I webinar di 4Science
Abstract
Come Alberto Salarelli scrive nel suo recente contributo in Bibliotecae.it, la storia delle biblioteche digitali è una “storia complessa”. Sono “uno strumento che ha visto mutare il proprio pubblico di riferimento, prima identificabile sostanzialmente con la platea dei professionisti della ricerca per poi aprirsi progressivamente verso le istanze di un’utenza meno specialistica ma, non di rado, particolarmente ansiosa di usufruire degli immensi patrimoni custoditi negli istituti della memoria collettiva, finalmente accessibili dal proprio computer”. Questo mutamento ci deve far riflettere sulle scelte dei contenuti, sugli obiettivi e su nuove modalità (e approcci) di valorizzazione.
Dai repository alle altmetrics. Un nuovo rischio di disintermediazione per l...libriedocumenti
(Presentazione al Convegno "Le biblioteche e la valutazione della ricerca", a cura di M.T. Biagetti. Roma, 23-03-2018)
<http://www.dolinfige.uniroma1.it/sites/default/files/allegati_news/eventi/Le%20biblioteche%20e%20la%20valutazione%20della%20ricerca.pdf>
Dai repository alle altmetrics. Un nuovo rischio di disintermediazione per l...libriedocumenti
(Presentazione al Convegno "Le biblioteche e la valutazione della ricerca", a cura di M.T. Biagetti. Roma, 23-03-2018)
<http://www.dolinfige.uniroma1.it/sites/default/files/allegati_news/eventi/Le%20biblioteche%20e%20la%20valutazione%20della%20ricerca.pdf>
Convegno "Sfide e alleanze tra Biblioteche e Wikipedia"
28 novembre 2014
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Anna Lucarelli
"Nuove scommesse della BNCF: Wikipediani in residence, Wikisource ed altro ancora"
Libri, biblioteche e scuole digitali. Seminario di Digital Humanities 2015CELI
Seminario sulle Digital Humanities nel Laboratorio: Nuove tendenze dell'ICT, del CdLM in Comunicazione, ICT e Media
Università di Torino a.a. 2014/2015
Ricerca semantica: annotazioni manuali e automatiche per l'Archivio storico...CELI
Andrea Bolioli 27 ottobre 2014, Bolzano – Bozen Convegno: I giornali storici nell'era digitale. Dal file immagine al full text. Un incontro tra esperti.
Historische Zeitungen im digitalen Zeitalter. Von der Bilddatei zum Volltext. Ein Expertenaustausch
Diritto d'autore e riforma del copyright / Antonella De Robbiolibriedocumenti
Conferenza tenuta presso la ex SSAB da Antonella De Robbio (Università di Padova) il 13-05-2014 nell'ambito dell'VIII Ciclo "Biblioteche, libri, documenti : dall'informazione alla conoscenza" Prof.ssa M.T. Biagetti
Linked Open Data, Beni Culturali e integrazione uno sguardo sul futuroHyperborea
Evento "Quale integrazione fra musei, archivi e biblioteche" - Firenze, 9 dicembre 2013.
La presentazione di Francesca di Donato: "Linked Open Data, Beni Culturali e integrazione uno sguardo sul futuro"
Open access : verso un nuovo modello di disseminazione della conoscenza e di ...libriedocumenti
Conferenza tenuta presso la ex SSAB da Maria Cassella il 07-05-2015 nell'ambito del 9. ciclo "Biblioteche libri documenti: dall'informazione alla conoscenza", a.a. 2014-2015, Prof.ssa M.T. Biagetti
Slide dell'intervento realizzato da Cristina Cocever (AIB FVG), nell'ambito del convegno "Patrimoni culturali, sistemi informativi e open data: accesso libero ai beni comuni?" (Trieste, 28-29 gennaio 2016), promosso da IPAC - Istituto regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia.
Francesca Ricci, Linked open data e ontologie per i beni culturali: le inizia...Patrimonio culturale FVG
Slide dell'intervento realizzato da Francesca Ricci, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, nell'ambito del convegno "Patrimoni culturali, sistemi informativi e open data: accesso libero ai beni comuni?" (Trieste, 28-29 gennaio 2016), promosso da IPAC - Istituto regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia.
Convegno "Sfide e alleanze tra Biblioteche e Wikipedia"
28 novembre 2014
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Anna Lucarelli
"Nuove scommesse della BNCF: Wikipediani in residence, Wikisource ed altro ancora"
Libri, biblioteche e scuole digitali. Seminario di Digital Humanities 2015CELI
Seminario sulle Digital Humanities nel Laboratorio: Nuove tendenze dell'ICT, del CdLM in Comunicazione, ICT e Media
Università di Torino a.a. 2014/2015
Ricerca semantica: annotazioni manuali e automatiche per l'Archivio storico...CELI
Andrea Bolioli 27 ottobre 2014, Bolzano – Bozen Convegno: I giornali storici nell'era digitale. Dal file immagine al full text. Un incontro tra esperti.
Historische Zeitungen im digitalen Zeitalter. Von der Bilddatei zum Volltext. Ein Expertenaustausch
Diritto d'autore e riforma del copyright / Antonella De Robbiolibriedocumenti
Conferenza tenuta presso la ex SSAB da Antonella De Robbio (Università di Padova) il 13-05-2014 nell'ambito dell'VIII Ciclo "Biblioteche, libri, documenti : dall'informazione alla conoscenza" Prof.ssa M.T. Biagetti
Linked Open Data, Beni Culturali e integrazione uno sguardo sul futuroHyperborea
Evento "Quale integrazione fra musei, archivi e biblioteche" - Firenze, 9 dicembre 2013.
La presentazione di Francesca di Donato: "Linked Open Data, Beni Culturali e integrazione uno sguardo sul futuro"
Open access : verso un nuovo modello di disseminazione della conoscenza e di ...libriedocumenti
Conferenza tenuta presso la ex SSAB da Maria Cassella il 07-05-2015 nell'ambito del 9. ciclo "Biblioteche libri documenti: dall'informazione alla conoscenza", a.a. 2014-2015, Prof.ssa M.T. Biagetti
Slide dell'intervento realizzato da Cristina Cocever (AIB FVG), nell'ambito del convegno "Patrimoni culturali, sistemi informativi e open data: accesso libero ai beni comuni?" (Trieste, 28-29 gennaio 2016), promosso da IPAC - Istituto regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia.
Francesca Ricci, Linked open data e ontologie per i beni culturali: le inizia...Patrimonio culturale FVG
Slide dell'intervento realizzato da Francesca Ricci, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, nell'ambito del convegno "Patrimoni culturali, sistemi informativi e open data: accesso libero ai beni comuni?" (Trieste, 28-29 gennaio 2016), promosso da IPAC - Istituto regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia.
Ritorno alla realtà: biblioteche digitali e spazi di coworking nell'epoca del...Tommaso Paiano
L'intervento illustra alcuni aspetti della sharing economy che si fonda principalmente su tre fattori chiave: condivisione di beni e competenze, relazioni orizzontali tra individui e organizzazioni, nuove piattaforme e tecnologie informatiche. Dalla combinazione di questi elementi è nato anche il coworking, un nuovo stile lavorativo che coinvolge a livello mondiale un'ampia gamma di professionisti della conoscenza che mettono in comune luoghi fisici e digitali, attivando potenti processi innovativi e creativi, capaci di generare ricchezza e benessere.
