Focus sulla Malattia di Alzheimer nell'ottica d'approccio infermieristico.
Sommario.
Demenza Senile:
- Definizione
Letteratura Scientifica:
- Cenni storici
Epidemiologia:
- Diffusione ed incidenza
Patologia:
- Caratteristiche e modalità d'azione
- Fattori di rischio
Quadro clinico:
- Fasi della malattia
- Fase Iniziale
- Fase Intermedia
- Fase Terminale
- Schema di progressione patologica
Diagnosi:
- Anamnesi e segni oggettivi
- Strumentistica diagnostica
- Test valutativi ed istologici
Terapia:
- Trattamenti terapeutici
- Trattamento farmacologico
- Trattamento basato sui training
- Tipologie training
- Trattamenti integrativi
- Ruolo Caregiver
Prevenzione:
- Fattori modificabili
- Teoria della riserva cognitiva
Assistenza Infermieristica:
- Presa in carico del paziente
La gestione del malato di Alzheimer a domicilio: strumenti pratici per lo psi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di Alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
Obiettivi
Prima sessione (30 novembre):
- Fornire una definizione di invecchiamento fisiologico e di deterioramento cognitivo per imparare a riconoscerli
- Fornire una definizione di demenza e descrivere la malattia di Alzheimer nelle sue componenti morfologiche, fenomenologiche ed eziologiche
- Fornire una panoramica sulle principali metodologie diagnostiche ad alta definizione, i biomarcatori, i fattori di rischio e le terapie farmacologiche attualmente in uso.
Le principali cause di disabilità nell'anzianoASMaD
Presentazione a cura del Professor Vincenzo Marigliano - XII° Congresso Nazionale FIMeG 2018 - The Silver Tsunami: l'anziano fra appropriatezza e farmaeconomia
Focus sulla Malattia di Alzheimer nell'ottica d'approccio infermieristico.
Sommario.
Demenza Senile:
- Definizione
Letteratura Scientifica:
- Cenni storici
Epidemiologia:
- Diffusione ed incidenza
Patologia:
- Caratteristiche e modalità d'azione
- Fattori di rischio
Quadro clinico:
- Fasi della malattia
- Fase Iniziale
- Fase Intermedia
- Fase Terminale
- Schema di progressione patologica
Diagnosi:
- Anamnesi e segni oggettivi
- Strumentistica diagnostica
- Test valutativi ed istologici
Terapia:
- Trattamenti terapeutici
- Trattamento farmacologico
- Trattamento basato sui training
- Tipologie training
- Trattamenti integrativi
- Ruolo Caregiver
Prevenzione:
- Fattori modificabili
- Teoria della riserva cognitiva
Assistenza Infermieristica:
- Presa in carico del paziente
La gestione del malato di Alzheimer a domicilio: strumenti pratici per lo psi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di Alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
Obiettivi
Prima sessione (30 novembre):
- Fornire una definizione di invecchiamento fisiologico e di deterioramento cognitivo per imparare a riconoscerli
- Fornire una definizione di demenza e descrivere la malattia di Alzheimer nelle sue componenti morfologiche, fenomenologiche ed eziologiche
- Fornire una panoramica sulle principali metodologie diagnostiche ad alta definizione, i biomarcatori, i fattori di rischio e le terapie farmacologiche attualmente in uso.
Le principali cause di disabilità nell'anzianoASMaD
Presentazione a cura del Professor Vincenzo Marigliano - XII° Congresso Nazionale FIMeG 2018 - The Silver Tsunami: l'anziano fra appropriatezza e farmaeconomia
La malattia di Alzheimer (Alzheimer Disease - AD) è la principale causa di demenza ed è una delle
patologie croniche più devastanti e prevalenti in individui anziani. Come riportato nel rapporto dell'OMS e Alzheimer Disease International, nel 2015, sono state calcolate in 46.800.000 le persone con demenza nel mondo, di cui più della metà con AD, ed è stimato un incremento di nove milioni e 900 mila casi ogni anno: un nuovo caso ogni 3,2 secondi. L’incidenza della demenza aumenta con l’età e, considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, il numero dei soggetti affetti tende ad aumentare ogni anno; infatti, si prevedono 74,7 milioni di pazienti nel 2030 e 135,4 milioni nel 2050. Nello stesso rapporto del 2015, il costo annuo stimato in tutto il mondo per demenza è di $US 818.000.000.000: oltre l' 1% del prodotto interno lordo mondiale. Un costo così elevato testimonia l'enorme impatto che la demenza ha sulle condizioni socio-economiche in tutto il mondo. Questo significa che, se l’assistenza per la demenza fosse una nazione, sarebbe la diciottesima economia nel mondo e il suo valore economico supererebbe quello di aziende come Apple (742 miliardi) e Google (368 miliardi).
Secondo lo stesso rapporto in Italia attualmente le persone affette da demenza sono oltre 1.200.000 (di cui oltre 700.000 con malattia di Alzheimer) che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050; si stima che nel 2015 i nuovi casi saranno 269.000 e i costi ammonterebbero a 37.6 miliardi di euro. Nel Lazio, nel 2012, sono state stimate in circa 71.000 le persone affette da demenza, di cui 28.000 affette da AD; l’incidenza per tutte le forme di demenza, applicata alla popolazione residente nel Lazio con più di 65 anni, è di circa 14.000 nuovi casi ogni anno.
Webinar | Invecchiamento e deterioramento cognitivo: uno strumento di previsi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone che presentano un certo grado di decadimento cognitivo e con i loro familiari, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi degli anziani che assistono. Supportare i familiari nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano significa, innanzitutto, riconoscere l’eventuale presenza di un deterioramento cognitivo e distinguerlo da una condizione di normale fisiologia dell’invecchiamento.
Il Questionario Informativo sul Declino Cognitivo negli Anziani (Informant Questionnaire on Cognitive Decline in the Elderly - IQCODE) è uno strumento di rapida somministrazione che consente di valutare se sia in atto un cambiamento patologico nelle prestazioni cognitive e funzionali degli anziani rispetto ai 10 anni antecedenti l’intervista. Consiste in una serie di domande da sottoporre al familiare che vive a più stretto contatto con l’anziano, utili a raccogliere dati e informazioni necessari a costruire una prima ipotesi sulla natura dell’eventuale processo patologico in atto, a partire dalla quale strutturare una più approfondita valutazione cognitiva e sviluppare un piano d’intervento per anziano e familiare (o caregiver).
Il libro si occupa di tutti gli aspetti relativi alla realizzazione o alla gestione di un Centro diurno per anziani non autosufficienti o affetti da demenza. Il volume del novembre 2018 è scaricabile gratuitamente grazie ad un accordo fra Maggioli Editore e la Fondazione Cenci Gallingani che ha sponsorizzato il libro. Può ovviamente essere anche acquistato nella sua forma cartacea.
Le ipotesi di riforma nazionale e le leggi regionali approvate per il sostegno dell'attività dei caregiver familiari. Il lavoro è inserito (cap. 7) all'interno del volume "L'assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia" a cura di NNA, Maggioli Editore, 2021.
