopravvive alla guerra e per sette anni viaggia per mare con il padre, il figlio Julo-
Ascanio e alcuni compagni, alla ricerca di una terra dove fondare una nuova città, come il Fato ha deciso.
LA VICENDA
Enea giunge a Cartagine dopo sette anni di viaggi e viene accolto dalla regina Didone.
Enea narra il suo viaggio a Didone durante un banchetto: la caduta di Troia, la morte di Priamo e sua moglie
Creusa. Aveva chiesto consiglio all’oracolo di Apollo a Delo . Era stato a Creta dove c’era una pestilenza e in
Epiro dove un figlio del re troiano Priamo, Eleno, aveva sposato Andromaca, la vedova di suo fratello Ettore.
Poi sull’isola di Trinacria (Sicilia) aveva incontrato i ciclopi e qui era morto suo padre Anchise. Didone si
innamora di Enea e quando Giove lo fa ripartire, lei si uccide.
Enea parte per l’Italia: in Sicilia celebra con giochi atletici la morte del padre Anchise. Parte poi per Cuma
per chiedere consiglio alla Sibilla. Perde il compagno Palinuro durante il viaggio. A Cuma, la Sibilla lo porta
nel regno dei morti dove incontra l’anima di Didone e di suo padre, il quale gli predice la fondazione di
Roma.
Enea giunge nel Lazio: giunto alle foci del Tevere, Enea riconosce la terra descritta dagli oracoli. Il re del
posto, Latino è ben disposto verso di lui, ma Giunone, nemica dei Troiani, crea ostilità verso di lui della
regina e del re dei Rutuli (Turno, promesso sposo della figlia del re Latino, Lavinia). Iniziano gli scontri per
una cerva uccisa da Ascanio, figlio di Enea. Enea si fa alleato Evandro e suo figlio Pallante, dei greci che
hanno un piccolo regno sul Tevere, dove poi sarà fondata Roma. Sua madre Venere fa preparare le armi.
La guerra fra i Troiani e i Latini: la guerra scoppia, il re Turno attacca le navi troiane che si trasformano in
ninfe e poi attacca il loro accampamento. Euralio e Niso cercano di avvisare Enea, ma vengono uccisi. Nel
libro X,XI e XII si parla delle battaglie tra i Latini e i Troiani. Enea uccide Turno e i Troiani conquistano la citta
del re Latino. Enea sposa Lavinia e fonda la città che chiama Lavinio. Suo figlio fonderà poi la città di Alba
Longa.