Che si tratti di condividere spazi, tempo, informazioni, documenti, servizi, la sharing economy sta aprendo nuove opportunità di evoluzione anche per i bibliotecari che, se da una parte, tramite spazi di coworking pubblico allestiti in biblioteca, possono fornire una rete fisica affidabile, di sostegno, aperta ad architetti, designer, consulenti di marketing, traduttori, programmatori informatici, ingegneri, piccoli artigiani locali ecc, dall'altra, attraverso adeguati servizi di mobile reference e di digital library (che garantiscano ai coworkers l'accesso ai dati e ai contenuti allo stesso modo in cui lo fanno, per esempio, gli utenti delle biblioteche accademiche o pubbliche), possono rendersi utili anche negli spazi privati, fuori dalla mura tra le quali hanno sempre operato.
Relazione presentata il 21 aprile 2015 a un pubblico di non bibliotecari*, per illustrare il ruolo delle biblioteche nell'ambito della sostenibilità e dello 'smart living' _ An overview about libraries, librarians, knowledge, communities, sustainibility, smart living
Google Books: per le biblioteche sarà la fine o un nuovo inizio?Università di Padova
Presentazione al Convegno Annuale delle Stelline 2011
L’Italia delle biblioteche: scommettendo sul futuro nel 150 anniversario dell’unità nazionale, Milano (Italy), 3-4 March 2011
Il lavoro vuole fornire un'analisi dei principali progetti di digitalizzazione, la loro tipologia e l’impatto che hanno avuto in termini di dimensione culturale, a livello locale, nazionale, europeo o internazionale, le spinte che hanno determinato le linee di sviluppo ad oggi presenti nel mercato, le forme del coinvolgimento delle biblioteche nel contesto di tali iniziative, tra ieri, oggi e domani.
Biblioteche: accesso alla conoscenza tra dimensione locale e globaleAnna Galluzzi
A partire dal tradizionale ruolo svolto dalle biblioteche nei processi di accesso alla conoscenza, l'articolo si interroga su come cambia tale posizionamento nell'ecosistema informativo determinato dall'avvento del digitale. L'obiettivo è quello di valutare le possibili strategie per ricondurre a unità il piano di azione locale e quello globale, avendo chiari i diversi livelli a cui può essere declinata la mission delle biblioteche (da quello socio-culturale a quello tipologico, infine a quello istituzionale) e le relazioni tra governance e azioni intraprese. In particolare si propongono percorsi di sviluppo, a livello territoriale e di rete, in quattro aree: semplicità, visibilità, partecipazione e inclusività. Dopo una breve ricognizione degli ostacoli interni ed esterni al raggiungimento di tali obiettivi, l'articolo propone alcune raccomandazioni utili per i bibliotecari.
From Digital Records to Digital Cultural Landscapes. Beyond Digital Library b...4Science
In a Digital Library environment, we can define Digital cultural landscapes as “virtual ecosystems” in which digital cultural heritage subsets are related with entities such as people, places, events, fonds, etc., according to different visions and interpretations, in a pluralism generating new knowledge and opening up new perspectives. These virtual ecosystems today can be easily structured by cultural institutions, using a popular application such as DSpace, the world's most widely used open source Digital Asset Management System.
Extending the DSpace data model and enriching the platform with new features allows, indeed, to go beyond the traditional boundaries of the Digital libraries, structuring a complex system of relationships between entities, to be explored through networks, structured paths and viewers, building new narratives thanks to interdisciplinarity and the coexistence of different domains (Galleries, Libraries, Archives, Museums and even more).
Digital Libraries represent today, at least in the Humanities, the main tools not only for recomposing cultural information, but also for producing new knowledge, provided, however, that they are not mere lists of items grouped into collections, but become tools allowing the definition of relationships on different scales and according to different variability dimensions, in order to reconstruct real digital cultural landscapes within which, for example, a document can be explored and analyzed in relation to other documents and to all the information helping to define its context, or rather its different contexts (historical, geographical, cultural, etc.).
Moreover, since Digital Library requirements are getting complex and complex, to fulfil the needs of the cultural heritage domain, we enhanced our solutions based on DSpace, developing a IIIF ecosystem built on top of three add-ons, the IIIF Image Viewer Mirador, the Document Viewer (for visualizing PDF files within
Mirador) and the OCR module (for extracting text from images and indexing it).
Nowadays a Digital Library should be able to tell its content in different ways to different audiences. Therefore, we will illustrate what we implemented in DSpace, in order to enhance the storytelling and communication capabilities of the Digital Library.
“Adoption DSpace 7 and 8 Challenges and Solutions from Real Migration Experie...4Science
In this insightful presentation we will provide a profound analysis of the complexities institutions face during the migration process. With a focus on real-world examples, the presentation will explore challenges encountered when transitioning from older DSpace versions and diverse platforms such as EPrints and Invenio. The session will also offer a sneak peek into DSpace 8, anticipated to reshape the landscape of digital repositories.
IIIF and DSpace 7 - IIIF Conference 2023.pdf4Science
In the last years IIIF became the “de facto” standard for presenting, navigating and delivering digital images on the web all over the world. It defines several APIs for providing a standard method for describing, analysing and sharing images over the web, as well as "presentation-based metadata" about structured sequences of images. However, images and, in particular, cultural heritage images, to be fully analysed, interpreted and enjoyed should be inserted in a “virtual ecosystem” in which they can be related with entities such as people, places, events, fonds, etc., according to different visions and interpretations.
Therefore, since 2017, we have been working at integrating IIIF in a Digital Library environment based on DSpace, the most used Open source Digital Asset Management System, developing a dedicated addon (starting from version 5), easily integrated with a set of external Image Servers, such as Cantaloupe or Digilib, and at extending DSpace data model as well, to structure contextual relationships among cultural heritage entities at different levels.
After DSpace 7 release, we worked with the community at integrating IIIF support in the official DSpace codebase. Now the DSpace REST API implements the IIIF Presentation API version 2.1.1, the IIIF Image API version 2.1.1, and the IIIF Search API version 1.0 (experimental). Any IIIF compliant image server can be integrated. The DSpace Angular frontend uses the Mirador 3.0 viewer.
However, Digital Library requirements are getting complex and complex. Therefore, to fulfil the needs of the cultural heritage domain, we enhanced our solutions based on DSpace 7, developing two further add-ons to integrate and enrich the “IIIF experience” within DSpace: the Document Viewer (for visualizing PDF files within Mirador) and the OCR module (for extracting text from images and indexing it).
Integrating IIIF and DSpace 7 and enriching the platform with new features, it has been possible to go beyond the traditional boundaries of the Digital libraries, structuring a complex system of relationships, building new narratives thanks to interdisciplinarity and the coexistence of different domains.
The proposed 2 hours workshop, addressed to librarians, archivists, historians, archaeologists, researchers and to all those who want to build their own digital library with DSpace 7 and IIIF, will introduce the attendees to the IIIF integration in DSpace both from the backend and from the frontend side.