Ascolto, attenzione e cura per l'anziano con AlzheimerUneba
Relazione di Laura Ferro, educatrice professionale alla Rsa Poretti Magnani di Vedano Olona (Varese) presentata al convegno da www.uneba,org - “Alzheimer ? Ricerca, diagnosi precoce, servizi,terapie non farmacologiche” a Soresina il 21 marzo 2019
Strategie Non Farmacologiche nel trattamento delle DemenzeGabriele Carbone
Given the current lack of therapies that can change the presumed pathogenesis
of Alzheimer’s disease (AD), the scientific community has been stimulated to explore the effectiveness of non pharmacological interventions for manage the manifestations of the demential syndromes in order to delay cognitive and functional decline, reduce mental and behavioral disorders, and thus improve the quality of life of a patient and his or her family. It seems clear that the goal of non pharmacological interventions for an Alzheimer’s patient (or the other demential forms) cannot be that of “fully recovered,” due to the progressive degenerative nature of the disease, but it is definitely to maximize the ability of maintaining the functional autonomy of the patient in one’s environment within the limits imposed by the disease, from the functional damage and resources available. The conceptual basis in support of rehabilitative interventions is supported by two peculiarities of the nervous tissue: neuroplasticity and cell redundancy (cognitive reserve).
Malattia di alzheimer dalla diagnosi alla cura Rotary-San Giovanni 4.6.2016Gabriele Carbone
La Malattia di Alzheimer (MA) è causata da un processo neurodegenerativo multifattoriale, geneticamente complesso, a carattere cronico progressivo, che (può) evolvere lentamente in una sindrome demenziale ad esordio insidioso.
Clinicamente, nella forma tipica, esordisce con un deficit di memoria e almeno un’altra abilità cognitiva (o comportamentale) di entità tale da interferire in modo significativo con il lavoro o con le normali attività (demenza secondaria a Malattia di Alzheimer: sindrome clinica che compare come conseguenza del processo fisiopatologico della MA).
Rappresenta la causa più comune di demenza dopo i 65 anni ma può esordire, anche se meno frequentemente, già all’età di 30 anni.
Si stima che in Europa la MA rappresenti il 54% di tutte le demenze e che colpisca il 4,4% della popolazione ultra65enne.
Ad oggi non ci sono farmaci che agiscono sulle cause ma sono solo sintomatici. Molto è possibile fare con interventi riabilitativi nel decorso della malattia e con azioni di prevenzione primaria e secondaria.
Webinar | Gentlecare a domicilio per la gestione del malato di Alzheimer: str...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
Alzheimer e demenze: l'ambiente come risorsa riabilitativa e protesicaGabriele Carbone
Le sindromi demenziali si caratterizzano per la progressiva compromissione delle funzioni cognitive e la conseguente difficoltà di interazione tra il malato e l’ambiente (fisico e umano) nel quale è inserito.
Il malato sviluppa progressivamente, insieme ad altri disturbi cognitivi, difficoltà ad orientarsi, inizialmente, in ambienti nuovi, per poi perdere la capacità di interpretare e padroneggiare lo spazio anche in ambienti conosciuti.
Pertanto qualunque intervento voglia migliorare le manifestazioni delle sindromi demenziali deve prevedere, insieme alla terapia farmacologica, un
adattamento dell’ambiente fisico e umano
che circonda il malato tale da favorire il più alto livello di stimolazione per mantenere le sue capacità cognitive e funzionali con il maggior livello di sicurezza possibile:
l'ambiente diventa così una importante risorsa terapeutica.
Raccontare l’Alzheimer … la realtà, le speranze: dalla diagnosi alla “cura” ...Gabriele Carbone
La Malattia di Alzheimer (MA) è causata da un processo neurodegenerativo multifattoriale, geneticamente complesso, a carattere cronico progressivo, che (può) evolvere lentamente in una sindrome demenziale ad esordio insidioso.
Clinicamente, nella forma tipica, esordisce con un deficit di memoria e almeno un’altra abilità cognitiva (o comportamentale) di entità tale da interferire in modo significativo con il lavoro o con le normali attività (demenza secondaria a Malattia di Alzheimer: sindrome clinica che compare come conseguenza del processo fisiopatologico della MA).
Rappresenta la causa più comune di demenza dopo i 65 anni ma può esordire, anche se meno frequentemente, già all'età di 30 anni (nelle forme determinate geneticamente).
Si stima che in Europa la MA rappresenti il 54% di tutte le demenze e che colpisca il 4,4% della popolazione ultra65enne.
Lunga fase pre-clinica
L'esordio è insidioso, subdolo, lento difficile da cogliere, in parte perché il paziente. trascura i sintomi, in parte perché li maschera; Sono assenti apparenti fattori scatenanti. L'insorgenza di norma è tardiva (dopo la perdita del 70-80% della popolazione neuronale colpita); è invece precoce nelle forme più gravi; Decorso spesso lento, ma progressivo con inesorabile perdita di funzioni cognitive e delle autonomie funzionali. La diagnosi spesso non tempestiva ed è certa solo postmortem. Terapia: solo sintomatica
Alzheimer's disease is the most common form of dementia. It is a neurodegenerative disease that causes deterioration of the brain and destruction of nerve cells. This leads to a loss of functioning in the brain and difficulties sending proper signals. While the cause is unknown, family history increases risk. Alzheimer's affects the brain, causing shrinkage and clumps/tangles that impair intellectual functioning. Symptoms worsen over 7 stages, from mild memory loss to severe impairment. Currently there is no cure, but drugs can help treat some symptoms.
La malattia di Alzheimer (Alzheimer Disease - AD) è la principale causa di demenza ed è una delle
patologie croniche più devastanti e prevalenti in individui anziani. Come riportato nel rapporto dell'OMS e Alzheimer Disease International, nel 2015, sono state calcolate in 46.800.000 le persone con demenza nel mondo, di cui più della metà con AD, ed è stimato un incremento di nove milioni e 900 mila casi ogni anno: un nuovo caso ogni 3,2 secondi. L’incidenza della demenza aumenta con l’età e, considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, il numero dei soggetti affetti tende ad aumentare ogni anno; infatti, si prevedono 74,7 milioni di pazienti nel 2030 e 135,4 milioni nel 2050. Nello stesso rapporto del 2015, il costo annuo stimato in tutto il mondo per demenza è di $US 818.000.000.000: oltre l' 1% del prodotto interno lordo mondiale. Un costo così elevato testimonia l'enorme impatto che la demenza ha sulle condizioni socio-economiche in tutto il mondo. Questo significa che, se l’assistenza per la demenza fosse una nazione, sarebbe la diciottesima economia nel mondo e il suo valore economico supererebbe quello di aziende come Apple (742 miliardi) e Google (368 miliardi).
Secondo lo stesso rapporto in Italia attualmente le persone affette da demenza sono oltre 1.200.000 (di cui oltre 700.000 con malattia di Alzheimer) che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050; si stima che nel 2015 i nuovi casi saranno 269.000 e i costi ammonterebbero a 37.6 miliardi di euro. Nel Lazio, nel 2012, sono state stimate in circa 71.000 le persone affette da demenza, di cui 28.000 affette da AD; l’incidenza per tutte le forme di demenza, applicata alla popolazione residente nel Lazio con più di 65 anni, è di circa 14.000 nuovi casi ogni anno.