We will analyze and share our approach and standard workflows for managing cultural heritage documents in DSpace using IIIF, starting with images submission and describing the operations required to make images available to the Mirador Image Viewer, the ones for extracting the text via OCR and for visualizing PDFs through the Image Viewer. Moreover, we will show how to relate items to each other, in order to build a complex system of relationships between entities, to be explored through network graphs.
Bollini, Andrea, Ballarini, Emanuele, Buso, Irene, Boychuk, Mykhaylo, Cortese, Claudio, Digilio, Giuseppe, Fazio, Riccardo, Fiorenza, Damiano, Giamminonni, Luca, Lombardi, Corrado, Maffei, Stefano, Negretti, Davide, Orlandi, Sara, Pascarelli, Luigi Andrea, Perelli, Matteo, Scancarello, Immacolata, Scognamiglio, Francesco Pio, & Mornati, Susanna. (2022, June 8). DSpace-CRIS, anticipating innovation. Open Repositories 2022 (OR2022), Denver, Colorado. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.6733234
DSpace-CRIS is the first open source CRIS/RIMS platform in the world. In 2022 the project will reach is 10th anniversary since the first open-source release of the version 1.8.2 alfa took place in November 2012.
Technically it is a fork of the DSpace platform, but the two communities have always walked together with the aim of bringing all the general purposes features of DSpace-CRIS to the main community. With version 7 and, especially, with the introduction of configurable entities in DSpace, the gap between these two "cousin" projects has been drastically reduced. However, thanks to the DSpace-CRIS community's increased experience in dealing with very complex use cases that have only recently found their way into “simple” DSpace, there are still many areas where DSpace-CRIS provides more advanced and still unique functionalities.
The presentation will summarize unique features and characteristics of DSpace-CRIS over DSpace in 7 minutes.
Bollini, Andrea, Lombardi, Corrado, Digilio, Giuseppe, Giamminonni, Luca, & Mornati, Susanna. (2022, June 7). DSpace 7 ORCID Integration. Open Repositories 2022 (OR2022), Denver, Colorado. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.6733036
The relevance and benefits of the ORCID persistent identifiers in the research ecosystem are increasingly evident. Nowadays users expect a good integration between the repository platform and ORCID with a bidirectional exchange of information. Unfortunately, up to now DSpace was lacking in this regard except for a very minor and limited integration allowing the submitter to query the ORCID public registry during the deposit. On the other hand, the cousin project DSpace-CRIS has featured a full integration [3] since 2014 at the time of the ORCID v1.2 API and based on a version 4 of DSpace.
Since the release of DSpace 7, the DSpace governance has been encouraging a progressive merge of these projects, backporting from DSpace-CRIS the most user-demanded features.
As a result, the DSpace 7.3 release plan includes the porting of the core ORCID integration [2], enabling DSpace users to finally connect their local DSpace profiles with ORCID, showing an authenticated ORCID badge where appropriate and pushing DSpace records to their ORCID profiles.
The presentation will show in detail the functionalities now available, the requirements to enable them in terms of ORCID membership and DSpace configuration, and the plans to bring more ORCID-related features to DSpace.
Bollini, Andrea, Cortese, Claudio, & Spalti, Michael. (2022, June 8). Bringing IIIF to the DSpace community. Open Repositories 2022 (OR2022), Denver, Colorado. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.6733046
Starting with version 7.1, DSpace, provides basic support for IIIF out of box. This result was achieved thanks to the joint work of Willamette University and 4Science.
Now the DSpace 7 IIIF support allows institutions to upload images in DSpace, getting automatically a IIIF manifest for the item, based on item and bitstream (images) level metadata; in this way the TOC can be easily managed. Ideally, any IIIF compliant image server can be used, although instructions and full configuration examples are provided for Cantaloupe. Experimental support for the IIIF Search API is also available and it is expected to be refined in future releases.
Implementing IIIF is a fundamental achievement in DSpace history, since it is going to promote its use in contexts such those related to digital cultural heritage management, who were hitherto reluctant to use this Digital Asset Management System, not least because of the lack of tools for digital images management, navigation and sharing.
The presentation will introduce the available features, the architecture, the tools and strategies that can help institutions to deal with large collections using bulk imports.
Implementing the Notify protocol and standard practices in DSpace4Science
Bollini, Andrea, Lombardi, Corrado, Maffei, Stefano, Welling, William, & Carvalho, José. (2022, June 8). Implementing the Notify protocol and standard practices in DSpace. Open Repositories 2022 (OR2022), Denver, Colorado. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.6671781
We will present the Notify implementation that is currently proposed for the official adoption in DSpace.
A technical introduction about the COAR Notify project [1] will be provided, showing how the use of the Linked Data Notification protocol [2], standard messages and patterns allow to integrate the repository with relevant services in a distributed, resilient and web-native architecture.
The implementation has been made available as a patch for DSpace 5 and 6 in February 2022 and it is proposed for official inclusion in DSpace 7 [4, 5, 6]. This first implementation is based on the definition of a Minimum Viable Product reviewed with the COAR Notify Working Group, funded by U. Minho and developed by 4Science focused on the open peer-review scenarios. The Harvard University is currently updating their digital services and has adopted the Notify protocol to better integrate their DSpace Institution Repository with their Dataverse Data Repository.
The Open Peer-review and IR – Data Repository integration scenarios will be demonstrated.
Bollini, Andrea, Buso, Irene, Mornati, Susanna, Digilio, Giuseppe, Giamminonni, Luca, & Pavlidou, Androniki. (2022). The EOSC DIH "ELD Advance" project. Open Repositories 2022 (OR2022), Denver, Colorado. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.6733599
The poster will provide an overview of the ELD ADVANCE project supported by the European Open Science Cloud Digital Innovation HUB (EOSC DIH).
In spring 2021, as part of the OpenAIRE ELD project 4Science released two new services: the Data Correction (based on the OpenAIRE Notification Broker), to enrich repository data by exploiting the vast amount of information made available by OpenAIRE, and the Publication Claim (based on the OpenAIRE Graph), to ensure that the repository stays up to date by automatically discovering new content produced by the institution’s researchers in the OpenAIRE Graph, thus reducing the manual input from researchers.
This new project aims to achieve full impact extending these services to plain DSpace repositories making them available out-of-box in the latest releases of DSpace as it was already done in DSpace-CRIS.
Moreover, additional technical improvements will be introduced to streamline the adoption and set the basis for future extensions of the services.
DSpace implementation of the COAR Notify Project - status update4Science
This presentation was given to the COAR Notify WG on the 26th Jan 2022 to provide an update about the 4Science implementation in DSpace version 5 and version 6 of the identified MVP
The presentation is about the new version of DSpace-CRIS 7, the enhanced, free, open-source extensions of DSpace adopted by more than one hundred institutions around the world to better collect, manage and disseminate information on their research activities and outputs. DSpace-CRIS has always anticipated the cutting edge innovation and technologies later included in the DSpace mainstream, and version 7 includes functionalities not available in DSpace 7.