Webinar | Invecchiamento e deterioramento cognitivo: uno strumento di previsi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone che presentano un certo grado di decadimento cognitivo e con i loro familiari, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi degli anziani che assistono. Supportare i familiari nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano significa, innanzitutto, riconoscere l’eventuale presenza di un deterioramento cognitivo e distinguerlo da una condizione di normale fisiologia dell’invecchiamento.
Il Questionario Informativo sul Declino Cognitivo negli Anziani (Informant Questionnaire on Cognitive Decline in the Elderly - IQCODE) è uno strumento di rapida somministrazione che consente di valutare se sia in atto un cambiamento patologico nelle prestazioni cognitive e funzionali degli anziani rispetto ai 10 anni antecedenti l’intervista. Consiste in una serie di domande da sottoporre al familiare che vive a più stretto contatto con l’anziano, utili a raccogliere dati e informazioni necessari a costruire una prima ipotesi sulla natura dell’eventuale processo patologico in atto, a partire dalla quale strutturare una più approfondita valutazione cognitiva e sviluppare un piano d’intervento per anziano e familiare (o caregiver).
Il libro si occupa di tutti gli aspetti relativi alla realizzazione o alla gestione di un Centro diurno per anziani non autosufficienti o affetti da demenza. Il volume del novembre 2018 è scaricabile gratuitamente grazie ad un accordo fra Maggioli Editore e la Fondazione Cenci Gallingani che ha sponsorizzato il libro. Può ovviamente essere anche acquistato nella sua forma cartacea.
Le ipotesi di riforma nazionale e le leggi regionali approvate per il sostegno dell'attività dei caregiver familiari. Il lavoro è inserito (cap. 7) all'interno del volume "L'assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia" a cura di NNA, Maggioli Editore, 2021.
Ascolto, attenzione e cura per l'anziano con AlzheimerUneba
Relazione di Laura Ferro, educatrice professionale alla Rsa Poretti Magnani di Vedano Olona (Varese) presentata al convegno da www.uneba,org - “Alzheimer ? Ricerca, diagnosi precoce, servizi,terapie non farmacologiche” a Soresina il 21 marzo 2019
Strategie Non Farmacologiche nel trattamento delle DemenzeGabriele Carbone
Given the current lack of therapies that can change the presumed pathogenesis
of Alzheimer’s disease (AD), the scientific community has been stimulated to explore the effectiveness of non pharmacological interventions for manage the manifestations of the demential syndromes in order to delay cognitive and functional decline, reduce mental and behavioral disorders, and thus improve the quality of life of a patient and his or her family. It seems clear that the goal of non pharmacological interventions for an Alzheimer’s patient (or the other demential forms) cannot be that of “fully recovered,” due to the progressive degenerative nature of the disease, but it is definitely to maximize the ability of maintaining the functional autonomy of the patient in one’s environment within the limits imposed by the disease, from the functional damage and resources available. The conceptual basis in support of rehabilitative interventions is supported by two peculiarities of the nervous tissue: neuroplasticity and cell redundancy (cognitive reserve).
Malattia di alzheimer dalla diagnosi alla cura Rotary-San Giovanni 4.6.2016Gabriele Carbone
La Malattia di Alzheimer (MA) è causata da un processo neurodegenerativo multifattoriale, geneticamente complesso, a carattere cronico progressivo, che (può) evolvere lentamente in una sindrome demenziale ad esordio insidioso.
Clinicamente, nella forma tipica, esordisce con un deficit di memoria e almeno un’altra abilità cognitiva (o comportamentale) di entità tale da interferire in modo significativo con il lavoro o con le normali attività (demenza secondaria a Malattia di Alzheimer: sindrome clinica che compare come conseguenza del processo fisiopatologico della MA).
Rappresenta la causa più comune di demenza dopo i 65 anni ma può esordire, anche se meno frequentemente, già all’età di 30 anni.
Si stima che in Europa la MA rappresenti il 54% di tutte le demenze e che colpisca il 4,4% della popolazione ultra65enne.
Ad oggi non ci sono farmaci che agiscono sulle cause ma sono solo sintomatici. Molto è possibile fare con interventi riabilitativi nel decorso della malattia e con azioni di prevenzione primaria e secondaria.
Webinar | Gentlecare a domicilio per la gestione del malato di Alzheimer: str...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
Alzheimer e demenze: l'ambiente come risorsa riabilitativa e protesicaGabriele Carbone
Le sindromi demenziali si caratterizzano per la progressiva compromissione delle funzioni cognitive e la conseguente difficoltà di interazione tra il malato e l’ambiente (fisico e umano) nel quale è inserito.
Il malato sviluppa progressivamente, insieme ad altri disturbi cognitivi, difficoltà ad orientarsi, inizialmente, in ambienti nuovi, per poi perdere la capacità di interpretare e padroneggiare lo spazio anche in ambienti conosciuti.
Pertanto qualunque intervento voglia migliorare le manifestazioni delle sindromi demenziali deve prevedere, insieme alla terapia farmacologica, un
adattamento dell’ambiente fisico e umano
che circonda il malato tale da favorire il più alto livello di stimolazione per mantenere le sue capacità cognitive e funzionali con il maggior livello di sicurezza possibile:
l'ambiente diventa così una importante risorsa terapeutica.
Raccontare l’Alzheimer … la realtà, le speranze: dalla diagnosi alla “cura” ...Gabriele Carbone
La Malattia di Alzheimer (MA) è causata da un processo neurodegenerativo multifattoriale, geneticamente complesso, a carattere cronico progressivo, che (può) evolvere lentamente in una sindrome demenziale ad esordio insidioso.
Clinicamente, nella forma tipica, esordisce con un deficit di memoria e almeno un’altra abilità cognitiva (o comportamentale) di entità tale da interferire in modo significativo con il lavoro o con le normali attività (demenza secondaria a Malattia di Alzheimer: sindrome clinica che compare come conseguenza del processo fisiopatologico della MA).
Rappresenta la causa più comune di demenza dopo i 65 anni ma può esordire, anche se meno frequentemente, già all'età di 30 anni (nelle forme determinate geneticamente).
Si stima che in Europa la MA rappresenti il 54% di tutte le demenze e che colpisca il 4,4% della popolazione ultra65enne.
Lunga fase pre-clinica
L'esordio è insidioso, subdolo, lento difficile da cogliere, in parte perché il paziente. trascura i sintomi, in parte perché li maschera; Sono assenti apparenti fattori scatenanti. L'insorgenza di norma è tardiva (dopo la perdita del 70-80% della popolazione neuronale colpita); è invece precoce nelle forme più gravi; Decorso spesso lento, ma progressivo con inesorabile perdita di funzioni cognitive e delle autonomie funzionali. La diagnosi spesso non tempestiva ed è certa solo postmortem. Terapia: solo sintomatica
Alzheimer's disease is the most common form of dementia. It is a neurodegenerative disease that causes deterioration of the brain and destruction of nerve cells. This leads to a loss of functioning in the brain and difficulties sending proper signals. While the cause is unknown, family history increases risk. Alzheimer's affects the brain, causing shrinkage and clumps/tangles that impair intellectual functioning. Symptoms worsen over 7 stages, from mild memory loss to severe impairment. Currently there is no cure, but drugs can help treat some symptoms.
Alzheimer's disease is a progressive brain disorder that destroys memory and cognitive skills. Dr. Alois Alzheimer first described it in 1906 after examining a woman with dementia. The disease is characterized by beta-amyloid plaques and neurofibrillary tangles in the brain. Current treatments aim to improve symptoms but do not stop the underlying disease process. Researchers are exploring therapies targeting amyloid and tau proteins as well as other mechanisms to find a cure.
Resumen de la Memoria de Actividades que la Asociación Zújar Actividades para la Cultura la Historia y el Arte ha llevado a cabo en los dieciocho primeros meses desde su constitución en junio de 2015.
Medicina a distanza_nelle_sindromi_neuro_degenerativeGabriele Carbone
La medicina a distanza nelle gestione (presa in carico) dei pazienti con patologie neurodegenerative ha applicazioni per essere una risorsa:
1) promettente, appropriata e preziosa per gestire “a distanza” molti dei bisogni (del paziente, del carer e delle “badanti”)
se tiene conto delle specifiche esigenze e risorse del paziente, lo supporta nell’ambiente che lo circonda, e non si sostituisce ma si affianca all’intervento umano;
2) di supporto e integrazione nei vari ambiti in cui il malato si trova a vivere o ad essere curato (proprio domicilio, Centri Diurni, strutture di ricovero riabilitative, ospedale o RSA).
Tuttavia non ha ancora trovato indicazioni definitive, rigorosamente fondate su studi clinici randomizzati controllati.
Le evidenze di letteratura, sebbene ancora metodologicamente poco robuste, ci sono, sono incoraggianti e aprono il campo a un vasto territorio di ricerca, di cui c’è un grande bisogno.
Presentation made by Dr. Michael Heneka at the Alzheimer Research Forum Live Webinar of March 20, 2013 - http://www.alzforum.org/res/for/journal/detail.asp?liveID=209
World Alzheimer Report 2016: Improving healthcare for people living with deme...Adelina Comas-Herrera
Keynote paper at the 2016 Alzheimers NZ Biennial Conference and 19th Asia Pacific Regional Conference of Alzheimer’s Disease International, Wellington, New Zealand, November 2016
Alzheimer's disease is a progressive brain disorder that causes cognitive decline. It results from amyloid plaques and neurofibrillary tangles in the brain that damage and kill brain cells. Risk factors include increasing age, family history of Alzheimer's, and head injuries. Early signs include memory loss, personality changes, and confusion. Treatment includes medications to improve symptoms as well as non-pharmacological therapies like exercise and cognitive stimulation.
Down syndrome is caused by the presence of an extra chromosome 21, resulting in three copies (trisomy 21) rather than the typical two copies. Individuals with Down syndrome may have some distinctive physical features like a flattened face, slanted eyes, and small hands and feet. The condition does not require medical treatment as it is not a disease, but some associated health issues may need to be monitored. Down syndrome can be detected during pregnancy through advanced ultrasound examination or by analyzing the mother's blood sample. It is not an infectious condition and risk increases with the age of the mother.
A patient has a history of recurrent gum bleeding since childhood. While platelet counts and coagulation tests are normal, an inherited platelet disorder is suspected. The doctor's diagnostic approach would include a detailed bleeding history, physical exam looking for bruises/petechiae, and first-line screening tests like a bleeding time and platelet function analyzer. Further specific tests may include light transmission aggregometry to assess platelet aggregation in response to various agonists and help identify potential defects in adhesion, activation, secretion or aggregation. Interpreting the different waveforms is important to determine abnormalities consistent with disorders like Glanzmann's thrombasthenia or storage pool disease.
Alzheimer's disease is a progressive neurodegenerative disease that causes loss of neurons and synapses in the brain. The main pathological hallmarks are extracellular amyloid beta plaques and intraneuronal neurofibrillary tangles. Current treatments only temporarily improve cognitive symptoms but do not stop progression of the disease. New treatments are needed to both maintain cognitive abilities and halt the underlying disease process.
The document discusses the Play web framework and how it compares to traditional Java web development using servlets and XML configuration. Play allows building web applications in Java without servlets and XML by embedding the web framework directly into the code using a convention over configuration approach. It also supports features like asynchronous programming and websockets. Several companies that have used Play in production are mentioned.
Alzheimer's disease is a chronic neurodegenerative disease that usually starts slowly with memory loss and difficulty recalling recent events. Over time, symptoms worsen and later stages involve problems with daily living. There are three main phases - mild, moderate, and severe - with increasing memory loss, confusion, and dependence on others for care. While exercise may benefit daily living activities, current treatments only temporarily improve symptoms and do not stop or reverse the progression of the disease. Alzheimer's risk increases after age 65 and is caused by a combination of genetic, lifestyle, and environmental factors.
Alzheimer's disease is a progressive brain disorder that causes memory loss and cognitive decline. It was first described by Alois Alzheimer in 1906 after examining brain tissue from a deceased patient. The disease results from the buildup of beta-amyloid plaques and tau protein tangles in the brain, which damage and kill neurons. Risk factors include age, family history, and genetic factors. There is no cure for Alzheimer's, but medications and caregiving can temporarily ease symptoms.
Alzheimer's disease is a progressive brain disorder that causes memory loss and cognitive decline. It is the most common form of dementia and develops due to a complex biological process in the brain over many years. Approximately 5.3 million Americans have Alzheimer's currently, and it is the fifth leading cause of death among those aged 65 and older. Symptoms include memory loss, problems with language, disorientation, and changes in mood and personality. Alzheimer's progresses through mild, moderate and severe stages as cognitive abilities and independence decline. While there is no cure, certain drugs can temporarily slow the worsening of symptoms for some individuals.
Medicina a distanza nelle sindromi neuro degenerative aspetti clinici e quali...Gabriele Carbone
La medicina a distanza nelle gestione (presa in carico) dei pazienti con patologie neurodegenerative ha applicazioni per essere una risorsa promettente, appropriata e preziosa per gestire “a distanza” molti dei bisogni (del paziente, del carer e delle “badanti”) se tiene conto delle specifiche esigenze e risorse del paziente, lo supporta nell’ambiente che lo circonda, e non si sostituisce ma si affianca all’intervento umano;
di supporto e integrazione nei vari ambiti in cui il malato si trova a vivere o ad essere curato (proprio domicilio, Centri Diurni, strutture di ricovero riabilitative, ospedale o RSA).
Tuttavia non ha ancora trovato indicazioni definitive, rigorosamente fondate su studi clinici randomizzati controllati.
Le evidenze di letteratura, sebbene ancora metodologicamente poco robuste, ci sono, sono incoraggianti e aprono il campo a un vasto territorio di ricerca, di cui c’è un grande bisogno.