How to enhance your DSpace repository: use cases for DSpace-CRIS, DSpace-RDM,...4Science
Presented by Susanna Mornati at the 2019 DSpace North American User Group Meeting September 23 & 24, 2019 at the University of Minnesota in Minneapolis.
Abstract: DSpace-CRIS is a free open-source platform based on DSpace for Research Data and Information Management, adopted by a wide international community of universities and research centers: DSpace-CRIS Home. It complies with recommendations, open standards and technologies such as the OAI-PMH, SignPosting, and ResourceSync (recommended by the COAR Next Generation Repositories WG), it features complete ORCID integration, compliance with the CERIF model, the IIIF framework, and with the OpenAIRE Guidelines for Literature Repositories, Data Archives, CRIS Managers, to improve findability, accessibility, interoperability, and reuse of digital assets for research and cultural heritage. DSpace-CRIS collects and disseminates information about researchers' profiles, organizations, publications, patents, grants, awards, and all entities that populate the research domain and their relationships, besides storing and exposing full-text publications, datasets, and other relevant digital objects, providing persistent identifiers and long-term preservation capabilities. DSpace-RDM exposes datasets to visual exploration and M2M streaming for analysis thanks to the integration with CKAN. DSpace-GLAM enhances the fruition of the cultural heritage through the (crowd-funded) IIIF image viewer, providing remote fruition of cultural heritage and offering a great user experience. These flavors of DSpace allow to expose and share open data, open information, and open digital objects in a collaborative, interoperable, and sustainable way. The use cases of a variety of institutions in different countries and continents will be shared to show the use of this powerful technology.
DSpace-CRIS slides presented at ORCID's Better Together webinar on 19.09.2019, full slide deck with ORCID introduction at https://doi.org/10.23640/07243.9884033.v2.
Video Recording available at https://vimeo.com/361523018
This presentation as been used to start the pilot phase of the OpenAIRE Advance' funded implementation project in DSpace-CRIS.
DSpace-CRIS now provide support for the OpenAIRE guidelines for CRIS manager in addition to the previous already supported guidelines for Literature Repository and DataArchive
Enhancing Interoperability: The Implementation of OpenAIRE Guidelines and COA...4Science
ABSTRACT: The continuous work of the OpenAIRE community on guidelines for CRIS managers, literature repositories, and data archives, together with the publication of the “Behaviours and Technical Recommendations of the COAR Next Generation Repositories Working Group”, are raising important challenges for the CRIS and the repository communities, working together to make research information more an more interoperable, and, hopefully, open. The recommendations of the Open Science Policy Platform, published by the European Commission, identify FAIR (Findable-Accessible-Interoperable-Reusable) data among its priorities. In an interoperable world, all these indications lead toward a common direction, where implementers are encouraged to use open protocols, such as the OAI-PMH and ResourceSync, open standards such as CERIF, persistent identifiers such as DOIs and ORCiDs, to make this happen. The presentation will go through these challenges, illustrating how CRIS and repository managers should work together toward a successful information exchange, and exemplifying how a single free open platform, DSpace-CRIS, can implement both a CRIS and a repository and fulfill requirements for a FAIR environment for research information and research objects.
Or2019 DSpace 7 Enhanced submission & workflow4Science
The last two years have been very intense for the DSpace community. A great effort has been put into finalizing the development of a DSpace release, 7.0, which has many changes from previous releases, particularly with regard to UI technology.
As part of the activities related to the creation of DSpace 7, particularly innovative is the submission and workflow process that can be associated with the different collections.
The presentation will provide a deep dive into the new Enhanced Submission and Workflow features of DSpace 7, including how to configure, customize & use this feature (and differences with DSpace 6 and below)
Or2019 DSpace 7 Enhanced submission & workflow
Digital library: riflessioni su scelte e obiettivi. Visibilità delle collezioni, il digitale nativo, il processo di valorizzazione
1. 1
Digital library: riflessioni su scelte e
obiettivi. Visibilità delle collezioni, il digitale
nativo, il processo di valorizzazione
I webinar 4Science
Come Alberto Salarelli scrive nel suo recente contributo in Bibliotecae.it, la storia delle biblioteche digitali è
una “storia complessa”. Sono “uno strumento che ha visto mutare il proprio pubblico di riferimento, prima
identificabile sostanzialmente con la platea dei professionisti della ricerca per poi aprirsi progressivamente
verso le istanze di un’utenza meno specialistica ma, non di rado, particolarmente ansiosa di usufruire degli
immensi patrimoni custoditi negli istituti della memoria collettiva, finalmente accessibili dal proprio
computer”. Questo mutamento ci deve far riflettere sulle scelte dei contenuti, sugli obiettivi e su nuove
modalità (e approcci) di valorizzazione.
2. 2
Digital library: riflessioni su scelte e obiettivi. Visibilità delle collezioni, il
digitale nativo
(a cura di Emilia Groppo)
Annamaria Tammaro, in suo saggio del 20051
ci aiuta a ripercorrere tappe e significati del termine “digital
library”.
“La prima definizione di biblioteca digitale è nata nel 1993 e l’autrice è stata Christine Borgman2
che, in un
periodo in cui veniva usato solo il termine biblioteca elettronica per definire il concetto, usa invece
biblioteca digitale per definire la combinazione di:
• un servizio;
• una architettura di rete;
• un insieme di risorse informative, incluso banche dati testuali, dati numerici, immagini, documenti
sonori e video, eccetera;
• un insieme di strumenti per localizzare, recuperare e utilizzare l’informazione recuperata
Una seconda definizione è stata successivamente data nel 2000 da Arms 3
che focalizza la necessità della
organizzazione e della gestione sia delle collezioni digitali che dei servizi […]. Secondo Arms, la biblioteca
digitale è una collezione di informazioni organizzata insieme ai servizi correlati, dove l’informazione
considerata è in formato digitale e i servizi sono accessibili attraverso la rete”.
Una terza definizione del 1999 di Marchionini e Fox 4
, si focalizza sul servizio e modella la digital library come
un universo in quattro dimensioni:
1. gli utenti, che rappresentano la dimensione socioculturale
2. la tecnologia, che è il motore della biblioteca digitale
3. i servizi che sono essenziali in quanto riguardano la capacità di interagire con la digital library nella sua
accezione più ampia (reference digitale, …)
4. i contenuti che comprendono le diverse tipologie di documento, i formati, …
Alle diverse definizioni si affianca una vera e propria trasformazione che in questi anni ha caratterizzato la
digital library. Una trasformazione che ho seguito da vicino come docente e come Responsabile d’area in
azienda, vista l’esperienza maturata negli ultimi 20 anni. Abbiamo vissuto il passaggio dalla digital library
costituita da soli materiali digitali nativi all’ingresso della digitalizzazione delle collezioni e, in questa prima
fase, di quei materiali speciali o unici, posseduti dalle biblioteche. Fra gli esempi più ricorrenti: Bibbie
purpuree, icunabula o prime edizioni della Divina Commedia.