El documento enumera 12 errores comunes en la educación de los hijos: 1) falta de unidad de criterio entre los padres, 2) sobreprotección, 3) insultar o despreciar a los hijos, 4) falta de continuidad al aplicar las normas, 5) castigar de forma desproporcionada o ilógica, 6) hacer promesas que no se cumplen, 7) comparar en exceso a los hermanos, 8) no establecer límites claros, 9) tratar de ser amigos en lugar de figuras de autoridad, 10) dar malos
Este documento presenta un sermón pronunciado por Mons. Augusto Trujillo Arango sobre las Siete Palabras de Jesús en la cruz. En la primera parte, Mons. Trujillo introduce el sermón orando por la paz en Colombia, un país afligido por la violencia. Luego, analiza la primera palabra de Jesús "Padre, perdónales, porque no saben lo que hacen" orando por la conversión de quienes causan daño y piden a Dios que les muestre otros caminos para solucionar los problemas sociales que no
Joan Costa ha publicado más de 40 libros y cientos de artículos sobre comunicación estratégica, innovación y gestión de intangibles. En 1977 creó el Mapa Tipológico de Públicos, el Modelo de la Imagen y el Esquema Estructural de la Marca, que permiten construir y medir paralelamente los valores de una marca y su evolución. El Director de Comunicación (DirCom) es un profesional cuya misión es establecer la concepción, planificación y gestión de actividades que afectan a la imagen pública y
Daiichi sankyo convegno anziani, supporto ai caregiver per la qol degli anzianiMedia For Health, Milano
Roma, 30 settembre 2019 – Invecchiamento attivo, sicurezza delle nuove terapie anticoagulanti per i pazienti anziani, tecnologie digitali a supporto della gestione delle cronicità, e infine il prezioso e difficile ruolo del caregiver in un’Italia che conta sempre più anziani e necessita di migliori servizi sanitari e assistenziali. Sono questi i temi del convegno “Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano”, l’evento organizzato da Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere e Daiichi Sankyo Italia, che oggi mette a confronto esperti del settore, classe medica e istituzioni.
L'assistenza della persona anziana. Di Federico Pennestrì per il corso "Longevità e innovazione responsabile" di Fondazione Bassetti e Fondazione Ravasi-Garzanti per la Scuola del design del Politecnico di Milano. 2021.
A questo link presentazione e podcast: https://www.fondazionebassetti.org/en/focus/2021/05/longevita_e_innovazione_respon.html
TESEO è una idea “smart” per l’enforcement nella cura delle malattie cardiache croniche che consente allo staff medico di seguire il paziente al proprio domicilio.
Acute, Post Acute Sequelae COVID-19 Inferction PASC) and Neuro PASCGabriele Carbone
Acute and post acute sequelae COVID-19 (PASC). Emerging evidence is showing that many COVID-19 infected patients continue to experience neurological symptoms after the acute phase of infection
Yesterday afternoon, in the heart of the Rome of the Popes, at the Locanda di Pietro, home of Cucina Evolution, the volume entitled Silver Universe, Views on Active Living was presented to approximately sixty persons. In spite of the difficulty of the issue, many participants decided to face the challenge to think about aging, exploring the importance of nutrition and other relevant aspects, such as prevention.
I spoke about primary and secondary prevention in the pre-onset of Alzheimer's disease. Roberto Giua shared about the genesis of the edited volume with a history of the difficulties faced while encouraging prevention in Italy, compared with the predisposition in the US (thanks to AIM, Alzheimer Impact Movement), with an important emphasis on following protocols indicated by Prof. Maffei in the "Train The Brain" project. Chiara Manzi has presented her balanced and extraordinary recipes, taking into account anti-aging properties as well as the pleasure of eating relevant for well-being. Finally, Roberto Cipolla, the Chef, has elaborated on how he was able to incorporate scientific findings into his profession.
Some background discussion centered on the themes of Trauma, Stigma and Caregivers treated in the book by Laura Dryjanska and Marzia Giua.
Aim of this article is to illustrate the rehabilitation interventions for the treatment of Alzheimer's disease and other forms of dementia.
Given the current lack of therapies that could modify the presumed pathogenesis of AD, the scientific community has been stimulated to explore the effectiveness of rehabilitative interventions to manage the manifestations of this dementia syndrome with the aim of delaying cognitive decline and functional, reduce mental and behavioral disorders and thus improve the quality of life of the patient and his family.
It is clear that the goal of cognitive and functional rehabilitation interventions for an Alzheimer's patient can not be that of the "restitutio ad integrum", due to the progressive degenerative nature of the disease, but it is certainly that of maximizing the ability to maintain the functional autonomy of the disease. patient in his own environment with the limits imposed by the pathology, functional damage and available resources.
The conceptual basis supporting the rehabilitative interventions is supported by two peculiarities of the nervous tissue, neuroplasticity and cellular redundancy (functional reserve).
The rehabilitation interventions that can be used for Alzheimer's patients can be divided into direct, when they are performed on the patient, and indirect, when acting on the family and the environment in which the patient lives. The direct rehabilitation interventions can then be distinguished in monostrategic and multistrategici; indirect rehabilitative actions include psychoeducational and environmental interventions.
Iperomocisteinemia e L-Metilfolato in Neurologia: trattamento, dosaggi, tempiGabriele Carbone
Omocisteina come fattore di rischio di malattie cerebrali su base vascolare e neurodegenerativa (Alzheimer, Demenze Vascolari, Sclerosi mulktipla, polineuropatie ecc.)
2. Rappresentano sempre di più un rilevante problema di sanità pubblica
del XXI secolo e, in quanto ETA’ CORRELATE, hanno un:
1. Notevole peso epidemiologico (transizione epidemiologica) e
clinico:
L’incidenza e la prevalenza è inesorabilmente in aumento in
tutto il mondo, in quanto tipiche dell’età avanzata.
Sono condizioni croniche (10-20 anni).
Sono inguaribili (prive di terapie causali).
Sono altamente invalidanti (principale causa di disabilità e
dipendenza dell’anziano).
2. Costo devastante sia in sofferenza umana che in senso economico
sociale e sanitario
1. Per le cure farmacologiche e dell’assistenza (badante)
2. Per la perdita di produttività dei pazienti
3. Per la perdita di produttività del caregiver – famiglia
Malattia di Alzheimer e demenze
11. Sono la quarta* causa di morte negli ultra 65enni
*Indagine multiscopo sulle famiglie (Italia 1987-91) e studio Aquila
-2%
-8%
-16%
-23%
-42%
68%
-60%
-40%
-20%
0%
20%
40%
60%
80%
cancro del polmone cancro della prostata Infarto cardiaco
Ictus HIV/AIDS Alzheimer
Numero di morti dal 2000-2010
Demenze e mortalità
12. Al contrario, il cancro che rappresenta poco più del 20% dei costi sanitari e di assistenza sociale, riceve
quasi i 3/4 dei finanziamenti disponibili per la ricerca per queste quattro patologie.
Reference: Alzheimer’s Research Trust (2010). Dementia 2010 The economic burden of dementia and associated research funding in the United Kingdom.
La demenza rappresenta da sola oltre il 50% dei costi sanitari e di assistenza sociale (rispetto a cancro, ictus
e malattie cardiache), ma riceve per la ricerca solo il 6% di finanziamenti disponibili per queste condizioni.
Costi socio sanitari e fondi per ricerca
52%
20%
6%
75%
0
10
20
30
40
50
60
70
80
Demenza Cancro Ictus Infarto cardiaco
Costi Socio - Sanitari Finanziamenti per la Ricerca
13. “Dementia: a public health priority"*
Ha un considerevole impatto socio-sanitario: 818 miliardi di dollari/anno
> all’1% del PIL mondiale (prevista una spesa di 1000 miliardi di $ nel 2018)
Di questi, l’89% è stato sostenuto dai Paesi con una economia avanzata.
Circa il 70% dei costi globali sono concentrati in 2 regioni: Europa Occidentale e
Nord America.
Se i costi globali della demenza fossero una nazione, rappresenterebbe la 18°
economia mondiale, collocandosi fra la Turchia e l’Indonesia.
Se fosse una società, sarebbe la più grande al mondo per fatturato annuale
sorpassando Google e Apple
A fronte di tale emergenza, solo 17 Paesi dei 194 Stati membri
dell’OMS hanno un Piano Nazionale per le demenze.**
* OMS (11 aprile 2012)
**Parlamento Europeo con l'adozione della Dichiarazione Scritta 80/2008
Scarsa consapevolezza pubblica sulla demenza, sui suoi
sintomi e sulla necessità di una diagnosi tempestiva.
14. USA
(2012)
Canada
° Ontario
Australia
Norvegia
Inghilterra
Finlandia (2012)
Irlanda del Nord
Scozia
Galles
Danimarca
Olanda
Francia
Rep della Corea
Taiwan
13 Paesi fino
al 2012
* Politiche e piani di azione Nazionali e
Sub Nazionali ° per le Demenze
2014
Svizzera
*ADI settembre 2014
30 Ottobre 2014
Fino a settembre 2014, a fronte di
tale emergenza, solo 17 Paesi dei
194 Stati membri dell’OMS
hanno un Piano Nazionale per le
demenze.
2013
Israele
2013
Lussemburgo
15. L M M G V S D
737
Costi diretti assistenza >11 miliardi
di euro solo per AD*, di cui il 73% a
carico delle famiglie.
Costo medio per paziente è pari a
70.587 euro/aa, comprensivo dei
costi a carico del SSR, di quelli che
ricadono direttamente sulle
famiglie e dei costi indiretti (oneri
dei caregiver, mancati redditi da
lavoro dei pazienti, ecc.).
Nel 2020 si prevede una
incidenza di 113.000/aa*
1.241
1.609
2.272
0
0,5
1
1,5
2
2,5
2015 2030 2050
Milioni
L’incidenza sulla popolazione
totale è tra 1,4-1,7%
(EU=1,14-1,27%).
* Rapporto CENSIS – febbraio 2016
Oltre 1.241.000* più della pop. di Napoli,
Oltre 3.600.000 di persone/familiari coinvolti più
della pop. di Roma.
Persone affette da demenza di Alzheimer circa
670.000 (54%) quasi equivalente alla pop. di
Palermo.
Persone con <65 aa con AD circa 6.700.
Costo globale delle demenze in Italia circa 37,6
miliardi* di euro/anno.
Stima del numero di persone
colpite da demenza
12 nuovi casi ogni 60 sec.
18. 21al 23 novembre, 2013
nell’ambito della XXVIII Conferenza
Internazionale del Pontificio Consiglio
per gli Operatori Sanitari sulla cura
delle persone anziane affette da
patologie neurodegenerative, Città del
Vaticano, è stato affrontato il tema dei
bisogni dei malati di Alzheimer e delle
loro famiglie
Oltre 700 partecipanti provenienti da
57 Paesi dei 5 continenti
PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI
OPERATORI SANITARI
19. Uno storico vertice per decidere come affrontare
la demenza emergenza sanitaria mondiale che
colpisce circa 44 milioni di persone nel mondo
I membri del G8 hanno trovato un accordo sulle misure da intraprendere, una
sorta di road map da seguire.
- Primo: identificare entro il 2025 una cura o una terapia che modifichi il decorso della malattia,
il che significa aumentare i fondi per la ricerca e il numero dei ricercatori coinvolti.
- Secondo: creare una nuova figura, il Responsabile Mondiale sulla Demenza, a sostegno di un
approccio innovativo - come per l'AIDS e i cambiamenti climatici - che coordini le esperienze e
gli sforzi internazionali per trovare nuove fonti di finanziamento, comprese quelle private e
filantropiche, a sostegno dell'innovazione.
- Terzo: sviluppare un piano di azione internazionale per la ricerca, in particolare per
identificare e colmare i gap attuali.
Le (9) tappe
20. - Quarto: scambiare informazioni, studi e dati e lavorare insieme per ottenere i migliori
risultati.
- Quinto: garantire libero accesso alle ricerche finanziate dalle istituzioni pubbliche per
mettere a disposizione di tutti, il più velocemente possibile, dati e risultati.
- Sesto: organizzare una serie di forum nel 2014 in collaborazione con OCSE, OMS,
Commissione Europea, il Joint Programme Europeo sulle malattie neurodegenerative (JPND) e
la società civile per stringere collaborazioni su: investimenti a impatto sociale; modelli di
assistenza e prevenzione; collaborazione Università-Industria.
- Settimo: invitare l'OMS e l'OCSE a dichiarare la demenza una minaccia per la salute pubblica
e sostenere i Paesi a incidere sui loro sistemi sanitari e sociali per le persone con demenza.
- Ottavo: invitare tutti a trattare le persone con demenza con dignità e rispetto e ad aumentare
il proprio contributo nella prevenzione, assistenza e cura.
- Nono: programmare un incontro negli US A nel febbraio 2015 per valutare i progressi fatti.
24. (1863-1915)
Auguste D.
La Malattia di Alzheimer
(1879-1915)
La malattia prende il nome dal medico che per primo, nel 1906, notò
peculiari anomalie nel cervello di una donna morta di una malattia
mentale atipica, che nel suo lavoro scientifico definisce:
“Una nuova malattia particolare (strana) della corteccia cerebrale”
Nata il 16 (26) 05.1850
Ricoverata il 25 Nov .1901
Morì l’8 aprile 1906.
25. Neurofibrillary tangle described
by Alzheimer in Auguste D.'s brain
Amyloid plaques predominantly in the upper cortical
layers of Auguste D.'s. brain (as described by Alzheimer)
“Un singolare grave
processo patologico
della corteccia
cerebrale”
3 novembre 1906 – Tubinga
37° Assemblea degli psichiatri tedeschi sud-occidentali
26. La Malattia di Alzheimer (MA) è causata da un processo neurodegenerativo
multifattoriale, geneticamente complesso, a carattere cronico progressivo, che
(può) evolvere lentamente in una sindrome demenziale ad esordio insidioso.
Clinicamente, nella forma tipica, l’esordio è insidioso con un deficit di memoria e
almeno un’altra abilità cognitiva (o comportamentale) di entità tale da interferire
in modo significativo con il lavoro o con le normali attività (demenza secondaria a
Malattia di Alzheimer: sindrome clinica che compare come conseguenza del
processo fisiopatologico della MA: FASE PRECLINICA).
Insorgenza spesso tardiva (dopo la perdita del 70-80% della popolazione neuronale
colpita); è invece precoce nelle forme più gravi;
Decorso spesso lento, ma progressivo con inesorabile perdita di funzioni;
Rappresenta la causa più comune di demenza dopo i 65 anni ma può esordire,
anche se meno frequentemente (fino al 5% dei casi), già all’età di 30 anni.