1
Anna Maria Tammaro, Che cos’è una biblioteca digitale? - Digitalia 2005
2
Christine Borgman. National electronic library report. In: Sourcebook on digital libraries: report for the national
science foundation, ed. Edward A. Fox. Blacksburg (VA): Computer Science Department, 1993, p. 126-147 e Christine
Borgman. What are digital libraries? Competing visions. «Information processing and management», 35 (1999), n. 3, p.
227-243
3
William Y. Arms. Digital libraries. Cambridge (Mass.): MIT Press, 2000.
4
Marchionini G., Fox E.A., 1999. Progress toward digital libraries: augmentation through integration. Journal of
Information Processing and Management, Tarrytown (NY): Pergamon Press, 35(3).
3. 3
In un secondo momento, su impulso di finanziamenti straordinari si sono costruite digital library di (grandi)
mappe e catasti (il progetto Imago ne è un esempio5
), seguite da grandi progetti di emeroteche digitali (spesso
realizzate a livello di grigio o bianco e nero).
L’obiettivo di queste digital library era quello di permettere ad un pubblico più vasto la fruizione di materiali
fragili (carta cellulosa, carta rivista, ecc) senza rovinare l’originale. Erano le biblioteche digitali delle collezioni
“noli me tangere”, per lo più consultabili in locale, la cui introduzione ha di fatto sostituito la fruizione per
microfilm.
Dal 2004-2005 ai giorni nostri si sono succeduti una serie di progetti, sempre su finanziamenti straordinari, di
digitalizzazione e messa on line di manoscritti medievali, pergamene degli archivi ecclesiastici, ancora mappe
o manoscritti musicali. Fino al 2007-2008 queste digital library nascevano senza nessuna attenzione nei
confronti del pubblico dei fruitori. Infatti, gli unici utenti erano le stesse istituzioni che avevano finanziato e
selezionato i materiali.
Il pubblico interessato al materiale era, quindi, costituito essenzialmente da accademici, storici che però, non
ancora avvezzi al mondo digitale, alla fine preferivano fruire della copia fisica originale. Infatti, le statistiche di
utilizzo e consultazione delle digital library fino al 2012 -2013 mostrano dati sconfortanti e un deciso
sottoutilizzo delle piattaforme, di fatto misconosciute.
Concordo, quindi, con Alberto Salarelli quando scrive, nel suo recente contributo in Bibliotecae.it6
, “la storia
delle biblioteche digitali è una “storia complessa””.
Oggi la situazione è in divenire (finalmente) e vede da una parte il tema della tecnologia farsi quanto mai
urgente e centrale, dall’altra c’è una nuova apertura verso pubblici profondamente diversi.
Questo si traduce, prima di tutto, nella necessità che la propria digital library poggi su solide basi
tecnologiche, finanziamenti ordinari e su contenuti studiati e selezionati sulla base anche delle aspettative
dei pubblici. Strutturate e gestite in maniera flessibile e dinamica.
Le prime digital library, le vetrine misconosciute dai motori di ricerca che contenevano materiali unici ma di
poco interesse frutto di finanziamenti straordinari, non hanno resistito all’obsolescenza tecnologica, alcune
sono andate disperse altre si trovano in una sorta di limbo: sono su hard disk o server fuori manutenzione, che
da un momento all’altro possono cessare la loro esistenza. Spesso anche per l’uscita dagli organici del
personale che le ha gestite fino ad oggi.
In questi anni di esperienza abbiamo capito quindi che è fondamentale strutturare la biblioteca digitale su
tecnologie sempre in evoluzione, legate a community internazionali, attive e vitali, solide ed interconnesse
tra loro, supportate dalle grandi istituzioni mondiali e seguite dai principali progetti internazionali.
Da questa consapevolezza deriva la scelta open source e la collaborazione attiva di 4Science con le grandi
community internazionali.
Una scelta che ha portato a realizzare la nostra digital library DSpace-GLAM con DSpace, una fra le più diffuse
piattaforme open al mondo e a impegnarci in prima persona nella definizione degli open standard e nella loro
diffusione.
5
Gabriele Lunati, Imago, BibliotecheOggi 2002
6 Salarelli Alberto, Bibliothecae.it, Vol 8, No 2 (2019)
4. 4
Un impegno a livello strategico, testimoniato dalla presenza dei nostri rappresentanti nel comitato direttivo
(Steering Committee) di DSpace e, a livello più operativo, dai due membri nel DSpace Committers.
Quest’ultimo è l’organismo che ha il controllo autonomo sul codice e costituisce il team di supporto principale
per DSpace. È chiaro, quindi, il coinvolgimento attivo di 4Science nelle scelte e nello sviluppo della piattaforma.
A questo si aggiunge la partecipazione diretta alla realizzazione di parti importanti della nuova release, la rel.7
di DSpace.
Questo approccio, secondo noi, salvaguarda le istituzioni dall’ obsolescenza tecnologica, le libera dai vincoli
degli ambienti proprietari e dalle realizzazioni che vengono definite “locali”. Locali perché risultato
dell’impegno di una specifica realtà che non presentano i vantaggi del respiro internazionale delle community
anche in termini di sostenibilità.
A questi aspetti prevalentemente tecnologici, se ne affianca un altro, parimente importante. Riprendendo la
citazione di Alberto Salarelli7
, possiamo infatti confermare che le digital libraries sono
“uno strumento che ha visto mutare il proprio pubblico di riferimento, prima identificabile
sostanzialmente con la platea dei professionisti della ricerca per poi aprirsi progressivamente verso le
istanze di un’utenza meno specialistica ma, non di rado, particolarmente ansiosa di usufruire degli
immensi patrimoni custoditi negli istituti della memoria collettiva, finalmente accessibili dal proprio
computer”.
Questo mutamento ci deve far riflettere sulle scelte dei contenuti, sugli obiettivi e su nuove modalità (e
approcci) di valorizzazione.
Per analizzare lo sviluppo possibile di ciascuno di questi aspetti, occorre, a nostro parere, una riflessione
propedeutica.
Sia nel caso di recuperare una digital library obsoleta che nella realizzazione di un nuovo progetto digitale è
importante assicurarsi che l’istituzione comprenda che non si tratta di un impegno organizzativo, strutturale
ed economico temporaneo e straordinario come è accaduto troppo spesso in passato. Piuttosto, come tutte
le altre piattaforme tecnologiche (LMS, discovery tools, abbonamenti alle risorse elettroniche, ecc) anche la
digital library deve rientrare nell’ organizzazione ordinaria dell’istituzione.
Alle possibili obiezioni sugli impegni economici, 4Science risponde con la possibilità di attuare un approccio
graduale che può partire anche con risorse iniziali (umane ed economiche) circoscritte. L’importante, secondo
noi, è strutturare un impianto sicuro e duraturo nel tempo in grado di crescere anche con gradualità.
Dobbiamo infatti essere consapevoli che:
1) è difficile immaginare la digitalizzazione completa del patrimonio culturale da subito8
2) è opportuno privilegiare la digitalizzazione del materiale catalogato e per quello non catalogato
portare avanti insieme il processo.
A questi assunti, vale la pena aggiungere una ulteriore riflessione che apre anche nuove opportunità sulle quali
è utile una riflessione.