Si stima che in Europa la MA rappresenti il 54% di tutte le demenze e che colpisca
il 4,4% della popolazione ultra65enne.
Qual è la causa della Malattia di Alzheimer?
28. Cosa significa prevenzione?
Un insieme di attività, azioni ed interventi attuati per
promuovere e conservare lo stato di salute ed evitare
l’insorgenza di malattie.
In relazione al diverso tipo e alle finalità perseguibili si
distinguono tre livelli di prevenzione:
primaria,
secondaria,
terziaria.
29. Prevenzione Primaria
Si rivolge al soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di
benessere e di evitare la comparsa di malattie con attività, azioni ed
interventi che potenziando fattori utili alla salute e l’allontanamento o
la correzione dei fattori causali delle malattie. L’insieme di questi
interventi è quindi finalizzato a evitare o ridurre la probabilità che si
verifichi un evento non desiderato (riduzione dei fattori di rischio –
aumento dei fattori protettivi)
Prevenzione secondaria
Interviene su soggetti già ammalati, anche se in uno stadio iniziale. E’ un intervento di secondo livello che mediante la
diagnosi precoce di malattie, in fase asintomatica (programmi di screening) mira ad ottenere la guarigione o
comunque limitarne la progressione. Consente l’identificazione di una malattia o di una condizione di particolare rischio
seguita da un immediato intervento terapeutico efficace, atto a interromperne o rallentarne il decorso.
Prevenzione Terziaria
Fa riferimento alle azioni volte al controllo e contenimento dei esiti più complessi di una malattia. Consiste nel
controllo clinico-terapeutico di malattie ad andamento cronico o irreversibili, ed ha come obiettivo quello di evitare o
comunque limitare la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti. Si intende anche la gestione di deficit e di
disabilità funzionali consequenti ad uno stato patologico o disfunzionale. Si realizza attraverso misure riabilitative e
assistenziali, volte al reinserimento familiare, sociale e lavorativo, e al miglioramento della qualità della vita. (Es. misure di
riabilitazione motoria; supporto psicologico; ecc.)
30. • Per qualsiasi individuo il rischio lifetime di sviluppare una
demenza è di circa 10-12% (Breitner et al Neurol 1999).
• Parenti di primo grado di una persona con AD hanno un
rischio cumulativo di sviluppare AD corso della vita di circa il
15-30%, questo rischio è mediamente di circa 2,5 volte quella
del rischio della popolazione generale (27% vs 10,4%).
La prevalenza della malattia
aumenta con l’avanzare dell’età:
1% <65aa
11% 65-80aa
35% 80-90aa
>40% >90aa
Fattori di rischio per demenza di Alzheimer
31. Fattori di rischio per demenza di Alzheimer
DEMENZA
Età > 65 aa
Genere
Genetica
Obesità
Droghe/Fumo
Alcool
Bassa Scolarità
Ridotta attività fisica
Malnutrizione
Ipertensione
Ipercolesterolemia
Diabete Cardiopatie
Vasculopatie
Immunopatie
Traumi cranici
Infiammazioni
Tumori
Idrocefalo
Tireopatie
Ipovitaminosi
Disturbi del
tono
dell’umore
32.
33. Riduzione del 10% di esposizione a fattori di rischio ridurrebbe del 3,3% i nuovi casi
Riduzione del 25% di'esposizione a fattori di rischio ridurrebbe del 8,8% i nuovi casi
Molto realisticamente …. (OMS Report 2012)
*Barnes e Yaffe 2011
*
Aumento per aa 9.900.00: < 326.700-871.200 20150: 135.460.000: <4.470-180 – 11.920.480
Italia 2030: 1.609.00: 53.097 – 141.592
7
Fattori di rischio per demenza di Alzheimer
34.
35.
36. Prevenzione Primaria
Si rivolge al soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie con
attività, azioni ed interventi che potenziando fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle
malattie. L’insieme di questi interventi è quindi finalizzato a evitare o ridurre la probabilità che si verifichi un evento
non desiderato (riduzione del rischio – aumento fattori protettivi)
Prevenzione Secondaria
Interviene su soggetti già ammalati, anche se in uno stadio iniziale. E’
un intervento di secondo livello che mediante la diagnosi precoce di
malattie, in fase asintomatica (programmi di screening) mira ad
ottenere la guarigione o comunque limitarne la progressione. Consente
l’identificazione di una malattia o di una condizione di particolare
rischio seguita da un immediato intervento terapeutico efficace, atto a
interromperne o rallentarne il decorso.
Prevenzione Terziaria
Fa riferimento alle azioni volte al controllo e contenimento dei esiti più complessi di una malattia. Consiste nel
controllo clinico-terapeutico di malattie ad andamento cronico o irreversibili, ed ha come obiettivo quello di evitare o
comunque limitare la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti. Si intende anche la gestione di deficit e di
disabilità funzionali consequenti ad uno stato patologico o disfunzionale. Si realizza attraverso misure riabilitative e
assistenziali, volte al reinserimento familiare, sociale e lavorativo, e al miglioramento della qualità della vita. (Es. misure di
riabilitazione motoria; supporto psicologico; ecc.)
39. Prevenzione Primaria
Si rivolge al soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie con
attività, azioni ed interventi che potenziando fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle
malattie. L’insieme di questi interventi è quindi finalizzato a evitare o ridurre la probabilità che si verifichi un evento
non desiderato (riduzione del rischio – aumento fattori protettivi)
Prevenzione Secondaria
Interviene su soggetti già ammalati, anche se in uno stadio iniziale. E’ un intervento di secondo livello che mediante la
diagnosi precoce di malattie, in fase asintomatica (programmi di screening) mira ad ottenere la guarigione o
comunque limitarne la progressione. Consente l’identificazione di una malattia o di una condizione di particolare rischio
seguita da un immediato intervento terapeutico efficace, atto a interromperne o rallentarne il decorso.
Prevenzione Terziaria
Fa riferimento alle azioni volte al controllo e contenimento dei esiti più
complessi di una malattia. Consiste nel controllo clinico-terapeutico di
malattie ad andamento cronico o irreversibili, ed ha come obiettivo quello di
evitare o comunque limitare la comparsa sia di complicazioni tardive che
di esiti invalidanti. Si intende anche la gestione di deficit e di disabilità
funzionali consequenti ad uno stato patologico o disfunzionale. Si realizza
attraverso misure riabilitative e assistenziali, volte al reinserimento
familiare, sociale e lavorativo, e al miglioramento della qualità della vita (terapie
farmacologiche e non farmacologiche ad es.; misure di riabilitazione cognitivo-
comportamentale; supporto psicologico; interventi ambientali; ecc.)
40.
41.
42.
43.
44. Gravità
TECNICA RIABILITATIVA Lieve Moderata Severa
Mnemotecniche +
Stimolazione della memoria prospettica +
Stimolazione della memoria procedurale sensoriale e cognitiva +
Stimolazione della memoria procedurale motoria ++ ++ +
Terapia di Orientamento alla Realtà (ROT) ++ +
3R Therapy (ROT+ Rimotivazione + Reminescenza) + +
Terapia di Reminiscenza + +
Terapia di Validazione + +
Music therapy + + +
Milieu therapy + ++
TECNICHE RIABILITATIVE IN RELAZIONE ALLA
GRAVITA’ DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER
45. Therapy Cognitive ADL BPSD
Cognitive training + + +
Cognitive rehabilitation + + +
Cognitive stimulation therapy + + +
Snoezelen/multisensory stimulation + + +
Reality orientation + + +
Physical activity + + +
Reminiscence therapy + − +
Validation therapy + − +
Light therapy + − +
Music therapy + − +
Aromatherapy − − +
Animal-assisted therapy − − +
*Masatoshi Takeda et al., Non-pharmacological intervention for dementia patients Psychiatry and Clinical
Neurosciences Volume 66, Issue 1, pages 1–7, February 2012.
•Masatoshi Takeda et al., Non-pharmacological intervention for dementia patients Psychiatry and Clinical Neurosciences Volume 66, Issue 1, pages 1–7, February 2012.
Interventi riabilitativi che hanno prodotto risultati positivi
in trial clinici randomizzati in pazienti con AD *
46. RACCOMANDAZIONE DI GRADO A*
(migliore QoL CG e ritardo istituzionalizzazione) Cognitive ADL BPSD Mood
QoL
PwD/CG
CG
Mood
Interventi psicoeducazionali per CG (sostegno psicologico,
gruppi di auto aiuto, ricoveri sollievo, strategie assistenziali,
ecc.) migliorano l’umore e il benessere psicologico
Raccomandazione di grado B
Interventi multidimensionali, mono e multistrategici
(training, ROT, attività fisica, Reminescenza)
Interventi multidimensionali per PwD e CG (Counseling
domiciliare per programmi individualizzati comprensivi di
adattamenti ambientali
Stimolazioni cognitive (reminiscenza, rimotivazione, ROT)
(migliorano anche il benessere psicologico del CG)
Cognitive training
ADL training
Behavioral interventions: ABC technique
Training per CG per insegnare come gestire i BPSD
Training educativi per CG, per insegnare come gestire I
disturbi cognitive ed i BPSD; di supporto psicologico per
ridurre lo stress dell’assistenza; e suo di tecnologie (
computer, telefono) per avere informazioni e sostegno
*J Olazarán et al. Dement Geriatr Cogn Disord 2010; 30:161–178)
47. Linee Guida Europee*
*E. Vasse, M. Vernooij-Dassen, I. Cantegreil, M. Franco, P. Dorenlot, B. Woods6 and E. Moniz-Cook; Guidelines for
psychosocial interventions in dementia care: a European survey and comparison. Int J Geriatr Psychiatry 2012; 27: 40–48.
48. La Prevenzione può aiutare a
ridurne l’incidenza?
Tertiary
Prevention/ Tx
50. Un intervento riabilitativo integrato “socio-sanitario”, che tiene conto del paziente nel
suo complesso e dell’ambiente che lo circonda, sembra pertanto essere l’approccio
più appropriato nel gestire i bisogni di questa condizione patologica che deve trovare
adeguato trattamento nei vari ambiti in cui il paziente si trova a vivere (domicilio,
centri diurni, strutture di ricovero riabilitative, Residenze Sanitarie Assistenziali:
RSA).
Gli interventi riabilitativi possono essere fatti sia individualmente sia in piccoli
gruppi con pazienti più omogenei possibili per tipo e gravità di deficit; entrambi gli
approcci avranno una maggiore probabilità di essere efficaci se integrati in un più
completo piano d’intervento multi componenziale che comprenda, rispetto al grado di
gravità della malattia, attività fisica, terapie sintomatiche (sui deficit cognitivi e /o
disturbi psico-comportamentali se sono di elevata entità e gli interventi riabilitativi da
soli non hanno avuto efficacia), interventi psico-educazionali per il paziente, il
caregiver e la famiglia (18).
Non tutti gli interventi riabilitativi hanno però trovato solidi supporti e indicazioni
definitive, rigorosamente fondate su studi clinici randomizzati controllati.
Tuttavia la loro ampia diffusione, la familiarità degli operatori con questi approcci e i
risultati positivi, spesso empiricamente ottenuti in pochi casi, ne supporta comunque
l’impiego clinico e apre il campo a un vasto territorio di ricerca, strettamente legato
alla pratica, di cui si ha un grande bisogno.
51. Aumentare le conoscenze della popolazione generale, delle persone con
demenze e dei loro familiari, nonché dei professionisti del settore, ciascuno per
i propri livelli di competenza e coinvolgimento, circa
la prevenzione,
la diagnosi tempestiva,
il trattamento e l'assistenza
delle persone con demenza con attenzione anche alle forme ad esordio precoce
Conseguire, attraverso il sostegno alla ricerca, progressi di cura e di miglioramento della
qualità della vita delle persone con demenza e dei loro carer
Organizzare e realizzare le attività di rilevazione epidemiologica finalizzate alla
programmazione e al miglioramento dell'assistenza, per una gestione efficace ed efficiente della
malattia
Obiettivi del Piano Nazionale Demenze
1° Obiettivo
Interventi e misure di Politica sanitaria e sociosanitaria
Pubblicato nella G.U.
della Repubblica
Italiana
Serie generale n. 9
del 13 gennaio 2015
52. Per promuovere
la prevenzione,
la diagnosi tempestiva,
la presa in carico, anche al fine di ridurre le
discriminazioni, favorendo adeguate politiche di intersettorialità
Rendere omogenea l'assistenza, prestando particolare attenzione
alle disuguaglianze sociali e alle condizioni di fragilità e/o
vulnerabilità socio-sanitaria.
2° Obiettivo
Creazione di una rete integrata per le demenze e
realizzazione della gestione integrata
Obiettivi del Piano Nazionale Demenze
53. Migliorare la capacità del SSN nell'erogare e monitorare i Servizi,
attraverso l'individuazione e l'attuazione di strategie che perseguano la
razionalizzazione dell'offerta e che utilizzino metodologie di lavoro basate
soprattutto sull' appropriatezza delle prestazioni erogate
Migliorare la qualità dell'assistenza delle persone con demenza al
proprio domicilio, presso le strutture residenziali e semiresidenziali e
in tutte le fasi di malattia
Promuovere l' appropriatezza nell'uso dei farmaci, delle tecnologie
e degli interventi psico-sociali
3° Obiettivo
Implementazione di strategie ed interventi per l'appropriatezza
delle cure
Obiettivi del Piano Nazionale Demenze
54. Supportare le persone con demenza e i loro familiari
fornendo loro corrette informazioni sulla malattia e sui servizi disponibili per
facilitare un accesso ad essi quanto più tempestivo possibile
Migliorare la qualità di vita e della cura e promuovere la
piena integrazione sociale per le persone con demenze anche attraverso strategie di
coinvolgimento personale e familiare
Favorire tutte le forme di partecipazione, in particolare attraverso il
coinvolgimento delle famiglie e delle Associazioni, sviluppando non solo
l'empowerment delle persone ma anche quello della comunità. In questo contesto le
amministrazioni regionali si attivano per il coinvolgimento anche delle
Associazioni locali
4° Obiettivo
Aumento della consapevolezza e riduzione dello stigma
per un miglioramento della qualità della vita
Obiettivi del Piano Nazionale Demenze