7
ibidem
8
Jacob Carlo, Dimensionamento e politiche di gestione di una biblioteca digitale, JLis, 2007
5. 5
DSpace nasce come repository istituzionale per rispondere ai bisogni specifici dei sistemi di archiviazione
digitale, focalizzati sul deposito a lungo termine, l'accesso e la preservazione dei contenuti digitali.
Quindi, una piattaforma come DSpace-GLAM mutua le caratteristiche di una digital library con quelle di un
repository istituzionale che può contenere patrimoni digitalizzati e documenti digitali nativi. In questo
modo, oltre ad una più ricca disponibilità di contenuti si evita la dispersione e la perdita della memoria del
nostro tempo!
DSpace-GLAM ottimizza in questo modo impegno economico e organizzativo, crea una soluzione sostenibile
e duratura nel tempo ponendo le basi di una collaborazione fra diversi ambiti della stessa istituzione.
Costruire l’identità della collezione è quindi un passo certamente fondamentale e per farlo occorre creare le
condizioni di incontro fra materiali disponibili e strumenti deputati a favorire la loro fruizione. Dobbiamo
rilevare che, purtroppo, in molti casi l’istituzione si trova anche a dover fare i conti con patrimoni digitali frutto
di scelte passate, spesso basate sui gusti ed interessi culturali di singoli conservatori o patrimoni digitali
risultato di digitalizzazione on demand.
Questo significa che è indispensabile un miglioramento dell’impianto complessivo puntando sulla capacità di
far coesistere collezioni diverse e su una migliore presentazione dei contenuti.
Agli strumenti di natura tecnologica occorre affiancare anche adeguate scelte strategiche. I primi sono messi
a disposizione da piattaforme come DSpace-GLAM, le scelte strategiche discendono dall’applicazione dei nuovi
approcci di marketing culturale che agiscono sul processo di valorizzazione.
Nel caso di DSpace-GLAM, il suo data model dinamico e le sue componenti consentono di
1) gestire raccolte, collezioni, fondi nel pieno rispetto degli standard di ambito (ICCU, ICCD, ICAR)
2) realizzare la convivenza di patrimoni diversi con un approccio GLAM-MAB
3) migliorare le modalità e possibilità di fruizione con la IIIF compliance, il framework della community
internazionale con cui 4Science collabora dal 2017. Grazie a IIIF sono a disposizione
a. modalità di navigazione coinvolgenti e, nello stesso tempo, particolarmente efficaci per la
ricerca e lo studio
b. l’accesso ad immagini ad altissima risoluzione, con funzioni di zoom, ricerca di contenuti
testuali (OCR), possibilità di fare annotazioni e condivisioni, restauro digitale attraverso il
photo-editing, ecc
6. 6
4) valorizzare le collezioni (ad esempio materiale di interesse locale, costruzione di identità
documentale/bibliotecaria)
5) riorganizzare virtualmente collezioni fisicamente frammentate, costruire percorsi, allestire mostre
6) integrare documenti di varia natura (ad esempio testo scritto e registrazione sonora o video)
7) completare virtualmente le collezioni attraverso l’interazione e il confronto con altre collezioni digitali
IIIF compliant anche remote (con funzionalità simili a quelle del progetto Mirador)
8) promuovere l’immagine della biblioteca (funzione di “vetrina” anche nei social)
9) supportare attività istituzionali o esterne (didattica, ricerca, convegni, mostre)
10) partecipare a progetti collettivi
11) costruire e gestire la struttura di entità e relazioni.
Quest’ultima, in particolare, rappresenta una risposta efficace alla varietà di dati multidisciplinari che
caratterizzano i patrimoni culturali e devono essere analizzati insieme a tutte le informazioni di contesto:
persone, luoghi, spazi, tempi, …
DSpace-GLAM aiuta, quindi a comporre il quadro di una consapevole progettazione complessiva di
allestimento ed esercizio nel tempo della collezione digitale e a rispondere alle finalità definite per il progetto
di digitalizzazione nel suo complesso, nel quadro della mission dell’istituzione e asupporto della realizzazione
della sua vision.
7. 7
Il processo di valorizzazione
(a cura di Anna Busa)
Mission e vision due concetti profondamente diversi ma strettamente legati, come due facce della stessa
medaglia. La mission è lo scopo dell’istituzione, il motivo della sua esistenza e della sua unicità che la rende
diversa da tutte le altre. La vision è la proiezione di uno scenario futuro. Oggi, nell’impresa privata, mentre la
mission rimane strettamente pragmatica, focalizzata sul presente, la vision si è orientata verso “ciò che
intendiamo fornire ai clienti in base ai loro desideri”.
“Questo ha portato a privilegiare messaggi pubblicitari che fanno leva sul motivo per cui devi
acquistare, sulla sensazione che provi a seguito dell’acquisto e non tanto sul prodotto. È il marketing
umanistico, che privilegia empatia, coinvolgimento, emozione, avendo ben chiaro che: “le decisioni dei
consumatori nascono dalle loro percezioni”
Nel mondo culturale e nelle biblioteche, certamente non parliamo di consumatori ma alcuni spunti
sono effettivamente presenti anche nelle caratteristiche dei nostri utenti che potremmo spingerci a
definire “consumatori di cultura”.9
Un importante cambio di prospettiva, che sposta l’attenzione dal prodotto /servizio al bisogno/desiderio trova
la sua descrizione nei nuovi scenari digitali che ci coinvolgono tutti e dal
“superamento della funzione di propagazione dei contenuti, tipica dei mass-media, e dal passaggio a
un ambiente che vede il ruolo attivo dell’utente. Diffusione e promozione si trovano, quindi, a dover
superare la fase descrittiva e di tipo broadcast per entrare in una più ampia dimensione di proposizione
attiva”10
.
È una trasformazione che permea in maniera liquida tutta la nostra società, senza distinzioni e trova
applicazioni e declinazioni nei diversi ambiti. Fra questi anche la cultura, le sue istituzioni e, più in generale,
tutte le organizzazioni culturali.
La conseguenza è la richiesta e la necessità di uscire dagli ambiti strettamente accademici e scientifici e aprirsi
ad una “conversazione” aperta.
“Come scrive Chiara Faggiolani11
che, rifacendosi a quanto scritto da Anna Galluzzi12
, c’è un elemento che
“le biblioteche non possono più fare a meno di considerare: conoscere le logiche
sottese alle azioni di consumo significa avere uno strumento in più per comprendere
anche le ragioni dell’uso e del non uso del servizio” […]
“il fatto di considerare la fruizione del servizio bibliotecario parte dell'area di consumo
della vita dell'individuo, non deve essere letta come l'ennesima forma di privazione
dello specifico della disciplina biblioteconomica, piuttosto come l'aggiornamento di
una prospettiva - quella gestionale - che nel corso degli ultimi anni è profondamente
9
Busa Anna, Come facilitare l’incontro con i pubblici della biblioteca, Editrice Bibliografica, 2020
10
Busa Anna, Come fare marketing digitale in biblioteca, Editrice Bibliografia, 2019
11
Faggiolani Chiara, La ricerca qualitativa per le biblioteche- Verso la biblioteconomia sociale - Editrice Bibliografica
2012
12
Galluzzi Anna, Biblioteche per la città, Nuove prospettive di un servizio pubblico, Carocci, 2009 p. 48
8. 8
cambiata e dalla quale anche la biblioteconomia (gestionale, appunto) ha tratto
importanti contributi.”13
Inoltre,
“accettare l'idea che la biblioteca sia anche una forma di aggregazione sociale
significa prendere atto di quanto la fisionomia della biblioteca stessa venga plasmata
dagli utenti, dai loro comportamenti e dal loro nuovo modo di aggregarsi”14
.
La conseguenza naturale di questa attenzione si traduce in scelte strategiche e azioni conseguenti
opportunamente collocate nei processi che sono alla base della promozione e valorizzazione dei servizi
non solo della biblioteca, ma anche del museo, dell’archivio, di tutte le istituzioni e organizzazioni
culturali, soprattutto per quanto riguarda gli ambiti digitali15
.
Le digital libraries rappresentano uno degli strumenti più interessanti e potenti perché possono portare alla
strategia di marketing culturale contenuti fino ad ora poco utilizzati e, in molti casi, di fortissimo impatto.
Questi contenuti devono inserirsi nella comunicazione di tutte le organizzazioni culturali (biblioteche, musei,
archivi, fondazioni pubbliche e private, …), non come presenze casuali, connotate da granularità e
frammentazione (come descritto in modo efficace da Gino Roncaglia nel suo L’età della frammentazione16
),
ma all’interno di un piano strategico di marketing culturale che deve comunicare l’Istituzione, i patrimoni, i
servizi.
Il piano strategico di marketing è un processo definito e strutturato in fasi precise, che parte dall’analisi degli
scenari (interno ed esterno) per posizionare l’istituzione nel suo territorio e nella relazione con gli stakeholders
e studiare quanto internamente è stato fatto per realizzare la sua missione e quanto si deve fare per raggiugere
gli obiettivi di vision. Per fare questo si raccolgono tutti i dati e le informazioni che abbiamo a disposizione
riguardanti brand, presenza in rete, strumenti già adottati, …
13
Idem, pag. 24
14
Idem, pag.24
15
Busa Anna, Come facilitare l’incontro con i pubblici della biblioteca, Editrice Bibliografica, 2020
16
Roncaglia Gino, L’età della frammentazione, Laterza, 2018
9. 9
Il ruolo del brand è certamente uno degli elementi più importanti da rilevare e da implementare. Come scrive
Kapferer:
“Un brand è un desiderio condiviso ed un’idea esclusiva rappresentati in un prodotto, servizio, luogo o
esperienza”.
Il design e l’uso di elementi visuali sono necessari, ma quello che rende unico il brand di una istituzione
culturale è l’espressione del suo valore, del suo ruolo sociale. La biblioteca, l’archivio, il museo, parafrasando
Kapferer, ogni istituzione culturale, è un’idea esclusiva e unica.
Riprendendo l’esame del processo di marketing, dopo il brand, proseguiamo con la scelta del modello di
strategia marketing più opportuna.
Una delle più interessanti è senza dubbio l’inbound che ha la caratteristica (e il pregio) di trasformare il
marketing dell’interruzione che cattura l’attenzione dell’utente interrompendo la sua attività (è, per
intenderci, quello delle pubblicità in televisione, delle telefonate a tutte le ore, dei banner che oscurano i siti,
…) in marketing del coinvolgimento.
“Nell’inbound marketing si creano, invece, le condizioni per le quali il nostro potenziale utente viene
attratto dalla proposta di servizi che troverà in rete nel corso delle sue ricerche. In questo caso, quindi,
è l’inbound che favorisce l’incontro con l’utente facendo in modo che sia lui stesso a cercare e trovare
la biblioteca e i suoi servizi.”17
Tutto questo è possibile attraverso il suo percorso in 4 fasi e anche grazie a strumenti e attività quali, ad
esempio, l’applicazione delle regole SEO18
per rendersi visibili e comprensibili da Google, l’introduzione dell’e-
mail marketing, la presenza sui social e, soprattutto, il cambiamento (radicale) del linguaggio. Un linguaggio
che deve trasformarsi e lasciare da parte l’istituzionalese per rendersi comprensibile.
Ma quello che riveste un ruolo centrale nel processo è l’individuazione del target di riferimento.
“Per target tradizionalmente si intende il gruppo di consumatori a cui si rivolge un prodotto o un’azione
commerciale di un’azienda, nel nostro caso, ad esempio gli utenti di servizi erogati dalla biblioteca.
Contiene, quindi, il concetto di destinazione. La definizione o meglio, l’individuazione del target di un
prodotto o servizio si basa principalmente sulla raccolta di dati quantitativi”19
,
di tipo sociodemografico, necessari per rispondere alla domanda: chi è il nostro target?
A questo tipo di informazioni si aggiungono indicazioni sui dati transazionali, quelli che in ambito privato si
riferiscono ai comportamenti d’acquisto.
17
Busa Anna, Come facilitare l’incontro con i pubblici della biblioteca, Editrice Bibliografica, 2020
18
Con il termine ottimizzazione per i motori di ricerca (in lingua inglese Search Engine Optimization, in acronimo SEO) si
intendono tutte quelle attività volte a migliorare la scansione, l'indicizzazione ed il posizionamento di un'informazione o
contenuto presente in un sito web o una pagina, da parte dei crawler dei motori di ricerca (quali ad esempio Google,
Yahoo!, Bing, Yandex, Baidu ecc).
19
ibidem
10. 10
Nel nostro caso, ad esempio, il comportamento d’acquisto può interessare la tipologia dei materiali
maggiormente richiesti in prestito o consultati (libri, ebook, video, audiolibri), i generi, gli autori, la
partecipazione ad iniziative (rilevazione del numero dei partecipanti) ecc.
I dati però non sono tutto, infatti abbiamo la necessità di aggiungere a cosa proporre anche il come proporlo.
Come sostiene David Meerman Scott (economista e scrittore statunitense, specializzato in marketing e
strategie di vendita) occorre cercare di comprendere le diverse “strutture di pensiero” e compiere la
trasformazione da target a personas.
“Il termine persona in inglese ha il significato di personaggio, anche nell’accezione di immagine
pubblica di un individuo. Le personas sono archetipi sviluppati per rappresentare le caratteristiche
principali dei nostri utenti. Ci aiutano a raffigurare comportamenti, bisogni, desideri, problemi,
caratteristiche. Attraverso il loro tramite possiamo visualizzarne i modelli, superando numeri e
statistiche che descrivono preferenze e comportamenti generici. Il fine è migliorare tipologia e
caratteristiche dei servizi rendendoli il più possibile in linea con le aspettative (bisogni espressi e
inespressi).
Le personas non sono, quindi, utenti reali, ma ci aiutano a descrivere esempi di persone reali. […].20
”
Meerman Scott afferma, e in questo c’è lo spunto vincente, che l’idea che sta alla base del concetto di personas
è quella di comprendere talmente bene il tuo target, le sue esigenze, i bisogni espressi e inespressi, da iniziare
praticamente a ragionare, a pensare come lui.
Solo se inizieremo questo processo di ripensamento potremo entrare in una relazione empatica con i nostri
pubblici-
E allora anche per la digital library disegniamo le personas, scopriamo cosa interessa loro, come
desidererebbero muoversi all’interno delle collezioni digitali. Tutto questo per iniziare a pensare “anche”
come loro e creare nuove occasioni di incontro.
Come fare? Usiamo un approccio fuori dagli schemi, out-of-the-box. Cambiamo prospettiva, guardiamo i nostri
patrimoni da altri punti di osservazione.
Entriamo nel mondo delle analisi qualitative, creiamo nuove opportunità di incontro con nuovi interlocutori.
Che ci raccontino cosa per loro è importante. La rete è, in questo, essenziale. Aprire aree di conversazione nei
social o in altri spazi digitali può aiutarci a capire e, quindi, a cambiare. Andiamo oltre i questionari di
gradimento.
Usiamo metodi come il Design Thinking che offre nuovi spunti e che ci ricorda che
“[…] l’innovazione è soprattutto uno stato d’animo. Vi ricordate come tutto sembrava nuovo
quando avete iniziato a lavorare in biblioteca e quanti sogni e speranze avevate? Riaccendete
queste speranze perché il design thinking sta tutto nell’approcciare i problemi e le sfide con
occhi nuovi. Ti senti ottimista e curioso? “21
20
ibidem
21
Model Program for Public Libraries: https://modelprogrammer.slks.dk
11. 11
Ottimo, allora possiamo incominciare a cambiare. Creiamo un gruppo di lavoro con colleghi e persone
“esterne” al nostro ambiente: docenti, utenti, cittadini con quali abbiamo occasione di incontrarci in varie
occasioni (presentazioni di libri, incontri con l’autore, mostre, …).
Usiamo strumenti come la mappa dell’empatia e il diagramma di affinità, ragioniamo in termini di audience
engagement e di audience development.
Ricordando che l’audience development comprende oltre al concetto di sviluppo anche quello di eterogeneità
dei pubblici della rete e l’audience engagement esprime la capacità di creare le condizioni di un coinvolgimento
sempre più empatico dei pubblici stessi.
Quest’attenzione al pubblico di riferimento e l’analisi periodica delle sue mutazioni nel tempo dovranno
guidarci non solo nella scelta delle risorse digitali da proporre ai pubblici ma anche nelle scelte strategiche
relative alle nuove collezioni e ai nuovi progetti digitali.
Usiamo piattaforme, come DSpace-GLAM, che ci offrono servizi di navigazione e modalità di fruizione che
creano spazi per inedite suggestioni e ci mettono nella condizione di offrire nuovi percorsi da esplorare e saperi
da condividere. Così da realizzare (e offrire) una digital library che esca dai vincoli degli approcci tradizionali.
Questo non porterà soltanto l’acquisizione di nuovi pubblici, di una maggiore visibilità verso l’esterno ma
aiuterà anche a dare quella giusta visibilità interna al lavoro di tanti professionisti della cultura e ai progetti
realizzati, troppo spesso non valorizzati e da rivalutare adeguatamente.
12. 12
www.4science.it - academy@4science.it
Chi siamo
4Science è stata fondata nel 2016 per supportare università, istituti di ricerca e culturali di tutto il mondo nella
gestione e realizzazione di progetti digitali. Garantiamo la piena conformità agli standard metodologici e
scientifici internazionali e supportiamo fortemente i protocolli open source, open standard e di
interoperabilità. Il team di esperti di 4Science ha acquisito decenni di competenza ed esperienza nel dominio
derivante da numerose collaborazioni con università e istituti di ricerca.
Emilia Groppo
Specializzata in Archeologia e Storia dell’arte, è docente a contratto di “Tecnologie per i beni culturali” presso
l’Università degli Studi di Milano. In 4Science è Team Leader del settore Digital Humanities. È stata project
manager nel settore Beni Culturali nei consorzi interuniversitari per l’ICT Cilea e Cineca, dove ha promosso e
guidato un’unità operativa che ha realizzato numerosi progetti, fra cui alcune delle più grandi Digital Library
in Italia, di cui è stata responsabile e coordinatrice per l’avvio e dell’implementazione. Nel corso della sua
ormai pluridecennale esperienza professionale è stata per molti anni responsabile del polo SBN di tutte le
università lombarde e responsabile dell’informatizzazione di molte biblioteche e archivi storici italiani tra cui
la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano. Altre informazioni su: https://www.linkedin.com/in/emilia-
groppo-7257313b
Anna Busa
È consulente di Marketing Digitale per 4Science. Formazione umanistica (liceo classico) e scientifica (una
laurea in fisica), si è formata come marketing specialist presso la Direzione Marketing Mondo dell’Olivetti a
Ivrea. Negli anni, con l’azienda in cui ha trascorso gran parte del percorso professionale successivo, ha
ricoperto il ruolo di responsabile marketing operativo per il mercato privato (settori edilizia, industria,
commercio, aziende di servizi). Successivamente, Marketing Manager della società e anche dell’area Cultura.
Oggi, conclusa l’esperienza aziendale, è senior consultant e si occupa, in particolare di strategie di digital
marketing per la promozione e valorizzazione delle istituzioni culturali. Relatore in convegni, docente ospite
presso il Dipartimento Beni Culturali del Campus di Ravenna dell’Università degli Studi di Bologna, svolge
attività di docenza per l’AIB Associazione Italiana Biblioteche e per altre organizzazioni del settore. È autrice
nel 2019 di “Come fare marketing digitale in biblioteca” e, nel 2020, di “Come facilitare l’incontro con i pubblici
della biblioteca” (Editrice Bibliografica). Profilo Linkedin: https://www.linkedin.com/in/anna-busa/
13. 13
Bibliografia
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Borgman Christine, National electronic library report. In: Sourcebook on digital libraries: report for the national
science foundation, ed. Edward A. Fox. Blacksburg (VA): Computer Science Department, 1993, p. 126-147
Borgman Christine, What are digital libraries? Competing visions. «Information processing and management»,
35 (1999), n. 3, p. 227-243
Busa Anna, Come facilitare l’incontro con i pubblici della biblioteca, Editrice Bibliografica, 2020
Busa Anna, Come fare marketing digitale in biblioteca, Editrice Bibliografia, 2019
Faggiolani Chiara, La ricerca qualitativa per le biblioteche- Verso la biblioteconomia sociale - Editrice
Bibliografica 2012
Galluzzi Anna, Biblioteche per la città, Nuove prospettive di un servizio pubblico, Carocci, 2009 p. 48
Jacob Carlo, Dimensionamento e politiche di gestione di una biblioteca digitale, JLis, 2007
Lunati Gabriele, Imago, BibliotecheOggi, 2002
Marchionini G., Fox E.A., 1999. Progress toward digital libraries: augmentation through integration. Journal of
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Roncaglia Gino, L’età della frammentazione, Laterza, 2018
Salarelli Alberto, Bibliothecae.it, Vol 8, No 2 (2019)
Tammaro Anna Maria, Che cos’è una biblioteca digitale? - Digitalia 2005